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venerdì 15 marzo 2013

BELLA ADDORMENTATA O BELLOCCHIO ADDORMENTATO?

Bella addormentata
(Italia, Francia 2012)
Regia: Marco Bellocchio
Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Veronica Raimo, Stefano Rulli
Cast: Toni Servillo, Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Isabelle Huppert, Gianmarco Tognazzi, Brenno Placido, Michele Riondino, Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio
Genere: mortale
Se ti piace guarda anche: Amour, Mare dentro, Million Dollar Baby

Chi è la Bella addormentata di Marco Bellocchio?
La risposta sembrerebbe molto semplice: Eluana Englaro. Il film non parla di lei?
In parte sì. Il caso Englaro fa da drammatico sfondo alle drammatiche vicende intrecciate delle 3 drammatiche storie raccontate dalla drammatica pellicola. La prima storia può anche essere vista come doppia, considerando che si concentra sulle vicende differenti di padre e figlia, accomunati dalla morte della moglie/madre che si trovava in una situazione analoga a quella di Eluana. Il padre, Toni Servillo, è un senatore del Pdl con degli scrupoli di coscienza: votare o non votare la legge pro-life promossa dall’allora premier oggi povero infermo Berlusconi? Proprio come in “Genie in a Bottle” di Christina Aguilera, o quasi, il partito dice sì, ma il suo cuore dice no.

"Io e te, 3MSC!"
"Hey, ma che stai a dì? Mi sa che hai sbagliato sceneggiatura."
"No no, è proprio così..."
Allo stesso tempo quella bigottona di sua figlia, interpretata dall’oltremodo odiosa Alba Rohrwacher, va a pregare a Udine con le sue amiche suore, per sostenere il partito dei pro-life davanti alla clinica in cui si trovava Eluana. Quand’ecco che in un bar un tizio le tira un bicchiere d’acqua addosso. Il fratello di codesto psicopatico si scusa con lei, le scrive il suo numero di telefono su una mano e i due finiscono a letto insieme.
Alla faccia della suora!
Uno si può domandare perché in un film come questo sia stata inserita una storiella d’amore che potrebbe essere tranquillamente uscita dalla mente perversa di un Federico Moccia o di una Stephenie Meyer, e alla fine la risposta viene data. Ed era meglio se non veniva data.
Ed era meglio se la Rohewacher non gliela dava.
ATTENZIONE SPOILER
Grazie alla notte insieme al ragazzo, Alba Rohrwacher scopre cos’è il vero amore e capisce che il gesto del padre è stato un atto d’Amour. Cioè, ‘sta qua s’è fatta una scopata e bom, di punto in bianco riesce a comprendere l’amore dei suoi genitori andato avanti probabilmente per anni?
Manco Moccia e la Meyer avrebbero osato tanto…
Per non parlare del fratello disturbato del ragazzo, un personaggio buttato nella mischia del tutto a caso e per nulla approfondito.
FINE SPOILER, PER ORA

La vera Bella addormentata di Bellocchio non è però la madre dell'Albachiara Loacker, ne lo è la stessa Alba Rottweiler o come cazzo si scrive. Potrebbe essere allora la bella fanciulla in coma del secondo episodio, quello con GianMarco Tognazzi e Isabelle Huppert? Isabelle Huppert Signora della Simpatia che tra questo film e Amour è un po’ l’equivalente per il cinema sull’eutanasia di Christian De Sica per i cinepanettoni. Questo episodio appare a un certo punto e viene inserito in maniera casuale all’interno della pellicola, per poi essere fatto evolvere in maniera scontata e chiuso alla buona. Un episodio riempitivo che ci suggerisce come la vera bellocchiana addormentata non sia nemmeno la bionda fanciulla in coma.

La terza storia è quella (leggermente) più interessante. È anche quella che in apparenza c’entra meno con il caso Englaro. Maya Sansa è una tossica persa con manie suicide. Non è costretta a vivere in un letto, ma la sua vita le pesa comunque e vorrebbe morire. Un dottore però non ci sta e prova a salvarla.
ATTENZIONE SPOILER AGAIN
Alla fine di questa favoletta, il dottore, anche se non è che sia proprio il Principe Azzurro, bacia la toxic Sansa, che non è proprio una principessina, e la risveglia dal coma della sua vita. Scena dall’alto valore simbolico o semplicemente la chiusura più scontata che ci poteva essere per tale vicenda?
Fatto sta che almeno questa, tra le 3 storie, è quella più in linea con il titolo favolesco, ma attenzione, perché non è nemmeno Maya Sansa la vera bellocchia addormentata.
FINE SPOILER AGAIN

"Se voti Silvio, ti restituisce un fisico come quello di Taylor Lautner."
"Ma uffi, io preferisco Robert Pattinson..."
La vera Bella addormentata è l’industria cinematografica italiana. C’era una volta, tanto ma tanto tempo fa, in un paese che è il nostro ma ormai sembra parecchio lontano, un Cinema che in tutto il mondo ci invidiavano. Adesso è solo un ricordo lontano e questo film ne è una splendida (ehm, non proprio splendida) fotografia. Ne parlavo qualche giorno fa nel post dedicato a Tutti i santi giorni e qui il caso si fa ancora più lampante. Bellocchio per carità dirige anche bene, il problema è un altro: la sceneggiatura è di una banalità sconcertante.
Sarà che ho visto Bella addormentata il giorno dopo aver visto il danese Il sospetto, però la differenza tra le due pellicole è evidente e non è tanto una questione di qualità visiva. Le due storie trattano le due tematiche forse più ostiche in assoluto che possano essere affrontate: pedofilia ed eutanasia. Il sospetto affronta il primo argomento in maniera cruda, feroce, non facendosi mancare persino qualche momento a sorpresa divertente (come la battuta degli amici del protagonista: “Smettila di abbracciare tuo figlio, se non vuoi finire di nuovo nei guai” o qualcosa del genere), così come riusciva a fare sullo stesso tema anche il francese Polisse. Bella addormentata invece si mantiene sempre sul serioso, non concedendo nemmeno un istante di apertura alla leggerezza, se non per il medico che prende le scommesse su quando morirà Eluana, ma è una cosa che non fa ridere. Il cinema italiano d’autore, o presunto tale, nel suo prendersi sempre troppo sul serio non ha la più pallida idea di cosa sia il senso dell’umorismo.
Bella addormentata non riesce poi a dire niente di nuovo. Affronta i temi della vita, della morte, dell’amore, dell’eutanasia da più punti di vista. Persino troppi. Come se si fosse reso conto che nessuna delle storie raccontate è davvero efficace, Marco Bellocchio ha cercato di piazzare più voci possibili, più personaggi possibili, nessuno realmente interessante.
Giusto per non farsi mancare niente, visto che siamo pur sempre nella nostra cara bella italietta, nel cast ci ha infilato dentro pure una lunga schiera di figli raccomandati, pardon di “figli d’arte”: oltre a GianMarco Tognazzi svettano Brenno Placido e Pier Giorgio Bellocchio, attori tutt’altro che folgoranti.

La questione eutanasia sarà anche affrontata attraverso una pluralità di sguardi, e questo è un pregio (l’unico?) del film, ma è sempre affrontata in maniera troppo morbida, senza mai andare a incidere, a colpire nel segno. L’affondo non arriva nemmeno nella vicenda politica.
La storia di un senatore italiano e per di più del Pdl che si dimette? Ma per favore. Questa, più che una fiaba, sembra una storia di fantascienza.
(voto 5-/10)

P.S. Ho scoperto che oggi 15 marzo è la Giornata Mondiale del Sonno.
Non ero a conoscenza dell'esistenza di una giornata del genere e la pubblicazione di questo post oggi è solo un'inquietante coincidenza...



"Ci metto la lingua o no? Massì, così si sveglia prima!"

mercoledì 18 aprile 2012

AMARFORD

Ieri abbiamo visto il meglio cinema italiano secondo Cannibal Kid.
Oggi tocca al meglio cinema italiano secondo Mr. James Ford, equivalente anche al peggio cinema mondiale secondo Cannibal Kid.
Vediamo, or dunque, cosa c'ha riservato 'sta volta il nemico non solo mio, ma anche del buon gusto...
Cannibal Kid

Tornare a combattere con quel Cucciolo Eroico del Cannibale in una sana Blog Guerra è un pò come gustarsi il sapore vero di un bel Montenegro dopo aver soccorso un amico in difficoltà.
Peccato che il Kid sia un acerrimo nemico e che, dunque, verrà abbandonato al suo destino in qualche bosco isolato, pronto per essere depredato da qualche branco di radical chic assetati di sangue.
Come abbiamo già avuto modo di constatare ieri con la come di consueto altalenante decina cannibalesca, l'argomento è delicato e ci tocca molto da vicino: il Cinema italiano prende infatti la parola nella disputa tra i due più agguerriti antagonisti della blogosfera, sfoderando colpi più o meno bassi e pellicole più - le mie, ovviamente - o meno - le sue, ovviamente - interessanti.
E' dunque l'ora della solidissima ed importante decina fordiana, che tocca le opere più importanti della nostrana produzione, in barba alle pippe da sala d'essai del Coniglione Kid. Qui si lotta per le strade, non nei salotti.
E visto che il mio tradizionalista avversario ha puntato su Fratelli d'Italia, io sceglierò un inno più moderno e pane e salame, tiè!

"Che delusione i film di oggi... O meglio: che schifo!"
Il radical chic, il pane e salame, una lacrima sul blog,
Blog Guerra sì, Blog Guerra no, Blog Guerra bum, la rete è impazzita!
Puoi dir di sì, puoi dir di no, ma questa è la vita!
Prepariamoci un bel post, impaginiamoci un bel post, Ford e Cannibal son pronti a battagliare un pò.
Battaglia sì, battaglia no, battaglia furiosa.
Battaglia pam, battaglia papapapapapam, va in tilt ogni cosa.
Cucciolo sì? Eroico no? E' un vero marasma!
Coniglio sì? Coniglio no? Coniglio fantasma!
Io coniglio non sarò, e ai tuoi film dico no,
se dimentichi Von Trier bottigliando ti dirò:
fifififififififi ti devo un Von Trier!
fififififfifififi l'ho già bottigliato!
Viva Schwarzy e Stallone! Viva le bottigliate!
Gli piacciono le tamarrate... Ma è un Ford grande così!
Ford sì, Cannibale no! Se famo un pane e salame!
Mr. James Ford

"Ho messo tutti i miei bei DVD cannibali in valigia e ora me ne vado via,
 lontano da questa landa di desolazione fordiana."
1) Ossessione (1943) di Luchino Visconti
Mr. James Ford Un pò come l'ossessione di Cannibale di riuscire, un giorno, ad essere all'altezza del vecchio Ford.
Il primo film di Visconti rivelò al mondo della settima arte tutto il talento del futuro autore di Rocco e i suoi fratelli e Il gattopardo, grazie ad un dramma dalle atmosfere soffuse che pare una versione del Bel Paese dei primi lavori di Hitchcock.
Una storia oscura di passione che i cuori aridi e abituati ai film senza capo ne coda come quello del Cannibale non riusciranno a spiegarsi, ma che, di fatto, è l'emblema della fuoco che avrebbe mosso, decenni dopo, registi come Almodovar nella loro personale ricerca cinematografica, nonchè un esempio perfetto di come e quanto, allora, i nostri registi erano in grado di insegnare ai colleghi di tutto il mondo.
Cannibal Kid Ma allora sei davvero ossessionato dalle pellicole stranoiose, strasorpassate e strainguardabili, questa così come il forse ancor più soporifero Il gattopardo.
Se già il genere neorealista non lo reggo, per lo meno avresti potuto optare per Ladri di biciclette, film che non mi entusiasma, ma almeno di certo è più emozionante di questa soap-opera sentimentale di quelle che possono mandare in brodo di giuggiole giusto il tuo cuore da vecchio tenerone.
Il fatto di aver ispirato Almodovar, ammesso sia vero, non mi sembra nemmeno tutto ‘sto motivo di vanto…
Non mi sorprende certo che Ford sia un fan del neorealismo, laddove io prediligo di gran lunga invece la Nouvelle Vague francese: la differenza può essere sintetizzata tutta in una scena, lo sguardo in camera gettato da Jean Paul Belmondo in Fino all’ultimo respiro. Laddove il cinema neopalloso, ehm neorealista si limita a documentare la realtà, il cinema che preferisco io invece la interpreta, la fa diventare racconto, ci gioca con ironia. È questo il cinema che amo e anche i registi che preferisco (Tarantino, Lynch, Kubrick…) sono tutti quanto di più lontano ci possa essere dal realismo.
Il mio cinema è gioco, finzione, divertimento. Il tuo Ford è noia, realismo, e ancora noia. Oh, alla fine, de gustibus. E anche la noia è un gusto da rispettare. Più o meno…
JF La cosa curiosa è che io apprezzo anche i tuoi registi, mentre tu fatichi a scendere dal tuo piedistallo pseudoartistico e passeggiare un pò per la strada. Quella vera. E anche quella di Fellini. Tiè.
Comuque, ti lascio volentieri quella roba da finta avanguardia di Fino all'ultimo respiro e mi tengo tranquillamente le mie "ossessioni".

"Aspetta Cannibal! Hai dimenticato il DVD di Donnie Darko!"
2) Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini
JF Inutile che stia a spendere troppe parole su quello che è uno dei Capolavori indiscussi del nostro Cinema, del neorealismo e della settima arte in generale.
Una pellicola così grande da far apparire sbiancata e sbiadita qualsiasi eclisse cannibalesca, un ritratto di quello che fu il dramma della Seconda Guerra Mondiale e del concetto di Resistenza come raramente se ne sono visti.
Sequenze da brividi, rabbia e commozione.
E mentre Roma si apre, che la bocca del Cannibale si chiuda e non osi proferire verbo contro quest'opera gigantesca.
CK Ancora neorealismo? Siamo solo al secondo film e io sono già in coma totale, senza se e senza ma.
Se c’è un filone cinematografico che non reggo e che mi annoia più della morte, è il neorealismo italiano.
Dio maledica te e i tuoi film, Mr. Ford!"
“Il cinema è la vita con le parti noiose tagliate,” diceva un saggio.
“Il cinema neorealista è la vita con solo le parti noiose,” dice l’ancor più saggio Cannibal Kid.
Non metto in discussione il fatto che Roma città aperta sia un documento importante, una pellicola dal forte valore storico, però sono 2 ore che non passano più. Ottima l’interpretazione di Anna Magnani, peccato che ATTENZIONE SPOILER a manco metà del film muore, nella celebre scena che è anche l’unico momento memorabile di un film per il resto terribilmente antiquato e superato.
Non è una questione di anni: ci sono film dello stesso periodo come Quarto potere o Viale del tramonto che ancora oggi risultano attuali e moderni. Non è questo il caso. Un film invecchiato male, proprio come te, Ford, Re non di Roma bensì del cinema neopalloso! Ahahahahah
JF Fossi in te, Cannibale, andrei a fare un giro armato di bulldozer dalle parti delle piramidi. In fondo ora risulterebbero scomode come abitazioni. E già che ci sei, fai tabula rasa anche con quel mucchio di pietre di Stonehenge.
E metterei nel mucchio anche la Grande Muraglia.
Vorrei vederli, i tuoi genietti del futuro, senza l'eredità dei Classici!
CK Come ho detto, ci sono tante cose del passato che vanno tenute. Il cinema neorealista e quella mummia di Mr. Ford invece possono essere abbattuti immediatamente. Nessuno sentirà la loro mancanza! :D


"Cannibal, ao', questo te lo sei proprio meritato!"
3) La grande guerra (1959) di Mario Monicelli
JF Da un Capolavoro all'altro, la decina fordiana pesca ora quello che è il vertice dell'opera di uno dei grandi Maestri della commedia all'italiana, che grazie all'accoppiata da fantascienza Gassman/Sordi - no, non Ford/Cannibale - regala al pubblico un ritratto solo apparentemente "leggero" della Prima Guerra Mondiale zeppo di caratteristi che hanno fatto la storia del nostro Cinema e di sequenze memorabili, culminate in un finale che sarebbe riduttivo definire struggente.
Pellicole come questa, normalmente snobbate dai finti avanguardisti come il mio rivale, dovrebbero essere proiettate a ripetizione non solo nelle scuole di Cinema, ma nelle scuole e basta, perchè sono la migliore eredità della nostra cultura.
CK La grande noia, più che la grande guerra.
Ford dev’essere una di quelle persone tutte serie che ritengono un film importante solo se tratta temi pesanti, come la guerra. Sarà per questo che ha riempito metà della sua lista con film più o meno bellici o più o meno sul Fascismo. E qui torna indietro persino alla prima guerra mondiale, ovvero la versione anti cinematografica della seconda guerra mondiale, come abbiamo purtroppo potuto notare anche con War Horse.
Sarà come non sarà, ma questo film del buon Monicelli tenta l’approccio da commedia alla guerra, peccato che non faccia ridere, né tanto meno sia emozionante o toccante.
Coppia di attori da fantascienza??? Qua l’unica cosa da fantascienza sono le dichiarazioni del Ford.
Vittorio Gassman se la cava, peccato che fosse genovese e il suo accento milanese non risulta molto credibile…
Quanto ad Alberto Sordi, bah. Per me era un personaggio, ma non un attore. Un po’ come Benigni, uno che più che recitare, ogni volta interpreta solo una variante di se stesso. Con la differenza che Benigni è più divertente. Qui abbiamo Sordi in versione soldato, che è uguale a Sordi in qualunque altra versione, come vedremo dopo, visto che Ford con i suoi gusti monolitici ha voluto spararci altre sue 12 pellicole…
L’unica scena interessante del soporifero film (e siamo finora a 3 su 3) è allora quella del finale.
“Mi te disi proprio un bel gnènt!! Hai capito?!? Facia de Ford!”
JF Già il fatto che tu consideri Benigni più di Sordi la dice lunga sui tuoi gusti, antagonista dei miei stivali.
Poi, che tu possa trovare fuori dal tuo tempo - ovvero gli ultimi dieci anni, buahhahahahahahaha! - un film come questo ci può anche stare, ma che la tua scarsa tenuta non ti permetta di vedere la serie praticamente infinita di scene memorabili de La grande guerra è davvero incredibile: tutti i duetti tra i protagonisti sono da antologia - oltre che divertentissimi -, e il dramma della guerra è presentato senza essere appesantito come sarebbe stato se ad averlo tra le mani fosse stato uno dei tuoi amiconi pipponi, che considerano un dramma anche una merenda con la fidanzatina.

"Quello è Mr. Ford? E' persino più spaventoso di quanto immaginassimo"
4) Una vita difficile (1961) di Dino Risi
JF Il film che ha bruciato Il sorpasso al fotofinish entrando di prepotenza nella selezione per la Blog Guerra, uno dei più grandi esempi del valore come attore drammatico di Alberto Sordi nonchè un ritratto dei lati oscuri della "dolce vita" dalla potenza incredibile.
Forse non conosciuto come altri lavori di Risi, l'epopea del partigiano divenuto aspirante borghese è una delle "favole nere" più riuscite del nostro Cinema: e dopo una giornata passata a sorbirsi i pipponi del Cannibale, basta la sequenza dell'Albertone ubriaco a Viareggio per cancellare ogni dubbio su quale sia la parte migliore di questa Blog Guerra.
CK Una vita difficile, quella di un blogger come me che si deve sorbire tanti film tanto noiosi per poter partecipare a una Blog War come questa.
La commedia di Dino Risi presenta una buona regia e una discreta sceneggiatura, peccato che come commedia non faccia ridere manco per sbaglio. Figuriamoci se Ford ci proponeva 1 film 1 che facesse ridere, sia mai. Ci si potrebbe divertire troppo!
A non funzionare, per quanto mi riguarda, è il protagonista: Alberto Sordi era il medioman del cinema italiano. Come già detto sopra, si limitava a fare se stesso in ogni film. La scena in cui fa l’ubriaco è la chiara dimostrazione di quanto non fosse capace a recitare. Scommetto che persino quell’astemio di Ford riuscirebbe a essere più credibile come ubriaco. Se quella è la scena che dovrebbe farti aggiudicare la vittoria, Ford, mi sa che sei più ottimista degli americani quando invasero il Vietnam…
Ve lo meritate Alberto Sordi, voi fordiani!
A forza di sentire castronerie pronunciate da Ford, quasi quasi però sarebbe meglio essere sordi. UAHAHAHAHA
JF Sarà un attorone il tuo amichetto corvaccio di Uccellacci e uccellini.
O quell'altro squinternato del coniglione di Donnie Darko.
Effettivamente, il tuo è un Cinema buono giusto per le bestialità! Buahahahahahahah!
Una vita difficile è un Capolavoro. E basta.

"Addio AmarFord, a mai più rivederci!"
5) 8 e 1/2 (1963) e Amarcord (1973) di Federico Fellini
JF Uno dei pochi registi della Storia in grado di mettere d'accordo anche due acerrimi nemici come il sottoscritto e il Cucciolo Eroico, l'enorme Fellini, non andrebbe discusso a priori, tale e tanta è la sua importanza.
8 e 1/2 rappresenta, a mio parere, l'equivalente di 2001: odissea nello spazio per il Cinema italiano, ed è senza ombra di dubbio il viaggio più importante che possa offrire una pellicola made in Terra dei cachi al pubblico.
Amarcord, dall'altra parte, è tutto il cuore del Maestro riminese, una carrellata di personaggi che, considerate le origini di mio padre, sento più vicine di quanto non sembri.
Due Capolavori indiscutibili, buoni giusto per prendere un pò di fiato tra un round e l'altro della lotta.
CK Ed ecco l’unico Artista (vabbè, mettiamoci dentro pure Sergio Leone) di una lista fordiana composta per il resto da artigiani del cinema. Alcuni magari mestieranti decenti, altri nemmeno quello. 8 e ½ è quindi un oggetto alieno in questa lista e figurava molto meglio ieri tra le pellicole cannibali.
"A forza di pregare, un paio di film decenti Ford li ha messi!"
Quanto ad Amarcord, è una pellicola valida e interessante, però troppo frammentaria e discontinua e presenta anche vari momenti kitsch, come quelli con Alvaro Vitali, che non mi hanno entusiasmato molto. Per me siamo diversi gradini sotto rispetto alla classe assoluta di 8 e ½ e La dolce vita. Sarà che io preferisco il dolce all’amaro… Del tutto strepitoso invece il tema musicale di Nino Rota, una delle musiche da cinema (e non solo) più belle della storia.
Questa è qundi la parte migliore di una lista per il resto non da amarcord, bensì da dimentare, caro il mio AmarFord.
JF Da dimenticare c'è solo l'ennesima dimostrazione della tua mancanza di gusto cinematografico! E se vieni un pò più vicino, mentre sono in cima al tuo Tree of life dei poveri, ti prendo volentieri a sassate gridando "VOGLIO UN RIVALE CHE SI INTENDA DI CINEMAAAA!"



"Ford, m'hai proprio rotto. Mi unisco al suicide club cannibale!"
6) Il buono, il brutto, il cattivo (1966) di Sergio Leone
JF Nella lista fordiana non poteva mancare uno dei film più rappresentativi della nostra cinematografia, un cult imprescindibile del western ed un saggio di tecnica impareggiabile.
Cast stellare, sequenze e battute indimenticabili, un finale da paura.
"Cannibale, al mondo ci sono due tipi di persone: quelli con il fucile e quelli che scavano. Tu scavi."
Bang bang, Cucciolo Eroico: lungo la Frontiera c'è spazio per uno solo di noi.
E non sei tu.
CK Io ho un problema con il genere western, così come ce l’ho con Ford: proprio non mi piacciono. A pelle.
Non mi piace l’atmosfera da vecchio West, non mi piacciono i personaggi stereotipati, le solite sparatorie e situazioni da saloon. Non è proprio il mio mondo, il mio ambiente.
Questo film è di certo un capolavoro nel genere spaghetti western, peccato che a me piacciano tutti i tipi di pasta, ma gli spaghetti western proprio mi stanno sullo stomaco. Della pellicola ho comunque apprezzato le ottime inquadrature di Sergio Leone e le musiche memorabili di Ennio Morricone. Per quanto riguarda vicenda e personaggi, invece, sbadigli.
Un film fordiano fino al midollo, ma che rivela un finale sorprendentemente e ironicamente cannibale, con l’urlo: “Ford sei un figlio di una grandissima putt aah aah aaah!” :D
JF Sarebbe proprio divertente vedere il Cannibale strapazzato lungo la Frontiera da un bruto Clint fordiano, lasciandolo appeso qualche oretta in più alla corda.
Forse il western è il tuo genere, caro antagonista.
Specie se ci sono io a darti del filo da torcere.

"Stupratemi, uccidetemi... tutto, basta che non facciate guidare Mr. Ford!"
7) Cani arrabbiati (1974) di Mario Bava
JF Titolo purtroppo quasi sconosciuto ai più, questo gioiellino violentissimo e perverso di uno dei registi più importanti del nostro panorama - Burton, Carpenter e Tarantino gli devono un'infinità di trovate, e non perdono occasione di sottolineare la sua importanza - è a mio parere la versione italiana proprio de Le iene.
Un viaggio senza alcuna speranza di redenzione che è un'escalation di crudeltà da spavento, considerati i tempi in cui fu girato: e nonostante la povertà dei mezzi, Bava dimostra di essere uno dei grandi innovatori del concetto di grindhouse, in barba a tutti i registucoli finti alternativi sbucati come funghi dopo Pulp fiction e tanto ammirati da Cannibal e soci.
CK I Cannibali arrabbiati si prendono una pausa, a sorpresa, e la smettono di abbaiare contro il povero Ford ormai già bell’e che sbranato.
Tra i diversi film di nicchia scelti dal Ford che non avevo ancora visto e mi sono dovuto sorbire, pardon vedere in occasione di questa Blog Guerra, questo è l’unico che ho apprezzato. Non al 100%, visto che le interpretazioni degli attori più che da Cani arrabbiati sono da cani e basta, però mi è piaciuto il tocco registico del Mario Bava. Amatoriale, ma molto pulp. Un on the road movie criminale dotato di una buona sceneggiatura che tiene dall’inizio alla fine con pochi cedimenti per strada.
Un film, quasi l’unico della lista fordiana, che non fa scendere la bava mentre li si guarda addormentati sul divano.
JF Immaginavo che non ti sarebbe dispiaciuto, in fondo.
Del resto, sei più prevedibile di un medioman fordiano! Ahahahahah!

"Mamma ti prego, non portarci dal babysitter Ford:
quello vuole farci sempre vedere dei film noiosissimi!"
8) Anche libero va bene (2005) di Kim Rossi Stuart
JF Quello che potrebbe apparire come una sorta di "intruso" in una sequenza così esagerata di filmoni, esordio dietro la macchina da presa di Kim Rossi Stuart, è stata una delle scoperte migliori che feci nel mio periodo "allo stato brado", e che alimentò allora la voglia di scrollarmi di dosso la ruggine e tornare ad alzare la testa e guardare avanti.
Un dramma sobrio e potente che tratteggia le delicate geometrie del rapporto tra padri e figli, e sfodera un coraggio davvero niente male del regista/attore che, nel pieno della berlusconiana Italia sempre troppo cattolica, in una delle scene più cariche della pellicola caccia un bestemmione liberatorio e sentitissimo.
Ma pensare solo a quello sarebbe riduttivo per uno dei ritratti di crescita più intensi del Cinema italiano recente.
La stessa crescita che il mio antagonista continua a rifiutarsi di affrontare. Ahahahahahaha!
CK Un film caruccio quanto dimenticabile.
Kim Rossi Stuart esordisce in maniera dignitosa dietro la macchina da presa con una pellicola neo-neorealista (ANCORAAAAA???) che racconta con semplicità la vita di una famiglia dei sobborghi di Roma. Niente di che, a parte la scena della bestemmia dello stesso Kim Rossi Stuart, un momento davvero coraggioso per il cinema italiano. Per il resto è una pellicola troppo urlata, manco fossimo in un film di Muccino, e parecchio prevedibile, che si chiude con un finale davvero campato lì giusto per mettere la parola fine. Se non altro, rispetto ad altre atroci visioni fordiane, si lascia guardare.
Il motivo per cui a Ford piace tanto questo esordio registico decente, ma certo non da top 10 del cinema italiano (e forse nemmeno da top 1000), secondo me va ricercato nel passato da Ragazzo dal kimono d’oro di Kim Rossi Stuart…
Niente di che come film ma, comunque, anche libero va bene. A questo punto: tutto fuorché Ford va bene!
JF Non sarà da top ten assoluta, come del resto non lo è il tuo Sapore di mare, eppure è una pellicola coraggiosa - come giustamente sottolinei anche tu - e piena di cuore, ed entrambi noi sappiamo quanto ci sia bisogno di film così in una realtà povera come quella italiota.
Tra l'altro, fosse stato firmato da un Cannibàl Garcon francese, ora saresti qui a gridare al miracolo.
CK Io ho solo detto che c’è 1 scena 1 coraggiosa. Il resto è trascurabilissimo. Quello che ha bisogno il cinema italiano sono i talenti veri come Sorrentino, non queste esili storielline neo-neorealiste!
E Sapore di mare è un cult per generazioni e generazioni. Questo è un cult giusto nella terra dei cachi fordiani.

"Dormi cara, questa cine-rassegna è davvero interminabile.
Ford con la sua lista si è rivelato perfino più perfido di quanto sia mai stato io!"
9) Vincere (2009) di Marco Bellocchio
JF Quando si è deciso, insieme a quel tordo del Cannibale, di mettere in piedi una Blog Guerra a base di film italiani, una delle prime certezze che ho avuto rispetto alla mia decina, era che Bellocchio sarebbe stato della partita.
Avevo l'imbarazzo della scelta, considerate pellicole come Buongiorno, notte e L'ora di religione, ma ho deciso di puntare su Vincere, il ritratto anomalo che il regista tracciò di Mussolini: un film incredibile, visionario, dalla tecnica impareggiabile e dal carico emotivo quasi schiacciante, interpretato da un Filippo Timi mai così bravo.
Senza alcun dubbio, uno dei due più grandi film italiani degli ultimi dieci anni.
CK Pellicola decente eppure non del tutto riuscita sul Duce, ma soprattutto sulla sua amante e sul suo figlio segreto. No, non sto parlando di Berlusconi. E no, non sto parlando nemmeno di Mr. Ford. Per una semplice questione anagrafica: Ford è nato prima!
QUI c’è la mia vecchia recensione del film, riassumendo il mio pensiero: una pellicola tecnicamente interessante, quanto emotivamente fredda. Come al solito, con i film fordiani.
Vincere?
Ford, per battere la tua lista mi sarebbe bastato anche solo mettere una rassegna di film con Lino Banfi ahahah!
JF Magari avessi messo in lista qualche bel film con Banfi! Almeno mi sarei risparmiato certe schifezzone come L'eclisse!

"Tesoro, sveglia. E' finita, è finita!"
"Cosa, la guerra?"
"Ma no, la rassegna fordiana!"
"Evvai, notizia più bella non me la potevi dare! Però un po'' mi spiace:
non avevo mai dormito tanto bene in tutta la mia vita."
10) L'uomo che verrà (2010) di Giorgio Diritti
JF La sparo subito grossa: Giorgio Diritti è il Terrence Malick italiano.
Già con Il vento fa il suo giro questo sorprendente autore mi aveva colpito e affondato grazie ad un'escalation devastante sul finale, ma con L'uomo che verrà viene compiuto un passo oltre nel raccontare la strage di Marzabotto, episodio terribile degli anni dell'occupazione nazista nel cuore dell'Emilia Romagna della Resistenza.
Una pellicola che è una poesia, nonchè la rappresentazione migliore per il Cinema di quello che un certo De Andrè fece con la musica.
Un miracolo compiuto sottovoce in grado di far scomparire come per magia tutte le folli aspirazioni del mio scomodo antagonista.
CK L’uomo che verrà a darti una bella mano di botte, Ford, prima o poi lo troverai.
Nel frattempo, questo film è tra i pochi decenti della tua lista, che si chiude quindi a sorpresa con dignità.
Ai tempi l’avevo recensito in maniera molto positiva, anche se devo dire che a un paio di anni di distanza non è che mi sia rimasto molto della visione. Buon film, però quanti WhiteRussian ti sei scolato per scomodare un paragone del genere?
Terrence Malick sta davvero troppo più in alto, in cima al The Tree of Life.
Così come Cannibal non può far altro che guardare dall’alto il piccolo Ford allontanarsi sconfitto e in lacrime. Aspettando la vittoria che non verrà…
JF Cannibale, tira pure un sospiro di sollievo: tu l'uomo che verrà a darti una bella mano di botta l'hai già trovato.
E ho come intenzione di arrivare armato dell'alberello di Malick, che ti schianterò felice sulla testa.

giovedì 27 maggio 2010

Il figlio del Duce (Vincere, Marco Bellocchio)

Vincere
(Italia, 2009)
Regia: Marco Bellocchio
Cast: Giovanna Mezzogiorno, Filippo Timi, Fausto Russo Alesi, Michela Cescon, Corrado Invernizzi

Si può provare empatia, o anche solo un fugace moto di simpatia, nei confronti di personaggi come Benito Mussolini o la sua moglie segreta Ida Dalser? La mia sincera risposta è no.
Questo film è registicamente notevole, le inserzioni del vasto archivio Luce sono utilizzate da Bellocchio in maniera ottima, spesso geniale, e (cosa non scontata) persino in maniera ironica. Un pregio che innalza il film a un livello cinematograficamente eccellente.
Però il coinvolgimento emotivo, almeno per quanto mi riguarda, è stato molto basso. Filippo Timi è un grandioso Mussolini. Che questo sia un complimento o meno lo decida lui. La figura del Duce rimane comunque a parte, perché questa non è la sua storia e così -molto intelligentemente- a un certo punto del film Timi scompare (compaiono solo immagini di repertorio del Duce vero), così come Mussolini scompare dalla vita della Dalser. La getta nel cesso come una merda e poi tira l’acqua. O meglio, la getta in un manicomio e fa sparire ogni documento riguardante il loro matrimonio e il loro figlio, entrambi segreti e censurati.
Strano che a Berlusconi non sia venuta in mente un’idea del genere con Patrizia D’Addario. O forse l’ha avuta ma non ha fatto in tempo ad attuarla?
E se anche il Berlusca avesse da qualche parte un figlio segreto, un Pier Silvio Jr., e magari la madre fosse quella tizia? Com’è che si chiama? Ah, già… Noemi Letizia.

Tornando al cine, Giovanna Mezzogiorno nei panni di Ida Dalser Mussolini offre una buona prova d’attrice, ma è come se pure lei rimanesse distante da un personaggio che è sì stato vittima del Duce, ma che il Duce lo amava profondamente e che ne era fiera moglie. Si può provare pena per una donna del genere, questo sì, ma simpatia no.
Lo psicologo che promette di farla uscire dal manicomio, nemmeno lui manterrà la promessa. E allora l’unico personaggio a cui sentirsi un minimo vicini é il figlio segreto, Benito Mussolini pure lui. Che con un nome del genere è difficile prenderlo in simpatia, però ispira se non altro una certa tenerezza.

Film quindi notevole, ma freddo. Non mi ha smosso dentro. Non mi ha provocato nemmeno odio (non più di tanto, almeno). Solo una certa tristezza per un periodo davvero merdoso della storia d'Italia che paradossalmente qualcuno non vede l'ora di far rivivere (in parte riuscendoci pure). Tale distacco emotivo può essere anche dovuto alla frammentarietà del racconto, necessaria visto che la storia si dipana su un arco temporale decisamente lungo; però allo stesso tempo non permette di entrare veramente dentro. Da vedere per conoscere una vicenda tenuta vergognosamente sotto segreto (che dietro ci fosse lo zampino del nonno di Minzolini?) e ancora oggi misteriosa e per ammirare le invenzioni di regia di un Bellocchio in ottima forma.
Ai David di Donatello 2010, Vincere nonostante il titolo è stato battuto da L’uomo che verrà. Film ambientato poco dopo, verso la fine del trentennio fascista, altrettanto duro ma dotato di maggior cuore.
(voto 6/7)

Potete scaricarlo/vederlo in streaming QUI
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