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domenica 25 maggio 2014

THAT'S 70’S DAY: RITORNO AGLI ANNI SETTANTA CON BLOOD TIES




Blood Ties
(Francia, USA 2013)
Regia: Guillaume Canet
Sceneggiatura: Guillaume Canet, James Gray
Ispirato al film: Les liens du sang
A sua volta ispirato al romanzo: Deux freres, un flic, un truand di Bruno Papet e Michel Papet
Cast: Clive Owen, Billy Crudup, Marion Cotillard, Mila Kunis, Zoe Saldana, James Caan, Matthias Schoenaerts, Noah Emmerich, Lily Taylor, Griffin Dunne, Eve Hewson
Genere: 70s
Se ti piace guarda anche: American Hustle, The Paperboy, Romanzo criminale, Vallanzasca, Carlito’s Way

Blood Ties è il classico grande film mancato. Le premesse perché ne uscisse un capolavoro, un quasi capolavoro o comunque un cult c’erano tutte. Innanzitutto un cast internazionale fenomenale che va dall’inglese Clive Owen alla francese Marion Cotillard, dalla topa qui meno topa del solito ucraina Mila Kunis all’americano Billy Crudup, attore eternamente destinato a rimanere nel limbo degli almost famous come il titolo del suo film più famoso, più una serie di comprimari di prestigio, da James Caan a Lily Taylor, dall’attore rivelazione di Un sapore di ruggine e ossa, il belga Matthias Schoenaerts, al Noah Emmerich della serie The Americans, per arrivare a Zoe Saldana, una che qui dimostra di non essere nemmeno male a recitare, peccato che, dal terrificante Avatar al noiosissimo Out of the Furnace, non azzecchi un film manco per sbaglio.

"Devi smetterla di dire che sono almost famous!"
"Ah sì, scusa. Ormai dovrei dire che sei almost unknown."
In più, Blood Ties porta la firma di un promettente giovane regista francese come Guillaume Canet, il fortunato maritino della Marion Cotillard, qui su Pensieri Cannibali già parecchio apprezzato per i suoi precedenti Non dirlo a nessuno e Piccole bugie tra amici. Metteteci dentro inoltre una bella storiona criminale, degli intensi intrecci famigliari preannunciati fin dal titolo, un’ambientazione anni ’70 molto American Hustle e una colonna sonora notevole e avrete un grande film assicurato, giusto?
Peccato che non sempre le cose vadano come annunciato dalle premesse. Peccato, o meglio così, altrimenti il mondo sarebbe una gran noia. Prendete il Barcellona, per esempio. Quest’anno avrebbe dovuto vincere la Champions League a occhi chiusi, e invece è uscito ai quarti di finale. Allo stesso modo, questo Blood Ties avrebbe dovuto lanciare Guillaume Canet nell’Olimpo dei registi più ricercati di Hollywood, avrebbe dovuto rilanciare la carriera ormai appannata di Clive Owen e Billy Crudup, vincere festival cinematografici e Oscar e invece… invece questo film non se l’è filato nessuno, per ora in Italia non ha manco trovato una distribuzione e a livello qualitativo il risultato non è certo da Oscar. Perché? Difficile spiegare il perché. Come detto, c’erano ottime premesse e buonissime intenzioni, eppure il film non funziona.

"Ciao bella, quanto prendi?"
"Ma guarda che è Marion Cotillard che ha la parte della battona, mica io!"
Per capire cosa c’è che non va in questo Blood Ties, più di tante parole, basta vedere una scena. Clive Owen e Mila Kunis escono insieme, si piacciono e si baciano romanticamente sulle note della splendida “Crimson and Clover” di Tommy James and the Shondells. Vi immaginate una scena sexy e poetica, una sequenza cult di quelle che rimarranno impresse nella storia del cinema? Io sì, sinceramente me l’aspettavo, e invece tra i due attori non c’è la minima chimica e la scena appare del tutto anonima. Questo momento può valere come simbolo di tutto ciò che non va nel film. È tecnicamente ben girato, professionalmente ben interpretato, eppure neanche una singola scena può essere davvero considerata Grande Cinema.

Gli attori fanno il loro dovere da buoni professionisti, ma non riescono a brillare. Clive Owen ormai sembra la versione giusto un pochetto più espressiva di Nicolas Cage, e non è un gran complimento, mentre Billy Crudup dai tempi di Quasi famosi non riesce a lasciare il segno e ormai credo non lo farà mai più.
"Parlavate di me?"
Mila Kunis, con tutto il bene che le voglio, ed è parecchio, non è minimamente in parte, l’interpretazione di Matthias Schoenaerts non ha un gran sapore di ruggine e ossa, Marion Cotillard fa sempre la sua figura, ma il personaggio della prostituta di origini italiane che interpreta non riesce a ritagliarsi lo spazio che avrebbe meritato e la più convincente del cast pare allora Zoe Saldana. E questo non è bene.

La parte più carente è però la storia. Vista da lontano, sembra anch’essa di ottimo livello, con il suo incrocio di trame che combinano drammi personali con risvolti da thriller poliziesco. Da una parte abbiamo il poliziotto Billy Crudup, dall’altra sua fratello, un criminale appena uscito di prigione. Uno spunto che lascia pregustare un grande conflitto famigliare e che invece non esplode mai e presto affoga nella noia. Il problema del film sembra allora quest’ultimo. Ci si annoia perché la vicenda non cresce mai veramente. Dopo una (lunga) introduzione dei personaggi e delle loro storie, non si ha mai un cambio di passo. Nonostante una colonna sonora super retrò 70s di ottimo livello, Blood Ties non ha ritmo. Sono stato tutto il tempo a guardarlo in attesa che a un certo punto scattasse la scintilla, che succedesse qualcosa in grado di catturarmi, di farmi entrare dentro la pellicola, invece niente. Due ore e passa di attesa per niente.
Non ci si può nemmeno incazzare troppo, perché Blood Ties non si può definire un film brutto. È solo piatto, sa di già visto, anche se è il remake franco-americano di una pellicola francese di qualche anno fa che non ho visto. Soprattutto, c’è una cosa che non va: manca di passione. È una di quelle pellicola che vanno avanti in maniera impeccabile, senza però riuscire a travolgerti. Blood Ties è il classico grande film mancato.
(voto 5,5/10)



Questo post partecipa al That's 70’s Day organizzato dal solito gruppo di blogger cinematografici di cui faccio parte. Una giornata dedicata a film recenti ambientati però negli scintillanti anni ’70.
Qui di seguito trovate l'elenco di tutti i blog che oggi si sono dati al revival.


Cinquecentofilminsieme
Cooking Movies

lunedì 2 settembre 2013

L’EVOCAZIONE DELLO SPIRITO DI CANNIBAL KID




L’evocazione – The Conjuring
(USA 2013)
Titolo originale: The Conjuring
Regia: James Wan
Sceneggiatura: Chad Hayes, Carey Hayes
Cast: Patrick Wilson, Vera Farmiga, Ron Livingston, Lily Taylor, Shanley Caswell, Hayley McFarland, Mackenzie Foy, Joey King, Kyla Deaver, Shannon Kook, John Brotherton
Genere: posseduto
Se ti piace guarda anche: Insidious, Poltergeist, American Horror Story: Asylum, La madre

Negli ultimi tempi sono successe delle cose strane, qui su Pensieri Cannibali. È capitato che parlasse male di sconosciuti film radical-chic belgi sulla carta per lui perfetti come La quinta stagione, e che scrivesse invece bene riguardo a pellicole strappalacrime e ruffianotte su dei vecchietti come Una canzone per Marion. Potrebbe trattarsi di un cambiamento di gusti, può capitare, o solamente di un momento di debolezza. A insospettirmi è stata comunque un’altra cosa. Il fatto che io non rimembri assolutamente di aver realizzato tali post. È come se, da qualche giorno, qualcun altro stesse scrivendo sul blog al posto mio. E no, non credo si tratti del mio blogger nemico Mr. James Ford. Quello è successo solo con Io sono tu, ed è stato un caso isolato.
Ho cominciato allora a pensare che il blog fosse infestato da una presenza malvagia, demoniaca. Così ho chiamato Ed e Lorraine Warren. Due celebri demonologi, se così vogliamo chiamarli, o anche due esperti in fenomeni paranormali, due cacciatori di fantasmi, oppure due schizzati, se preferite. In ogni caso, mi sono sembrati la scelta migliore per un caso del genere, meglio persino di Padre Lankester Merrin de L’esorcista e pure dei Ghostbusters. Ero tentato di chiamare questi ultimi soltanto per ballare sulle note del loro accattivante tema musicale, ma poi sono rinsavito e, anziché andare a evocare fantasmi del cinema anni ’80, ho preferito contattare Ed & Lorraine. Anche perché loro esistono veramente, non solo al cinema. Non vi fidate di me? Lo dice persino Wikipedia.
A convincermi è stata la visione del film dedicato a uno dei casi più incredibili che li abbia mai visti coinvolti: L’evocazione – The Conjuring.

"Aiuto, mamma! Cindy ha attaccato alla parete un poster dei One Direction!"
"E chi sono?"
"Un demoniaco gruppo proveniente dal futuro!"
Il caso in questione risale al 1971 ed è quello di una casa infestata da spiriti parecchio incacchiati. Mai che ci siano spiriti benevoli che, non so, durante la notte ti fanno un massaggio o ti preparano uno spuntino di mezzanotte, o che solamente profumino di buono. No. Non succede mai. Non nei film dell’orrore, almeno. Questi spiriti maledetti sono sempre incavolati neri, il più delle volte perché morti in circostanze misteriose e violente.
Una coppia con 5 figlie si ritrova così la casa posseduta. No, non dalle 5 figlie che possono essere sì una presenza scocciante, ma da qualcos’altro. Forse perché siamo nel 1971 e le ragazzine ai tempi non erano ancora delle bimbeminkia totali fissate con i One Direction, chissà? In quel caso il film si sarebbe potuto rivelare persino più spaventoso. Già così, comunque, i brividi non mancano. Mi sono infatti ritrovato di fronte alla visione più terrorizzante dell’ultimo periodo o se non altro dell’anno. Intendo l’anno 2013, non il 1971.

"Signori miei, mi sa che siete posseduti da uno spirito.
Lo spirito del cattivo gusto nel vestire uahahah!"
The Conjuring non è un film originale come Quella casa nel bosco e non possiede la forza ironica di The Innkeepers, però è l’horror più genuinamente pauroso che mi sia capitato di vedere credo da Insidious, ovvero il film precedente girato dallo stessa regista, James Wan. Lo stile registico da video dei Nine Inch Nails del suo esordio solista Saw – L’enigmista è ormai un fantasma lontano, così come a divertirsi con il torture-horror, se ci si può divertire con un genere degenere del genere, ha lasciato gli altri, molti altri che ne hanno realizzato sequel e copie varie. Il regista malese naturalizzato australiano riprende lo stile di Dead Silence, per via anche della presenza di un bambolotto che prende vita, e soprattutto del suo precedente, Insidious appunto, che vedeva protagonista sempre Patrick Wilson.
Una regia quindi che a questo giro non sorprende, ma comunque di solito solido mestiere, e in più i due protagonisti sono parecchio convincenti: accanto a un Wilson in parte, c’è l’ottima Vera Farmiga direttamente dalla serie Bates Motel.

La cosa più importante in un horror comunque è che faccia paura, che trasmetta tensione, che terminata la visione ti faccia avere paura del buio. The Conjuring lo fa, quindi il suo compito è riuscito. In più, le atmosfere vintage, che riportano alla mente American Horror Story: Asylum, affascinano e c’è anche un ottimo uso della colonna sonora, cosa che non sempre avviene negli horror, con “Time of the Season” degli Zombies e il ripescaggio di una perla anni ’50 come “Sleep Walk” di Betsy Brye, utilizzata in maniera perfettamente inquietante.



Laddove il film scricchiola un pochino, va detto e spero gli spiriti demoniaci non se la prendano con me per questo, è nella sceneggiatura. Gli stereotipi del genere sono tutti presenti: casa infestata, uccelli che si abbattono contro la casa, bambole possedute, amici immaginari, un carillon inquietante, una madre che vuole uccidere le figlie, orologi che si fermano, porte che si muovono da sole, odore di carne marcia, ma questo potrebbe essere solo causato da 5 ragazze che hanno a disposizione soltanto un bagno, un esorcismo, episodi di sonnambulismo... Aperta parentesi: (Si dice sempre di non svegliare un sonnambulo, ma cosa succede, se si sveglia una persona sonnambula? Me lo sono sempre chiesto, ma non ho mai conosciuto nessuno che fosse sonnambulo).

"Piccola, anche tuo papà mi benda. Ma i nostri giochi sono un po' diversi..."
È pure presente la scena di un gioco infantile. E i giochi infantili sono sempre inquietanti, si veda The Orphanage. Il giochino presente in The Conjuring si chiama hide and clap, ed è la versione più pericolosa di hide and seek, il nascondino tradizionale. In questa variante, la persona che cerca è bendata e deve trovare chi si nasconde soltanto dal suono di tre clap, tre battiti di mani. Un gioco che ci regalerà una delle scene più paurose dell’intero film, maledetti giochi da bambini!
Al di là del fatto che siano presenti un po’ troppi stereotipi già ampiamente usati in altri horror, il film riesce a coinvolgere e a spaventare alla grande, dall'inizio alla fin… eh no, il suo difetto principale è il finale. Dopo un’ora e mezza di tensione che cresce sempre di più, mi aspettavo una botta conclusiva pazzesca e invece l'ultima parte, senza spoilerare niente, è parecchio scontata e per nulla sorprendente. Peccato. The Conjuring non è allora una nuova pietra miliare assoluta del genere, però comunque, soprattutto in questo periodo di magra per l’horror, mi ha convinto. Non al 100%, ma abbastanza da farmi contattare Ed e Lorraine Warren.

"Poveri bambini del 1971: gli toccava giocare con sta roba anziché con l'Xbox."
Li ho allora chiamati e ho scoperto che Lorraine è ancora viva, mentre Ed non fa più parte di questo mondo. Nessun problema. Sono sicuro che Lorraine, con i suoi poteri paranormali, avrà qualche modo per comunicare con lui e così è.
Lorraine e lo spirito di Ed hanno a questo punto effettuato un controllo scrupoloso su Pensieri Cannibali. Hanno utilizzato tutte le più moderne tecnologie informatiche antidemoniache e, già che c’erano, pure antivirus, ma non hanno rilevato alcuna presenza maligna. Come mi hanno spiegato i due demonologi acchiappafantasmi: “Se negli ultimi tempi Pensieri Cannibali ha tirato fuori opinioni persino più inquietanti che in precedenza, è solo colpa tua. L’unico spirito malvagio che infesta il tuo blog sei tu, Cannibal Kid.
(voto 7+/10)



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