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martedì 3 marzo 2015

CINQUANTA SFUMATURE DI GIGIO





Cinquanta sfumature di grigio
(USA 2015)
Titolo originale: Fifty Shades of Grey
Regia: Sam Taylor-Johnson
Sceneggiatura: Kelly Marcel
Tratto dal romanzo: Cinquanta sfumature di grigio di E.L. James
Cast: Dakota Johnson, Jamie Dornan, Eloise Mumford, Victor Rasuk, Luke Grimes, Marcia Gay Harden, Jennifer Ehle, Rita Ora
Genere: romcom S&M
Se ti piace guarda anche: Secretary, Cruel Intentions, Pretty Woman, American Psycho, Nymphomaniac

La prima cosa che ho da dire dopo aver visto Cinquanta sfumature di grigio è: E.L. James è un genio. O meglio una genia. Questa donna ha preso Twilight, una delle serie letterarie di maggior successo commerciale oltre che una delle più grandi porcate degli ultimi anni, ha sostituito il sensibile vampiro vegano Edward Cullen con un miliardario dalle vaghe tendenze sadomaso e c'ha fatto i soldi. I soldi veri. Con la sua saga formata da Cinquanta sfumature di grigio e dai due seguiti Cinquanta sfumature di nero e Cinquanta sfumature di rosso ha venduto oltre 100 milioni di copie nel mondo. Credo che soltanto J.K. Rowling e gli Artisti Vari autori della Bibbia abbiano smerciato più copie. Se non è un genio lei...

La seconda cosa che ho da dire dopo aver visto Cinquanta sfumature di grigio è che il protagonista Christian Grey non è che sia poi così un pervertito. È un gran mischione di alcuni personaggi mitici come Christian Troy di Nip/Tuck, Patrick Bateman di American Psycho e Sebastian Valmont di Cruel Intentions, il tutto con cinquanta sfumature di cattiveria e di bastardaggine in meno rispetto a loro. Perché Christian Grey in fondo è un tenerone. È un tipo gigio.

martedì 9 dicembre 2014

MAGICA MAGICA EMMA





Magic in the Moonlight
(USA 2014)
Regia: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen
Cast: Colin Firth, Emma Stone, Hamish Linklater, Eileen Atkins, Simon McBurney, Marcia Gay Harden, Jacki Weaver, Erica Leerhsen, Ute Lemper
Genere: romcom jazz
Se ti piace guarda anche: Scoop, Midnight in Paris, Basta che funzioni

Vedo il futuro e in questo futuro vedo delle cose incredibili.
Vedo che Woody Allen quest'anno realizzerà un nuovo film. Uuuh, non ci credete?
Invece è proprio così. Per quanto pazzesco possa sembrare, Woody Allen uscirà nelle sale con una nuova pellicola.
Dite che tutti gli anni in questo periodo arriva un nuovo film di Woody Allen?
Sì, può darsi, però sento delle risate.
Siete voi che mi state ridendo alle spalle, oppure siete voi che mi state ridendo in faccia?
In ogni caso, queste risate significano fuor di dubbio alcuno che Woody Allen quest'anno tornerà alla commedia, dopo la parentesi amara di Blue Jasmine.

Sento anche... delle voci francesi. Delle voci tedesche, giusto un pochino, ma soprattutto delle voci in francese.
Le voci in tedesco mi dicono: “Verpiss dich, arschloch!”.
Quelle in francese mi gridano: “Va te faire foutre!”.
Chissà cosa vorranno dire?
Non lo so. Sono un sensitivo, sono un mago, sono un veggente, ma le lingue non le conosco bene. Quello che so è che il nuovo film di Woody Allen sarà ambientato in parte in Germania, a Berlino per la precisione visto che ci sono stato, e soprattutto in Francia, dico sulla Costa Azzurra, visto che sono stato pure lì.

Vedo poi un'altra cosa...
Hey, un momento: sono io. Ciò vuol dire che in questo momento mi sto guardando allo specchio, è vero, ma vuol dire anche che i protagonisti del film saranno dei maghi o dei sensitivi pure loro.


Un momento. Adesso sento pure qualcos'altro. Sento un vento ghiacciato che mi sta facendo venire i brividi sulla pelle...
Qualcuno può chiudere la finestra per favore, che siamo a dicembre?
Questo significa indubitabilmente una cosa. O forse due. La prima è che potrei buscarmi presto un brutto raffreddore. Etcììì. La seconda è che il protagonista del film sarà un attore che non mi sta particolarmente simpatico. Non uno che odio del tutto come Tom Hanks o Colin Hanks o qualcuno a caso della famiglia Hanks. Il vento non era così ghiacciato. Considerando che siamo a dicembre, le temperature non sono ancora nemmeno tanto basse. Sarà quindi un attore che non mi piace troppo, ma che nemmeno detesto del tutto. Qualcuno come...


Colin Firth. Sì, qualcuno come lui. Sento inoltre che questa volta mi piacerà più del solito, visto che il suo personaggio dovrebbe essere particolarmente simile a me. Un tizio molto razionale, nichilista e scettico nei confronti di tutto, capace però di rivoluzionare il suo punto di vista sul mondo al primo sbattere di un paio di belle ciglia.

E a proposito... Ora vedo qualcos'altro. Vedo qualcosa di più gradevole alla vista. Vedo... vedo...
Vedo della figa.
No, non sono finito su YouPorn. Vedo della figa e poi...
AHIA!
Mi sono tagliato un dito ed esce del sangue...
Vedo rosso. Cosa può significare?
Figa + rosso = Emma Stone.
Sì, la protagonista femminile del nuovo film di Woody Allen sarà qualcuna come Emma Stone.

"Certo che te sei meno affidabile del sito Ilmeteo.it.
Non riesci a prevedere la pioggia manco mentre sta già piovendo."

Oddio, al solo pensare a Emma Stone il mio cuore si è messo a battere forte. Cosa vuol dire?
Probabilmente che nel film ci sarà una storia d'amore. Incredibile, ma vero. Sarà un amore di quelli conflittuali. Di quelli tra due persone che all'inizio non si sopportano, però poi tra loro scatta la magia. Qualcosa di mai visto prima. Lo so, è difficile da credere.

Di questo parlerà il nuovo film di Woody Allen. Il resto non ve lo dico. Di recente è passata una legge in Parlamento che vieta a noi sensitivi di spoilerare troppo ai clienti. Sia sulla loro vita sia, come in questo caso, su una pellicola. Non vi voglio quindi rovinare la sorpresa. Non vi voglio, e soprattutto non vi posso rovinare la sorpresa per legge. Quello che vi posso anticipare è che sento che questo suo nuovo lavoro non rientrerà tra i migliori in assoluto di Allen, non raggiungerà la magia del suo altro film francese e anni '20 recente, Midnight in Paris, ma al contempo non rientrerà manco tra i suoi peggiori.
Sento che a livello registico non sarà una visione fenomenale, d'altra parte Woody non è mai stato così un portento a livello registico, e diciamolo, però in compenso prevedo che racconterà una storia carina, regalerà dei dialoghi parecchio brillanti, divertenti e allo stesso tempo di una profondità da non sottovalutare, capaci di far riflettere su ciò in cui crediamo e ciò in cui ci rifiutiamo di credere. Presenterà inoltre due protagonisti niente male che insieme, nonostante le differenze o proprio per merito delle differenze, funzionano. Sono bene assortiti. E vedo anche un bel finale. Un finale che magari non sarà particolarmente sorprendente o shockante, ma che è davvero riuscito. Sento anche che il jazzino delle sue colonne sonore ha un po' rotto le palle, che di film ne gira troppi, che fondamentalmente ricicla se stesso e per questo nuovo film in particolare ho la sensazione che sarà un po' un incrocio tra Scoop e Midnight in Paris. Nonostante tutto questo, sento pure un'altra cosa. Sento che Woody Allen come sceneggiatore resta sempre un mago.
(voto 7/10)

"E adesso che c'è? Hai visto che sta per succedere qualcosa di terribile?"
"No, peggio. Mi sono appena resa conto di essermi vestita in maniera ridicola!"

mercoledì 27 novembre 2013

PORKLAND



"Che giorno tragico, questo 22 novembre 1963!
Mi scappa la popò e tutti i bagni sono occupati..."

Parkland
(USA 2013)
Regia: Peter Landesman
Sceneggiatura: Peter Landesman
Ispirato al libro: Reclaiming History: The Assassination of President John F. Kennedy
Cast: James Badge Dale, Zac Efron, Paul Giamatti, Billy Bob Thornton, Marcia Gay Harden, David Harbour, Ron Livingston, Austin Nichols, Tom Welling, Matt Barr, Jeremy Strong, Kat Steffens
Genere: storico
Se ti piace guarda anche: Bobby, I Kennedy, JFK – Un caso ancora aperto

Parkland non è un film. È una ricostruzione.
Come ricostruzione non è nemmeno fatta male, tutt’altro. Per chi vuole guardare cos’è successo 50 anni fa, il 22 novembre 1963, quando hanno sparato a John Fitzgerald Kennedy, e nei giorni immediatamente successivi alla sua morte, è una visione ideale. Per chi vuole "guardare", ma per chi vuole “vedere” e capire cosa è successo veramente, questo film è invece qualcosa di inutile. Non ci viene detto niente che già non si poteva sapere facendo un rapido giro su internet o guardando un documentario alla tele.


"Henry Cavill, tu non rompere che sei l'unico al mondo che recita peggio di me!"
La regia dell’esordiente Peter Landesman è anonima, da versione sfigata del Sundance, e il fatto che sia stato presentato in Concorso al Festival di Venezia di quest’anno credo la dica lunga sulla selezione fatta…
Il cast invece non è affatto male, per essere come detto una ricostruzione e non un film. C’è gente come Paul Giamatti, Marcia Gay Harden e Billy Bob Thornton, per dire. Certo, ci sono anche attori non proprio irresistibili, o anche solo un minimo espressivi, in arrivo da serie tv teen come Austin Nichols (da One Tree Hill), Matt Barr (Hellcats e pure lui One Tree Hill) e Tom Welling, l’ex Clark Kent di Smallville. Tom Welling ha giusto una mini-particina e si conferma un attore davvero modestissimo ma, dopo aver visto gli atroci Brandon Routh ed Henry Cavill nelle ultime due trasposizioni cinematografiche di Superman, lo sto quasi quasi rivalutando…

A brillare nel cast sono però altri: il sempre più bravo James Badge Dale (visto nelle serie 24 e Rubicon e nei film Flight e Shame) e l’australiana Jackie Weaver, nominata due volte agli Oscar per Animal Kingdom e Il lato positivo. Sono loro a interpretare i due personaggi un minimo più intriganti di questa ricostruzione. I due interpretano il fratello e la madre di Lee Harvey Oswald, l’uomo considerato responsabile dell’omicidio di Kennedy, ma le cui motivazioni rimangono a oggi sconosciute e questo film non aiuta in alcun modo a far luce sulla misteriosissima vicenda, o anche solo a suggerire qualche ipotesi. È nelle loro figure che possiamo intravedere un motivo per questa pellicola di esistere, peccato che anche questi due personaggi rimangano troppo abbozzati, quando invece sarebbe stato interessante vedere un intero film dedicato alla famiglia Oswald. Dopo The Kennedys, The Oswalds… dite che non sarebbe stato commerciale abbastanza?

"Dottore, hanno sparato al Presidente, che facciamo?"
"E che ne so io? Non ho manco mai finito la high school,
passavo tutto il tempo a ballare canzoncine sceme."
La vera rivelazione è comunque Zac Efron, qui parecchio convincente nei panni del giovane dottore che ha cercato di salvare, fino all’ultimo, la vita al Presidente americano. È curioso notare come Zac Efron e ancor di più Vanessa Hudgens siano riusciti a smarcarsi alla grande dai ruoli da bimbiminkia ricoperti nel film che li ha lanciati, High School Musical, mentre Ashley Tisdale, che all'interno del musicarello Disney sembrava la più promettente e sveglia, tra Scary Movie V e la serie tv Hellcats è finita invece lei per avere una carriera da eterna bimbaminkia.
Cosa c’entra questo?
Niente, però mi sembrava un discorso più interessante del film.

Tornando contro voglia a Parkland, il suo ricchissimo cast comprende poi anche Jackie Earle Haley, ultimo Nightmare cinematografico e nominato agli Oscar per il suo ruolo nell’invisibile (almeno in Italia) Little Children, il nuovo reuccio delle commedie indie americane Mark Duplass (Safety Not Guaranteed, Your Sister’s Sister, le serie The League e The Mindy Project), e poi ancora Ron Livingston (L’evocazione – The Conjuring, Drinking Buddies) e Colin Hanks, il figlio raccomandato di Tom Hanks, quest’ultimo tra i produttori della pellicola, pardon della ricostruzione. Prima che qualcuno mi possa accusare di essere partito prevenuto alla visione, visto il mio sempre sbandierato odio nei suoi confronti, preciso che è una cosa che ho scoperto soltanto leggendo i titoli di coda. C’è poco da fare, tutto ciò che a che fare con gli Hanks mi fa schifo.

"Con dei medici come noi, chissà come ha fatto JFK a morire?"
Perché sto continuando a parlare del cast? Perché fondamentalmente c’è poco altro da dire. Parkland è una ricostruzione fredda, priva di qualunque tipo di coinvolgimento e di mordente delle ore successive all’omicidio di Kennedy. È una ricostruzione corale di quanto accaduto, ma non è un racconto corale come Bobby, il film di Emilio Estevez sull’omicidio di Robert F. Kennedy cui si ispira in maniera evidentemente ma che, a differenza di questo, ci faceva avvicinare davvero ai suoi personaggi. Qui tutto rimane in superficie. Si cerca di presentare la vicenda in maniera imparziale, da vari punti di vista, ma si finisce per non approfondirne nessuno. Il tentativo di raccontare la storia non concentrandosi tanto su John Fitzgerald, su Jackie Kennedy o su Lee Harvey Oswald, quanto su tutte le poco conosciute persone che hanno gravitato intorno a loro in quella manciata di folli giorni del 1963, è anche apprezzabile. Il risultato? Giusto una lunga serie di sbadigli anche per chi, come me, è abbastanza appassionato di Storia e di Presidenti americani.
Parkland è come il 99% dei servizi dei telegiornali: ci dice chi, cosa, quando. Ma non ci dice, né ci suggerisce, il come o il perché. E, come già detto, Parkland è pure valido, come ricostruzione storica. Il cinema però è tutta un’altra cosa.
(voto 4/10)



domenica 30 settembre 2012

Un giorno questo film ti sarà utile. Di certo non oggi

Un giorno questo dolore ti sarà utile
(USA, Italia 2011)
Titolo originale: Someday This Pain Will Be Useful to You
Regia: Roberto Faenza
Cast: Toby Regbo, Marcia Gay Harden, Peter Gallagher, Deborah Ann Woll, Lucy Liu, Stephen Lang, Aubrey Plaza, Ellen Burstyn
Genere: vorrei essere il giovane Holden
Se ti piace guarda anche: L’arte di cavarsela, Tadpole, Igby Goes Down, Roger Dodger

Vorrei sapere se un giorno questo film mi sarà utile. Non credo, perché questo è il classico film inutile.
Non ho letto il romanzo di Peter Cameron da cui è tratto, che pare sia un capolavoro, una sorta di nuovo Giovane Holden o giù di lì. Pur non avendolo fatto, l’impressione guardando il film è quella di un’occasione mancata, di un adattamento che probabilmente ha cercato di ritagliare insieme vari momenti tratti dal libro, senza però riuscire a catturarne lo spirito. Un po’ come capitato di recente con la visione di Molto forte, incredibilmente vicino (dal romanzo omonimo di Jonathan Safran Foer) e Norwegian Wood (da Tokyo Blues di Haruki Murakami).
Pure supposizioni, visto che non ne ho letto manco uno dei tre, ma credo che chi ha amato questi romanzi difficilmente amerà altrettanto le poco trascendentali trasposizioni. A prescindere, credo in particolare che nessuno amerà questo film.
Non che sia inguardabile. Questo no. Però dall’inizio alla fine traspare una grande pochezza. Si percepisce la volontà di dire qualcosa di importante sulla vita, obiettivo probabilmente centrato dal romanzo, e si percepisce allo stesso la sensazione di non riuscire a dire niente.

"Allora figliolo, come sta Ryan Atwood? Oops, scusa, ho sbagliato parte..."
Il protagonista è il tipico adolescente newyorkese di buona, buonissima famiglia, alla ricerca di se stesso. Un tipo piuttosto strambo, originale, particolare e asociale. Anche se, per essere un asociale, si incontra con un sacco di persone. Nei primi minuti di film ci viene presentato come un aspirante suicida, un irrecuperabile solitario, eppure allo stesso tempo ha un rapporto che non sembra nemmeno malaccio con madre, sorella, padre, nonna, psicoterapeuta/coach life e con un collega di lavoro. Non ha molti amici, è vero, però non sembra nemmeno così messo male come ci era stato dipinto.
Un incongruenza che rende bene l’atmosfera di tutto il film. Ci vuole presentare il suo protagonista come un tipo assolutamente unico e fuori dal comune, e invece è solo la copia sbiadita dello stesso personaggio visto in un sacco di altre parti in maniera molto più riuscita: su tutte, nel già citato Il giovane Holden, modello inavvicinabile e irragiungibile, quanto in una miriade di pellicole più o meno indipendenti e più o meno interessanti, come Igby Goes Down, Tadpole, L’arte di cavarsela, Fa’ la cosa sbagliata, Roger Dodger, ma sono sicuro ce ne siano almeno un’altra mezza dozzina che adesso mi sono scordato.

Cosa abbia quindi di tanto speciale, non ci è dato saperlo, nel film. Nel romanzo sono (quasi) sicuro che invece questa unicità e particolarità venga fuori e lo stile di David Peter Cameron venga fuori con prepotenza. Cosa che invece non si può certo dire a proposito della regia dell’italiano Roberto Faenza, che si aggira per le strade di New York City in maniera stereotipata, vagamente mucciniana e già stravista nelle pellicole sopra citate e in almeno un’altra mezza dozzina di migliaia di altre.
A differenze di quelle altre, dove la colonna sonora se non altro è sempre di ottimo livello, qui fa davvero pena. Le musiche sono state realizzate da un Andrea Guerra del tutto fuori forma, coadiuvato dall’odiosa voce di Elisa che fa più danni di Giorgia con le sue Gocce di memoria che piovono sulla Finestra di fronte. Ed essere peggio di Giorgia è un “complimento” che riservo solo a Laura Pausini, quindi calcolate voi quanto possa aver apprezzato questa soundtrack.

A non aiutare nella riuscita di questo adattamento è poi il poco convincente protagonista, gli manca del tutto quel non so che, quella capacità di bucare lo schermo e trascinarti dentro il suo personaggio. Lo seguiamo peregrinare per New York, tra un incontro con i genitori, una Marcia Gay Harden stereotipatissima nei panni della classica artista riccona snob e uno spento papà Peter Gallagher, un siparietto con la sorella, la sempre valida Deborah Ann Woll meglio conosciuta come Jessica di True Blood, un incontro con la life coach Lucy Liu, un litigio con il collega gay Gilbert Owuor e una chiacchierata con la nonna Ellen Burstyn che vorrebbe essere profonda e rivelare chissà quale significato nascosto della vita e invece finisce per non dire niente.
Per essere un personaggio e una pellicola tanto confusi e incerti su quale direzione prendere, tra commedia che non fa ridere manco per sbaglio e dramma che non fa riflettere manco per sbaglio, alla fine ti lascia comunque con una certezza incontrovertibile: un giorno questo film non ti sarà utile.
(voto 5-/10)

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