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venerdì 16 febbraio 2018

Questo sarebbe un filmone da Oscar? Ma voi non siete a Post






Steven Spielberg, giri un film intitolato The Post a tematica giornalistica?
E allora ti becchi un Post con una bella rassegna stampa di opinioni sul film.


The Post
Regia: Steven Spielberg
Cast: Tom Hanks, Meryl Streep, Bob Odenkirk, Tracy Letts, Sarah Paulson, Carrie Coon, Alison Brie, Matthew Rhys, Jesse Plemons, David Cross, Zach Woods, Pat Healy

giovedì 1 febbraio 2018

Un post su The Post e sugli altri film in uscita





Che film arrivano nei cinema?
Se vi state chiedendo questa cosa significa:

A) Che nella vita non avete proprio altro a cui pensare.
B) Siete nel posto giusto, perché questa è l'utilissima rubrica dedicate alle uscite cinematografiche condotta da me e dal mio blogger nemicamico nemico Mr. James Ford, insieme a un nuovo ospite.

Chi è l'ospite di questa settimana?
Se vi state chiedendo anche questa cosa significa:

A) Che nella vita non avete niente, ma zero proprio a cui pensare.
B) È Giuseppe Causarano, preparatissimo autore di Ieri, Oggi, Domani, ottimo sito che parla di cinema in generale, e di Christopher Nolan e Jennifer Lawrence in particolare.

E ora, via ai nostri tre piuttosto infuocati commenti!


The Post
"Tom, sai su cosa indagherei io adesso?"
"Sul rapporto tra Stato e Mafia?"
"No, sul rapporto tra blogger e sanità mentale."

martedì 23 gennaio 2018

Oscar 2018: la forma delle nomination





Gli Oscar 2018 hanno sparato le loro nomination. Tanti nomi sono in linea con le previsioni della vigilia, ma ci sono anche delle sorprese. Ad esempio?
The Post ha ricevuto appena due candidature e Steven Spielberg è rimasto fuori dalla cinquina dei migliori registi. COOOSA?
L'Academy Awards che “fa fuori” il suo amato Spilby? Sono impazziti?

martedì 8 marzo 2016

Suffragette, il Girl Power prima delle Spice Girls





Subito dopo aver visto il film Suffragette, il mio primo pensiero è stato: ma il post lo intitolo “Suffratette” oppure “Suffighette”?
Una domanda del genere, accompagnata dall'intenzione di iniziare l'articolo esaltando le Spice Girls, mi ha fatto sorgere il dubbio che forse non ero la persona più adatta per scrivere qualcosa di furbo riguardo a una pellicola come questa, che per altro devo dire non è che mi sia piaciuta molto. Non datemi del maschilista solo perché non ho apprezzato un film sul femminismo. È solo che mi è sembrato parecchio debole a livello cinematografico e la storia, per quanto ammirevole, è raccontata in maniera piatta, poco sentita, poco rivoluzionaria, ed è un vero peccato. Persino la mia adorata Carey Mulligan a questo giro non mi ha emozionato più di tanto, con un'interpretazione per i suoi standard sottotono, oltre che freddina.

"Non sarà la mia interpretazione migliore, però adesso non è che dovete arrestarmi per questo!"

lunedì 16 novembre 2015

Dove Diablo eravamo rimasti?





Dove eravamo rimasti
(USA 2015)
Titolo originale: Ricki and the Flash
Regia: Jonathan Demme
Sceneggiatura: Diablo Cody
Cast: Meryl Streep, Mamie Gummer, Kevin Kline, Rick Springfield, Sebastian Stan, Audra McDonald, Nick Westrate
Genere: classic rock
Se ti piace guarda anche: Young Adult, Rachel sta per sposarsi, È complicato

Dove eravamo rimasti?
Eravamo rimasti che il venerdì sera si usciva per divertirsi e non per farsi saltare per aria ma, a quanto pare, i tempi sono cambiati.

Dove eravamo rimasti?
Eravamo rimasti che Diablo Cody sembrava essere la nuova penna d'oro di Hollywood. La sua prima sceneggiatura è quella che qualunque esordiente avrebbe voluto realizzare. Con Juno, Diablo Cody ha fatto subito centro. Un centro fottutamente pieno. Ha vinto l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale e la pellicola ha ottenuto un enorme successo di critica e di pubblico, arrivando a incassare oltre $140 milioni nei soli Stati Uniti, una cifra record per un piccolo lavoro indie del genere. Non solo un film. Juno si è rivelato un vero e proprio fenomeno della pop culture, in grado di lanciare una delle mode più assurde degli ultimi anni: quella delle teen mom. Il tema delle gravidanze minorili si è poi spostato soprattutto sul piccolo schermo, con serie fiction come La vita segreta di una teenager americana, decisamente fastidiosa ma che se non altro ha il merito di aver lanciato la giovane fenomena Shailene Woodley, e serie reality o pseudo reality come Teen Mom, 16 and Pregnant, 16 anni e incinta, 16 anni e zoccola e varianti varie.

giovedì 10 settembre 2015

I (forse) fantastici quattro (e passa) film della settimana





Settimana di transizione nei cinema italiani. L'estate lascia lentamente spazio all'autunno e qualche pellicola dal buon potenziale si affaccia nei cinema, insieme a una manciata tra le più promettenti trashate dell'intera annata.
In compagnia dei miei imperdibili commenti e di quelli trascurabili per non dire esecrabili (parola del giorno) del mio blogger rivale Mr. James Ford, godetevi questa settimana di transizione. Anzi, di metamorfosi...

Fantastic 4 - I fantastici quattro
Kate Mara, Miles Teller, Michael B. Jordan e, alle loro spalle, Mr. James Ford.

mercoledì 8 aprile 2015

INTO THE (HOLLY)WOODS





Ieri sera ho visto un film davvero originaaale
una pellicola fantastica e particolaaare
una cosa così mai vista priiima
quasi più bella della visione di una vagiiina

C'è dentro Cenerentola
che è pure una gran sventola,
c'è persino Johnny Depp
guarda un po' ti improvviso un rap

yo, da quando ha fatto il Cappellaio Matto
s'è sputtanato più di un autoscatto
qui tocca un punto ancor più in basso nella carriera
peggio della storia delle vignette del Corsera

"Mi nascondo che è meglio."


martedì 16 settembre 2014

THE GIVER – IL MONDO DEI JONAS BROTHERS





The Giver – Il mondo di Jonas
(USA 2014)
Titolo originale: The Giver
Regia: Phillip Noyce
Sceneggiatura: Michael Mitnick, Robert B. Weide
Tratto dal romanzo: The Giver – Il donatore di Lois Lowry
Cast: Brenton Thwaites, Odeya Rush, Cameron Monaghan, Jeff Bridges, Meryl Streep, Katie Holmes, Alexander Skarsgard, Taylor Swift
Genere: disteenopico
Se ti piace guarda anche: Divergent, Hunger Games, Pleasantville

Riuscireste a immaginare un mondo privo di emozioni? Un mondo senza odio, ma allo stesso tempo anche senza amore? Un mondo in bianco e nero, senza colori?
Ci riuscireste?

Certo che sì, perché è già stato fatto. Il film, splendido, era Pleasantville di Gary Ross, il regista del primo Hunger Games.


A volerlo riassumere brutalmente, The Giver – Il mondo di Jonas è la versione teen-fantasy alla Hunger Games di Plesantville, ma a sorpresa non si tratta della nuova pellicola di Gary Ross, bensì di una nuova pellicola adolescenziale dai contorni sci-fi diretta in maniera anonima dal mestierante Philip Noyce. Così come per Hunger Games o per Divergent, che ricorda ancora di più, è un film tratto da una saga young adult di successo, The Giver – Il donatore di Lois Lowry, che ha dato vita anche ad altri tre capitoli letterari che probabilmente non avranno altrettanti seguiti cinematografici, visto che questo ha fatto flop ai botteghini, dove ha raggranellato pochi verdoni. Poco male, visto che, mentre scorrono i titoli di coda, non è che si muoia dalla voglia di scoprire come proseguano le gesta dell'eroico Jonas.

Eroico?
Beh, sì, più o meno. Alla fine è la solita storia del tizio prescelto come Neo di Matrix che deve salvare il mondo dalle tenebre. O in questo caso dal bianco e nero. Il riferimento visivo principale del film, come detto, è Pleasantville, con la differenza che in quel caso l'ambientazione era quella da sitcom anni Cinquanta, mentre qui ci troviamo nel solito ennesimo (ma quanti ce ne sono?) futuro distopico sfigato.
I fan della saga a questo punto diranno che il romanzo The Giver – Il donatore era uscito negli anni '90 e quindi sono gli altri ad aver copiato e probabile che ciò sia vero. Però qui stiamo a giudicare non il libro, che non ho letto, bensì la sua versione cinematografica, arrivata con colpevole ritardo e che ormai appare come un clone meno femminista e con meno azione di Hunger Games e Divergent. Il fatto che il romanzo sia stato scritto precedentemente non ha funzione retroattiva sul film.

Vi siete mai chiesti perché tutte queste storie young adult sci-fi disteenopiche negli ultimi anni stanno spopolando?
Oltre che per arricchire le multinazionali che producono questi film, hanno una funzione benefica sul giovane pubblico a cui si rivolgono. Se il mondo circostante vi sembra brutto, i TG – anzi, i siti di informazione come Huffington Post o Vice o Lercio, perché i TG ormai li guardano solo i vecchi – trasmettono troppe immagini di guerra, e la scuola non va e una Vespa e una donna non avete, tranquilli perché arriva una saga fantasy e vi toglie i problemi. Dopo aver visto Hunger Games o Divergent o adesso The Giver, il nostro mondo non sembra poi tanto terribile. Abbiamo la libertà di scelta. Siamo liberi ad esempio di ascoltare la musica che vogliamo, tranne quando arrivano gli U2 nei nostri iPad e ci ficcano dentro le loro canzoni senza che noi gliel'avessimo chiesto. A parte questo, viviamo fondamentalmente in un mondo libero. Dove c'è la guerra, ma c'è anche la pace. Dove c'è l'odio, ma anche l'amore. Dove ci sono i colori. Dove c'è il sesso.
Una cosa che non c'è nel mondo di Jonas è il sesso.

Dopo che vi ho detto questo, scommetto che anche quella mezza voglia di vedere il film che potevate avere vi è passata, vero?
Però purtroppo è così. Nel futuro distopico immaginato dal film, i bambini vengono al mondo in laboratorio, o forse a portarli è la cicogna?!? Questo è un passaggio che mi devo essere perso.
Niente sesso, siamo young adult, grida questa pellicola. Più che il mondo di Jonas, sembra il mondo dei Jonas Brothers.
Ve li ricordate, i Jonas Brothers?
No, vero?
Eccoli qui.


Non ve li ricordate comunque?
In ogni caso, i Jonas Brothers sono stati un “memorabile” gruppo anch'esso rivolto a un pubblico young adult o meglio proprio teen per non dire tween, che per un breve periodo a cavallo tra il 2006 e il 2010 circa ha spopolato soprattutto negli USA, mentre da noi se li sono per fortuna filati in pochi. Lanciati da Nickelodeon e Disney Channel, i Jonas Brothers erano dei ragazzetti cristiani evangelici che a ogni occasione esibivano i loro anelli di castità, per mostrare al mondo che sarebbero arrivati vergini fino al matrimonio.
Ci sono poi riusciti?
Uno sì, ma solo perché ha deciso di sposarsi a tipo 13 anni o giù di lì. Gli altri due invece hanno ceduto ai peccaminosi piaceri della carne senza sposarsi. Tra l'altro uno di loro, Joe Jonas, si è fatto la country-star Taylor Swift, ai tempi altra paladina degli anelli di castità e oggi rinomato mignotton... pardon, volevo dire esponente del puttanpop.


Taylor Swift che di recente ha intrapreso anche una carriera come attrice e che ha un piccolo ruolo proprio in questo The Giver. Tutto torna. Vi sembrava che parlassi di cose a caso?
Poteva apparire così, e un po' forse lo era, ma tutto torna, nello showbiz americano, così come nei post di Pensieri Cannibali. A non tornare molto è invece la reale utilità di un film come questo. Non che sia inguardabile, per carità, si lascia seguire con piacere per la prima ora e ci sono pure dei riferimenti cinematografici niente male, non so se voluti o meno, come la slitta di Quarto potere, il volo con la bicicletta alla E.T. e i montaggi espressivi di immagini in stile Terrence Malick. La parte conclusiva scivola poi insieme allo slittino del protagonista su territori molto banali e prevedibili, però l'insieme non appare nemmeno troppo malvagio.

Pure il cast si comporta si comporta in maniera decente. Il protagonista Brenton Thwaites non è il massimo della recitazione però qui se la cava meglio che in Oculus e Maleficent, dove faceva proprio la figura del bimbominkia imbambolato. Più promettenti i suoi amichetti Cameron Monaghan in arrivo dalla serie Shameless US e la giovane gnocchetta Odeya Rush, che con quegli occhioni da cerbiatta è una potenziale nuova Mila Kunis. Ci sono poi i veterani Jeff Bridges e Meryl Streep che, per quanto appaiano annoiati, timbrano il cartellino con il loro solito mestiere, più un Alexander Skarsgard in libera uscita dall'ormai terminato – grazie a Dio – True Blood e una Katie Holmes invecchiata, ma azzeccata nella parte della tipa rigida come un palo della luce.

Nonostante la confezione impeccabile e realizzata in maniera professionale, il film oltre a puzzare di deja vu è troppo freddo e non funziona. Non come altri più riusciti e fortunati young adult recenti che ho adrato. Non riesce a creare un vero coinvolgimento come riuscivano a fare Hunger Games, probabilmente per grosso merito di Jennifer Lawrence, e Divergent, probabilmente per grosso merito di Shailene Woodley, e gli mancano le emozioni. Le stesse di cui è privo il mondo di Jonas in cui è ambientato. Gli mancano i colori capaci di rendere una pellicola di medio livello qualcosa di...

SPETTACOLARE.
(voto 6-/10)

martedì 4 febbraio 2014

I SEGRETI E LE SORPRESE DI OSAGE COUNTY




I segreti di Osage County
(USA 2013)
Titolo originale: August: Osage County
Regia: John Wells
Sceneggiatura: Tracy Letts
Tratto dalla piece teatrale: August: Osage County di Tracy Letts
Cast: Meryl Streep, Julia Roberts, Margo Martindale, Julianne Nicholson, Juliette Lewis, Abigail Breslin, Ewan McGregor, Dermot Mulroney, Sam Shepard, Chris Cooper, Benedict Cumberbatch, Misty Upham, Will Coffey
Genere: famigliare
Se ti piace guarda anche: La mia vita a Garden State, Little Miss Sunshine, I ragazzi stanno bene, Paradiso amaro, Young Adult

Una delle emozioni più belle per me è quella di restare sorpresi.
BOOOOOOOOOOOOOOO!

Ve la siete fatta sotto?
La mia intenzione non era quella di spaventarvi, scusate. Volevo solo sorprendervi.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!

Cagati adosso di nuovo?
Ma no, era solo per sorprendervi.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!

"E tu saresti Little Miss Sunshine?
A me sembri più la figlia di Marilyn Manson..."
Ok, la smetto, prima che la paura la facciate provare voi a me.
È bello trovare qualcosa che ti sorprenda. Io sono sempre felice quando qualcosa non corrisponde alle mie aspettative. Magari lo sono meno quando questo qualcosa finisce per essere al di sotto delle mie aspettative, ma in ogni caso preferisco una pellicola che mi delude da morire, piuttosto che una che mi lascia indifferente ed è esattamente come me l’aspettavo. Per fortuna non sono questi i casi de I segreti di Osage County.

Partiamo dal titolo italiano. Quanto i nostri titolisti non hanno altre idee, ci mettono un “I segreti di…” davanti al nome del posto e sono a posto. È successo con “I segreti di Twin Peaks”, con “Desperate Housewives – I segreti di Wisteria Lane”, con “I segreti di Brokeback Mountain” e succede ora di nuovo con I segreti di Osage County, titolo originale August: Osage County. I titolisti italiani non stanno bene, questo non è un segreto.
Non è un segreto, né tanto meno una sorpresa. Ci hanno abituati anche a cose peggiori. Il film invece sì che è una sorpresa, una bella sorpresa.
BOOOOOOOOOOOOOOOO!

"Brave, figliole. Pregate affinché io possa vincere un'altra statuetta."
"Ehm, mamma, veramente pregavamo per Amy Adams."
"Brutte figlie di..."
Questa era una brutta sorpresa e ormai non era più manco una sorpresa, visto che è tutto il post che sto andando avanti con questo BOOOOO del cavolo, ma questa è l’ultima volta. Promesso.
Alla fine è sempre tutta una questione di aspettative. Io non partivo troppo convinto, con la visione di questo I segreti di Osage County. Mi attendevo una pellicoletta da tè delle 5 per signore, di quelle magari guardabili ma anche tanto noiose. Invece non mi sono annoiato un solo istante, durante le due ore di film. Se non sopportate le pellicole piene di parole e dialoghi e volete azione, è probabile che vi annoierete. Se invece avete fame di dialoghi brillanti, ficcanti, pure belli cattivelli, di quelli capaci di farti ridere e allo stesso tempo riflettere, affidatevi a Tracy Letts.
Chi è Tracy Letts?
Tracy Letts non è un autore da robe buone per il tè delle 5. Tracy Letts è uno sceneggiatore di cinema, tv e soprattutto teatro. Tra le sue opere ci sono Bug – La paranoia è contagiosa (sempre in lista tra i miei futuri recuperi) e Killer Joe, da cui poi è stato tratto il film di William Friedkin con un allora sorprendente e oggi ormai garanzia Matthew McConaughey e sceneggiato dallo stesso Letts, uno che occasionalmente fa pure l'attore.


Il suo volto vi pare familiare? No, non si tratta di uno psicopatico ricercato dalla polizia, anche se dalla foto potrebbe sembrare. Probabilmente vi sarà capitato di vederlo nella serie Homeland.

"Meryl Streep di nuovo nominata agli Oscar? Ma basta!"
Dopo Bug e Killer Joe, Letts ha firmato di nuovo l’adattamento di una sua opera teatrale, August: Osage County premiata addirittura col premio Pulitzer, e ha affidato la regia a John Wells, che a livello cinematografico non sembra un fenomeno, però si è occupato dell’adattamento americano della serie Shameless ed è quindi uno che se ne intende di famiglie particolari.
Dietro al film c’è quindi una grande qualità, soprattutto di scrittura. Ma anche davanti alla macchina da presa le cose non sono da meno. Tutt’altro.
Meryl Streep è brava e si sa, lo conferma ancora una volta con la parte della matriarca della famiglia protagonista, i Weston, o dovremmo dire le Weston. Dopo la morte del padre di famiglia in circostanze misteriose, rimangono infatti una Meryl Streep fuori di testa dipendente da droghe e sonniferi e le sue figlie. Solo che Meryl Streep è sempre di quel bravo che te lo fa pesare. Tipo il secchione della classe. Quello che si prende 10, o A, o che cazzo di voti si danno oggi e se lo merita pure. Però che palle. Botte al secchione!

Quanto è brava Julia Roberts invece è una cosa che non tutti sanno o che qualcuno fa finta di non sapere. Io un tempo non la sopportavo, la Roberts. Non la sopportavo tipo ai livelli di una Tom Hanks al femminile. La vedevo solo come la reginetta delle romcom, la fidanzatina d’America, la pretty woman che io non trovavo nemmeno così pretty. Con Erin Brockovich tutto è cambiato. Ho guardato la pellicola partendo dal presupposto: “Hanno dato un Oscar a Julia Roberts? Sono scemi???” e nel corso della visione mi sono ricreduto. Completamente. Di rado ho visto un’attrice mettere tutta se stessa come la Roberts in Erin Brockovich. Grande personaggio, grande interpretazione e da allora ho cominciato a rivalutarla. Un altro film in cui mi ha sorpreso è stato Closer. Lì c’è un Clive Owen pazzesco e c’è una Natalie Portman capace di oscurare persino il sole. Eppure Julia Roberts, con il suo personaggio sotto le righe, è lì e regge un confronto tanto impegnativo. Poi, per carità, la Portman è insuperabile, ma la Roberts non sfigura. Dopo l’ottimo ruolo da regina cattivona nell’altrimenti evitabile Biancaneve, qui Juliona Roberts ci regala una nuova parte bella acidella. Ed è monumentale. Julia Roberts in questo film è monumentale.
Altra sorpresa: io agli Oscar non terrò per Jennifer Lawrence. Nella categoria di miglior attrice non protagonista io tiferò per lei, Julia Roberts. Sì sì. Non è tra le favorite e non vincerà. La migliore interpretazione però è la sua. June Squibb in Nebraska ancora mi manca, Sally Hawkins mi ha convinto parecchio in Blue Jasmine, Lupita Nyong'o in 12 anni schiavo è notevole in una maniera molto sofferta, Jennifer Lawrence in American Hustle si conferma un fenomeno, ma la mia preferita della cinquina in corsa per la statuetta è Julia Roberts che qui è qualcosa di fantastico. È sorprendente quanto sia diventata brava la Roberts, in maniera analoga a quanto fatto da Matthew McConaughey, pure lui ex reuccio delle commedie romantiche oggi riabilitatosi alla grande. E quanto è bella, Julia Roberts.
In questo film, il personaggio di Meryl Streep sostiene che le donne invecchiando non perdono solo fascino, diventano proprio brutte. Julia Roberts è la dimostrazione vivente di quanto questa teoria sia sbagliata. Prima poteva anche essere una pretty woman, ora è davvero una very beautiful woman.


"Cos'è tutto questo affetto, Julia?"
"Affetto? Veramente stavo cercando di strozzarti..."
Se la Roberts giganteggia come e più della Streep, pure il resto del cast fa un figurone e ogni personaggio in qualche modo si ritaglia il suo momento, sebbene per dare il meritato spazio a ciascuno servirebbe un’intera serie tv e chissà che, prima o poi, non venga pure realizzata. C’è una svampita Juliette Lewis con una parlata del Sud fantastica, un Benedict Cumberbatch in versione cucciolo indifeso che fa una tenerazza incredibile, c'è un idolesco Dylan McDermott che si dirige a un funerale pompando musica tamarra a tutto volume sulla sua Ferrari, c'è uno Ewan McGregor un po’ sottotono ma probabilmente per esigenze di copione, c'è una ormai cresciuta Abigail Breslin, ex Little Miss Sunshine, pellicola che presenta una famiglia stramba non troppo distante da questa, e c'è una grande Julianne Nicholson, attrice vista soprattutto in tv (Masters of Sex, Ally McBeal e Boardwalk Empire) dal potenziale enorme anche in chiave cinematografica, come qua ci dà ampia dimostrazione.
Tra le altre gradite sorprese c’è un dolce momento musicale che vede protagonista un membro del cast e ci sono i titoli di coda sulle note dei Kings of Leon.
E poi?
Poi basta. Non vi dico altro che se no vi rovino tutte le sorprese della visione. Se già non l’ho fatto.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
(voto 7,5/10)

lunedì 27 febbraio 2012

OSCAR 2012: Les jeux sont faits

Tutto come previsto, o quasi. Come a Sanremo. E come nei processi a Berlusconi.
The Artist ha vinto alla grande, ma non ha stravinto, trasformando "solo" 5 delle 10 nomination in statuette dorate.
Diciamo che l'Academy ha cercato di non mettersi del tutto a braghe calate nei confronti della Francia.
Francia che comunque è risultata protagonista assoluta, considerando come Parigi faccia da sfondo anche al modesto Hugo Cabret, vincitore di ben 5 Oscar tecnici, e alla piacevole Midnight in Paris di Woody Allen, che si è portato a casa il premio più fico e con gli avversari più agguerriti, quello per la migliore sceneggiatura originale.
Sindrome da Parigi?
Sì, ma quest'anno è stato anche un tripudio dell'effetto nostalgia, della fuga dal presente e dalla realtà, e pure un anno all'insegna delle bambinate, con i premi a Hugo Cabret e Rango scandaloso vincitore tra i migliori cartoni, con il grande cinema d'autore snobbato. Eh sì, parlo proprio di Terrence Malick e del suo portentoso The Tree of Life che si è visto scippare persino l'Oscar di miglior fotografia dal solito odioso Hugo Capretto.
Lo scandalo più grande è però l'ennesimo premio di miglior attrice all'insopportabile Meryl Streep, rubato alla ben più meritevole e vera Viola Davis di The Help. L'Academy premia l'Accademia. No alarms and no surprises, un'altra volta un'altra onda, che noia che barba che barba che noia.

MIGLIOR FILM
The Tree of Life
The Artist
Midnight in Paris
The Help
Paradiso amaro
Hugo Cabret
Molto forte, incredibilmente vicino
L'arte di vincere - Moneyball
War Horse

IL MIO PREFERITO: The Tree of Life
SECONDO ME VINCERA’: The Artist
HA VINTO: The Artist

Nooo, ma va? Ha vinto The Artist?
Chi l'avrebbe mai detto???

"Pardon statuetta, mi sa che ho un po' esagerato con il bacio alla francese.
Pensavo di avere ancora di fianco Natalie..."
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Demián Bichir, A Better Life
Jean Dujardin, The Artist
George Clooney, Paradiso amaro
Brad Pitt, L'arte di vincere - Moneyball
Gary Oldman, La talpa

IL MIO PREFERITO: Demián Bichir
SECONDO ME VINCERA’: Jean Dujardin
HA VINTO: Jean Dujardin

Il francese Jean Dujardin ha infilato una testata alla Zidane (intendo quelle dei Mondiali di Francia 1998, non quella a Materazzi) e alla fine ha beffato i due divi Clooney e Pitt. Giusto così.

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Rooney Mara, Millennium - Uomini che odiano le donne
Michelle Williams, My Week with Marilyn
Se vi addormentate voi, figuriamoci noi...
Viola Davis, The Help
Meryl Streep, The Iron Lady
Glenn Close, Albert Nobbs

LA MIA PREFERITA: Rooney Mara
SECONDO ME VINCERA’: Viola Davis
HA VINTO: Meryl Streep

Hanno davvero fatto ririvincere Merdyl Strip? Per la terza volta? Per di più per una interpretazione che puzza di maniera lontano un miglio in un film degno delle peggio fiction Rai?
Siete proprio degli Oscarfuckers!



"Volevo ringraziare... ehm no, tutti quelli
che conosco ormai sono morti!"
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Christopher Plummer, Beginners
Max von Sydow, Molto forte, incredibilmente vicino
Nick Nolte, Warrior
Kenneth Branagh, My Week with Marilyn
Jonah Hill, L'arte di vincere - Moneyball

IL MIO PREFERITO: Christopher Plummer
SECONDO ME VINCERA’: Christopher Plummer
HA VINTO: Christopher Plummer

Un premio alla meglio gioventù, per l'82enne Christopher Plummer. D'altra parte non c'era tutta 'sta concorrenza...

"E poi tutti a festeggiare con una torta
che ho preparato personalmente!"
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Jessica Chastain, The Help
Bérénice Bejo, The Artist
Octavia Spencer, The Help
Melissa McCarthy, Le amiche della sposa
Janet McTeer, Albert Nobbs

LA MIA PREFERITA: Jessica Chastain
SECONDO ME VINCERA’: Octavia Spencer
HA VINTO: Octavia Spencer

Damn yeah!
Per quanto scontato, forse il premio più giusto e bello della serata, quello andato all'outsider Octavia Spencer.
Anche se Jessica Chastain quest'anno avrebbe dovuto vincere da sola 12 statuette...





"Diamo fuoco all'Academy!"
MIGLIOR REGIA
Terrence Malick, The Tree of Life
Michel Hazanavicius, The Artist
Martin Scorsese, Hugo Cabret
Woody Allen, Midnight in Paris
Alexander Payne, Paradiso amaro

IL MIO PREFERITO: Terrence Malick
SECONDO ME VINCERA’: Michel Hazanavicius
HA VINTO: Michel Hazanavicius

Meglio al francese Hazanavicius che a nonno capretto Scorsese per uno dei film peggiori della sua lunga carriera.
Però se ci fosse una giustizia divina, la statuetta sarebbe dovuta andare senza il minimo dubbio a Terrence Dio Malick.

Hey, è Woody Allen quello? Ah no, è un capezzolo di J. Lo!
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Margin Call: J.C. Chandor
The Artist: Michel Hazanavicius
Le amiche della sposa: Kristen Wiig, Annie Mumolo
Una separazione: Asghar Farhadi
Midnight in Paris: Woody Allen

IL MIO PREFERITO: Margin Call
SECONDO ME VINCERA’: Midnight in Paris
HA VINTO: Midnight in Paris

La categoria con le scelte migliori dell'Academy, che alla fine ha deciso di premiare Woody Allen. Ci può stare, però gli altri script erano di gran lunga superiori. Ma d'altra parte quest'anno tutti i premi (o quasi) devono restare in zona parigina.




"Ammazza, ho trovato l'unica donna al mondo
meno espressiva della Canalis!"
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Paradiso amaro: Alexander Payne, Nat Faxon, Jim Rash
Le idi di Marzo: George Clooney, Grant Heslov, Beau Willimon
Hugo Cabret: John Logan
L'arte di vincere - Moneyball: Steven Zaillian, Aaron Sorkin, Stan Chervin
La talpa : Bridget O'Connor, Peter Straughan

IL MIO PREFERITO: Paradiso amaro
SECONDO ME VINCERA’: L’arte di vincere - Moneyball
HA VINTO: Paradiso amaro

L'arte di vincere? Sì, quella non di Moneyball ma di Paradiso amaro.
Serata amara invece per il protagonista del film George Clooney, sconfitto sia tra gli attori che nelle sceneggiature. Il grande loooser della serata (insieme a Malick, Pitt e Spielberg) si consolerà probabilmente con una sfida a wrestling personale con Stacy Keibler. Sempre meglio di una conversazione intellettualmente stimolante con ElaisaTetta Cannalis.

MIGLIOR FILM ANIMATO
Une vie de chat
Chico & Rita
Rango
Il gatto con gli stivali
Kung Fu Panda 2

IL MIO PREFERITO: Chico & Rita
SECONDO ME VINCERA’: Rango
HA VINTO: Rango

Rango l'ho trovato una bambinata talmente noiosa che non sono nemmeno riuscito e vederlo tutto...
Film da Oscar? Ma per carità!

"Hey, perché siamo gli unici ad essere stati controllati con il metal detector?"
MIGLIOR FILM STRANIERO
Una separazione: Asghar Farhadi (Iran)
Rundskop: Michael R. Roskam (Belgio)
Hearat Shulayim: Joseph Cedar (Israele)
In Darkness: Agnieszka Holland (Polonia)
Monsieur Lazhar: Philippe Falardeau (Canada)

IL MIO PREFERITO: Una separazione
SECONDO ME VINCERA’: Una separazione
HA VINTO: Una separazione

Quando si dice una serata piena di emozioni e di colpi di scena, Una separazione unisce i membri dell'Academy e va a trionfare. Ottimo film, però una sorpresa nella serata senza sorprese non sarebbe spiaciuta.


Dico solo che quest'uomo infotografabile
ha vinto per la miglior fotografia...
MIGLIOR FOTOGRAFIA
The Tree of Life: Emmanuel Lubezki
The Artist: Guillaume Schiffman
Millennium - Uomini che odiano le donne: Jeff Cronenweth
Hugo Cabret: Robert Richardson
War Horse: Janusz Kaminski

IL MIO PREFERITO: The Tree of Life
SECONDO ME VINCERA’: The Tree of Life
HA VINTO: Hugo Cabret

La più grande porcheria della serata. Sarebbe andata peggio solo se avessero premiato War Horse.
The Tree of Life ignorato pure qua, dove (in teoria) non ci sarebbe proprio storia tra una delle migliori fotografie nelle storia del cinema e quella stucchevole e di routine di Hugo Potter.

MIGLIOR MONTAGGIO
The Artist: Anne-Sophie Bion, Michel Hazanavicius
Millennium - Uomini che odiano le donne: Angus Wall, Kirk Baxter
Paradiso amaro: Kevin Tent
Hugo Cabret: Thelma Schoonmaker
L'arte di vincere - Moneyball: Christopher Tellefsen

IL MIO PREFERITO: The Artist
SECONDO ME VINCERA’: The Artist
HA VINTO: Millennium

Questo è uno dei rari premi che non mi aspettavo, però ci può stare. Dopo tutto Millennium, per quanto inutile come quasi tutti i remake, almeno tecnicamente è un prodotto realizzato in maniera impeccabile.
Certo, la statuetta pure qua sarebbe dovuto essere solo per The Tree Life, neppure nominato.

"Eddai Francesca, non facciamoci sempre
riconoscere che siamo italiani!"
MIGLIORI SCENOGRAFIE
Hugo Cabret: Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo
The Artist: Laurence Bennett, Gregory S. Hooper
Midnight in Paris: Anne Seibel, Hélène Dubreuil
Harry Potter e i doni della morte: Parte 2: Stuart Craig, Stephenie McMillan
War Horse: Rick Carter, Lee Sandales

IL MIO PREFERITO: Hugo Cabret
SECONDO ME VINCERA’: Hugo Cabret
HA VINTO: Hugo Cabret

Niente da dire. Se il ragionier Ugo Capretto meritava un premio, era questo. Grandi Dante e Beatrice Francesca per essere riusciti a ricreare la magia delle scenografie dei film di George Méliès, cosa invece non riuscita a Scorsese con la pellicola nel suo complesso.

MIGLIORI COSTUMI
The Artist: Mark Bridges
Jane Eyre: Michael O'Connor
Hugo Cabret: Sandy Powell
Edward e Wallis: Il mio regno per una donna: Arianne Phillips
Anonymous: Lisy Christl

IL MIO PREFERITO: The Artist
SECONDO ME VINCERA’: Hugo Cabret
HA VINTO: The Artist

Un premio azzeccato? Questa sì che è una sorpresa per gli Oscar di quest'anno.

Oscar cannibale alla più fashion della serata:
Rooney Mara
MIGLIOR TRUCCO
Harry Potter e i doni della morte: Parte 2
The Iron Lady
Albert Nobbs

IL MIO PREFERITO: Harry Potter
SECONDO ME VINCERA’: Harry Potter
HA VINTO: The Iron Lady

Categoria con tre film di livello medio-basso-bassissimo, alla fine ha vinto The Iron Lady con un trucco certo non così sorprendente. Due Oscar a 'sto filmetto? Davvero da non credere.

MIGLIOR COLONNA SONORA
The Artist: Ludovic Bource
Hugo Cabret: Howard Shore
La talpa: Alberto Iglesias
Le avventure di Tintin: Il segreto dell'Unicorno: John Williams
War Horse: John Williams

IL MIO PREFERITO: The Artist
SECONDO ME VINCERA’: The Artist
HA VINTO: The Artist

Unica scelta che mi sento di condividere al 100% con l'Academy. Almeno sulla soundtrack, nessun dubbio e niente da contestare. Strano, visto che di solito il gusto musicale dei membri dell'Academy è peggiore persino di quello cinematografico, ma evidentemente andando sul classico non si sbaglia mai.

Momento simpatia della serata. Manca solo Rocco Papaleo...
MIGLIOR CANZONE ORIGINALE
I Muppet: Bret McKenzie ("Man or Muppet")
Rio: Sergio Mendes, Carlinhos Brown, Siedah Garrett ("Real in Rio")

IL MIO PREFERITO: Muppet
SECONDO ME VINCERA’: Muppet
HA VINTO: Muppet

Qui quelli degli Oscar hanno deciso di fare i brillanti, con il premio simpatia andato ai Muppet.
Peccato siano passati di moda giusto da quei 20/30 anni appena...

MIGLIOR SONORO
Millennium - Uomini che odiano le donne
Hugo Cabret
L'arte di vincere - Moneyball
Transformers 3
War Horse

IL MIO PREFERITO: Millennium
SECONDO ME VINCERA’: Hugo Cabret
HA VINTO: Hugo Cabret

Bah!

Oscar alla più inutile presenza sul red carpet:
Kelly Osbourne, la Meryl Streep di questa categoria
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Drive
Millennium - Uomini che odiano le donne
Hugo Cabret
Transformers 3
War Horse

IL MIO PREFERITO: Drive
SECONDO ME VINCERA’: Hugo Cabret
HA VINTO: Hugo Cabret

Per la serie "Oscar dati a caso", Hugo Cabret si porta a casa due premi due per il sonoro. Mi chiedo: era davvero il caso? L'unica cosa che mi fa felice è che almeno hanno avuto la decenza di non dare manco una statuetta a War Horse, che se no ero già pronto a marciare a cavallo su Los Angeles per metterla a ferro e fuoco.

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Hugo Cabret
L'alba del pianeta delle scimmie
Harry Potter e i doni della morte: Parte 2
Real Steel
Transformers 3

IL MIO PREFERITO: Hugo Cabret
SECONDO ME VINCERA’: L’alba del pianeta delle scimmie
HA VINTO: Hugo Cabret

Premio ai poco speciali effetti del capretto.
Mo' basta dare premi a questo filmetto.
E pure io con le rime è meglio se la smetto.

MIGLIOR DOCUMENTARIO
Pina
Paradise Lost 3: Purgatory
If a Tree Falls: A Story of the Earth Liberation Front
Undefeated
Hell and Back Again

Oscar cannibale di quasi più gnocca della serata:
Rose Byrne
IL MIO PREFERITO: Pina
SECONDO ME VINCERA’: Paradise Lost 3: Purgatory
HA VINTO: Undefeated

Almeno qui una piccola sorpresa c'è stata: ha vinto il football americano con Undefeated, una sorta di versione documentaristica di Friday Night Lights?

MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO
The Barber of Birmingham: Foot Soldier of the Civil Rights Movement
God Is the Bigger Elvis
Incident in New Baghdad
Saving Face
The Tsunami and the Cherry Blossom

HA VINTO: Saving Face

MIGLIOR CORTO ANIMATO
Dimanche: Patrick Doyon
The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore: William Joyce, Brandon Oldenburg
La Luna: Enrico Casarosa
A Morning Stroll: Grant Orchard, Sue Goffe
Wild Life: Amanda Forbis, Wendy Tilby

HA VINTO: The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore

MIGLIOR CORTO LIVE ACTION
Oscar cannibale di più gnocca della serata:
JESSICA! JESSICA! JESSICA!
Pentecost: Peter McDonald
Raju: Max Zähle, Stefan Gieren
The Shore: Terry George
Time Freak: Andrew Bowler, Gigi Causey
Tuba Atlantic: Hallvar Witzø

HA VINTO: The Shore

Il risultato dei pronostici?
Cannibal Nostradamus ne ha azzeccati 13 su 21 (se ho contato bene).

Se l'anno scorso aveva portato delle soddisfazioni non da poco come gli Oscar ai miei adorati Christian Bale e Natalie Portman, quest'anno i miei preferiti preferiti come Terrence Malick e Jessica Chastain sono rimasti a bocca asciutta.
Fa piacere comunque vedere premiato uno splendido film come The Artist, sebbene (forse) non un capolavoro assoluto, che perlomeno rende giustizia alla Settima Arte.
Cosa che certo non si può dire del già dimenticato vincitore dell'anno scorso, Il furto discorso del re.

E infine, per conoscere la mia opinione sul film vincitore, leggi, anzi guarda, la recensione cannibale: The Artist.


lunedì 13 febbraio 2012

The Iron Lady: Take That(cher), old biatch!

The Iron Lady
(UK, Francia 2011)
Regia: Phyllida Lloyd
Cast: Meryl Streep, Jim Broadbent, Alexandra Roach, Iain Glen, Harry Lloyd, Anthony Head
Genere: biopic
Se ti piace guarda anche: The Queen, Il discorso del re, J. Edgar

Ho visto The Iron Lady.
Però non c’ho voglia di scrivere un post su The Iron Lady.
È un film biografia sterile su un personaggio potenzialmente interessante. Margaret Thatcher è stata la prima e per ora unica Premier britannica donna, ha governato per 11 anni, dal 1979 al 1990, dominando (opprimendo?) praticamente la Gran Bretagna per l’intero decennio degli anni ’80, in maniera differente da quanto fatto da Reagan negli Usa o da Craxi in Italia, ma con effetti devastanti assai simili.
A dirla tutta non c’ho neanche voglia di parlare di politica. Primo: perché non credo di esserne tanto capace. Non che sia capace di scrivere con competenza di qualunque altro argomento, però almeno è più divertente. Mentre la politica è così triste. E questo è il secondo motivo per cui non voglio parlare di politica: è noiosa. Soprattutto ultimamente, soprattutto da quando non c’è più quel Silvio. Il giorno delle sue dimissioni ho festeggiato con champagne a fiumi e un bunga bunga party privato, però adesso… mi manca?
Sto davvero dicendo questo?
Mi manca B?
"Have you seen the ass of Pippa Middleton, Margaret?"
"What the fuck are you talking about, dwarf?"
Da quando non c’è più lui al Governo, i post dedicati da questo blog al mondo della politica e dintorni si sono infatti ridotti di una percentuale prossima al 100%. Giornali come Il Fatto quotidiano si sono messi a indagare sui segreti vaticani come un Dan Brown qualunque, passando da papi ai Papi. E i programmi politici? Esistono ancora? Se sì, non se li fila più nessuno. Santoro una volta era un evento, anche e soprattutto su Internet. Adesso il suo programma Servizio pubblico (si chiama così? qualcuno l’ha mai davvero visto?) fa quasi meno connessioni di Pensieri Cannibali…
Pensavo che l’Italia avesse toccato, raggiunto e superato il fondo durante il Governo B, e invece ora stiamo a un altro gradino. Non so se più alto, più basso, o proprio in un'altra scala, su un altro livello. Stiamo a un livello in cui la vita senza B è più triste della vita con B. Perché se alla politica italiana e ai conti pubblici B certo non manca, a tutto il teatrino che alla politica gira intorno invece sì.
Visto che oggigiorno è troppo noioso parlare di politica, anche perché con B non è che si parlava di vere questioni politiche, ma più che altro di puttane, non c’ho voglia di parlare di politica. Ricordo solo di come della Thatcher Berlusconi avesse detto a un giornale britannico: “Se fosse stata una bella gnocca (a great piece of pussy) me ne ricorderei”.





Per la serie: capi di stato che salutano folle inesistenti.
Mania passata da Berlusconi?
Anche il film The Iron Lady comunque non è che sprigioni tutta ‘sta voglia di parlarne. E infatti la politica rimane sullo sfondo. A questo punto, avrebbero fatto meglio a non parlarne del tutto. Le vicende dell’Inghilterra 80s sono infatti varie e complesse e la pellicola decide di affrontarle all’acceleratore. Non pensate a un film dai ritmi vertiginosi, solo a un film che invece di schiacciare il tasto “play”, schiaccia il “move forward” per farle andare veloci e in pratica non si capisce niente.
Il film è un viaggio nei ricordi e nei tormenti di una donna, prima ancora che di una politica.
Era impresa assai più facile tirarne fuori una pellicola interessante che non una robetta di qualità infima come questa, dove questioni come la guerra delle Isole Falkland o lo sciopero di protesta dei carcerati irlandesi (tema approfondito in Hunger di Steve McQueen con Michael Fassbender) sfilano via senza un minimo di attenzione, se ne parla giusto perché erano temi che non potevano essere ignorati, però è come se non fossero presenti. In pratica questo film più che assolvere alla funzione di libro di Storia, sembra un bignamino. Se uno però vuole saperne di più sull’Inghilterra anni ’80, meglio si rivolga altrove, insomma.

La scelta del film è allora quella di concentrarsi maggiormente sulla figura personale di Margaret Thatcher, andando a sviscerare l’anima di una donna che l’anima probabilmente manco sa cos’è. La pellicola prova a scavare sotto all’acciaio di cui è fatta la Iron Lady, per andare a scovare le sue manie di controllo, la sua voce stridula e odiosa, le sue ossessioni nei confronti del marito defunto. Un marito che rivive attraverso visioni. Detta così la vicenda potrebbe fare molto David Lynch, o almeno Dexter (quello della serie tv… Dexter appunto) quando parla con il padre, e invece finiscono per annegare in una serie di scenette patetiche da basso sceneggiato tv. Colpa di una regia sull’imbarazzante andante di Phyllida Lloyd, la regista di Mamma Mia! (film che avevo provato a vedere, ma dopo 10 minuti mi era venuta l’orticaria), una che già solo per avere un nome del genere dovrebbe essere condannata a vivere per l’eternità insieme alla simpaticissima Thatcher. Che poi la Thatcher da questo film non ne esce poi così male. Anzi, a tratti sembra persino che vogliano farla passare per un’eroina femminista. È vero che è riuscita a imporsi in un mondo politico all-male, glielo concediamo, però adesso volerla fare passare per una figura da ammirare, quasi una Santa, mi sembra parecchio generoso, per non dire vergognoso. Ma questo non sta a me dirlo, quanto a milioni di inglesi vissuti negli 80s thatcheriani.
La pellicola, almeno quello, rende anche i lati di una donna che era pure evil, pura malvagità, altroché Santa, ma tutto sommato il ritratto che ne esce è quello di una vecchina stralunata, conservatrice e molto old-fashion, però fondamentalmente innocua. Una vecchina suonata per cui provare se non simpatia almeno pena.
Bah.

L’interpretazione della Meryl Streep è impeccabile. Sebbene il suo eccessivo mimetismo e le sue smorfiette la rendano parecchio odiosa. Cosa efficace, visto che la Thatcher era, anzi è, odiosa. Però allo stesso tempo risulta un’interpretazione molto, troppo di maniera, lontana dalle migliori interpretazioni dell’attrice (che pure non amo particolarmente) e per nulla da Oscar. Secondo me per nulla da Oscar (anche se intanto ieri sera le ha già fruttato un BAFTA Award). Anche perché per una performance da Oscar non basta un’ottima attrice, ma serve anche una regia che riesca a valorizzarla a dovere. E non è questo il caso. Ho trovato invece di gran lunga più naturale l’intepretazione della giovane Thatcher (perché sì, pure lei tanto tempo fa in una galassia lontana lontana, è stata giovane) offerta dalla sconosciuta promettente emergente Alexandra Roach.

Comunque, considerando che di questo film manco volevo parlarne, l’ho fatto fin troppo. Non era nemmeno necessaria tutta questa spesa di parole, soprattutto in tempo di crisi. Perché alla fine si potrebbe riassumere il tutto dicendo: non guardatelo, risparmiatevelo pure. Su un personaggio così controverso, una donna molto amata (ma da chi?) e molto odiata (oh yeah!) come Margaret Thatcher, che ha segnato in profondità la storia recente inglese, si sarebbe potuta realizzare una pellicola potente come Il divo - British version. E una volta tanto, grazie Paolo Sorrentino!, posso usare l’Italia come termine di paragone positivo. Invece ciò che ne è uscito è un biopic di bassa qualità cinematografica, un biopic che sembra una versione di serie B di The Queen, che già non era un capolavoro ma almeno aveva una sua dignitè ed Helen Mirren offriva una performance davvero convincente.
Credo che un film del genere non piacerebbe nemmeno a Margaret Thatcher. Non perché ne esca in maniera negativa, semmai troppo positiva, ma perché è un film molle, senza carattere. Una cosa che a quella vecchia biatch della Margaret Thatcher, diamogliene atto, certo non mancava.
(voto 4/10)


Ma la Thatcher si avvaleva degli
stessi truccatori di Robert Pattinson
in Twilight?
Chiudo con una canzone del gruppo indie brit-pop Hefner, molto amorevolmente intitolata “The Day That Thatcher Dies” e che, tanto per dire di quanto la “wicked witch” sia amata nel Regno Unito, fa:

We will laugh the day that Thatcher dies,
even though we know it's not right,
we will dance and sing all night

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