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martedì 18 aprile 2017

Rogue One: A Brodo Star Wars Story





Rogue One: A Star Wars Story
Regia: Gareth Edwards
Cast: Felicity Jones, Diego Luna, Mads Mikkelsen, Riz Ahmed, Donnie Yen, Ben Mendelsohn, Forest Whitaker, Jimmy Smits, Ben Daniels


Star Wars: Il risveglio della Forza aveva risvegliato non solo la Forza ma pure l'interesse del mondo nei confronti della saga fantascientifica più popolare della galassia. E che i trekkies non se la prendano, perché tanto pure loro sanno che è così. Era riuscito a risvegliare persino il mio, di interesse, che pure non ero mai stato un fan della serie creata da George Lucas. Anzi, ero stato tra i pochi a criticarla apertamente, rischiando per altro il pubblico martirio.

mercoledì 24 luglio 2013

NICOLAS WINDING REFN, UNA STORIA D’AMORE E ODIO




Ho una relazione complicata con Nicolas Winding Refn. No, non è il mio status sentimentale su Facebook, anche se potrebbe diventarlo, solo una semplice constatazione cinematografica.
Le prime volte che ho sentito parlare del regista danese, era su qualche rivista in cui veniva definito il Tarantino europeo o qualcosa del genere. È scattata un’immediata curiosità nei suoi confronti, ovvio, e anche una naturale diffidenza, considerando come spesso, ogni volta che spuntava fuori un nuovo Tarantino, e negli anni Novanta se ne inventavano uno al mese, si rivelava una ciofeca. Ormai però la voglia di vedermi qualcosa di suo era troppo alta e così ho recuperato Bronson. Bronson mi ha tolto le verginità refnaniana con brutalità, una brutalità che poi avrei capito essere una caratteristica tipica di Winding Refn. La violenza del regista danese è però qualcosa di diverso da quella esagerata e quasi cartoonesca di Tarantino. In Refn c’è più cattiveria e meno divertimento. Meno citazionismo cinematografico e più realismo.
Bronson però, più che Tarantino, mi ha ricordato lo stile di Stanley Kubrick. E sticazzi. Da un paragone impegnativo a un altro ancora più proibitivo. Prima di gridare al nuovo Arancia Meccanica c’è comunque da frenare. Da frenare parecchio. Bronson è un film visivamente notevolissimo, mostra un Refn in stato di grazia dietro la macchina da presa, eppure la pellicola non mi ha coinvolto un granché. La pecca principale è la sceneggiatura, firmata dallo stesso Refn, che non consente di avvicinarsi molto al protagonista, il bruto e psicopatico Michael Gordon Peterson in arte criminale Charles Bronson, e che racconta la storia vera di quello che è stato definito “il più violento prigioniero britannico”, uno che ha passato gran parte della sua vita dietro le sbarre e per giunta in isolamento. D’altra parte è un pazzo pericoloso che al confronto a ritrovarti Hannibal Lecter come compagno di cella ti va ancora di lusso.
In pratica, una pellicola impressionante da un punto di vista cinematografico, ma fredda a livello emotivo e piatta a livello di idee di sceneggiatura. Però cazzo se Refn è bravo a girare! E così sono andato avanti con la visione delle sue pellicole.

Il mio Refn numero due è stato Valhalla Rising. Se Bronson mi aveva preso a pugni in faccia con la sua violenza, questo invece mi ha steso. Ma non con un pugno, magari! Mi ha steso nel senso che mi ha annoiato, mi ha mandato in coma come poche altre visioni. Per qualcuno questo è un film dal notevole fascino, per me è come una razione doppia di Valium.
Le mie quotazioni personali e la mia fiducia in Refn sono così crollate a picco. Va detto che pure qui a livello puramente di riprese il danese non ha realizzato una pellicola brutta, nient’affatto. Peccato si sia dimenticato di accompagnare alle immagini una sceneggiatura. O anche solo un abbozzo di sceneggiatura.


"E staccate 'nattimo, Winding Refn, che sei più
appiccicoso della Eva Mendes..."
Abbandonate con sfiducia le avventure (avventure?) di One Eye, per un po’ ho abbandonato il cinema di Refn, pensando tra me e me: “Nuovo Tarantino ‘na sega!”. Fino a che qualche tempo dopo è arrivato Drive e tutti a parlare di Drive e di quanto fosse figo Drive e di quanto fosse figo Ryan Gosling e di quanto fosse figa la regia di Nicolas Winding Refn. A darmi fiducia dopo quella mazzata di Valhalla Rising c’era il fatto che questa volta il danese si era concentrato unicamente a stare dietro la macchina da presa, affidando la sceneggiatura, ispirata al romanzo omonimo di James Sallis, a un esterno, tale Hossein Amini.
Risultato? Drive è davvero un film figo. Un film emozionante. Se vogliamo trovare proprio un difetto, c’è da dire che anche in questo caso la sceneggiatura è la parte più debole. Riprese stellari, attori perfetti, colonna sonora super cult, storia che invece ha qualche difettuccio. Ma non importa, perché per una volta tutto funziona in maniera perfetta e soprattutto c’è il coinvolgimento emotivo. Finalmente, scoppia l’amore tra me e Refn. Scoppia più per Carey Mulligan, a dire la verità, ma scoppia anche per Refn. Come ci trovassimo in una tipica commedia romantica americana dove, dopo qualche battibecco iniziale, scatta la scintilla.

Entusiasta di Drive, per un po’ ho preferito lasciare le cose così. Nell’idillio amoroso per quella pellicola. Fino ad adesso. In occasione dell’uscita del suo nuovo film, il nono della sua carriera, Solo Dio perdona - Only God Forgives, ho deciso di recuperare anche tutti i suoi precedenti lavori che ancora mi mancavano. E ne ha fatti. È persino troppo prolifico, per i miei gusti. Forse dovrebbe rallentare un po’, il Driver danese, e dedicare più tempo a sviluppare i suoi progetti e le sue sceneggiature, che rimangono sempre il suo tallone d’Achille. Anche se, in parte, mi sono dovuto ricredere rispetto alle sue capacità di scrittura. La trilogia di Pusher, di cui ho parlato in due post a parte, uno dedicato al primo film, un secondo agli altri due, segna infatti un Refn in discreta forma persino come sceneggiatore. Sebbene il suo talento, la sua skill principale è sempre la regia, poco da fare.
E veniamo così ai suoi due film meno noti, quelli che ancora mancavano alla mia Refn-cinerassegna, realizzati a livello temporale a cavallo tra il primo e il secondo capitolo della serie di Pusher. Che poi, a dirla tutta, il danese ha in curriculum anche la regia del film per la tv Miss Marple - Nemesi, tratto da un romanzo di Agatha Christie, ma questo lo lascio ai fan hardcore di Refn.

"Ce l'hai l'ultimo consigliato da Cannibal Kid?"
"No, qui non teniamo le raccolte di Peppa Pig..."
Bleeder
(Danimarca 1999)
Regia: Nicolas Winding Refn
Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn
Cast: Kim Bodnia, Mads Mikkelsen, Zlatko Buric, Liv Corfixen, Rikke Louise Andersson, Levino Jensen
Genere: cazzaro
Se ti piace guarda anche: la trilogia di Pusher

Bleeder è un gioiellino. Un film sul niente, fatto di niente, eppure un gioiellino prezioso.
Refn adotta lo stesso stile registico di Pusher e utilizza lo stesso trio di attori: Kim Bodnia, Mads Mikkelsen e Zlatko Buric, togliendo dall’addizione giusto l'elemento droga. Il suo posto è qui preso dalla passione dei protagonisti, e in particolare del personaggio interpretato da Mads Mikkelsen, per i film. Un’ossessione quasi maniacale, con cui il suo Lenny si va ad aggiungere alla schiera di (anti)eroi silenziosi del cinema di Refn. Lenny infatti non parla, se non di cinema. Il suo lavoro? Ovviamente in una videoteca. D’altra parte siamo pur sempre a fine anni ’90 e all’epoca, pensate un po’, le videoteche esistevano ancora. Vivevamo in un mondo senza banda larga in cui i film li vedevamo ancora su VHS, pensate un po’ che popolo primitivo eravamo.
Lenny non combina un granché nella sua vita, a parte guardare un sacco di film e quindi, chissà perché?, mi ci sono immedesimato parecchio nel suo personaggio…
Il suo migliore amico, il protagonista del primo Pusher Kim Bodnia, è un cliente della videoteca. Lui è meno fissato con i film e più con la violenza. Dopo aver saputo che la sua tipa è incinta, non la prenderà proprio bene…

"Hey, un momento... Ecco qua l'ultima stagione completa di Peppa!"
Variante di questa pellicola rispetto alla formula refniana collaudata nel primo Pusher e ripresa poi nei due successivi capitoli della trilogia, è la presenza di una donna tra i protagonisti. Nel cinema molto al maschile (non ho detto maschilista) di Refn, è un vero evento, bissato in parte con la Kristin Scott Thomas dell'ultimo Solo Dio perdona. In Bleeder, la femmina presente è Lea, una ragazza che lavora in una tavola calda e, a parte essere corteggiata maldestramente da Mads Mikkelsen, pure lei non è che combini un granché. A interpretarla troviamo Liv Corfixen, nella vita reale diventata moglie di Refn.
In pratica, i protagonisti non fanno niente di che, non vanno da nessuna parte e in questo film non capitano grandi cose. Qualche scena di violenza c’è, se no non sarebbe un vero lavoro di Refn, è un film più parlato rispetto alle sua altre opere, con dialoghi talmente cinefili da risultare quasi tarantiniani, e la cosa che colpisce di più sono i personaggi. Sempre dei disperati, però più umani rispetto ad altri ritratti dalle pellicole del danese.
Se per quanto riguarda Bronson e Valhalla Rising ho criticato le doti di Refn come sceneggiatore, con la trilogia di Pusher e ancora di più con questo Bleeder mi devo in parte ricredere. Facendo un film basato sul nulla o quasi, è riuscito a tenere in piedi un’ora e mezzo di cinema crudo, realista, costruito su dei personaggi enigmatici e intriganti. E poi ci ha regalato un finale inaspettatamente romantico, quasi un’anticipazione di Drive. Perché anche i danesi, dietro quei modi di fare algidi e autoritari (qualcuno ha menzionato Lars Von Trier?), nascondono un cuoricino. Chi l’avrebbe detto?
(voto 7,5/10)


Fear X
(Danimarca, Canada, UK, Brasile 2003)
Regia: Nicolas Winding Refn
Sceneggiatura: Hubert Selby Jr., Nicolas Winding Refn
Cast: John Turturro, Deborah Kara Unger, James Remar, Stephen Eric McIntyre, William Allen Young, Gene Davis, Nadia Litz, Liv Corfixen
Genere: thrilla

Con Refn ho una relazione complicata, ve l’ho detto subito. Non si sta quindi qui a celebrarlo sempre e comunque. Lo si applaude, quando c’è da applaudirlo, e lo si fischia quando c’è da fischiarlo. Fear X non è un film da fischi, però è qualcosa di forse peggiore. È un film anonimo. Tra le pellicole di Refn, è la meno refniana e affascinante. Qualche lampo del suo talento registico lo si intravede, ma è poca cosa. Fear X appare come un thrillerino medio poco riuscito e dimenticabile. Il classico incidente di percorso.

Refn con Pusher era diventato il nuovo fenomeno del cinema danese e con Bleeder aveva confermato di possedere una sua precisa cifra stilistica. Dopodiché ha fatto il tipico passo più lungo della gamba. Ha girato il suo primo film in America quando non era ancora pronto. Fear X è stato il suo debutto sul suolo degli Stati Uniti e si rivelerà un discreto flop. Giusto così. È una doccia fredda che ha fatto bene al freddo danese, che avrà modo di fare il suo trionfale ritorno a Hollywood qualche anno più tardi, con il progetto giusto, ovvero Drive. Per quanto nemmeno malaccio come film, ciò che sconcerta di Fear X è la sua mediocrità. Una mediocrità da cui Refn in tutte le sue pellicole, persino nel da me tanto detestato Valhalla Rising, si è sempre tenuto lontano.

"Dexter, figliolo, vieni fuori!"
Di cosa parla, questo film?
Presto detto. Il protagonista è l’addetto alla sorveglianza in un centro commerciale ed è ossessionato dalla morte della moglie, uccisa in circostanze misteriose da un assassino rimasto a piede libero. Ogni suo pensiero va a questa tragedia e ogni cosa che fa è tesa alla ricerca del killer. Se già state pregustando un thriller tesissimo, non è questo il caso. Refn punta a costruire la tensione in maniera lenta e avvolgente. Cosa che per la prima parte della visione riesce anche a coinvolgere, ma dopo un po’ il giochino stufa. Per movimentare la vicenda, Refn fa allora muovere il suo personaggio. Lo fa passare all’azione, mano a mano che si avvicina all’assassino.
Tutto il film, e soprattutto la prima parte, è costruita sull’interpretazione di John Turturro. Un’interpretazione anche valida, non sto a discuterne, però il Turturro è uno di quegli attori che a me non hanno mai detto nulla. Troppo coeniano, chissà? Nonostante in genere mi piacciano gli interpreti fissati con le parti da pazzoidi o tipi strambi, in cui Turturro è specializzato, lui è un pazzoide che non mi piace. Qui più che pazzoide, è un uomo ossessionato dal conoscere la verità. Sapere il perché la moglie è stata uccisa. C’è chi guarda The Voice, c’è chi guarda Masterchef, lui invece nel tempo libero si guarda i nastri di videosorveglianza, per trovare qualche indizio sul killer. Ognuno si diverte come preferisce…

"Sì, sono un pazzo stalker psycopatico, ma no, non sono Dexter..."
La vicenda nella seconda parte si allarga poi ad altri personaggi, coinvolge anche un poliziotto interpretato dal papà di Dexter James Remar, acquista un maggiore respiro, ma via via che ci si avvicina alla risposta, più la storia perde fascino, come accade in molti thriller. Come accade in molti thriller medi. Un peccato in cui scivola anche un Refn lontano dal suo solito cinema. Un Refn pure bravo a far crescere la tensione in alcuni tratti, ma non supportato da una sceneggiatura all’altezza, che si risolve in un nulla di fatto. Di molto refniano c’è comunque soprattutto una scena verso il finale ambientata in un’ascensore.
So già cosa state pensando: Refn + ascensore = magia.
In Drive sì, è così. Qui la scena è invece decisamente meno indimenticabile. Così come il resto del film, che pure si lascia vedere, ma senza lasciare traccia. Non come sanno fare gli altri lavori del regista danese, sia nel bene che nel male. E se la cosa più tesa dell'intera pellicola sono i titoli di coda, vuol dire che c’è qualcosa che non funziona, caro Refn.
(voto 5,5/10)

martedì 23 luglio 2013

NON POSSO PIU’ FARE A MENO DEL MIO PUSHER




Pusher II
(Danimarca, UK 2004)
Regia: Nicolas Winding Refn
Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn
Cast: Mads Mikkelsen, Zlatko Buric, Leif Sylvester, Anne Sørensen, Øyvind Hagen-Traberg, Kurt Nielsen
Genere: sfacciato
Se ti piace guarda anche: Pusher, Pusher 3

“Qualcuno dice che ho problemi nel ricordarmi le cose.”
Chi l'ha detto?
“Non me lo ricordo.”

Pusher è figo. Uno di quei film che ti trascina dentro. Ma Pusher II è ancora più figo. Uno di quei rari casi in cui il sequel è migliore del primo. Parlare di sequel nel caso di Pusher II appare comunque un po’ improprio. Più che un sequel, è uno spinoff. O come un episodio di una serie tv che si concentra su un personaggio differente, come capitava in Lost e come capita in Skins. In Pusher II possiamo infatti dimenticarci del pusher Frank, che non compare manco in un cameo ma viene giusto menzionato in un’occasione. Questa volta il protagonista è Tonny, ovvero Mads Mikkelsen, un personaggio che avevamo già visto nel primo episodio e che appariva come un cazzaro di prima categoria. Una cosa ribadita anche in questo nuovo capitolo, dove c’è però una costruzione migliore e decisamente più approfondita del personaggio. Se lo stile registico rimane pressappoco immutato, sebbene ci sia una migliore cura nella fotografia, Refn fa un salto di qualità soprattutto nella sceneggiatura. La vicenda non è particolarmente elaborata, ma questa volta il personaggio di Tonny “arriva” di più allo spettatore.

"Guarda qua, c'è un articolo di Cannibal Kid. E' la nuova rivista per cui scrive."
Uscito di gattabuia, Tonny va a lavorare con il padre, ‘sto raccomandato, con cui ha un rapporto conflittuale.
Naturalmente, la galera non è che gli sia servita un granché e lui resta sempre un cazzone assoluto, un cazzone che si barcamena tra furti, bordelli e spacci di droga insieme al suo compare, che questa volta non è Franky bensì un tizio che in maniera molto milanese viene chiamato Il Figa. Un’altra piccola storia su un piccolo criminale, indagato con una maggiore profondità a livello personale e famigliare. Resta un film freddo, tipicamente danese, ma qui Refn getta ancora più le basi per l’esplosione totale del suo stile che avverrà con Drive, si veda e soprattutto si senta anche l’uso delle musiche qui realizzato in maniera più efficace rispetto al numero 1.
Bello Pusher, ma per una volta il sequel batte l’originale. Forse perché non è un sequel sequel vero e proprio?
(voto 8/10)


Il divertimento sul set secondo quel simpaticone di Refn.
Pusher 3
(Danimarca 2005)
Regia: Nicolas Winding Refn
Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn
Cast: Zlatko Buric, Marinela Dekic, Slavko Labovic, Ramadan Huseini, Ilyas Agac
Genere: spiaccicato

Altro giro, altra corsa. Se il primo capitolo ci raccontava una settimana nella vita del pusher Frank e il secondo il periodo successivo al rilascio di prigione del mezzo criminale Tonny, il terzo episodio di Pusher si concentra sull’unico personaggio apparso in tutti e tre i film della saga, ovvero il re della droga, il serbo Milo interpretato da Zlatko Buric. Questa volta l’azione è concentrata in appena un paio di giorni e in particolare nella notte in cui si celebra la festa del 25esimo compleanno di sua figlia Milena.
Dei tre protagonisti incontrati finora, Milo è quello meno appealing. Fisicamente perde il confronto con Kim Bodnia e Mads Mikkelsen, sorry Zlatko non uccidermi, e anche a livello caratteriale, essendo un personaggio più chiuso ed ermetico. Nonostante questo, ci troviamo di fronte a un (quasi) tutto in una notte serrato e avvincente, giusto un filo sotto ai primi due capitoli. Refn gira con il suo solito stile stiloso, in grado di portare in maniera naturale dentro la vita dei suoi personaggi, anche se a questo turno sembra girare il tutto un po’ più col pilota automatico.

Con Pusher 1 c’era l’eccitazione della prima volta, l’emozione di vedere al debutto un fenomeno della regia. Con Pusher II si andava oltre, spingendo su una storia e su un personaggio ancora più coinvolgenti. Con Pusher 3 Refn gioca invece la carta di una maggiore riflessività, aumentando progressivamente il ritmo solo nel finale. Non facendo un centro pieno come con gli altri due capitoli, ma riuscendo in ogni caso a chiudere il cerchio della trilogia in una maniera a suo modo perfetta.
La chiusura è raggelante, oltre che violenta e splatter al punto da far apparire i primi due episodi come roba per educande. Se in Frank e Tonny, benché tutto fuorché modelli di virtù, si intravedeva ancora un lampo di speranza, questo capitolo ci offre il ritratto di un uomo che, nonostante l’amore per la figlia, è desolato, prosciugato, senza più possibilità di redenzione. Ci offre il ritratto di un’umanità che, come la piscina dell’ultima inquadratura, ha ormai perso anche la sua ultima goccia di umanità.
(voto 7/10)

Post pubblicato anche su The Movie Shelter.

lunedì 22 luglio 2013

PUSHER TO THE LIMIT


Pusher
(Danimarca 1996)
Regia: Nicolas Winding Refn
Sceneggiatura: Jens Dahl, Nicolas Winding Refn
Cast: Kim Bodnia, Mads Mikkelsen, Zlatko Buric, Laura Drasbæk, Peter Andersson, Slavko Labovic, Nicolas Winding Refn
Genere: spacciato
Se ti piace guarda anche: Pusher 2, Pusher 3, Bleeder, Drive

Una settimana nella vita di un pusher. Non è un nuovo reality di Cielo, non è il sostituto di Teen Mom su Mtv, bensì è il film d’esordio di Nicolas Winding Refn. Il danese che tutti amiamo per Drive e che qualcuno, come me, allo stesso tempo odia anche per il comatoso Valhalla Rising. Prima dell’esplosione mondiale, prima del suo ingresso nella Hollywood che conta, prima della sua venerazione a livelli quasi religiosi e terrencemalickiani, tutto ha avuto inizio con Pusher.
Come anticipato, Pusher parla di un pusher, uno spacciatore, uno che si guadagna da vivere vendendo la roba. Che vi aspettavate, d’altra parte, con un titolo del genere? Un film su un chierichetto? Nel mostrarci una “tranquilla” settimana del suo protagonista, Refn non si risparmia certo. Da una materia tanto pulp, il regista ha tirato fuori un film tanto pulp con sesso (più parlato che fatto), droga e rock’n’roll, così come scatti di violenza improvvisi, qualche rissa e scene leggermente splatterose. Da una materia così pulp, volendo il Refn avrebbe potuto esagerare ancora di più, d’altra parte eravamo proprio nel mezzo dei pulpissimi anni ’90, ma il suo intento non sembra quello di voler stupire a tutti i costi per gli eccessi di quanto filma. Il danese sembra voler stupire più per la messa in scena, che per cosa mette in scena. E ci riesce alla grande.

"Cos'è, stai cercando di fare la tua versione di Blurred Lines?"
In quanto opera d’esordio, ci troviamo di fronte a un film ancora acerbo, eppure lo stile del regista emerge già con prepotenza. La primissima scena, i titoli di testa che ci introducono i personaggi con il loro nome scritto in sovrimpressione, ci riportano nel mezzo di una scelta stilistica tipicamente anni ’90. Considerata la tematica tossica, l’impressione iniziale è allora quella di potersi trovare di fronte a una copia danese di Trainspotting o poco altro. Bastano pochi minuti e l’impressione si rivela subito sbagliata. Sbagliatissima. Refn non sembra avere l’intenzione di copiare nessuno, semmai è alla ricerca di uno stile proprio. Uno stile che in apparenza può sembrare di stampo documentaristico, ma non è così. Il regista non adotta quello stile mockumentary che nel nuovo millennio avrebbe conosciuto grande fortuna. Refn segue i personaggi con macchina da presa a mano, segue da vicino il suo pusher protagonista, per fortuna evitando quell’effetto tremolante da mockumentary, appunto. Pur girando con un budget ridotto, Refn fin dal suo esordio vuole fare Cinema, grande Cinema, non robette dal sapore amatoriale. Pusher passa così dall’essere un potenziale clone pulp dei successi in auge negli anni Novanta, o dall’essere un potenziale documentario pseudo realistico sulla vita di uno spacciatore, all’essere un piccolo e prezioso saggio cinematografico su come seguire un personaggio e gettarci all’interno della sua vita. Una lezione da cui sembra aver tratto insegnamento anche il Darren Aronofsky di The Wrestler e Il cigno nero, pellicole in cui si instaura un rapporto quasi fisico tra macchina da presa e personaggio in una maniera molto vicina a quanto visto in questo Pusher.

Naturalmente questo folgorante esordio getta anche le basi per il Refn-style successivo, quello che sviluppato a dovere e con alcuni accorgimenti lo porterà a realizzare il suo capolavoro, Drive. Un elemento fondamentale nella riuscita di quest’ultimo è la scelta delle musiche. L’atmosfera electro-pop tanto anni ’80 e contemporaneamente attuale getta la pellicola in una dimensione fuori dal tempo molto originale. In Pusher invece la selezione musicale è più scontata e tipicamente anni ‘90. A tratti la soundtrack del film spacca parecchio, però non colpisce fino in fondo. Per la scena dell’inseguimento del pusher con i poliziotti, viene ad esempio usato un pezzo punk-rock; una scelta efficace, quanto prevedibile, laddove quella di Drive risulta parecchio più imprevedibile.

"Smettila Mads, non te lo do' il pugnetto!"
Altro elemento che non convince del tutto è la costruzione del personaggio protagonista, il pusher Frank, interpretato da un ottimo  Kim Bodnia, che tornerà anche nel successivo film di Refn, Bleeder. Seguiamo questo personaggio per un’intera settimana, eppure non scatta mai nei suoi confronti una vera empatia. La freddezza emotiva credo sia una scelta precisa del regista, qui anche sceneggiatore a quattro mani con Jens Dahl, però a coinvolgere maggiormente sono i personaggi secondari. Sono loro a regalare i momenti più “umani” alla pellicola: il picchiatore che confessa il suo sogno di aprire un ristorante, o la prostituta innamorata del pusher Frank, così come la madre dello spacciatore che cerca di aiutarlo finanziariamente, e una maggiore umanità la si ritrova persino nella sbruffonaggine del suo amico Tonny, interpretato dal sorprendente esordiente Mads Mikkelsen, che ritroveremo protagonista assoluto di Pusher II. Una freddezza emotiva che verrà risolta in Drive in maniera non ruffiana o cuoriciosa, solo regalando al protagonista Driver un maggiore sentimentalismo. Rendendolo più umano, “a real human being, and a real hero”.

Il finale di Pusher è sospeso, proprio come quello di Drive. Laddove quest’ultimo lascia però con la sensazione di aver assistito a qualcosa di pienamente riuscito e con un gusto buono, Pusher lascia un po’ l’amaro in bocca. Un esordio folgorante, un talento registico genuino da tenere d’occhio, ma anche l’impressione che manchi qualcosa. Col senno di poi, possiamo comunque dire che Refn con Drive riuscirà a portare a completo compimento quanto di buono mostrato con un esordio che, sempre col senno di poi, non si è rivelato un fuoco di paglia, ma una fiamma pronta a divampare.
(voto 8-/10)

A domani, con nuove recensioni refniane che fanno parte della Refn Week.


Post pubblicato anche su L'OraBlù, corredato dal minimal poster creato per l'occasione da C[h]erotto, e postato, tanto per esagerare, pure su The Movie Shelter.


mercoledì 22 maggio 2013

HANNIBAL THE CANNIBAL VS. LEONARDO DA VINCI


"Non pensavo fosse tanto tenera la carne di Cannibal Kid..."
Hannibal
(stagione 1, stagione 1, episodi visti 1-3)
Sviluppata da: Bryan Fuller
Ispirata a: Il delitto della terza luna - Red Dragon di Thomas Harris
Rete americana: NBC
Rete italiana: non ancora arrivata
Cast: Hugh Dancy, Mads Mikkelsen, Laurence Fishburne, Caroline Dhavernas, Hettienne Park, Lara Jean Chorostecki, Kacey Rohl
Genere: (poco) cannibale
Se ti piace guarda anche: Red Dragon, Hannibal (film), Criminal Minds, CSI

Non ti trovo così interessante,” dice il profiler dell’FBI Will ad Hannibal Lecter.
Lo farai,” gli risponde Lecter.

Ecco, io sto ancora aspettando di trovarti interessante, caro Hannibal.

"Chi se magna, stasera? Volevo dire: che si magna, stasera?"
La puntata pilota della serie parte anche bene. I primi 20 minuti tra visioni e omicidi sono ben realizzati e il protagonista Will è ottimamente interpretato da Hugh Dancy. Certo, il personaggio è quello solito del tipo mezzo autistico mezzo genio che riesce a entrare nella mente dei serial killer come nessun altro. Peccato che prima di lui ci siano stati quelli di Criminal Minds, Perception e mille altre serie simili, però le cose sembrano quasi interessanti. Almeno per essere l’ennesimo milionesimo crime della tv americana.
Il problema di Hannibal è quando entra in scena… Hannibal.
Mads Mikkelsen bravo in Pusher, bravissimo in Pusher II, ancora più bravo ne Il sospetto, per carità, però come Hannibal the Cannibal Lecter proprio no. Non c’azzecca una mazza. È pauroso come un Pokemon e, come al solito, si finisce per rimpiangere Anthony Hopkins nel solo e unico vero Hannibal Lecter della Storia, quello de Il silenzio degli innocenti. Tutti gli altri, compreso lo stesso Hopkins in Hannibal (il film) e Red Dragon, se li magna a colazione. Letteralmente.
Quanto a me, magari proverò a dare ancora un’opportunità a questa serie, che nei prossimi episodi potrebbe migliorare, anche se certo l'autore Bryan Fuller sembrava molto più a suo agio con le atmosfere zuccherose e favolistiche di Pushing Daisies che non qua. Staremo a vedere... Per adesso la mia fame cannibale non è stata soddisfatta. Dateme da magnà!
(voto 5,5/10)



Da Vinci’s Demons
(serie tv, stagione 1, episodi visti 1-3)
Creata da: David S. Goyer
Rete americana: Starz
Rete italiana: Fox
Cast: Tom Riley, Laura Haddock, Elliot Cowan, Eros Vlahos, Gregg Chillin
Genere: (anti)storico
Se ti piace guarda anche: True Blood, Il codice da Vinci, I Borgia

Certo che questi autori di serie tv si sono impigriti parecchio. Hanno resuscitato da un altro telefilm Carrie Bradshaw di Sex and the City, riportandola in vita e in versione teenager nella serie più puccettosa dell’anno, The Carrie Diaries. Quindi hanno fatto lo stesso, questa volta con un personaggio letterario e soprattutto cinematografico storico come il Norman Bates di Psyco nell’intrigante Bates Motel. Di Hannibal ne abbiamo parlato sopra, e ora che altro si sono "inventati"?
Hanno deciso di fare una serie tv pure su Leonardo da Vinci.
Leonardo da Vinci che io ricordavo così…

"La passione dell'animo caccia via la lussuria."

E che invece per la tv americana è diventato così…

"Hey puttanelle, che si dice?"

Oltre alla sua immagine, anche la figura di Leonardo da Vinci è stata “leggermente” romanzata. Che sia stato un inventore e artista geniale, è cosa conclamata e nota a tutti. Nella serie, il bel Leo è però anche un rubacuori, un tizio avventuroso e combattivo, che sa fare a botte, risolve misteri e lotta contro le ingiustizie manco fosse un incrocio tra un detective e un supereroe. Una versione da fan fiction della vera vita di Da Vinci, in pratica.

Una tipica giornata di duro lavoro nella vera vita di Leonardo da Vinci.
Dietro alla fantasiosa, mooolto fantasiosa serie Da Vinci’s Demons c’è David S. Goyer, che nonostante il cognome non ha nulla a che vedere con il sottoscritto Marco S. Goi e non riceverà quindi trattamenti di favore. David S. Goyer che è noto per la sceneggiatura di Batman Begins, ma è anche autore della prescindibilissima copia di Lost FlashForward, dell'inutile Blade ed è il regista di una porcheria come l’horror Il mai nato. Uno che insomma ne sbaglia più di quante ne azzecca, ma questa sua nuova creatura non è nemmeno tra le cose più malvagie che ha realizzato. Da Vinci’s Demons ha anzi un pilot molto accattivante e divertente, soprattutto grazie al suo inverosimile quanto idolesco protagonista interpretato da Tom Riley, non un attorone però piuttosto calato nel personaggio.

Meno convincenti risultano invece i personaggi di contorno. La figa di turno Laura Haddock, ad esempio, non mi piace granché, troppo fotocopia di Angelina Jolie. Quanto al suo personaggio, Lucrezia Donati è stata veramente amante di Lorenzo de’ Medici, mentre riguardo ad eventuali rapporti carnali con Leonardo il piacione credo siano tutta un’invenzione della fiction americana.
Il divertimento all’inizio in questa serie c’è anche, ma già a partire dalla seconda puntata gli intrighi a mezza strada tra film in costume e roba alla Dan Brown cominciano a provocare qualche sbadiglio. Lo spasso di vedere cos’altro faranno combinare a questo Super Leonardo da Vinci comunque rimane. E prima o poi credo lo faranno pure volare come Superman. Confidiamo fiduciosi nel potere del trash!
(voto 6- alla serie
voto 8 al trash)



martedì 23 aprile 2013

MEN AT FORD



"Ford, se non m'hai messo al primo posto giuro che divento un lettore cannibale."
Bentornati, lettori e lettrici, per un'altra due giorni dedicata ad uno dei passatempi preferiti del Saloon: Blog War - in questo caso addirittura doppia - a massacrare senza tregua quel pusillanime del mio antagonista, Cannibal Kid.
passare un'intera
Se la scorsa settimana abbiamo dedicato lo scontro alle attrici che più ci rappresentano, questa volta tocca agli attori fare bella mostra di capacità, talento o anche semplicemente simpatia o affezione scatenata in noi nel corso della vita da spettatori.
E prima che domani vi travolga la decisamente troppo seriosa ed autoriale lista cannibale, conviene che vi divertiate con quella decisamente più lavoratrice, proletaria e pane e salame proposta dal sottoscritto.

La Blog War della settimana scorsa dedicata alle attrici preferite da noi due bloggers, il sottoscritto Cannibal Kid e il sottosviluppato Mr. James Ford, ha creato una profonda divisione.
Tra chi si è schierato dalla parte di uno e chi dell’altro?
No, tra noi due e tutto il resto dei bloggers che ha massacrato le nostre scelte.
Non paghi di ciò, torniamo questa settimana alla carica con una nuova Blog War, destinata ancora una volta a fare discutere. Una sfida dedicata agli attori: i miei preferiti li scoprirete domani, oggi tocca ai macho macho men fordiani.
Cannibal Kid

Marlon Brando
"Hey Cucciolo Eroico, visto che classifica per soli duri oggi?"

"Come sono finito in una lista fordiana? Come???"
MR. FORD Non potevo non cominciare da quello che è il numero uno assoluto di tutti i tempi, l'attore simbolo del Cinema Usa e non solo, uno degli uomini più affascinanti ed animaleschi che abbia mai visto dentro e fuori lo schermo, in grado di esercitare il suo carisma fisico su qualunque cosa cammini su questa palla di fango: Marlon Brando.
Dal suo leggendario Kowalski di Un tram che si chiama desiderio - chiunque, Stella o no, sarebbe sceso da quella scala, se fosse stato chiamato da lui - al Colonnello Kurtz di Apocalypse now, passando per Don Vito Corleone o ruoli meno noti come quelli ricoperti nei western I due volti della vendetta - di cui firmò anche la regia - e Missouri, l'omone di Omaha è da sempre il mio riferimento assoluto, simbolo soprattutto di magnetismo, oltre che di talento grezzo e ruvido ma assolutamente cristallino.
Meridiano di sangue di Cormac McCarthy, il romanzo che più di ogni altro ho sognato di vedere proposto al Cinema, nella mia idealizzazione avrebbe proprio lui come protagonista nel ruolo del giudice Holden, che avrebbe ricalcato senza dubbio i fasti di Kurtz e del cuore di tenebra.
Un attore mitico, una leggenda che nessuna proposta del mio antagonista potrà mai eguagliare.
"Giovane lettore cannibale, non vedi l'ora che arrivi domani, vero?"
"Si, Padrino."
"Picciotti, fatelo sparire!"
Interpretazioni top: Apocalypse now, Ultimo tango a parigi, Un tram che si chiama desiderio, Il padrino
CANNIBAL KID Ma che bella dichiarazione d’amore, d’amore fisico non platonico nei confronti di
Marlon Brando da parte di Ford, che evidentemente s’è fatto prendere dal testosterone anche questa settimana, ancor più di quella passata.
Riguardo a Brando certo, è un attore fenomenale, però personalmente non è mai stato tra i miei preferiti. Quel suo fascino da duro del roadhouse su di me non ha mai avuto presa. L’unica sua intepretazione che ho amato (io platonicamente, specifico) è quella in Apocalypse Now. Sarà perché appare giusto per pochi minuti?
MR. FORD Non è possibile non dichiarare il proprio amore per Marlon Brando. Sarebbe come non dichiararlo per il Cinema. Pratica cui il mio antagonista ci ha, del resto, abituati da tempo.





Sylvester Stallone


"Se io posso cambiare, e voi potete cambiare... tutto il mondo può cambiare.
Tranne l'Italia..."
MR. FORD Nel momento in cui, con Peppa Kid, si è deciso di muoverci nell'ambito attoriale per la nostra nuova Blog War, ho pensato che il vecchio Sly sarebbe stato letteralmente perfetto come cavallo di battaglia per la compagine fordiana: di certo non possiamo parlare di un attore dotato dello stesso talento di altri presenti in questa decina, eppure più di ogni altro è stato quello che ha definito la mia infanzia ed i primi pomeriggi in sala con mio padre - ricordo ancora i brividi alla morte di Apollo in Rocky IV -. In qualche modo, se Clint Eastwood è un pò un nonno cinematografico, il buon Sly assume il ruolo di papà - curioso, tra l'altro, che condivida proprio con il mio vecchio l'anno di nascita - agli occhi del sottoscritto, che l'ha visto cadere e rialzarsi prima sullo schermo e dunque rispetto al successo - gli anni novanta e i primi zero sono stati pessimi, per il Nostro, rifattosi solo di recente con il grande ritorno da Expendable -.
Quello che mi è sempre piaciuto, dello Stallone italiano, è stato il cuore che l'attore - e sceneggiatore, ricordiamolo - ha sempre messo in ogni pellicola che l'ha avuto come protagonista o regista, partendo dal nulla proprio come il suo personaggio più riuscito - il mitico Rocky Balboa - ed arrivato a conquistare le stelle di Hollywood.
Interpretazioni top: Rocky, Rocky Balboa, Rambo, Expendables, Expendables 2, Over the top
"Domani gli attori cannibali vi spiezzeranno in due!"
CANNIBAL KID Stallone ovviamente non poteva mancare nella lista fordiana. A dirla tutta, lui l’avrebbe anche incoronato al numero 1, però poi ha deciso di contenere il suo fanatismo da groupie anni Ottanta e l’ha limitato a un comunque generosissimo secondo posto. E mettere Stallone tra Marlon Brando e Al Pacino fa la stessa impressione di vedere Gattuso in una lista dei migliori giocatori tra Maradona e Pelé, ma tant’è, il mio blogger rivale ci ha ormai abituati a queste fordianate.
Stallone non può mancare in una lista fordiana, così come io allo stesso tempo non posso considerarlo un vero attore. Alla fine, Sly non recita, ma fa sempre la stessa parte, la parte dello Stallone. Difficile, vero? In ciò rappresenta bene l’immobilismo degli attori e del blog di Ford contro gli attori che proporrò domani, camaleontici e in costante mutazione così come i sempre variegati post di Pensieri Cannibali.
Stallone comunque è il solo vero action hero presentato da Ford, ma io in esclusiva vi posso mostrare la bozza della prima lista di attori (?) che aveva pensato di inserire, ma poi per vergogna ha ritirato:
1) Sylvester Stallone
2) Arnold Schwarzenegger
3) Jean-Claude Van Damme
4) Steven Seagal
5) Chuck Norris
6) Dolph Lundgren
7) Dwayne “The Rock” Johnson
8) John Cena
9) Jackie Chan
10) David Bautista
MR. FORD Sapevo già che Peppa Kid avrebbe reagito in maniera scomposta all'inserimento di Sly, quindi sono più che preparato, da buon paladino del pane e salame che fronteggia il paladino del radicalchicchismo.
Sly tra Brando e Pacino è come il lavoratore del campo che permette ai fuoriclasse di portarsi a casa fior di Palloni d'oro, l'uomo che si porta sulle spalle la fatica della squadra, il proletario del Cinema.
Ma che ne capisce, Sangue Blu Kid!?
CANNIBAL KID In pratica, senza tanti giri di parole, quello che si definisce… uno scarpone!
MR. FORD Esatto, uno scarpone pronto a finire nel deretano di Peppa Kid!

Al Pacino
Al Pacino apprende di essere nella classifica degli attori di Ford. Dietro a Stallone.


"Tronista Al, c'è un corteggiatore per te: fate entrare Mr. Ford!"
MR. FORD Direi che, tra tutti gli attori scelti dal sottoscritto per questa sua sfavillante decina, quello che necessita di meno presentazioni è il buon Al Pacino, vecchio leone sulla cresta dell'onda da cinquant'anni che ha regalato, decennio dopo decennio, interpretazioni mitiche una dopo l'altra.
Dai tempi di Cruising e Quel pomeriggio di un giorno da cani passando per cult che hanno influenzato intere generazioni come Scarface o Carlito's Way, Pacino è stato uno dei cardini del Cinema USA di tutti i tempi, e nonostante negli ultimi tempi si sia almeno in parte "denirizzato", restano nella memoria pezzi di storia come il suo Michael Corleone, il Tony D'Amato di Ogni maledetta domenica, Lefty Ruggero di Donnie Brasco o Vincent Hannah in Heat - La sfida.
Talento esplosivo e sopra le righe proprio come piace al Saloon, un mattatore di quelli che Peppa Kid si può solo sognare.
Interpretazioni top: Il padrino, L'avvocato del diavolo, Ogni maledetta domenica, Scarface, Carlito's Way, Heat - La sfida
"Va bene, Cannibal. Quando voglio finire in una lista seria chiamo te."
CANNIBAL KID Al Pacino è indiscutibilmente un grandissimo attore, uno dei migliori di sempre. Di certo.
Però che scelta banale!
Tanto per fare una citazione (molto fordiana) di Jack Black in Alta fedeltà: ci vuoi mettere anche i Beatles? Che ne dici del fottuto Beethoven?
Che dire poi della sua recente agghiacciante parte in Jack e Jill con Adam Sandler che è valsa ad Al Pacino un (meritatissimo) Razzie Award come migliore attore non protagonista? Per carità, non cancellerà tutte le sue ottime interpretazioni, però ci va vicino… E non può nemmeno prendersela con nessuno, visto che interpreta se stesso. Come Ford, che per la scontatezza della sua lista non può accusare altri che Ford.
MR. FORD Direi che a questo punto, dato che il classico è diventato scontato e monotono, occorrerà gettare via gente come Chaplin, Welles, o perfino Kubrick. In fondo, sarebbe scontato considerarli tra i migliori registi della Storia, no!?
CANNIBAL KID Certi nomi lo sappiamo già tutti che sono bravi. Visto che queste liste sono un gioco, per quanto sanguinoso e mortale, un po’ di fantasia in più nelle scelte non guasta. Inserire Stallone tra i migliori attori invece non la chiamerei fantasia, quanto ribaltamento della realtà ahahah!

Tom Cruise
"Rispetta il Cannibale e doma il Ford!"

"Sono finito in una lista con i vecchietti fordiani? Mannaggia a lui!
Ecco perché sto improvvisamente cominciando a perdere i capelli..."
MR. FORD Ammetto che il buon Tom, divo simbolo degli anni ottanta, sia completamente pazzo. Eppure non sono mai riuscito davvero a volergli male, e continuo a considerarlo un professionista come pochi ne esistono in tutta la settima arte, uno di quelli che è il primo a rompersi il culo quando serve, nonostante tutti gli eccessi di divismo ed un ego in grado di rivaleggiare con quello del mio antagonista.
Cimentatosi in generi cinematografici completamente diversi tra loro, blockbuster selvaggi e titoli d'autore, è riuscito a passare da Kubrick e Scorsese fino a tamarrate come Cocktail senza colpo ferire, senza contare di essere stato il volto di una generazione con Top Gun prima di diventare una vera e propria icona.
Io, al vecchio, pazzo Tom, voglio bene. E mi basta pensare a Magnolia o Intervista col vampiro per considerarlo ben oltre la maggior parte dei suoi colleghi.
Interpretazioni top: Magnolia, Intervista col vampiro, Top Gun, Il colore dei soldi
"Oh, con questi addosso almeno non vedo le ridicole accuse cannibali!"
CANNIBAL KID Anche a me piace Tom Cruise. Perché a me agli antipatici piacciono. Ford che domani mi accuserà di presentare diversi attori scontrosi ed egocentrici, ha però deciso di sceglierne uno che a livello di egomania batte tutti, me compreso, e che per odiosità al confronto persino la sua ex Nicole Kidman appare Miss Simpatia.
Al di là della sua fissa per Scientology, delle sue manie di protagonismo, o del suo recitare quasi sempre troppo sopra le righe, l’unica cosa che non mi piace di Tom Cruise è la piega che ha preso la sua carriera negli ultimi anni. Dopo l’ottima interpretazione, la sua migliore dopo quella mitica in Magnolia, in Collateral, vergognosamente dimenticato da Mr. Arteriosclerosi Ford, non ha più infatti girato niente di memorabile e anziché dedicarsi al cinema d’autore come la parentesi con Stanley Kubrick e Paul Thomas Anderson poteva suggerire, continua a sfornare blockbusteroni commerciali (ma sempre meno commercialmente fortunati), per cui ormai è troppo vecchio. Come Ford alle prese con il mondo per lui sempre più incasinato di internet.
MR. FORD La realtà dei fatti è che il buon Peppa Kid, l'unico uomo al mondo a possedere un ego più grande di quello di Tom Cruise, avrebbe voluto inserire Mr. Top Gun nella sua lista, ma non ne ha avuto il coraggio, considerato il fatto che una scelta del genere avrebbe messo a rischio la scontatezza giovanilistica - o presunta tale - della sua lista.
CANNIBAL KID Il protagonista di Risky Business - Fuori i Ford… i Cannibali ballano in quanto a giovanilismo ci sarebbe anche stato, almeno in memoria del suo glorioso passato. Se è rimasto fuori è semmai perché il suo ego avrebbe rischiato di offuscare il mio eheh!

Christoph Waltz
"WhiteRussian? Ma per carità! Non c'è niente di meglio di una bella birra fresca."


"La tua lista è deboluccia, Ford, vuoi chiedere l'aiuto da casa?"
MR. FORD Salito alla ribalta delle cronache per la collaborazione con Tarantino, l'attore austriaco negli
ultimi anni ha rivelato al grande pubblico tutte le sue incredibili doti. E se in Bastardi senza gloria lasciava a bocca aperta, nel più recente Django Unchained il buon Christoph è riuscito a fare anche di meglio, confezionando per l'audience un personaggio che è destinato a diventare cult, oltre ad essere, di fatto, il vero protagonista dell'immenso lavoro dell'altrettanto mitico Quentin.
Dalla mimica alla postura, un attore in grado di bucare lo schermo solo ed esclusivamente con il suo talento, senza contare per nulla su una prestanza fisica da modello o artifici di questo genere tipici delle liste cannibali.
Interpretazioni top: Bastardi senza gloria, Carnage, Django Unchained
"Adesso te la prendi pure con me? Cannibal, te possino..."
CANNIBAL KID Certo che Ford è proprio un burlone. La settimana scorsa accusava Uma Thurman di essere unicamente legata alle pellicole di Tarantino, e poi questa settimana Mr. Coerenza cosa fa? Ci propone Christoph Waltz. E cos’ha fatto costui all’infuori delle ottime prove nei film di Quentin?
L’unico altro suo film degno di nota è Carnage, che tra l’altro Ford ha odiato, e poi? Robe come I tre moschettieri e Come l’acqua per gli elefanti al fianco di Robert Pattinson, il grande escluso dell’ultima ora dalla lista fordiana.
Un po’ poco persino per un Tarantino fan come me per poterlo inserire tra gli all time favorites…
MR. FORD Anche Cannibal è proprio un burlone. La settimana scorsa difendeva le sue divette da strapazzo a suon di premi raccolti, e dunque anche io segnalerò con molto garbo i due Oscar portati a casa dall'attore austriaco.
Più o meno gli stessi che tutti gli attori della sua lista riescono a totalizzare in gruppo.

Paul Newman


"La classifica di Ford? Che depressione. S'è pure messo a piovere..."
MR. FORD Non dovrebbero esserci presentazioni, per un tipo come Paul Newman.
Semplicemente, parliamo di uno dei più grandi attori - e signori - del Cinema della Storia, un uomo tutto d'un pezzo come non se ne fanno più, capace di portare sullo schermo e fuori valori solidi e di raccontare allo stesso tempo il dramma dei losers, pur essendo in tutto e per tutto un vincente.
Butch Cassidy, Nick Mano Fredda, La stangata, Il verdetto, per non parlare della straordinaria doppietta de Lo spaccone e Il colore dei soldi, che gli valse l'agognato Oscar e che lo vide accanto a Tom Cruise, Paul Newman, nel mio cuore, è secondo soltanto a Marlon Brando, nonchè sul podio dei miei attori di tutti i tempi accanto ad un altro idolo che seguirà appena oltre.
Un mito di quelli veri che i pupazzetti made in Coniglionelandia non potranno mai e poi mai eguagliare.
Interpretazioni top: Il colore dei soldi, Lo spaccone, Butch Cassidy, La stangata
"Cannibale, ti pago per tacere. Due dollari. No, mi spreco, facciamo tre."
CANNIBAL KID Paul Newman non m’ha mai detto niente. E sarà perché hanno girato insieme alcuni dei
loro film più celebri o perché fisicamente si assomigliano, ma l’ho sempre confuso con Robert Redford. Anche quest’ultimo non mi entusiasma molto, però preferisco il Sundance Kid a Newman se non altro per aver creato il Sundance festival.
Bell’uomo e tutto, il Newman, però come attore da quel che ho visto non mi sembra fosse così fenomenale. Non avendo visto la gran parte dei suoi film preferisco in ogni caso non sbilanciarmi troppo. Di certo c’è che i film che ha intepretato, tutti o quasi orientati verso il fordismo più estremo, non m’hanno mai attirato ad approfondire la sua conoscenza. Sorry Newman, sei stato troppo un attore da Oldman Ford.
MR. FORD Non dovrei neppure replicare, ad un commento bestiale come questo. Chi ama il Cinema ama Paul Newman, e non dovrebbero essere ammesse repliche.
Poi, certo, il piccolo Kid non considera nulla che sia venuto prima della data della sua nascita - che ormai comincia ad essere clamorosamente lontana -, dunque per certi versi non c'è da stupirsi troppo: ma questo mi pare davvero oltre ogni limite di decenza.

Steve McQueen


"Guida Ford? Meglio allacciarsi bene il casco!"
MR. FORD Ed eccolo, il terzo mito assoluto di casa Ford. Stile, talento, follia, tutte in un uomo che, come Brando e Newman, è stato simbolo di una grandezza che difficilmente rivedremo sullo schermo, riuscendo a passare dallo status di attore a quello di vera e propria leggenda.
Spericolato, tosto, fighissimo, uno di quelli cui affideresti la tua vita e ai quali volteresti le spalle. Sempre.
Senza contare che parliamo del volto di Junior Bonner, uno dei personaggi che ho amato di più in tutta la mia storia di spettatore, "l'uomo che tiene i cavalli", il simbolo della Frontiera per come la intendo e l'ho sempre intesa.
Interpretazioni top: Getaway, Bullit, L'ultimo buscadero, La grande fuga, I magnifici sette
Steve McQueen cerca la grande fuga dalla lista di Ford.
CANNIBAL KID Certo che avere dei miti in comune con Vasco Rossi non è proprio una bella cosa, caro
il mio Mr. Ford…
Simbolo della vita spericolata e del fordismo sfrenato, come attore mi sembra sia stato pure lui parecchio meno memorabile. Come già per Paul Newman comunque ho visto troppi pochi suoi film per giudicare la sua carriera nel complesso. Tra gli spericolati però gli preferisco di certo James Dean, più idolesco come personaggio e da quel che ho visto molto più talentuoso come attore, che però quel grattachecca di Ford giudicherà troppo fichetto per i suoi gusti.
MR. FORD Jimmy Dean è un mito, una leggenda, senza dubbio un riferimento molto più importante di quelli che verranno citati domani nella lista del mio antagonista, ma Steve McQueen non solo lo supera, ma riesce perfino a doppiarlo: un uomo che è stato simbolo di stile, classe, palle quadrate e coolness come se piovesse che i posticci idoli cannibaleschi possono solo e soltanto sognarsi.
E il fatto che il Cucciolo non conosca bene la sua filmografia dovrebbe essere un buon motivo per chiudere qui la disputa e mandarlo dritto a letto senza cena.

Mads Mikkelsen


"Ueeè, ueeè. Questa lista non mi commuove, mi fa proprio piangere."
MR. FORD Uno degli attori fordiani per eccellenza degli ultimi anni è stato senza dubbio Mad Mikkelsen, strambo personaggio venuto dal Nord che, ben prima di godere del successo ad Hollywood e di ruoli di primo piano come quello del cattivo di 007 - Casinò Royale era stato apprezzato da queste parti grazie a perle come la trilogia di Pusher firmata da Nicolas Winding Refn ed il cult del Saloon Le mele di Adamo, amatissimo da queste parti e proposto ad ogni nuovo membro della cerchia di casa Ford.
Ovviamente, un altro ruolo che lo ha reso ancora più mitico è stato quello di One Eye in Valhalla rising, sempre di Refn, una delle pellicole più osteggiate di sempre dal mio rivale, viaggio iniziatico dalla bellezza sfolgorante che ha reso il giusto onore a questo guerriero del grande schermo.
Interpretazioni top: Le mele di Adamo, Pusher, Valhalla rising
"Mmm, delizioso questo Cannibal Kid."
CANNIBAL KID Ho detestato l’interpretazione del Mads in Valhalla Rising, uno dei film più noiosi nella
storia del cinema. Va bene che interpretava un personaggio mono occhio, però essere monoespressivo non credo fosse scritto nella sceneggiatura… Sceneggiatura? Perché, Valhalla Rising aveva anche una sceneggiatura?
Vista la mia grande apertura mentale, ho invece cambiato idea su di lui vedendolo in A Royal Affair e con Il sospetto mi è venuto il sospetto che mi potesse piacere, come attore.
Poi adesso l’ho visto nei panni del Dr. Lecter nella nuova serie Hannibal e il dubbio m’è subito andato via. Questo danese non è certo un cane, ma prima di essere anche solo lontanamente al livello di un Anthony Hopkins deve ancora farne di strada. Davvero tanta. D’altra parte Cannibali si nasce, non si diventa.
MR. FORD Ovviamente un attore poco convenzionale e poco divo come il ruvido Mads non poteva che essere criticato da quell'oscurantista del Cannibale, che finirà per essere ghigliottinato dalla forza dirompente dell'illuminismo fordiano.


Ryan Gosling


"Oh no, c'è un vecchietto che blocca tutto il traffico...
Dai, Ford: vai avanti!"
MR. FORD Così come è stato per le attrici, anche per gli attori in casa Ford il giusto spazio va lasciato anche ai giovani talenti, e tra Tom Hardy e Ryan Gosling alla fine l'ha spuntata quest'ultimo, vuoi per il suo ruolo in Drive - cult assoluto non solo degli ultimi anni, a mio parere -, vuoi perchè siamo quasi coetanei e vuoi perchè entrambi, fedeli al già citato Drive, sfoderiamo la Natura di predatori tipica degli scorpioni.
Come se non bastasse, anche il buon Ryanone mi pare un tipo pane e salame, oltre che appassionato di pesi e palestra come il sottoscritto.
Unico appunto: sarebbe meglio guidasse lui, in un ipotetico inseguimento in auto. A meno che non si tratti di mettere sotto il Cannibale, in quel caso mi offrirei ben volentieri volontario.
Interpretazioni top: Drive, Le idi di marzo, Half Nelson, Lars e una ragazza tutta sua, The believer
"Ryan, dici che Ford nella sua lista di attrici voleva mettere anche la Canalis?"
CANNIBAL KID Unico nome della decina fordiana che sarebbe stato molto più a suo agio nella lista
giovane e trendy cui assisterete domani. Alla fine ho deciso di escluderlo proprio perché la sua unica pecca è quella di essere apprezzato pure da Ford. Oh, nessuno è perfetto e anche il Gosling un difetto lo doveva pur avere…
Qualcuno potrà dire che ha ancora molto da dimostrare, che il personaggio di Drive potrebbe incasellarlo a interpretare sempre lo stesso tipo di personaggi, che a livello di espressività non è proprio il top player in circolazione, ma io non lo farò. Anche perché stare in questa decina, in cui mi sembra un pesce fuor d’acqua, è per lui una punizione già troppo pesante.
MR. FORD Dopo tanto inutile dibattersi e fingere, finalmente l'ammissione della qualità della lista del sottoscritto, nonostante avvenga per mano del meno navigato degli attori inseriti: potere dello scorpione!

Vittorio Gassman


"Hey Vittorio, l'abbiamo sorpassato Ford?"
"Sorpassato? Quello va talmente lento che non vedo più manco dov'è..."
MR. FORD A chiudere la già mitica decina fordiana non poteva mancare un esponente del Cinema made in Italy, un'icona dei tempi che furono - e non solo - protagonista di gemme che hanno fatto la Storia della nostra settima arte, nel mio cuore insidiato solo ed esclusivamente dall'Albertone Nazionale, sconfitto sul filo di lana proprio dal mitico Vittorio Gassman anche grazie alle interpretazioni di respiro internazionale di quest'ultimo.
Talento, eleganza, fascino e molta ironia per quello che è uno dei volti più importanti che in un'epoca di grandezza il Cinema italiano abbia regalato al mondo, perfetto sia per i ruoli comici che per quelli drammatici.
Senza contare che, pur essendo piuttosto altezzoso, riusciva a dare comunque l'impressione di essere pane e salame. Al contrario del mio antagonista e dei suoi attori.
Oggi Vittorio Gassman, domani la vittoria del Cannibale.
Interpretazioni top: La grande guerra, Il sorpasso, I soliti ignoti, Un matrimonio, L'armata Brancaleone.
CANNIBAL KID Grazie Ford per avermi risparmiato Alberto Sordi, che mi avrebbe costretto  a una scontata replica morettiana. Vittorio Gassman, se non altro, è stato un vero attore. Detto questo, non mi è mai piaciuto, non mi ha mai entusiasmato, mi è sempre sembrato troppo teatrale e compiaciuto della sua stessa bravura. E poi Ford hai da ridire sulla megalomania mia e dei miei attori…
Quanto a voi, cari lettori, piaciuta questa lista?
Ma allora ve lo meritate, James Ford!
MR. FORD Se Gassman era compiaciuto, come vogliamo collocare i tuoi spocchiosi giovincelli di belle speranze di domani!? Dritti nell'Olimpo dei maniaci del protagonismo di questo e dell'altro mondo!? Ahahaahah!

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