Visualizzazione post con etichetta maps to the stars. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta maps to the stars. Mostra tutti i post

lunedì 29 dicembre 2014

I QUASI MIGLIORI FILM DEL 2014 (ALMENO SECONDO PENSIERI CANNIBALI)





La classifica di Pensieri Cannibali più attesa dell'anno è arrivata.
Va beh, la più attesa giusto dopo quella delle gnocche.
Quali sono stati i film dell'anno secondo questo blog?
Un'altra domanda: questa premessa la leggerà qualcuno, oppure se scrivessi ZHSREJIDSXJ ewfoghgppuhfiupRGJPRòJIREGSSJGPJGGRJRKRLGJSHGRfrpghihgrlgnrejlqagkglkerkhgelrjgjgrkegrògjgrròojgp4grehjptehphjoethpjhitphjitpthijhipeUREOGNUQSPFJGPEHJOJJSAADFDSAZZOGJTIKHTIfrgjphtttttttttttttttttttjòsèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèlddfiiiiiiiiiiiiiiiiiiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhh
nessuno ci farebbe caso?

Penso la seconda, perché so già che sarete corsi tutti a scorrere le posizioni della lista. Prima di scoprire la Top 10 vi tocca però pazientare ancora un poco, perché oggi vanno in onda i piazzamenti dalla 20 alla 11.
Occhio che a tenervi compagnia ci sono anche i poster delle pellicole personalizzati da Pensieri Cannibali.


mercoledì 24 settembre 2014

MAPS TO THE STARS, MAPPANDO CON LE STELLE





Maps to the Stars
(Canada, USA, Germania, Francia 2014)
Regia: David Cronenberg
Sceneggiatura: Bruce Wagner
Cast: Mia Wasikowska, Julianne Moore, John Cusack, Robert Pattinson, Evan Bird, Olivia Williams, Sarah Gadon, Carrie Fisher, Emilia McCarthy, Niamh Wilson, Justin Kelly, Jayne Heitmeyer
Genere: stellare
Se ti piace guarda anche: The Canyons, Cosmopolis, The Informers – Vite oltre il limite

Maps to the Stars è un film superficiale e allo stesso tempo è un film stratificato.
Maps to the Stars è un classico film di David Cronenberg anche se a prima vista non sembra per niente un classico film di David Cronenberg.
Maps to the Stars è un film che qualcuno ha sbeffeggiato/sbeffeggerà e qualcuno ha eletto/eleggerà a capolavoro come e più del precedente Cosmopolis.
Maps to the Stars è una contraddizione vivente e anche questa frase è una contraddizione, poiché un film non può essere considerato qualcosa di vivente. Oppure sì?

Dentro Maps to the Stars c'è vita, per quanto tutto appaia artificiale. La vita delle star di Hollywood è così. Probabilmente è così, non posso dirlo con certezza. Sono mica una star di Hollywood, io. Se volete delle conferme andate a chiederlo a Robert Pattinson, o a Julianne Moore, o a John Cusack, o a Mia Wasikowska, le star di questa mappa delle star. Oppure andate a chiederlo a David Cronenberg, che a girare questa pellicola dev'essersi divertito un mondo, pigliando allegramente per i fondelli il mondo dello star-system.
Qualcuno potrà dire che il grande regista canadese ormai ultrasettantenne si è bevuto il cervello. Dopo aver visto l'orripilante A Dangerous Method qualche dubbio l'ho avuto pure io. Invece no. Cosmopolis era confuso, pieno di dialoghi assurdi tratti dall'assurdo romanzo omonimo di Don DeLillo, eppure aveva una sua forza visiva e riusciva in qualche modo a riflettere l'assurdità del mondo della finanza attuale, così come l'assurdità del mondo attuale in generale. Non si trattava di un lavoro del tutto riuscito, così come Maps to the Stars non appare del tutto riuscito. Allo stesso tempo, questo suo ultimo lavoro possiede ancora più del precedente una terribile forza vitale. Una spinta creativa che da un autore di 71 anni che al Cinema ha già dato molto non ci si aspetterebbe. Un autore che guarda al suo passato, soprattutto quello più recente, con un'ironica citazione di Cosmopolis: se in quel film Robert Pattinson, il suo nuovo attore feticcio (ma peeerché?) stava un'intera giornata dentro una limousine come passeggero, qui lo ritroviamo di nuovo a bordo di una limo, ma questa volta come autista. Ma soprattutto, Cronenberg è un autore che guarda al presente. La pellicola prende di mira l'ambiente hollywoodiano attuale in un sacco di modi e contemporaneamente il Cronenberg non manca di ironizzare anche su se stesso: “Un regista che ha fatto degli strani film, molto applauditi ma strani,” dice un giornalista durante un'intervista,” e non possiamo che pensare si riferisca a un regista come lui. Uno che oggi, tra Cosmopolis e questo Maps to the Stars, magari ci proporrà dei film più patinati, visivamente puliti e precisini e con dei cast super glamour rispetto al passato, ma pur sempre dei film strani.

I bersagli dell'ironia cronenberghiana, o meglio dello script di tale Bruce Wagner, sono molteplici. Un po' stereotipati, se vogliamo, ma alcuni capaci di regalare parecchie sorprese, soprattutto nel finale. Una serie di personaggi le cui vite sono intrecciate e che possiamo immaginare come delle figure piuttosto facili da incontrare, se si ha la fortuna (o la sfortuna, a seconda dei punti di vista) di passeggiare per il Sunset Boulevard.
C'è l'attrice MILF Julianne Moore ossessionata dal confronto con la madre defunta diva del grande cinema di una volta, sopratutto ora che si ritrova con una carriera in fase calante come le sue tette. Anzi, più delle sue tette che qui si difendono ancora bene, visto che la Moore a 50 anni passati sfoggia un fisichino mica male.

"AAAH! Mi sono fatta il culo in palestra per mesi per sentirmi dire solo:
fisichino niente male???"

C'è l'autista di limo aspirante attore/sceneggiatore Robert Pattinson.
Io non ho niente contro Robert Pattinson, così come non ho nessun pregiudizio contro gli ex idoli adolescenziali che crescendo cercano di reinventarsi una carriera rispettabile. Parlo sempre bene di Zac Efron e di Leo DiCaprio, tanto per citare due ex teen idols. Di Robert Pattinson però non ce la faccio a dire belle cose. Più che inespressivo, mi sembra imbalsamato. Pensavo fosse per i ruoli che gli proponevano, ma a un certo punto questa scusa non regge più. È proprio lui che non è capace a recitare.

"Smettetela di dire tutti che sono un attore fenomenale. Finirò per crederci!"
"Ehm, Robert... veramente non c'è nessuno che lo dice."
"Ahahah, certo, David, come no?"

C'è poi la baby-star, l'attore 13enne interpretato da Evan Bird (già visto nella serie tv The Killing). Una specie di incrocio tra Macaulay Culkin e Justin Bieber che alla sua tenera età è già stato in rehab.


C'è quindi il padre della baby-star, un John Cusack che pure lui mi pare sempre più imbalsamato. Negli anni '80 era un idolo delle commedie adolescenziali, nel 2000 è stato il mitico protagonista di Alta fedeltà, poi basta. Negli ultimi anni ogni volta che lo vedo mi viene voglia di prenderlo a schiaffi. Qui comunque è perfetto, visto che ha il ruolo di una specie di guru/psicoterapeuta per star con la faccia da schiaffi.


Intorno a loro si muovono alcune giovanissime aspiranti starlette, di cui una, Niamh Wilson, curiosamente somigliante a Chloe Moretz. Che il suo personaggio sia una parodia proprio della Hit-Girl?


E come personaggio bonus, a fare da vero collante al tutto, c'è una tizia misteriosa, una Mia Wasikowska ustionata e sfigurata. È lei che a inizio film chiede all'autista Pattinson di poter seguire la mappa delle case delle star.
(piccola parentesi: non pensate anche voi che autista Pattinson suoni molto meglio di attore Pattinson? chiusa parentesi)
Il vero personaggio centrale è lei, la sempre straordinaria Mia Wasikowska, qui nei panni di una psyco girl che trova lavoro a Hollywood come assistente personale di Julianne Moore e che a sua volta ha pure lei una sceneggiatura nel cassetto. Solo che la sua non è una sceneggiatura che prevede di essere trasposta su schermo, bensì nella vita reale.


Là fuori, nella vita reale, nel mondo reale, ci sarà gente che dirà, anche giustamente: “Sì, okay, ma a me che cazzo me ne frega della star Julianne Moore che si dispera per non aver avuto una parte in un film o di un baby-divo con le visioni, quando io non riesco a trovare lavoro, ho sei figli e due mogli da mantenere e c'ho il mutuo da pagare?”.
Vero, legittimo. Quello di David Cronenberg non è un film di impegno sociale, è un divertissement, una riflessione sull'ambiente cinematografico un po' fine e se stesso, non troppo distante dalle parti dei romanzi di Bret Easton Ellis e pure della sua sceneggiatura del criticatissimo The Canyons, ma volendo allargare lo sguardo i comportamenti malati, allucinati e spesso ridicoli di questi personaggi si possono estendere a tutti, visto che oggi chiunque, tra social network e selfie, si può improvvisare una star, almeno all'interno del proprio microcosmo, nella propria cerchia di followers, e tutti si possono in qualche modo ritrovare nella loro infelicità e disagio esistenziale, pur vivendo a chilometri da L.A..


Solo perché un film parla di personaggi superficiali, non significa che sia un film superficiale. E qui torniamo a inizio post. Maps to the Stars è un film patinatissimo ma pure stratificato, ricco di significati. A chi si vuole godere un semplice prodotto di intrattenimento per svagare la mente dopo una dura giornata di lavoro non dirà niente e non gliene fregherà niente, perché di certo nel mondo ci sono problemi più grandi cui pensare di quelli che riguardano questi tizi qua. A chi invece ha del tempo da perdere per riflettere su una pellicola, come l'autore di questo blog, Maps to the Stars appare come una visione sì emotivamente freddina, eppure allo stesso tempo è anche un'opera ricchissima su cui indagare e pensare a lungo. Una pellicola che ci consegna un autore come Cronenberg magari non al top assoluto della sua forma, ma ancora vitale e capace di cambiare pelle, pur restando se stesso. Anche se forse alla fine c'ha la ragione la gente.
Ma a me, che cazzo me ne frega di Julianne Moore e dei suoi stupidi problemi?
(voto 7,5/10)

giovedì 22 maggio 2014

LE MERAVIGLIE DEL CINEMA




Tra Festival di Cannes e pellicole supereroistiche. Tra cinema d’autore e blockbusteroni. Tra illuminati commenti cannibaleschi e bestemmie fordiane. È così che si divide questa nuova settimana di uscite cinematografiche. Con in più una grande novità che arriva in questa rubrica: la bilancia realizzata dal mio grafico di fiducia CheRotto de L'OraBlù che vi segnala se un film è più adatto a un pubblico in linea con i gusti del mio blogger rivale, il cowboy Mr. James Ford, o con quelli dell’autore di questo blog, Hannibal the Cannibal Kid. O con nessuno dei due.

Maps to the Stars
"Non piaccio a Ford?
Questa sì che è una gran bella notizia!"
Cannibal dice: Il nuovo film di David Cronenberg promette molto bene, almeno per me. Per Ford invece promette molto male, visto che questo Maps to the Stars si preannuncia il fratellino del da lui tanto odiato Cosmopolis, un po’ come La promessa dell’assassino faceva il paio con A History of Violence. Dai Cronenberg, che anche questa volta ce la fai a fare incazzare il mio nemico blogger!
Ford dice: dopo i primi segnali di cedimento di A dangerous method ed il tracollo di Cosmopolis, questa nuova fatica di Cronenberg ormai invaghito di Robert Pattinson, l'unico uomo al mondo più pusillanime di Peppa Kid, fa già fremere le bottigliate.
Un vero peccato, per un regista che fino a qualche anno fa non aveva sbagliato un colpo.



X-Men – Giorni di un futuro passato
Jennifer Lawrence la mattina appena sveglia e senza trucco.
Cannibal dice: L’ultimo X-Men non mi era dispiaciuto troppo, se non altro meno rispetto ad altri film supereroistici tutti uguali che Hollywood continua a sfornare in serie per la gioia del pubblico meno esigente. Gente come Ford, in pratica. Il motivo per cui non mi era dispiaciuto?
Jennifer Lawrence.
Altri motivi?
Nessuno.
Motivi per guardare questo nuovo miliardesimo X-Men?
Jennifer Lawrence.
Altri motivi?
Nessuno.
Ford dice: gli X-Men, con la loro aura da outsiders un po’ tamarri, mi sono sempre piaciuti, tra le pagine dei fumetti e in sala - eccetto il terribile terzo capitolo della prima trilogia -. L'ultimo film dedicato al loro passato funzionava più che bene, e questo Giorni di un futuro passato promette di essere anche meglio. Inutile dire che sarò in prima linea per scoprire se la suddetta promessa sarà mantenuta.



Le meraviglie
"Che hai da ridere, Ford, che te sei vestito come Hulk Hogan negli anni '80?"
Cannibal dice: Nuova pellicola di Alice Rohrwacher dopo Corpo celeste, filmetto mal girato che personalmente non ho digerito. C’è già chi è pronto a esaltarla come la nuova meraviglia del cinema italiano. Di certo non io.
Ford dice: la Rohrwacher sta tentando di percorrere una strada decisamente pericolosa per chiunque si avvicini al Saloon, quella del radicalchicchismo. Poco mi importa di quello che si dice in proposito: tendenzialmente, eviterò.



Welcome to New York
"Solo perché non gli piaccio m'hanno messo dentro?
Quel Cannibal è più potente di quanto immaginassi..."
Cannibal dice: Ferrara non Ciro ma Abel alle prese con lo scandalo Strauss-Khan? Interessante. Peccato ci sia Gerard Depardieu, attore che sopporto meno del mio blogger rivale Gerford Defordieu, però mi pare comunque un film cui dare il benvenuto.
Ford dice: Ferrara, altro regista negli anni precipitato inesorabilmente in termini di qualità, torna sul grande schermo quasi volesse farsi perdonare gli scivoloni degli anni zero rispetto alle meraviglie degli anni novanta. La fiducia che possa riprendersi non è molta, ma un tentativo si può concedere.



Poliziotto in prova
"Battere Ford ai videogame è ancora più semplice che umiliarlo in una Blog War."
Cannibal dice: Commedia action black che negli USA ha fatto incassi strepitosi e che da noi probabilmente passerà in sordina. Potrebbe rivelarsi una visioncina simpatica. Più delle solite actionate tamarrate fordianate medie, almeno.
Ford dice: nonostante si tratti di una di quelle stronzate che di norma mi attirano come il miele le api non riesco ad essere convinto di questo film. Sarà che Tim Story è il regista di due dei più brutti film supereroici della Storia - dedicati ai Fantastici Quattro -, e nella settimana del ritorno degli X-Men non posso proprio farcela a considerarlo credibile.



Ana Arabia
"To', una quercia! Chissà se è più vecchia di Ford?"
Cannibal dice: Pellicola girata con un unico piano sequenza da Amos Gitai, uno di quei registi impegnati di cui non credo di aver visto niente (nemmeno Free Zone con Natalie Portman). Lascio quindi la parola all’esperto del cinema radical-chic d’essai: MrJamesSnob.
Ford dice: ritorno sul grande schermo per un altro nome di spicco del panorama autoriale, Amos Gitai. Grande tecnica - come sempre -, ed una coda radical che a volte si digerisce, ed altre no. Una chance, comunque, la darò: in fondo parliamo del regista del meraviglioso Kippur.



Cam Girl
"Noi sì che facciamo un sacco di visite.
Altroché Pensieri Cannibali e WhiteRussian!"
Cannibal dice: Nuova pellicola italiana a tematica attuale. Ovvero un rischio enorme, come ogni volta che si finisce a leggere WhiteRussian anziché guardare un sito con delle graziose cam girls.
Ford dice: piuttosto che guardare questa roba preferirei farmi due risate osservando il mio rivale tentare un'esibizione canora su Youtube.



Il giardino delle parole
"Ti posso fare un massaggio ai piedi?"
"E' arrivato Tarantino, è arrivato..."
Cannibal dice: Film d’animazione giapponese nei cinema italiani per un solo giorno (ieri mercoledì 21 maggio), diretto da Mokoto Shinkai, autore che qualcuno definisce già come il nuovo erede dell’appena ritiratosi Maestro Miyazaki. Sarà vero, o sarà una di quelle solite sparate a caso in stile MrFord?
Ford dice: senza neppure soffermarsi sull'assurdità della scelta di proporre un film in sala per un solo giorno, sono piuttosto curioso di scoprire se il lavoro di Shinkai è davvero tosto come si dice in giro. Personalmente sono scettico, ma mi pare uno di quei casi in cui non mi dispiacerebbe essere smentito. Con il Cannibale, invece, vorrei non essere smentito mai: non voglio rischiare di aprire Pensieri Cannibali e scoprire che, di colpo, il mio rivale ha cominciato a capirne di Cinema.



Salinger – Il mistero del giovane Holden
"Ford, statte zitt!"
Cannibal dice: A distanza di oltre 60 anni (persino più di quanti ne abbia oggi Ford!) dalla sua prima pubblicazione, il Giovane Holden, romanzo fondamentale della formazione cannibale, è stato ristampato in Italia con una nuova traduzione e in più arriva nei cinema, dallo scorso martedì 20 maggio, un documentario dedicato al libro e al suo misterioso autore. Di solito non amo i noiosi documentari come invece il noioso Ford, però questo potrebbe meritare.
Ford dice: Il giovane Holden non è mai stato un cult formativo totale per il sottoscritto, eppure, fosse anche solo per interesse letterario, sono piuttosto curioso di scoprirne i retroscena, considerato che il buon Salinger non era proprio quello che si definisce un "animale sociale". Un po’ come il mio acerrimo nemico.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com