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mercoledì 6 agosto 2014

ENEMY, DUE JAKE GYLLENHAAL AL PREZZO DI UNO





Enemy
(Canada, Spagna 2013)
Regia: Denis Villeneuve
Sceneggiatura: Javier Gullón
Ispirato al romanzo: L’uomo duplicato di José Saramago
Cast: Jake Gyllenhaal, Jake Gyllenhaal, Mélanie Laurent, Sarah Gadon, Isabella Rossellini
Genere: duplicato
Se ti piace guarda anche: The Double, Inseparabili, Orphan Black, Donnie Darko

Adam, il protagonista di Enemy, è un professore universitario che non guarda film molto spesso. Non gliene frega niente del cinema. A questo punto credo che non legga nemmeno Pensieri Cannibali. Poveretto.
Un giorno, dietro consiglio di un amico espertone di cinema, uno che probabilmente segue in maniera assidua Pensieri Cannibali, si noleggia un film. Ebbene sì, c’è ancora gente che si prende le pellicole a noleggio. Proprio in negozio, non in streaming o in pay-per-view. Roba da pensare che questo Enemy sia un film di fantascienza, invece no. È solo un film strano. Parecchio.
Una volta a casa, Adam si guarda il film sul computer. Benvenuto nel 2014! A un certo punto della visione, nota una cosa singolare. C’è un attore che gli somiglia. Più che somigliargli, è uguale identico a lui. Adam così indaga un po’ e scopre che il suo sosia ha girato qualche altra pellicola. Alcune anche piuttosto conosciute, tipo queste…






Incuriosito, e giustamente un pochino inquietato, da tutto ciò, decide di voler incontrare il suo alter-ego. A questo punto cosa succederà?
Succederà che per scoprirlo voi dovete andare al videonoleggio più vicino, se ancora ne trovato qualcuno, oppure più semplicemente dovete cercarvi Enemy in rete, visto che in Italia non è ancora uscito. Prima o poi è probabile che arrivi, ma ancora non si sa quando. In ogni caso, procuratevelo. Non vi basta sapere che in questo film non c’è un solo Jake Gyllenhaal, bensì ce ne sono due? Non siete ancora convinti?

"Il finale del film non l'ho proprio capito..."
E allora aggiungo pure che questo è un thriller davvero affascinante. Una pellicola giocata sul tema del doppio tratta dal romanzo L’uomo duplicato di José Saramago che ha echi kafkiani e pirandelliani per quanto riguarda la tematica, e riflessi lynchiani e soprattutto cronenberghiani da un punto di vista cinematografico. Il tutto reso però con quello stile freddo, distaccato e allo stesso tempo dannatamente efficace che è ormai il marchio di fabbrica di Denis Villeneuve. Il regista canadese ci regala una pellicola distante e allo stesso tempo vicina ai suoi precedenti lavori Prisoners, La donna che canta e Polytechnique. Distante perché questo è un lavoro più visionario e slegato dalla realtà. Un vero e proprio incubo a occhi aperti. Vicino per la costruzione della tensione, capace di regalare a ogni pellicola dei crescendo emotivi di cui sono oggi capaci pochi altri cineasti in circolazione.

"Vediamo un po' se Pensieri Cannibali lo spiega..."
A essere doppio in Enemy non è solo il protagonista. Questa è anche la seconda volta di Villeneuve con Gyllenhaal dopo l’acclamato (giustamente) Prisoners. Ed è pure un film che fa il paio con un altro lavoro recente, The Double di Richard Ayoade, che affronta un soggetto simile con simili influenze cronenberghiane, ma con una diversa ispirazione (Il sosia di Fëdor Dostoevskij) e un diverso doppio protagonista (Jesse Eisenberg). Entrambe sono riflessioni interessanti sull’unicità dell’uomo. Chi può dire di essere davvero unico? Siete sicuri di non avere anche voi un doppio? Magari un giorno vi guardate un film e scoprite di essere uguali identici a un attore, magari a Paolo Ruffini…
Ecco, somigliare a Jake Gyllenhaal forse è un filino meglio. Sebbene Enemy ci dimostri come pure in questo caso le cose possano non essere semplici.

Non vi ho ancora convinti a cercare questo film?
E allora aggiungo che le due interpreti femminili Mélanie Laurent e Sarah Gadon (guarda caso pupilla di Cronenberg padre e figlio) compaiono senza veli, che lo svolgimento della trama, pur partendo da uno spunto non di primo pelo, è piuttosto sorprendente e imprevedibile e che il finale vi farà saltare per aria la testa. O, se non altro, vi farà riflettere per giorni e giorni. Se poi c’avrete capito qualcosa della conclusione, ripassate di qua e spiegatemela che io, a settimane dalla visione, per quanto abbia formulato varie teorie non l’ho ancora capita. Grazie.
(voto 7+/10)

"Sì, figuriamoci... Quel Cannibale c'ha capito ancora meno di me!"

domenica 15 settembre 2013

NOW YOU SEE ME – I MAGHI DI NAPOLI




Now You See Me – I maghi del crimine
(USA, Francia 2013)
Regia: Louis Leterrier
Sceneggiatura: Ed Solomon, Boaz Yakin, Edward Ricourt
Cast: Jesse Eisenberg, Woody Harrelson, Isla Fisher, Dave Franco, Mark Ruffalo, Mélanie Laurent, Morgan Freeman, Michael Caine, Common, Michael Kelly, Stephanie Honore, Conan O’Brien, José Garcia
Genere: ladronesco magico
Se ti piace guarda anche: Red Lights, The Incredible Burt Wonderstone, Ocean’s Eleven, Inside Man,  Tower Heist - Colpo ad alto livello, The Prestige

Macché Merlino.
Macché Maga Magò.
Macché Harry Potter.
I veri maghi non li trovate ad Hogwarts. Basta che vi fate un giro a Napoli, con l’orologio al polso non necessariamente bene in vista e tempo pochi secondi assisterete a una autentica sparizione. Magia!
La tecnica usata può essere quella della “mano lesta”, oppure quella del cosiddetto “pickpocketing”, con cui attraverso l’uso combinato di una parlantina che ti confonde le idee e una serie di movimenti veloci del corpo, chi la usa ti fa sparire l'orologio, così come il portafogli dalle tasche. Qualcuno chiama queste persone ladri, borseggiatori, delinquenti, rapinatori, brutti bastardi!, qualcun altro li chiama maghi, o illusionisti.
Le due “professioni” sono molto affini, in fondo si tratta di ingannare le persone, e allora perché non unirle?

È quanto mettono in atto i Quattro Cavalieri, la super band all-star che raggruppa quattro dei migliori maghetti del mondo:

- L’illusionista Jesse Eisenberg specializzato in ruoli da nerd alla Mark Zuckeberg, qua riesce a compiere il suo numero attoriale più prestigioso, quello di apparire cool, dannatamente cool.

"Vedete questa carta? La vedete bene? Sicuri? Sicuri-sicuri-sicuri?
Bene, la vedo anch'io."

- Il mentalista Simon Baker Woody Harrelson, in grado di entrare nella mente delle persone come gli pare e piace.

"Aspettate un momento, ho una visione: mi vedo mentre passo il pomeriggio in bagno.
Ma mi sa che a suggerirmelo non è una visione, sono i fagioli che ho mangiato a pranzo..."

La fighetta L’escapista Isla Fisher, che però a dirla tutta non è che sia più di tanto utile a livello magico, però una bella fighetta in un gruppo ci va sempre, se non altro per attirare il pubblico maschile.

"Hey, guardatela tutti!"
"Che sta facendo, un numero magico mai visto prima?"
"No, guardatela perché è una bella gnocca."

- Il prestigiatore Dave Franco, alle prime armi sia come mago che come attore, visto che per ora è noto soprattutto per essere il fratellino raccomandato del più noto Mago di Oz, al secolo James Franco. Mica è facile, dover sopportare il continuo confronto con un fratello tanto celebre e celebrato. Anche se pure Oz più che un gran mago è il primo degli imbroglioni...

"Se ce l'ha fatta il bambino scemo di Matrix, lo posso piegare anche io!"

Se come artisti solisti sono bravini ma non eccezionali, unendo le forze i quattro mettono su uno spettacolo a Las Vegas e progettano un numero di magia incredibile o, se preferite, un furto incredibile. Teletrasportano il francese José Garcia (il protagonista del recente Dream Team) nella sua banca in quel di Parigi e fanno comparire i soldi in quel di Las Vegas durante il loro show. E questo non è che l’inizio dei loro piani criminal… pardon magici.

Sulle tracce di questo gruppo di maledetti ladr… maghi si mettono gli agenti Mark Ruffalo e, direttamente dall’Interpol francese, Miss Mélanie Laurent, una basterda che in passato ha già sistemato Hitler e quindi con lei non si scherza minga. A dar loro una mano ci penserà Morgan Freeman, un po’ perché è uno specialista nello smascherare i trucchi degli illusionisti, e un po’ perché non ci può essere una grossa produzione hollywoodiana senza Morgan Freeman. Ma quanti film gira? Che è, magico veramente?

"E il vincitore di X-Factor è...
Ah no, scusate. Ho sbagliato programma."
Così come ai Quattro Cavalieri riescono i loro trucchi, lo stesso fa la pellicola. Now You See Me – I maghi del crimine è una perfetta macchina da spettacolo. Sa intrattenere, divertire e stupire, proprio quanto devono fare dei buoni maghi. Al suo interno infila una parte comica, con le battutine piazzate al momento giusto, una solida trama da heist movie alla Ocean’s Eleven, con tanto di personaggi variegati e tutti a loro modo affascinanti, aggiunge una piccola dose di storia romantica, ci mette dentro anche qualche momento action (che io avrei benissimo evitato), il tutto infiocchettato in maniera spettacolare dal regista mestierante Louis Leterrier che cerca costantemente (forse persino troppo) di far gridare al suo pubblico: “Wow!” .
La sceneggiatura a un certo punto si incasina, sembra incartarsi su se stessa e invece no. Il trucco riesce alla perfezione e il colpo di scena finale, che pure un po’ ci si poteva aspettare, riesce a sorprendere e a farti sentito ingannato. E così Now You See Me è un gran numero di magia, o se preferite un gran film di intrattenimento, tra i migliori confezionati da Hollywood di recente, o forse è solo una grande illusione. In qualunque caso, ha realizzato ciò che un buon mago deve saper fare: pigliarti per il culo alla grande.
Hey, ma dov'è finito il mio orologio?
(voto 7/10)



domenica 23 giugno 2013

CHE LAVORO FAI? IL LADRO, PARDON IL MAGO


Ladri e maghi. Non fanno un po’ lo stesso mestiere?
In entrambi i casi, si tratta di ingannare le persone senza far scoprire qual è il proprio trucco.
Da questo spunto parte il nuovo film firmato da Louis Leterrier, regista del primo The Transporter con Jason Statham e del brillante Danny the Dog, oltre che recentemente anche di L’incredibile Hulk e Scontro tra titani, titoli che però mi sono perso per strada.
Now You See Me - I maghi del crimine si preannuncia come un thriller criminale avvincente e anche divertente, a mezza strada tra Entrapment e Ocean’s Eleven. Una nuova gang di ladruncoli illusionisti, o meglio di ladri magici, composta da Jesse Eisenberg, Woody Harrelson, Isla Fisher e Dave Franco (il fratellino di James Franco, mago pure lui ma di Oz) e aiutata da Michael Caine, che però verrà braccata dagli agenti Mark Ruffalo e Melanie Laurent, con la consulenza dell’ex mago Morgan Freeman.
In pratica: un cast della Madonna al servizio di un film che si preannuncia uno dei prodotti di intrattenimento più goduriosi dell’estate cinematografica. Dopo aver conquistato il box-office americano, surclassando il pompato e poi rivelatosi spompato After Earth con Will Smith, I maghi del crimine arrivano in Italia il prossimo 11 luglio. Occhio ai portafogli.
Per ingannare l’attesa, ecco a voi l’intrigante trailer della pellicola, impreziosito dalla musica di Woodkid. Con la sola imposizione delle mani, lo farò apparire qui sotto!


martedì 22 novembre 2011

Chi mal comincia…


Beginners
(USA 2010)
Regia: Mike Mills
Cast: Ewan McGregor, Mélanie Laurent, Christopher Plummer, Goran Visnjic
Genere: esistenziale
Se ti piace guarda anche: Se mi lasci ti cancello, Prima dell'alba, Blue Valentine

Tralasciando il piccolo particolare che negli ultimi anni l’unico film decente che ha fatto mi pare sia stato L’uomo nell’ombra, Ewan McGregor resta sempre e per sempre un mio idolo personale e quindi un film che lo vede protagonista è comunque un appuntamento da non mancare (o quasi). La pellicola Beginners si apre curiosamente con una scena in cui Ewan getta nel cesso, pardon water (sto cercando di civilizzarmi nel linguaggio, non sempre è facile ma ci sto lavorando su), delle pillole. E pensare che ai tempi di Trainspotting invece nel cesso, pardon water, peggiore della Scozia per una pillola si gettava dentro anima e corpo. Le cose cambiano, è proprio vero.
Poi c’è madame Melanie Laurent, l’altro motivo per cui non si può non vedere questo film. Sì, proprio la bastarda senza gloria che è anche una cantante di buona gloria.
Come, non siete ancora corsi a scaricarlo?

Alla regia ritroviamo invece Mike Mills, omonimo dell’ex bassista dei R.E.M. (ex perché per chi ancooora non lo sapesse, si sono sciolti sigh sob, sob sigh), ma NON è il bassista dei R.E.M. che si è reinventato come regista.
Mike Mills NON dei R.E.M. aveva esordito qualche anno fa (nel 2005, per la precisione) con Thumbsucker – Il succhiapollice, storia di un adolescente che come annuncia il titolo si ciuccia ancora il pollice. Una storia originale e potenzialmente scoppiettante, che però non andava molto lontano per un film così così che non lasciava grossi segni, assestandosi nel mezzo del cinema indie americano senza infamia e senza lode.

A distanza di qualche anno, Mills trova però una sua strada. Guardando ancora a certo cinema indipendente alla Wes Anderson (quello dei Tenenbaum), ma questa volta con una voce del tutto propria, non a caso il film è in parte autobiografico, e riuscendo a trovare il giusto bilanciamento tra leggerezza e profondità.
Si può essere leggeri e profondi allo stesso tempo? A quanto pare sì. È una cosa che io provo sempre a fare quando scrivo e che spesso non mi riesce, ma Mills invece con questa pellicola riesce in pieno nell’ardua impresa.
La storia è drammatica. O almeno lo sono i presupposti. Ewan McGregor ha infatti un padre in fin di vita.
Oddio, il solito film con il figlio al capezzale del genitore morente?
Sembrerebbe di sì. E invece no.
Attraverso l’uso libero di flashback e di un montaggio veloce, la storia si dipana su più piani narrativi temporali, come in un film di Michel Gondry ma meno incasinato.
Il padre malato terminale di Ewan, interpretato da un ottimo Christopher Plummer, è un uomo che all’età di 74 (se non ricordo male) anni dopo la morte della moglie ha fatto coming out. Ha sempre saputo di essere gay, però ha comunque aspettato fino alla fine della vita della compagna per venire allo scoperto e così si mette insieme a un tizio più giovane di lui, un toy boy. Quest’ultimo è un po’ il punto debole (forse l’unico) del film, visto che l’interpretazione di Goran Visnjic (attore croato visto in E.R. e di recente anche nella nuova serie Pan Am) è molto macchiettistica e più che un gay pare interpreti un uomo adulto nella parte di un bambino: in pratica sembra Robin Williams nel film Jack.
Se il padre riesce finalmente a godersi la vita, per quanto malato, il povero Ewan che lo assiste invece non riesce a lasciarsi andare e così nonostante abbia una figata di lavoro (fondamentalmente disegna le copertine dei cd musicali) vaga triste per le feste hipster di Los Angeles, con il suo inseparabile cane e con addosso un costume da Freud. Feste che sembrano uscite dritte da un video di Spike Jonze, in particolare da quella sua ultima meraviglia di mediometraggio che risponde al nome di I’m Here.
A una di queste feste incontra un’affascinante attrice francese, Melanie Laurent, che però ha la laringite e non può parlare. Senza parole, o meglio con solo lui che parla, quasi come se ci trovassimo di fronte a un film (semi)muto, i due vivono la serata perfetta.
No, non scopano.
Non subito, almeno.
A parte questo piccolo dettaglio, è comunque la serata perfetta, un po' in stile Prima dell'alba. Speciale, super romantica, ma non super smielata.

Il resto della pellicola sviluppa quindi il rapporto del protagonista sia con il padre che con la tipa francese, pure lei anima in pena con un rapporto conflittuale con il father, e in entrambi i casi riesce a farci sentire queste relazioni vere, vive, anche all’infuori del contesto cinematografico. Contesto cinematografico peraltro di primissimo livello, con interpretazioni ottime dei tre protagonisti, un gran bel montaggio, una regia che tiene sotto controllo i vari passaggi temporali con maestria, non certo roba da beginners, principianti. Ma la sua forza principale è un’altra, quella di rivelarsi un film delizioso, che fa venire voglia di innamorarsi.
(voto 7,5/10)

martedì 17 maggio 2011

Basta**a con la gloria

Mélanie Laurent “En t’attendant”
Genere: pop francese
Provenienza: Parigi, Francia
Se ti piace ascolta anche: Emmanuelle Seigner, Charlotte Gainsbourg, Damien Rice

Ho un debole per Mélanie Laurent, la più bastarda tra i Bastardi senza gloria di Tarantino, e ho un debole per il pop francese. Questo suo album d’esordio in campo musicale casca dunque a fagiuolo non solo per celebrare la madrina del Festival di Cannes 2011, ma anche per proporre un bel dischetto. Realizzato con la collaborazione speciale di Damien Rice, che compare anche in veste di special guest, il lavoro è musicalmente valido, in bilico tra ballate acustiche (molte) e qualche scatto rock (piuttosto raro). Melanie poi non è solo très magnifique ma ha pure una bella voce. Questo sì che è avere talento a 360°, altroché Jennifer (s)chiappona Lopez o Belin Rodriguez…
(voto 6/7)

giovedì 1 aprile 2010

Le concert

TU: “Sono andato a vedere Il concerto.”
AMICO: “Interessante, di chi?”
TU: “Intendo che ho visto Il concerto.”
AMICO: “Oook. E io intendevo chiederti di che cazzo di gruppo era il concerto che hai visto…”
TU: “Il film: “Il concerto”.”
AMICO: “Beheello. Ti sei visto un concerto in DVD. Eccitante! Quasi come essere lì dal vivo. No, aspetta. Non dirmelo che potrei non reggere l’emozione: hai anche pogato in salotto?”
TU: “Ma non hai capito. Ho visto il film “Il concerto”, Le concert.”
AMICO: “Uh, bello. Adesso fai il figo con le lingue. Sai che ti dico? Mi hai stufato. Bonsoir.”

Ecco, se vedete Il concerto, intendo il film “Il concerto”, non ditelo a nessuno. Vi risparmiate lunghe inutili conversazioni esplicative. Che poi, tra l’altro, secondo me non è nemmeno tutto questo gran film come molti sostengono.

Il concerto
Titolo originale: Le concert
Regia: Radu Mihaileanu
Cast: Aleksei Guskov, Mélanie Laurent, Dmitri Nazarov, Valeriy Barinov, Miou-Miou

Non sopporto i film ruffiani, tanto meno quelli pieni di stereotipi. Ne “Il concerto” i russi sono rappresentati fondamentalmente come: Comunismo, vodka, imprenditori russi alla Abramovič e musica classica di Tchaikovsky. Adesso, non conosco bene la situazione della Russia attuale, ma credo sia ben diversa dalla idealizzata raffigurazione qui proposta. Un po’ come quando noi italiani veniamo rappresentati solo attraverso pizza, pasta, sole, mafia e musica lirica. E capita spesso. Molto spesso. Le cose poi nella realtà sono un tantino differenti.

Il film comunque non ha probabilmente grandi pretese di realismo, essendo per lo più giocata sui toni della commedia grottesca.
La vicenda parte da uno spunto classico: un grande direttore d’orchestra che non sale su un palco da 30 anni ha la grande occasione per fare la sua rentrée trionfale, addirittura in quel di Parigi. Per farlo ha però bisogno di reclutare un gruppo di scapestrati strumentisti ebrei russi pure loro fuori dal giro da parecchio tempo. Anche qui è una parata di cliché che segue la struttura di film di grande successo come “Full Monty”, ma anche “Dodgeball” o “Armageddon”.

Nella seconda parte il registro si fa un attimo più drammatico, con l’inserimento di un altro tema decisamente scontato: gli strambi russi scelgono infatti di essere accompagnati dalla più grande violinista francese, che allo stesso tempo è anche una ragazza orfana che non ha mai conosciuto i genitori. Chi saranno mai questi genitori?
Qui almeno entra la nota più intonata di tutta la sinfonia: Mélanie Laurent, già splendida Shosanna nei “Bastardi senza gloria” di Tarantino. È su di lei che si regge sia l’orchestra, che l’intera seconda parte del film, visto che il resto del cast è composto da personaggi macchiette interpretati da attori poco convincenti.

Quando dopo un’ora e mezzo si arriva all’esibizione, il ritmo sale e la musica finalmente assume un ruolo da protagonista, ecco che arrivano una serie di trovate al limite del kitsch a rovinare tutto: l’organizzatore della banda si rivolge a Dio affinché il gruppo di ex musicisti ubriaconi si decida a suonare decentemente senza nemmeno aver fatto una prova dopo 30 anni che non prendevano in mano uno strumento. E natualmente viene ascoltato. Quindi, rapito dalla bellezza della musica, lo scorbutico direttore del teatro bacia il suo assistente con una trovata degna di un film dei Vanzina. Ma non basta: c’è anche un inutile spiegone finale che “rivela” i veri genitori della violinista. Inutile perché lo spettatore sapeva già tutto da almeno un'ora.

Mentre pubblico & critica si alzano in piedi ad applaudire questo film, io me ne sto in un angolino della platea con le braccia conserte. Che cali il sipario.
(voto 5)

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