Visualizzazione post con etichetta lisbeth salander. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta lisbeth salander. Mostra tutti i post

domenica 2 dicembre 2012

COTTA ADOLESCENZIALE 2012 - N. 19 ROONEY MARA

Rooney Mara
Genere: good girl gone bad
Provenienza: Bedford, New York, USA
Età: 27
Il passato: The Winning Season, Youth in Revolt, Tanner Hall, Nightmare, The Social Network
Il suo 2012: Millennium - Uomini che odiano le donne
Il futuro: Her di Spike Jonze, Side Effects di Steven Soderbergh, il nuovo film senza titolo di Terrence Malick, Ain’t Them Bodies Saints, Brooklyn, La ragazza che giocava con il fuoco
Potrebbero piacerti anche: Kate Mara (sua sorella), Noomi Rapace, Troian Bellisario, Winona Ryder
Perché è in classifica: perché è cazzuta e fica allo stesso tempo
(Rooney Mara era già presente nella classifica 2010)

Uomini che odiano le donne Fincher version è un thrillerone ben fatto e godibile però, per chi aveva già visto la versione originale svedese, era davvero necessario?
La risposta è sì e il motivo è uno e uno soltanto: Rooney Mara. Se già la performance di Noomi Rapace era notevole, la Rooney anzi la Mara (non Carfagna, né Venier, né Maionchi) è fenomenale. Una Lisbeth Salander fenomenale resa attraverso una metamorfosi fisica completa, da brava collegiala vista in The Social Network, a bad ass bitch totale. Scacco matto, e in una mossa sola.
E se ci sono ancora uomini che odiano le Rooney Mara, pure loro dovranno presto ricredersi, visto che la ragazza che giocava con il fuoco presto giocherà anche con la crème dei registi: Spike Jonze, Steven Soderbergh e Terrence “God” Malick.



giovedì 9 febbraio 2012

Millennium - Uomini che odiano le donne senza sopracciglia

"Cannibal, attento a quello che dici.."
Millennium - Uomini che odiano le donne
(USA 2011)
Titolo originale: The Girl with the Dragon Tattoo
Regia: David Fincher
Cast: Rooney Mara, Daniel Craig, Christopher Plummer, Stellan Skarsgard, Robin Wright, Joely Richardson, Steven Berkoff, Goran Visnjic, Yorick van Wageningen, Geraldine James
Genere: thrilla
Se ti piace guarda anche: Uomini che odiano le donne (Swedish version), Se7en, Let Me In

Durante la visione del film, mi sono sentito per tutto il tempo come Neo di Matrix.
No, purtroppo non quando impara il kung fu. E per fortuna (soffro di vertigini) nemmeno quando salta tra i grattacieli.
Ho avuto semplicemente un deja vu. O meglio: due ore e 40 minuti di deja vu.


"Trinity, sei vicina a un'uscita..."
Lo sapevo gia che dietro a una produzione come quella di Millennium c’era una sola motivazione principale.
L’arte?
Macchè arte, sto parlando dei soldi. Per quale altra ragione girare nella stessa Svezia la versione cinematografica di un best seller che già aveva avuto il suo primo adattamento svedese su grande schermo appena nel 2009?
Soldi, non c’è altra risposta. Gli americani non vanno a vedere i film sottotitolati, ma solo quelli in inglese. Da questo punto di vista, le cose sono andate benino, anche se il film non è che abbia poi fatto uno sfracelli di incassi.
Sotto altri punti di vista, Millennium è un film (quasi) del tutto inutile.

"Quante volte ti devo dire che non sono Trinity, anche se un po' le somiglio...
La pellicola del 2009 Uomini che odiano le donne era girata con una produzione più povera che non poteva contare sui mezzi hollywoodiani, però a differenza dei due meno riusciti seguiti La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta, era realizzata piuttosto bene, nonostante una regia non eccelsa. Alla fine riusciva a convincere grazie allo sguardo rapace della Noomi Rapace e alle sue atmosfere molto anni ’90, molto da thriller alla… David Fincher.
Se guardando la versione svedese del romanzo di Stieg Larsson l’impressione era quella di trovarsi dalle parti di Se7en, non stupisce certo che dietro alla macchina da presa per la versione high-budget made in USA si sieda proprio lui, fresco reduce da quel capolavoro dei nostri tempi che è The Social Network.
È questo che mi ha fregato, che mi ha creato aspettative per quella che già sapevo essere un’astuta operazione di marketing e basta. Speravo però che Fincher mi avrebbe saputo contraddire, che avrebbe trovato una chiave di volta nuova per rileggere questi Uomini che odiano le donne.
E invece, deja vu.

"E mo' adesso con sto tatuaggio chi mi scrittura più
per interpretare una Bridget o una Jennifer?"
Il film si lascia vedere. Magari è giusto un filino lungo: 2 ore e 40 minuti (!), roba che io se mi fossi trovato in sala montaggio avrei fatto un taglio bastardo giusto di quella mezzora abbondante di troppo. Millennium è un thriller molto basic (pure un po’ instinct, viste le scene di sesso) e molto ben congegnato, ma questo già si sapeva. È girato in maniera impeccabile, ma d’altra parte da David Fincher non ci si può mica aspettare una schifezza. La fotografia è splendida, le musiche non sono davvero niente male anche perché la firma è quella di Trent “Nine Inch Nails” Reznor e di Atticus Ross, già accoppiata da Oscar proprio per il lavoro sul precedente The Social Network. E Rooney Mara nei panni di Lisbeth Salander è una bomba, ma considerata l’immedesimazione totale con cui l’avevamo ammirata nelle foto promozionali non ci aspettavamo niente di meno.
E allora cosa c’è che non va?
Ah, già: quel senso di deja vu. Costante, opprimente, proprio non se ne vuole andare via, come questa ca**o di neve!

Rooney Mara compie una performance davvero notevole, a livello recitativo e ancor di più a un livello fisico. Non parlo solo dei piercing ai capezzoli, ma proprio dell’espressione da hacker-nerd-incazzata appiccicata sul suo volto. Eppure pure per lei scatta un senso di deja vu. Nei confronti di Noomi Rapace, l’interprete svedese, certo, ma non solo. La Rooney Mara nonostante il nome non mi rimanda a un incrocio tra Mickey Rooney e Mara Venier, bensì alla cantante con frangetta e senza sopracciglia (o sopracciglia decolorate che dir si voglia) Yo-Landi Vi$$er, cantante dei Die Antwoord, gruppo hip-hop electro sudafricano molto cool per cui sto in fissa al momento e che a loro volta mi ricordano un po’ i Prodigy.
(la prima volta che sentirete questa canzone magari direte: "Che schifo!", ma al terzo o quarto ascolto non potrete più vivere senza...)


"Oh, ke ce l'avete 'na pasta?"
A sua volta, lo stesso personaggio di Lisbeth Salander, l’hacker cyberpunk bisessuale, non è che rappresenti poi ‘sta novità assoluta, visto che fa molto personaggio uscito dritto sempre dagli anni ’90. E se le mie parole vi suonano anch’esse con un senso di deja vu è perché Chicken Broccoli sul suo blog ha rimarcato con decisione il concetto, da buon uomo che odia Lisbeth Salander.

Il resto del cast?
Daniel Craig a questo giro è più convincente del solito. Di solito è un attore che mi fa pena, vedi il recente Dream House in cui fa davvero cascare le braccia e pure qualcos’altro. Eppure qui la parte sembra fatta apposta per lui. Anche lui però mi ricorda qualcuno… l’attore svedese Michael Nyqvist che se me li mettessero vicini non saprei dire chi è chi. Monoespressivi come sono, uno vale l’altro.
E poi c’è Stellan Skarsgard nel ruolo che gli riesce meglio: quello del tipo inquietante, per l’occasione pure misogino e nazi cosa che, da fido attore vontrieriano, suona pure questa come un deja vu. O anche un cliché. A completare il quadro svedese altri attori che con la Svezia non c'entrano una cippa e già deja visti qua e là come il canadese Christopher Plummer, l'inglese Joely Richardson e il croato Goran Visnjic.

"Mark Zuckerberg, sono più nerd di tè. Tié!"
E poi ci sono le musiche. Le musiche sono ‘na figata. Però anch’esse, per chi è da praticamente da tutta la vita che si ascolta i Nine Inch Nails, non è che suonino proprio inedite e mai sentite. Certo, fa piacere ascoltarle all’interno di un film, ma allora il senso di deja vu, oltre che ai dischi della band di Trent Reznor, direttamente al già citato The Social Network, in cui tra l’altro erano decisamente molto più ispirate, mentre qui appaiono giusto come una copia sbiadita realizzata per commissione.
Quanto ai pezzi d’apertura e di chiusura del film, anche lì è tutto giocato sul senso di deja vu, o se preferite di deja senti, considerando come si tratti delle cover di Immigrant Song dei Led Zeppelin cantata da Karen O degli Yeah Yeah Yeahs e di Is Your Love Strong Enough di Bryan Ferry, reinterpretata dagli How to Destroy Angels, che poi altri non sono che il gruppo messo insieme dallo stesso Trent insieme alla mogliettina Mariqueen Maandig e all’immancabile Atticus Ross. Compagno ormai così onnipresente di Trent che a questo punto credo lo filmi anche mentre fa sesso con Mariqueen.


"Vabbé, il film non viene osannato, ma almeno io ne esco bene.
Cannibal, per questa volta ti sei risparmiato un tatuaggio sulla pancia!"
Se la tensione in questo film è pressoché inesistente, sarà che racconta una storia ormai più nota della fiaba di Cappuccetto Rosso, le chicche del film allora quali sono?
Oltre a una Rooney Mara che per quanto dejavuosa offre comunque una prova mostruosa, c’è un momento divertente quando il misterioso (ma chi sarà mai?) killer suona l’odiosa “Sail Away” dell’odiosa Enya in un momento non a caso di tortura. Il meglio arriva però con il nerd che indossa la maglietta dei NIN, in un omaggio metatestuale a Trent Reznor. Roba da mandare in cortocircuito l’intero tessuto narrativo.
Come si chiede Anita Caprioli in Santa Maradona: “Quando in un film c'è il protagonista che va a vedere un film, il problema è: che cosa va a vedere? In Leon, Jean Réno, che fa Leon, va a vedere Cantando sotto la pioggia... e se in quel cinema davano, che so, I Visitatori, sempre con Jean Réno? Sarebbe stato possibile?”
Ecco, se il personaggio nerdoso di Millennium scoprisse che è il personaggio nerdoso che indossa una maglietta dei NIN nella colonna sonora di un film musicato da Trent Reznor, che cosa succederebbe? Probabilmente niente, perché è solo un personaggio minore che compare all’interno del film per circa 10 secondi. Oppure potrebbe diventare un serial killer e ispirare una nuova saga letteraria nordica da milioni e milioni di copie vendute…

"Ed eccolo il vero motivo per cui siete finiti in questo post:
i capezzoli di Rooney Mara. E poi non dite che non vi accontento..."
In tutti questi omaggi, citazioni e soprattutto deja vu, si respira quindi una fortissima aria anni Novanta. Potremmo quasi dire che è un omaggio revival di Fincher a quel decennio cui, con film simbolo come Se7en e Fight Club, è inevitabilmente legato. Però al di là di questo, Millennium (titolo deja vu tra l'altro di una serie tv anni '90) resta un thrillerone efficace quanto non necessario. Se anche non l’avessero realizzato, ci saremmo accontentati della versione svedese senza sentire la mancanza di una rilettura-molto-poco-riletta americana. Che tra l’altro fa di tutto per essere meno americana possibile.
L’intera operazione poi ricalca da vicino quanto fatto molto di recente da Let Me In, il remake yankee del 2010 di Lasciami entrare del 2008, anch’esso svedese e anch’esso tratto da un romanzo di successo. Un altro film impeccabilmente realizzato, ben girato, interpretato, fotografato e musicato, quanto inutile.

Millennium è comunque un film consigliato a chi non ha mai visto l’altra versione, o in alternativa ai super patiti della saga di Stieg Larsson. Per i fan di Fincher, invece, meglio sperare che il regista non realizzi i due eventuali sequel e ci regali qualcosa di nuovo e di possibilmente più originale. Qualcosa che non ci faccia stare per tutto il tempo come Neo di Matrix.
No, purtroppo non quando impara il kung fu. E per fortuna (soffro di vertigini) nemmeno quando salta tra i grattacieli.
Ho avuto semplicemente un deja vu. O meglio: due ore e 40 minuti di deja vu.

Avete avuto anche voi un deja vu?
È normale. L’avevo già scritto a inizio post.
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
(voto 6/10)

domenica 20 giugno 2010

La regina dei castelli di Marco Carta

La regina dei castelli di carta
(Svezia, 2010)
Regia: Daniel Alfredson
Cast: Noomi Rapace, Michael Nyqvist, Annika Hallin, Lena Endre, Peter Andersson

Non che ce ne sia un reale bisogno, ma torniamo alla trilogia Millennium (visto che mi sono sbattuto a vederla tutta) con quello che dovrebbe essere l’ultimo capitolo. Dico dovrebbe, perché nel mistero che circonda la figura dell’autore della saga letteraria, lo scomparso Stieg Larrson, si vocifera di un possibile quarto (compiuto o meno che sia) libro.
Per quanto riguarda la versione cinematografica, dopo l’avvincente Uomini che odiano le donne e il discreto La ragazza che giocava con il fuoco, la qualità scende ulteriormente con questo La regina dei castelli di carta: regia modesta, attori scazzati e alcuni semplicemente pessimi (l’avvocato di Lisbeth che sembra uscita da una fiction Rai o il gigante biondo che al confronto Dolph Lundgren sembra Robert De Niro), lo stesso protagonista Michael Blomkvist sembra sul punto di addormentarsi da un momento all’altro per la noia dell’intreccio, mentre Lisbeth dopo la conclusione drammatica del secondo episodio è diventata catatonica manco avesse subito un trattamento intensivo di canzoni di Marco Carta sparate nell’iPod.

Con la Salander costretta prima in un letto d’ospedale e poi in un carcere psichiatrico, la vicenda si incentra su un intreccio spy-politico meno appealing di una cassettiera Ikea, così come i cenni di umorismo svedese sono incomprensibili e persino inquietanti (ma almeno qualcosa di inquietante l'hanno messo). È un peccato vedere come i personaggi siano stati buttati via, anche rispetto al già non eccezionale secondo episodio della saga che però almeno aveva il merito di indagare nella inquietante family della tatuata protagonista. Non pervenuti anche gli elementi di tensione che in un thriller uno si aspetterebbe di trovare.
Una durata di 2h e 20min è poi veramente da insani, per una storia che sarebbe potuta essere raccontata tranquillamente in meno della metà del tempo, visto che nella prima 1h e 20min non succede un bel niente. Ma proprio niente. Il film comincia per davvero solo con il processo a Lisbeth, che si presenta in aula con un look punkettone fighissimo. Questo è il primo momento memorabile del film. Ah, dimenticavo: è anche l’ultimo momento memorabile del film.
Una volta che la pellicola ha cominciato a carburare con la lentezza di un diesel messo davvero male, si scivola quindi verso un finale indefinito, inconcludente, che lascia così, sospesi come dei puntini… in attesa di un qualcosa che forse non verremo mai a conoscere. A meno che dall’aldilà non sbuchi veramente fuori questo fatidico quarto volume…
(voto 5)

Potete trovare il film QUI

venerdì 4 giugno 2010

Uomini che continuano a odiare le nonne (ma povere!)

La ragazza che giocava con il fuoco
(Svezia, 2009)
Titolo originale: Flickan som lekte med elden
Regia: Daniel Alfredson
Cast: Noomi Rapace, Michael Nyqvist, Lena Endre, Peter Andersson, Paolo Roberto

Ieri vi ho parlato del primo episodio della saga Millennium, Uomini che odiano le donne. Speravo di investigare sulle cause di un successo globale notevole, ma devo dire che razionalmente non sono riuscito a comprenderle del tutto: una trama sfaccettata che si snoda su più livelli (caso thriller, storia romantica, indagine giornalistica) toccando tematiche nazi-politiche e sfiorando la Bibbia. Insomma, niente di così nuovo se si eccettua il personaggio di Lisbeth, eppure ne sono rimasto inspiegabilmente e irrimediabilmente irretito e affascinato, come sotto l’effetto di una efficace droga, tanto che sono subito andato a procurarmi il secondo capitolo della saga tratta dai romanzi di Stieg Larsson. E mi sono iniettato un’altra pera di Millennium in vena. Ma stavolta niente overdose. La roba era di qualità meno buona, peccato…

Il secondo capitolo cinematografico della saga nordica non è al livello del primo. Il cambio in regia si fa sentire (non che tale Niels Arden Oplev fosse un genio, ma questo Alfredson è davvero mediocre al confronto), le atmosfere sono molto meno dark e coinvolgenti, l’intreccio narrativo è più semplice e allo stesso tempo più povero di contenuti, monco degli aspetti politico-fanatici e con i due protagonisti che si incrociano soltanto nel finale. Un peccato, visto che l’alchimia tra loro era il plusvalore del precedente film. Mancando il gioco di coppia dei due Mulder & Scully svedesi, che c’è di buono, allora? C’è che si scava più in profondità nel personaggio di Lisbeth e nella sua malata perversa famiglia. Ché poi spesso è meglio non sapere le motivazioni che stanno dietro al comportamento di un personaggio, ma comunque intorno alla sua figura permane ancora una certa patina di mistero. Almeno la cyber Lisbeth si/ci regala in questo episodio un paio di scene da dura: una alla Easy Rider in motocicletta e l’altra truccata alla Joker. E in più un ottimo momento porno lesbo! Non molto, ma c’è un qualcosa in questi personaggi e in tutta questa saga Millennium di sottilmente intrigante, anche in questo poco riuscito episodio due. Sarà l’aria della Svezia? E allora prima di cambiare spacciatore mi sa che mi toccherà vedere pure il terzo…
(voto 6+)

Potete trovare il film QUI

E intanto il remake di Uomini che odiano le donne dovrebbe uscire negli USA nel dicembre 2011 e intitolarsi The Girl With The Dragon Tattoo. Tra le attrici in lizza per la parte di Lisbeth oltre alla Carey Mulligan da me personalmente suggerita a quelli del casting ci sono anche Ellen Page (sarebbe un'ottima scelta!) e Anne Hathaway (se non siete convinti che possa reggere il personaggio, vi invito alla visione di Rachel sta per sposarsi). Per il ruolo di Mikael Blomkvist oltre a Brad Pitt oggi è spuntato fuori il nome dello 007 Daniel Craig. Maaah...

giovedì 3 giugno 2010

Uomini che odiano le nonne

Uomini che odiano le donne
(Svezia, 2009)
Titolo originale: Män Som Hatar Kvinnor
Regia: Niels Arden Oplev
Cast: Michael Nyqvist, Noomi Rapace, Lena Endre, Peter Haber, Peter Andersson

Visto che nelle sale italiane è approdato già il terzo e conclusivo capitolo della trilogia Millennium, mi sono finalmente deciso a cercare di capire di che si tratta e perché mezzo mondo sembra essere rimasto folgorato dai romanzi dello svedese Stieg Larsson da cui poi sono stati tratti i film. Tra l’altro davvero sfortunato, Larsson, morto poco prima che la sua trilogia venisse pubblicata per uno di quegli strani scherzi che il dannato destino si diverte a fare.

Uomini che odiano le donne, dunque. Titolo di grande impatto per un thriller davvero ricco e ben orchestrato. Nonostante ci siano alcuni elementi piuttosto scontati, da thriller old-school classico, quello che convince maggiormente è il racconto di due personaggi (un giornalista e una hacker) radicalmente differenti che si incontrano invischiati in un vecchio “cold case” irrisolto (e terribilmente affascinante), roba che risale addirittura agli anni Sessanta. Il giornalista Mikael Blomkvist lavora per la rivista Millennium, bollata come “comunista” dal solito Berluska di turno (che palle, pure in Svezia ce ne sono!) solo perché cerca di rivelare al mondo le verità più scottanti su una serie di personaggi molto potenti. Una bella battaglia giornalistica che dà alla storia un interesse aggiunto. Il personaggio di Lisbeth Salander poi sembra rivelare grosse potenzialità: una bisessuale hacker cyberpunk incazzata con il mondo, anzi con gli uomini “porchi sadici e stupratori”. Con un più spiccato senso dello humor e una attitude ancora più splatter diventerebbe un personaggio quasi tarantiniano.

Negli Usa è già in preparazione un remake: alla regia ci sarà David Fincher e la scelta non sorprende certo visto che la storia e le atmosfere avvolgenti di questo film ricordano, e non poco, quelle di Se7en e Zodiac. Il cast sarà più glamour con (probabilmente) Brad Pitt nei panni del protagonista. Chi sarà invece la tosta Lisbeth? Io vedrei benissimo Carey Mulligan (An Education), Kristen Bell (che ha un viso simile alla protagonista svedese) o in alternativa la sempre valida Scarlett Johansson. O magari persino la stessa Noomi Rapace. Per quanto riguarda il cattivone piuttosto deludente di questo originale svedese, spero che Fincher tiri fuori dal cilindro qualcosa al livello del Kevin Spacey di Se7en, che faccia fare il salto di qualità da thriller semplicemente buono, a thriller davvero inquietante e sconvolgente. Dai Fincher, che con questo bel materiale a disposizione ce la puoi fare!
(voto 7,5)

Potete trovare il film QUI

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com