Vediamo, o meglio ascoltiamo un po' di cose musicali passate nelle ultime settimane da queste parti.
Se dentro non ci trovate i tormentoni del momento non disperate, e soprattutto non esultate troppo. A loro, sia ai migliori che ai peggiori in circolazione, sarà prossimamente dedicato un post a parte.
Per adesso accontentatevi allora dei non-tormentoni del mese. Sarà per questo che in questa puntata della rubrica ci sono così pochi flop?
Cast: Rooney Mara, Ryan Gosling, Michael Fassbender, Natalie Portman, Lykke Li, Bérénice Marlohe, Cate Blanchett, Holly Hunter, Callie Hernandez, Tom Sturridge, Val Kilmer, Patti Smith, Iggy Pop, John Lydon, Florence Welch, Flea, Anthony Kiedis, Chad Smith, Black Lips, Spank Rock
In quel periodo della mia vita mi piaceva il cinema estremo
mi piaceva... non so se mi piaceva, però lo guardavo
guardavo un sacco di film di Terrence Malick e sembravano tutti uguali
sembravano... lo erano, mi sa tanto
Benvenuti, o gentili ascoltatori/lettori, nella seconda parte della classifica degli album più apprezzati durante il 2014 dal qui presente blog Pensieri Cannibali.
Mettetevi comodi a sedere, prendete le cuffie e mettetevele nel cu...
No, ma che dico? Oggi cercherò di essere professionale e serio. Prendete le cuffie e mettetevele nelle orecchie. Dove altro, se no?
Se volete, recuperatevi prima le posizioni dalla 20 alla 11 della classifica. Dopodiché, procedete pure con i 10 dischi seguenti. Buon ascolto.
Cari amici lettori, siamo arrivati alla fine di questa Top 100. Ecco le mie 10 canzoni preferite...
Ah no, scusate, ho sbagliato. Sto correndo troppo. Ecco le mie canzoni quasi preferite, quelle che sono finite fuori per un soffio, per un nonnulla dalla Top 10 che verrà svelata presto.
Prima di scoprirla dovrete però pazientare ancora un po' e, già che ci siete, potete recuperare anche tutte le posizioni precedenti:
Benvenuti nel club dei cuori spezzati. Dopo il best-seller “21” di Adele, è il turno della cantante indie-pop svedese Lykke Li di mettere a nudo la sua anima, con un disco costruito sulle ceneri della sua ultima relazione finita. Male.
Più che un album normale, sembra un greatest hits. Ogni canzone è un gioiello, un potenziale singolo, un piccolo capolavoro che riesce a farsi canticchiare fin dal primissimo ascolto, allo stesso tempo senza risultare una ruffianata commerciale o radiofonica. I brani presenti in “I Never Learn” suonano fin da subito come classici moderni, pezzi che conoscevamo già, solo non lo sapevamo ancora. È come stare in un sogno, “Just Like a Dream”. Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie e contemporaneamente aleggia anche un certo senso di speranza primaverile. Emerge la voglia di vedere il lato positivo, la “Silver Line”.
L’autrice di “I Follow Rivers”, il pezzo che ha accompagnato i balli di Marion Cotillard in Un sapore di ruggine e ossa e di Adèle Exarchopoulos ne La vita di Adele, ha tirato fuori “solo” la raccolta di canzoni più bella concepibile come colonna sonora di una storia d'amore terminata. Crogiolandosi nel dolore di una ferita che fa più male di un “Gunshot”, intonando una preghiera per essere amata ancora ma in modo differente, “Love Me Like I’m Not Made of Stone”, e poi promettendo di non innamorarsi mai più, “Never Gonna Love Again”. Costruendo un muro tra sé e il mondo, il muro di una persona che non imparerà mai dai propri errori, che continua a ripetere “I Never Learn” prima che parta il più bel tappeto d’archi mai sentito dai tempi di “Bitter Sweet Symphony”. Lykke Li si convince così di dover far crescere nel suo petto un cuore d’acciaio, un “Heart of Steel”, e finire per andare ad accucciarsi tra le coperte da sola, “Sleeping Alone”, restando però consapevole che non c’è riposo per chi non ha un cuore, non c’è pace per i cattivi, “No Rest for the Wicked”.
Quanto a noi, non possiamo che augurare a Lykke Li di innamorarsi di nuovo e, se il dolore le fa questo effetto creativo, di trovare un’altra persona che le spezzerà il cuore in tanti piccoli pezzi. Tanti piccoli pezzi di cuore capaci di tramutarsi in tanti grandi pezzi musicali.
In attesa che inizi il Festival di Sanremo la settimana prossima, ecco a voi la seconda e ultima tornata elettorale per il ControSanremo 2014, l’anti-Festival organizzato dal blog amico L’OraBlù.
L’edizione di quest’anno è tutta dedicata alle donne. Dopo aver aperto le votazioni la scorsa settimana con le prime due categorie, quella di miglior cantante italiana di sempre e quella per la miglior canzone dedicata a una donna, questa settimana, da adesso fino a domenica, si può votare per le altre due categorie del ControSanremo: la canzone più trash di tutti i tempi di una cantante italiana e l’ospite straniera, anche in questo caso sempre rigorosamente al femminile.
Potete votare le cantanti e i brani nominati dai vari blogger che hanno partecipato all'iniziativa sul sito de L’OraBlù, nei sondaggi presenti sulla colonna destra del blog.
Io vi invito a votare per i pezzi da me proposti.
Nella categoria Trash Woman, quella dedicata al peggio:
Tratto dalla graphic novel: Il blu è un colore caldo di Julie Maroh
Cast: Adèle Exarchopoulos, Léa Seydoux, Salim Kechiouche, Aurélien Recoing, Catherine Salée, Alma Jodorowsky, Jérémie Laheurte, Benjamin Siksou, Mona Walravens, Anne Loiret, Benoît Pilot, Sandor Funtek, Samir Bella
Genere: porno lesbo d’autore
Se ti piace guarda anche: Laurence Anyways, La classe, Polisse, Kids
Adele non è quella di “Someone like youuuuu!”, la canzone preferita da quelli che dedicano una canzone in radio al proprio tipo/tipa senza rendersi conto che il testo parla di una rottura, non di un amore destinato a durare in eterno. O meglio, Adele è sì quella di “Someone like youuuuu!” e altre strepitose canzoni che parlano per lo più di cuori spezzati, ma non è lei l’Adele di cui ci occupiamo oggi.
L’Adele di cui ci occupiamo oggi è una ragazza di Parigi all’ultimo anno di liceo e alle prese con i primi stravolgimenti sentimentali e sessuali. Esce con un ragazzo, uno che fa musica ma non ha mai letto un libro in vita sua a parte Le relazioni pericolose che in pratica gliel’ha letto il prof. a scuola al suo posto spiegandogli per filo e per segno ogni passaggio, altrimenti lui non ci capiva una cippa. Adele invece è una che adora leggere. Oltre a essere una bella fig... pardon femme, è anche interessante e interessata a livello culturale. Un’altra cosa che le piace, oltre ai libri, sono le ragazze. Frequenta questo tipo semi analfabeta, ma in giro guarda le girls. Soprattutto quelle con i ragazzi blu. È un po’ confusa, non sa cosa scegliere.
Ragazzi?
"Già finito?"
O ragazze?
Ragazze, ovvio!
Adele va così per locali “alternativi” insieme al suo amico gay e finisce in un bar per lesbiche, dove ritrova la misteriosa ragazza con cui aveva incrociato per magia lo sguardo qualche giorno prima: Emma (Léa dai capelli blu Seydoux). E da lì comincia la loro storia d’amore. D’amore e sesso. Tanto sesso. Ma proprio tanto. Roba che di scene così lunghe ed esplicite di sesso non se ne vedono molto spesso nel cinema. Nel cinema non porno.
Quindi, in pratica, La vita di Adele è un porno lesbo, con in più una gran bella trama che ci racconta dell’educazione sentimentale della sua protagonista. Ovvero un capolavoro. O un quasi capolavoro.
Adele è portata sullo schermo da Adèle Exarchopoulos, giovane promettentissima attrice francese di chiare origini greche. Io mi chiedo: ma quando il regista francese di chiare origini tunisine Abdellatif Kechiche l’ha ingaggiata per il film, poteva immaginarsi che gli avrebbe regalato una performance del genere? Che Léa Seydoux fosse brava già si sapeva, ma questa giovane quasi esordiente totale?
Adèle Exarchopoulos in questo film ha messo tutta se stessa, sia a livello fisico - e che fisico! - che recitativo, non risparmiandosi in nessun frangente, soprattutto quelli sessuali. Se il personaggio di Adele prende vita è soprattutto per merito suo. Per carità, Kechiche è bravissimo a girare con uno stile che combina porno, neorealismo, nuova scuola francese (quella stile La classe, Polisse e 17 ragazze), più dogma 95 style alla Lars Von Trier giusto un po’ meno perfido e misogino. Bravo Kechiche, però sarebbe davvero difficile pensare il film con una protagonista differente. Adele è Adèle. Non la cantante: Adèle Exarchopoulos.
Provate a immaginare se il film fosse stato girato in Italia. Provate a immaginare una Alessandra Mastronardi o una Martina Stella al suo posto. Il regista sarebbe anche potuto essere Kubrick, ma ne sarebbe uscita una porcata. Invece ne è venuto fuori il film vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes 2013. Un capolavoro. O quasi, dicevamo.
Perché La vita di Adele non è un capolavoro, ma “solo” un quasi capolavoro?
La pellicola è divisa in due capitoli. Il primo è stupendo. Uno dei più bei ritratti teen mai visti. Un racconto di formazione che affronta il tema della confusione sessuale di petto, letteralmente, e ci presenta una storia d’amore in maniera poetica ma non sdolcinata.
Il secondo capitolo è diverso. Non è che faccia schifo, nient’affatto. La sensazione che ho avuto è però che ci siano troppi salti temporali, alcuni piuttosto repentini. Come se il film, che fino a quel momento si era preso tutto il tempo che voleva per dare vita ad Adele, si fosse improvvisamente messo a fare uno scatto, finendo per raggiungere il traguardo con un po’ di fiatone. In maniera analoga a quanto successo con un altro film simile, l’affascinante ma meno riuscito Laurence Anyways di Xavier Dolan, con cui ha in comune il tema della confusione sessuale, così come una lunghezza esagerata e una parte conclusiva che finisce per diventare un pochetto ripetitiva, visto che ATTENZIONE SPOILER anche in questo caso abbiamo un re-incontro doppio tra le due protagoniste, Adele ed Emma, che volendo si poteva ridurre a uno solo. FINE SPOILER
Questo giusto per andare a cercare il pelo nell’uovo. Che poi qualcuno di voi ha mai trovato un pelo in un uovo, in vita sua?
Che schifo!
Al di là come detto di questo piccolo difettuccio, che comunque contribuisce a renderlo ancora più umano e vivo, La vita di Adele è un filmone fiume meraviglioso che nel corso delle sue 3 ore conquista e travolge grazie alla sua impressionante intensità. Una pellicola che fa innamorare, non tanto della Seydoux dai capelli blu, ma di Adele.
Adele chi?
La vita di Adele è un film spezzato in due parti che parla di un cuore spezzato, quindi sì, alla fine in pratica è come una canzone di Adele. Quella di “Someone like youuuuu!”.
Qualunque sia la risposta, ecco un po' di musica di tutti i generi e di tutti i tipi per cominciare bene l'anno nuovo ascoltando una manciata dei pezzi migliori (almeno secondo codesto blog) dell'anno appena passato.
Oggi la decina (anzi 11, visto che un gruppo ha fatto doppietta) di canzoni che ce la stavano per fare a entrare in Top 10 e poi invece no, sono rimaste crudelmente fuori. Tra l'altro sono presenti anche band, come Nine Inch Nails e Strokes, di cui non ho amato particolarmente il loro ultimo album nel complesso, però almeno un pezzo valido quest'anno sono comunque riusciti a tirarlo fuori.
20. Nine Inch Nails "Came Back Haunted"
La canzone più infestata del 2013.
(attenzione al video della canzone diretto da David Lynch che può causare attacchi epilettici, e non è uno scherzo)
19. Strokes “One Way Trigger”
La canzone più cazzona e 80s del 2013.
18. Bastille “Of the Night”
La canzone più non si esce vivi dagli Anni '90 del 2013.
A sorpresa, ieri sera l’Italia non ha fatto schifo (prima mezz’ora a parte) e a sorpresa la nostra avventura europea può proseguire. Contro chi? Scopriamolo insieme, con i pronostici cannibali…
Supporter svedesi, ma soprattutto supporter di Hermione.
Gruppo D
Svezia – Francia
Ore 20:45
Ultimi verdetti dai gironi di Euro 2012. Con la Svezia già matematicamente spedita a casa, sorry Mark Lenders Ibra, la Francia gioca per il primo posto nel girone, cosa che significherebbe: Francia – Italia nei quarti di finale. Un'altra volta contro i cugini rivali, dopo la finale di Germania 2006? Andrà ancora così? Io credo di sì…
Frattanto, sul terreno cannibale, la Francia parte a spron battuto (ho sempre odiato questa espressione, però beccatevela lo stesso): per i galletti suonano i parigini Phoenix.
Tutto facile per la band francese: 1 – 0.
Ma la Svezia, per quanto ormai fuori dai giochi, non ha intenzione di stare a guardare impassibile. Sul campo musicale, gli svedesi non si giocano il final countdown degli Europe, anche se per l’occasione sarebbe risultato appropriato, bensì preferiscono la classe dell’ottima Lykke Li, che pareggia subito il conto.
In campo cinematografico, la Francia gioca un film a caso, tanto attualmente ha solo l’imbarazzo della scelta: quest’oggi viene spedita sul terreno di gioco la squadra di poliziotti di Polisse, pellicola firmata dalla promettente registattrice Maïwenn. Go-gol per la Francia!
La Svezia ancora una volta è lì pronta alla replica e mette in campo la dolce e allo stesso tempo dura storia d’amore lesbo di Fucking Amal, pellicola diretta da Lukas Moodysson. Un film poco conosciuto del 1998 che se non avete visto vi consiglio di recuperare. E con questo è di nuovo parità 2 a 2.
L’ultima sfida tra le due compagini si gioca allora con l’arredamento.
Gli svedesi sfoderano la loro carta più nota, l’IKEA.
La Francia risponde in grande stile, con l'arredamento leggermente meno minimalista della Reggia di Versailles.
Mobilio low cost oppure grandeur parigina?
Quest’oggi vince la grandeur. 3 – 2 e Francia che passa al turno successivo come prima, con Balotelli e co. che l’aspettano al varco.
Risultato cannibale: Svezia – Francia 2 – 3
Partita molto avvincente con continui ribaltamenti di fronte. Le reti di Lykke Li e Lukas Moodysson consentono agli svedesi di uscire a testa alta, ma per la Francia sono decisivi i gol di Phoenix, Maïwenn e… della Reggia di Versailles.
"Una serata fuori io e Balotelli? Allertate la polizia!"
Gruppo D
Inghilterra – Ucraina
Ore 20:45
Inghilterra e Ucraina si giocano il passaggio del turno. Agli inglesi basta un pareggio, ma i padroni di casa, Sheva su tutti, venderanno cara la pelle. Ce la faranno a impensierire la boy-band allenata da Simon Cowell, volevo dire il team allenato da Roy Hodgson? Prima di scoprirlo, vogliamo ricordare Hodgson così, intervistato dal compianto e geniale Maurizio Mosca.
"Le didascalie cannibali fanno sempre ridere. Ehm, quasi ahah!"
L’Ucraina sul campo cannibale va all’attacco con una coppia degna dei gemelli Derrick: Vera e Taissa Farmiga. No, non sono due pornodive, bensì due ottime attrici. La prima l’abbiamo vista di recente in Source Code e Safe House, la seconda è la ragazzina della serie tv American Horror Story e presto sarà nel nuovo film di Sofia Coppola The Bling Ring. Il loro pregevole scambio uno due manda in tilt la difesa inglese, ma le due continuano a passarsi la palla da brave sorelline e alla fine nessuna delle due tira in porta. Troppo altruiste, ma poco concrete. Peccato.
La risposta inglese è affidata a Il pescatore di sogni, commedia esistenzial-romantica made in Britain con Ewan McGregor ed Emily Blunt che recensirò a breve. Film molto piacevole e assolutamente guardabile, un tiro non potentissimo ma comunque abbastanza preciso da infilarsi nell'angolino alla destra del portiere ucraino e pescare il gol del vantaggio inglese.
Per la sfida sul tema della bellezza femminile, i sudditi di Sua Maestà schierano la brava ragazza Kate Middleton, preferita all’ultimo al fondoschiena della sorellina Pippa.
L’Ucraina punta invece sul fascino più aggressivo della Bond girl Olga Kurylenko, attrice comparsa in Max Payne e Centurion.
"Oops, mi sa che ho scelto vesti troppo British..."
Due tipi di bellezza molto differenti, ma la Kurylenko in versione Sex Pistols ha la meglio sulla precisina Kate. L'Ucraina pareggia!
Il finale è giocato sul terreno della musica.
L’Ucraina con un fuoco di fila propone ben 5 band dai nomi impronunciabili…
Nonostante l’assedio, sono tutti talmente scarsi che manco uno riesce a segnare.
In contropiede, l’Inghilterra va invece a punire l'Ucraina con i sempre validi Maximo Park, autori di un interessante nuovo album, “The National Health”, e questo è il loro ultimissimo video, con cui siglano la rete della vittoria inglese.
Risultato cannibale: Inghilterra – Ucraina 2 – 1
Nonostante la buona volontà e il gol di Olga Kurylenko, l’Inghilterra alla fine ha la meglio con le marcature firmate dal pescatore di sogni Ewan McGregor e dai Maximo Park.
Dopo gli Oscar cannibali cinematografici e i Cannibal Telefilm Awards, potevo forse lasciare scoperto il campo musicale? Ennò, certo che no e allora ecco qui una bella cerimonia di premiazione anche per il meglio (e il peggio) dell’annata sonora.
Quali sono i verdetti del 2011?
Il rock è morto. Punto. Se fino a qualche anno fa era più un chiedersi: “Il rock è morto?” ormai il punto interrogativo se n’è andato via. Per il rock chitarristico l’annata era anche partita bene con il doppio discone dei Verdena, ma poi di altri segnali positivi ne sono arrivati ben pochi. Come osserva un pezzo di Repubblica, nonostante vari movimenti di protesta abbiano segnato il 2011, canzoni rock simbolo della protesta non ce ne sono proprio state. Il ’68 non è mai stato tanto lontano.
Anche il concetto di album per com’era tradizionalmente inteso in passato è ormai un’idea alquanto superata e desueta, almeno quanto lo è la stessa parola “desueta”. Ci sono stati ottimi dischi, come il concept fortemente politico di PJ Harvey o i doppi mastodontici di M83 e dei già citati Verdena, però ormai all’idea di album si sta sostituendo sempre più quella di playlist. È un processo inevitabile. Qualcuno potrà dire che negli ultimi anni non abbiamo avuto figure in campo musicale in grado di avere lo stesso impatto di Elvis Presley o dei Beatles, ma io dico che non è vero.
Shawn Fanning, il creatore di Napster, ovvero il primo programma di file-sharing diffuso a livello mondiale, è stato un po’ l’Elvis del nuovo millennio. È lui ad aver cambiato la fruizone della musica tutta. Senza nemmeno suonare uno strumento. E Steve Jobs è stato un po’ il John Lennon (capitalista) di questi anni, con l’iPod che è diventato qualcosa più di un semplice strumento per ascoltare la musica, ma è diventato esso stesso il soggetto della musica.
In un articolo uscito sul Mucchio (rivista a rischio chiusura che potete sostenere QUI), si diceva che se chiedi a un ragazzo di oggi cosa ascolta, non ti dirà i Coldplay o Jovanotti (meno male?), ma ti dirà che ascolta l’iPod.
È così che va la musica oggi. Le playlist stanno diventando più importanti degli album, che pure non stanno scomparendo, ma si stanno evolvendo. In ambito hip-hop ad esempio spesso le cose più interessanti non vengono fuori nei dischi ufficiali, spesso troppo “leccati” e iper-prodotti, ma nei mixtape, che presentano rime più bastarde e scorrette e basi che campionano qualunque cosa, in maniera lecita o meno. Lo stesso vale per l’elettronica, con mixtape, bootleg remix e dj set che sono delle vere e proprie opere d’arte a parte. O ancora i Radiohead, sempre un passo avanti a tutti, che con l’ultimo poco compreso The King of Limbs hanno gettato lì una manciata di canzoni che sono state solo la base di partenza per un work in progress che è continuato con altre tracce, collaborazioni, remix.
Insomma, la musica non è certo finita. È finita una sua vecchia concezione, ma quella nuova non per forza dev’essere negativa o peggio di prima. Non ci sarà una colonna sonora ufficiale dei movimenti di protesta, non ci saranno gruppi rock nelle classifiche o dischi fondamentali per la rabbia adolescenziale come Nevermind in circolazione, però sono presenti scene emergenti ormai sul punto di esplodere anche a livello mainstream (cosa che comunque non è necessariamente un bene), come quella dubstep, e un sacco di dischi, album, mixtape, playlist, singole canzoni che magari non cambieranno la storia della musica però di certo valgono la pena di essere ascoltate. La musica figa è viva e vegeta ed è ben presente. Almeno nelle orecchie di chi la vuole cercare.
Se per gli album come ancora tradizionalmente sono intesi non sarà stata quindi un’annata eccezionale, nemmeno tutto è stato da buttare. Anzi. Per le artiste donne è stato sì davvero un anno fenomenale, mentre a latitare e a cazzeggiare un po' troppo sono state le band e gli artisti maschili. Questi comunque sono i miei top 40 dischi del 2011.
DUBSTEP AWARD (Miglior artista/band… dubstep)
1. Sepalcure
2. Katy B
3. Chase & Status
4. Blawan
5. Burial
YO FRATELLO! AWARD (Miglior artista/band hip-hop)
1. Tyler, the Creator
2. A$AP Rocky
3. Shabazz Palaces
4. Drake
5. Lil Wayne
MARIAH CAREY ME FA ‘NA PIPPA AWARD (Miglior artista/band R&B)
1. The Weeknd
2. Frank Ocean
3. Beyoncé
4. Raphael Saadiq
5. FM Laeti
PREMIO TORO SEDUTO (Miglior artista/band indie)
1. Girls
2. Little Dragon
3. Youth Lagoon
4. Pains of Being Pure at Heart
5. Dum Dum Girls
ROCK'N'ROLL MAYBE IS NOT TOTALLY DEAD AWARD (Miglior artista/band rock)
1. Vaccines
2. Black Keys
3. The Kills
4. Yuck
5. Arctic Monkeys
VIVA LE POP-PE (Miglior artista/band pop)
1. Metronomy
2. Lady Gaga
3. Rihanna
4. Nicola Roberts
5. Oh Land
TROPPO AWANTI AWARD (Miglior esordiente)
1. Katy B
2. Anna Calvi
3. James Blake
4. Chelsea Wolfe
5. Vaccines
I HAVE SEEN THE FUTURE (Artisti da tenere d’occhio nel 2012)
1. Lana Del Rey
2. Azealia Banks
3. Niki & the Dove
4. Spector
5. Emeli Sandé
BEST LINE (Miglior verso, non animalesco)
"It's always darkest before the dawn" da Shake It Out di Florence + the Machine
ex aequo
"I'm Ray Charles to the bullshit" da She Will di Lil Wayne feat. Drake
COOL MAN (Uomo più fico)
1. Jared Leto (30 Seconds to Mars)
2. Jamie Hince (The Kills)
3. Drake
4. Theo Hutchcraft (Hurts)
5. Jay-Z & Kanye West
HEY SEXY LADY (Donna più fica)
1. Katy Perry
2. Lana Del Rey
3. Rihanna
4. Lykke Li
5. Cher Lloyd
RIDAMMI INDIETRO I SOLDI DEL CD CHE MI SONO SCARICATO GRATIS AWARD (Delusione dell’anno)
1. Bjork
2. Coldplay
3. Foo Fighters
4. Red Hot Chili Peppers
5. Panic! At the Disco
I TAPPI NELLE ORECCHIE NON SONO ABBASTANZA AWARD (Peggior album)
1. Lou Reed & Metallica “Lulu”
2. Vasco Rossi “Vivere o niente”
3. Laura Pausini “Inedito”
4. Superheavy “Superheavy”
5. Hugh Laurie “Let Them Talk”
PREMIO VALIUM (Disco più noioso)
Noel Gallagher “Noel Gallagher’s High Flying Birds”
SE LA SENTO NELL’AUTORADIO PREFERISCO SCHIANTARMI AWARD (Peggior canzone)
1. Michel Telò “Ai se eu te pego”
2. Vasco Rossi "Manifesto futurista della nuova umanità"
3. Vasco Rossi "Eh...già"
4. Bob Sinclar feat. Raffaella Carrà "Far l'amore"
5. Don Omar feat. Lucenzo "Danza Kuduro"
SE LO VEDO SU MTV PREFERISCO SCHIANTARMI ANCHE SE NON SONO IN AUTO AWARD (Peggior video)
Rebecca Black “Friday”
(i migliori video cannibali del 2011 invece li trovi QUI)
AL PEGGIO NON C’E’ MAI FINE MA QUESTI AWARDS SONO FINITI AWARD (Peggior artista)
1. Vasco Rossi
2. Jennifer Lopez
3. Justin Bieber
4. Zucchero
5. Uno a caso di Amici di Maria de Filippi
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