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lunedì 22 ottobre 2012

Hey (Killer) Joe

Killer Joe
(USA 2011)
Regia: William Friedkin
Sceneggiatura: Tracy Letts
Cast: Emile Hirsch, Matthew McConaughey, Juno Temple, Thomas Haden Church, Gina Gershon, Marc Macaulay
Genere: assassino
Se ti piace guarda anche: Fargo, Cose molto cattive, Piccoli omicidi tra amici


Un film che si apre con il “boschetto” peloso di Gina Gershon, non può che essere un gran film. E infatti…
Killer Joe è la pellicola più fo**utamente divertente dell’anno.
Come, divertente? Leggi il titolo Killer Joe e pensi a un thriller criminale serio e serioso. E poi leggi il nome del regista, William Friedkin, ti viene in mente L’esorcista, ti si gira la testa come a Linda Blair e immagini che ti troverai di fronte a un horror. E poi vai a vedere il nome del protagonista, Matthew McConaughey, e ti aspetti una commedia romantica delle sue.
Invece no, no e ancora no.
Sbagliato, in tutti e tre i casi.
Killer Joe è sì una storia criminale, ma è un vero spasso.


"Tranquilla, Gina. Ti raserò l'aiuola, quando ritorni da scuola."
Gran parte della brillante riuscita della pellicola però non è solo dovuta a William Friedkin, che pure dirige bene e con la diligenza del buon padre di famiglia e infila anche qualche riuscita sequenza onirica. I meriti e gli applausi principali vanno allo sceneggiatore Tracy Letts, anche autore dell’opera teatrale da cui il film è tratto. E in effetti l'impostazione teatrale si sente, in positivo, nella notevole cura dei dialoghi, tra i migliori sentiti in questa annata cinematografica. Tracy Letts, già autore dello script di Bug - La paranoia è contagiosa diretto sempre da Friedkin che a questo punto mi dovrò recuperare, racconta una vicenda che non presenta grandi caratteri di novità: un piccolo spacciatore (Emile Hirsch) ha un disperato bisogno d’amore… No, vabbé che è un film con McConaughey, però no. Ha un disperato bisogno di soldi, non d'amore. Per procurarseli, decide di far fuori la madre, con cui evidentemente non ha buonissimi rapporti, in modo da intascarsi i soldi della polizza sulla vita.
Ok? Ci siamo? State prendendo appunti, oppure state chiacchierando con il vicino di banco?
Avete bisogno di una pausa?
Ok, 5 minuti. Fumatevi una siga, prendetevi un caffè, mangiate una schifezza, ma poi rientrate in aula. Siamo d’accordo?

Nel frattempo, approfitto della pausa per mostrare a chi rimane in aula un video musicale in cui compare Juno Temple. Chi è Juno Temple e cosa c’entra con questo film lo vedremo dopo…



Allora, eccoci tornati. Ma perché nonostante siano passati 5 minuti, mezza classe non è ancora rientrata?
Peggio per loro. Io vado avanti a spiegare.
Dunque, dove eravamo rimasti? A Juno Temple? Bene, a lei ci arriviamo tra poco.
Dicevamo di Emile Hirsch, che vuole ammazzare la madre insieme al padre (Thomas Haden Church) e alla matrigna (Gina Gershon, una delle donne più sexy della storia, parere personale, e ho detto sexy quando sarei potuto essere molto più volgare). Visto che sono degli incapaci, hanno bisogno di qualcuno che faccia per loro il lavoro sporco. Così ingaggiano Killer Joe, ovvero Matthew McConaughey.
Se fino a qualche settimana fa qualcuno mi avesse detto che Matthew McConaughey avrebbe figurato nella classifica dei migliori attori cannibali dell’anno, gli sarei scoppiato a ridere in faccia, a quel qualcuno. Invece, le cose in pochi giorni possono cambiare e le sue recenti prestazioni in Magic Mike e in questo Killer Joe ci consegnano un Magic Killer Matthew. Tanto di cappello (da cowboy) a lui, che finalmente si sta affrancando dal solito ruolo da bonazzo nelle romcom. Come Julia Roberts ha fatto e sta facendo negli ultimi anni. Potremmo quindi definirlo una versione maschile di Julia Roberts: e allora, ebbravo Giulio Roberts!

Per compiere questo sporco lavoro, ovviamente Killer Joe vuole in cambio dei soldi. Ma siccome Emile Hirsch e compagnia oltre che degli incapaci sono pure dei senza soldi (non mi è uscita fuori un’espressione migliore), come faranno a pagarlo?
Non potendo avere il danaro, Killer Joe -mica scemo - vuole essere pagato in natura dalla sorellina di Emile Hirsch, ed eccoci arrivati finalmente a Juno Temple.
Juno Temple è la figlia di Julien Temple, regista cult punk de La grande truffa del rock’n’roll, e l’abbiamo già vista in ruoli più o meno piccoli, più o meno grandi in film parecchio interessanti come Diario di uno scandalo, Espiazione, Mr. Nobody e Kaboom e s'è fatta pure una comparsata nel blockbuster Il cavaliere oscuro - Il ritorno. In pratica è uno dei volti più promettenti del cinema britannico e ora pure di Hollywood e qui illumina la pellicola, già di suo illuminata da una sceneggiatura ricca di dialoghi strepitosi ed esilaranti.
Juno Temple in questo film ha la parte della giovane verginella innocente che nella sua cameretta ha appese le foto di Justin Bieber e di un giovane Joseph Gordon-Levitt ma che allo sguardo “che fa male” di Killer McConaughey (e pure dei nostri) diventa una vera e propria femme fatale. Pure lei con il “boschetto” proprio come la matrigna Gina Gershon.
Gina Gershon che tra l'altro si ritaglia una scena memorabile che ha a che fare con il succhiare una coscia di pollo, ma di più non vi dico...

"Hey, che avete da guardare? Mi scappa la cacca e la faccio qui..."
Questa allegra combriccola si mette dunque a orchestrare un omicidio, tra dialoghi e situazioni surreali, ma più che surreali pulp, ma più che pulp tarantiniani. In molti hanno già fatto tale paragone e in effetti la storia, i personaggi e le battute sono di quelle che ricordano il buon Quentino. A differenza di molte altre pellicole pulp, o pulp-wannabe, il regista Friedkin adotta però uno stile suo, a parte la classica inquadratura “tarantina” da dentro il bagagliaio, e non si limita a scimmiottare il regista iena. Anche perché scimmiottare una iena, insomma, la vedo un po’ dura.

Killer Joe allora fa centro?
Riguardo a come vada avanti la vicenda e se Killer Joe - Il personaggio riesca o meno nei suoi intenti criminali, lascio a voi il piacere di scoprirlo.
Quanto a Killer Joe - Il film, sì: è un centro pieno. Un centro da pellicola più fo**utamente divertente dell’anno.
(voto 8/10)


mercoledì 26 settembre 2012

È quasi magia Mike

Magic Mike
(USA 2012)
Regia: Steven Soderbergh
Cast: Channing Tatum, Alex Pettyfer, Matthew McCounaghey, Cody Horn, Joe Manganiello, Matt Bomer, Adam Rodriguez, Olivia Munn, Camryn Grimes, Riley Keough, Reid Carolin
Genere: strippone
Se ti piace guarda anche: 8 Mile, Le ragazze del Coyote Ugly, Erin Brockovich

Avevo sentito delle voci strane in giro su questo film. Dicevano che faceva impazzire le donne. Dicevano che rischiava di far diventare gli uomini etero gay e gli uomini gay ancora più gay. Avevo sentito di organizzazioni religiose bigotte che volevano boicottare la visione del film per il pubblico maschile. Una cosa analoga a quanto successo, al contrario, una decina d’anni fa con Le ragazze del Coyote Ugly. All’indomani dell’uscita di quella pellicola, si era assistito nel mondo a un incremento pazzesco nel numero di lesbiche.
Voci vere, voci false?
Questo film di certo è un buon test sui propri gusti sessuali. Se non m’è venuto duro durante la visione di Magic Mike, direi che sono irrimediabilmente etero. O magari è solo che non mi piacciono gli uomini muscolosi. In ogni caso, rivolgo un invito: uomini, guardate questo film e mettete alla prova le vostre preferenze.
L’invito alle donne invece non lo rivolgo nemmeno, che quelle sono già corse a vedersi il film almeno 3 o 4 volte.

Al di là dell’aspetto sessuale, tra una chiappa di Channing Tatum e un six-pack di Joe Manganiello, Magic Mike comunque non è solo una parata dell’orgoglio muscoloso, ma è anche un film di tutto rispetto.
Steven Soderbergh is back. Se si sposta l’attenzione dagli strip degli strapponi alla regia, Steven chiappe Sode-rbergh ha fatto un gran bel lavoro, ancor più degno di nota del fisico sfoggiato dal 42enne Matthew McCounaghey.
Dimenticate l’ultimo modestissimo Contagion, il flop Knockout (che mi sono fatto il favore di risparmiarmi considerando i pareri tragici sentiti in giro) o le sue recenti prove troppo sperimentali. Alle prese di nuovo con una signora sceneggiatura, il signor Soderbergh è tornato a essere un signor regista. Splendide riprese, montaggio preciso, il tutto accompagnato da una fotografia coi fiocchi. La mente ritorna allora ai tempi di Erin Brockovich, per via anche di una storia ispirata a un personaggio reale. Là la Erin Brockovich del titolo, appunto, qua il Channing Tatum auto proclamatosi protagonista della pellicola.
"Sono 2 minuti che nessuna tipa sta sessaggiando con me.
Starò mica perdendo la mia figosità?"
Ebbene sì, lo script molto ben scripto da Reid Carolin è basato proprio sulle esperienze del giovane Tatum il quale, prima di diventare un attore, prima ancora di diventare un modello, faceva lo spogliarellista. In questa parte si è quindi calato alla perfezione. E poi s’è pure calato le mutande.
Un film sui suoi esordi, un po’ come 8 Mile con Eminem. E a proposito…

Magic Mike è un film che racconta un ambiente particolare, quello degli spogliarelli maschili, come 8 Mile faceva con le rap battles, come Fast & Furious faceva con le corse clandestine di auto tuningate, come Point Break faceva con il surf o come le prime puntate della serie The O.C. facevano con il mondo dei party di lusso di Los Angeles.
Magic Mike è quindi un’immersione nella vita di questi belli belli in modo assurdo, in particolare del Magic Channing e del novellino Alex Pettyfer. È attraverso i suoi occhioni verdi che vediamo la vicenda e ci introduciamo nell’intimo e soprattutto nella biancheria intima degli spogliarellisti di Tampa, Florida.

"Queste banconote saranno anche finite sul manganello di Manganiello,
ma io me le intasco lo stesso!"
Ci sono film che funzionano e film che non funzionano. Non sarà un capolavoro, Magic Mike, non dirà niente sui massimi sistemi, eppure funziona. Ha tutte le carte giuste in mano e sa quando giocarle. In particolare, a funzionare alla grande è tutta la prima parte, quella in cui ci presenta i personaggi. Personaggi che poi non verranno sviluppati del tutto però attenzione: non è una scelta sbagliata. Questi spogliarellisti non è che abbiano una profondità intellettuale ed emotiva enorme, quindi scavare troppo a fondo sarebbe stata, quella sì, una scelta sbagliata. Alcuni personaggi, come quelli di Joe Manganiello from True Blood, di Adam Rodriguez from CSI: Miami o di Matt Bomer from WhiteRussian Collar, parlano unicamente attraverso i propri corpi, più che a parole. Inutile scavare sotto, si rischiava solo di non trovare niente.
Un ulteriore approfondimento l’avrebbe invece meritato il personaggio di un sorprendentemente bravo Matthew McCounaghey, che nel monologo iniziale mi ha ricordato il Tom Cruise (ancor più fenomenale) di Magnolia. Solo che laddove Cruise là era un motivatore che si rivolgeva ai peni, qui McCounaghey è uno spogliarellista sul viale del tramonto che sussurra alle vagine.

"Senti come pompa questa nuova hit dall'Italia: Pulcino Pio!"
Magic Mike segna un curioso ribaltamento di ruoli, con gli uomini ridotti a un mero oggetto sessuale. Ed è proprio qui che la pellicola gioca la sua carta migliore.
Mettendo in campo il dream-team dei manzi attualmente al pascolo tra le colline di Hollywood?
No, anche se le donne non saranno d’accordo, non mi riferisco al cast, comunque davvero ben assortito nel realizzare ogni fantasia femminile possibile, dal novellino Pettyfer all’anzianotto Tarzan intepretato dal wrestler Kevin Nash, che non a caso sembra Mickey Rourke proprio in The Wrestler.
Mi riferisco al senso dell’umorismo sfoggiato ancor più delle ignudità dei protagonisti. C’è ad esempio una esilarante scena con l'ex numero 4 Pettyfer che si fa la ceretta alle gambe mentre la sorella gli parla attraverso la porta. Questa è vera comedy, molto più divertente di tanti film comici in senso stretto.
"Hey, ma allora c'è anche della figa in questo film."
"Sì però ora dobbiamo smammare, stiamo togliendo spazio a voi manzi e
c'è già qualche spettatrice indispettita che sta lasciando il cinema."
Spassoso poi anche l’uso delle musiche, con l’immancabile “It’s Raining Men” per il numero di gruppo e una “Like a Virgin” suonata per lo stripper debuttante.

I film sugli strip al femminile, fatta eccezione per qualche eccezione tipo Exotica di Atom Egoyan, si sono rivelati più che altro delle autentiche ciofeche, oltre che dei flop clamorosi: cito solo Showgirls e Striptease. Terribili. A sorpresa, ma non troppo, le pellicole dedicate agli strip maschili sono invece più riuscite e si sono rivelate anche dei notevoli successi. Full Monty è stato un autentico caso e questo Magic Mike ha spopolato prima negli Usa e ora anche da noi.
Perché, questa differenza?
Proprio per la presenza di un forte humor, che invece manca alle pellicole sullo strip femminile.

Poteva essere solo un film di manzi, muscoli e dollari infilati in mezzo alle natiche, invece Magic Mike è una bella storia di iniziazione a un mondo, quello dello spogliarello maschile, visto in maniera ironica ma non stupida. Visto attraverso i suoi lati positivi così come pure quelli negativi. Perché anche la vita dei belli belli in modo assurdo può essere dura.
E comunque se non sono diventato gay guardando questo film, mi sa che non lo diventerò più...
(voto 7,5/10)

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