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lunedì 11 dicembre 2023

Hanno ucciso Flower Moon, chi sia stato non si sa





Killers of the Flower Moon

C'è una cosa che hanno in comune gli ultimi film di Martin Scorsese e molti titoli del Marvel Cinematic Universe: un'eccessiva ingiustificata lunghezza. Mi spiace tanto Martin, lo so che preferiresti che le tue pellicole venissero paragonate a quelle dei Vanzina piuttosto che a dei cinecomics, ma questa cosa ce l'avete in comune. Non c'è niente da fare.

lunedì 9 dicembre 2019

Guida a come NON guardare The Irishman, il nuovo film del Martin Cinematic Universe




Avete presente le regole che devi seguire quando compri un mogwai per Natale, altrimenti si trasforma in un gremlin?
Ecco, alcune regole vanno seguite anche per guardare The Irishman, o meglio per come NON guardare The Irishman, altrimenti a trasformarsi in un gremlin è Martin Scorsese.
Quali sono queste regole?
Scopriamolo insieme.

The Irishman
Regia: Martin Scorsese
Cast: Robert De Niro, Joe Pesci, Al Pacino, Bobby Cannavale, Ray Romano, Harvey Keitel, Stephen Graham, Jack Huston, Anna Paquin, Jesse Plemons

martedì 2 gennaio 2018

I peggio film 2017





Ta-dan. Il momento più temuto dai cineasti e pure dagli spettatori cinematografici di tutto il mondo è arrivato. Sono uscite le nomination dei Razzie Awards?
No, mi riferisco ai peggiori film dell'anno secondo il discutibile, quest'anno credo più che mai, giudizio di Pensieri Cannibali. Tra porcatone terrificanti e pellicole che una buona parte di mondo tranne me considera dei Capolavori, tra campioni d'incasso e lavori firmati da alcuni dei più osannati registi sulla faccia della Terra, ecco 10 visioni che io personalmente non ho ancora digerito.


Flop 10 2017 di Pensieri Cannibali

mercoledì 1 febbraio 2017

The Sound of Silence





Silence
Regia: Martin Scorsese
Cast: Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson, Ciarán Hinds, Yôsuke Kubozuka, Shin'ya Tsukamoto


Per la prima volta in assoluto, qui su Pensieri Cannibali fa il suo esordio una audio recensione, realizzata apposta per il nuovo film di Martin Scorsese.
Ecco tutto quello che c'è da sapere su Silence.

giovedì 12 gennaio 2017

Al cinema si deve fare Silence





Pochi ma buoni?
Questa settimana nelle sale italiane arrivano soltanto quattro films e alcuni di loro sembrano anche piuttosto intriganti, quindi potrebbe essere davvero così.
Sono invece pochi ma non certo buoni i due conduttori di questa rubrica sulle uscite cinematografiche: da una parte me medesimo, il leggendario Cannibal Kid, e dall'altra quello là, quell'insopportabile di un Mister James Ford.


Silence
"Ecco qui una gustosissima ostia."

5 minuti dopo... 

"Sigh. Ma perché sono andati tutti al McDonald's e/o a vedere The Founder?"

lunedì 27 gennaio 2014

THE WOLF OF WALL F**KIN’ STREET




The Wolf of Wall Street
(USA 2013)
Regia: Martin Scorsese
Sceneggiatura: Terence Winter
Tratto dal libro: The Wolf of Wall Street di Jordan Belfort
Cast: Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Kyle Chandler, Matthew McConaughey, Cristin Milioti, Rob Reiner, Jon Bernthal, Jean Dujardin, Joanna Lumley, Jon Favreau, Shea Whigham, P.J. Byrne, Kenneth Choi, Henry Zebrowski, Brian Sacca, Ethan Suplee, Jake Hoffman, Spike Jonze
Genere: yuppie
Se ti piace guarda anche: Wall Street, Wall Street – Il denaro non dorme mai, American Psycho, Il segreto del mio successo, Yuppies – I giovani di successo

The Wolf of Wall Street è il film con il maggior numero di f**k pronunciati nella storia del cinema, ben 506 in 3 ore di pellicola, per una media di 3 parolacce circa al minuto. Se non ci credete, potete guardare QUI il video in cui sono condensate tutte in pochi minuti.

Pensieri Cannibali comprende ed è vicino però anche alla parte più sensibile del suo pubblico e, a chi si è sentito offeso dal linguaggio scurrile utilizzato in questa pellicola, consiglio di saltare la versione uncensored della mia recensione per soli lupi e andare direttamente a fondo pagina a leggere quella censurata adatta pure agli agnellini.
E poi non dite che non penso anche a voi, maledetti cagacazzo.


La versione non censurata della recensione di Pensieri Cannibali
Caaazzzzzo che film! Cazzo cazzo cazzo cazzo e porcocazzo di un cazzo cazzone cazzaro che film!
Era dai tempi di Scarface che un film non me lo faceva venire tanto duro. No, non dal 1932 quando è uscito il film di Howard Hawks prodotto da Howard Hughes, quello di The Aviator di Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio e pensate sia un caso se l’ho citato? A dirla tutta sì. È stato proprio un cazzo di caso fortunato.
E non intendo nemmeno dagli anni ’80, quando è uscito lo Scarface firmato da Brian De Palma. Cosa pensate, succhiacazzi? Che sia così vecchio? No, l’ho guardato molto più di recente. Negli anni zero. Quelle merde degli anni zero. E me l’ha fatto venire duro, Scarface, anche se niente a paragone con The Wolf of Wall Street. Tre ore di erezione senza pause e senza bisogno di Viagra. Sti gran cazzi e sti gran fugazi.

Ci sono i film normali, ci sono quelli un po’ strani, ci sono quelli strani forte e poi c’è The Awwwww of Wall Street che è una categoria a parte.
Cazzo, che botta. Questo film vi farà venir voglia di essere un broker, poi vi farà odiare i broker e poi ancora vi farà venir voglia di nuovo di essere un broker e avere tanti soldi e fottere le persone fottere le fighe fottere tutti quelli che ti capitano a tiro e se a tiro ti capita anche un po’ di coca, meglio se spalmata in mezzo a delle chiappe sode, cosa chiedere di più dalla vita?

Di cosa cazzo parla, The Wolf of Wall Street?
La domanda da fare non è tanto questa, ma è: di chi cazzo parla, The Wolf of Wall Street?
The Wolf of Wall Street parla di Jordan Belfort, un uomo che riuscirebbe a vendere un bambino a sua madre. Questa non è una citazione del film, è roba mia: copyright Cannibal Kid©, se la usate e non mi citate vi faccio causa, capito stronzetti?
Jordan Belfort è un venditore nato che va a fare il broker a Wall Street e comincia a farsi le ossa in mezzo ai pezzi di merda grossi con cui se la deve vedere se vuole sopravvivere. Wall Street è come una cazzo di giungla ed è un po’ come la cazzo di Hollywood. Nel film, Jordan Belfort si trova come satanico mentore Matthew McConaughey, che lo trasformerà da novellino della Grande Mela a una specie di incrocio tra uno yuppie alla Gordon Gekko e un teleimbonitore alla Matteo Renzi… volevo dire alla Silvio Berlusconi. Me li confondo sempre. Non credo di essere il solo.
A Hollywood, l’interprete di Jordan Belfort, Leonardo DiCaprio, la notte dei fottuti Oscar se la dovrà vedere proprio con McConaughey se vorrà portarsi a casa la sua prima tanto agognata statuetta dorata. Quei brutti pezzi di stronzi dell’Academy ce la faranno finalmente a consegnargliela tra le manine?
Leo è stato bravo in passato. Nel già citato The Aviator ad esempio volava altissimo. Qui però ha superato se stesso ed è su su su, nella stratosfera. Ma che dico, stratosfera? Più su ancora. Cosa c’è più su? Boh. Comunque vola molto più in alto di Sandra Bullock che si spoglia nello spazio per E.T. o per Dio solo lei sa chi. Lo senti questo ululato, Sandra? Awww. Awwwwwww. Questo è il suono del Grande Cinema. Lo senti? Questa è una grande esperienza cinematografica. Non i tuoi latrati da cagna in calore, bitch!

DiCaprio comunque non se la dovrà vedere con quella zoccola spaziale di Sandra Bullock per l’Oscar bensì come dicevo con McConaughey, candidato come protagonista per Dallas Buyers Club ma che una menzione pure come non protagonista qui se la sarebbe meritata. Compare giusto in una scena, però cazzo che scena! Epo-cazzo-cale.
Matthew McConaughey è l’attore del momento. Quel bambino rincoglionito de Il sesto senso vedeva le persone morte, io invece continuo a vedere i Matthew McConaughey dappertutto.
Dallas Buyers Club?
Presente.
La serie tv True Detective?
Guardatelo pure lì!
Parte The Wolf of Wall Street e chi c’è?
Matthew McConaughey!
Esco e vado al McDonald’s e chi non ti becco?
Matthew McConaughey?
No, figuriamoci. Avete visto quanto è dimagrito? Quello non vede un McDonald’s da almeno 8 anni. Ho beccato Jonah Hill. Non ci credete? Vabbè, dove volete beccarlo d’altra parte, Jonah Hill? O da McDonald’s o a farsi le canne a casa di Seth Rogen, James Franco e/o Leonardo DiCaprio e, a meno che voi non abbiate accesso alle case di Seth Rogen, James Franco e/o Leonardo DiCaprio credo possiate incontrarlo solo da McDonald’s. A meno che non siate delle belle puttanelle, e allora in tal caso potreste avere accesso alle loro case.
Jonah Hill pure lui s’è beccato la nomina agli Oscar come miglior attore non protagonista e se l’è meritata. La statuetta DEVE andare a Jared Leto se no mi incazzo, ma la candidatura di Jonah Hill ci sta tutta. E l'altra statuetta dorata, quella per il miglior attore protagonista, DEVE invece andare a Leo, se no faccio una strage.


E a proposito di gente candidata agli Oscar: in una particina da attore c’è pure Spike “fottuto genio” Jonze. C’avete fatto caso? No? Siete stati distratti da DiCaprio impegnato a infilarlo ovunque o dall’orifizio vaginale di Margot Robbie?


Apriamo un capitolo Margot Robbie?
Vogliamo aprirlo?
Perché non aprire un libro intero? O una collana di libri? O una saga letteraria? O una sega non letteraria come quella che si fa Jonah Hill la prima volta che la vede? Solo per quella scena, Jonah Hill dovrebbe vincere l’Oscar, un secondo Oscar visto che il primo DEVE andare di diritto a Jared Leto. Ma d’altra parte, cosa ci può fare? Non è nemmeno colpa del povero Jonah Hill. Margot Robbie è un’arma di masturbazione di massa.
Margot Robbie che era una delle hostess anni Sessanta della serie Pan Am dove c’erano anche delle altre belle fighe come Karine Vanasse e Christina Ricci e Kelli Garner e quindi se ve la siete persi siete gay, ma neanche, perché era piena pure di bei fanciulli e quindi perché cazzo non l'avete vista e non l’ha vista nessuno ed è stata cancellata dopo appena una miserabile stagione quando ci sono cagate di serie come CSI che vanno avanti da 40 fottuti biliardi di fottuti anni?
Margot Robbie è un’attrice australiana che oltre a Pan Am è comparsa pure nella splendida commedia romantica fantasy Questione di tempo e qui in The Wolf of Wall Street quando appare sulle note fighissime anche se mai fighissime quanto lei di “Never Say Never” dei Romeo Void la gente va fuori di testa e dice robe tipo: “Me la farei anche se fosse mia sorella” o “Da lei mi farei persino attaccare l’AIDS, cazzo” e poi Jordan Belfort confessa che: “La sua figa era come l’eroina per me.” Frasi cazzute come questa di cui questa cazzutissima sceneggiatura tratta dal libro dello stesso Belfort è piena.


Questo era solo per parlare del cast e mi rendo conto di essermi fatto prendere un pochino troppo la mano. Sono proprio un cazzaro. Non si può però non citare anche quello che fa Martin Scorsese in questo film. Cosa fa? Quel cazzo che gli pare, ecco cosa fa. Se la sbandata bambineska del precedente Hugo Fantozzi Cabret sembrava un allarmante segnale di demenza senile, questo Wolf è un grandioso dito medio sventolato in faccia a tutti. Anche a me. Scorsese non è mai stato più giovane e fresco di così. The Wolf of Wall Street gira a mille come tutte le parti migliori delle sue pellicole precedenti frullate insieme e filmate come se fosse un debuttante alle prese per la prima volta nella sua vita con una macchina da presa, con un ritmo indiavolato che non fai in tempo a gettare un occhio all’orologio che son volate via già tre ore. Tre ore? Son passate tre ore? Sicuri? A me son sembrati appena tre minuti, ma che dico tre minuti? Saranno stati tre secondi.
Il bello di questo film è che non ci sono freni inibitori in ciò che viene messo in scena e non ci sono freni manco nella regia del nongiovane Marty. Mentre lavorava a questa pellicola è come se non avesse mai perso tempo chiedendosi: “Girerò davvero questa scena?” Semplicemente s’è buttato e l’ha girata. Ha girato tutto, anche le cose più pazzesche. A tratti sembra quasi che abbia voluto realizzare un American Pie o un Fatti, strafatti e strafighe d'autore. E non c'è niente di più strafigo di un'idea del genere!

Cosa cazzo succede in questo film?
Sarebbe più facile dire cosa cazzo non succede. C’è una sequenza delirante sulle note distorte di “Smokestack Lightning” ululata da Howlin’ Wolf di cui David Lynch sarebbe fiero. Cazzo, se sarebbe fiero e perché ne parlo come se fosse morto? Magari in questo momento è a casa sua con una puttanella che glielo succhia mentre si sta guardando la sua copia di The Wolf of Wall Street piratata ed è fiero di questa scena fottutamente grandiosa che Scorsese gli e ci ha regalato. Una scena in cui diventa chiaro come l’apparente Paradiso messo in scena in questo film sia in realtà l’Inferno dei nostri giorni.

E poi ancora c’è il padre del protagonista Mad Max (interpretato dal regista Rob Reiner), personaggio fantastico protagonista di una scena di pochi secondi che mi fa piangere dalle risate come una femminuccia per ore ancora adesso se ci sto a pensare.
C’è spazio inoltre per un addio al celibato che altrochè Una notte da leoni, per una cosa a tre con Leo + Jonah + una zoccola a caso, per Portofino, per Gloria GLORIAAA manchi tu nell’aria GLORIAAA di Umberto Tozzi, porca troia TROIAAA, viene suonato Tozzi!, e c’è spazio pure per i Cypress Hill, per i Foo Fighters, per Braccio di Ferro, per una comparsata di Jean “The Artist” Dujardin, per l’assunzione più massiccia di droga nella storia del cinema roba che Trainspotting al confronto sembra un cazzo di centro di rehab e tanto tanto altro ancora, comprese scene che farebbero arrossire quelli delle serie tv più estreme come Nip/Tuck, Blue Mountain State, House of Lies o House of Cards. È come se Scorsese avesse visto negli ultimi anni le serie tv superare il cinema in fatto non solo di qualità ma pure di eccessi, e avesse deciso di riportare avanti il caro vecchio grande schermo. Ora la palla passa di nuovo a voi, serie televisive stronzette. Fate di meglio, se ci riuscite.

In questo luna park pieno di droghe, parolacce, canzoni, fighe, tette, culi e scopate a cavallo tra la fine dei fottuti ani ’80 e gli ancora più fottuti ani ’90, il film trova anche il tempo di essere una riflessione sul presente, sulla crisi economica attuale, per esempio. Considerando come il mondo dell’alta finanza sia stato, ed è probabilmente governato ancora tutt’oggi, da delle confraternite composte da branchi di tossici arrapati dipendenti da coca, sesso e soprattutto soldi, ci si deve chiedere semmai com’è possibile che non sia arrivata prima, questa dannata crisi. Il film però non è solo e non è tanto questo. Non è un film sull’alta finanza. È un raccontare dello sprofondare dell’uomo nelle sue perversioni, nel potere dei soldi che può comprare e cambiare chiunque, anche il bravo ragazzo fresco di matrimonio Jordan Belfort. Scorsese ci racconta questo viaggio mostrandoci soprattutto i suoi aspetti più scintillanti. La mossa geniale del film è quella di presentare la storia dal punto di vista di Belfort, senza modificarlo, senza filtri, senza inserire la solita moraletta hollywoodiana del cazzo di fondo, ma facendo soltanto emergere qua e là, in maniera sottile, il lato oscuro di questo stile di vita.

ATTENZIONE SPOILER
Cosa dire poi del pre-finale con l'agente Kyle Chandler in metro?
Non ha prezzo.
E cosa dire infine del finale-finale? Quel finale che all’inizio magari ti lascia un po’ così, come un povero stronzo, e poi ti rendi conto che è uno di quei finali degni di Stanley “fottutissimo genio” Kubrick. Quei finali che estendono la potenza dell’intera pellicola a un livello universale. Non si parla più soltanto di anni ’80, di anni ’90, di Wall Street, di America, di Porto-cazzo-fino. Il virus del capitalismo si è diffuso ovunque, persino nella sperduta Nuova Zelanda. Non c’è più ritorno. Non c’è più via d’uscita. Come in American Psycho, “this is not an exit”. Come nella Divina commedia, “lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”. Come Alex DeLarge dopo la cura Ludovico in Arancia meccanica, Jordan Belfort è sempre lo stesso stronzo figlio di buona donna di una volta.

Lo sfacelo dell’impero occidentale continua a mostrare le sue fottute crepe, in mezzo a uno spring break, tra una passeggiata nella grande bellezza di Roma e un folle giro sulle giostre di Wall Street. O forse è tutta solo una gigantesca commedia. Una farsa che è poi il cazzo di mondo in cui tutti noi poveri stronzi viviamo. Ma come sia o come non sia il cazzo di mondo, cazzo che film! Cazzo cazzo cazzo stramegacazzo che cazzo di film che hai girato, fottutissimo pezzo di Marty! Ti scoperei, talmente mi hai fatto godere con questo The Wolf of Wall Street.
(voto 10/10)


La versione censurata della recensione di Pensieri Cannibali
Caaacchio che film. Cacchio, cacchiarola e cacchiolina che film, The Wolf of Wall Street. Era da parecchio tempo che non vedevo un film tanto simpatico e gradevole e profondo allo stesso tempo. Una pellicola super caruccia che racconta la vita senza limiti dell’affascinante e affabulatore broker Jordan Belfort, portato sul grande schermo da un Leonardo DiCaprio da Oscar, ma se non glielo danno fa niente non mi incavolerò assolutamente, no no. Una menzione speciale se la meritano pure i bravi comprimari Matthew McConaughey e Jonah Hill. Carina Margot Robbie. Insomma bel film, bel film, bel film, oh cavolo che bel film, acciderbolina mi è davvero piaciuto. Martin Scorsese, sei proprio un bravo ometto. Ti vorrei dare un abbraccio forte forte, talmente ho apprezzato questo The Wolf of Wall Street.
(voto 10/10)

"Mmm... mi è piaciuta di più la versione non censurata. E che cazzo!"

domenica 29 aprile 2012

Fuori orario, fuori di testa, fuoriclasse

Dopo l'esordio con Battle Royale, nuovo appuntamento con la rubrica L’ora cult che potete anche leggere in anteprima sul blog L’ora blu.
Questa è la replica per chi se lo fosse perso lì.

Fuori orario
(USA 1985)
Titolo originale: After Hours
Regia: Martin Scorsese
Cast: Griffin Dunne, Rosanna Arquette, Linda Fiorentino, Teri Garr, Catherine O’Hara, Verna Bloom, John Heard, Will Patton, Cheech Marin
Genere: tutto in una notte
Se ti piace guarda anche: Collateral, Eyes Wide Shut, Tutto in una notte, Tutto quella notte, Frantic

C’è qualcosa di magico, nella notte. Il sogno prende il sopravvento sulla percezione del reale. Il lato oscuro si impossessa della nostra parte più buona. Il razionale diventa irrazionale.
C’è qualcosa di magico, nei film ambientati di notte, meglio ancora quelli da tutto in una notte. La narrazione si concentra su poche ore nella vita dei personaggi. Poche ore che possono cambiare tutta un’esistenza.
Fuori orario appartiene in pieno ai tutto in una notte, è il pezzo di diamante del genere, però non percorre la strada esistenziale. La nottata folle vissuta dal protagonista è come un sogno. A tratti un bel sogno. A tratti un incubo. Però non ci è dato sapere se gli cambierà davvero la vita. Probabilmente no.

C’è qualcosa di magico, in un film come Fuori orario.
Il protagonista Paul Hackett (Griffin Dunne) è un programmatore di computer che decide di passare una serata fuori. Dopo una stancante giornata di lavoro, cosa c’è di meglio di una tranquilla uscita?, deve aver pensato. Purtroppo, o per fortuna, si rivelerà invece la nottata più pazzesca che ha mai vissuto e che, probabilmente, mai vivrà. Una nottata in cui incontrerà non una, non due, non tre, bensì quattro bionde. E ATTENZIONE SPOILERONE non farà sesso con nessuna delle quattro!
A muovere o meglio smuovere il protagonista da una parte all’altra della city, ça va sans dire, è una ragazza. La prima bionda che mette in moto tutto. Una Rosanna Arquette all’apice della sua stupendosità. Da quello che sembrerebbe l’incontro galante preludio di un’altra solita ennesima commedia romantica 80s style, parte invece un’avventura nel cuore della notte che non ha mai fine, che non ha mai fine, che non ha mai fine e Paul Hackett rimane così come intrappolato in un incubo kafkiano da cui non riesce a uscire.


"Chissà chi è l'idiota che fa certi disegnini... scommetto Cannibal!"
Il meccanismo di ripetizione che si instaura non è un semplice modo per rimpiazzare la mancanza di altre idee. O, almeno, non credo fosse questa l’intenzione dello sceneggiatore qui esordiente Joseph Minion. La ripetizione è un elemento tipico dei sogni, la riformulazione di cose che abbiamo visto e vissuto durante la veglia riproposte in una forma leggermente differente.
La dimensione onirica ci tiene compagnia per tutta la notte, per tutta la visione del film. Con questo non intendo che ci accompagni tra le braccia di Morfeo. Tutt’altro. Fuori orario è un’auto che viaggia fuori giri, a un ritmo indiavolato come quello del taxista pazzo che traghetta il protagonista dalla parte “normale” della New York diurna, fino a quella pazza, assurda e da sogno di Soho. Ricreata da Martin Scorsese attraverso improvvise accelerazioni e zoomate, come una giostra da luna park che parte lenta e poi quando non te ne sei nemmeno accorto viaggia già a una velocità insana e tu a quel punto non puoi scendere. Hai paura. Ti stringi stretto alla maniglia. Sarai sollevato quando tutto sarà finito. Eppure in quel momento non c’è altro posto dove vorresti essere. Quell’adrenalina ti fa sentire vivo e tu scendere non vuoi. Non adesso. Paul Hackett ci accompagna sulla giostra scorsesiana. E nemmeno lui vuole scendere. Non fino a che la notte sia finita. Alla faccia della serata tranquilla. Alla faccia del relax post lavoro.

Vogliamo cercare di dare un’interpretazione sociale a questo film? Vogliamo vederlo come un inno al posto di lavoro come porto sicuro contrapposto all’incognita e ai pericoli dell’avventura nella notte? La routine della vita ordinaria del giorno contro il caos degli incontri sessuali, dei locali punk, della criminalità della notte, per cui provare repulsione eppure venirne attratti come da un’irresistibile forza di attrazione?
Nah, domande troppo razionali e questo film è meglio viverlo come si fa con i sogni. Quando dormi, non stai a chiederti cosa succederà. Ti lasci semplicemente trascinare dentro dagli eventi. Reali o folli che siano. Tutto nei sogni è possibile. Come nei film. Come di notte. Come nei film da tutto in una notte.
(voto 9/10)

sabato 25 febbraio 2012

Hugo Cabret, ti ci spedisco io a fare il viaggio nella Luna

Tutti seduti ai vostri posti? Avete preso il vostro caffè? Fumato le vostre due-trecento siga?
Tranquilli? Quieti? Pronti per la lezione?
La Storia del Cinema ve la racconta oggi un personaggio (incompetente) d’eccezione: Cannibal Kid.
Siete proprio finiti in buone mani, vero? Vi immaginate che vi racconti che tutto è iniziato con Quentin Tarantino?
Sdeng, sbagliato.
Anche se avrei potuto tranquillamente sostenere una tesi del genere, preferisco rispettare la tradizione e seguire i libri di scuola.
Tutto è iniziato con i fratelli Lumiere. Ma se loro li possiamo considerare i padri biologici, il vero papà del Cinema, quello è stato Georges Méliès.
Fosse stato solo per i Lumiere, adesso ci ritroveremmo forse con le sale piene solo di documentari e di un approccio alla visione di pura osservazione. Esatto: il Grande Fratello trasmesso su grande schermo.
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH
Oppure ci ritroveremmo proprio del tutto senza film, visto che, come sosteneva Louis, uno dei due illuminati fratelli Lumiere: “Il cinema è un’invenzione senza avvenire”.
A regalare un avvenire al cinema è allora stato un mago: Georges Méliès. È con lui, e con chi se non con un mago?, che il cinema si è fatto magia, trucco, illusione. Ha preso uno strumento che fino ad allora serviva a documentare la realtà e l’ha usato per documentare qualcos’altro: la dimensione del sogno.
Tirando fuori opere di pura fantasia e genio come il suo film più famoso, Viaggio nella Luna - Le voyage dans la lune.


Tutte queste cose sono raccontate, bene, in Hugo Cabret da Martin Scorsese, un regista che - non c’è certo bisogno che lo dica io - ha una cultura cinematografica immensa e che, ad esempio, prima dell’inizio delle riprese di un suo film dà sempre ai suoi attori qualche film da vedere e da studiare per prepararsi alla parte. Come un bravo professore che si rispetti.
Se Scorsese è bravo a raccontarci la storia, giusto un po’ romanzata, di Georges Méliès, sarà anche il regista più adatto a raccontarci quello che era, e che è ancora, il grande fascino del cinema di Méliès?

Andiamo a scoprirlo…

Hugo Cabret
(USA 2011)
Regia: Martin Scorsese
Cast: Asa Butterfield, Chloe Moretz, Ben Kingsley, Helen McCrory, Sacha Baron Cohen, Emily Mortimer, Jude Law, Christopher Lee, Ray Winstone, Richard Griffiths, Michael Stuhlbarg, Martin Scorsese, Michael Pitt
Genere: cine-fiabesco
Se ti piace guarda anche: Neverland, Harry Potter, A.I., Big Fish, Ember - Il mistero della città di luce

Si può immaginare un regista più lontano da Georges Méliès di Martin Scorsese?
"Che impresa sfuggire all'occhio vigile di quel furbone di Borat!"
Difficile, considerando come Scorsese si sia finora tenuto a parecchie distanze dal cinema fantastico, preferendo immergersi in un iperrealismo più da incubo che da sogno. A livello cinematografico, il regista italoamericano è un virtuoso, un fuoriclasse della macchina da presa, dei movimenti vorticosi, come ci tiene bene a sottolineare subito nell’apertura di questo Hugo Cabret, con una spettacolosa carrellata in avanti della stazione ferroviaria in cui gran parte del film è poi ambientato. Oppure nei rocamboleschi inseguimenti tra il piccolo protagonista e un odioso Sacha Baron Cohen, a metà strada tra slapstick comedy e Tom e Jerry, o anche tra Benny Hill Show e Mamma ho perso l’aereo.
Georges Méliès invece la telecamera si limitava a tenerla fissa, anche perché con i pesanti mezzi dell’epoca non è che si potesse fare altrimenti, e costruiva degli affascinanti quadri animati. Non potendo contare sui movimenti di macchina, i giochi di illusione del regista illusionista venivano creati attraverso il montaggio, di cui è considerato il padre. Anche perché se aspettavamo i Lumiere… bon voyage!
A livello stilistico il regista italoamericano e il suo cugino francese non c’entrano una beneamata mazza l’uno con l’altro. Cosa che comunque rende la sfida ancora più interessante e stimolante, sebbene il candidato ideale per portare oggi sullo schermo la figura di un Méliès sarebbe stato un certo altro regista…

"Questo automa per caricare un'immagine ci mette più di una connessione 56k!"
Ma mentre Steven Spielberg è troppo impegnato a fare all’amore con i cavalli, ecco che il buon Martin Scorsese gli ha bagnato il naso e ha realizzato il film che ci saremmo aspettati dal papà di E.T. e non da lui.
È di certo apprezzabile il tentativo di Marty McFly Scorsese qui in versione viaggiatore nel tempo di tuffarsi in una Parigi degli anni ’30 e raccontarci una fiaba dal sapore antico, ben lontana da tutto il resto del suo cinema, facendosi ispirare dal romanzo illustrato La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick. Un rinnovamento che fa piacere per la voglia di cambiare del regista sulla soglia dei 70 anni, ma allo stesso tempo il risultato è deludente piuttosto che no.
La prima parte in particolare è di scarso interesse ed è un’oretta buona di pellicola buttata via. Hugo Cabret è infatti il solito orfanello dickensiano che ha da poco perso il padre, un Jude Law che sembra uscito dritto da A.I. Intelligenza artificiale e che lavorava a un misterioso automa che ricorda L’uomo bicentenario con Robin Williams. Rimasto con uno zio (ovviamente) ubriacone (ovviamente) menefreghista e che a breve (ovviamente) sparisce, Hugo vive da solo all’interno della stazione di Parigi, dove per sopravvivere si arrangia come può.
Ovvero? Si prostituisce?
"Martin? Chloe? Beeen? Aiutoregistaaaa? Camerameeeen?
Hey, io sono ancora qui... qualcuno mi aiuta a scendere?"
No, questo non è il vecchio Scorsese, quello che faceva battere sulla strada una giovanissima Jodie Foster in Taxi Driver. Il nuovo Scorsese in benevola versione nonnetto ci presenta un Hugo Capretto ladruncolo, inseguito dal perfido Sacha Baron Cohen in scenette che ho trovato di una inutilità fastidiosa. A livello personale, io il personaggio di Borat l’avrei proprio eliminato del tutto, visto che è una macchietta stereotipata che non fa ridere e annoia. Così come ATTENZIONE SPOILERONE la sua conversione al pacifismo nel finale fa pensare di trovarsi uno Scorsese in versione davvero troppo natalizia (ma grazie Dio almeno non cinepanettona!).

Adesso dirò una cosa in stile vecchio che rimugina sul passato e su come erano belli i bei tempi andati. Parlerò come il mio blogger rivale Mr. James Ford, insomma. Uno dei problemi dei film per ragazzi di oggi è che sono quasi del tutto privi di ironia. Si prendono troppo sul serio, da un Harry Potter precisetti che sembra gli abbiano infilato una scopa volante su per il culo a tutte le varie altre saghe teen fantasy in cui l’assurdità delle situazioni di rado viene alleviata da una sana risata.
Se invece andiamo indietro nel tempo, non fino agli anni ’30 francesi di cui sembrano essere in fissa tutti i registi americani settantenni, ma indietro solo fino agli anni ’80, possiamo prendere come esempio I Goonies: tra Chunk e Mouth c’era da ammazzarsi dalle risate con ben due personaggi due. In un film come Hugo Cabret il simpatico umorista di turno sarebbe Borat in versione accalapia-orfani?
Bambinetti di oggi, non vi invidio proprio.

"Che figata, 'sto film di Scorsese! Come si chiama?"
"Taxi Driver."
A parte questo dettaglio non da poco, a non funzionare è anche il protagonista Hugo Cabret. Per un personaggio che dà il titolo al film, un problema certo non minore. Il giovanissimo attore Asa Butterfield non recita male, però nemmeno lascia il segno. Chloe Moretz, già esalta(n)tissima Hit Girl di Kick-Ass, qui è tutta smorfiette e faccette e il suo personaggio è davvero campato via; la bambinetta che accompagna Hugo nelle sue poco avventurose avventure a un certo punto sembra infatti volerci portare in un posto che è come “l'isola che non c'è, l'isola del tesoro ed il mago di Oz messi insieme”. Peccato che risulti come i politici italiani (e non solo italiani): brava a parole e a proclami esagerati, ma molto meno veritiera alla prova dei fatti.
Tutta la prima parte, molto fanciullesca, lascia quindi il tempo che trova, perfetta per una visione natalizia ma poco altro. Più che un omaggio al cinema di una volta, sembra un tributo alle pellicole fantasy Harry Potter style che vanno forte oggi (e infatti non a caso un paio di attori potteriani ce li ritroviamo pure qui dentro).

Le cose per fortuna vanno un po’ meglio nel secondo tempo, quando finalmente i riflettori si accendono su Georges Méliès e sulla sua storia.
È qui che il film ci regala i momenti migliori. Tutti le scene più magiche della pellicola sono quelle legate al regista francese, dalle animazioni dei suoi schizzi che si animano letteralmente, alle fantasmagoriche scenografie dei suoi set ricreate dai “nostri” Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo. Delle 11 nomination regalate dagli Oscar a questo film, quella per le scenografie è l’unica che appare davvero giustificata (ma, se vogliamo, ci possiamo mettere dentro anche quella agli effetti speciali). Le altre candidature sono invece regali puri tipici dell’Academy, compresa quella alla stucchevole colonna sonora francesizzante di Howard Shore. Sì, proprio l’autore delle musiche inquietanti del Silenzio degli innocenti che qui si è impegnato per suonare come una brutta copia della soundtrack di Amélie.
Per il resto, l’unica magia compiuta da Scorsese con questa pellicola è quello di aver convinto l’Academy Awards di aver realizzato qualcosa di grandioso, quando invece per lunghi tratti questo film è una semplice favoletta, arricchiata giusto da qualche riuscito omaggio cinematografico sparso qua e là: da Preferisco l’ascensore con la nota scena delle lancette (già citata peraltro, e in maniera molto più avvincente, in Ritorno al futuro) all’arrivo del treno dei Lumiere rivisitato in versione 3D. Che secondo me è l’unico vero motivo per cui Marty McFly Scorsese ha voluto girare questa pellicola in tre dimensioni.

Ne è uscita insomma una visione carina fin che si vuole, che però presenta anche delle notevoli lacune.
Cosa manca al film di Scorsese? L’ILLUSIONE. Cos’altro manca? LA MAGIA. Cosa si è dimenticato di inserire? IL TRUCCO. E poi? L’INVISIBILE AGLI OCCHI. Ma il peccato principale del film è un altro. Ha fallito di raccontare per davvero uno dei più grandi geni nella storia del cinema, la cui storia ci viene sì presentata con diligenza, ma senza riuscire a ricreare in pieno il misterioso fascino che opere come Les Voyage dans la Lune sprigionavano.
La cosa pazzesca di quei film è che sapevano sorprendere. Gli spettatori dell’epoca, così come quelli di oggi. La pellicola dello Scorsese nonnetto capretto invece non sorprende. Mai. Tutto è prevedibile, scontato, già visto. Ogni scena, così come ogni “colpo di scena”. Non bastano certo i camei suoi o di Michael Pitt per far gridare di stupore.
E poi io avrei voluto un film tutto sul grande regista francese, anziché su un bambinetto di scarso interesse.
Viva Georges Méliès, abbasso Hugo Cabret!
(voto 6+/10)

Dopo la delusione cabrettiana, aspettiamo allora di vedere la versione restaurata di Viaggio nella Luna - Le Voyage dans la Lune, con tanto di splendida colonna sonora firmata dagli Air e già presentata allo scorso Festival di Cannes.


Anche se l’omaggio migliore alla poetica, o per meglio dire alla magia del Méliès, resta sempre uno dei videoclip più belli mai realizzati: “Tonight, Tonight” degli Smashing Pumpkins, girato da Jonathan Dayton e Valerie Faris (futuri registi di Little Miss Sunshine). Quattro minuti che da soli valgono molto più di tutte le due ore del capretto.

lunedì 30 gennaio 2012

BIG FORD - LE STORIE DI UNA VITA INCREDIBILE

"Finalmente t'ho preso, fetuso d'un Big Ford!"
Nuovo appuntamento con le Blog Wars, che per quei 2 o 3 che non lo sapessero sono sfide a colpi di parole e cazzotti tra me Cannibal Kid e il mio blogger rivale, quel grandissimo str...aordinario pezzo di m...aniaco del wrestling, brutto bas...eballaro, ovvero Mr. James Ford. Tema della singolar tenzone che si terrà oggi e domani: i film biografici.
A lui, ahimè anzi ahinoi, la parola...

Mr. James Ford Probabilmente, se chiedeste al mio antagonista Cannibale come vorrebbe fosse realizzato un film sulla sua vita, il mio Burger Cannibal King preferito opterebbe per Avary, Araki o Aronofsky alla regia, ovviamente pretendendo di recitare interpretando se stesso per poter prendere parte ad una scena a tre con Natalie Portman e Mila Kunis, una colonna sonora firmata da Atticus Ross e Trent Reznor ed una bella Palma d'oro portata a casa sul lungomare di Cannes.
Elijah Wood nei panni di Cannibal dopo uno scontro
con Ford. Ma non avete visto com'è messo lui...
Peccato che la realtà dei fatti si nasconda in quelli che dovrebbero essere i selvaggi recessi della Contea piemontese, ed un Peter Jackson in forma certo non smagliante abbia già affidato il ruolo del nostro amico dei coniglietti suicidi ad Elijah Wood, che dovrà lottare per la sua sopravvivenza inseguito da una squadra di cacciatori di hobbit composta da The Rock, Jason Statham, Van Damme, Sly e Schwarzenegger, tutti pronti a banchettare con i resti del nostro e smentire così la sua fama di Cannibale, ovviamente con soundtrack firmata da Kid Rock.
E dopo avervi rivelato la trama di quella che resta una delle pellicole più attese dell'anno, lascio spazio alla potentissima lista del sottoscritto con i biopic fordiani per eccellenza.
Mentre vi godete queste piccole e grandi perle cinematografiche, intanto, pensate a chi vorreste nei vostri panni in un'eventuale opera basata sulla vostra vita.
Io un'idea per il sottoscritto ce l'ho già.

Cannibal Kid Se negli ultimi tempi io e il mio rivale Mr. James Ford ci siamo trovati un po’ troppo spesso d’accordo sia a livello cinematografico che – udite, udite – di donne, le cose sono destinate a cambiare contro questa nuova sfida delle Blog Wars. Tema: i film biografici. Svolgimento: totalmente diverso.
Le mie variegatissime scelte le vedrete domani, oggi facciamo un tuffo nelle vite (quasi) tutte macho e criminali con un sacco di film molto simili tra loro offerti dal nostro, anzi dal vostro, Ford. E nonostante abbia scelto alcuni (rarissimi) film non male, diverse altre pellicole hanno invece scatenato la mia peggio ira.
Preparatevi quindi a leggerne, più che a vederne, delle belle. Che la Blog War biografica abbia inizio!
Ma prima, un film speciale…

"Uff, preferivo interpretare Hannah Montana che Ford"
Io, Mr. James Ford
Regia: Sergej M. Ėjzenštejn (resuscitato apposta per dirigere il nuovo film più noioso della storia)
Cast: Sylvester Stallone nella parte di Mr. James Ford (of course)
Ryan Gosling nella parte di Cannibal Kid (oh, per sognare, sogniamo in grande!)
Jessica Chastain nella parte della compagna di Cannibal Kid
Emma Stone nella parte dell’amante appena maggiorenne di Cannibal Kid
Bryce Dallas Howard nella parte dell’ex moglie odiosa di Cannibal Kid che pretende gli alimenti
Arnold Schwarzenegger nella parte del compagno di Mr. Ford
Taylor Lautner nella parte dell’amante di Mr. Ford
e con la partecipazione straordinaria di: Clint Eastwood, nella parte del saggio allenatore che convertirà Ford ai veri valori della vita.
Genere: picchiaduro
Se ti piace guarda anche: Gandhi, Padre Pio, Madre Teresa

Trama
Mr. James Ford è un ragazzo che soffre di una rara forma di invecchiamento precoce. In quinta elementare si deve già fare la barba tutte le mattine per non essere scambiato per il bidello, a 16 anni quando va in giro con i genitori, ai genitori dicono sempre: “Va là che vostro nonno è un tipo ancora arzillo”, a 25 anni mentre i coetanei si prendevano il loro primo iPod, lui si faceva il primo apparecchio acustico. Ma c’è una costante in tutta la sua vita: la passione per il wrestling.
Presente: Mr. Ford, nonostante ormai sembri più vecchio di Vasco Rossi, Ozzy Osbourne e Axl Rose messi insieme, sta meditando il suo grande ritorno sul ring. Come avversario, il suo allenatore chiamato con grande fantasia Clint (Clint Eastwood) sceglie come vittima sacrificale un certo Cannibal Kid (Ryan Gosling), un ragazzino ingenuo che pensava che il wrestling si fosse estinto insieme ai dinosauri. Ma la vittima sacrificale è destinata a trasformarsi da tenero agnellino a feroce Hannibal Lecter. Potere cannibale!

E ora i 10 o meglio 11 film scelti da Mr. Ford...

"Ma proprio uno dei miei peggiori doveva tirar fuori quel Ford?"
Il Casanova di Federico Fellini di Federico Fellini (1976)
Mr. James Ford Fellini è in assoluto il regista italiano che amo di più, nonchè, a mio parere, uno dei dieci intoccabili di tutti i tempi per quanto riguarda il Cinema.
Il Casanova è, tra tutti i suoi Capolavori, quello che amo di più: sarà che mi ricorda Barry Lyndon - il mio preferito tra i film di Kubrick -, sarà che resta uno dei compendi dell'inventiva del grande Federicone - la laguna di Venezia ricreata in studio è una vera magia -, sarà che è intriso di passione e malinconia, ma non riesco a pensare ad un biopic più geniale, profondo e totale di questo.
Ovviamente sarà risultato noioso a quel borioso del Cannibale, che più che altro sarà geloso di Casanova a causa del fatto che non è il Casanova che vorrebbe. E anche qui, saremmo clamorosamente rivali: perchè tra i due grandi seduttori della storia, io sarei di certo più Don Giovanni.
Cannibal Kid Massimo rispetto per Fellini, ma questo film davvero nun se pò vedè. Le scene di sesso del Casanova vorrebbero essere sensuali? Really? Nessuna gelosia per lui, visto che a me sembrano davvero ridicole, caro il mio Ford Giovanni.
Il film poi è troppo frammentario e sconclusionato, il personaggio non prende mai e l’insieme non coinvolge manco per sbaglio. Visivamente molto curato e affascinante, oh è pur sempre un Fellini, però davvero inseguibile e terribilmente soporifero. Emblema perfetto di un Ford che pure tra tutti i capolavori di Kubrick, per quanto Barry Lyndon rimanga un buon film, preferisce uno dei meno interessanti. Sei proprio un noiosone senza speranza, Mr. Valium Ford.
Ford Ormai non bado neppure più alla mancanza di gusto del mio antagonista, anche perchè chiunque - e dico chiunque - ami il Cinema rischia un collasso cardio circolatorio sentendo cose come "Barry Lyndon è un buon film".
Già è tanto, dunque, aver strappato da quei suoi occhietti ciechi alla meraviglia "visivamente molto curato e affascinante".
Quasi un miracolo per un Ford che riesce quasi a guarire anche un cieco della portata del Kid.
Kid Cieco io??? E tu che schifi splendori per gli occhi come The Tree of Life e Melancholia? A te manco un miracolo vero e proprio basterebbe per farti riacquistare la vista…
Ford Non è che li schifo, è che li vedo per quello che sono: pipponi senza criterio.
Kid Solo perché la tua limitatissima visione del mondo ti impedisce di comprenderli, non significa che non abbiano criterio… Tra 50 visioni, quando pure tu (forse) li avrai capiti, ne riparliamo.
Ford Quindi più o meno come riparleremo nel momento in cui (forse) capirai almeno la metà dei Capolavori che ti ho proposto e hai schifato per pregiudizi vari.

"Se mi avessi tradito con Cannibal l'avrei accettato,
ma con quel ridicolo Ford proprio no, brutta puttana!"
Toro scatenato di Martin Scorsese (1980)
Ford Uno dei miei due preferiti scorsesiani è anche una delle pellicole sul pugilato più incredibili mai realizzate, montata da una gigantesca Thelma Schoonmaker ed interpretata dal Robert De Niro migliore di sempre.
La storia di Jack La Motta, unico pugile a non essere mai stato messo al tappeto, è fatta di grandi ribalte e drammi tra le mura domestiche, la gloria sul ring e la solitudine di un viale del tramonto passato sui palchi di bettole di quarta categoria.
Quello che è sicuro, è che il toro del Bronx è "il più forte, il più forte, il più forte", e con un paio di suoi colpi ben assestati metto con il culetto per terra Cannibale e tutta la sua listina per fighetti.
Kid Registicamente impressionante, se questa fosse una lista delle migliori regie ci starebbe alla grande. Tra i film biografici a mio modesto parere però no. Perché la vita di Jake La Motta (non Jack come scritto da quell’impreciso del Ford) è tanto scoppiettante sul ring quanto poco interessante fuori. Tra il suo rapporto con il fratello e la gelosia ossessiva nei confronti della moglie zoccola, ne viene fuori una persona grande sul ring ma piccola piccola nella vita, un tizio violento e arrogante che finisce a fare il buffone in un locale come il peggiore degli Apicella. Enormi Scorsese e De Niro, però avrebbero potuto raccontare un personaggio migliore… The Aviator ad esempio mi ha convinto di più, grazie al molto più sfaccettato Howard Hughes regalato da DiCaprio. Ma capisco perché a te Ford uno come La Motta possa far impazzire: già ti immagino mentre ti guardi allo specchio o mentre fai pesi ripetere a mo’ di mantra: “Sono il più forte più forte più forte più forte. Sono il più forte più forte forte forte…”
Il più è crederci.
Ford Ancora una volta sono palesi i limiti cannibali: il bello di questo film - oltre alla splendida regia - è proprio la capacità di mostrare tutti i lati oscuri da piccolo uomo della vita privata di Jack o Jake - è stato chiamato in entrambi i modi, il signor Giacobbe La Motta -, che non solo si è riconosciuto nella pellicola, ma l'ha anche sfruttata per tornare alla ribalta, data la sua incurabile ossessione per l'essere al centro dell'attenzione. In questo, ricorda un pò il mio antagonista, che di ego ne ha così tanto da non riuscire neppure a pensare di farsi punire da uno Sugar Ford Robinson per tutte le sue malefatte fuori dal ring.

"Ciao Ford, dici che sono un genio? Buongustaio!"
Amadeus di Milos Forman (1984)
Ford Altro giro, altro genio.
Forman, specialista del biopic, realizza il suo lavoro migliore nell'ambito raccontando la follia in bilico tra ingenuità e sregolatezza del più grande compositore della Storia della Musica, uno che si mangia ancora tutto e tutti nonostante siano passati più di duecento anni.
Senza fare parola sulla musica e sulle interpretazioni spettacolose di Tom Hulce e Murray Abraham, basterebbe il crescendo finale sulle note del requiem per annichilire qualsiasi band alternativa proposta dal mio avversario, che ormai sta al vecchio Ford un pò come Salieri stava al mitico Wolfy.
Troppi passi indietro.
Kid Buon film, seppure un po’ troppo ruffiano e “da Oscar” per i miei gusti, oltre che una scelta telefonatissima per una lista di pellicole biografiche. Se non è un film che amo del tutto comunque è soprattutto perché me l’avevano fatto vedere a scuola e quindi, pur apprezzandolo, è pur sempre una visione che mi è stata imposta e le visioni imposte, che fossero dai professori oppure adesso dall’aspirante professorone di Cinema Mr. Ford, mi stanno sempre sulle balle.
Amadeus il più grande?
Non scherziamo, io preferisco naturalmente il Ludovico Van.
Comunque questo film è del 1984, ma adesso ormai sarebbe ora di girarne un seguito in cui vengono raccontati anche gli anni del grande successo raggiunto da Amadeus, prima con DeeJay Television e poi col Festivalbar e L’eredità…
Ford Che il Cannibale non fosse in grado di superare i suoi limiti e pregiudizi era ormai chiaro da tempo, e con il suo amico Ludovico Van - un grande, per carità -, è meglio che si ritiri a vita privata, così potrà parlare quanto vuole con Beethoven, che da sordo potrà godersi il non sentire del cianciare del mio acerrimo rivale.
Io, invece, continuerò a spassarmela tra una festa e l'altra con il vero genio incontrastato della musica, il mitico Wolfy.

"Ford ha richiesto Quel mazzolin di fiori. So che non è tua, ma vaglielo a spiegare..."
Bird di Clint Eastwood (1988)
Ford L'inossidabile idolo fordiano Eastwood non poteva mancare anche da questa lista, grazie ad uno dei suoi film più complessi ed autoriali, incentrato sulla vita ed il genio di Charlie "Bird" Parker, uno dei musicisti jazz più rivoluzionari di tutti i tempi.
Un film che avrebbe dovuto vincere a Cannes, dove fu premiato soltanto un gigantesco Whitaker come migliore attore - e che divise la scena con suo fratello minore, che interpretò il giovane Charlie -, e che resta una delle prove più convincenti della maturità del regista, che celebra così il suo amore per la musica - Clint è un più che discreto pianista, e suo figlio maggiore Kyle ormai il suo compositore di fiducia -, per il jazz e per le figure tormentate come fu il leggendario Bird, legato a doppio filo ad alcool e droga, oltre che ad un talento cristallino.
Troppo elegante, questo "bird", per rientrare nei gusti del mio rivale: lui si accontenta di un pò di rumore che ha il coraggio di chiamare sperimentazione, ignorando i veri geni come Parker.
Kid Prima cosa: Ford che parla di eleganza è come sentir parlare Berlusconi di legalità.
Secondo: il discorso è simile a quello del Casanova. Storia troppo frammentata, e in questo caso l’espediente sarebbe ancor più azzeccato visto che riesce a rendere la forma del free-jazz. Il risultato però è simile: un insieme di scene scollegate tra loro cui è difficile, per lo spettatore ma in primis per lo stesso regista, dare un insieme unitario. E poi io il jazz lo reggo soltanto a piccole dosi, preferendo ascoltare quello che nonno Ford chiama “rumore”. Bravo Forest Whitaker, che però per me rimarrà sempre e SOLO l’immenso Ghost Dog. Questo omaggio del vecchio (quasi quanto Ford?) Eastwood si vede e si sente che è molto sentito nei confronti del genere, peccato che a me abbia provocato soltanto degli enormi sbadigli oltre ad attacchi improvvisi e irrefrenabili di abbiocco totale. Ma che palle di film ci proponi, Ford? Se non altro ti ringrazio, perché era dall’ultima Blog War che non dormivo tanto bene! Ahahahah
Ford Dormi pure, figliolo. A una certa ora della notte, quando il jazz accompagna le ombre e i contorni delle donne si fanno sfumati per colpa del troppo alcool, è giusto che i bambini se ne stiano a letto.
Ma non sperare che venga a rimboccarti le coperte.
Per questo, è già pronto il mio amico Schwarzy.

"Umberto, 3 anni al governo e non sei riuscito a fare manco il federalismo
fiscale? Sei solo chiacchiere, peggio di Mr. Nord, volevo dire Mr. Ford!"
Braveheart di Mel Gibson (1995)
Ford Ovvero, quando ancora il vecchio Mel non era completamente pazzo e riusciva a produrre cose assolutamente convincenti.
Uno dei film simbolo della mia adolescenza legata agli eroi romantici e destinati alla morte prima che fosse preso come esempio - erroneo - da quel manipolo di poveri stronzi della Lega, Braveheart resta un biopic di grana grossa coinvolgente e tostissimo, violento nelle battaglie, ironico al punto giusto, segnato da una colonna sonora strappalacrime di James Horner - lo stesso di Titanic, tanto per intenderci - impreziosito da un crescendo finale che resta - un pò come con L'attimo fuggente - uno di quelli a cui non si scappa, a prescindere dalla propria visione del Cinema. Si urla, si piange o si grida al massimo dell'esaltazione.
A meno che non siate il Cannibale. Lui, in questo film, avrebbe potuto essere giusto il rampollo del Plantageneto.
Kid Complimenti a Ford. Con una singola scelta, una sorta di scacco matto a se stesso in una sola mossa, è riuscito a rovinare completamente la sua lista per il resto a tratti decente, con uno dei film più ridicoli, soporiferi (ogni volta che schiacciavo play mi addormentavo subito, c’avrò messo una settimana per vederlo tutto!) e in definitiva peggiori che io abbia mai visto.
Dalla regia pomposa ed eccessivamente enfatica fatta apposta per conquistare gli Oscar (che ci son cascati in pieno proprio come Ford) alla insostenibile colonna sonora, stracciapalle altroché strappalacrime, che fa rimpiangere persino quella odiosa del Titanic, dai cattivoni stereotipati a un’estetica da fantasy stile Hercules o Xena, dai discorsi propagandistici di bassa Lega a scene romantiche scultissime e momenti “visionari” (e chi si crede Gibson, Lynch?) con il padre e la moglie defunti, fino alla involontariamente comica interpretazione di un inverosimile Mel Gibson con tanto di capelloni lunghi da finto metallaro.
E se La passione di Cristo è un film antisemita, questo è un film apertamente anti inglese, quindi fuck you, Mel and fuck you too, Ford!!
Che poi adesso abbiamo bisogno di Gibson per insegnarci la storia del Regno Unito, abbiamo bisogno. Ma per favore…
Film insopportabile sotto tutti i punti di vista, quindi: registico, intepretativo (pessimi tutti gli attori, si salva giusto Sophie Marceau pure lei però ai minimi sindacali), musicale, storico.
Terribile, il più grande ammasso di pietismo mai visto, una schifezza megagalattica proprio come Avatar, con la differenza che là c’erano i Puffi alieni giganti blu, qui c’è Mel Gibson col volto pitturato di rosso-blu ed è dura scegliere quale dei due sia più penoso.
Una visione già di per sé talmente brutta che mi risparmio persino di infierire sul fatto che sia il film preferito dai leghisti… Dico solo che ai leghisti possono anche togliere la vita, ma non toglieranno mai loro il popolo della libertà!
Ford Quello che mi fa ridere dell'irritante compare che mi sono pescato nella blogosfera è che riesce a sbrodolare "Ford ha il pregiudizio qui, Ford ha il pregiudizio là" e invece è lui a continuare ad avercela con gli stessi personaggi, un pò come quando affibbia voti altissimi a certe merdine soltanto perchè c'è un suo attore feticcio. Poco obiettivo, caro Cannibale: ma che ti hanno fatto, Mel e James Cameron? Avete fatto la doccia insieme in palestra e hai visto che ce l'hanno troppo grosso? Ti hanno preso di mira frustandoti con gli asciugamani bagnati fino a che non hai gridato "Libertà!"?
Io, che sono certamente libero di mente più del mio Joker personale, mi godo un film che non sarà certo un Capolavoro, ma emoziona e cattura. Da Oscar, è vero. Ma come è stato detto di recente per The help, non è detto che una ruffianata non sia un male.
Kid Troppo facile smentirti: ho dato insufficenze pesanti persino a film con la mia idola suprema Natalie Portman (vedi Mr. Magorium e Thor), e bocciato anche un film con i miei super attori feticci Ryan Gosling + Kirsten Dunst (All Good Things). Giusto per fare qualche esempio.
Tu piuttosto, che esalti ciecamente i soliti Sly, Schwarzy e Clint e tutti i tuoi eroi macho anche quando partoriscono dei chiari aborti come Hereafter?
Quanto a James Cameron e Mel Gibson, ce l’ho con loro perché rappresentano il peggio di un cinema fracassone, ruffiano, privo di idee e fintamente spettacolare, del tutto opposto alla mia visione del vero Cinema. E poi, alla faccia dei miei presunti pregiudizi, tra i loro film promuovo (sebbene senza grossi entusiasmi) Titanic e Apocalypto. Ma Avatar e Braveheart sono davvero le ultime delle merdacce!
Infine, mi spiace deluderti, ma James Cameron non ce l’ha grosso, perché non ce l’ha proprio, come i suoi/tuoi amati na’vi ahahahaha.
Ford Se tu non avessi perso la vista cinematografica ai tempi del liceo, capiresti che io non esalto ciecamente i miei idoli, ma sono sempre pronto a criticarli, come sono pronto a vedere un film anche di qualcuno che non sopporto - come Gibson o Von Trier -. Tu, invece, Sly e Schwarzy li eviti a priori, così come a priori giudichi Cameron. Inoltre potrei capire un giudizio negativo su Firefox, ma Hereafter è un filmone incredibile, che solo i finti alternativi come te hanno criticato!
Kid Tanto per metterti subito a tacere, per non dire smerdarti, ti rimando alla mia recensione tutt’altro che negativa degli Expendables di Stallone
http://pensiericannibali.blogspot.com/2010/09/sly-family-expendables.html
Ancora convinto che io abbia dei pregiudizi?
Ford Certo che sì. E in questo caso io potrei rimandarti alla mia recensione di The new world di Malick o alle infinite volte in cui ho tessuto le lodi di pellicole ottime come Il grande capo o Dogville di Von Trier.

"Ford è un pirlone. E che te lo dico a fare?"
Donnie Brasco di Mike Newell (1997)
Ford E che ve lo dico a fare!?
Una delle pellicole più intelligenti, inesorabilmente disperate ed importanti mai realizzate sulla Mafia e sul concetto di agente infiltrato: cast in stato di grazia trascinato da un enorme Al Pacino, sceneggiatura di ferro, importantissime riflessioni sul concetto di potere e di Famiglia, un finale da paura.
Se non l'avete ancora visto, dimenticatevi per un momento gli Scarface esibizionisti e concentratevi su questo piccolo gioiello, uno dei più clamorosi e sinceri ritratti da "inside man" mai realizzati.
E non preoccupatevi: se Cannibale dovesse infiltrarsi tra le fila fordiane, verrebbe subito smascherato. In fondo, in mezzo a dei pezzi d'uomini come i miei Expendables, un principino come lui non passerebbe inosservato neanche travestito da wrestler!
Kid Questo film mi era piaciuto e io di solito non sono un gran patito di storie di mafia e cose del genere. Si lascia seguire bene, ha due ottimi protagonisti e l’intercalare memorabile: “Che te lo dico a fare?”.
Poi, certo, capolavori come Scarface sono ben altra cosa e a livello cinematografico questo Brasco non è niente di memorabile: d’altra parte il modesto Mike Newell finirà pur sempre a girare Harry Potter, Mona Lisa Smile e Prince of Persia. E a proposito di film con Jake Gyllenhaal… naturalmente per me, così come per tutto il mondo, al nominare Donnie viene in mente sempre e solo qualcun altro!
Ford Ecco l'ennesima conferma della tamarraggine cinematografica del Cannibale: preferire Scarface - per carità, un cult - a Donnie Brasco - un tuffo nella realtà dal primo all'ultimo minuto - è un pò come sognare di essere quindicenni a vita e "fare brutto" o pensare a quanto possa essere duro dover scegliere tra una vita da farsi il culo o una Famiglia che, quando ne hai bisogno, fa il culo agli altri.
"Io non sono come loro, io sono uno di loro", grida Donnie, quello giusto.
Certe volte penso che ci vorrebbe proprio un gruppo di amici pronti a "raddrizzare" il Cannibale, ma poi penso: che te lo dico a fare? Mi diverto troppo a farlo da solo! Ahahahahaahahh!
Kid Tamarraggine io? Stai usando la tecnica della psicologia inversa o ti si è solo invertito il cervello?
E comunque preferire il capolavoro di Brian De Palma a un film di buon ma certo non ottimo livello di Mike “Harry Potter” Newell non mi sembra una roba così assurda. Anzi…
Ford Il Capolavoro di DePalma è Carlito's way, o Omicidio a luci rosse, certo non Scarface, "solo" un cult. Ad ogni modo se Tony Montana non è tamarro, quelli di Van Damme sono film d'autore!

Questo è il solo e unico Chopper che riconosco...
Chopper di Andrew Dominik (2000)
Ford Scoperto quasi per caso non molto tempo dopo la sua uscita, quando da queste parti Eric Bana era già sulla cresta dell'onda per il ben meno interessante Hulk, oltre ad essere il ritratto di uno dei criminali più noti e curiosi d'Australia, Chopper rappresentò il mio incontro con la regia dallo stile impeccabile di Dominik, che si sarebbe confermato altrettanto in gamba con il successivo L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford.
Lo stesso Bana, qui autore di una prova maiuscola, presta volto e soprattutto corpo al Bronson del "down under", un incrocio tra Mr. Crocodile Dundee e Taxi driver: tra le altre cose, in questa pellicola si trova una delle tre migliori scene di accoltellamento di tutti i tempi.
Un chopper tutto palle e stile, che passa come un bulldozer sopra le macerie della lista cannibalesca.
Kid La scritta a inizio film lo dice chiaro e tondo:
“It is not a biography.”
...ma pure questo ce lo possiamo far andare bene!
Quindi, Ford, non è che hai sbagliato lista? uahahah
Comunque, fosse un film di quelli imperdibili si potrebbe anche chiudere un occhio, così invece gli occhi si chiudono tutti e due visto che il film è davvero ben poco interessante.
La prima parte in prigione non ha niente a che vedere con Il profeta o Cella 211, quelli sì grandi film carcerari. E anche quando Chopper va fuori di galera le cose migliorano un po’, ma il film non avvince mai, anche perché cosa provare nei confronti del protagonista se non repulsione e disprezzo assoluti? È totalmente privo del fascino del bad boy e allo stesso tempo la sua storia non ci dice nulla del contesto sociale o altro, ma solo di un povero pazzo pirla. Come se in Italia facessimo un film su Michele Misseri e lo mandassimo in Australia… Già non ce ne frega un cazzo a noi, figuriamoci a loro. Lo stesso vale per questo Chopper, che tra l’altro presenta dei “virtuosismi” registici piuttosto risibili. Oltre al fatto che io Eric Bana non lo reggo, figuriamoci in un film tutto da protagonista.
Domani vedrete una lista cannibale estremamente variegata, mentre oggi la maggior parte dei film di Ford presentano soltanto una gran varietà di pazzi criminali con scatti d’ira all’opera. Ford, capisco che sarà anche la storia della tua vita, però cambia un po’ musica…
Ford Ancora una volta Cannibale è preso e soffocato dai suoi pregiudizi, e senza contare Eric Bana - c'era anche lui, nella doccia con Mel e Cameron? - trovo assurdo sia il paragone con due film carcerari come Il profeta e Cella 211 - non sarà una biografia, ma non è neppure un film di quel genere - che la critica al protagonista. Viviamo forse in un mondo di favole in cui anche i criminali sono tutti fighi, affascinanti e cool? Non credo proprio.
Sarebbe un pò come pensare che la mafia è quella de Il padrino e non quella di Quei bravi ragazzi o I Soprano, o che tutti i trafficanti siano Al Pacino o Johnny Depp.
Ti devo dare una delusione, piccolo Cannibale: il mondo non è colorato a pastello come la fabbrica di cioccolato, e la maggior parte dei criminali di questo genere sono proprio come il buon Chopper, violenti ed incontrollabili. Inoltre, se anche lui - il vero Chopper, intendo - è riuscito a reinventarsi diventando uno scrittore come Edward Bunker, credo che le speranze ci siano.
Tranne per te: mi sa che ormai, sei un caso clinico!
Kid Lo so benissimo che la maggior parte dei criminali sono così. Infatti la maggior parte dei criminali non merita di vedersi un film dedicato. Chopper in testa.
In ogni caso sì: Eric Bana era nella doccia che lo metteva dentro a Mel Gibson, mentre James Cameron filmava. In 3D, naturalmente!
Ford Cosa fai, il moralista!? Tu che sei il paladino della rivoluzione neghi la possibilità a qualcuno di avere un film dedicato solo perchè un criminale!?!? Ahi ahi, Cannibale.
Kid Ford, do you understand Italian? Sai leggere? Non ho detto che a tutti i criminali non devono essere dedicati film. A quelli interessanti sì. A un idiota patentato come Chopper, direi che non mi sembra il caso.
Ford Quindi sei un moralista dalle ambizioni divine - ma questo già si sapeva: che vuoi diventare, il Papa? -: chi può giudicare se qualcuno - criminale o no - è interessante in senso assoluto? Tutte le vite possono valere lo spunto per un film. Perfino la tua, Burger Cannibal King.

"Willy, ce n'è per te e poi pure per quel Ford!"
Alì e Nemico pubblico di Michael Mann (2001 e 2009)
Ford Michael Mann è da sempre uno dei miei riferimenti nel panorama action americano e non solo, eppure negli anni il nostro è riuscito a confezionare due tra i più strepitosi biopic degli ultimi anni, perfetti sotto ogni aspetto tecnico ed in grado di raccontare le loro storie come nelle migliori epopee di fiction.
Alì, di cui ho parlato non troppo tempo fa, rende onore alla leggenda di quello che potrebbe essere considerato il più grande campione di boxe di tutti i tempi legando le imprese sul ring del protagonista alla protesta che lo vide opposto nientemeno che al Governo degli Usa.
Nemico pubblico racconta la malinconica vicenda di un altro ribelle, quel John Dillinger che negli anni della nascita del Bureau di J. Edgar Hoover rappresentò con le sue rapine e scorribande in tutto il Paese il simbolo di una rivolta della gente della strada, nonchè l'ideale di una vita ed un amore sognati ma irrealizzabili.
Sequenze da brivido e quel "bye bye" conclusivo che pare uscito da un Classico con Bogart.
E bye bye anche al Cannibale, il mio "nemico pubblico" numero uno.
Kid E riecco Ford nel suo sport preferito che non implichi l’uso di maschere (e non mi riferisco al bondage): ovvero scegliere i film peggiori di ottimi registi. Nella filmografia di Michael Mann, Ford è riuscito a pescare il suo peggio, ovvero Alì. Devo dire che con un protagonista diverso anche il mio giudizio potrebbe essere differente, peccato che tutta la pellicola sia costruita a servizio di Will Smith e delle sue chance da Oscar. Per fortuna poi l’Academy ha almeno avuto la buona decenza di non dargli la statuetta. Il principe di Bel-Air non riesce mai a entrare nel personaggio; guardandolo non ho mai avuto l’impressione di stare a guardare Alì, ma sempre: “Will Smith che fa Alì”. E non è la stessa cosa. A livello registico poi è un film in cui Mann sembra farsi da parte per lasciare tutta la scena a baciare le chiappe al pessimo Smith. Ricordo che dopo essermi entusiasmato per Collateral sono andato a recuperarmi questo suo precedente Alì ed è stato una delusione tremenda. Certo, con Denzel al posto di Willy il buffone di Bel-Air, chi può dire quali sarebbero stati i risultati…
"Mannaggia, sono quasi più ricercato di Cannibal..."
Nemico pubblico è stata un’altra delusione firmata Mann. Interessante il tentativo di girare in digitale una storia ambientata negli anni ’30, ma il risultato è straniante. Così come il personaggio di John Dillinger non è riuscito ad affascinarmi. Grandissimo cast uscito dai miei sogni (Depp, Bale, Cotillard, Dorff, Mulligan!), ma mi aspettavo davvero molto di più da questo film che promette promette, ma non decolla mai.
Ford invece ogni tanto decolla anche, ma finisce sempre per schiantarsi a terra, annientato dalla flotta aerea cannibale.
Ford Torniamo al solito vecchio adagio dei pregiudizi cannibali, che sono così presenti che tra un pò chiederanno di essere inseriti nelle Blog Wars come terzo incomodo.
Ora, ditemi se non è totalmente arbitrario affermare che un film a dire del mio antagonista "minore" cambierebbe radicalmente mettendo un attore fuori età per il suo protagonista di almeno vent'anni giusto per antipatia nei confronti di Smith, che personalmente anche io detesto ma che, in questo caso, ha fornito un'interpretazione molto veritiera di Alì, che si muoveva, comportava e provocava proprio in quel modo. Sinceramente non avrei mai pensato di premiare il principe di Bel Air con l'Oscar, perchè perso in una narrazione avvincente e potentissima. Ma io guardo il film nella sua interezza, non solo il cast!
Per quanto riguarda Nemico pubblico, invece, Cannibale cerca di fare marcia indietro parlando proprio di un cast che non è riuscito a coinvolgerlo, ma questo perchè la storia di Dillinger firmata Mann è complessa e stratificata, e occorre un pò di impegno per apprezzarla davvero. E noi tutti sappiamo che il Kid non è uno che vuole farsi troppi sbattimenti: in fondo è giovane e scavezzacollo, no!?
Kid Anche qui è troppo facile contraddirti: con un uno-due micidiale ti ho dimostrato di non apprezzare 2 film da te proposti, sia che mi piaccia il cast, sia che non mi piaccia. Quindi, di quali pregiudizi stiamo parlando?
Quanto a Willy, per me è un ottimo entertainer, ma come attore e pure come rapper semplicemente non è capace. Imitare Alì non significa dare vita ad Alì. Ford, ti devo anche stare a spiegare che un attore e un imitatore non sono la stessa cosa?
Come Carla Bruni si doveva fare le ossa prima di arrivare a recitare per Woody Allen, lo stesso doveva fare Will Smith prima di passare a Michael Mann, e lo stesso mi sa che vale pure per te Ford: dovresti macinarne ancora di incontri sui tuoi campetti da wrestling di periferia, prima di combattere a Las Vegas sul mio stesso ring! Altrimenti rischi di fare la fine di Hilary Swank, cara la mia Million Dollar Baby, SDENG!
Ford Anche in un letto senza la possibilità di muovermi potrei dartele, Mr. Las Vegas! Sei tu che devi mangiare tanto latte e biscotti, prima di poter anche solo immaginare di dividere il ring con me!

"Sorry Ford, l'aereo è pieno. Ma per te c'è sempre posto tra il bestiame..."
Prova a prendermi di Steven Spielberg (2002)
Ford Ed ecco una pellicola splendida e da sempre troppo sottovalutata, considerata una delle produzioni minori di Spielberg eppure fresca, intelligente, serrata e coinvolgente.
La storia di Frank Abagnale è una metafora del credo americano, quello secondo cui il talento, prima o poi, ripaga regalando il successo a chi ne è portatore.
Una sorta di favola moderna legata a doppio filo al rapporto tra padri e figli, con un Christopher Walken magnifico ed un sempre ottimo Di Caprio, un criminale d'eccezione per il quale si finisce per tifare spudoratamente dall'inizio alla fine in questa sarabanda d'inseguimenti che ricordano le migliori spy stories hitchcockiane.
Prova a prendermi, Kid, se ci riesci!
Kid Film carino, leggero, finalmente una visione non pallosa da Morandini/Mereghetti della blogosfera. Grande DiCaprio, splendide atmosfere 60s, una storia davvero piacevole. Non l’ho inserito nella mia lista perché pur essendomi piaciuto parecchio non mi è poi rimasto impresso in maniera indelebile, e poi soprattutto perché c’è l’odioso Tom Hanks!
E a prenderti non ci penso nemmeno, Ford. Non certo perché sia difficile, visto che sei più lento di una tartaruga ahaha, ma perché preferisco girarti al largo, doppio ahaha!
Ford Fai bene a girare al largo, anche perchè se solo ti avvicini ti sparo un paio di cazzotti sul grugno giusti giusti per trasformarti nella controfigura deperita di Jack La Motta! Ahahahahahaha!

"Guerre puniche a parte, nella mia vita mi hanno accusato di tutto.
Ma quella che mi piacciano i film di Ford è un'insinuazione davvero troppo grave!"
Il divo di Paolo Sorrentino (2008)
Ford Chiudo la lista con quello che ritengo uno dei tre migliori film italiani degli ultimi quindici anni, un Capolavoro di tecnica e montaggio, regia ed interpretazione, il ritratto di uno dei volti più controversi della politica del Nostro Paese in grado di mostrare le mascherine del pubblico e tutte le ombre del privato.
E tra passeggiate al chiaro di luna come una danza con la scorta, compagni di merende che paiono iene tarantiniane, giochi di specchi e maschere che ricordano Eyes wide shut, trova spazio una delle sequenze più folgoranti che ricordi nella mia vita di spettatore: il Divo e sua moglie in silenzio, di fronte alla tv, con "I migliori anni della nostra vita" a fare da cornice ad un'intera vita di non dichiarata complicità.
E sì, Cannibale: i migliori anni della tua vita sono finiti nel momento in cui sono arrivato io! Ahahahahahahahah!
Kid Grande film, soprattutto a livello registico: Sorrentino qui offre una prova davvero maiuscola, così come Toni Servillo come protagonista.
Però, c’è un però. Quali emozioni provoca questo film su Andreotti?
Una pellicola splendida, quanto fredda. Questo non è tanto un difetto del film, che fondamentalmente racconta di uno dei personaggi più sfuggenti, quanto spregevoli, della storia d’Italia, e non poteva che farlo così. Peccato però che un film così glaciale, per quanto possa anche apprezzarlo, a livello emotivo non riesco proprio a inserirlo in una lista delle mie pellicole preferite.
E così si chiude in maniera decente la fredda lista dei peggiori Ford della nostra vita!
A domani con i migliori cannibali della nostra vita!
Ford Ancora una volta, di fronte ad un film impegnativo, il Cannibale batte in ritirata giudicando troppo freddo un lavoro inattaccabile, una meraviglia per gli occhi, le orecchie, il cuore ed il senso sociale di tutti noi figli della Terra dei cachi. Ma che ve lo divo a fare!?
Il Cannibale pensa che sia più movimentato e coinvolgente un film con un tizio che muove solo una palpebra: alla faccia della noia! Ahahahahahahh!

A domani, con i super film cannibali...

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