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martedì 10 maggio 2022

Metal Lords, il film pop per metallari dal cuore tenero

 



OH, FINALMENTE HANNO FATTO UN FILM SUL METAL!

VIVA IL METALLOOO! 🤘

CHISSÀ SE È PRESENTE QUALCHE SACRIFICIO UMANO, O SE NON ALTRO ANIMALE? 🐯

METTIAMO UN PO' SU 'STO METAL LORDS E VEDIAMO COME VA, PORCO IL MONDO!


Metal Lords

sabato 23 agosto 2014

STAGE FRIGHT, UN MUSICAL DA PAURA




Stage Fright
(Canada 2014)
Regia: Jerome Sable
Sceneggiatura: Jerome Sable
Cast: Allie MacDonald, Minnie Driver, Meat Loaf, Douglas Smith, Brandon Uranowitz, Kent Nolan, Ephraim Ellis, Melanie Leishman, Thomas Alderson
Genere: horror-musical
Se ti piace guarda anche: Buffy, Glee, The Rocky Horror Picture Show

Ho sempre paura, prima di guardare un film horror. Non perché mi diano realmente i brividi. Né è passato di tempo da quando una pellicola mi ha fatto venire la strizza. Ho paura perché negli ultimi tempi capita solo di vedere o delle ciofeche totali o delle mezze ciofeche. Quest’ultima categoria è la peggiore. Se mi guardo 1303 – 3D che è una merdaccia assoluta, a fine visione sono contento per aver assistito a qualcosa di davvero atroce. Se invece vedo solo un filmetto mediocre, come capita ormai troppo spesso, sento di aver solo perso del tempo per niente.
Quando capita di trovare un horrorino magari non eccezionale, ma valido, rimango proprio sorpreso. Stage Fright non farà gridare al miracolo, né farà gridare dalla paura, eppure per una volta sono arrivato a fine visione decisamente e piacevolmente soddisfatto. Per quanti difetti possa avere e per quanto possa rientrare a pieno diritto nella categoria dei B-movies, se non in quella degli Z-movies, Stage Fright ha dalla sua parte alcuni elementi che lo elevano a piccolo miracolo all’interno del panorama horror attuale. Tali elementi non riguardano tanto la parte più thriller e più spaventosa. L’intreccio “orrorifico” è parecchio prevedibile e la tensione non è che sia proprio alle stelle per tutta la durata del film.

La parte più interessante è quella umoristica, un elemento sempre gradito da queste parti. Non a caso tra i miei horror preferiti ci sono Scream e il più recente The Innkeepers. Stage Fright ha inoltre un’altra arma vincente, che lo contraddistingue dagli altri horrorini in giro: è un musical. Non si canta tutto il tempo, tranquilli sono io il primo a essere terrorizzato da robe insopportaaaabili come Les Miseraaaaaables, ma la componente canora qui è ben presenteeeeee ed è piuttosto gradeeevoleeeeeeee. Combinando questi due elementi, ne esce una divertente parodia del mondo dei musical dalle venature horror. Una gran combinazioni di generi molto vagamente dalle parti del The Rocky Horror Picture Show, cui va aggiunto pure un tocco metal e una leggerissima spruzzata di teen, per un risultato finale che sembra una variante dell’orrore di un episodio di Glee, e ricorda un pochino anche la puntata musical di Buffy l’ammazzavampiri.

Facciamo un passo indietro. Di cosa parla questo canteriiiino Staaaage Friiiiight?
ATTENZIONE SPOILER
La storia è ambientata in un campus estivo per giovani appassionati di musical.
Giovani sfigati, esatto.
In questo campus viene organizzato un musical che è una variante de Il fantasma dell’opera e nella cui rappresentazione di 10 anni prima era stata uccisa la protagonista, che è la madre di una delle ragazze del campus. La cuoca del campus, per la precisione. Una bella fighetta di cuoca del campus, giusto per essere ancora più precisi. A interpretarla troviamo tale Allie MacDonald, giovane fanciulla che come talento recitativo e vocale non è che si segnali più di tanto, però è perfetta per il ruolo grazie a quella sua faccia da innocente verginella messa sopra a un corpo fatto per il peccato.
Da quanto tempo sognavo di dire una frase del genere?
FINE SPOILER

Una trama piuttosto classica che mischia traumi famigliari del passato con la tematica della rappresentazione teatrale. Tanta roba messa sul menù e non tutti i piatti serviti sono gustosissimi. A far scorrere la visione veloce, senza intoppi e senza fare innervosire come capita molto spesso con gli horror contemporanei è la citata dose di ironia sempre presente, dall’inizio alla fine. Tra canzoni gaie, accenni hard-rock e qualche momento splatter nemmeno da poco, Stage Fright è un filmetto low-budget girato senza troppe pretese e in cui come attoroni celebri si segnalano giusto le (modeste) comparsate di Minnie Driver e del cantante Meat Loaf.
Alla fine, nonostante i suoi limiti, il film riesce laddove altre produzioni de paura (teoricamente) più blasonate falliscono: ovvero fare il suo porco dovere di intrattenimento estivo. Merce sempre più rara negli horrorini in circolazione oggi. Sarà forse merito della componenteeee muuuuuuuusicaaaaaaaal?
Io credo proprio di sìììììììììììì!
(voto 6,5/10)

martedì 13 maggio 2014

FINO A PROVA CONTRARIA CHI ASCOLTA METAL È UN SATANISTA




Fino a prova contraria – Devil’s Knot
(USA 2013)
Titolo originale: Devil’s Knot
Regia: Atom Egoyan
Sceneggiatura: Scott Derrickson, Paul Harris Boardman
Ispirato al libro: Devil’s Knot: The True Story of the West Memphis Three di Mara Leveritt
Cast: Reese Witherspoon, Colin Firth, James Hamrick, Kristopher Higgins, Seth Meriwether, Dane DeHaan, Mireille Enos, Kevin Durand, Elias Koteas, Matt Letscher, Kristoffer Polaha, Michael Gladis, Stephen Moyer, Bruce Greenwood, Martin Henderson, Alessandro Nivola, Collette Wolfe
Genere: legal-thriller
Se ti piace guarda anche: Prisoners, The Killing, Formula per un delitto, Le paludi della morte

Oggi nell’aula del tribunale di Pensieri Cannibali va di scena il processo per direttissima al film Fino a prova contraria – Devil’s Knot. Sentiremo la voce dell’accusa, quella della difesa e poi subito il verdetto della giuria letto dallo spietato giudice Cannibal Kid.
Per prima cosa, la parola all’accusa.


ACCUSA
Fino a prova contraria è un film orribile?
Fino a prova contraria è qualcosa di inguardabile?
Fino a prova contraria è una schifezza assoluta?
La risposta a queste domande è no, miei cari giurati. Noi siamo persone ragionevoli e in quanto persone ragionevoli non intenderemo in questa sede, in questa sacra sede che è il blog Pensieri Cannibali, sostenere qualcosa del genere. Non sarebbe onesto. Non sarebbe giusto. Ed è questo ciò che ci preme sottolineare qui. Stabilire un giudizio giusto. Il nostro obiettivo è allora quello di concentrarci sull’inutilità di una pellicola del genere. Quanti altri thrillerini medi di questo tipo dovremo ancora sopportare nella nostra vita? Quanti?
Fino a prova contraria racconta un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1993. Un terribile fatto di cronaca cui è difficile restare indifferenti e che per di più offre vari spunti di riflessione interessanti. Ci sarebbe insomma materiale sufficiente per realizzare una bella puntata di Quarto grado, per quanto una puntata di Quarto grado possa essere bella. Un bel film però è un altro paio di maniche. Come quelle che vado a cambiarmi io, visto che a forza di sudare sto cominciando a pezzare la mia camicia. Scusatemi…

(cinque minuti dopo)

Va bene, ora ci siamo. Scusate ancora per l’interruzione. Cosa stavo dicendo?
Dicevo che Fino a prova contraria presenta una storia avvincente al punto giusto, peccato non sia girata in maniera altrettanto efficace. Il regista è il canadese Atom Egoyan, uno che una volta era bravo a costruire pellicole dall’atmosfera torbida e inquieta come Il viaggio di Felicia con il compianto Bob Hoskins o come Exotica con un’affascinante Mia Kirshner, una delle attrici più fighe e più sottovalutate di sempre… ma sto divagando. Di recente, nonostante False verità con la sua ambientazione da noir anni ’50 avesse il suo perché, Egoyan è finito a girare un thriller porcheruola come Chloe – Tra seduzione e inganno e, nonostante questo Fino a prova contraria non sia a quei pessimi livelli, ci presenta un autore ormai incapace di lasciare una sua forte impronta. Il cast, che possiamo considerare se non di primo comunque di secondo livello, non lo aiuta. Reese Witherspoon, attrice versatile capace di passare con successo da commedie stile La rivincita delle bionde a drammi come Quando l’amore brucia l’anima – Walk the Line, qui è spenta come non mai. Colin Firth non parliamone. Sembra ancora più imbalsamato del solito. Stephen Moyer di True Blood fa pena, ma non è una novità. La bravissima Mireille Enos della serie The Killing, quello sì un gran thriller, è invece sprecata in un ruoletto da casalinga disperata, così come uno dei giovani più promettenti del cinema di oggi, Dane DeHaan, quello di Chronicle e del nuovo Spider-Man. Per non parlare dello spreco che è il personaggio del satanista interpretato dal giovane attore rivelazione James Hamrick, che avrebbe meritato maggiore approfondimento. Come ulteriore aggravante, c’è quella di non aver sfruttato a dovere l’ambientazione negli anni ’90 con musica e look adeguati.
La parte meno convincente è però un’altra: la mancanza totale di originalità della pellicola. La vicenda è la solita di quella di un gruppo di ragazzini scomparsi raccontata già in svariati film e serie tv ma, a differenza di uno splendido thriller recente come Prisoners, o di serie come True Detective, Broadchurch e The Killing, qui non c’è tensione. Non c’è mistero. I ritmi sono da sbadiglio. Il film non tiene sulle spine. Ben presto, si scivola in una noiosa e fredda ricostruzione del processo a carico degli accusati. Una pellicola che ci tiene ad attenersi ai fatti di cronaca, e questo è ammirevole, ma ciò va a discapito dello spettacolo cinematografico. Chi si aspettava un thriller al cardiopalma, dovrà accontentarsi di un noioso legal drama.
Fino a prova contraria allora è un film orribile?
Come vi ho detto no, non lo è. Ma è un film necessario, che merita di essere visto a tutti i costi?
Anche la risposta a questa domanda è un secco no.


DIFESA
Il collega avvocato ha svolto il suo lavoro e noi lo rispettiamo, però andiamo, cari signori giurati, volete davvero dare peso a delle accuse tanto circostanziali e campate per aria? So che siete più intelligenti di quanto il mio collega vuole farvi credere.
Fino a prova contraria non è un film originalissimo, questo glielo concedo, ma quanti thriller recenti possono dire di esserlo? Nemmeno i titoli che la stessa accusa ha tirato in ballo. True Detective? Bellissima serie, eh, però racconta la vicenda di un serial killer che fa più anni Novanta di questo film, che pure è ambientato negli anni Novanta. Per Prisoners, giallo molto alla Seven, vale lo stesso discorso. Broadchurch e The Killing, eredi diretti di Twin Peaks come sono, non parliamone. La questione originalità in un thriller mi sembra quindi marginale assai.
Una cosa più importante è il coinvolgimento emotivo e Fino a prova contraria ci scaraventa dentro una storia in cui tutti noi possiamo riconoscere le nostre paure. La tranquilla vita di una cittadina che viene sconvolta dalla misteriosa sparizione di tre ragazzini. Cosa c’è di più spaventoso?
Il film comunque fa più di questo. Ci propone anche una questione molto ma molto interessante, di grande attualità nei 90s ma che ancora oggi è in grado di dividere e far discutere. L’influenza del metal, della musica satanica sulla violenza nella realtà. Una questione su cui la pellicola splendidamente diretta dal grande maestro del thriller Atom Egoyan punta i riflettori, senza schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra. Lasciando totale libertà di giudizio allo spettatore. La stessa cosa che potete fare voi, miei cari signori giurati, in questa sede.
A riprova della nostra buona fede e totale imparzialità, chiamiamo al banco dei testimoni due tipi di persona del tutto opposti, che però hanno entrambi trovato la pellicola meritevole. Il nostro primo testimone è il reverendo Camden di Settimo Cielo. Allora, reverendo, cosa ne pensa del film Fino a prova contraria?

Reverendo Camden
È la dimostrazione lampante di come chi ascolta musica metal finisca inevitabilmente per compiere sacrifici umani con vittime dei poveri bambini innocenti. Basta vedere la pellicola, non ci sono dubbi. Il male è tra noi e va estirpato. È tutta colpa di quel Marilyn Manson! Non fatevi ingannare dalle dicerie. Anche se nel 1993 non aveva ancora mai pubblicato un disco, c’era già lui dietro a quei tragici eventi. Lui!

Il film ha quindi avuto l’approvazione da parte delle comunità religiose, ma allo stesso tempo ha esaltato pure il popolo metal. A prova di ciò, la difesa chiama al banco dei testimoni un giovane ragazzo metallaro che, per mantenere il suo anonimato, chiameremo Bestia666. Allora, signor Bestia666, le è piaciuto Fino a prova contraria?

Bestia 666
Sììì, METALLO, sììì. WOOOOOOOOOOOOOH!
METAAAAAAAAALLO!

Grazie signor Bestia666, è stato molto chiaro e convincente.
Come avete potuto vedere, e pure sentire in maniera alquanto rumorosa, questa è una pellicola in grado di conquistare differenti tipi di pubblico. Un thriller che prova a fare luce su uno dei fatti di cronaca più inquietanti nella storia recente degli Stati Uniti, capace ancora oggi di restare un grande punto interrogativo. Un punto interrogativo che rimarrà sopra le vostre teste per lungo tempo, al termine di questa indimenticabile visione.


IL VERDETTO
Dopo essersi riunita, la giuria è giunta a un sofferto ma unanime verdetto.
La giuria accoglie le parole dell’accusa e dichiara il film colpevole di non essere una visione fondamentale, bensì il solito thrillerino mediocre e anonimo, con l’aggravante di finire pure nelle paludi del legal drama. Allo stesso tempo, la giuria concede come attenuante alla pellicola quella di proporre una storia intrigante che, per quanto non raccontata per niente al meglio, merita di essere conosciuta.
Tenendo in considerazione l’opinione della giuria, io giudice supremo Cannibal Kid assegno quindi come voto al film Fino a prova contraria un modesto 5/10 e condanno il regista Atom Egoyan alla visione di tutte le puntate di Twin Peaks, True Detective, Broadchurch e The Killing per imparare come si fa un thriller davvero degno di nota.
Così è deciso – BAM BAM – l’udienza è tolta.

venerdì 28 ottobre 2011

X-Fartor


Lou Reed & Metallica “Lulu”
Genere: tortura
Provenienza: Velvet Underground uno, l’Inferno gli altri
Se ti piace ascolta anche: non lo scrivo neanche, perché non ci credo ci sia qualcuno a cui possa piacere per davvero questo disco

Avete presente che suono fa una scoreggia?
Certo che ce l’avete presente.
Tutti scoreggiano.
Persino le ragazze vestite di Prada dalla testa agli stivali Louboutin scorrano.
Probabilmente anche il principe William e Kate Middleton ne sparano di farts e pure di belle big.
E allora perché il fu grande Lou Reed si è messo insieme ai Metallica per spiegarci con un disco, doppio per di più e lungo un’ora e mezza!, come suona una scoreggia?
In attesa che forse ce lo raccontino loro il 13 novembre quando saranno ospiti da Fabio Fazio (che di certo definirà il disco un Capolavoro assoluto), se qualcuno conosce la risposta me la dica, per favore.
(voto 1/10)

giovedì 1 settembre 2011

Death metal is not dead!

Hesher
(USA 2010)
Regia: Spencer Susser
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Devin Brochu, Natalie Portman, Rainn Wilson, Piper Laurie, Brendan Hill, John Carroll Lynch
Genere: metal
Se ti piace guarda anche: Skins (stagione 5, episodio 2), Wilfred, Fusi di testa

Se vogliamo riassumere in maniera rapida l’ultima annata cinematografica, possiamo dire che sono usciti fondamentalmente due tipi di film:
- Quelli con Natalie Portman
- Quelli senza Natalie Portman
Quelli appartenenti alla prima categoria non sono per forza di cose dei capolavori, però hanno un punto di forza in più, Natalie naturalmente, mentre gli altri si attaccano.
E così dopo il capolavoro Il cigno nero, la piacevole commediola Amici, amanti e…, il dimenticabile fantasy fumato Your Highness (rece prossimamente), il drammone L’amore e altri luoghi impossibili e il supereroico Thor (rece prossimamente), ecco a confermare la sua versatilità assoluta tutt’altro film di tutt’alro genere: Hesher.
Fuck yeah UUUUUUUUWWWWWWRRRRRRGGGGGHHH!
Sono impazzito? No, perché questo è un film sul METALLO.
UUUUUWWWWWWRRRRGGGGGHHH (se non si fosse capito, è un urlo growl da death metal yeeeeeah)

La storia è quella di TJ (il giovane Devin Brochu visto anche in Rubber), un ragazzino che ci mostra quanto sia pericoloso per un ragazzino andare in giro in bici: viene tirato sotto, cade, si rompe un braccio e fa brutti incontri, con un bulletto che vuole spaccargli quella sua “faccia da cazzo” e con un tizio metallaro che decide di stalkerarlo prima e di andare ad abitare a casa sua poi, insieme alla sua anziana nonnina (Piper Laurie, ex Twin Peaks) e al suo padre depresso (a causa della morte della moglie).
Ma fa anche un bell’incontro, con Natalie Portman qui presente con gli occhialoni e la coda in versione sfigata. Per quanto Natalie Portman possa risultare sfigata, naturalmente…
L’ambiente in cui è immersa le pellicola è quello della white trash di provincia, la feccia bianca americana, tra personaggi che sembrano usciti da Beavis & Butthead e un clima da Grande depressione 2.0 perfettamente fotografato proprio nella figura della Portman, cassiera che lavora 15 ore a settimana e riesce a malapena ad arriavare alla fine del mese. E indovinate cosa? Pure qui Natalie si diletta nella sua attività preferita: il pianto. E come piange lei, nessuno al mondo.

Nonostante la vicenda sia incentrata sul ragazzino TJ e nonostante la presenza di Natalie, l’eroe, l’idolo, il genio assoluto di questo film è l’Hesher del titolo.
Chi è Hesher?
Chi è Hesher???
Hesher il personaggio interpretato da un enorme Joseph Gordon-Levitt è uno squatter metallaro piromane fuori di balcone, uno dei tizi più folli e allo stesso tempo divertenti visti negli ultimi tempi al cinema e non, un pazzo totale che dice cose apparentemente senza senso e che invece forse un senso ce l’hanno e sono persino profonde. Uno che prende dal nulla e fa cose imprevedibili, brucia le macchine, va ad occupare case non sue, sistema in due secondi la televisione per sintonizzarsi sui canali porno a pagamento gratis, e sul suo furgoncino ovviamente ascolta solo musica metal. E guai a voi provare a toglierla.


Hesher il film è una delle visioni che più mi hanno fatto ridere quest’anno, e questo pur non essendo nemmeno propriamente una commedia, non solo almeno, visto che possiede anche risvolti parecchio drammatici e riesce ad essere più introspettivo di quanto non si possa pensare a prima vista e forse anche più profondo di quelle che erano le intenzioni iniziali.
A dirigere questo piccolo cult dei giorni nostri è Spencer Sutter, esordiente sul lungo ma che già si era fatto notare con il cortometraggio australiano I love Sarah Jane, piccola storia zombie che ha portato molta fortuna anche alla sua protagonista Mia Wasikowska (Alice in Wonderland, I ragazzi stanno bene, il nuovo Jane Eyre), qui ripreso per il suo stile con telecamera spesso a mano e riprese sporche e mosse, nonché per il ragazzino che se ne va in giro in BMX.


Attenti a sottovalutarlo quindi perché, se non lo guardate, Hesher potrebbe venire a installarsi abusivamente a casa vostra. E ora che qualcuno vada subito a consegnare un Oscar a Joseph Gordon-Levitt e qualcun altro nomini Hesher Santo subito. End of story.

UUUUUWWWWWWRRRRGGGGGHHH (se non si fosse ancora capito, questo era un altro growl da death metal pesante. No, non si era capito, vero?)

(voto 8/10)

Prima nota a margine: il film dovrebbe uscire in Italia, in data ancora indefinita, con il titolo Hesher - Bastardo dentro. Vabbè...


Seconda nota a margine: ecco Joseph Gordon-Levitt che in un concerto si diletta con una cover di "Lithium" dei Nirvana.


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