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mercoledì 29 ottobre 2014

HORNS, HARRY POTTER È PROPRIO UN CORNUTO






Horns

(USA, Canada 2013)
Regia: Alexandre Aja
Sceneggiatura: Keith Burnin
Tratto da: La vendetta del diavolo di Joe Hill
Cast: Daniel Radcliffe, Juno Temple, Max Minghella, Joe Anderson, Heather Graham, Kelli Garner, James Remar, Kathleen Quinlan, David Morse
Genere: cornuto
Se ti piace guarda anche: Odd Thomas, Invisible, Botte di fortuna – The Brass Teapot

Daniel Radcliffe nella sua vita ha un grande, enorme rimpianto.
Quello di non essersi fatto Hermione/Emma Watson, che chiaramente gli ha sbavato dietro per tutta la saga di Harry Potter?
Sì, anche. Ma all'inizio del film Horns ne ha pure un altro. Quello di aver perso l'amore della sua vita, Juno Temple.

domenica 17 novembre 2013

AAA STAGISTI PER PENSIERI CANNIBALI CERCASI




Gli stagisti
(USA 2013)
Titolo originale: The Internship
Regia: Shawn Levy
Sceneggiatura: Vince Vaughn, Jared Stern
Cast: Vince Vaughn, Owen Wilson, Aasif Mandvi, Rose Byrne, Josh Brener, Dylan O’Brien, Tiya Sircar, Tobit Raphael, Max Minghella, Jessica Szohr, Josh Gad, Eric André, JoAnna Garcia Swisher, Rob Riggle, Harvey Guillen, B.J. Novak
Genere: precario
Se ti piace guarda anche: Monsters University, La rivincita dei nerds

Ho fatto tante volte lo stagista, nella mia vita.
Una ad esempio è stata quella per il Presidente degli Stati Uniti. Erano gli anni ’90…
Ah no, mi sa che quella volta non ero io.
Comunque, almeno da quelle che sono state le mie esperienze, posso dire che fare lo stagista non è proprio il massimo della vita. Quella dello stagista è infatti una situazione piuttosto degradante, perché:


  • Vieni trattato come l’ultima ruota del carro.
  • Non hai alcun diritto.
  • Ogni giorno potrebbe essere l’ultimo. In azienda, così come anche proprio l’ultimo l’ultimo, considerando come agli stagisti vengano offerti i lavori non solo più umilianti, ma anche più mortalmente pericolosi.
  • Non sei pagato, se non con buoni omaggio per i film al cinema. Ma solo per i film di Moccia.
  • Non sei pagato, e a volte nemmeno con buoni omaggio per i film di Moccia. E questa è la parte più piacevole della tua giornata come stagista.

La condizione dello stagista è stata portata su piccolo schermo in maniera esilarante, quanto tristemente veritiera, da Alessandro Tiberi nella serie tv italiana (sì, ogni tanto anche in Italia si fanno serie tv e non fiction) Boris.



Alessandro Tiberi è la dimostrazione vivente di come si possa passare dalla gavetta come stagista a fare grandi cose. Lui è finito a recitare con Woody Allen, signori e signore.
In che film?
Ah già, To Rome with Love, probabilmente il peggior Woody Allen della storia e al suo fianco c’era Alessandra Mastronardi…
Ok, esempio sbagliato. Alessandro Tiberi è la dimostrazione vivente di come fare lo stagista non porti da nessuna parte.

"Cannibal Kid parla di noi..."
"So' soddisfazioni!"
Visto che di esempi di stagisti vincenti non me ne vengono in mente, non in questo momento, passiamo alla pellicola incentrata su questa povera razza.
Gli stagisti è un film assolutamente prevedibile, che sa di già visto, che segue il copione tipico delle tipiche comedy americane, con tanto di ricerca dell’automiglioramento personale, dello spirito di gruppo e di tutti i valori che fanno Grande il Grande Popolo Americano. A ciò ci aggiungiamo anche qualche scontato, e parecchio abbozzato, risvolto sentimentale con la sempre gradevole alla vista Rose Byrne, e il gioco è fatto. Da questo punto di vista, Gli stagisti non spicca certo. Eppure mi è piaciuto. Perché?

Innanzitutto per la simpatia che provo per la categoria degli stagisti. Scusate, ma io preferisco una pellicola incentrata su degli stagisti piuttosto che una su dei robottoni. Non ci posso fare niente. Sarò razzista io. Al di là di ciò, Gli stagisti è una perfetta commedia nell’epoca della crisi. A livello di risate non è che faccia farne proprio tantissime. Il suo è piuttosto un riso amaro. È una riflessione sul mondo precario e sulla situazione lavorativa di oggi leggera, molto leggera, leggerissima, quanto leggermente efficace.

"Sì, carini i cappellini, però penso che Pensieri Cannibali
possa offrirci di meglio..."
La trama è presto detta. I due protagonisti Owen Wilson e Vince Vaughn, back together dopo lo spassosissimo 2 single a nozze, perdono il loro lavoro da un giorno all’altro, dopo anni di onorata carriera come venditori. Spunto tremendamente attuale e tremendamente tragico che potrebbe essere l’inizio di un dramma, invece dà il via a una comedy, ottimista e ruffiana fin che si vuole, ma che ogni tanto ci vuole.
A questo punto, una volta in mezzo a una strada o quasi, i due decidono di cambiare campo e iscriversi a un’università online, in modo da poter prendere parte a uno stage presso Google. Ok, per due quartanteenni come loro fare uno stage gratuito non sarà magari il massimo della vita, però è il massimo che la vita di oggi può offrire. Cioè, stiamo pur sempre parlando di Google, mica di Pensieri Cannibali.
Le decine e decine di stagisti vengono divisi in vari gruppi e soltanto un gruppo, quello vincitore di una competizione lunga tutta l’estate, verrà assunto a tempo pieno da Google. La trama ricorda quella di Monsters University, che a sua volta ricordava quella de La rivincita dei Nerds, che a sua volta ricordava le sfide olimpioniche, che a loro volta ricordavano forse qualcos’altro…
"Sei sicuro che facciamo bene ad abbandonare Google per andare
a Casale Monferrato a lavorare per Pensieri Cannibali?"
"Certo, come no? Intanto vai avanti tu..."

Da qui in poi è un susseguirsi di sfide tra i vari gruppi di stagisti e di scene come detto piuttosto prevedibili. Non c’è niente di troppo inaspettato. Però i due cazzoni protagonisti fanno troppa simpatia e pure i personaggi minori, un gruppo di nerd e di loser assortiti che sembrano usciti da una puntata del Glee dei primi tempi, per quanto stereotipati, fanno troppa simpatia, soprattutto il promettente Dylan O'Brien di Teen Wolf e The First Time, e allora questi stagisti non faranno morir dal ridere, non brilleranno per originalità o qualità particolarmente elevate, però non puoi non voler loro bene e alla fine ti viene persino voglia di offrirglielo, un lavoro. E allora, se l’esperienza con Google dovesse finire, venite pure qui a Pensieri Cannibali a fare uno stage, cari i miei stagisti. Però vi avverto, non verrete pagati. Se non con buoni omaggio per i film al cinema. Ma solo per i film di Moccia.
(voto 6,5/10)



sabato 7 aprile 2012

Sarà vero, dopo Miss Italia avere L’ora nera?

"Il mondo sta per finire, ma a noi che ce frega?
Facciam la foto x Twitter che siam fiche!"
L’ora nera
(USA, Russia 2011)
Titolo originale: The Darkest Hour
Regia: Chris Gorak
Cast: Emile Hirsch, Olivia Thirlby, Max Minghella, Rachael Taylor, Joel Kinnaman, Veronika Ozerova, Dato Bakhtadze, Yuriy Kutsenko, Artur Smolyaninov, Nikolay Efremov
Genere: schi-fi
Se ti piace guarda anche: Skyline, 28 giorni dopo, La guerra dei mondi, The Day After Tomorrow

Tu vuò fa l’americano, ‘mmericano, ‘mmericano, ma si nato in Russia.
Quando esce un film come L’ora nera, rimpiangi i tempi della guerra fredda. Stati Uniti e URSS (so che non esiste più, ma a me piace ancora chiamarla così, okay?) non si detestavano?
E invece adesso a quanto pare vanno d’amore e d’accordo e realizzano pure film in partnership. Più che un film, uno spot al neocapitalismo russo. Quello di Putin. Quello di una Mosca tappezzata da griffe e sponsor dalla testa ai piedi da far invidia a NYC o Tokyo. Una co-produzione russoamericana con cui la Russia vuole dire: “Beh, anche noi li sappiamo fare i blockbusteroni fantascientifici, proprio come gli yankee!”.
Vero. Il risultato è infatti vicino a Skyline, una delle robe sci-fi più brutte e soprattutto inutili viste in tempi recenti. Complimenti, ci siete riusciti anche voi.

"Ehm, raga: qualcuno ha l'ombrello?"
Volendo dare una lettura politica generosa, visto che il film è una robetta che non meriterebbe nemmeno chissà quali riflessioni, è curioso notare come le cose cambino. Negli USA negli ultimi tempi escono diverse pellicole di protesta nemmeno troppo velata a un sistema capitalistico tirato ormai all’estremo, persino all’interno dell’ambito delle grandi produzioni e dei blockbuster. Si realizzano film alla fin fine comunisti come In Time, Tower Heist e il nuovo super successo The Hunger Games, mentre in Russia con una produzione stupidotta e dozzinale come il filo-americano L’ora nera vanno in direzione opposta.
Che succede nel mondo?
Ha cominciato a girare al contrario?

I segnali sono allarmanti fin dall’inizio. Quando un film ha dei titoli di testa brutti, e quelli de L’ora nera sono brutti-brutti-brutti, si può già avere un’idea preliminare della totale mancanza di gusto estetico, oltre che di idee, del progetto. E infatti…
La trama è un insulto all’intelligenza quasi quanto lo è la vita di Renzo Bossi. L’uomo che non “ha mai ricevuto soldi dalla Sega Nord.”
Vero, probabilmente li riceveva il padre che poi li girava a lui. Certo, a meno che non sia tutto un complotto dei Russi. Certo, a meno che non sia tutta colpa dell’ora nera o di Mosca ladrona o di Totti Re di Roma. Certo.

"Ghostbusters! Na na na nanana nanananana, Ghostbusters!"
Sto divagando. La volete conoscere comunque, la trama di questo film?
No? Io tanto ve la racconto lo stesso.
Due ragazzi americani vanno a Mosca per presentare la loro idea di un nuovo innovativo social network per giovani, in pratica una scopiazzatura di Facebook, ma vengono però fottuti dallo svedese astuto di turno. L’uomo IKEA copia loro l’idea e se la spassa nella capitale russa, mentre loro si deprimono. Fino a che conoscono due tipe, americane pure loro, incontrate proprio grazie al loro geniale social network. Poco tempo dopo e in pratica capita solo la fine del mondo. Mi sa che ‘sto social network porta un pochetto di sfiga…
Mosca viene attaccata da dalle misteriose entità aliene che si nutrono di elettricità e altre fonti di energia o qualcosa del genere, non si capisce bene, il film è confuso e sinceramente è così poco interessante e così tanto idiota che uno non ci presta nemmeno bene attenzione.
Quel che è certo è che questi alieni sono quanto di meno cinematografico si sia mai visto nella fantascienza. Hanno copiato preso ispirazione da varie pellicole, non potevano scopiazzare prendere ispirazione anche da qualche creatura aliena decente in modo da rendere la pellicola un momento più appealing?
Le fonti di ispirazione o meglio di scopiazzamento sono numerose, tra le più evidenti c’è una Mosca deserta che sembra la gemella della Londra svuotata di umanità dagli zombie di 28 giorni dopo. Per il resto le dinamiche sono quelle da survival fantascientifico tipico stile La guerra dei mondi o The Day After Tomorrow, solo con una tensione e un grado di interesse pari allo zero.
Vogliamo parlare poi dei risibili effetti speciali?
Non parliamone, và.

"Come siamo caduti così in basso, così in fretta?"
Parliamo del cast. Un cast di giovani promettenti totalmente gettati in pasto a uno Z-movie agghiacciante. Del tutto inspiegabile, se non per ragioni di soldi russi cagati fuori dall’Abramovič di turno, la presenza di Emile Hirsch, passato da Into the Wild a questo Into the Wild Shit. Ci sono anche Joel Kinnaman dalla notevole serie tv The Killing (appena partito con una promettente seconda stagione), e Max Minghella, figlio dello scomparso regista Anthony e di recente notato in Agora, The Social Network e Le idi di marzo. Attori lanciati verso l’Olimpo di Hollywood, almeno prima di questo film. Dopo L’ora nera rischiano invece di essere lanciati giù da una finestra.
In più ci sono, almeno quelle, un paio di piacevoli sgnacchere presenze femminili: la nuova reginetta della scena alternativa Olivia “sono così indie” Thirlby, vista in Juno, Fa’ la cosa sbagliata e Amici, amanti e… e poi c’è la bionda Rachael Taylor, che è una gran figa senza se e senza ma. Peccato non si possa dire: "Occhio alle pere-strojke!", visto che tra lei e la Thirlby non è che ne abbiano molte…

L’ora nera è una porcheruola che ricicla - male - varie idee della fantascienza del passato e le inserisce in un contesto moderno iper-tecnologizzato sfruttato malissimamente. Così come l’impronta russa è talmente poco presente che questa potrebbe benissimo essere una qualunque pellicola sci-fi americana. Di quelle realizzate da schifo. Di quelle di genere schi-fi, appunto. Il fatto che provi a inserire un discorso sull’importanza delle risorse naturali della Terra è solo un tentativo, più che fallito, di provare a regalare spessore a un film esile come una modella russa anoressica.
Per non parlare dei dialoghi: i dialoghi di questo film dovrebbero essere studiati nelle scuole di cinema e di sceneggiatura per capire come NON fare dei dialoghi. Sia al cinema che nella vita reale.
Ciliegina sulla torta: il finale, che lascia aperta la possibilità non solo a un sequel, ma a un’intera saga. Considerati i risibili incassi del film, difficilmente si farà. Per fortuna. Certo però che se hanno realizzato un seguito persino di Ghost Rider, non si può mai sapere...
A che ora (nera) è la fine del mondo?
Chissà, ma speriamo almeno l’ora della fine di questi filmetti schi-fi arrivi presto.
(voto 3/10)

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