Tratto dal romanzo: Undiscovered Gyrl di Allison Burnett
Cast: Britt Robertson, Justin Long, Christian Slater, Martin Sheen, Max Carver, Robert Patrick, Andy Buckley, Zuleikha Robinson, Kimberly Williams-Paisley, Lorraine Toussaint
Genere: bloggaro
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Ask Me Anything è il film che tutti i blogger dovrebbero vedere. Perché è una pellicola eccezzziunale veramente?
No, niente affatto. È anzi un filmetto di livello medio pieno di difetti e che non si fa ricordare in maniera particolare, però allo stesso tempo è anche una delle poche pellicole che affrontano la tematica dei blog e quindi la visione se la merita. Se poi andiamo a vedere bene, l'argomento blog viene affrontato in maniera molto lieve e per gran parte della pellicola viene accantonato del tutto, ma non lamentiamoci troppo. Non sono numerosi i film che parlano di blog e di blogger, quindi bisogna accontentarsi di ciò che passa il convento, o se non altro cineblog01.
La famiglia Addams se l'è fatta addosso vedendo questo ritratto di famiglia.
Avete presente il detto: “Al peggio non c’è mai fine”?
Bene, cancellatelo, perché è una stronzata totale.
La saga di Twilight è finita e ciò significa che al peggio c’è fine. Una fine bruttissima, ma c’è.
Ebbene sì: anche i momenti bui passano, persino le dittature finiscono e pure Twilight è giunto al termine.
E ora, come pare abbia gridato Beppe Grillo: “TUTTI A CASA! ROBERT PATTINSON? MA QUELLO E’ UN MORTO CHE PARLA. KRISTEN STEWART? QUELLA CHI LA CONSIDERA UN SEX-SYMBOL?
GIUSTO BERSANI!
BERSANI SCOMMETTO CHE SI FA LE PIPPE GUARDANDO LE FOTO DI KRISTEN STEWART CON QUELLE TETTINE DI FUORI. NON PIACE MANCO A BERLUSCONI CHE E' ARRAPATO DAL MATTINO ALLA SERA...
Ma poi Edward Cullen. Quello è un VAMPIRO CHE CI SUCCHIA IL SANGUE. CI VUOLE VEDERE MORTI. CI VUOLE SPREMERE FINO ALL’ULTIMO EURO MA NOI NON CI STIAMO.
E TAYLOR LAUTNER? QUELLO HA PASSATO PIU' TEMPO IN PALESTRA CHE A SCUOLA DI RECITAZIONE.
Credete davvero che alle ragazzine piaccia la saga di Twilight? Pensate che siano davvero tanto rimbecillite? DIETRO C’E’ UN COMPLOTTO DELLE BANCHE. State atenti: sono i banchieri che hanno dato alle ragazzine i soldi per andare al cinema a vederlo e per trasformarle in delle perfette bimbeminkia. Sono loro, i banchieri, che hanno finanziato tutto per far girare l'economia.
DIETRO AL SUCCESSO DELLA SAGA DI TWILIGHT C’E’ MONTI. RIGOR MONTI. MONTI DEI PASCHI DI SIENA. NON VENITEMI A DIRE CHE NON VE L’HO DETTO. MA ADESSO BASTA, SONO TUTTI FINITI.
ANCHE VOI ROBERT PATTINO E KRISTEN STEWART DELL’AEREO. SIETE FINITI. SIETE GIA’ MORTI, NON L’AVETE ANCORA CAPITO? SIETE PROPRIO DEI VAMPIRLA!”.
Così disse Beppe Grillo a proposito della saga di Twilight.
E ora passiamo a parlare più nel dettaglio dell’ultimo attesissimo capitolo, Breaking Dawn – Parte 2. Attesissimo dalle fan, ma forse ancor di più dai detrattori che non vedevano l’ora di vedere chiuso questo scempio. Per celebrare (più o meno) l’uscita in DVD e Blu-ray che avviene proprio oggi, 6 marzo, ecco allora la recensione cannibale.
Ma prima, un breve riassunto dei precedenti episodi.
"Che ti ascolti, Bella, i One Direction?"
"No, siamo nel 2008 e non sono manco ancora nati. E poi sarebbero
troppo commerciali per me, io ascolto solo i Tokio Hotel."
Twilight (2008) di Catherine Hardwicke
Bella Swan (Kristen Stewart) è una ragazzina secca e sfigatella che però inspiegabilmente viene considerata da tutti una strafiga. Se si fosse chiamata Brutta Swan avrebbe fatto lo stesso effetto?
In ogni caso, persino il bel tenebroso Edward Cullen (Robert Pattinson) è attratto da lei. I due cominciano a uscire insieme, fino a che lui le confessa il suo segreto.
“Sono un vampiro, Bella.”
“Ah sì? Pensavo usassi solo un'ottima crema viso idratante.... Comunque che mi frega, a me. L’importante è che lì sotto ti funzioni tutto a dovere.”
“Ehm, veramente voglio arrivare vergine al matrimonio.”
“Oddio Cristo, ma ho beccato l’unico vampiro con degli scrupoli di coscienza al mondo? Ci manca solo che non ti nutri di esseri umani…”
“Ehm sì, veramente sono vegetariano.”
“AAAAAAAAAAAARGH!”
"Ma te le magliette proprio no, eh Jacob?"
"Una volta ne ho messa una. E' morta dopo 10 secondi."
The Twilight Saga: New Moon (2009) di Chris Weitz
Bella, annoiata da quel pappamolle di Edward, cerca conforto tra le braccia pelose di Jacob Black (Taylor Lautner).
“Hey, hai delle braccia un po’ troppo pelose… non è che avrai un segreto pure te, caro Jacob?”
“Sì, sono un lupacchiotto."
"Oh mamma, sei della Roma? Ma io so' della Lazio!"
"No, intendevo che sono un licantropo. E voglio arrivare vergine al matrimonio.”
“Pure te? AAAAAAAAAAAAAAAAARGH!”
The Twilight Saga: Eclipse (2010) di David Slade
Bella limona sia con Edward che con Jacob, sperando che uno dei due ceda e se la trombi.
Niente da fare nemmeno questa volta.
“AAAAAAAAAAAAAARGH!”
"Papà, ti devo dire una cosa importante: sono diventata una vampira."
"Non me ne frega niente, Bella. Prima eri goth, poi sei diventata emo, poi escort, adesso sei vampira.
Qualunque cosa tu sia, metti giù quei piedi dal tavolino, sgualdrinella maleducata,
altrimenti te ne vai a letto senza sangue, intesi?"
The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 1 (2011) di Bill Condon
Edward chiede a Bella di sposarlo. Lei accetta subito e abbandona l’attività come escort che aveva intrapreso nel frattempo. Durante una luna di miele al sole del Brasile, luogo notoriamente prediletto da tutti i vampiri, finalmente Edward si ciula Bella.
Non l’avessero mai fatto. Dopo pochi istanti, senza manco avere il tempo di farle prendere la pillola del giorno dopo, lei si ritrova incinta di una creatura mostruosa.
Sconsolata, Bella realizza: “Ecco perché nessuno mi voleva trombare: sto per dare alla luce una piccola bestia di Satana. AAAAAAAAAAARGH!”
"Oh mamma, che dissenteria!"
"Immagino cara, anche io dopo aver visto l'intera saga
ho passato una settimana in bagno."
The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 2
(USA 2012)
Regia: Bill Condon
Sceneggiatura: Melissa Rosenberg
Tratto dal romanzo: Breaking Dawn di Stephenie Meyer
Cast: Kristen Stewart, Robert Pattinson, Taylor Lautner, Ashley Greene, Jackson Rathbone, Kellan Lutz, Nikki Reed, Mackenzie Foy, Peter Facinelli, Elizabeth Reaser, Billy Burke, Michael Sheen, Dakota Fanning, Jamie Campbell Bower, Maggie Grace, Christian Camargo, Mia Maestro, MyAnna Buring, Angela Sarafyan, Rami Malek, Lee Pace, Joe Anderson, Valorie Curry, Noel Fisher, JD Pardo, Julia Jones, Marisa Quinn
Genere: morti (viventi?)
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Finita la lunga introduzione sul fantastico mondo di Twilight, dell’ultimo capitolo della saga ci sarebbe poco da dire. In due parole: fa schifo.
Se proprio ci tenete, però, ecco qualche dettaglio in più su Breaking Dawn – Parte 2, il film giustamente trionfatore agli ultimi Razzie Awards, gli anti Oscar, in cui ha conquistato la bellezza di 7 premi, tra cui naturalmente quello di peggior film dell’anno.
I titoli di testa in rosso sangue ci scaraventano subito dentro un’atmosfera da incubo. Quando poi si passa al gioco di sguardi tra Robert Pattinson e Kristen Stewart, ormai diventata pure lei vampira perché va di moda, comincio a sospettare di potermi trovare di fronte all’horror più terrificante nella storia del cinema. Sarà proprio così.
Dopo 30 secondi di film, questi due si sono già detti “Ti amo” 12 volte. La sceneggiatura chi l’ha scritta, Moccia?
Ma i due vampirelli più tenerosi del globo non stanno solo a parlare. Ci danno anche dentro. Purtroppo. Le scene di sesso tra Edward e la sucasangue Bella sono talmente eccitanti che mi sono dovuto fare una doccia calda.
Non pensate però che ci siano solo parole sdolcinate, sguardi languidi e accoppiamenti agghiaccianti, c’è anche humour nella saga di Twilight. Le battutine sulla forza di Kristen Stewart in versione vampira vorrebbero essere divertenti e non è che ci riescano molto. La saga di Twilight ha sempre fatto ridere sì, ma solo quando non vuole far ridere. Quando cerca di far ridere, fa ridere per quanto fallimentare risulta il suo tentativo di far ridere. Chiaro?
La scena del licantropo Jacob che si spoglia di fronte al padre di Bella però a sorpresa è davvero divertente. Per la prima volta, volontariamente divertente! E questa sì che è una novità per la saga.
"Merdesmee, lo so che ti avevamo promesso un chihuahua,
però per adesso ti devi accontentare di questo lupo arrapato, ok?"
L’altra novità è il personaggio interpretato dalla bimba dei due vampiri, la piccola (e inquietantissima) Mackenzie Foy. Com’è che hanno deciso di chiamarla? Renesmee. Certo che questi due sono più sadici dei genitori del protagonista di Vita di Pi che l’hanno chiamato Piscine Molitor.
Renesmee, forse per sfuggire più in fretta possibile da un nome tanto terrificante e morire al più presto, cresce a un ritmo velocissimo. Tempo pochi giorni e ha già superato la fase bimbominkia e si è resa conto che la saga di Twilight è una cagata pazzesca.
Fosse stato solo per i primi episodi, ci troveremmo di fronte soltanto a una mezza cagata, ma dopo aver visto Breaking Dawn Parte 1 e Parte 2 è difficile non rimanere sconcertati. Il doppio film è davvero fatto alla cazzo di vampiri, con gli eventi della trama che si susseguono in una maniera del tutto casuale. Ad esempio, il padre di Bella va a farle visita e non rimane nemmeno un po' sconvolto nello scoprire che è diventata una vampira, poi subito dopo Bella fa a braccio di ferro con Kellen Lutz, umiliandolo, e immediatamente dopo viene investita da un fascio di luce divino. WTF? Tutto questo senza un minimo di collegamento logico tra le scene. L’autrice della sceneggiatura si è fatta di LSD mentre la scriveva o è tutta farina del sacco di Stephenie Meyer?
"Hey, qualcuno sa spiegarmi perché le vendite di Volvo
sono crollate dopo la nostra marchettona?"
Le varie sequenze di susseguono quindi random. C’è un marchettone della Volvo, inquadrata con insistenza dal regista Bill Condom Condon. E c'è spazio per delle sdolcinate scene famigliari con Edward che suona un pezzo dei One Direction al piano e Bella che per far addormentare la figlia le legge un libro di Stephenie Meyer: catalessi assicurata.
Tutte scene inserite per allungare il minutaggio e arrivare al momento tanto atteso (?), lo scontro finale con i pericolosissimi (ma dooove?) Volturi, capitanati da Michael Sheen, l’unico attore al mondo che può vantarsi di aver partecipato non a una, bensì a due saghe vampiresche di merda: questa e quella di Underworld. Complimenti, Michael, hai vinto un mongolino d’oro.
E com’è, questa tanto attesa battaglia?
Nel caso aveste dubbi, è la battaglia meno epica nella storia dell’umanità e della vampirità. E pure della licantropità. Se certo non si possono fare paragoni con le battaglie del Signore degli anelli o del Gladiatore, persino il deludente scontro finale tra Harry Potter e Voldemort al confronto appariva al cardiopalma.
I combattimenti di Breaking Dawn sono ridicoli oltre ogni dire. Le parole non bastano nemmeno per descriverli. Dovete vederli con i vostri occhi. Non scappate via, dovete vedere questo film per rendervene conto!
A un certo punto si decide ad arrivare pure Alice (quella gnugna di Ashley Greene) insieme al suo uomo zerbino (Jackson Rathbone). I due più che su un campo di battaglia, sembra che passeggino come fossero sulla passerella di una sfilata. In effetti è un po’ così, visto come andrà a finire. Sotto la neve, arriva poi pure un tizio nudo dall'Amazzonia, o dal Brasile, che dichiara di essere mezzo umano e mezzo vampiro. Mi sa che è anche mezzo scemo.
E poi?
"Sì, vabbè, la solita vecchia storia dell'imprinting...
Tanto non ci vengo a letto con te, lurido pedofilo!"
ATTENZIONE SPOILER
Con un colpone di scena sorprendente, scopriamo che la battaglia in realtà non c’è mai stata. Era solo la visione del futuro offerta da Alice, una che con le sue previsioni è meno attendibile dei Maya…
Fatto sta che tutti le credono e rinunciano allo scontro. Ma sono ciucciasangue o cagasotto?
Il finale si risolve quindi in una pagliacciata in cui la battaglia non si tiene, un po' come nelle elezioni italiane nessuno ha vinto e nessuno ha perso, solo che qui tutti sono felici, contenti e innamorati. Persino i lupi limonano.
Unica cosa che si salva, come al solito in questa saga, è la colonna sonora. Così come i precedenti capitoli potevano vantare le canzoni di Radiohead, Paramore, Florence + the Machine, Iron & Wine, Bon Iver, Lykke Li, Metric, Vampire Weekend, ecc ecc… le note della caruccia “A Thousand Years” di Christina Perri riescono a rendere più sopportabile una simile terribile conclusione.
Non che mi aspettassi qualcosa di diverso, ma il finale della saga di Twilight è davvero quanto di più stucchevole e insensato sia mai stato concepito. Un finale in cui la morte non esiste più, come cantano i Baustelle e in cui, buoni e cattivi, tutti vivono per sempre per sempre per sempre per sempre…
Altroché Shining, questo sì che è un film spaventoso.
E adesso cosa succede?
Kristen, Robert, Taylor... avete rotto, non vi diamo più la fiducia.
TUTTI A CASA!
Cast: Martin Sheen, Marlon Brando, Robert Duvall, Dennis Hopper, Laurence Fishburne, Harrison Ford, Frederic Forrest, Sam Bottoms, Scott Glenn, Francis Ford Coppola, Colleen Camp, Linda Carpenter, Cynthia Wood
Genere: odissea nella guerra
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Per la serie: anche la rivalità con il mio blogger-nemesi Mr. James Ford può portare a qualcosa di buono. Dopo una discussione con quel guerrafondaio sui film di guerra, genere cinematografico che io in genere non amo molto, ho deciso di recuperarmi Apocalypse Now (in goduriosa versione Redux), che colpevolmente ammetto di non aver mai visto. Fino a pochi giorni fa.
Avevo fatto male? No, perché secondo me i film vanno gustati al momento giusto della propria vita e magari fatta qualche anno fa questa visione non mi avrebbe sconvolto così tanto. E invece si vede che era arrivata l’ora giusta. L’ora “Apocalisse ora”.
La cosa che più ha colpito di questo film (tra l’altro appena uscito in Blu-Ray per quegli sbadati come me che se l’erano perso) non è stata tanto la tanto celebrata interpretazione di Marlon Brando o il risolvimento finale, perarltro grandiosi. È tutta la lunga prima parte, quella dell’attesa che cresce, quella che pur non trattandosi di un thriller monta su una suspence incredibile, quella del grande mistero che avvolge la figura del Colonnello Kurtz prima ancora di poterlo vedere: sentiamo la sua voce registrata, leggiamo il suo curriculum vitae bellico, ne sentiamo parlare ma rimane un punto interrogativo avvolto in una nuvola.
Attraverso gli occhi del protagonista Martin Sheen, il padre di quel degenerato di Charlie (che non fa surf, ma si fa solo delle gran pornostar e delle gran piste di coca), ci troviamo di fronte all’orrore l’orrore della guerra in Vietnam. Non attraverso scene di puro pietismo o espedienti da lacrime facili, né tanto meno attraverso quella retorica tronfia ed epica che attraversa tanti war movies, e neanche con una prevedibile condanna della guerra. No no. Niente di tutto ciò, bensì tutta la follia dei soldati americani. Più che un film sulla guerra o sulla violenza, lo definirei quindi un film sulla follia umana.
Il Colonnello Kilgore interpretato da Robert Duvall è il numero uno. Un capo supremo. Un folle supremo. Un cretino supremo. Un annusatore di Napalm al mattino. Un’anticipazione fuori di testa del Colonnelo Kurtz. Il senso senza senso della guerra in Vietnam, ma in fondo di qualunque guerra, sta tutto nella scena in cui invita i suoi soldati a fare surf mentre dal cielo piovono missili. Cos’altro ci deve dire di più Coppola? Omini che giocano alla guerra. La guerra come divertimento. La guerra come droga, ci confermerà poi in seguito Kathryn Bigelow con il suo The Hurt Locker da Oscar (tiè Avatar!). La guerra come casa, ci dice quel Martin Sheen che dal Vietnam non riuscirà mai a venirne fuori. La sua testa rimarrà per sempre lì.
Le donne presenti nel film cercano di ridare umanità ai soldatini deumanizzati dalla guerra, ma ci riescono? Mi sa proprio di no. Le conigliette di Playboy compaiono come una fantasia che improvvisamente si materializza, come un’oasi in mezzo al deserto, e come tali vengono trattate, con il soldato che invece di godersi la compagnia della fanciulla le mette una parrucca per farla sembrare la coniglietta di un altro mese. Una fantasia che diventa realtà, ma continua ad essere vissuta come una fantasia: effetto di una guerra che ha fatto perdere ai soldati qualunque concetto di cosa sia la vera realtà.
Un’Odissea lunga e avvincente, soprattutto sorprendente, che ci porta a sprofondare sempre più in un’Apocalisse spaventosa e allo stesso tempo stranamente estremamente affascinante e, tra una cavalcata delle Valchirie entrata nella leggenda e un formidabile Dennis Hopper che probabilmente ha recitato del tutto strafatto, Martin Sheen arriva infine all’uomo-obiettivo della sua missione segreta (si fa per dire, segreta). Il colonnello Kurtz appare un uomo stanco, proprio come Silvio Berlusconi in questi giorni. Una persona che ha davvero visto e fatto di tutto e che ormai sembra stufo persino della venerazione che lo circonda. Al di là del fatto che il personaggio interpretato da Marlon Brando sia molto più profondo e intenso nelle sue riflessioni esistenziali e adotti una via comunicativa ben lontana dai proclami Dux-style del Berlusca, i due mi sembrano davvero simili. Hanno violato le leggi comunemente accettate e se ne sono create di proprie, creandosi un seguito che si avvicina al fanatismo religioso, eppure non ce la fanno più. Sono arrivati a fine corsa e hanno bisogno di qualcuno che abbia il coraggio e la prontezza di staccar loro la spina, qualcuno che faccia smettere di battere il loro cuore di tenebra. Kurtz lo troverà nel capitano Willard, l’altro invece lo sta ancora cercando.
In questa Disneyland bellica che ci mostra un Vietnam inedito tra surfisti, conigliette, colonnelli impazziti e soldati psicopatici, Francis Ford Coppola fa un uso estremamente moderno del montaggio e della colonna sonora, con una The End dei Doors che assume il ruolo di protagonista assoluta, suggerendoci come l’inizio sia in realtà la vera fine del film e viceversa, e questa è una cosa che forse sarà stata detta da moltissime altre analisi sulla pellicola, o forse è solo un viaggio mentale che mi sono fatto io.
Forse Martin Sheen nemmeno c’è mai stato in Vietnam.
Forse è tutto un sogno post-alcolico che ha vissuto nella sua stanzetta di motel.
Forse invece ci siamo andati noi, in Vietnam, a uccidere i colonnelli Kurtz delle nostre esistenze.
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