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mercoledì 15 gennaio 2014

10 FILM DA VEDERE PRIMA CHE SI ESAURISCANO I TUOI NEURONI, SE NON È GIÀ TARDI




"Cannibal ha un blog di cinema e non ha mai visto
un mio film? Ridicolo, hihi!"
Circola in rete in questi giorni, almeno tra i blogger più cinefili e cineamatori, un gioco/meme curioso, che consiste nell’elencare 10 film che non hai mai visto. 10 pellicole che, per un motivo o per l’altro, mancano dalla collezione delle tue visioni e che vorresti recuperare fino a quando i tuoi neuroni sono ancora in grado di gustare un film.
Creato dal consigliatissimo blog Director’s Cult, il meme è diventato così un gioco all’auto sputtanamento personale, con una lista di “cadaveri eccellenti” che ci vergogniamo di non aver mai visto, eppure persistiamo a non guardarli. Preferendo magari la visione di una porcatona che sapremo già si rivelerà una porcatona a un capolavoro riconosciuto della Storia del Cinema.
Specificando che i miei neuroni, se mai ci sono stati, ormai hanno abbandonato il mio cervello già da mo’, ecco la lista delle mie vergogne cinematografiche, i film che devo vedere e prima o poi probabilmente vedrò. Ma in questo momento non c’ho voglia e vado a guardarmi una nuova porcatona tipo il remake di Carrie.

1. Casablanca
Super classico che mi sa di troppo super classico per i miei gusti, ma che a sorpresa potrei anche adorare. Un cadavere così eccellente che m’è venuta una gran voglia di recuperarlo. Subito.

2. Charlie Chaplin
Al di là di qualche singola scena, non ho mai visto un film intero di Charles Chaplin ed è un peccato perché so che potrebbero piacermi. Però le pellicole mute vanno gustate al momento giusto, bisogna essere nella giusta predisposizione d’animo e si deve soprattutto essere riposatissimi, altrimenti si rischia l’abbiocco immediato.

3. Quei bravi ragazzi
Non sono bravo con i film di Mafia. Cosa nostra non è la mia cosa. C’ho messo anni per recuperare Il Padrino, un giorno o l’altro magari guarderò pure Il Padrino – Parte II, e prima o poi ce la farò anche con Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese. Ne sono convinto, picciotti.

4. Il mucchio selvaggio
Se con i film sulla Mafia non sono bravo, con quelli western sono proprio pessimo. Tra i pochissimi che ho visto e tra i pochissimissimissimi che mi sono piaciuti, salvo giusto quelli di Sergio Leone, il ben poco western Ritorno al futuro 3 e la revisione tarantiniana del genere Django Unchained. Il mio obiettivo per il futuro è quello di riuscire a vedere un giorno uno dei capolavori riconosciuti del genere, Il mucchio selvaggio che, nonostante abbia persino dato il nome a una rivista musicale cui sono parecchio affezionato, continuo a non filarmi. Ma non ci posso far niente: io ooodio i western!

5. La strada
Sul cinema italiano sono una scarpa totale.
Qualcuno dirà che lo sono pure sul cinema internazionale e non ho intenzione di dargli più di tanto torto.
Tra le mie varie lacune italiane, mi mancano un sacco di film importanti e diversi non mi attirano manco per sbaglio, quindi non mi sembra il caso di inserirli nemmeno in questa lista. Tra quelli che invece vorrei guardare e non ho ancora fatto ci sono numerosi film di Federico Fellini. Avendo adorato La dolce vita e 8½, prometto che prima o poi percorrerò anche La strada.

6. Il buio oltre la siepe
Questo film potrebbe diventare uno dei miei preferiti di sempre. Lo so già. Ah, stupido cervello svuotato di neuroni, se solo ti decidessi a vederlo!

7. Chinatown
Da ragazzino confondevo questo titolo con Grosso guaio a Chinatown, film che nonostante la firma di John Carpenter non mi è mai piaciuto. Poi crescendo ho continuato a ignorarlo, nonostante tutti ne parlassero come di un capolavoro imprescindibile. Lo so che avete ragione e un giorno mi deciderò a guardarlo. Promesso. E non ho manco incrociato le dita.

8. Marilyn Monroe
Discorso analogo a quello fatto su Charlot. Marilyn è un’altra icona che, escludendo qualche breve scena, non ho mai visto all’opera in una pellicola completa. E potrei innamorarmi di lei, se solo facessi lo sforzo di recuperare un suo film. Sì, ma da quale cominciare?

9. Krzysztof Kieślowski
Kieślowski kiiiii?
Mi fa paura la mole imponente dei lavori di uno dei più celebrati Autori del cinema mondiale, di cui non ho colpevolmente ancora mai visto niente. Il decalogo mi sa di troppo impegnativo, meglio allora partire con la sua trilogia dei colori: Film blu, Film bianco e Film rosso.

10. La corazzata Potëmkin
Questo film me/ce l’ha rovinato Fantozzi. Potrei riuscire a vederlo senza pensare che è una cagata pazzesca soltanto se davvero ogni neurone abbandonasse il mio cervello e facessi tabula rasa dei miei ricordi. Se solo non ci fosse di mezzo Fantozzi, potrebbe anche rivelarsi una figata pazzesca.
Forse.

Bonus track
The Wire e I Soprano
In chiusura, un paio di lacune televisive. De I Soprano ho visto giusto il pilot e l’ho trovato pure interessante, solo che, vista la mia sopracitata avversione al genere mafioso, non ho più continuato a guardarlo. Ma magari un giorno…
The Wire invece devo recuperarlo a ogni costo. Non seguissi già altre 3mila serie sicuramente inferiori, ma che non posso e non riesco ad abbandonare, lo guarderei immediatamente.

E poi ci sarebbero un mucchio di altri cadaveri eccellenti da elencare, ma al solo pensarci i miei ultimi neuroni mi fanno ciao ciao con la manina!
Quali sono invece le vostre lacune cinematografiche più clamorose?
Scrivetelo qui tra i commenti, sui vostri blog, su Facebook o dove cacchio preferite, basta che continuate questo perfido gioco all'auto sputtanamento!

mercoledì 5 settembre 2012

Il film su Michael Jackson e Marilyn Monroe. Ehm, più o meno

Mister Lonely
(UK, Francia, Irlanda, USA 2007)
Regia: Harmony Korine
Cast: Diego Luna, Samantha Morton, Denis Lavant, Werner Herzog, Leos Carax, James Fox, Richard Strange, Melita Morgan, Joseph Morgan, Rachel Korine, Jason Pennycooke, Michael-Joel David Stuart, Anita Pallenberg, David Blaine
Genere: sosia
Se ti piace guarda anche: Gummo, Thumbsucker, I Tenenbaum, The Devil’s Double

Mister Lonely è un film su Michael Jackson e su Marilyn Monroe.
Per quale motivo allora non ne hanno parlato tutti i telegiornali, persino il TG5 dove il cinema trova spazio solo se avviene una sparatoria o se un film incassa almeno 3 fantastiliardi di euro o se devono fare una marketta su qualche pellicola con protagonista un comico di Zelig?

Perché vi ho mentito. Non è che sia proprio un film su Michael Jackson e Marilyn Monroe. È un film sui sosia di Michael Jackson e Marilyn Monroe, così come come personaggi secondari appaiono i sosia di tutta una serie di altri personaggi famosi, da Charlie Chaplin a Sammy Davis Jr.. Ebbene sì, anche Sammy Davis Jr. è considerabile un personaggio famoso!
E poi ancora ci sono il Papa, la regina Elisabetta, Shirley Temple, James Dean, Abraham Lincoln (in versione non ammazzavampiri), i 3 Stooges (i comici, non la band di Iggy Pop), Madonna (la cantante, non la star religiosa), Cappuccetto rosso (non di sangue) e un bambino afro con una testa di capelli così che è il sosia non di qualche VIP, ma di un pollo. Eh sì, si crede di essere un pollo.

Se non lo avevate ancora intuito, Mister Lonely è un film strano. Parecchio. Uno di quelli di cui al TG5 non parleranno mai, a meno che non facciano un servizio sui sosia. Ma neanche.
Se non ci credete che è così strano, rilancio dicendovi che dietro la macchina da presa siede un certo Harmony Korine, il regista di Gummo nonché sceneggiatore di Kids e Ken Park. Un grandissimo. Sia un grandissimo talento, che un grandissimo fuori di testa. Sarà interessante vederlo proprio oggi in concorso alla mostra del cinema di Venezia, con il suo brand new Spring Breakers, protagoniste le starlette Vanessa Hudgens, Ashley Benson e Selena Gomez in versione super zoccole.




Da un regista del genere non ci si può aspettare dunque qualcosa di normale. E infatti questo Mister Lonely non lo è. Eppure una briciola di normalità la mantiene, la struttura narrativa è piuttosto ordinata (attenzione: non ho detto ordinaria), divisa addirittura in capitoli con titoli di pezzi di Michael Jackson (Man in the Mirror, Beat It, Thriller e You Are Not Alone) e gli elementi visionari sono piuttosto pochi e tenuti a bada.
Korine ha cercato dunque di dare armonia alla storia. Storia che è quella di un sosia spagnolo di Michael Jackson che vive a Parigi dove non conosce nessuno e si barcamena come può in modo da sbarcare il lunario esibendosi per gli occhi distratti dei passanti spilorci, oppure andando come guest-star negli ospizi come ospitone musicale. All’incirca fa la vita attuale di Gigi D’Alessio, oppure quella di Silvio Berlusconi prima che diventasse misteriosamente e mostruosamente ricco.
La sua vita subirà però una svolta quando incontrerà non Bettino Craxi, bensì Marilyn Monroe. O meglio, una sosia di Marilyn Monroe. Lei lo convincerà ad andare a vivere in una comune per sosia di VIPS, insieme ai personaggi citati sopra, tra cui Charlot che è suo marito e la giovane Shirley Temple che è sua figlia. Nonostante sia già sposata, tra lei e Michael o meglio il sosia di Michael qualche scintilla romantica ci sarà, ma…
Il resto scopritelo da soli. Anche perché non ci credo di non avervi incuriosito a vederlo almeno un pochino, almeno un pochettino-ino-ino-ino-ino.

Non siete ancora convinti? E allora aggiungo anche due parole sull’ispirato cast: Diego Luna è parecchio credibile non come Michael Jackson ma come sosia di Michael Jackson. Idem per Samantha Morton come Marilyn wannabe.
Samantha Morton che - c'è anche bisogno di dirlo? - è un’attrice strepitosa. Vi sfido a citarmi un film in cui sia apparsa, anche solo in un piccolo ruolo, e non abbia fatto la sua grandiosa figura. Minority Report, Synecdoche New York, Control, In America, Oltre le regole - The Messenger, Codice 46, L’amore fatale, etc… Non è glamour, è un tipo ma non è una strafiga, non ha fatto blockbuster commerciali, epperò è un’attrice che meriterebbe molta più popolarità e molti più riconoscimenti.
Come sosia di James Dean appare poi Joseph Morgan, ovvero Klaus di The Vampire Diaries e un paio di ruoli sono affidati anche ai registi Warner Herzog e Leos Carax, qui in versione attori.

Io i sosia personalmente non li capisco. Per quanto mi riguarda, è meglio essere un magari pessimo originale, che essere anche la copia migliore del mondo di qualcun altro. Ma questa è una riflessione complessa, come vedremo anche in occasione del film Copia conforme.
In ogni caso, Mister Lonely non è un film solo sul mondo dei sosia. Tira fuori anche un discorso religioso non male, sebbene inserito un pochino a casaccio attraverso una misteriosa storia di suore, ed è inoltre una pellicola, come si può intuire dal titolo, sul sentirsi soli in questo mondo e sul volersi attaccare a qualcosa per esserlo meno. Può essere la Fede (non Emilio), può essere un personaggio famoso cui guardare come modello di riferimento (non Emilio Fede, possibilmente), può essere una comunità di persone come noi cui unirci (ed è meglio che non siano persone come Emilio Fede). Ma, alla fine, soprattutto, Mister Lonely è una pellicola sul trovare se stessi. Sulla scelta tra essere una copia o essere un originale.
(voto 7/10)


martedì 10 aprile 2012

La mia settimana con Marilyn (senza ciularmela)

My Week with Marilyn
(UK 2011)
Regia: Simon Curtis
Cast: Michelle Williams, Kenneth Branagh, Eddie Redmayne, Emma Watson, Judi Dench, Zoë Wanamaker, Dominic Monaghan, Derek Jacobi, Julia Ormond, Dougray Scott, Toby Jones, Jim Carter
Genere: first love
Se ti piace guarda anche: Il principe e la ballerina, Gli uomini preferiscono le bionde, Smash
Uscita italiana prevista: 1 giugno 2012

“Tutto ciò che vedono è Marilyn Monroe. Quando si rendono conto che non sono lei, fuggono.”

C’è la storia, una grande storia.
C’è la star, oh, che star!
C’è un ottimo cast, una confezione impeccabile, un’ottima realizzazione…
Bene, bene. E allora cosa stiamo ancora a parlare? Andiamo a correre a vederlo tutti, questo My Week with Marilyn!
Fermi tutti. Il film è guardabile e, anzi, male non fa vederlo, soprattutto per cercare di capire qualcosa di più di quel grande mistero, uno dei più grandi nella storia di Hollywood, che risponde al nome di Marilyn Monroe.
Però c’è qualcosa che non va. Guardandolo ci si sente come Marilyn, alle prese con una vita confezionata alla perfezione, eppure non in grado di regalare piena soddisfazione.
Cosa c’è che non va allora, in questo film?
Capita, a volte, con le produzioni britanniche. Soprattutto quelle ambientate nel passato. Ricostruzioni perfette nella forma, recitate in maniera magistrale con tutti quegli accenti da English lesson grandiosi, solo che manca l’anima, il soul. E il cuore.
I wanna be loved by you, avete presente?

La storia alla base della pellicola è tratta dalle memorie di Colin Clark, morto una decina d’anni fa. Nel 1957, l’allora giovanotto conobbe il primo vero grande amore. Già questo sarebbe materiale sufficiente per farne una storia importante, di quelle degne di essere raccontate. Non basta, però, perché il primo amore di Colin è stato una certa Marilyn. Non proprio una cosa che capita a tutti.
Certo, i maligni diranno che Miss Monroe ha avuto un sacco di uomini, quindi ciò che è successo a lui non è stato poi così unico, però avete comunque qualche cosa da ridire? Quest’uomo ha avuto come primo amore Marilyn Monroe, tanto di cappello.
Come ha avuto la fortuna di conoscere la più grande diva dell’epoca, e forse di tutte le epoche, uno sbarbatello come Colin Clark?

Desideroso di entrare a far parte del mondo del cinema in qualche modo, qualunque modo, è diventato assistente dell’assistente dell’assistente dell’assistente del pulisci cessi dello spazzacamino dell’assistente dell’aiuto regista del regista di una produzione di Laurence Olivier: Il principe e la ballerina. Star della pellicola, oltre allo stesso Divo Olivier, anche la Diva Marilyn Monroe.
Fresca di terzo matrimonio con lo scrittore Arthur Miller, Marilyn arriva a girare in Gran Bretagna portando con sé tutte le sue manie, i suoi leggendari ritardi e anche il suo comportamento autodistruttivo.
Un grande punto interrogativo, Marilyn. Una donna in grado con uno sguardo di gettare ai suoi piedi qualunque uomo sulla faccia della Terra, un’arma di masturbazione di massa più potente di qualunque bomba atomica, eppure allo stesso un’anima tanto fragile.

Una persona piena di insicurezze che si portava dietro un’assistente lacché personale apposta per tenerle su il morale, sempre sull’orlo della depressione. Un'attrice insicura delle proprie capacità. Una donna perennemente insoddisfatta e alla ricerca di qualcosa. Tra le ombre dell’infelicità di Marilyn spunta però sul set un raggio di sole grazie all’incontro con il giovane Colin Clark, il terzo assistente al regista Olivier, con cui vivrà una breve ma intensa relazione.
Una storia splendida che dalla sua ha la forza di un personaggio tanto iconico quanto pieno di zone d’ombra come Marilyn. Ha dalla sua la narrazione di un’avventura romantica come poche altre. Ha dalla sua, per di più, la possibilità di raccontare il dietro le quinte di una produzione cinematografica realizzata con un’altra figura certo non di secondo piano come Laurence Olivier, interpretato da un Kenneth Branagh gigionissimo e del tutto irresistibile.

L’impressione che lascia My Week with Marilyn è però pressapoco la stessa dell’Hugo Cabret di Martin Scorsese: due grandi personaggi, due pezzi di storia del Cinema (là Georges Méliès, qua Marilyn Monroe), due storie sulla carta notevoli. Eppure… delusione. Per altri versi sono due film parecchio distanti, però ad accomunarli nel risultato finale è la mancanza, come dicevamo in apertura, di cuore.

Se Hugo Cabret non può essere attaccato da un punto di vista registico, questo My Week with Marilyn invece può. Eccome, se può. Dietro la mdp siede Simon Curtis, uno che ha una lunghissima esperienza in film tv e serie tv e… si vede. A livello cinematografico, il suo più che un film può essere considerato una fiction. Posso capire avere uno stile classico, ma nel caso di Curtis si può parlare più che altro di piattezza. Non di classicismo. Se al suo posto avessero messo un manichino, non credo si sarebbe notata la differenza.
Allo stile (quale stile?) registico, corrisponde una bella storia gettata al vento da una sceneggiatura molto di maniera, troppo lineare e didascalica. Senza ritmo, senza trovate, senza vere svolte che non siano ampiamente prevedibili, senza coraggio, con il personaggio del protagonista maschile che rimane parecchio anonimo, anche per via del protagonista Eddie Redmayne. Va bene essere imbambolati da Marilyn, ma questo appare imbambolato sempre. Era quanto richiesto dal copione? Forse sì…
Ben altro spazio avrebbe meritato la figura di Lucy, la ragazza innamorata del protagonista che si troverà di fronte a una competizione impossibile per qualunque altra donna. Forse perché non di una vera donna, bensì un sogno, di un’idealizzazione si tratta: Marilyn Monroe. A interpretarla è Emma Watson, pronta finalmente a gettarsi la Hermione di Harry Potter alle spalle e che in questa seppur piccola parte fa ben sperare per il futuro. Al contrario di Daniel Radcliffe, ma questa è un’altra storia.

E veniamo a colei che affrontava l’impresa più ardua: diventare Marilyn.
Il grande pregio della performance di Michelle Williams è di non essere diventata una imitazione di Marilyn. Non si è limitata a farle il verso, replicando solo i gesti e i movimenti per cui era (stra)famosa. Michelle Williams ha reso una versione molto personale di Marilyn. L’ha fatta sua. Era il modo migliore per renderle omaggio, per riportarla in vita. Non scimmiottarla come può fare una Valeria Marini qualunque.
La sua interpretazione è di certo la nota più positiva, eppure pure qui manca qualcosa.
Io adoro Michelle Williams fin dai tempi di Dawson’s Creek, ho apprezzato le sue scelte di carriera, il suo allontanarsi da ruoli teen facili per proseguire con un cinema ostico, indipendente (Blue Valentine, Wendy and Lucy, Meek’s Cutoff), l’essere riuscita a imporsi nell’ambiente hollywoodiano con tre nomination agli Oscar (per Brokeback Mountain, Blue Valentine e per questo), però ha un tipo di bellezza e di fascino diversi. Marilyn era un’altra cosa. E, come ci dimostra anche la serie musical Smash, è impossibile da replicare.
In questo film manca poi quasi del tutto la componente sensuale. La componente sessuale. Parlare di Marilyn e realizzare un film così poco sexy è un crimine, più che un’occasione mancata.


Riepilogando.
Ci sono: storia, star e ottimi attori.
Mancano: anima, cuore e sesso. Ovvero ciò che rendevano Marilyn, Marilyn.
Come fare un film su Maradona senza pallone, figa e coca.
Come direbbe lei, allora: Bye bye, baby.
(voto 6/10)

lunedì 5 marzo 2012

Smash and pumpin

Smash
(serie tv, stagione 1, episodi 1-4)
Rete americana: NBC
Rete italiana: Mya
Creata da: Theresa Rebeck
Cast: Katharine McPhee, Debra Messing, Christian Borle, Jack Davenport, Megan Hilty, Raza Jeffrey, Bryan d’Arcy James, Jaime Cepero, Anjelica Huston, Philip Spaeth, Wesley Taylor, Dylan Baker, Joe Jonas
Genere: Broadway
Se ti piace guarda anche: Chicago, Glee, Saranno famosi, Nine

Oggi parliamo di musicaaaal. E quindi il post sarà tutto caaaantaaaaaato cooooooooosì.
Proprio cooooooooooooosìììììììììììììììììì.
Oooooooooh yeeeeeeeeeeeeeah!

Ok no.
Basta.
La smetto visto che comincio a non sopportarmi io per primo.

Tanto pe' cantaaaa
perche' me sento un friccico ner core
tanto pe' sognaaaaa...
Sul serio: BASTA!

C’è una cosa molto positiva in Smash, il telefilm copia di Glee ispirato al successo di Glee che però non vorrebbe essere considerato il nuovo Glee. Perché possiamo girarci intorno fino a che vogliamo, tirare in ballo tutte le differenze tra le due serie che si vuole, ma se Glee non avesse avuto il successo che ha avuto, una serie come Smash non sarebbe mai andata in onda.
Dicevo che c’è una cosa molto positiva in Smash: guardando le prime puntate m’è venuta una gran voglia di vedere… altre puntate di Smash? No, veramente no. M’è venuta invece voglia di recuperare qualche vecchio film con Marilyn Monroe. Considerando che tra i nomi dei produttori della serie compare un certo Steven “tutto ciò che tocco ormai si trasforma in merda” Spielberg, è già qualcosa.
Dopo i pessimi Terra Nova e Falling Skies e il modestissimo The River, questa sembra infatti l’unica produzione decente o quasi recente dell’ex paparino di E.T. telefono casa. Uno che solo per l’atroce War Horse farebbe meglio a cambiare pianeta che se lo incontro per strada lo faccio correre io forte come un cavallo…
"Dopo Will & Grace, finalmente m'han dato un amico etero... ehm, scherzavo!"

In Smash per fortuna il tocco di Spielberg si sente poco, diciamo che si sente soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi che, come è consuetudine nelle sue produzioni, se non seguono gli stereotipi lui non è contento. E qui dentro è tutto uno sguazzare dentro gli stereotipi: c’è lo sceneggiatore teatrale gay, la sceneggiatrice teatrale amica dei gay interpretata da Debra Messing che guarda caso l’unico ruolo di rilievo mai interpretato nella sua vita era quella dell’amica dei gay in Will & Grace, c’è il regista piacione che ci prova con l’attrice che vuole la parte, c’è l’attrice zoccola che ci sta perché vuole la parte, c’è l’attrice che non viene presa perché non è zoccola abbastanza e non la smolla al regista per avere la parte.
Azz, che fantasia. Ci siamo sprecati, eh? D’altra parte quando leggi il nome di Steven Spielberg tra i producer sai già che l’originalità è proprio una caratteristica che non devi cercare.

Joe Jonas?! Per il futuro dobbiamo aspettarci pure Justin Bieber?
Peccato che anche il livello delle canzoni e della musica non è proprio tra i più esaltanti. Se già in Glee tra classici di trash rock anni ’80 e pop songs di Justin Bieber c’è sempre meno di che gioire, Smash farà contenti i fan dei musical di Broadway e pochi altri. E quanto nel quarto episodio vedi comparire Joe Jonas dei Jonas Brothers cantare un pezzo di Michael Bublé, capisci che qua la musica non fa per te. O, almeno: non fa per me.

La storia parte da un presupposto assurdo. A due celebrati autori teatrali viene in mente (o meglio rubano l’idea al solito stagista sfigato di turno) di realizzare un musical sulla figura di Marilyn Monroe. La cosa assurda non è questa. La cosa assurda è che nessuno vuole finanziare questo musical e tutti dicono che è un fallimento annunciato e che nessuno andrebbe mai a vedere un musical su Marilyn.
Questo non ha senso.
Proporre un musical con dei Cats che cantano, quella sarebbe un’idea folle e visionaria. Ma un musical su Marilyn, l’icona più celebre del cinema di tutti i tempi, non mi sembra un’idea così stramba. Persino io che non ne capisco una cippa di musical, avessi dei soldi da investire li investirei su un progetto del genere, perché mi sembra un successone assicurato.
Smash racconta delle varie fasi di lavorazione che stanno dietro a un musical sulla Monroe, dalla scelta del cast alla composizione delle varie canzoni, fino alle prove. Se l’idea di seguire i dietro le quinte di una grande produzione di Broadway vi fa esclamare: “Oh mio Dio! Mio Dio! Mio Diooooo” in maniera isterica, allora questa è la serie che fa per voi. Se al contrario vi fa domandare: “Sì, ma la partita del Milan a che ora inizia?” beh, questa di certo non è la serie che fa per voi.

Un elemento positivo di Smash, e che potrebbe riservare ulteriori maggiori soddisfazioni nel corso delle prossime puntate, è la protagonista Katharine McPhee. Lei è la solita attrice barra cantante barra modella barra figa uscita da un talent-show, per la precisione da American Idol, mica Amici della Maria, dove però non aveva vinto ma si era classificata seconda, dietro a Taylor Hicks, un tizio che sembra l’incrocio perfetto tra George Clooney e Jay Leno…


Dopo il secondo posto dietro a questo George Leno o, se preferite, Jay Clooney, Katharine McPhee ha pubblicato una manciata di canzoncine carine di mainstream pop tipo questa…


Fatto sta che la spilungona mora all'interno del musical all'interno della serie vorrebbe interpretare… Marilyn Monroe?!?! E presentandosi all'audizione è tra l'altro l'unica non vestita da Marilyn e canta una canzone che non c'entra una mazza come "Beautiful" di Christina Aguilera...


"In questa serieeeee non cantiaaaamoooo tutto il tempooooo nooooooo"
Katharine McPhee è carina e tutto, però con Marilyn che c’azzecca? Lo scopriremo nel corso degli episodi, in cui dovrà vedersela con Megan Hilty, in pratica la reincarnazione della Monroe, una biondazza che ha vissuto tutta la sua intera vita in attesa soltanto di interpretare la Marilyn più famosa dopo Manson.
È da questo conflitto tra prime donne che possono nascere le situazioni più intriganti di una serie piacevole e carina, ma che sa già troppo di già troppo già visto. Tra delle prove di danza in stile Saranno Famosi e Paso adelante (aaargh!) e momenti musicali ben coreografati e interpretati ma noiosetti, il modello di riferimento, la pietra di paragone inevitabile alla fine ovviamente è… Glee.

Qualcuno ha definito Smash una versione adulta di Glee e in effetti, se immaginate una sorta di spinoff con Rachel Berry in cerca di avventura per i palchi di Broadway, non ci sarete andati molto lontani.
"No, non ho bisogno di farmi il regista per avere la parte. Però, per sicurezza..."
Le differenze rispetto a Glee sono comunque ben presenti. E con Glee mi riferisco a quello spumeggiante della prima stagione, non a quello spento e triste delle ultime puntate, che mi hanno portato a smettere di vederlo perché nun lo reggevo più.
Per prima cosa i personaggi: dalla perfidia esilarante di Sue Sylvester alla genialità in pillole di Brittany, di personaggi singolari e fenomenali in Glee ce ne sono, o meglio ce n’erano parecchi. Mentre in Smash abbiamo giusto il regista inglese che con il suo british humour e la sua cattiveria ogni tanto riesce a far ghignare, sebbene per il momento non lasci nemmeno lui del tutto il segno. Così come una sprecata Anjelica Huston. Lo stile (almeno inizialmente) dalla parte dei loooser e dei disaddattati vari presenti nella serie di Ryan Murphy lascia spazio qui giusto a una tipa vagamente outsider che si ritrova alla sua prima esperienza in un grosso musical. E i numeri musicali, che nel Glee degli inizi riuscivano a essere simpatici e accattivanti, in Smash per lo più sono semplici esercizi di stile, Broadway style, oppure sogni ad occhi aperti della protagonista.
La pecca principale comunque è la più totale mancanza di originalità: Smash sembra essere la solita storia del credere nei propri sogni, del tenere duro finchè non si diventa delle stelle. Un messaggio positivo, che appoggio in pieno, per carità del cielo e delle stelle stesse. Però quante volte l’abbiamo già vista, tanto per non andare troppo in là nel tempo, con praticamente tutti i personaggi di Glee o con qualunque protagonista di qualunque film più o meno musicale da Flashdance alle Ragazze del Coyote Ugly, da Save the Last Dance fino ad Honey?
Questo Smash cosa mi presenta di nuovo? Era davvero necessario?
Nonostante tutte le mie critiche (costruttive? distruttive?) va detto che Smash è un prodotto ben fatto, che nel suo genere funziona, che merita fiducia e che penso continuerò a seguire, almeno per un pochino. Se non altro perché è in arrivo come guest-star una certa Dea Uma Thurman…
(voto 6/10)

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