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venerdì 5 dicembre 2014

I CULT DI PENSIERI CANNIBALI – MEAN GIRLS





Mean Girls
(USA, Canada 2004)
Regia: Mark Waters
Sceneggiatura: Tina Fey
Ispirato al romanzo: Queen Bees & Wannabees di Rosalind Wisenman
Cast: Lindsay Lohan, Rachel McAdams, Lacey Chabert, Amanda Seyfried, Lizzy Caplan, Daniel Franzese, Jonathan Bennett, Tina Fey, Amy Poehler, Tim Meadows, Neil Flynn, Ana Gasteyer, Rajiv Surendra
Genere: perfido
Se ti piace guarda anche: Ragazze a Beverly Hills, Gossip Girl, Suburgatory

Quando penso a un film perfetto da un punto di vista registico, mi viene subito in mente 2001: Odissea nello spazio.
Quando penso a una pellicola che non potrebbe essere recitata in maniera più perfetta, il mio pensiero (cannibale) corre a Il silenzio degli innocenti.
Quando penso a una sceneggiatura perfetta, tra i primi titoli che mi vengono in mente c'è invece... Mean Girls. Proprio così. Sto delirando?
Può darsi, ma per quanto mi riguarda Mean Girls è un piccolo capolavoro. Un film teen che rasenta la perfezione, in cui al suo interno c'è tutto quello che ci deve essere. Impeccabile non solo a livello di script, ma pure nella scelta del cast.

"Un piccolo capolavoro???
Ma taci Cannibal, Mean Girls è un GRANDE capolavoro!"

giovedì 16 gennaio 2014

RAZZIE AWARDS 2014, LE NOMINATION




Tra pochissime ore conosceremo le nomination degli Oscar 2014, e Pensieri Cannibali naturalmente non tarderà a presentarle e a commentarle. Nell’attesa sono intanto arrivate anche delle altre candidature, questa volta parecchio meno prestigiose. Quelle dei Razzie Awards 2014, gli anti Oscar dedicati ai peggiori film e attori dell’anno.
Tra i nominati ci sono un paio di robe finite anche nel mio peggio dell’anno (After Earth e Movie 43 alias Comic Movie), più una visione che ho abbandonato dopo pochi minuti (The Lone Ranger), una pellicola sì modestistissima (Un weekend da bamboccioni 2) ma ormai negli USA sparare contro i film del povero Adam Sandler è diventato un po’ troppo facile, mentre A Madea Christmas me lo sono risparmiato.
Tra le attrici, mi spiace per la nomina alle povere Lindsay Lohan, Naomi Watts e Selena Gomez, ma un po’ se la sono andata a cercare. Tra gli attori ci sono nomi (più o meno) grossi: Johnny Depp, Ashton Kutcher, Will Smith con il figlio e poi…
Sì, per la gioia del mio blogger nemico MrFord c’è anche lui: Sylvester Stallone. E per ben 3 film: triplo tiè!

PEGGIOR FILM
After Earth
Un weekend da bamboccioni 2
The Lone Ranger
A Madea Christmas
Movie 43

PEGGIOR ATTORE
Johnny Depp: The Lone Ranger
Ashton Kutcher: Jobs
Adam Sandler: Un weekend da bamboccioni 2
Jaden Smith: After Earth
Sylvester Stallone: Bullet To The Head, Escape Plan, Grudge Match

PEGGIORE ATTRICE
Halle Berry: Movie 43, The Call
Selena Gomez: Getaway
Lindsay Lohan: The Canyons
Tyler Perry: A Madea Christmas
Naomi Watts: Diana, Movie 43

PEGGIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Lady Gaga: Machete Kills
Salma Hayek: Un weekend da bamboccioni 2
Katherine Heigl: The Big Wedding
Kim Kardashian: Tyler Perry’s Temptation
Lindsay Lohan: In-App-Propriate Comedy, Scary Movie 5

PEGGIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Chris Brown: Battle Of The Year
Larry the Cable Guy: A Madea Christmas
Taylor Lautner: Un weekend da bamboccioni 2
Will Smith: After Earth
Nick Swardson: A Haunted House, Grown Ups 2

PEGGIOR REGISTA
The 13 People Who Directed Movie 43
Dennis Dugan: Un weekend da bamboccioni 2
Tyler Perry: A Madea Christmas, Temptation
M. Night Shyamalan: After Earth
Gore Verbinski: The Lone Ranger

PEGGIORE GRUPPO SUL GRANDE SCHERMO
The Entire Cast of Groan-Ups, Too
The Entire Cast of Movie 43
Lindsay Lohan & Charlie Sheen: Scary Movie 5
Tyler Perry & EITHER Larry the Cable Guy OR That Worn-Out Wig & Dress: A Madea Christmas
Jaden Smith & Will Smith on Planet Nepotism: After Earth

PEGGIORE SCENEGGIATURA
After Earth: Screenplay by Gary Whitta and M. Night Shyamalan, Story by Will Smith
Un weekend da bamboccioni 2: Written by Fred Wolfe & Adam Sandler & Tim Herlihy
The Lone Ranger: Screen Story & Screenplay by Ted Elliott, Justin Haythe & Terry Rosso
A Madea Christmas: Written by Tyler Perry
Movie 43: Written by 19 “Screenwriters”

PEGGIOR REMAKE, RIP-OFF o SEQUEL
Un weekend da bamboccioni 2
Hangover III
The Lone Ranger
Scary Movie 5
Smurfs 2


martedì 19 novembre 2013

PAOLO DI CANYONS




The Canyons
(USA 2013)
Regia: Paul Schrader
Sceneggiatura: Bret Easton Ellis
Cast: Lindsay Lohan, James Deen, Nolan Gerard Funk, Amanda Brooks, Tenille Houston, Gus Van Sant, Jarod Einsohn, Victor of Aquitaine, Jim Boeven
Se ti piace guarda anche: The Informers, The Hills, Le regole dell’attrazione, Al di là di tutti i limiti, American Psycho, Plush, American Gigolo

Ah, la vita dei belli, ricchi e famosi, o quasi famosi. Troppi soldi, troppo sesso, troppo lusso, troppo tutto. Hanno delle esistenze davvero infelici, miserabili, vuote. Non si può che provare pena per loro. A raccontarcele quest’anno c’hanno pensato in tanti. Bling Ring, Spring Breakers, Il grande Gatsby, l’italiano La grande bellezza… sono tutte variazioni sul tema del vuoto esistenziale dei "privilegiati" e tra l’altro hanno generato alcune delle migliori pellicole dell’annata, almeno a mio modestissimo parere. Adesso ci prova pure questo The Canyons, diretto dal Paul Schrader di American Gigolo, uno dei film simbolo per eccellenza degli 80s, e con una sceneggiatura scritta dal re, dal campione assoluto nel narrare le vite di questo tipo di personaggi: Bret Easton Ellis.


Immagine NON tratta dalla serie The Hills.
Per la prima volta alle prese con uno script cinematografico tutto suo, e peraltro nemmeno tratto da alcun suo lavoro letterario, con The Canyons Ellis gioca a fare l’Ellis. Si auto omaggia, si cita da solo: “Oggi nessuno conosce più nessuno”, dice il porno attore James Deen, riprendendo il mantra de Le regole dell’attrazione: “Nessuno conosce nessuno veramente.” Sostanzialmente, Ellis replica se stesso. Ne è consapevole. Già l’aveva fatto nel suo ultimo libro, Imperial Bedrooms, in cui andava a riprendere il protagonista Clay, alcuni personaggi e alcune situazioni del suo esordio, Meno di zero. Laddove però su carta riusciva a mantenere ancora la sua feroce ironia, almeno in parte, qui sembra essersi stancato lui per primo del gioco che sta giocando. Tutto quello che rimane è il vuoto.

Il vuoto è sempre stato presente, è sempre stato il vero grande protagonista dei suoi romanzi, quasi tutti diventati anche pellicole cinematografiche, dal citato Meno di zero (in Italia il film è stato intitolato Al di là di tutti i limiti) a Le regole dell’attrazione, passando per la raccolta di racconti Acqua dal sole (che ha ispirato il film The Informers) fino al suo lavoro più celebre, American Psycho, più gli ottimi e sottovalutati Glamorama e Lunar Park, gli unici due per il momento a non essere ancora finiti su grande schermo. Un vuoto mai raccontato da nessuno con tanta profondità. Fino ad ora. Fino a questo The Canyons.

Bret Easton Ellis io ti adoro, io ti venero, io ti amo. Sei l'unico scrittore al mondo per cui mi sono sbattuto a chiedere l'autografo. A te ho persino dedicato la mia tesi di laurea specialistica. Però mi sa che l’hai perso. Cooosa? Come, cooosa…
Il tuo tocco magico. Dov’è quel tuo irresistibile cattivissimo senso dell’umorismo, in questi Canyons?
All’apparenza, The Canyons può sembrare una soappona trash, con qualche vago eco thriller. Può apparire come una versione cinematografica di The Hills, la serie finto-reality di Mtv con Lauren Conrad. E l’apparenza inganna, si dice. Vero, tante volte è vero, solo non in questo caso. In questo caso, dietro a ciò che appare in superficie non c’è molto altro.

Are we sure?

Altra immagine NON tratta da The Hills. Ma ne siamo proprio certi?
We'll slide down the surface of things” si diceva nel romanzo Glamorama, citando “Even Better Than the Real Thing” degli U2. Qui si prova, a scivolare sotto la superficie delle cose. Si prova a scavare ed è difficile, davvero difficile trovare qualcosa. Tutto appare perfetto, girato in maniera cool e ultra patinata dal veterano Schrader, con dialoghi fatti di aria fritta eppure scritti con scioltezza e classe da Ellis, accompagnati da una colonna sonora dalle forti influenze 80s composta da Brendan Canning del collettivo indie canadese Broken Social Scene e con un cast che tutto sommato funziona. Il pornodivo James Deen per una volta recita con la faccia e non (solo) con il cazzo ed è una cazzo di rivelazione. È un volto ellissiano ideale. Così com’è molto ellissiano anche l’inespressivo Christopher Nolan Gerard Funk Soul Brother, un biondino che sembra Justin Bieber con qualche anno, ma non molti, di più.

E Lindsay Lohan?


Lindsay Lohan alla tenera età di 27 anni ne dimostra quasi il doppio, però nuda fa sempre la sua porca figura. Pare una MILF, ma se non altro una MILF sexy. Tra lei e la 26enne Anna Tatangelo, non so chi sembri più anziana. Forse Lindsay. Il suo volto è gonfio, ormai quasi interamente deturpato dalla chirurgia estetica, e nella parte finale, con un primo piano impietoso, Paul Schrader ce lo mostra chiaramente, in quello che è il momento più vero dell’intera visione. Finalmente si riesce ad andare sotto alla superficie delle cose e la diva Lindsay appare sfatta, distrutta, una nullità. Se c’è una cosa che questo The Canyons ci vuole dire, forse, è che le vite splendide di questi famosi o quasi famosi sono miserabili, infelici e brutte quanto e più delle nostre, di quelle di noi, comuni mortali. Qui sta il senso del film, forse. O forse no, e forse non è manco importante capirlo. Per citare un dialogo del film:
Continuo a non capire.
Non serve. Non capire a volte è meglio.

In ogni caso, Lindsay Lohan appare qui in una versione quasi reality, quasi come se recitasse la parte di se stessa e offre così un’interpretazione lontana parente del Mickey Rourke di The Wrestler; non agli stessi livelli, eppure a suo modo convincente.
Tutto appare allora perfetto in The Canyons e se fosse uscito negli 80s sarebbe potuto diventare un cult. Oggi invece appare come un esercizio di stile, non terribile come dipinto da molti critici, ma pur sempre un esercizio di stile. Le tematiche ellissiane sono tutte presenti, solo che sono cose che dice già da 30 anni e le ha già dette meglio, molto meglio, nei suoi romanzi. Qua e là viene fuori ancora la sua solita brillantezza, come quando Lindsay Lohan chiede a una sua amica (amica, oddio, conoscenza… conoscenza, oddio frequentazione) “Tu ami veramente il cinema?” e lì emerge chiaramente come a nessuno di quelli che vediamo nel film, e che lavorano tutti nell’ambiente hollywoodiano, interessi una cippa di cinema. Sono dei vampiri che succhiano il sangue all’industria. Anche in questo caso comunque niente di nuovo. Ellis queste cose ce le ha mostrate fin dai tempi di Meno di zero e solo a parole, con una potenza maggiore di quanto fatto qua con l’aiuto delle immagini di Schrader.

ATTENZIONE SPOILER
Nel finale, pur di movimentare un po’ la situazione, molto calma anche nei momenti soft porno che, a parte giusto un’orgia a 4 non offrono grandi cose, Ellis tira fuori l’escamotage dell’omicidio, così il film in videoteca può essere inserito tra i thriller. Peccato che le videoteche non esistano più e questa sequenza appaia come un modo per accontentare il suo pubblico. Rispettare lo stereotipo. Il trailer della pellicola annuncia che si tratta di un film scritto dall’autore di American Psycho e quindi non si può non metterci dentro un po’ di violenza. Non si può non inserire un omicidio, per quanto del tutto gratuito. Solo che ormai Ellis è come uno dei suoi personaggi. Ha già provato e fatto qualunque cosa e adesso è stanco, annoiato da tutto e da tutti, non ha più nulla di nuovo da dire e l’unica cosa profonda in questi canyons è la delusione.

Bret, pensavo di conoscerti e pensavo che non mi avresti mai deluso. Molti miei idoli del passato mi hanno deluso o mi stanno diludendo, da Billy Corgan degli ormai inascoltabili Smashing Pumpkins a una Lady Gaga scaduta nel trash nel tempo di pronunciare la frase “15 minuti di popolarità”, e temo che pure Darren Aronofsky con il nuovo Noah possa entrare presto a far parte del club. Tanto per la cronaca, nel ristretto club di chi invece non mi ha mai deluso, non più di tanto almeno, ci sono giusto Damon Albarn, i Radiohead, Kanye West, i Daft Punk, Quentin Tarantino e Terrence Malick.
Pensavo di conoscerti, Bret, e speravo che almeno tu non lo facessi, che tu non mi deludessi, ma a quanto pare avevi ragione: nessuno conosce nessuno veramente.
(voto 6-/10)



giovedì 14 novembre 2013

iCINEMA




Altra settimana cinematograficamente intrigante, questa, dopo i numerosi film promettenti usciti lo scorso weekend. Da stasera arriva nelle sale una nuova infornata di pellicole dal buon potenziale, incredibile ma vero. Dopo due settimane di uscite niente male nei nostri cinema, verrà confermato il detto: non c’è due senza tre?
Ricordo che siamo sempre in Italia e quindi non ci conterei troppo.
Un altro antico detto comunque questa settimana viene nel frattempo confermato: non c’è rubrica delle uscite cannibali senza Ford. Purtroppo. Il mio blogger nemico anche ‘sta volta ha voluto dire a tutti i costi la sua e quindi ecco a voi i suoi commenti, ad accompagnare gli unici, che molto modestamente, vale la pena di tenere in considerazione: i miei.

"Ero indeciso tra il lancio dell'iPod e quello dell'iPhord,
un generatore automatico di recensioni cinematografiche sballate.
Perché diavolo ho scelto l'iPod?"
Jobs di Joshua Michael Stern
Il consiglio di Cannibal: Jobs, grazie per non aver mai inventato l’iPhord
Quando si parla di un grande personaggio, uno di quelli che hanno cambiato la storia recente, c’è sempre grande interesse.
No, non sto parlando di me. Sto parlando di Steve Jobs e dell’atteso film dedicato alla sua vita.
Com’è? Come non è?
Io l’ho già visto, ma non ve lo dico. Bisogna creare la suspance, come sapeva fare nelle sue presentazioni Jobs, un innovatore al contrario di Ford che è un conservatore. C’è una cosa però ad accomunarli: entrambi possono essere considerati dei visionari. Steve Jobs per le sue invenzioni rivoluzionarie, Ford perché ha delle visioni di gente travestita in modo ridicola che se le dà di santa ragione.
Ah, dite che quella non è una visione, ma un vero sport che si chiama wrestling?
Sarà, in ogni caso la recensione cannibale di Jobs arriverà a breve sui vostri Macintosh. E pure sui vostri PC.
Il consiglio di Ford: meglio un Apple oggi che un Cannibale domani!
Nonostante sia un possessore di Mac e Ipod, non sono mai stato uno di quei pazzi maniaci modaioli totalmente schiavi del marchio Apple, così come non ho mai avuto un particolare coinvolgimento emotivo rispetto alla vita e alle innovazioni di Steve Jobs, per quanto ne possa riconoscere l'importanza per il settore tecnologico ed il suo progresso.
Il film ispirato alla sua vita, dal canto suo, mi ispira meno di una sua possibile recensione cannibalesca a partire dal protagonista, Ashton Kutcher, che non ho mai potuto vedere.
Non credo sarà in cima alla mia lista, ma prima o poi, per dovere di recensore, penso mi toccherà. Un po’ come mi tocca Peppa Kid come co-conduttore di questa rubrica ogni settimana.

Ecco lo scatto che incriminerebbe Gabriele Paolini.
Ormai fare sesso con Lindsay Lohan è illegale in 15 stati, tra cui l'Italia.
The Canyons di Paul Schrader
Il consiglio di Cannibal: Ford, gettati in un canyon!
Un film scritto da Bret Easton Ellis con protagonista Lindsay Lohan?
Ma questa è la versione cannibale dell’accoppiata Stallone + Schwarzy tanto amata da Ford.
The Canyons è stato disprezzato dalla critica americana e veneziana e so che probabilmente si rivelerà una roba davvero trash. Spero però che sia almeno talmente trash da raggiungere il sublime, anche se temo non sarà così. Questa è una pellicola quindi che mi preoccupa parecchio visto che Bret è uno dei pochi idoli che mi sono rimasti a non avermi mai ancora deluso. Non più di tanto, se non altro.
Quanto a Ford, da lui rimarrei deluso se cominciasse a dire delle cose furbe!
Il consiglio di Ford: Cannibal, facciamo una gita in un canyon, così posso dire che sei scivolato!
Paul Schrader non mi è mai dispiaciuto, come sceneggiatore così come regista. Eppure questo suo nuovo lavoro, accolto come una sorta di rivelazione dalla rivista cinematografica online più radical chic d'Italia - www.spietati.it - e soprattutto atteso dal mio rivale mi preoccupa non poco.
Sono sicuro che lo vedrò, ma starò ben attento a tenere in forma le bottiglie in caso di eventuale delusione.

"Carnage sopravvalutato? Ford, mettiti gli occhiali!"
Venere in pelliccia di Roman Polanski
Il consiglio di Cannibal: meglio di un inguardabile Ford in pelliccia da tamarro alla Kid Rock
Nuovo film di Roman Polanski di cui non so molto e di cui non voglio nemmeno sapere troppo. Perché non mi interessa?
Tutt’altro, semmai perché mi incuriosisce e preferisco rimanga avvolto nel mistero fino a che lo vedrò. Le premesse in ogni caso sono piuttosto buone, considerando che Polanski a me sembra in buona forma registica, dopo l’ottimo L’uomo nell’ombra e il valido Carnage, che non era un capolavoro ma non era nemmeno malaccio come vi dirà quello sfordito di Ford.
Il consiglio di Ford: quest'inverno sto pensando di farmi una pelliccia di Goi. Roba da ultima moda.
Ho sempre avuto un'ottima opinione di Polanski, uno dei grandi Maestri del Vecchio Continente. Eppure, a seguito della visione di Carnage - forse il suo lavoro più sopravvalutato -, ho cominciato a nutrire gli stessi dubbi che mi attanagliarono dopo aver visto A dangerous method di Cronenberg: non è che il vecchio Roman mi si è rammollito come fosse un Cucciolo Eroico qualsiasi?
Spero proprio di no, e che questo film non mi costringa a dispensare colpi su colpi come fu per Cosmopolis del collega canadese.

"Hey, sono finita su Pensieri Cannibali solo una volta, e per sbaglio.
Questa non vi sembra una reazione un tantinello eccessiva?"
Il paradiso degli orchi di Nicholas Bary
Il consiglio di Cannibal: il paradiso dei Ford è l’inferno per i cannibali
Tratto da un romanzo di Daniel Pennac, questo film promette di confermarci l’ottimo periodo del cinema francese, che raramente delude. Da Il paradiso degli orchi mi aspetto allora grandi cose, un film surreale al livello del recente La schiuma dei giorni di Michel Gondry e magari anche meglio. In più c’è l’attrice del momento, la grande Bérénice Bejo che la prossima settimana vedremo anche in Il passato. Speriamo bene, che ci sono le premesse per un film bello radical-chic che potrebbe rivelarsi il paradiso dei cannibali e l’inferno dei ford.
Il consiglio di Ford: l'orco Ford contro il pusillanime Cannibal.
Di Pennac ho un ricordo molto vago risalente ai tempi del liceo e qualche spruzzata derivata dal nostro Stefano Benni, e poco più. Onestamente, ho sempre pensato che fosse sopravvalutato almeno quanto gli ultimi film di Polanski e Cronenberg, ma forse dovrei dargli una spolverata, prima di esserne davvero sicuro.
Questo film, comunque, mi puzza parecchio di roba da fighetti come il mio rivale, e credo che rimarrà al palo almeno quanto La schiuma dei giorni, che ancora giace in attesa di visione temendo un'insostenibile porcata finto essai.

Stai lontana da me di Alessio Maria Federici
Il consiglio di Cannibal: Miss Ford, stai lontana da me
Commediola con Enrico Brignano (argh!) e Ambra Angiolini (doppio argh!!), stai lontana da me!!!
Il consiglio di Ford: stai lontana da me, commedia all'italiana!
Non sprecherò neppure una cattiveria all'indirizzo del mio antagonista per questo supposto film. Neanche una.

"Auto di Ford, la prossima volta stai lontana da me!"

"'Mmazza, che fatica! Abbiamo messo su peso, eh Mastronarda?"
L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi
Il consiglio di Cannibal: Ford, l’ultima ruota del carro dei blogger
Un titolo che è già tutto un programma, ma che questa settimana non è del tutto esatto. L’ultima ruota del carro è infatti Stai lontana da me, questa è solo la penultima ruota del carro. Considerando però che Elio Germano di solito se la cava bene e che il film nel suo attraversare vari decenni della storia recente italiana sembra un La meglio gioventù di serie B, e oggi come oggi un La meglio gioventù di serie B può anche essere preso per il meglio cinema nostrano, ci sono i presupposti perché non sia tanto male.
Andando però a vedere che la protagonista femminile è Alessandra “Cesarona” Mastronardi, già agghiacciante presenza del Woody Allen romanesco, questo potrebbe anche rivelarsi La peggio gioventù.
E Ford?
Beh, lui è La peggio terza età.
Il consiglio di Ford: l'ultima ruota del carro del Cinema. L'Italia.
Come se non bastasse la porcata di cui sopra, ecco l'ennesima proposta "troppo italiana" made in Italy.
Comincio a non ricordare più l'ultima volta in cui mi è parso che un film nostrano valesse l'attesa e l'hype per la sua uscita.
Se si continua così, finirò per essere più curioso delle sparate cannibali che delle produzioni tricolori.

"Accoppiarsi con MrFord non è stata proprio l'idea migliore della mia vita.
Questi sono i risultati..."
Wolf Children di Mamoru Hosoda
Il consiglio di Cannibal: per tutti i cannibal children (e non solo)
In chiusura, segnalazione doverosa per tutti i fan degli anime (e non solo), nonostante il film non arrivi nel weekend ma sia stato programmato nelle sale italiane per una sola giornata, ieri mercoledì 13 novembre. Per chi se lo fosse perso nei cinema, credo che presto in rete ci sarà qualche modo per rimediare…
Wolf Children è il nuovo film di Mamoru Hosoda, regista dello spettacolare e divertentissimo Summer Wars nonché discepolo di Hayao Miyazaki, e rischia quindi di essere la pellicole d’animazione migliore dell’anno.
Speriamo di riuscire a vederlo. E speriamo di non vedere più Ford presente su questo blog.
Scherzo Ford, sei sempre il mio nemico preferito, dopo gente del calibro di Moccia e Brignano.
Il consiglio di Ford: il tempo dei lupi. Ovvero quello della distribuzione italiana.
E mentre impazzano vere e proprie merde prodotte dalle nostre parti, ecco che uno dei film d'animazione più importanti ed interessanti dell'anno viene relegato ad una sola giornata di programmazione.
Complimenti, ragazzi. Davvero.
Passando oltre, e sperando di avere tutti la possibilità di recuperare questo interessantissimo Wolf children grazie alla rete, azzardo nell'affermare che il lavoro di Hosoda potrebbe addirittura mettere d'accordo perfino il sottoscritto e Peppa Kid.
Una cosa davvero non da poco.

lunedì 30 settembre 2013

THE LORD OF THE BLING RING




Bling Ring
(USA, UK Francia, Germania, Giappone 2013)
Titolo originale: The Bling Ring
Regia: Sofia Coppola
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Ispirato all’articolo: The Suspects Wore Louboutins di Nancy Jo Sales e basato su eventi reali
Cast: Katie Chang, Israel Broussard, Emma Watson, Claire Julien, Taissa Farmiga, Leslie Mann, Gavin Rossdale, Georgia Rock, Annie Fitzgerald, Erin Daniels, Kirsten Dunst, Paris Hilton
Genere: celebre
Se ti piace guarda anche: Bully, Spring Breakers, Le belve


"Chi è Audrina Patridge?
Ah già, sono io!"
PREMESSA 1 – CHI E’ AUDRINA PATRIDGE?
Il mondo è cambiato. Lo sento nell'acqua. Lo sento nella terra. Lo avverto nell'aria. Molto di ciò che era si è perduto, perché ora non vive nessuno che lo ricorda. Tutto ebbe inizio con la forgiatura dei grandi Anelli.
Stop! Un momento: quali anelli? Quelli di Tolkien?
No, qui gli anelli e tutti gli altri gioielli, vestiti stilosi, oggetti di lusso sono quelli di Paris Hilton, Lindsay Lohan, Audrina Patridge. Che poi Paris e Lindsay le conoscono tutti. La prima è famosa per essere famosa, la seconda era famosa per essere un’attrice promettente e adesso lo è più che altro perché combina un casino dietro l’altro. Se non conoscete loro due, guarderete questo Bling Ring con gli occhi sbarrati, non sapendo di cosa si parla. Se non conoscete Audrina Patridge tranquilli, è normale, però significa che potreste non essere del tutto preparati per un film del genere. Intendo a livello (s)culturale. Io ad esempio mi sento impreparato quando vedo un film come A Serious Man, o un qualsiasi altro dei fratelli Coen, che impregnano le loro pellicole di riferimenti alla Bibbia. Io quel best-seller ai tempi della sua uscita me lo sono perso e ai tempi del catechismo ero distratto, quindi la maggior parte delle loro citazioni bibliche mi sfuggono.
Riguardo al mondo raccontato in Bling Ring, quello delle celebrità di Hollywood, sono invece ferratissimo, e voi? Nel film vengono menzionate le già menzionate Lindsay e Paris, più Orlando Bloom, sua moglie Miranda Kerr, Megan Fox, Rachel Bilson e Audrina Patridge. Ecco, Audrina Patridge. Se non avete idea di chi è, potrebbe non essere il film che fa per voi. Prima di disperare, cercherò di spiegarvelo io, come se parlassi con un bambino piccolo o con un golden retriever [Margin Call cit.].

Audrina Patridge è stata la star di un reality-show, The Hills. Fino a qui, tutto semplice. Solo che The Hills non è un reality di quelli tipici alla Grande Fratello. È un po’ più complicato di così.
Facciamo un passo indietro. The Hills nasce come spinoff di Laguna Beach. Laguna Beach era una serie reality di Mtv che ci proponeva la “vera” vita dei ragazzi di Orange County, in California, solo che per farlo usava anche uno stile e degli espedienti di sceneggiatura tipici delle fiction. Un mix di realtà e finzione in cui non si capiva più se i personaggi della serie erano persone reali o solo dei personaggi.
Un gran casino, che continuava poi nella serie spinoff nata dopo, The Hills appunto, in cui Lauren Conrad, una delle protagoniste di Laguna Beach e gran gnocca, si trasferiva a L.A., frequentava una prestigiosa scuola di moda (ebbene sì, la ragazza era ed è tutt'ora un’intellettuale) e faceva uno stage presso la rivista Teen Vogue. Tra le sue amiche c’erano la rifattissima Heidi, l’inutile Whitney e poi la bella Audrina.
Grazie a quel programma, Audrina Patridge è diventata una starlette paparazzatissima sui red carpet e ha pure sfoggiato qualche velleità artistica che l’ha portata a recitare, o più che altro a comparire, in filmoni come Patto di sangue, Honey 2 e Scary Movie V. Audrina è però più che altro stata, per un breve periodo, un’icona di stile e oggi fondamentalmente è finita nel dimenticatoio o quasi.

Bene. Tutto chiaro?
Nel caso la risposta sia sì, adesso siete pronti per avventurarvi nella visione di Bling Ring. Nel caso la risposta sia no, lasciate ogni speranza o voi ch’entrate.

"Preferivamo i cuscini di Cannibal Kid, ma sono andati tutti esauriti..."
PREMESSA 2 – IL CINEMA DI SOFIA COPPOLA
Fermi! Un momento ancora. Prima di addentrarci in Bling Ring, è necessaria un’altra premessa, questa volta sulla regista.
Tutti i film di Sofia Coppola parlano in qualche modo della popolarità. Della popolarità e della solitudine che essa porta. Le (più o meno) vergini del suo primo film Il giardino delle vergini suicide erano le ragazze più note e spiate del loro liceo, delle piccole celebrità locali che tutti i ragazzi sognavano. Lost in Translation ci regalava invece un malinconico Bill Murray in versione star depressa e in declino, come effettivamente era anche nella realtà prima del rilancio con il film della Coppola, tanto per proseguire il mix tra reality e fiction che è una costante non solo nel The Hills di cui parlavamo sopra, ma del cinema della regista americana in generale. Cosa d’altra parte inevitabile, per una cresciuta all’interno della famiglia Coppola, la più larga dinastia cinematografica di Hollywood che oltre a Sofia e al padre Francis Ford comprende, tra cugini e parenti, anche i registi in erba Roman e Gia e gli attori Jason Schwarztman e Nicolas Cage. Sì, Nicolas Cage è un attore. Più o meno.
Terzo film, genere completamente diverso. La Coppola jr. si dedica a una pellicola storica in costume, però chi sceglie di raccontarci? La teen Marie Antoinette, pronta più a fare la reginetta di bellezza che non la regina di Francia e di Navarra. Così come anche per le vergini suicide, recluse dagli autoritari genitori, e il Bill Murray che vaga solitario da una camera d’albergo all’altra, anche la sua è una vita lontana dalla gente “vera”.
Che poi cos’è, la gente vera?
Forse quella che sogna di diventare gente finta, gente famosa che vaga solitaria per gli hotel. Proprio come Bill Murray e proprio come lo Stephen Dorff di Somewhere, ultimo passo coppoliano all’interno della vita delle celebrità. Fino a Bling Ring.

FINE DELLE PREMESSE

BLING RING
Eccoci, eccoci. Dopo non una, bensì due premesse, ci siamo. Bling Ring, il nuovo film di Sofia. Oh Sofia, quanto ti voglio bene.
Questa volta, i protagonisti le cui vite ha scelto di narrarci non sono delle celebrità. Sono dei celebrity wannabes, peraltro realmente esistiti, anzi tutt’oggi esistenti. Il confine tra realtà e finzione nel cinema della Coppola è ormai del tutto abbattuto e qui ci racconta una storia basata su fatti reali e ispirata a un articolo di Vanity Fair dal geniale titolo "The Suspects Wore Louboutins". Sono dei ragazzini che roteano intorno all’ambiente losangelino/hollywoodiano delle star, sono figli di producers o di gente in qualche modo comunque ricca e potente, ma vorrebbero qualcosa di più. Andare oltre. Entrare letteralmente dentro la vita dei VIP.
È così che inizia la loro avventura. Sono talmente fissati con le star da fare incidenti e avere guai con la legge come le celebrità. E sono fissati al punto da arrivare a introdursi nelle loro case. All’inizio soltanto per farsi un giro, poi saccheggiandole e portandosi via, via via sempre più roba. Un’escalation criminale che li porterà a diventare discussi sul popolare sito di gossip TMZ e su network alla E! Entertainment, proprio come i divi che derubano e che sono le citate Lindsay, Paris, Megan, Audrina, etc.
È un’estremizzazione della celebrità ai tempi dei social network. Tutto viene condiviso, compreso ogni pensiero subito postato su Twitter e ogni foto pubblicata su Facebook o Instagram, e in cui ogni spostamento viene monitorato dai siti di gossip. Tutto viene condiviso, e allora perché non condividere anche i beni fisici dei propri VIP preferiti? Che poi c’è da discutere su quanto le vittime siano vere vittime. Se Paris Hilton è così idiota da lasciare le chiavi sotto lo zerbino di casa, a un certo punto sono cavoli suoi se viene derubata. Come quelli che sono stati truffati da Vanna Marchi. Sono più vittime, o più scemi?
Tornando al film, questi ragazzi sono allora dei social Robin Hood moderni. Rubano ai ricchissimi, per dare a quelli un po’ meno ricchi, cioè loro. Ed è così che a loro volta diventano famosi come la banda del Bling Ring.
Ma chi sono?
Vediamoli nel dettaglio.

TRA REALTA’ E FINZIONE
C’è Rachel Lee, la tipa orientaleggiante che è anche la leader della band.


Nel film, il suo personaggio si chiama Rebecca ed è interpretata dall’algida rivelazione Katie Chang.


C’è Nick Prugo, il ragazzotto mezzo sfigato che insieme alle sue amichette ladrelle si trasforma in un figo della Madonna. Nella pellicola, si chiama Marc ed è interpretato dall’attore promettente Israel Broussard.


Poi c’è la idola, Alexis Neiers. La superficialona di turno in un gruppo che già di per sé non si distingue certo per un’enorme profondità. Roba che al confronto le tipe di Spring Breakers sono delle ragazze impegnate e con dei valori. Più o meno.


Nella versione fiction, il suo nome è diventato Nicki e il suo volto e il suo corpo sono diventati quelli di una sempre più splendida Emma Watson, che in questo film fa scomparire con una magia ogni ricordo di Hermione e raggiunge nuovi vertici di figosità. Una vera topa d’appartamento.
(aperta parentesi: Emma Watson che tira fuori la lingua batte Miley Cyrus 10 a 0 sul suo stesso campo)


Poi c’è Courtney Ames, nel film Chloe, che da mora è diventata bionda con le splendide sembianze della giovane e pure lei promettentissima attrice Claire Julien.


Quindi c’è Diana Tamayo, una ragazza messicana probabilmente considerata poco glamour, e quindi il suo personaggio è stato tagliato fuori.


Al suo posto, Sofia Coppola ha (giustamente) preferito concentrarsi su un personaggio più cool, Tess Taylor, sorella adottiva di Alexis, diventata poi protagonista di un reality nonché playmate, eletta persino Cyber Girl del 2010 da Playboy. Roba mica da poco.


A portarla sullo schermo è la sempre più brava Taissa Farmiga di American Horror Story, sorellina non adottiva di Vera Farmiga di Bates Motel e L’evocazione – The Conjuring.


Nel grande mix tra realtà e finzione che è questa opera pop firmata dalla figlia di papà più talentuosa del mondo, è poi straniante veder comparire Kirsten Dunst.


Kirsten Dunst nella parte di se stessa in un film di Sofia Coppola?
Anche se lo sapevi già, è come avere la conferma che Babbo Natale non esiste. Cioè, lo sospettavi che si trattasse di finzione, ma non ne sei certo al 100% finché non vedi tuo padre vestito da Santa Claus (non che mio padre l’abbia mai fatto, per la cronaca). Lo stesso lo fa qui la regista. Sofia con questo film butta giù definitivamente la quarta parete, già scalfita con le sue pellicole precedenti. Con Bling Ring, non c’è più una realtà distinta dal cinema, non c’è più una reality separata dalla fiction, c’è solo un tutt’uno confuso che è poi il mondo social-internet-twitteriano in cui viviamo. A meno che non viviate su un albero e cioè, abbelli, ‘ndo state?

LA COLONNA SONORA
Sofia Coppola riflette su queste tematiche con un film leggero, il più leggero e divertito della sua carriera. La regista dirige sempre con il suo curatissimo stile indie, solo questa volta maggiormente contaminato da influenze pop e hip-hop, tanto nei look, quanto nel ritmo cinematografico, quanto naturalmente nella scelta delle musiche.
Quella di Bling Ring sarebbe senza dubbio la colonna sonora più figa dell’anno, di qualunque anno, tranne questo, in cui dovrà vedersela contro un’altra soundtrack enorme come quella di Spring Breakers. Chi la spunterà? La risposta soltanto a fine anno con gli attesissimi (no, eh?) Cannibal Movie Awards 2013.
Per ora, c’è solo di che godere. Da una parte, una selezione hip-hop electro esaltante che comprende Kanye West (fichissimi i protagonisti che camminano sulle note di “Power” quasi fossero gli 88 folli di Kill Bill), Azealia Banks, M.I.A., Rye Rye, 2 Chainz, Rick Ross, Deadmau5, etc. Dall’altra parte Sofia non rinnega le sue radici indie e ci infila dentro pure roba più alternative come Sleigh Bells, Can, Oneohtrix Point Never, Klaus Schulze e naturalmente i Phoenix del suo maritino Thomas Mars.
Ciliegina sulla torta musicale: Gavin Rossdale, il cantante dei Bush, nel film ha una parte come attore. E se la cava. Più o meno.

"Sì, bello l'articolo di Vanity Fair, però ho preferito il post cannibale."
CONCLUSIONI
La storia dei rapinatori di celebrità del Bling Ring non sarebbe potuta essere raccontata in maniera migliore da altri che da lei, Sofia del clan, anzi della famigghia Coppola. Eppure va detto che non tutto funziona in maniera perfetta. La Coppola non sbaglia un colpo e realizza il suo quinto ottimo film di fila, è vero. Solo che qui siamo più sui livelli dell’ultimo Somewhere, rispetto alla grande reinvenzione post-moderna di Marie Antoinette, o ai due capolavori e due tra i miei cult esistenziali assoluti, ovvero Il giardino delle vergini suicide e Lost in Translation.
Rispetto a quelli, al termine della visione si ha la stessa sensazione di quando si viene derubati: è come se mancasse qualcosa. È come se mancasse il tuffo al cuore completo che quei due primi film sapevano provocare, nel loro gentile modo coppoliano. Ciò nonostante, resta un altro splendido tassello nella carriera della regista, per stile narrativo il più vicino alle vergini suicide, con quel suo alternarsi tra interviste e dichiarazioni rilasciate nel presente e il cuore della storia che vive nel passato.
La differenza principale è che questa volta la Coppolina sembra prendere più le distanze dai suoi protagonisti. In passato era stata lei stessa una delle sorelle Lisbon nei sobborghi americani anni ‘70, era stata Charlotte/Scarlett Johansson in viaggio in Giappone, era stata la giovane Marie Antoinette/Kirsten Dunst nella Francia di fine Settecento e la ancor più giovane Cleo/Elle Fanning allo Chateau Marmont di Los Angeles. Questa volta, Sofia entra dentro il Bling Ring, fa qualche giro insieme ai suoi membri, ma poi preferisce guardarli da lontano, come testimonia la scena dell’irruzione in casa di Audrina Patridge, sì ancora lei, osservata attraverso un campo lungo, lunghissimo.

Il vero problemino del film, che gli impedisce di essere un capolavoro ma non gli impedisce nella sua figosità di essere comunque uno dei cult movie dell’anno, è che Bling Ring sale sale e non fa male, ha un buon crescendo, però nel finale, quando dovrebbe colpire più a fondo, quando dovrebbe lì sì fare finalmente male, tira indietro la mano. Non va fino in fondo come il devastante Harmony Korine di Spring Breakers. Più che dell’impeccabile Sofia Coppola, la colpa sembra essere della storia raccontata. Una vicenda estrema, ma in qualche modo innocente. Un romanzo criminale di quelli con i banditi affascinanti alla Bonnie e Clyde, cui però manca una vera svolta drammatica, anche perché i protagonisti non sono dei veri cattivoni. Non sono dei veri ribelli. Sono solo degli storditi, proprio come i rapinati, e vogliono solo quello che (quasi) tutti vogliono: un pezzo di celebrità. Un pezzo della torta. Un pezzo della casa e dei cimeli dei loro idoli. Il loro tessssssssssssssssoro.
(voto 8/10)



mercoledì 28 agosto 2013

FESTIVAL DI VENEZIA 2013, COSA CI ASPETTA?




"Elisabetta Canalis s'è messa con Maccio Capatonda? Ma che davvero?"
Parte oggi il Festival del Cinema di Venezia 2013. Miiiiiinkia!
Per la precisione, parte oggi la Mostra internazionale d’arte cinematografica la biennale di Venezia 2013. Spulciando il programma, devo ammettere che non mi sono entusiasmato tantissimo e mi sembra un’edizione in tono parecchio minore rispetto all’ultimo Festival di Cannes, per dire.
Sulla carta, mi pare ci siano troppi film italiani. 3 in Concorso, di cui manco mezzo mi ispira neanche lontanamente, considerato l’attuale penoso stato in cui versa il nostro cinema, sono davvero troppi. A parte Hayao Miyazaki e Terry Gilliam, non è che ci siano poi tutti questi registoni enormi in gara. Ci sono invece un sacco di quei nomi che all’infuori dei Festival se li filano in 4 gatti, e con 4 gatti sono ancora stato generoso. Ad esempio: chi ha mai visto un film di Amos Gitai? E sì che ne ha girato pure uno con Natalie Portman che persino io mi sono perso.
Considerando che tra le pellicole in gara ce n’è addirittura una, Joe di David Gordon Green, con protagonista Nicolas Cage (what???), le premesse non sono delle più esaltanti in assoluto per questo Venezia 2013. Per lui se non altro è già pronta la Coppa Cani, la variante della Coppa Volpi destinata al peggior attore.
Andando a guardare bene qua e là, qualcosa di interessante dovrebbe comunque venire fuori. Ecco allora i film che attendo di più, tra quelli che passeranno in rassegna al Lido nelle varie sezioni.
Regia, via alla top 10.

10. Gravity
Avventura nello spazio per Alfonso Cuaron, il regista di Y tu mama tambien, de I figli degli uomini e sì vabbè anche di un Harry Potter ma nessuno è perfetto. Passerà soltanto fuori concorso, come pellicola d’apertura, ma di sicuro sarà uno di quelli che attirerà le maggiori attenzioni mediatiche. Il motivo? Un cast capitanato dai divi George Clooney e Sandra Bullock.



La madrina Eva Riccobono in posa
per un servizio matrimoniale per promuovere il Festival.
9. Tom a la ferme
Il giovane fenomeno canadese Xavier Dolan non sta mai fermo e a 24 anni è già al suo quarto film. Il suo primo non mi era piaciuto, il secondo l’ho adorato, il terzo l’ho trovato così così. Che effetto mi farà questo?

8. Child of God
James Franco non è nuovo alla regia. Qualcuno però ha mai visto un suo film da regista?
Non credo.
Questa volta il Franco sembra invece destinato a non passare inosservato, con una pellicola tratta da un romanzo di Cormac McCarthy e la presenza a Venezia nel Concorso principale. Farà il botto?

7. Palo Alto
La 26enne Gia Coppola, nipotina di Sofia (sua zia) e di Francis Ford (suo nonno), al debutto dietro la macchina da presa, alle prese con l’adattamento di un romanzo scritto da James Franco, che si preannuncia uno dei grandi protagonisti di Venezia 2013.
Sarà la solita raccomandata o proporrà un suo stile personale, come la zietta?
Io punto su di lei.
In gara nella sezione Orizzonti.

6. Jigoku De Naze Warui (Why Don’t You Play in Hell)
Nuova pellicola per Sion Sono, folle regista giapponese che qualcosa di interessante la tira fuori sempre. Sarebbe stato troppo coraggioso infilarlo in gara, e così passerà soltanto nella sezione Orizzonti. Non fate i soliti lagnosi e accontentatevi.



"Sono vestita peggio di Aria delle Pretty Little Liars?
Io vengo da un altro pianeta, qual è la sua scusa?"
5. The Sacrament
Il nuovo film del nuovo Dio dell’horror Ti West.
In gara pure questo nella sezione Orizzonti, che a questo punto si preannuncia più interessante del Concorso vero e proprio.

4. Under the Skin
Il regista inglese Jonathan Glazer per ora ha dimostrato il suo valore più con i videoclip (suoi gli splendidi “The Universal” dei Blur e “Karma Police” dei Radiohead) che non al cinema (suoi i non splendidi Sexy Beast e Birth – Io sono Sean). Al suo film numero 3, potrebbe finalmente dimostrare il suo valore anche su grande schermo. La cosa più importante comunque è un’altra. In questa misteriosa e promettente pellicola dai toni sci-fi, Scarlett Johansson interpreta la parte di una aliena. E a me ciò basta per avere una notevole curiosità.

3. Kaze Tachinu (The Wind Rises)
In Giappone sono piovute un sacco di critiche addosso al nuovo film di mastro Hayao Miyazaki. La pellicola animata è incentrata infatti su Jirō Horikoshi, un ingegnere che progettato vari aerei da combattimento usati nella seconda guerra mondiale. Un personaggio controverso, per un cartone controverso. Ma Miyazaki di sicuro saprà regalarci della poesia.



2. The Zero Theorem
Il nuovo film di Terry Gilliam vanta un cast notevole (Christoph Waltz, Matt Damon, Mélanie Thierry, Ben Whishaw, Tilda Swinton) e potrebbe riportare il regista ai fasti de L’esercito delle 12 scimmie, film che nel frattempo sta per diventare una serie tv sul network americano SyFy.
Speriamo bene, sia per il nuovo film di Gilliam che per la versione telefilmica delle scimmie…

1. The Canyons
Sarà quasi certamente il film più spernacchiato dalla critica, anche se verrà presentato solo fuori concorso, ma non importa. Regia di Paul Schrader, sceneggiatura firmata dal mio idolo assoluto Bret Easton Ellis, protagonisti una rediviva ma non ripulita Lindsay Lohan e il pornodivo James Deen. Il mondo lo odierà, ma per me è già un cult movie.

Trailer ufficiale



Trailer remixato da Kanye West!



mercoledì 10 luglio 2013

LA SAGRA DI SCARY MOVIE




Scary Movie 5
(USA 2013)
Titolo originale: Scary MoVie
Regia: Malcolm D. Lee
Cast: Ashley Tisdale, Simon Rex, Erica Ash, Katt Williams, Terry Crews, Charlie Sheen, Lindsay Lohan, Lidia Porto, Ava Kolker, Gracie Whitton, Molly Shannon, Tyler Posey, Katrina Bowden, Sarah Hyland, Snoop Dogg, Heather Locklear, Jerry O’Connell, Jasmine Guy, Mike Tyson, Angie Stone, Kate Walsh, Bow Wow
Genere: parodistico
Se ti piace guarda anche: gli altri Scary Movie, Ghost Movie

Scary Movie 5 è un capolavoro.
Preciso: in confronto al recente e molto simile Ghost Movie è un capolavoro. In confronto ai primi 2 mitici Scary Movie, ma anche al terzo che non era malaccio, è una merdaccia. In confronto a Scary Movie 4… e chi se lo ricorda, Scary Movie 4?
Ah sì, era quello che prendeva per i fondelli La guerra dei mondi. Bah, non era eccezionale, però era pur sempre meglio di questo. Tutte le saghe perdono colpi, mano a mano che il numero degli episodi cresce e il numero delle idee scende. Più che saga, nel caso di Scary Movie sarebbe il caso di parlare di sagra. Come in una sagra di paese, dentro ci puoi trovare di tutto, dal sindaco di destra ai punkettoni anarchici in compagnia dell’immancabile cane che fa cattivo, dal fighetto ai zingari, dal tipo che non vedevi da 20 anni a quello che a questi eventi non manca mai.
Nel caso di Scary Movie, il di tutto è di più è rappresentato da riferimenti a capolavori come Il cigno nero fino a filmetti come L'alba del pianeta delle scimmie, da VIPs che si auto prendono per il culo per le loro vicissitudini personali come Charlie Sheen e Lindsay Lohan ad altri che fanno apparizioni che vorrebbero essere divertenti ma non lo sono, come Snoop Dogg, Usher e Mike Tyson, oltre alla comparsa di qualche teen idol come Tyler Posey di Teen Wolf e Sarah Hyland di Modern Family, più la gnoccona Katrina Bowden, la rediviva MILFona Heather Locklear, citazioni dal libro trash scult 50 sfumature di grigio etc., fino ad arrivare alle parodie degli horror del momento. Che poi è quest’ultimo il compito principale della serie, in teoria.

"Aiuto! Zac Efron vuole trascinarmi a fare un altro film insieme a lui!"
In questo caso, i due film che sono più presi di mira sono La madre e Paranormal Activity. La madre è il riferimento principale per quanto riguarda la trama della pellicola che tiene vagamente insieme i vari sketch. Anche in questo caso i due protagonisti, il simpatico Simon Rex e la gnocchetta Ashley Tisdale, andata a sostituire la dimissionaria Anna Faris, si prendono cura di due bimbette disadattate e pure qui la storia viene presentata sotto la forma della favoletta dark. Per quanto riguarda la messa in scena, per prendere di mira Paranormal Activity e già che ci sono pure per tenere il budget low cost, hanno preferito invece adottare un prevedibile stile mockumentary, con riprese finto-amatoriali (oddio, diciamo vero-amatoriali) e sequenze prese da videocamere di sorveglianza. Proprio come avveniva in Ghost Movie, con la differenza che in questo caso vi è una maggiore varietà di citazioni. Tra gli altri horror parodiati vi sono infatti anche Quella casa nel bosco e il pessimo remake de La casa, così come pure il già citato Il cigno nero, thriller-horror d’autore che regala i momenti più divertenti della pellicola. Non poteva mancare naturalmente la presa in giro della famigerata scenona di sesso lesbo tra Natalie Portman e Mila Kunis, resa in maniera stupida ma parecchio spassosa.

"Cannibal mi ha battuto a Quiz Cross?
Ma allora sono persino più scemo di quanto pensassi..."
Visto che però di horror di così grande successo negli ultimi tempi non è che ne siano usciti tantissimi, non ai livelli di Scream o The Ring che avevano fornito enormi spunti per i capitoli precedenti almeno, questa volta si è andati a pescare ancora di più in altri generi. Pazienza se la serie si chiama Scary Movie. Vai quindi di sfottò a L’alba del pianeta delle scimmie, di cui onestamente si poteva fare a meno, ma anche a Inception con un simil-DiCaprio in azione e persino una citazione di The Help.
Che c’entra The Help?
Ve l’ho detto. Scary Movie più che una saga ormai è una sagra. Dentro ci puoi trovare di tutto: momenti spassosi (sempre meno frequenti rispetto agli episodi precedenti) e scenette inutili (sempre più frequenti rispetto agli episodi precedenti), citazioni raffinate (o quasi) insieme a parodie scontate e già viste. Di fondamentale non c’è niente, di nuovo nemmeno, ogni volta è sempre la stessa storia, però oh, un giro alla sagra, meglio se accompagnato da una birretta fresca e da un panino alla salamella, alla fine lo si fa sempre.
(voto 4,5/10)



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