Visualizzazione post con etichetta matt bomer. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta matt bomer. Mostra tutti i post

sabato 17 ottobre 2015

Magic Mike XXL vs Showgirls





I muscoli al vento di Magic Mike XXL contro le tette al vento di Showgirls: chi vincerà?
La risposta non è così scontata, in questa supersfida tra film di enorme impegno sociale sulla dura vita degli spogliarellisti entertainer qui su Pensieri Cannibali.

I protagonisti

venerdì 6 giugno 2014

THE NORMAL HEART, UN CUORE MICA TANTO NORMALE




The Normal Heart
(USA 2014)
Regia: Ryan Murphy
Sceneggiatura: Larry Kramer
Ispirato all’opera teatrale: The Normal Heart di Larry Kramer
Cast: Mark Ruffalo, Matt Bomer, Julia Roberts, Taylor Kitsch, Jim Parsons, Alfred Molina, Jonathan Groff, Joe Mantello, Stephen Spinella, Adam B. Shapiro, Denis O’Hare, Finn Wittrock, Rob Tunstall, Corey Stoll
Genere: gay
Se ti piace guarda anche: Dallas Buyers Club, Milk, Dietro i candelabri, Looking

Pensate alla cosa più gay che avete mai visto.
Vi si ripropongono davanti agli occhi gli abiti e l’arredamento di casa Liberace in Dietro i candelabri?
State pensando a una maratona di episodi delle serie tv Looking e Queer as Folk?
O a Valerio Scanu con i boccoli biondi alla Lady Oscar?
O magari proprio a Lady Oscar?
O vi viene per caso in mente la guida galattica alle boy band di Pensieri Cannibali?
In ogni caso prendete tutte queste cose insieme, moltiplicatele per mille e non sarete andati nemmeno vicini alla cosa più gay che ho visto io: la prima scena di The Normal Heart.
I primi 5 minuti del nuovo film tv della HBO The Normal Heart sono quanto di più omosessuale si possa immaginare. Lo dico in senso positivo. Guardando i personaggi della pellicola che se la spassano mi è venuto il rimpianto di non essere un gay all’inizio degli anni Ottanta, quegli anni di rivoluzione sessuale in cui tutti scopavano con tutti liberamente, senza legami e senza problemi.
Perché mi piace la figa? Perché???
È una maledizione! Sarei potuto essere così felice, come gay e in particolare come gay all’inizio degli anni Ottanta.

Questo per quanto riguarda i primi 5 minuti di film, poi entra in scena il dramma ed essere gay negli anni Ottanta non appare più soltanto nei suoi risvolti tutti rose e fiori. In scena compare ciò che all’inizio di quel decennio veniva chiamato “il cancro dei gay” e successivamente diventerà noto come AIDS.
AIDS?
Hey, Pensieri Cannibali si sta per occupare di un argomento serio?


La pellicola va a indagare in una pagina parecchio oscura e misteriosa, quella dell’origine del virus. Nel 1981 cominciano i casi inspiegabili di morti all’interno della comunità omosessuale e nessuno capisce il perché o il per come la malattia si diffonda. La dottoressa sulla sedia a rotelle Julia Roberts suggerisce loro a questo punto di evitare orge e sesso promiscuo, ma viene vista come una repressa sessuale e in pochi le danno ascolto. Negli anni successivi si cerca di capirne di più, solo che il governo degli Stati Uniti non fa nulla per studiare la malattia. Sembra quasi un complotto per eliminare tutti i gay dalla faccia della Terra e l’amministrazione del conservatore bigotto yuppie repubblicano Ronald Reagan comincerà a interessarsi al problema soltanto quando a essere colpiti dal virus saranno pure uomini e donne eterosessuali.

La vicenda raccontata in The Normal Heart a grandi linee è questa ed è parecchio interessante anche e soprattutto per chi come me è nato nel 1982 ed è cresciuto con la consapevolezza che l’AIDS c’era e basta, senza sapere come ha cominciato a diffondersi. Al di là della ricostruzione storica, medica e pure politica, in cui il film si avvicina alle parti di Milk di Gus Van Sant, la carta vincente di questa bella pellicola tv HBO, che come Dietro i candelabri non ha nulla da invidiare alle produzioni per il grande schermo, è il suo cuore. Il suo normal heart. In più momenti la pellicola sa emozionare e lo fa per merito di una serie di interpretazioni magistrali di attori in stato di grazia che riescono a dare vita a dei personaggi pieni di vita (la ripetizione è voluta, bitches!).

"The streets of Philadelphia...
Ah, come? Siamo a New York?"
Una nota di merito particolare va a Mark Ruffalo, protagonista principale che porta sullo schermo Ned Weeks, uno scrittore che si batte in maniera molto sentita per sensibilizzare un’opinione pubblica e un governo cui del problema dell’AIDS pare non fregare un tubo. Mark Ruffalo che una decina d’anni fa appariva ovunque, dal cinema d’autore (Se mi lasci ti cancello, In the Cut) alle commedie romantiche (Se solo fosse vero, 30 anni in un secondo) ai thrilleroni (Collateral, Zodiac) e sembrava destinato a diventare una delle più grandi star che Hollywood avesse mai avuto e poi invece, come accade a un sacco di attori, non è mai esploso del tutto. Questo ruolo televisivo molto intenso (in alcune scene forse persino troppo) potrebbe rappresentare una svolta per la sua carriera, così come per quella di Taylor Kitsch che fa dimenticare i dimenticabili ruoli da macho in flopponi come John Carter e Battleship per tirare fuori un inaspettato e molto credibile ruolo da gay. Bravissimi poi anche attori noti soprattutto al pubblico delle serie tv come Jim Parsons, lo Sheldon Cooper di Big Bang Theory, e Matt Bomer, il bellone di White Collar che qui dà tutto se stesso, con una trasformazione fisica degna di Christian Bale.

In mezzo a tanti lui c’è poi una lei, la divina Juliona Roberts che, dopo la pazzesca interpretazione ne I segreti di Osage County, giganteggia un’altra volta. Che le è successo?
Probabilmente ha cominciato a prendere le stesse droghe di Matthew McConaughey, visto i due che sono passati dal titolo di reuccio e reginetta delle commediole romantiche al diventare un attore come Dio comanda e un'attrice della Madonna.

"Già sono tutti gay, in più sono su una sedia a rotelle e poi mi hanno pure imbruttita.
Le mie probabilità di chiavare in questo film le vedo un po' bassine..."

"Per favore, aiutatelo:
ha appena scoperto che Sex & the City non andrà mai più in onda!"
E perché invece tanti attori, soprattutto negli ultimi tempi, si stanno cimentando in pellicole a tematica gay?
Chiamatelo "effetto Brokeback Mountain". Quel film ha rappresentato una svolta a Hollywood, facendo poi avvicinare attori dalla forte identità etero come Michael Douglas e Matt Damon e in questo caso Mark Ruffalo e Taylor Kitsch a parti omo.

A firmare la regia c’ha pensato uno che nella tematica gay c’ha sempre sguazzato e che qui ha avuto il modo di metterci dentro se stesso al 100%. Sto parlando di Ryan Murphy, l’autore delle serie Nip/Tuck, American Horror Story, Glee, Popular e The New Normal, che come regista firma la sua opera più personale e riuscita, dopo i poco convincenti Correndo con le forbici in mano e Mangia prega ama. Il suo stile mi ricorda un po’ quello di Gabriele Muccino e, prima di considerarlo un insulto, preciso che sembra una versione gay del Muccino migliore, quello dei primi tempi, quello delle sue pellicole italiane, prima che si sputtanasse a Hollywood con una serie di lavori uno più terrificante dell’altro. Come quel Muccino, il Muccino quando era magro, Murphy utilizza riprese vorticose, tiene alto e concitato il ritmo per quasi tutte le oltre 2 ore di durata, spinge i suoi attori sempre al limite del melodramma, a tratti in maniera eccessiva, ma sempre intensa. The Normal Heart è proprio così: intenso, super gaio, esagerato, troppo lungo e con al suo interno troppi temi e troppi personaggi, eppure allo stesso tempo non si fa mancare l’elemento più importante in grado di fare da collante al tutto. Un cuore normale? No, un cuore eccezionale.
(voto 7,5/10)

mercoledì 26 settembre 2012

È quasi magia Mike

Magic Mike
(USA 2012)
Regia: Steven Soderbergh
Cast: Channing Tatum, Alex Pettyfer, Matthew McCounaghey, Cody Horn, Joe Manganiello, Matt Bomer, Adam Rodriguez, Olivia Munn, Camryn Grimes, Riley Keough, Reid Carolin
Genere: strippone
Se ti piace guarda anche: 8 Mile, Le ragazze del Coyote Ugly, Erin Brockovich

Avevo sentito delle voci strane in giro su questo film. Dicevano che faceva impazzire le donne. Dicevano che rischiava di far diventare gli uomini etero gay e gli uomini gay ancora più gay. Avevo sentito di organizzazioni religiose bigotte che volevano boicottare la visione del film per il pubblico maschile. Una cosa analoga a quanto successo, al contrario, una decina d’anni fa con Le ragazze del Coyote Ugly. All’indomani dell’uscita di quella pellicola, si era assistito nel mondo a un incremento pazzesco nel numero di lesbiche.
Voci vere, voci false?
Questo film di certo è un buon test sui propri gusti sessuali. Se non m’è venuto duro durante la visione di Magic Mike, direi che sono irrimediabilmente etero. O magari è solo che non mi piacciono gli uomini muscolosi. In ogni caso, rivolgo un invito: uomini, guardate questo film e mettete alla prova le vostre preferenze.
L’invito alle donne invece non lo rivolgo nemmeno, che quelle sono già corse a vedersi il film almeno 3 o 4 volte.

Al di là dell’aspetto sessuale, tra una chiappa di Channing Tatum e un six-pack di Joe Manganiello, Magic Mike comunque non è solo una parata dell’orgoglio muscoloso, ma è anche un film di tutto rispetto.
Steven Soderbergh is back. Se si sposta l’attenzione dagli strip degli strapponi alla regia, Steven chiappe Sode-rbergh ha fatto un gran bel lavoro, ancor più degno di nota del fisico sfoggiato dal 42enne Matthew McCounaghey.
Dimenticate l’ultimo modestissimo Contagion, il flop Knockout (che mi sono fatto il favore di risparmiarmi considerando i pareri tragici sentiti in giro) o le sue recenti prove troppo sperimentali. Alle prese di nuovo con una signora sceneggiatura, il signor Soderbergh è tornato a essere un signor regista. Splendide riprese, montaggio preciso, il tutto accompagnato da una fotografia coi fiocchi. La mente ritorna allora ai tempi di Erin Brockovich, per via anche di una storia ispirata a un personaggio reale. Là la Erin Brockovich del titolo, appunto, qua il Channing Tatum auto proclamatosi protagonista della pellicola.
"Sono 2 minuti che nessuna tipa sta sessaggiando con me.
Starò mica perdendo la mia figosità?"
Ebbene sì, lo script molto ben scripto da Reid Carolin è basato proprio sulle esperienze del giovane Tatum il quale, prima di diventare un attore, prima ancora di diventare un modello, faceva lo spogliarellista. In questa parte si è quindi calato alla perfezione. E poi s’è pure calato le mutande.
Un film sui suoi esordi, un po’ come 8 Mile con Eminem. E a proposito…

Magic Mike è un film che racconta un ambiente particolare, quello degli spogliarelli maschili, come 8 Mile faceva con le rap battles, come Fast & Furious faceva con le corse clandestine di auto tuningate, come Point Break faceva con il surf o come le prime puntate della serie The O.C. facevano con il mondo dei party di lusso di Los Angeles.
Magic Mike è quindi un’immersione nella vita di questi belli belli in modo assurdo, in particolare del Magic Channing e del novellino Alex Pettyfer. È attraverso i suoi occhioni verdi che vediamo la vicenda e ci introduciamo nell’intimo e soprattutto nella biancheria intima degli spogliarellisti di Tampa, Florida.

"Queste banconote saranno anche finite sul manganello di Manganiello,
ma io me le intasco lo stesso!"
Ci sono film che funzionano e film che non funzionano. Non sarà un capolavoro, Magic Mike, non dirà niente sui massimi sistemi, eppure funziona. Ha tutte le carte giuste in mano e sa quando giocarle. In particolare, a funzionare alla grande è tutta la prima parte, quella in cui ci presenta i personaggi. Personaggi che poi non verranno sviluppati del tutto però attenzione: non è una scelta sbagliata. Questi spogliarellisti non è che abbiano una profondità intellettuale ed emotiva enorme, quindi scavare troppo a fondo sarebbe stata, quella sì, una scelta sbagliata. Alcuni personaggi, come quelli di Joe Manganiello from True Blood, di Adam Rodriguez from CSI: Miami o di Matt Bomer from WhiteRussian Collar, parlano unicamente attraverso i propri corpi, più che a parole. Inutile scavare sotto, si rischiava solo di non trovare niente.
Un ulteriore approfondimento l’avrebbe invece meritato il personaggio di un sorprendentemente bravo Matthew McCounaghey, che nel monologo iniziale mi ha ricordato il Tom Cruise (ancor più fenomenale) di Magnolia. Solo che laddove Cruise là era un motivatore che si rivolgeva ai peni, qui McCounaghey è uno spogliarellista sul viale del tramonto che sussurra alle vagine.

"Senti come pompa questa nuova hit dall'Italia: Pulcino Pio!"
Magic Mike segna un curioso ribaltamento di ruoli, con gli uomini ridotti a un mero oggetto sessuale. Ed è proprio qui che la pellicola gioca la sua carta migliore.
Mettendo in campo il dream-team dei manzi attualmente al pascolo tra le colline di Hollywood?
No, anche se le donne non saranno d’accordo, non mi riferisco al cast, comunque davvero ben assortito nel realizzare ogni fantasia femminile possibile, dal novellino Pettyfer all’anzianotto Tarzan intepretato dal wrestler Kevin Nash, che non a caso sembra Mickey Rourke proprio in The Wrestler.
Mi riferisco al senso dell’umorismo sfoggiato ancor più delle ignudità dei protagonisti. C’è ad esempio una esilarante scena con l'ex numero 4 Pettyfer che si fa la ceretta alle gambe mentre la sorella gli parla attraverso la porta. Questa è vera comedy, molto più divertente di tanti film comici in senso stretto.
"Hey, ma allora c'è anche della figa in questo film."
"Sì però ora dobbiamo smammare, stiamo togliendo spazio a voi manzi e
c'è già qualche spettatrice indispettita che sta lasciando il cinema."
Spassoso poi anche l’uso delle musiche, con l’immancabile “It’s Raining Men” per il numero di gruppo e una “Like a Virgin” suonata per lo stripper debuttante.

I film sugli strip al femminile, fatta eccezione per qualche eccezione tipo Exotica di Atom Egoyan, si sono rivelati più che altro delle autentiche ciofeche, oltre che dei flop clamorosi: cito solo Showgirls e Striptease. Terribili. A sorpresa, ma non troppo, le pellicole dedicate agli strip maschili sono invece più riuscite e si sono rivelate anche dei notevoli successi. Full Monty è stato un autentico caso e questo Magic Mike ha spopolato prima negli Usa e ora anche da noi.
Perché, questa differenza?
Proprio per la presenza di un forte humor, che invece manca alle pellicole sullo strip femminile.

Poteva essere solo un film di manzi, muscoli e dollari infilati in mezzo alle natiche, invece Magic Mike è una bella storia di iniziazione a un mondo, quello dello spogliarello maschile, visto in maniera ironica ma non stupida. Visto attraverso i suoi lati positivi così come pure quelli negativi. Perché anche la vita dei belli belli in modo assurdo può essere dura.
E comunque se non sono diventato gay guardando questo film, mi sa che non lo diventerò più...
(voto 7,5/10)

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com