Post Tenebras Lux
(Messico, Francia, Olanda, Germania 2012)
Regia: Carlos Reygadas
Sceneggiatura: Carlos Reygadas
Cast: Nathalia Acevedo, Adolfo Jiménez Castro, Rut Reygadas, Eleazar Reygadas, Willebaldo Torres, Mitsy Ferrand, Joakin Chardonnens, Ander Vérez, José Alberto Sánchez
Genere: follesistenziale
Se ti piace guarda anche: The Tree of Life, Holy Motors, The Fountain - L'albero della vita, Possession
Post Tenebras Lux è un capolavoro.
Mi correggo: se finisse dopo i primi 10 minuti, sarebbe un capolavoro. La prima scena potrebbe essere tratta dal nuovo film di Terrence Malick e la seconda scena potrebbe essere presa dalla nuova pellicola di David Lynch, se mai si ricorderà di essere un grande regista prima ancora che un cantante così così.
Meraviglia e genialità. Lampi di grande cinema. Letteralmente lampi, considerando come la prima scena sia ambientata nel corso di un temporale. Forse però avrebbero dovuto intitolarlo Pre Tenebras Lux. La luce arriva subito all’inizio. Il meglio è tutto lì. 10 minuti di cinema pazzesco. Il resto è a un livello inferiore, ma non è da buttare. Resta un po’ di delusione addosso perché, dopo una partenza tanto folgorante, ci si ritrova poi nel mezzo di un pasticcio autoriale e ciò sia inteso sia in senso negativo sia in positivo. Post Tenebras Lux è un casino. Uno di quelil in cui è bello perdercisi, anche perché non si può scegliere di fare altrimenti. Si può solo restare impotenti dall’imponenza della rappresentazione del regista messicano Carlos Reygadas. Alcune scene apparentemente non hanno senso. E forse non solo apparentemente. Altre scene sembrano solo slegate dal resto, montate in una maniera non tradizionale. Qualcuno ha detto montate a caso? Non io.
Il bello dei film come questo, i film d’autore, i film creativi, i film senza senso, è che puoi dargli tu un senso e sentirti intelligentissimo. Probabilmente poi l’autore intendeva tutt’altro, cose che proprio non c’entravano niente con i viaggi mentali che ti sei fatto tu, però non importa, no. Una volta che un autore dà in pasto al pubblico la sua opera può salutarla con una manina, perché ormai non è più sua, è di tutti.
Le reazioni nei confronti di Post Tenebras Lux sono state molto contrastanti. Ai livelli di un discorso di Berlusconi. C’è chi l’ha amato alla follia e chi l’ha odiato alla follia. Sempre di follia si tratta e nel caso di un film folle come questo ci sta.
Al Festival di Cannes 2012, dove è stato presentato, l’hanno adorato e, nell’anno della Palma d’Oro ad
Amour di Michael Haneke, hanno consegnato a Carlos Reygadas il premio per la miglior regia, a discapito di altri nomi mica da ridere come Leos Carax (
Holy Motors), Jacques Audiard (
Un sapore di ruggine e ossa) e Wes Anderson (
Moonrise Kingdom) rimasti a bocca asciutta.
A me personalmente sono piaciuti di più i tre titoli appena citati, meno Amour, però il premio a Reygadas, accolto all’epoca da numerosi fischi, non mi sembra scandaloso. Non tutto funziona alla perfezione, in Post Tenebras Lux, però la sua regia è davvero particolare e degna di nota e di un premio. C’è un uso continuo della lente grandangolare che smussa gli angoli, non lontana dalla vista umana e ci sono scene di pura bellezza. Pura follia, ma anche pura bellezza.
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"Cioè, c'è un diavolo col bigolo di fuori e tu ti fai
dei problemi a mostrare le tette?" |
C’è però anche chi l’ha odiato. Odiato al punto da voler vedere il regista staccarsi la testa dal collo. Perché?
Perché, come detto, è un film senza senso o a cui comunque è difficile dare un senso univoco. Non è un film del tutto antinarrativo, perché un abbozzo di storia c’è. Giusto un abbozzo riguarda una famiglia particolare: il padre fissato con il sesso anale, la madre che si fa le orge, la bimbetta che gioca con le mucche e il bimbominkia che ogni tanto compare e fa del casino. Tra l’altro i due piccoli sono i figli dello stesso regista. A parte questo contesto famigliare, è un film parecchio antinarrativo e arty. Come
The Tree of Life. Come
The Fountain – L’albero della vita. Come le pellicole di
Zulawski. Come Holy Motors. Come quei film che quando arrivi alla fine ti fanno staccare la testa dal collo. Perché continuo a dire ‘sta cosa? Guardate Post Tenebras Lux e capirete.
Capirete anche che il diavolo vien di notte con le scarpe tutte rotte e il pistolino di fuori. Mentre noi dormiamo, il diavolo ci entra in casa, si fa un giro e poi esce.
Sono impazzito?
Sì, ma vi ripeto di guardarvi il film e poi le mie parole assumeranno un senso. O quasi.
Ma io, questo Post Tenebras Lux, l’ho amato o l’ho odiato?
Ho amato la prima parte e poi mi è piaciucchiato il resto. Mi ha comunicato molto. Cosa nello specifico non sto a dirlo, perché probabilmente non avrà granché a che fare con ciò che comunicherà a voi o con ciò che il regista voleva comunicare. D’altra parte questo è il primo film del talentuoso Carlos Reygadas che vedo e quindi non so indicare quali elementi possa avere in comune con le sue altre opere e quanto sia connesso ad esse. Per quanto folle, per quanto composto da scene bellissime unite tra loro in un modo non sempre chiaro, il tutto in ogni caso mi è sembrato avere una sua coerenza.
Tutto, tranne una cosa che proprio non ho capito: le scene dei ragazzi che giocano a rugby. WTF?
Lo so che ci sono altre sequenze molto più fulminate e allucinate di quelle, però, con tutto il resto del film ambientato in Messico, ‘sti tizi inglesi che giocano a rugby cosa diavolo c’azzeccano?
Reygadas sei un pazzo e anche per questo, soprattutto per questo, il tuo film non l’avrò amato alla follia, ma gli ho voluto bene.
Adesso però vado a staccarmi la testa.
(voto 7,5/10)
Un grazie va a
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