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martedì 11 novembre 2014

QUATTRO TARTARUGHE NINJA E UNA TOPA GIGANTE





Tartarughe Ninja
(USA 2014)
Titolo originale: Teenage Mutant Ninja Turtles
Regia: Jonathan Liebesman
Sceneggiatura: Josh Appelbaum, André Nemec, Evan Daugherty
Cast: Megan Fox, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Donatello, Will Arnett, William Fichtner, Tohoru Masamune, Minae Noji, Whoopi Goldberg, Abby Elliott
Genere: animalesco
Se ti piace guarda anche: Transformers, Guardiani della Galassia, Tartarughe Ninja alla riscossa (serie a cartoni animati)

Una domanda complessa complessa. Secondo voi, ho guardato il film Tartarughe Ninja perché:

A) Sono cresciuto con il cartone animato degli anni '80 a loro dedicato.
B) Di recente dopo aver apprezzato Guardiani della Galassia mi sono riavvicinato (anzi, mi sono avvicinato per la prima volta) al genere cinefumetto fracassone.
C) C'è Megan Fox.

"Scusate, ma non ce la faccio a non essere topa
nemmeno con un casco da bimbaminkia in testa..."

Avete risposto tutti la C?
Sono diventato così prevedibile?
È vero. La risposta C è esatta, però lo sono anche le altre due. La C magari è un filino più esatta delle altre, lo riconosco, eppure anche la A e la B hanno giocato il loro peso, sebbene minore, nella decisione di guardarmi questo nuovo film con attori in carne e ossa dedicato alle Tartarughe Ninja. Attori in carne e ossa fino a un certo punto. Megan Fox compare in tutto il suo carnale splendore, mentre i 4 teenage mutant ninja turtles appaiono per magia grazie ai prodigi del motion capture e si muovono in una maniera naturale e non ridicola. Non che gli spunti ridicoli siano del tutto assenti da questo film, ma grazie a un buon uso dell'(auto)ironia, la pellicola sa bene come sdrammatizzare l'assurdità delle situazioni presentate.
È proprio grazie alle dosi abbondanti di umorismo che il film si salva e fa guadagnare al cinema action/fantastico la seconda insperata sufficienza in pochi giorni qui su Pensieri Cannibali dopo il marvelloso Guardiani della Galassia. Non è l'unica carta giocata dalla pellicola. Tartarughe Ninja fa anche leva, soprattutto all'inizio, sull'effetto nostalgia. Rivedere dopo tanti anni questi 4 screanzati animaletti muscolosi in azione non dico mi abbia fatto commuovere, ma se non altro mi ha ricordato perché all'epoca, quando ero un bambinetto, li adoravo tanto. Innanzitutto perché sono pizza-dipendenti proprio come me. Poi perché le tartarughe come animali mi piacevano parecchio, non so bene il motivo, tanto che all'epoca avevo pure due tartarughine d'acqua. E infine mi piacevano i personaggi. Alcuni, almeno. Il mio preferito era Leonardo, la mente, il leader, la vera guida spirituale del gruppo, altroché quell'odioso rompiscatole di Splinter. Un ruolo fondamentale poi lo giocava, così come lo gioca tutt'ora, il simpa di turno Michelangelo. È lui a fornire i momenti più divertenti a una pellicola tutta basata sull'intrattenimento. Mi sono invece sempre sembrati un po' inutili Donatello, quello tecnologico del gruppo che qui poteva essere sfruttato meglio, visto che oggi non c'è niente di più cool di un personaggio nerd, e Raffaello, lo scorbutico duro e puro (ma in fondo in fondo un tenerone) che invece qui ha un ruolo persino eccessivamente rilevante.

Nostalgia canaglia o meno, le quattro tartarughe ninja ripiene di steroidi tutto sommato funzionano ancora oggi, chi l'avrebbe detto? Dopo operazioni bambinesche come quelle delle pellicole sui Puffi e su Alvin Superstar, o i vari episodi dedicati a degli altri residuati degli anni '80 come i Transformers, non mi aspettavo che una risurrezione dei Turtles a livelli decenti sarebbe stata possibile, e invece sbagliavo. Per una volta, anche io mi sono sbagliato, lo confesso. Riconosciuto ciò, va detto che la visione scivola bene anche e soprattutto per via della presenza di Megan Fox. Per le sue grandi doti recitative, intendo ovviamente.

Guardate che professionista formidabile.
Esegue incredibili acrobazie, senza manco bisogno dello stuntman.

Di contro, dopo aver detto cosa funziona, vanno anche sottolineati i limiti di una pellicola che ha lo spessore di una sottiletta, una sceneggiatura che fin dal primo istante si sa già dove andrà a parare, dei cattivoni stereotipati che più stereotipati non si potrebbe, una lunga serie di combattimenti eccessivi e noiosi e una sequenza di inseguimento tra camion che fa riclassificare le pellicole fantascientifiche con Will Smith come film neorealisti. Pur con tutti questi difetti, e mi sa che nella mia immensa bontà in cui sono immerso oggi ho dimenticato qualcosa, Tartarughe Ninja scorre veloce, grazie anche a una durata umana, contro le 3 ore circa l'uno dei film dei Transformers, tutto sommato si fa ricordare con un sorriso (ebete) sulla faccia e mi ha pure fatto ricordare di quando ero un bimbetto.
Per un film che in partenza si candidava al titolo di pellicola più trash e inguardabile dell'anno, è già molto. Forse però il merito non va attribuito tanto alle tartarughe, ma solo alla topa.
(voto 6/10)

Ah già, se a qualcuno importa, nel film oltre a Megan Fox ci sono anche loro.

giovedì 18 settembre 2014

MEGAN FOX CHE SE LA FA CON DELLE TARTARUGHE NINJA E ALTRI FILM





Tante proposte questa settimana ci vengono offerte dai cinema italiani. Tante proposte che potrebbero scontentare tutti... intendevo far felici tutti.
C'è l'action tamarro, c'è il teen drama, c'è il cinema italiano impegnato, c'è la pellicola musicale. A mancare sembra giusto il film imperdibile. In ogni caso non lamentiamoci troppo, a quello ci pensa già il mio sempre più lagnoso blogger rivale James Ford, e vediamo di scovare quel poco di buono che il weekend cinematografico ha da offrire, okay?

Tartarughe Ninja
"Ma in mezzo a chi sono capitata?
Queste tartarughe piene di steroidi sono quasi più ridicole degli Expendables!"
Cannibal dice: A metà strada tra Transformers e il film dei Puffi, personalmente non sentivo alcun bisogno del recupero nostalgico delle Tartarughe Ninja, che pure da ragazzino mi piacevano parecchio. Certe cose è meglio lasciarle nel passato. Come James Ford.
Detto questo, nel film c'è Megan Fox e la visione diventa quindi imprescindibile per tutti, tranne quelli con i gusti “strani” (e si badi che per gentilezza ho detto strani quando avrei potuto dire schifosi) come Ford.
Ford dice: le Tartarughe ninja, ai tempi, mi piacevano parecchio, e ricordo anche intense sessioni di gioco con mio fratello. Ricordo anche che da bambino il mio prediletto era il più giocoso e casinista Michelangelo, mentre con la prima adolescenza - ed il primo film - cambiai parere spostandomi sullo scontroso Raffaello. Ma poco importa. Ho voglia di dare un'occhiata a questa nuova incarnazione delle Tartarughe, nonostante i pollici da incubo di Megan Fox.

Resta anche domani
"Povera ragazza! Ha provato a guardare un film con Van Damme
consigliato da Ford e guardate com'è finita..."
Cannibal dice: Sì, cazzo, sì!
Dopo Colpa delle stelle un altro melodrammone adolescenziale pronto a farci versare un sacco di lacrime. E la cosa più bella è che il mio blogger rivale James Ford piangerà lacrime amare perché questi film stanno conquistando il pubblico di tutto il mondo mentre i suoi cari vecchi Expendables invece non se li caga più nessuno.
Ford dice: dopo Colpa delle stelle, un'altra merdina strappalacrime teen inutile ed irritante. Tanto meglio. Un altro posto occupato nella decina dei Ford Awards dedicati al peggio dell'anno.


Jimi – All Is By My Side
"Ford ha detto che apprezza gli Outkast."
"Mi sa che ci ha confusi con i Gemelli Diversi ahahah!"
Cannibal dice: I film su artisti e band musicali mi incuriosiscono sempre e questo con André 3000 degli Outkast nei panni di Jimi Hendrix non me lo farò mancare. Qualche dubbio in proposito però ce l'ho. Per una questione di diritti, al film non è stato concesso l'uso dei brani del grande chitarrista e cantante. E un film su Jimi Hendrix senza canzoni di Jimi Hendrix è un po' come la rubrica sulle uscite cinematografiche senza l'opinione di Cannibal Kid.
Ford dice: Jimi Hendrix non ha bisogno di presentazioni, anche se, senza i suoi pezzi, decisamente qualcosa si perde. Andando oltre, comunque, la questione delle beghe legali e dei diritti, sono piuttosto curioso di questo biopic, in particolare per la partecipazione di Andrè 3000 degli Outkast, gruppo che ho sempre molto apprezzato, malgrado non quanto il grande Jimi.


Anime nere
"Ford, persino noi della 'ndrangheta ci siamo commossi con Colpa delle stelle.
Devi smetterla di parlarne male, cattivone, se non vuoi fare una brutta fine."
Cannibal dice: Pellicola italiana molto apprezzata all'ultimo Festival di Venezia. La tematica criminale è la solita affrontata da molto nostro cinema, però l'approccio duro e crudo potrebbe ricordare Gomorra – La serie (che tra l'altro lunedì 22 settembre arriverà anche nei cinema) e allora lì sì che le cose si potrebbero fare interessanti.
Quanto a Ford, a forza di esaltare filmetti action che ormai fanno pena pure agli appassionati del genere, presto anziché un'anima nera troverà qualcuno che gli fa un occhio nero.
Ford dice: da Venezia si dice che questo titolo potrebbe essere notevole, benchè sia un prodotto italiano. Considerata la stagione che ci stiamo lasciando alle spalle, spero davvero che possa essere così, e non di trovarmi di fronte all'ennesima cannibalata radical chic come le recenti e bottigliatissime uscite di bassa lega mascherate da filmoni. Speriamo bene.


Un ragazzo d'oro
"Dopo aver letto quello che ha scritto Ford m'è venuta voglia di impasticcarmi."
Cannibal dice: Un ragazzo d'oro non è a sorpresa un film su di me, di certo non lo è su Ford che non è più un ragazzo da 90 anni e d'oro non lo è mai stato, bensì su Riccardo Scamarcio, che torna al cinema nel nuovo film di Pupi Avati. Non credo di aver mai visto un film di Pupi Avati, dite che è ora di rimediare?
Nah, dai, non c'ho voglia.
Ford dice: già il titolo non mi dice nulla, già Scamarcio non mi dice nulla, già Sharon Stone rediviva non mi dice nulla, e già che ci sono, neppure Cannibal mi dice nulla che valga la pena ricordare.
Insomma, neppure Pupi Avati in persona potrebbe convincermi a vederlo.


La nostra terra
"Ero un attore di successo. Poi Pensieri Cannibali ha stroncato un mio film..."
Cannibal dice: Film di impegno sociale che passo volentieri al mio blogger rivale, il sempre noios... volevo dire sempre impegnato Mr. James Ford.
Ford dice: la mia terra è quella che userei con grande piacere per seppellire definitivamente l'ex Kid Cannibal. Ma attenderò la prossima Blog War, per questo. Intanto, potrei pensare anche di dare una possibilità a questo film.


La preda perfetta
"Ford, lurido feticista, ti piace adesso la mia mano?"
Cannibal dice: Un film con Liam Neeson protagonista?
Non mi serve sapere altro. Una bella stroncatura cannibale è già in arrivo. Subito dopo Ford, lui è la mia preda perfetta.
Ford dice: curioso che nella stessa settimana escano due film con protagonisti l'attrice dalle mani più brutte del mondo - Megan Fox - e l'attore con le mani più brutte del mondo - Liam Neeson -. Inutile dire che, dopo i due Taken, da questo La preda perfetta mi aspetto una schifezza cosmica pronta per una bella stroncatura.


L'Ape Maia – Il film
"Aaaah! Non vedo l'ora di pungere Ford per bene..."
Cannibal dice: Più devastante delle profezie dei Maya, ecco che arriva il film dell'Ape Maia. Se volete saperne di più non potete rivolgervi a Pensieri Cannibali, ma tranquilli perché tanto di sicuro passerà sugli schermi di WhiteRussian che di queste robe non se ne perde una. Quel blog ormai è diventato vietato ai maggiori di 4 anni.
Ford dice: l'Ape Maia non mi è mai piaciuta, neppure ai tempi dell'asilo. Del resto, gli insetti non mi sono mai andati a genio. Un pò come non mi è mai andata a genio l'Ape Kid.


Se chiudo gli occhi non sono più qui
"Se chiudo gli occhi non sono più sul set di una fiction Rai."
"E a me che mi frega, Beppe?"
Cannibal dice: Se chiudo gli occhi non sono più qui a scrivere commenti per una rubrica con James Ford, bensì su un'isola tropicale ad ammirare Megan Fox e i suoi splendidi pollici.
Ford dice: se chiudo gli occhi non sono più qui, ma in Australia, su una spiaggia, con un paio di cocktails pronti, Julez e il Fordino a giocare sulla spiaggia ed una palestra con piscina privata. Magari con gli Expendables come personal trainers.

lunedì 8 luglio 2013

QUESTI SONO I 40 (ANNI, NON LADRONI)




Questi sono i 40
(USA 2012)
Titolo originale: This Is 40
Regia: Judd Apatow
Sceneggiatura: Judd Apatow
Cast: Paul Rudd, Leslie Mann, Maude Apatow, Iris Apatow, Megan Fox, Charlyne Yi, Chris O’Dowd, Lena Dunham, Jason Segel, Albert Brooks, John Lithgow, Melissa McCarthy, Ryan Lee, Robert Smigel, Graham Parker, Billie Joe Armstrong, Ryan Adams
Genere: Apatow
Se ti piace guarda anche: Libera uscita, Molto incinta, 5 anni di fidanzamento, Louie

I 40enni sono i nuovi 30enni. I 30enni sono i nuovi 20enni. I 20enni sono i nuovi bimbiminkia. E i bimbiminkia possono marcire all’inferno.
Questi sono i 40 parte come sequel/spinoff di Molto incinta. Avete presente quella commedia con Katherine Heigl che si fa mettere incinta, ebbene sì, da Seth Rogen? Bene, dimenticatevi di loro due, visto che loro due qui non ci sono più, nemmeno per una comparsata veloce. Non appaiono manco un secondo, che ingrati!
I protagonisti sono invece i loro amici, Pete e Debbie, al secolo conosciuti come gli attori Paul Rudd e Leslie Mann. Se avete visto Molto incinta bene, sapete già più o meno cosa aspettarvi da questo film, se invece non l’avete visto male, perché vi siete persi un’ottima commedia, ma vi va comunque bene perché potete gustarvi lo stesso questo This Is 40. Si tratta infatti di una pellicola del tutto indipendente, anche se comunque va inquadrata all’interno del corpus di opere di Judd Apatow.

Il regista e sceneggiatore americano, definito da qualcuno tra cui me il nuovo king of comedy, ha uno stile tutto suo e i suoi film alla fine sono un po’ tutti uguali. Judd Apatow è un autore che bene o male ripete sempre la stessa storia, gli stessi personaggi, le stesse ossessioni e le stesse tematiche (soprattutto la paura di invecchiare). Come un Woody Allen meno intellettualoide, meno newyorkese e più middle class e sboccato. Judd Apatow va dunque preso come Autore, non Autore serio magari, anche se un film come il suo precedente sottovalutato Funny People in particolare era velato di un notevole alone di malinconia, piuttosto va considerato un Autore comedy. Professione del tutto rispettabile. In Italia come autori comedy abbiamo Leonardo Pieraccioni e Alessandro Siani, negli USA Apatow. Direi che a loro va un po’ meglio.

Non è difficile vedere Questi sono i 40 come un film autobiografico. Non che io conosca Judd di persona e possa dire che la sua vita è davvero così, però considerando come nel cast ci siano sua moglie Leslie Mann e le sue figlie Maude (quella fissatissima con Lost) e Iris Apatow, possiamo presumere che la parte affidata al protagonista Paul Rudd possa rappresentare un suo alter-ego. Paul Rudd è una versione un po’ più figa del vero Judd Apatow, ma d’altronde è sempre così, nei film. Nei film sono tutti più belli e cool che nella realtà.
Più che una pellicola di fiction vera e propria, sembra allora di assistere a un documentario romanzato di quella che potrebbe essere la vera vita di Apatow con la sua famiglia. Alcune gag probabilmente sono prese da momenti di suo vissuto personale. Sarà così o non sarà così, fatto sta che questo This Is 40 appare più sincero e vero di molte commedie, e non solo commedie, in circolazione.
Altro merito mica da poco è quello del divertimento: il film a me ha fatto ridere, ridere un sacco. Tra le note positive, ci metto poi dentro anche il buon utilizzo della colonna sonora, in cui svetta una canzone inedita di Fiona Apple, “Dull Tool”, perfetto accompagnamento dei momenti più intensi e drammatici del film. Non preoccupatevi, non troppo drammatici, siamo comunque in una commedia cazzona di Judd Apatow.



La musica gioca sempre un ruolo fondamentale nei films di Apatow, soprattutto qui dove il protagonista possiede una piccola (e sfigata) etichetta discografica e, oltre alla canzone della Fiona Mela, possiamo assistere anche alle comparsate in carne e ossa dei cantanti Graham Parker, Ryan Adams e Billie Joe Armstrong dei Green Day.
E poi…
Non l’ho ancora nominata?
Non volevo bruciarmela subito…
Di chi sto parlando?
Ma di Megan Fox, naturalmente.
In questo film c’è Megan Fox! E che parte fa?
Che parte volete le facciano fare, se non quella della strafiga?
Per la serie: “Faccio un film e lo faccio per realizzare le mie fantasie personali”, Judd Apatow si e ci regala una scena in cui sua moglie Leslie Mann mette le sue mann sulle tette di Megan Fox.
Judd, confessalo, hai realizzato il film solo per girare questa scena, vero?
Bravo, così si fa!


Ma tranquille, gentili lettrici, perché c'è una scena sexy anche con Paul Rudd...


"Ho chiuso il PC perché non ce la facevo più a reggere le stronzate cannibali."
Tra le altre guest-star del film ci sono poi l’irlandese sempre più lanciato Chris O’Dowd e Lena Dunham, la protagonista di Girls, serie cult in cui Apatow figura tra i produttori. Perché il king of comedy non si limita a mettere su pellicola i suoi (e non solo suoi) sogni erotici personali, ma ha pure una cricca di amici/collaboratori/comici abituali che produce e sostiene.
Bravo, così si fa (parte seconda)!

Fino a ora tutto bene e io la recensione la chiuderei pure qui, perché la visione scivola via in maniera del tutto piacevole nonostante le due ore di durata, di solito eccessive per una commedia, ma che qui non pesano per nulla. Sono due ore e passa di intrattenimento puro. Visto che però fino a ora questa più che una recensione sembra un lungo pompino fatto ad Apatow, facciamo allora anche due critiche, va là, se non vogliamo essere criticati a nostra volta e passare per faziosi.
"Dai, chiudiamolo anche a noi e cominciamo a vivere per davvero!"
"Ma che sei scemo?"
Il difetto principale del film è che non presenta una trama molto articolata, svolte particolarmente inventive, soluzioni geniali o idee davvero forti. Questi sono i 40, come si può immaginare dal titolo, ci presenta una coppia di neo quarantenni alle prese con le difficoltà di essere dei neo quartantenni. Niente di più e niente di meno.
Chi si aspetta una commedia rivelazione o qualcosa di diverso dal solito Judd Apatow style, rimarrà deluso. Chi invece si aspetta un film Judd Apatow style con una serie di dialoghi al fulmicotone (da godere preferibilmente in lingua originale), scenette spassose, un linguaggio sboccato ma niente di poi così volgare e una leggera, leggerissima riflessione sugli anni che passano, avrà di che gioire.
Questi sono i 40. Questo è Judd Apatow. E, sì, questa è una recensione pompino.
(voto 7/10)

Post pubblicato anche su L'OraBlù, abbinato a un nuovo poster realizzato da Indie Brett/C[h]erotto.




giovedì 18 ottobre 2012

Megan Fox è diventata MILF

Megan Fox è diventata M.I.L.F.!
Volevo dire: Megan Fox è diventata mamma.
L’annuncio della nascita del bambino avuto da quel fortunello di Brian Austin Green alias David Silver di Beverly Hills 90210 è arrivato poche ore fa dalla sua pagina Facebook, che vanta solo 36 milioni di fan:

"We have been very lucky to have had a peaceful few weeks at home, but I would like to release this myself before others do. I gave birth to our son Noah Shannon Green on September 27th. He is healthy, happy, and perfect.
We are humbled to have the opportunity to call ourselves the parents of this beautiful soul and I am forever grateful to God for allowing me to know this kind of boundless, immaculate love.
Thanks to those of you who wish to send your positive energy and well wishes. May God bless you and your families abundantly."

D’ora in poi, il concetto di M.I.L.F. assume un significato tutto nuovo: Megan I’d Like to F…ox.

"Megan Fox beccata mentre legge Pensieri Cannibali sul suo tablet."

mercoledì 19 settembre 2012

Il piccolo dittatore

"Il mio modello politico di riferimento? Voi italiani lo conoscete bene,
è lo stesso che ispira anche Matteo Renzi e Mitt Romney...
Il dittatore
(USA 2012)
Titolo originale: The Dictator
Regia: Larry Charles
Cast: Sacha Baron Cohen, Anna Faris, Ben Kingsley, Jason Mantzoukas, Megan Fox, Edward Norton, Joey Slotnick
Genere: satirico
Se ti piace guarda anche: Il principe cerca moglie, The Devil’s Double, Idiocracy, Borat, Ali G, Bruno

Pensieri Cannibali è un blog democratico. Un sito in cui sono ben accette le più svariate opinioni di chicchessia. Chiunque può sentirsi libero di esprimere il proprio pensiero attraverso i commenti a fondo post.
È naturale poi che io e io solo ho la democratica possibilità di cancellare qualunque commento non sia di mio gradimento. O segnalarlo come spam.
Cosa c’è di peggio di segnalare una persona come spam?
Sì, pugnalare una persona è peggio, ma a parte questo, cosa c’è di peggio che essere considerati spam?
Spam, che brutta parola! Quasi quanto scum.
Spammare qualcuno è davvero degratante. È una cosa razzista.

"Evvai, due biglietti per gli Oscar Cannibali di fine anno!"
Io, in ogni caso, pur essendo libero di cancellare i commenti, anche quelli peggiori, anche quelli con su scritto “Cannibal puzzi!”, non ne ho mai cancellati.
Alcuni, qualche volta, finiscono nello spam. Ma non è colpa mia. Io non oserei mai considerare qualcuno spam. È sbagliato. È immorale. È razzista. È Blogger che decide cosa è spam e cosa non lo è. È il potere di Google, non sono io.
Siete liberi di non crederci e di dirlo tra i commenti.
Se poi il vostro commento dovesse – guarda caso – finire nello spam, non è mica colpa mia…

Only God can judge me, diceva il rapper 2Pac in un suo pezzo.
Only God can span me, dico io. [Cannibal Kid © ® 2012, tutti i diritti riservati]

Chi può decidere cosa è degno di essere pubblicato e cosa invece dev’essere cancellato per sempre dalla faccia del web?
Allo stesso modo, chi può dire quale sia uno stato davvero democratico e cosa lo differenzi da una dittatura?
Sacha Baron Cohen forse può non essere in grado di rispondere alla prima domanda, alla seconda però sì. Ci ha provato, se non altro, e l’ha fatto attraverso questo film. Attraverso una riflessione che punta sulla comicità ma che, come accade con la comicità migliore, utilizza il sorriso anche per far pensare. Un pochino, dai. Non è che guardando Il dittatore i nostri cervelli siano fatti lavorare per tutta la sua breve durata. Ogni tanto però, tra una gag spassosa e un’altra meno, i neuroni si mettono in azione.

Il dittatore, va comunque detto, è una pellicola riuscita solo a metà.
Diverte, soprattutto nella prima esilarante mezz’ora, eppure non tutti gli sketch sono poi così riusciti e alcune scene sono tirate troppo per le lunghe, come quella dell’elicottero o quella del parto. Alcune battute, comunque, sono davvero esilaranti.
Fa riflettere, come dicevo sopra, con alcune osservazioni acute sia sulle dittature vere, che sulle democrazie presunte. Nella parte finale, affonda il colpo contro gli Stati Uniti e lo fa con efficacia. Sacha Baron Cohen non dice niente di così nuovo o che già non sapevamo, ma sa farlo con il suo stile personale, parecchio cattivo e irrispettoso nei confronti di tutto e di tutti, e con addosso una buona dose di politically incorrect.
E qui veniamo al punto cruciale della pellicola. Ci sono momenti parecchio politically incorrect, come in Borat, più di Borat, eppure allo stesso tempo c’è anche un’atmosfera da tipica commedia, persino sentimentale, americana.

S.B. Cohen preme sull’acceleratore dello sberleffo scorretto in continuazione, quasi volesse fare lo stesso effetto di un atto terroristico nei confronti del pubblico, ma alla fine la struttura resta quella classica classica della comedy alla Il principe cerca moglie. Giusto un bel po’ più cattivello. Da una parte accelera, dall’altra frena.
Cinematograficamente poi, Il dittatore è poca cosa. La regia di Larry Charles si adagia su modelli anch’essi da comedy standard, la sceneggiatura segue la prevedibile parabola di progressiva umanizzazione del dittatore quando entra in contatto con la società capitalista, volevo dire democratica americana e soprattutto quando entra in contatto con Anna Faris, che qui sfoggia un look da ragazzino di 16 anni e che per questo viene continuamente sbeffeggiata dallo stesso dittatore, in maniera parecchio ilare (ma che parola ho tirato fuori?).

"Sei sempre brava Megan, però Elisabetta è più economica. La prossima
volta mi sa che chiamo lei, ché tira aria di crisi anche per noi dittatori..."
Alcune cose quindi funzionano, altre meno. Tra le chicche, c’è il cameo di Megan Fox. Solo una delle (presunte) celebrità che vanno a letto con i politici mondiali come fossero escort. E perché a questo punto tra i dittatori cui il film si ispira, oltre a Gheddafi, Bin Laden, Saddam Hussein e suo figlio (si veda il film The Devil’s Double), viene in mente anche un certo dittatore italico?
Interessante anche l’utilizzo di “Everybody Hurts” dei R.E.M. e di “The Next Episode” di Dr. Dre e Snoop Dogg. Pezzi celebri, dove sta la novità? La particolarità è che sono stati ricantati in una sorta di arabo farlocco, creando così un effetto straniante. Sarebbe stato bello se l’intera soundtrack fosse stata realizzata in questo modo, ma anche in questo caso il film ha preferito tenersi prudente e non rischiare di destabilizzare del tutto il pubblico.



"Eli, stare con te è come andare al discount delle celebrità!"
Una cosa che vale per la colonna sonora, così come per l’intera pellicola. Poteva essere davvero una pellicola incendiaria, un atto di terrorismo nei confronti del cinema americano medio, invece finisce per essere una commedia americana media. Un po’ sopra la media, ammettiamolo, grazie ad alcune trovate parecchio spassose, ad alcuni momenti davvero incorrect e una mezz’ora iniziale che mi ha davvero fatto (scom)pisciare addosso dalle risate. Se l’obiettivo era però quello di essere un erede de Il grande dittatore di Charlie Chaplin beh, allora qui siamo più dalle parti di un piccolo dittatore.
(voto 6+/10)

"Solo 6+? Fate fuori Cannibal!"

mercoledì 2 novembre 2011

Losing my religion


Ci sono poche cose che considero Sacre (sì, Sacre con la S maiuScola).
Dite la religione? Dite la Chiesa? Dite Gesù Bambino?
No, ma dico, mi conoscete???
Tra le poche cose che considero Sacre oltre a South Park e al diSco di cui parlerò domani c’è Megan Fox. E cos’altro è quindi un film dei Transformers senza Megan Fox se non una bestemmia delle peggiori?
Tempo addietro, dopo aver appreso la notizia che la Dea Megan sarebbe stata sostituita nella saga cinematografica dei robottoni, mi sono rinchiuso in camera per giorni ad ascoltare in loop Losing my religion dei R.E.M., come Brenda Walsh quando veniva scaricata da Dylan per la biondazza Kelly in Beverly Hills 90210 (tra l'altro nei 90s avevo anch'io uno stereo molto simile)


Tempo di riprendermi da questo shock, che mi è arrivata la notizia che i R.E.M. si erano sciolti. E lì altri giorni chiuso in camera a piangere e ad ascoltare Losing my religion.
No, la visione continuativa di Dirty Dancing per autodeprimersi, no: quella la lascio volentieri a Zooey Deschanel

Ripresomi da tutte queste notizie catastrofiche, incurante che nel frattempo le borse mondiali crollassero e che noi avessimo il culo parato da un ministro che di economia ne capisce meno di Topo Gigio e da un Presidente del Consiglio che magari fosse Topo Gigio, ho provato a trovare la forza e il coraggio per rialzarmi in piedi sulle mie gambe e tentare la visione di questo Transformers 3.

Non pensavo ce l’avrei mai fatta. Non senza la Dea, ma in fondo la saga dei robottoni era partita in maniera carina: la prima parte del primo film grazie alla sceneggiatura ritmata di Roberto Orci e Alex Kurtzman (autori delle serie Hawaii Five-o e insieme a J.J. Abrams  di Fringe) era piuttosto fica e divertente e, soprattutto, rivelava al mondo l’enorme talento di Megan Fox.
Recitare?
No, aprire cofani delle auto.

Già la seconda parte della prima pellicola degenerava poi in una guerra robotica fracassona e inguardabile che mi faceva temere il peggio in vista dell’inevitabile sequel.
E quindi ecco che il secondo episodio era davvero tremendo, una porcata di dimensioni transoceaniche, però c’era ancora Megan Fox, questa volta pure in versione motociclista sexy!, e il film allora si faceva più o meno vedere comunque, nonostante due ore e passa delle solite incomprensibili battaglie robotiche.
Transformers, more than meets the eyes: c’è più di quello che gli occhi vedono.
Megan Fox, not more than meets the eyes: ci basta quello che gli occhi vedono.

Non contento di essere uno dei registi più fracassoni e meno talentuosi del globo e dell’intera storia del cinema, Michael Bay dev’essere però anche una gigantesca testa di cactus, perché quando non vai d’accordo con Megan Fox signi-fica che tu del mondo non hai capito un… cactus.
Ma perché cactus sto usando ‘sta cactus di parola del cactus invece di CAZZO? Mi starò mica transformando in un blogger di quelli che si autocensurano perché se no il presidente del Consiglio Topo Gigio (ma magari!) mi appicca un incendio al blog?

Fatto sta che Michael Gay, meno astuto di una volpe, decide di cacciare Megan Fox (fatevi il segno della croce ogni volta che pronuncio il suo nome, mi raccomando) e la sostituisce con una modella di Victroia’s Secret.
Rosie Huntington sti cazzi Whiteley è una gran figa è tutto, ok, però Megan Fox è Megan Fox! Che poi come attrice Megan non sarà chissà quale volpe ok, però in confronto a questa modella aspirante attrice cagna fa la figura di Meryl Streep. O come minimo di una Meryl Strip.
Dobbiamo sorbirci 2 ore e mezzo di robottoni con le loro merda di avventure senza senso alcuno? Almeno ridatece Megan, eccheccazzo!
E invece no. C’è questa Rosie ecc ecc che per quanto topa non buca lo schermo. Se vedi passare per strada lei e Carey Mulligan fianco a fianco, magari l’occhio cade per primo (ma non è mica detto) sulla slanciata e più appariscente Rosie sti Huntington cazzi Whiteley. Al cinema però Carey Mulligan buca lo schermo. Ti paralizza. Rosie no. Fine del discorso. Non dico che una modella non possa diventare una buona attrice e magari Rosie con un regista un minimo decente potrebbe anche imparare a recitare, altrimenti potrebbe sempre riciclarsi a fare un’altra nobile e ancora più antica professione e lì sono sicuro che se la caverebbe più che bene.

Non ho parlato della trama e dei contenuti del film?
Mi avete davvero chiesto una roba del genere?
Ebbene, di contenuti io non ne ho trovati e more than meets the eyes una sega: puoi anche vedere oltre gli eyes finché vuoi, ma questa pellicola è il vuoto totale. La trama poi se c’era, io non l’ho colta e arrivato alla fine di un film del genere mi chiedo: ma sono io l’alieno o è tutto il mondo ad essere impazzito?
Una roba come questa riempie i cinema, fracassa record d’incassi (mentre a me fracassa solo qualcos’altro), e la gente che si entusiasma per film del genere poi se guarda The Tree of Life o Melancholia, non capisce.
Cosa cazzo c’è di tanto difficile da capire? Al di là dei simbolismi, sono film sul mondo, sulla morte, sulla vita. Sulla vita di tutti noi.
Questo è un cazzo di film su dei cazzo di robottoni di merda che a quanto pare hanno vissuto fianco a fianco dell’uomo in tutte le fasi più importanti della storia recente e io sinceramente non c’ho capito una mazza. Queste sono le cose che non capisco.

Ma di cosa mi stupisco? È più facile far capire alla gente delle cose senza senso che non delle cose logiche. Come la religione. In Italia, secondo stime approssimative, soltanto tra il 6 e il 15% della popolazione si dichiara ateo. Quindi tra l’85 e il 94% degli italiani crede senza batter ciglio all’esistenza di un essere superiore, di un essere soprannaturale. Una cosa assolutamente rispettabile e molto bella, per carità, però allo stesso tempo anche una cosa del tutto assurda e irrazionale. La stessa percentuale di persone probabilmente ritiene plausibile un film con degli orribili robottoni parlanti che si transformano in delle auto e decidono i destini del mondo, ma non capisce un “semplice” film di Terrence Malick o Lars Von Trier.
Non so se il mio discorso è comprensibile. Probabilmente a un numero di italiani compreso tra l’85% e il 94% no. Però la visione di questo Transformers 3 mi ha reso ancor più consapevole del fatto che la maggior parte delle persone sono davvero fuori di testa e gli unici normali mi sa che sono i pazzi.

E poi perché far durare quasi 3 ore un film che su carta ha una trama (sempre se ce l’ha) lunga quanto un haiku giapponese?

Robot
figa
macchine

No, ho sbagliato. È più corto di un haiku!

E poi han preso Patrick Dempsey, dico il Dr. Stranamore di Grey’s Anatomy, l’uomo zerbino di Meredith Grey, nella parte del super cattivone? Andiamo, se mettevano Pupazzo Gnappo o il Gabibbo erano più credibili di lui.
E poi anche Shia LaBeouf che si fa tutte ste fighe? Non parlo di Shia LaBeouf l’attore hollywoodiano fico e famoso, ma di Shia LaBeouf nel film nella parte di un nerd che in quest’ultimo episodio è pure disoccupato.
The Tree of Life non ha senso? Melancholia non ha senso? Eddai, per favore. Transformers 3 sì che non ha senso.
Un insulto al cinema, all’intelligenza umana (ma anche a quella robotica) e, soprattutto, un insulto a Megan Fox.

Transformers 3
(USA 2011)
Titolo originale: Transformers: Dark of the Moon
Regia: Michael Bay
Cast: Shia LaBeouf, Rosie Huntington-Whiteley, Patrick Dempsey, Josh Duhamel, John Turturro, Tyrese Gibson, Frances McDormand, John Malkovich, Alan Tudyk, Kevin Dunn, Ken Jeong
Genere: robot wars
Se ti piace guarda anche: gli altri “capolavori” di Michael Bay Bad Boys, The Rock, Armageddon, Pearl Harbor…
(voto 0/10)

mercoledì 15 dicembre 2010

Jonah Hex che visse nella balena

Jonah Hex
(USA 2010)
Regia: Jimmy Hayward
Cast: Josh Brolin, Megan Fox, John Malkovic, Will Arnett, Michael Shannon, Michael Fassbender
Genere: fumettone west
Links: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Wild Wild West

Non giriamoci tanto intorno: Jonah Hex è una ciofeca di film. Dalla sua parte però ha due aspetti positivi: il primo è che dura poco, una roba tipo 1 ora e 10 minuti (e sono comunque già più che sufficienti per annoiarsi), il secondo è che c’è Megan Fox. Il film perdipiù è ambientato nel selvaggio vecchio West, quindi che parte le fai fare se non quella di una prostituta? Ma in questa pellicola c’è comunque troppa noia e troppa poca Megan, quindi nemmeno la sua presenza basta per consigliarne la visione. E con ciò penso di averla detta tutta sulla qualità di questa robetta qua.

Jonah Hex è tratto da un fumetto e in alcuni tratti il regista ce lo ricorda con qualche espediente grafico, anche perché è un animatore proveniente dalla Pixar. Non aspettatevi niente di esaltante nemmeno in questo ambito, comunque. La sceneggiatura è stata invece scritta dal mitico duo Neveldine & Taylor, i geniali autori dei due action “Crank” con Jason Statham, ma l’impressione è che l’abbiano realizzata in 10 minuti tra uno sbadiglio e l’altro giusto per incassare l’assegno dalla produzione e scappare a realizzare qualche cosa più figa.

Il protagonista Josh Brolin è uno degli attori cardine del cinema americano degli ultimi anni, vedi le sue interpretazioni in film come “Planet Terror”, “Wall Street 2”, “Non è un paese per vecchi” e ha persino reso quasi simpatico George W. Bush interpretandolo in “W.”. Per non dire della sua prima apparizione nei “Goonies”! Eppure qui col volto sfigurato al punto da parlare in maniera ridicola appare lui stesso ridicolo. Pure il resto del notevole cast (Malkovic, Shannon, Fassbender, Arnett) sembra del tutto spaesato da tanta pochezza.
Capisco allora il buon Josh Brolin abbia accettato “Jonah Hex” per fare un film potenzialmente rivolto al grande pubblico (ma invece è stato un mega floppone) e soprattutto per farsi Megan Fox in una scena, però adesso è ora per lui di ritornare al Cinema vero e dimenticare al più presto questa specie di “Wild Wild West” parte seconda. E poi basta film tratti dai fumetti: per uno “Scott Pilgrim” ci dobbiamo sorbire 100 di queste cine-stronzate…
(voto 3)


Vabbè, anche se non c'entra niente, Jonah mi ha fatto riaffiorare alla mente codesta canzone

venerdì 10 dicembre 2010

Cotta adolescenziale 2010 - n. 10 Megan Fox

Megan Fox
Genere: Megan Fox, cazzo!
Provenienza: Oak Ridge, Tennessee, USA, nota per essere… la città di Megan Fox
Età: 24
Nel 2010 vista in: Jonah Hex, video “Love the way you lie” di Eminem e Rihanna
Il passato: “Transformers 1 & 2”, “Il corpo di Jennifer”, “Hope & Faith”
La vedremo in: non in Transformers 3
Perché è in classifica: perché una classifica delle più belle senza Megan Fox è come un Natale senza l’albero
Sul suo stile: Odette Yustman, Jessica Lowndes, Taylor Cole

Se non credete che la Fede e la Devozione esistano per davvero, mi basta dirvi che mi sono guardato quella gran cazzata di film di “Jonah Hex” soltanto per la presenza di Megan Fox. E se invece vi chiedete perché diavolo si trovi soltanto alla posizione numero 10 rispondo che innanzitutto è una posizione di assoluto prestigio e poi questo non è stato proprio un grande anno per la carriera della sola e unica Megan (Megan Gale? E chi cazzo è?): a livello personale si è sposata con Brian Austin Green (che tu sia dannato per l'eternità, David Silver!) ma per quanto riguarda il cinema le cose non le sono andate benissimo: “Jonah Hex” si è infatti rivelato giustamente un gran floppone, ma soprattutto ha perso il suo posto nella serie “Transformers”. Nel prossimo episodio ci sarà infatti una certa Rose Huntington-Whiteley, una gran sventolona per carità, però senza di lei sarà tutto più triste. Già vedere dei robottoni combattere non è il massimo, se poi ci togliete pure Megan Fox…
Comunque anche in quest’anno così così le sono bastati i pochi minuti del video di “Love the way you lie” di Eminem & Rihanna e la campagna per Armani per dimostrarci che la sua stella è ancora lontana dallo spegnersi. God bless America? No, God bless Megan Fox.


giovedì 25 novembre 2010

Questione di karma, fratello

Ryan Reynolds in Buried
Buried – Sepolto
(Spagna 2010)
Regia: Rodrigo Cortes
Cast: Ryan Reynolds
Genere: tombale
Links: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Phone Booth, Kill Bill

Sei il marito di Scarlett Johansson? Sei stato eletto uomo più sexy del mondo dalla rivista People? Sì, sei tu? E allora per punizione la polizia del karma ha deciso che ti meriti di startene un bel po’ rinchiuso in una bara. Scusa, ma è giusto per ristabilire un po’ di cazzo di giustizia in questo mondo.

Dev’essere da questo spunto che sono partiti il regista e lo sceneggiatore di “Buried”: prendiamo Ryan Reynolds e diamogli ciò che gli spetta per essere l’uomo più fortunato del mondo. Bene, peccato che oltre a questa soddisfazione, comunque non da poco, il film non è che conceda molto altro.

Ancora Ryan Reynolds in Buried
La trama è davvero minimal: il camionista Ryan Reynolds si trova chiuso in una bara sepolta sotto terra da qualche parte nel deserto dell’Iraq. Tutto ciò che ha disposizione sono una luce, un po’ d’acqua e un cellulare. Perché siamo nel 2010 e i cellulari te li tirano dietro pure nelle bare.
Il film si lascia vedere perché pone alcuni dubbi amletici, come “Chi ha messo Ryan lì dentro?” o “Riuscirà Ryan a uscire dall tomba come la Sposa di Kill Bill?”, “Ryan è finito in una puntata di Scherzi a parte o Punk’d” o ancora “Ryan avrà attivato la Vodafone passport?” In caso contrario, a telefonare dall’Iraq spende una fortuna e se anche si salva quando torna a casa Scarlett mi sa che lo ammazza di botte.

E, a sorpesa: Ryan Reynolds in Buried.
Oh, non ci sono altri attori in sto ca**o di film
Su questo film avevo sentito pareri parecchio contrastanti, tra chi parlava di capolavoro assoluto e chi parlava di cagata altrettanto assoluta. Chi parlava di capolavoro o dev’essersi fatto di metanfetamine e quindi vedere un tizio chiuso in una bara per un’oraemezza dev’essergli apparso come un trip irripetibile, oppure non ha mai visto "Phone Booth - In linea conl'assassino" o "Kill Bill". Dal primo riprende la stessa struttura, solo che quello era ambientato in una cabina telefonica e aveva una sceneggiatura molto più inventiva. Da "Kill Bill Vol. 2" riprende invece la memorabile scena di Uma rinchiusa sotto terra, solo che in quel caso l’immobilità della scena veniva animata da un memorabile flashback. Tarantino aveva preso l’idea tra l’altro dall’episodio “Usignolo” della quarta stagione di “Alias”, in cui Sydney Bristow alias Jennifer Garner si risvegliava dentro una bara e l’ha poi riproposta pure nell’episodio da lui diretto di “CSI”.
Quindi diciamo che questo “Buried” è sì un film estremo, visto che è interamente ambientato dentro una bara, però non rappresenta certo qualcosa di nuovo o mai visto, anche perché poi quella di limitare l’azione in un solo claustrofobico ambiente non è pure questa una novità. Si vedano in proposito “Saw”, “Paranormal Activity”, “Devil”, “Lebanon”, etc. Ma da cosa è partita questa claustro tendenza? Credo che la colpa sia da attribuire al geniale (e parecchio inquietante) “Cube – Il cubo” di Vincenzo Natali, uno di quei film che vanno visti una volta nella vita e poi basta, a meno che non si goda nello stare male. E poi alla crisi economica: cosa c’è di più low-cost del girare in una location sola con un numero limitato di attori?

Ridi ridi, David Silver.
Ma il karma prima o poi verrà a prendere anche te

“Buried” porta tutto questo discorso alle estreme conseguenze: una location piccolissima (la bara) e un unico attore (il fortunello Reynolds). Per il resto può essere considerato magari non una cagata totale, ma solo una mezza-ciofeca, visto che il film si lascia comunque vedere fino alla fine, seppure con una tensione non sempre alle stelle. La sceneggiatura a tratti non sa più che pesci pigliare (ad esempio quando compare persino un serprente), ma a tratti se la cava con qualche riflessione sulla guerra; anche se pure in questo caso uno “Shadow” del nostro Federico Zampaglione presenta spunti decisamente più interessanti e originali.
Buona infine la prova di Reynolds, però chi ha parlato di possibile nomination all’Oscar per lui mi sembra decisamente fuori strada. Primo: un horror claustro del genere non credo sia minimamente preso in considerazione dall’Academy. Secondo: Ryan, sei un figo, sei sposato con Scarlett Johansson, ti seguo dai tempi di “Maial college” e mi stai pure simpatico, però da qui ad arrivare a dire che sei un attore da Oscar ne passa di terra sopra la bara.

Per un eventuale sequel del film propongo come protagonista Brian Austin Green (il David Silver di “Beverly Hills 90210”). Ti sei sposato Megan Fox? E allora adesso per penitenza ti becchi la tua bella permanenza in una bara. Perché come insegna “My Name is Earl” il karma non perdona mai, tiè!
(voto 5)

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