Cast: Haley Bennett, Ashley Greene, Lucas Till, Mathew St. Patrick, James Ransone
Genere: survival-horror
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Finalmente solo. Tutti sono andati via dal campus universitario per il Giorno del Ringraziamento. Non so bene perché, visto che siamo in Italia e il Giorno del Ringraziamento da noi mica viene festeggiato, però è così.
Adesso che non ho più nessun rompiscatole in mezzo ai piedi, posso fare quello che tutti fanno quando sono a casa da soli, o in questo caso al campus da soli: comportarsi esattamente come Macaulay Culkin in Mamma ho perso l'aereo, ovvero vedere film proibiti mangiando schifezze e andarsene in giro urlando a squarciagola. Senza dimenticare di lanciarsi giù dalle scale con uno slittino.
Una volta finite tutte le schifezze di cui cibarmi, me ne vado al supermercato a fare un nuovo rifornimento: Fonzies, Yonkers, Pringles, M&M's e porcherie varie, venite a me! C'è però qualcosa di strano. Non bastava il campus che sembra essersi trasformato nell'Overlook Hotel. Pure il minimarket è parecchio deserto e minaccioso. A quanto pare quest'anno in Italia hanno deciso tutti di festeggiare 'sto cacchio di Giorno del Ringraziamento e l'unica persona che mi becco è Ashley Greene.
Che uno dice: “Sti cazzi!” e di solito lo direi anch'io, solo che è una Ashley Greene parecchio inquietante. Che le è successo? Si è fatta una maratona di tutti i film della saga di Twilight che ha girato e, vergognandosene, adesso se ne va in giro così per non farsi riconoscere?
"Basta volermi stuprare, donne. Non ce la faccio più!"
Crush
(USA 2013)
Regia: Malik Bader
Cast: Crystal Reed, Lucas Till, Sarah Bolger, Reid Ewing, Caitriona Balfe, Holt McCallany, Michael Landes, Leigh Whannell, Camille Guaty, Preston Davis
Genere: stalker
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Si parla sempre di violenza contro le donne. Giustamente. È un grave problema. Una piaga della nostra società. Ne parlano tutti, telegiornali rispettabili e poi anche Studio Aperto, grandi quotidiani e poi anche Il Giornale. Non di meno va sottovalutata un’altra questione spesso poco affrontata dai mass media: la violenza contro gli uomini. Ebbene sì. La violenza perpetrata dalle donne nei confronti di poveri uomini indifesi. Lontano dai riflettori di televisioni e stampa, questo è un dramma che coinvolge quotidianamente un numero sempre maggiore di uomini. Uomini aggrediti, perseguitati, stalkerati, persino stuprati da donne.
Alla mancanza di attenzione nei confronti di questo terribile problema di cui a quasi nessuno sembra interessare, pone finalmente rimedio la pellicola di cui vi parlo oggi. Crush è un film che affronta di petto la tematica delle donne ossessionate a tal punto dagli uomini da arrivare a compiere contro di loro atti da vere e proprie stalker violente e maniache. Dal 1987 di Attrazione fatale, in cui Michael Douglas era perseguitato da Glenn Close e dal 1994 di Rivelazioni, in cui il povero Michael Douglas, ancora lui, veniva stuprato da Demi Moore, il problema non ha più goduto di grosse attenzioni mediatiche. Nel frattempo è comparso qualche altro film come Swimfan, ma spesso si sono voltate le spalle alla questione con omertà. Quasi nessuno sottolinea più il pericolo cui vengono esposti alcuni uomini, uomini come Harry Styles dei One Direction, che non può andarsene in giro tranquillo senza rischiare di venire stuprato selvaggiamente da branchi di minorenni assatanate.
Sarah Bolger mentre cerca di approfittarsi del povero indifeso Lucas Till.
Qualcosa di analogo succede anche al protagonista del film Crush, interpretato da Lucas Till di X-Men - L’inizio. È alto, biondo e atletico, è uno dei tipi fichi del liceo, è il top player della squadra di calcio della scuola, e ha alcune ragazze che gli ronzano intorno. Una è una topa clamorosa, Sarah Bolger che abbiamo già visto in Once Upon a Time, The Moth Diaries e nei Tudors, ed è la tipa che più o meno frequenta. Dico più o meno perché questo ragazzo è talmente spaventato dalle donne, oltre che impegnato nella sua carriera calcistica (come se a qualcuno negli Stati Uniti fregasse qualcosa del calcio), da non aver voglia di impegnarsi in una storia seria con lei. Grandissima topa, lei, grandissimo idiota, lui, a non volersela fare.
L’altra tipa che se lo ciula con gli occhi è una fanciulla caruccia però molto timida, riservata e darkona. In questa parte molto emo troviamo Crystal Reed, la protagonista femminile della serie tv Teen Wolf, ancora acerba recitativamente però dal discreto potenziale futuro. Più che flirtare con lui, questa ragazza lo segue su Facebook, e con segue su Facebook intendo che passa le notti a masturbarsi guardando le sue foto, e lo segue un po’ dappertutto.
Avete capito bene: è una stalker psicopatica.
Nel frattempo, guarda caso, intorno al bel ragazzo protagonista capitano incidenti di vario tipo e quella gnocca di Sarah Bolger rischia di venire ammazzata…
"Lucas, quanto ti stuprere... volevo dire scopere... volevo dire bacerei."
Crush è il classico stalker-movie già visto e rivisto, con una sceneggiatura che non riesce a farci avvicinare davvero ai personaggi, o a provare un qualche tipo di introspezione psicologica. Se a ciò aggiungiamo dei dialoghi piazzati col contagocce e la modestia di quelli presenti, il patatrac è assicurato. A voler salvare qualcosa c’è comunque il giovane cast promettente e un colpo di scena che, pur non arrivando del tutto inaspettato, non è nemmeno malaccio. In pratica, si tratta di un thrillerino guardabile proprio per il rotto della cuffia se siete a caccia non di uomini né di donne, maledetti stalker che non siete altro, ma solo di una visione estiva senza tantissime pretese. Solo una: va dato atto a Crush di avere il coraggio di spezzare il silenzio omertoso sulle violenze e sugli atti di stalkeraggio nei confronti degli uomini. Quasi un j’accuse per fermare queste terribile violenze. Perché ricordate, donne: se un uomo dice no, è stupro!
Sceneggiatura: Wentworth Miller, Eric Cressida Wilson
Cast: Mia Wasikowska, Nicole Kidman, Matthew Goode, Alden Ehrenreich, Lucas Till, Jacki Weaver, Dermot Mulroney, Harmony Korine
Genere: omicida
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Stoker comincia con la morte di Stoker. Il capofamiglia degli Stoker.
Che si fa quando il personaggio che dà il titolo al film è già morto ancora prima che cominci la visione? Come si prosegue?
Si racconta cosa combina il resto della sua famiglia dopo la sua morte. E si racconta anche di come si è arrivati alla sua morte. Da una parte abbiamo quindi un drammone famigliare, ma nemmeno troppo drammone visto che della morte di Stoker non sembra fregargliene di meno a nessuno. Dall’altra parte abbiamo invece una vicenda dai contorni thriller-horror, solo che la vicenda thriller è prevedibilissima anche per uno come me che di solito non ci azzecca mai su cosa capiterà, e come horror con vale nulla.
Che si fa quando una pellicola viene uccisa direttamente nel primo paragrafo della recensione? Come si prosegue il resto del post?
Potrei inserire video di cuccioli che combinano guai, che quelli in rete vanno sempre forte. In alternativa potrei mettere delle immagini della protagonista Mia Wasikowska nuda, solo che non si trovano e ci sono solo degli spudorati fotomontaggi come questo.
Tipica tensione sessuale tra nipote e zio. Tipica?
Un altro modo per occupare il resto del post è allora quello di cercare di trovare dei punti a favore di questo film. Impresa non semplicissima, ma nemmeno impossibile. La sceneggiatura è firmata dall’esordiente Wentworth Miller, il protagonista della serie tv Prison Break che, non si sa bene perché, ha deciso di gettarsi nella scrittura con risultati, almeno da questo primo tentativo, piuttosto scoraggianti. La vicenda non cattura e i personaggi si comportano in maniera del tutto casuale. Un esempio dell’assurdità di questo script?
ATTENZIONE SPOILER I vari personaggi prima sembrano tranquilli, poi si trasformano in psicopatici e/o killer, senza ragione. Prendiamo anche un personaggio minore, come il liceale Aiden Ehrenreich (attore promettentissimo) che prima difende la protagonista Mia Wasikowska, fa tutto il romantico con lei, e poi si trasforma in uno stupratore. Ma perché?
Piuttosto inspiegabili anche gli echi incestuosi della vicenda, così come è caratterizzato davvero male il percorso della protagonista da ragazzetta secchiona a spietata assassina. FINE SPOILER
"Mi faccio una lampada che sono pallida."
Avevo detto che volevo trovare dei punti a favore del film?
L’avevo detto veramente?
Mannaggia a me. Non li ho ancora trovati, ma ci sto arrivando. Forse. Se la sceneggiatura è confusa, sostanzialmente inconcludente, con cali di ritmo paurosi, la regia non è del tutto da buttare. Park Chan-wook, il celebrato regista sudcoreano di Gangnam Style Oldboy, cerca di movimentare come può una storia di scarso interesse e per di più scritta male con un montaggio veloce, con qualche invenzione autoriale e qualche ripresa fantasiosa. In questo modo non riesce a prendere possesso totale della pellicola, ma se non altro fa intravedere qualche lampo decente di cinema. Il sudcoreano è alla sua prima volta con una pellicola in lingua inglese e paga lo scotto del grande salto dalle parti di Hollywood, con un film che sembra suo soltanto in parte e che perlopiù sembra essergli sfuggito di mano. Non è il primo a cui capita una cosa del genere, non sarà l’ultimo. L’augurio è che non faccia la fine del nostro Gabriele Muccino. Soprattutto fisicamente.
L’altro elemento positivo del film è la protagonista. Mia Wasikowska continua a essere convincente in film poco convincenti. Da queste parti, una pellicola in cui recita è ormai garanzia quasi automatica di una insufficienza, manco fosse Angelina Jolie o Will Smith, con la differenza che a me la Waginowska piace. La ritengo una delle migliori giovani attrici in circolazione. Pur priva del fascino da cucciola di una Carey Mulligan o del sex appeal di una Amber Heard e pur non avendo fatto finora un film davvero memorabile, per me è una delle meglio tipo oggi in circolazione a Hollywood. Peccato che, pur lavorando con registi di talento, finisca spesso e volentieri per fare filmetti poco riusciti come Alice in Wonderland, Albert Nobbs o Lawless. La fanciulla comunque è giovanissima, ha appena 23 anni, e quindi ha davanti a sé ancora tutto il tempo di lasciare il segno con una parte degna di nota. Se magari cambia agente però è meglio. Io non sono un agente, Mia, ma peggio del tuo attuale non credo di poter fare.
Meno convincente il resto del cast: il britannico Matthew Goode con quella faccia da good man come villain non funziona e poi c’è la Nicole…
Aah, la Nicole. Quanto era brava una volta! Brava, brava. Fino a una decina di anni fa faceva le scarpe a tutte. Adesso invece Nicole Kidman si è ninamorizzata. C’ha ste labbrazze innaturali. C’ha sta faccia finta che ormai le potrebbe garantire un ruolo azzeccato giusto in una puntata di Nip/Tuck, se ancora ci fosse.
"Che hai contro Nina Moric, Cannibal? E' una grande artista e performer."
"Suca, Carrie Bradshaw. Ho più scarpe di te!"
Il cast, che comprende anche il regista Harmony Korine in una piccolissima parte, è sfruttato quindi soltanto in parte, ma i punti a favore del film non finiscono qui…
Dite che finora i punti a favore non sono stati molto convincenti?
Vabbè, allora dico che le atmosfere non sono malaccio. Il film è ambientato nel presente, però è avvolto in un’ambientazione gotica retrò che ha il suo fascino. Se la parte thriller fosse più tesa e imprevedibile, la pellicola sarebbe potuta uscire meglio. C’è anche una buona cura per i dettagli. Le scarpe, ad esempio. Le scarpe sono un dettaglio essenziale nel film, anche se, certo, quando le scarpe sono l’elemento più intrigante di una pellicola non è un buon segno per la pellicola stessa.
Una nota completamente positiva a questo film allora la vogliamo trovare, o no?
Dai che alla fine ci sto arrivando: la colonna sonora. Le musiche originali di Clint Mansell, compositore abituale per il genio Darren Aronofsky, sono molto fascinose e in più a un certo punto risuona “Summer Wine” cantata da Lee Hazlewood & Nancy Sinatra & per un istante ci si illude di trovarsi dentro a una bella visione. Così non è. Stoker è un film nato già morto, come il personaggio che gli dà il titolo.
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