Visualizzazione post con etichetta madalina ghenea. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta madalina ghenea. Mostra tutti i post

martedì 3 novembre 2015

Youth - La bimbominkiezza





Youth - La giovinezza
(Italia, Francia, Svizzera, UK 2015)
Regia: Paolo Sorrentino
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino
Cast: Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Tom Lipinski, Paloma Faith, Madalina Diana Ghenea, Mark Gessner, Chloe Pirrie, Ed Stoppard, Jane Fonda, Mark Kozelek, Sumi Jo, The Retrosettes
Genere: sorrentino
Se ti piace guarda anche: This Must Be the Place, Le conseguenze dell'amore, La grande bellezza, 8 ½

C'è una cosa che mi è sempre piaciuta in questa mia lunga vita: i film di Paolo Sorrentino. Da vecchio pseudo critico cinematografico quale sono, nel corso della mia carriera ne ho avute da ridire contro chiunque. Una volta avevo un blog che era piuttosto popolare, si chiamava Pensieri Cannibali. Peccato che adesso i blog sappiate a mala pena cosa sono, o miei cari giovani d'oggi. Ora comunicate tutti solo attraverso quel nuovo social network che va così forte. Quello che si chiama One ed è l'evoluzione del vecchio Twitter. Con Twitter almeno si potevano usare 140 caratteri. Adesso con One bisogna esprimere ciò che si prova o ciò che si pensa con una parola, una parola soltanto di un massimo di 10 caratteri.

Quando scrivevo sul mio blog, su Pensieri Cannibali, anche i registi che più ho adorato almeno una volta o due una bella tirata d'orecchie se la sono presa. Tutti tranne il mio pupillo, Quentin Tarantino. Lui non ha mai sbagliato un colpo. Con gli italiani, poi, sono sempre stato piuttosto severo, lo ammetto. Con loro ho sempre avuto un rapporto di amoreodio. Con Sorrentino è però stato amore dal suo primo film in cui mi sono imbattuto, non a caso intitolato Le conseguenze dell'amore. Le conseguenze del mio amore nei confronti del suo cinema sono state quelle di aver apprezzato tutti i suoi altri lavori, dal bistrattato (ingiustamente) This Must Be the Place al (giustamente) osannato La grande bellezza, fino ai suoi ultimi lavori di cui vi parlerò magari un'altra volta, se sarò ancora vivo. Adesso voglio concentrarmi su Youth - La giovinezza.

mercoledì 16 aprile 2014

DOM HEMINGWAY, LO SCAZZINATORE




Dom Hemingway
(UK 2013)
Regia: Richard Shepard
Sceneggiatura: Richard Shepard
Cast: Jude Law, Richard E. Grant, Demian Bichir, Madalina Diana Ghenea, Kerry Condon, Emilia Clarke, Nathan Stewart-Jarrett, Jordan A. Nash
Genere: criminale
Se ti piace guarda anche: Il lercio, In Bruges, Uomini di parola

A Dom Hemingway piace il cazzo. Lo adora. Il suo, non quello degli altri. A Dom Hemingway piace anche scassinare casseforti. È un Dio nel farlo. È il suo talento. L’altro suo talento, se così vogliamo chiamarlo, è la sfiga. È perseguitato dalla sfiga. A Dom Hemingway non ne va bene una. Perché? Perché sarà anche un criminale scassinatore egocentrico, però in fondo è un buono. E ai buoni le cose non girano mai bene. Così Dom passa 12 anni in galera. Perché? Perché non è una spia. Avrebbe potuto patteggiare e avere uno sconto di pena, ma non è una spia e così si è fatto 12 anni di galera. Dom Hemingway è un po’ il Solomon Northup dei carcerati. Oddio, a parte i 12 anni di prigionia, non hanno granché in comune. Diciamo niente.

Dopo tutti questi anni in gattabuia, Dom esce. Un po’ come Al Pacino in Uomini di parola. Ecco, il paragone è già più calzante, rispetto a quello con 12 anni schiavo. La differenza è che Dom Hemingway quando torna in libertà è più giovane rispetto al vecchio Al che di anni in prigione se n’era fatti 28, eppure alcune cose sono comunque cambiate anche per lui in tutto questo tempo. Ad esempio, dentro i pub e i locali non si può più fumare. Che, per carità, è anche una cosa positiva perché prima c’avevano sempre un’aria irrespirabile, però se uno ci pensa è una cosa assurda. Non lo so, tra un po’ nei locali vieteranno persino gli alcolici e la cosa all’inizio apparirà strana, ma poi tutti ci faranno l’abitudine e, va bene la salute, però è una merda vivere in una società così politically correct. Come le serie “storiche” della HBO e delle altre reti via cavo americane ci insegnao, una volta era tutto un fiorire di bordelli, di posti in cui si poteva scopare, bere e drogarsi in santa pace e adesso è tutto un divieto. È questo ciò che l’uomo chiama progresso?

Una volta ripresa confidenza con il mondo “libero”, se un mondo in cui non si può fumare in un fumoso locale può essere considerato libero, Dom Hemingway cerca di riscattare ciò che gli spetta per aver tenuto la bocca cucita ed essersi fatto 12 anni schiav… pardon, carcerato. “Voglio ciò che mi spetta lo voglio perché mio m’aspetta” mi immagino Dom canticchiare alla Giovanni Lindo Ferretti. In realtà i CSI non sono presenti in colonna sonora, anche perché questo è un film britannico e nel Regno Unito il Consorzio Suonatori Indipendenti manco sanno cos’è. Non ci sono i CSI, però la soundtrack del film è una bella storia. Un’autentica bomba che sfoggia perle di Primal Scream, Motorhead e Pixies (quelli fighi di una volta, non quelli spenti di oggi). Il momento musicale che rimane più impresso è però “Fisherman’s Blues” dei Waterboys, una delle canzoni più belle di tutti i tempi, in questo film interpretata da Emilia Clarke.


"Anche se adesso ho questo look da barbona, non deridetemi.
Sono pur sempre la madre dei draghi!
Ebbene sì, miei cari fan di Game of Thrones in ascolto. Dopo averla vista anche in Spike Island, la Khaleesi in questo film non gioca con i draghetti, bensì è la figlia di Dom Hemingway. Dom Hemingway ve l’ho presentato qui sopra. È un idolo. Un fenomeno. Uno spasso totale. Se non ce l’hai per padre. Se ce l’hai per padre, è una vera merda. Potete quindi capire come Emilia Clarke non impazzisca per lui. Ma questo non è un suo problema. Non è un problema suo, né dei suoi draghetti. Il problema è di Dom Hemingway che, oltre a volersi prendere ciò che gli spetta a livello economico, dopo 12 anni in cella dovrà anche cercare di riallacciare i rapporti con la figlia Khaleesi, anzi no, adesso dobbiamo chiamarla Fhyga… volevo dire Mhysa. Miei cari fan di Game of Thrones in ascolto, vi devo però dare anche una brutta notizia. Emilia Clarke in questo film compare giusto per pochi minuti. Il solo e unico grande protagonista della pellicola è infatti lui, Dom Hemingway, interpretato da un Jude Law scatenato come non mai. Jude Law attore che ho sempre apprezzato molto e che negli ultimi tempi si era specializzato nel tratteggiare in maniera sottile personaggi minori, un po’ sotto tono, come in Closer, Anna Karenina, Effetti collaterali, Contagion o pure il Watson di Sherlock Holmes versione Robert Downey Jr., e invece questa volta è lui a interpretare un personaggio costantemente sopra le righe. Un idolo. Un fenomeno. Uno spasso totale. Un personaggio da amare alla follia. Se non ce l’hai per padre.
(voto 7+/10)

 

martedì 13 marzo 2012

I soliti idioti. È normale, la volgarità per far ridere è normale

I soliti idioti: Il film
(Italia 2011)
Regia: Enrico Lando
Cast: Francesco Mandelli, Fabrizio Biggio, Madalina Ghenea, Valeria Bilello, Marco Foschi, Miriam Leone, Giordano De Plano, Gianmarco Tognazzi
Genere: (solito) idiota
Se ti piace guarda anche: I soliti idioti - La serie, Scemo e più scemo, S.P.Q.R.

Prendo un impegno: cercherò di scrivere una recensione del film de I soliti idioti senza dire mai: “Dai, cazzo!”.
Da adesso in poi.
Ce la farò?
Mi sa di no, cazzo!

Il film dei soliti idioti non cambierà di una virgola ciò che già pensavate di loro.
Se non vi piacevano prima, dopo la pellicola vi sembreranno ancora più idioti.
Se già vi piacevano, com’è nel mio caso, vi ritroverete davanti a un filmetto guardabile, che a tratti fa ridere ma che è privo degli spunti geniali intravisti qua e là all’interno della serie trasmessa da EmmeTiVì.
È chiaro che il vero cinema è un’altra cosa. Quanto proposto dal Nongio e dal Biggio con questo grande salto su grande schermo è più che altro un’estensione di quanto già fatto in tv e in teatro: un super episodio speciale allungato degli sketch cui ci hanno abituati.
In particolare, la trama (esilissima) della pellicola è incentrata sulle vicende dei loro due personaggi più noti, iconici e divertenti: Father and Son, ovvero Ruggero e Gianluca De Ceglie. Ruggero, interpretato da un Nongio truccato in maniera molto più verosimile di, per dire, Leonardo DiCaprio in J. Edgar, non rappresenta tanto un uomo quanto un’entità. Un incrocio tra un romano doc e un certo imprenditore milanese fissato con le volgarità e con le puttane. Si può intravedere un minimo di critica sociale, in questo, ma per lo più I soliti idioti finiscono per fotografare alcuni soliti (idioti) comportamenti italioti per provocare la risata facile. Così facendo ottengono un effetto positivo, perché in fin dei conti un po’ di sano umorismo disimpegnato è sempre il benvenuto. L’effetto negativo di contro è che così facendo lo sberleffo socio-politico, pur presente, rimane troppo sottotraccia e lo spessore delle loro gag è parecchio ridotto. Almeno nella pellicola.
Nei loro sketch per la tv sono infatti presenti anche personaggi più incisivi, come Padre Boi e Padre Giorgio che con le prese per il culo dedicate al mondo della Chiesa non è che ci vadano giù tanto leggeri.

"Prendi appunti, Clint Eastwood!"
La scelta di concentrarsi soltanto su alcuni personaggi e non su tutti è comunque giusta e per ovvie ragioni inevitabile. Soprattutto per evitare la natura troppo sketchosa degli episodi tv e cercare di dare un senso all’operazione cinematografica. Rischio evitato solo in parte, visto che i personaggi di contorno rimangono appunto un contorno piuttosto superfluo. Gli omosessuali ad esempio regalano alcuni momenti divertenti, però sono presenti giusto attraverso una serie di videoclip musicali che, se all’interno dello show televisivo hanno un senso, all’interno di una pellicola cinematografica, o presunta tale, appaiono piuttosto campati per aria.
Tra gli altri personaggi ci sono anche il metallaro Sebastiano e la tizia del “sciono sciubito da lei”, la cui presenza era obbligatoria, considerata la popolarità, però pure loro non trovano un adeguato inserimento all’interno della storia.
Superflui anche gli (im)moralisti. Però la loro presenza è normale. Così come la volgarità. La volgarità per far ridere è normale. È normale, Marialuce!

La scelta di presentare solo alcuni personaggi era quindi obbligatoria. Si può però discutere sulle scelte che sono state fatte: è infatti un peccato aver lasciato fuori alcuni dei personaggi più divertenti della serie tv, come i già citati preti, i bambini di “mamma esco” Nicolò e Gigetto, l’attualissimo Precario, i palestrati del “quindi quindi” con la partecipazione di Rocco Tanica, i morti di sonno, il nichilista, l’amica cieca e soprattutto il mitico Mafioso.


Chissà se qualcuno di loro non troverà meritato spazio in un sequel che, dopo il successo di questa prima pellicola, per forza di cose arriverà. Volendo fare proprio gli sboroni, si sarebbe potuto anche rischiare l’inserimento di qualche nuovo personaggio a sorpresa. Un rischio che il supermegaproducer galattico Pietro Valsecchi, dietro pure al successo nei cinema di Checco Zalone, forse non ha voluto correre con i suoi idioti al pericoloso esordio al cinema. Un’occasione al proposito era data dall’inserimento del figlio segreto di Ruggero, peccato che pure questo personaggio si risolva in un’unica macchiettistica gag. Stessa sorte per le altre guest-star del film come la vj e attrice Valeria Bilello in versione prostituta e Gianlucamarco Tognazzi in versione avvocato, così come la solita gnocca da commedia all’italiana, la rumena Madalina Ghenea, non va oltre il ruolo della solita (smutandissima) gnocca da commedia all’italiana.


"Cannibal, che minchia di film guaddi?"
C’è una corrente di pensiero che bolla tutte le cose volgari come stupide. Idiote, appunto. Però, come non mi stancherò mai di ripetere, i cinepanettoni non fanno schifo perché sono volgari. Fanno schifo perché non hanno al loro interno una minima idea di cinema e presentano sempre la solita (idiota) solfa di scenette.
Se i soliti idioti vengono criticati perché sono volgari, non mi sta bene. Se questo film viene criticato invece per la seconda questione, ci sta benissimo. A livello cinematografico, il livello qui presente è infatti parecchio basso, per quanto comunque superiore rispetto alle solite (idiote) porcate con De Sica, Boldi, Pieraccioni, Salemme… La regia infatti è piuttosto anonima e lo spunto di sceneggiatura è di quelli che il Nongio e il Biggio possono aver tirato fuori e sviluppato interamente nella durata di un solo aperitivo: la storiella è quella di Ruggero che cerca di evitare le nozze del figlio Gianluca e, per cercare di vincere una scommessa fatta con un suo amico coattone, deve portarlo a Roma a farlo trombare con una strafiga del mondo dello spettacolo. Tutto questo (tutto questo si fa per dire), mentre i personaggi secondari si apprestano a partecipare al matrimonio. Fine della tramona.

Un aspetto positivo sono invece la fotografia, così come nella serie televisiva curata più di alcuni film “d’autore” italici, un trucco che come detto fa sfigurare persino quello delle produzioni hollywoodiane, e una piacevole colonna sonora. Le canzoni sono firmate dagli stessi idioti, in particolare dal Francesco Mandelli che ha piazzato come tema ricorrente la piacevole “I don’t like you anymore” della sua band, gli Orange, più alcune canzoncine “idote” originali. La ciliegina sulla torta è però la presenza della ballad “No distance left to run” dei Blur, che il Nongio da bravo britpopparo che si rispetti ha pensato bene di utilizzare nel momento più drammatico (si fa per dire) della pellicola.

Come detto all’inizio, questo è un film, ma più che altro un episodio allungato della serie tv, che non farà cambiare di una virgola l’opinione che già avevate dei soliti idioti. Per chi li segue dal lontano 2009 su Mtv, comunque, per quanto la visione scorra tranquilla, appare più che altro come una buona possibilità sfumata. Un po’ perché alcune gag, pur divertenti, ormai sono state ripetute allo sfinimento, persino all’ultimo Sanremo (argh!). E poi soprattutto perché se lo show rappresenta una sorta di versione de’ noantri di Little Britain ed è quindi qualcosa di diverso rispetto al solito (idiota) panorama televisivo italiano, la pellicola non riesce a trovare una via alternativa alla solita (idiota) comicità cinematografica italiana.
Un’occasione persa e quindi per la prossima volta vedete di impegnarvi di più soprattutto in fase di sceneggiatura, miei cari Nongio e Biggio. La trama è un ovvio pretesto per le situazioni comiche, okay, però potevate sforzarvi per cercare di tirare fuori qualcosa di più elaborato del solito (idiota) schemino da cinepanettone natalizio.
Non fate i pigri. Dai, cazzo!
(voto 5+/10)

E visto che tanto ormai non sono riuscito a mantenere fede all’impegno preso a inizio post, vi lascio con una “Dai cazzo nucleare” dei Verdena featuring I soliti idioti.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com