Visualizzazione post con etichetta mary j blige. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta mary j blige. Mostra tutti i post

venerdì 1 dicembre 2017

Mudbound: Sento le voci (fuori campo)





Mudbound
Regia: Dee Rees
Cast: Carey Mulligan, Jason Clarke, Garrett Hedlund, Jason Mitchell, Mary J. Blige, Jonathan Banks, Rob Morgan


Senti una voce fuori campo e subito ti viene in mente Terrence Malick. Non che l'uso della voce fuori campo l'abbia inventato lui, è solo che ne ha fatto talmente il suo marchio di fabbrica, che quando ne senti una pensi a lui. O almeno è ciò che faccio io. Che poi chissà che voce ha, uno come Terrence Malick? Una voce profonda, solenne, divina, come i suoi film (quelli più riusciti almeno)?
Senti una voce fuori campo e subito ti viene in mente Terrence Malick, ma questo non è un film di Terrence Malick. A questo punto qualcuno esclamerà: “Dio grazie!”, perché inspiegabilmente a molti il suo cinema è venuto a noia.
Inspiegabilmente?
Qualcun altro invece si rammaricherà che non l'abbia girato lui, perché come dirige Malick, pochi altri al mondo.
Giusto per fare un po' di sana concorrenza a Terrence Malick, in Mudbound ci sono un sacco di voci fuori campo. Tutti i personaggi principali ci snocciolano ciò che passa per la loro testa in continuazione e questa è la cosa più bella, e per alcuni sarà la più brutta, del film. Di certo è questo il suo tratto distintivo a livello narrativo, mentre a livello registico Dee Rees gira senza particolari guizzi e in maniera molto classica, molto in stile da tradizionale film da Oscar. Anche questo è un aspetto che può essere letto in maniera positiva così come negativa. Dee Rees non è Terrence Malick, per fortuna o purtroppo, e il suo lavoro a livello visivo non riesce a essere un sogno a occhi aperti come quelli del collega, ma allo stesso tempo è anche molto più lineare, più semplice da seguire e da comprendere. Qualcuno aggiungerà quindi che è anche meno noioso. E di cosa parla, ordunque, questo Mudbound?
Parla di razzismo, di guerra, di problemi coniugali e ci mette dentro pure un triangolo sentimentale. Non manca niente, solo che forse c'è persino troppo. Si rischia di fare confusione.

sabato 27 novembre 2010

Kid on the moon

Kid Cudi “Man on the Moon II: The Legend of Mr. Rager”
Provenienza: Cleveland, USA
Genere: rap dopato
Se ti piace ascolta anche: Kanye West, Gorillaz, The Roots, Crookers

Kid Cudi è uno che mi sta simpatico in primo luogo per il nome che si è scelto e in secondo luogo perché è un rapper in grado di spaziare attraverso i generi senza limitarsi all’hip-hop ebbasta. Al punto che è maggiormente celebre, perlomeno in Europa, più per le sue collaborazioni electro con i nostri Crookers in “Day’n’night” e con il franscesone David Guetta in “Memories”.
Ma Cudi è molto più di questo e molto altro ancora: il suo mixtape d’esordio “A kid named Cudi” era qualcosa di sconvolgente pronto a stravolgere il mondo come un uomo arrivato dalla Luna. Peccato che l’album d’esordio “Man on the Moon: The End of Day” per quanto notevole e di gran lunga superiore al resto della scena rappistica mondiale non era la rivoluzione preannunciata.

Con questo nuovo “Man on the Moon II: The Legend of Mr. Rager” Cudi corregge il tiro e realizza un lavoro di quelli che più li ascolti e più ti trascinano dentro il loro mondo fatto di stanze segrete e suoni nascosti.
Kid Cudi apre subito alla stragrande citando il capolavoro nerd “Scott Pilgrim vs. The World” nel brano “Scott Mescudi vs. The World” (il vero nome del rapper è infatti Scott Ramon Seguro Mescudi), una meraviglia assoluta con l’accompagnamento di un Cee-Lo Green mai così grande da “Crazy” con gli Gnarls Barkley.


I ritmi rallentati di “REVOFEV”, “Marijuana” e “Mojo so dope” lo mettono invece quasi sul piano di un rapper crooner fatto di cannabis, fino allo struggimento della malinconia assoluta di “All along”.
Ma il disco può piacere anche al popolo rock, grazie alla presenza di numerose chitarre e all’anthem da stadio “Erase Me” (con lo zampino del solito Dio Kanye), complice il video in cui Cudi diventa Kid Jimi Hendrix. Ed è un pezzo perfetto per fare jogging, tra l’altro, con quel ritornello che fa

I keep on running, keep on running
And nothing works
I can't get away from you, no


Il popolo indie non potrà quindi che applaudire alla collaborazione con St. Vincent e lo spettro della sua “The Strangers” che si anima in “Maniac”, quello r’n’b si esalterà invece per l'ospitata di una Mary J. Blige da tempo lontana da questi livelli. E insomma ce n’è per tutti i gusti quindi venghino signori venghino dentro questo album complesso, stratificato, ricco, da combustione lenta. Ben fatto kid.
(voto 7/8)

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com