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mercoledì 24 settembre 2014

MAPS TO THE STARS, MAPPANDO CON LE STELLE





Maps to the Stars
(Canada, USA, Germania, Francia 2014)
Regia: David Cronenberg
Sceneggiatura: Bruce Wagner
Cast: Mia Wasikowska, Julianne Moore, John Cusack, Robert Pattinson, Evan Bird, Olivia Williams, Sarah Gadon, Carrie Fisher, Emilia McCarthy, Niamh Wilson, Justin Kelly, Jayne Heitmeyer
Genere: stellare
Se ti piace guarda anche: The Canyons, Cosmopolis, The Informers – Vite oltre il limite

Maps to the Stars è un film superficiale e allo stesso tempo è un film stratificato.
Maps to the Stars è un classico film di David Cronenberg anche se a prima vista non sembra per niente un classico film di David Cronenberg.
Maps to the Stars è un film che qualcuno ha sbeffeggiato/sbeffeggerà e qualcuno ha eletto/eleggerà a capolavoro come e più del precedente Cosmopolis.
Maps to the Stars è una contraddizione vivente e anche questa frase è una contraddizione, poiché un film non può essere considerato qualcosa di vivente. Oppure sì?

Dentro Maps to the Stars c'è vita, per quanto tutto appaia artificiale. La vita delle star di Hollywood è così. Probabilmente è così, non posso dirlo con certezza. Sono mica una star di Hollywood, io. Se volete delle conferme andate a chiederlo a Robert Pattinson, o a Julianne Moore, o a John Cusack, o a Mia Wasikowska, le star di questa mappa delle star. Oppure andate a chiederlo a David Cronenberg, che a girare questa pellicola dev'essersi divertito un mondo, pigliando allegramente per i fondelli il mondo dello star-system.
Qualcuno potrà dire che il grande regista canadese ormai ultrasettantenne si è bevuto il cervello. Dopo aver visto l'orripilante A Dangerous Method qualche dubbio l'ho avuto pure io. Invece no. Cosmopolis era confuso, pieno di dialoghi assurdi tratti dall'assurdo romanzo omonimo di Don DeLillo, eppure aveva una sua forza visiva e riusciva in qualche modo a riflettere l'assurdità del mondo della finanza attuale, così come l'assurdità del mondo attuale in generale. Non si trattava di un lavoro del tutto riuscito, così come Maps to the Stars non appare del tutto riuscito. Allo stesso tempo, questo suo ultimo lavoro possiede ancora più del precedente una terribile forza vitale. Una spinta creativa che da un autore di 71 anni che al Cinema ha già dato molto non ci si aspetterebbe. Un autore che guarda al suo passato, soprattutto quello più recente, con un'ironica citazione di Cosmopolis: se in quel film Robert Pattinson, il suo nuovo attore feticcio (ma peeerché?) stava un'intera giornata dentro una limousine come passeggero, qui lo ritroviamo di nuovo a bordo di una limo, ma questa volta come autista. Ma soprattutto, Cronenberg è un autore che guarda al presente. La pellicola prende di mira l'ambiente hollywoodiano attuale in un sacco di modi e contemporaneamente il Cronenberg non manca di ironizzare anche su se stesso: “Un regista che ha fatto degli strani film, molto applauditi ma strani,” dice un giornalista durante un'intervista,” e non possiamo che pensare si riferisca a un regista come lui. Uno che oggi, tra Cosmopolis e questo Maps to the Stars, magari ci proporrà dei film più patinati, visivamente puliti e precisini e con dei cast super glamour rispetto al passato, ma pur sempre dei film strani.

I bersagli dell'ironia cronenberghiana, o meglio dello script di tale Bruce Wagner, sono molteplici. Un po' stereotipati, se vogliamo, ma alcuni capaci di regalare parecchie sorprese, soprattutto nel finale. Una serie di personaggi le cui vite sono intrecciate e che possiamo immaginare come delle figure piuttosto facili da incontrare, se si ha la fortuna (o la sfortuna, a seconda dei punti di vista) di passeggiare per il Sunset Boulevard.
C'è l'attrice MILF Julianne Moore ossessionata dal confronto con la madre defunta diva del grande cinema di una volta, sopratutto ora che si ritrova con una carriera in fase calante come le sue tette. Anzi, più delle sue tette che qui si difendono ancora bene, visto che la Moore a 50 anni passati sfoggia un fisichino mica male.

"AAAH! Mi sono fatta il culo in palestra per mesi per sentirmi dire solo:
fisichino niente male???"

C'è l'autista di limo aspirante attore/sceneggiatore Robert Pattinson.
Io non ho niente contro Robert Pattinson, così come non ho nessun pregiudizio contro gli ex idoli adolescenziali che crescendo cercano di reinventarsi una carriera rispettabile. Parlo sempre bene di Zac Efron e di Leo DiCaprio, tanto per citare due ex teen idols. Di Robert Pattinson però non ce la faccio a dire belle cose. Più che inespressivo, mi sembra imbalsamato. Pensavo fosse per i ruoli che gli proponevano, ma a un certo punto questa scusa non regge più. È proprio lui che non è capace a recitare.

"Smettetela di dire tutti che sono un attore fenomenale. Finirò per crederci!"
"Ehm, Robert... veramente non c'è nessuno che lo dice."
"Ahahah, certo, David, come no?"

C'è poi la baby-star, l'attore 13enne interpretato da Evan Bird (già visto nella serie tv The Killing). Una specie di incrocio tra Macaulay Culkin e Justin Bieber che alla sua tenera età è già stato in rehab.


C'è quindi il padre della baby-star, un John Cusack che pure lui mi pare sempre più imbalsamato. Negli anni '80 era un idolo delle commedie adolescenziali, nel 2000 è stato il mitico protagonista di Alta fedeltà, poi basta. Negli ultimi anni ogni volta che lo vedo mi viene voglia di prenderlo a schiaffi. Qui comunque è perfetto, visto che ha il ruolo di una specie di guru/psicoterapeuta per star con la faccia da schiaffi.


Intorno a loro si muovono alcune giovanissime aspiranti starlette, di cui una, Niamh Wilson, curiosamente somigliante a Chloe Moretz. Che il suo personaggio sia una parodia proprio della Hit-Girl?


E come personaggio bonus, a fare da vero collante al tutto, c'è una tizia misteriosa, una Mia Wasikowska ustionata e sfigurata. È lei che a inizio film chiede all'autista Pattinson di poter seguire la mappa delle case delle star.
(piccola parentesi: non pensate anche voi che autista Pattinson suoni molto meglio di attore Pattinson? chiusa parentesi)
Il vero personaggio centrale è lei, la sempre straordinaria Mia Wasikowska, qui nei panni di una psyco girl che trova lavoro a Hollywood come assistente personale di Julianne Moore e che a sua volta ha pure lei una sceneggiatura nel cassetto. Solo che la sua non è una sceneggiatura che prevede di essere trasposta su schermo, bensì nella vita reale.


Là fuori, nella vita reale, nel mondo reale, ci sarà gente che dirà, anche giustamente: “Sì, okay, ma a me che cazzo me ne frega della star Julianne Moore che si dispera per non aver avuto una parte in un film o di un baby-divo con le visioni, quando io non riesco a trovare lavoro, ho sei figli e due mogli da mantenere e c'ho il mutuo da pagare?”.
Vero, legittimo. Quello di David Cronenberg non è un film di impegno sociale, è un divertissement, una riflessione sull'ambiente cinematografico un po' fine e se stesso, non troppo distante dalle parti dei romanzi di Bret Easton Ellis e pure della sua sceneggiatura del criticatissimo The Canyons, ma volendo allargare lo sguardo i comportamenti malati, allucinati e spesso ridicoli di questi personaggi si possono estendere a tutti, visto che oggi chiunque, tra social network e selfie, si può improvvisare una star, almeno all'interno del proprio microcosmo, nella propria cerchia di followers, e tutti si possono in qualche modo ritrovare nella loro infelicità e disagio esistenziale, pur vivendo a chilometri da L.A..


Solo perché un film parla di personaggi superficiali, non significa che sia un film superficiale. E qui torniamo a inizio post. Maps to the Stars è un film patinatissimo ma pure stratificato, ricco di significati. A chi si vuole godere un semplice prodotto di intrattenimento per svagare la mente dopo una dura giornata di lavoro non dirà niente e non gliene fregherà niente, perché di certo nel mondo ci sono problemi più grandi cui pensare di quelli che riguardano questi tizi qua. A chi invece ha del tempo da perdere per riflettere su una pellicola, come l'autore di questo blog, Maps to the Stars appare come una visione sì emotivamente freddina, eppure allo stesso tempo è anche un'opera ricchissima su cui indagare e pensare a lungo. Una pellicola che ci consegna un autore come Cronenberg magari non al top assoluto della sua forma, ma ancora vitale e capace di cambiare pelle, pur restando se stesso. Anche se forse alla fine c'ha la ragione la gente.
Ma a me, che cazzo me ne frega di Julianne Moore e dei suoi stupidi problemi?
(voto 7,5/10)

domenica 29 giugno 2014

IL DOPPIO VOLTO DI THE DOUBLE




Vi chiedo scusa fin da subito se ruberò qualche minuto del vostro prezioso tempo, ma oggi vorrei portare alla vostra gentile attenzione un film che mi ha molto colpito. The Double è l’opera seconda di Richard Ayoade, attore della serie The IT Crowd che aveva debuttato come regista con il folgorante Submarine, uno degli esordi più sorprendenti del cinema britannico e non solo degli ultimi anni. Scordatevi però le atmosfere hipster da Wes Anderson inglese di quella splendida pellicola, perché qui abbiamo tutto un altro mood. Qui siamo dalle parti di un incubo a occhi aperti, un incrocio tra il mondo malato di David Lynch e quello perverso di David Cronenberg, riletto però in una chiave più leggera, non troppo distante dalla visione di un Michel Gondry o di uno Spike Jonze. Senza dimenticarsi pure di aggiungere all'insieme un certo tocco alla Terry Gilliam e una punta di cignesco Darren Aronofsky. Qual è però la vera fonte di ispirazione principale del film?
The Double è liberamente tratto dal romanzo ottocentesco Il sosia di Fëdor Dostoevskij perché, ebbene sì, forse dal titolo potevate già averne il sospetto, viene qui affrontato l’eterno tema del doppio. Una vicenda grottesca dai contorni kafkiani da cui, nonostante tutti i confronti con i nomoni cinematografici e letterari finora menzionati, il giovane regista Ayoade, anche grazie al fratello di Harmony Korine Avi Korine che ha partecipato come co-sceneggiatore, ha tirato fuori una pellicola che si smarca da simili paragoni. I richiami importanti sono molti, questo è certo, eppure lui è riuscito a creare una dimensione sua, un universo parallelo dotato di una sua coerenza. E dotato di una sua bellezza.
In un cast in cui in vari ruoli minori troviamo molti attori del suo precedente Submarine, più il musicista J. Mascis dell’alternative-rock band Dinosaur Jr., a spiccare è soprattutto la splendida (doppia) prova recitativa del protagonista Jesse Eisenberg, proprio il Mark Zuckerberg di The Social Network, che riesce a caratterizzare bene due personaggi tanto identici a livello fisico tanto opposti in quanto a comportamento. Se nella parte del perfido cattivone James è convincente, a toccare le corde dell’anima è soprattutto la sua interpretazione di Simon, il povero Simon di cui nessuno si ricorda mai e che passa inosservato sotto lo sguardo dell’assurdo, folle mondo in cui vive. Il povero Simon che si sente come Pinocchio: solo un burattino e non una persona vera. Il suo amore per Mia Wasikowska, come sempre affascinante nel suo magnetico misterioso modo, è straziante. La sua vita è straziante. Se a livello visivo la pellicola è splendida ma non ancora al livello di un Lynch o di un Cronenberg dei tempi d’oro, il suo punto di forza sta in una grande, profonda umanità. Non importa allora che la tematica del doppio non sia così di primo pelo, The Double non parla soltanto al cervello, non conquista solo gli occhi, ma si rivolge soprattutto al cuore. Se non vi emozionerà almeno un pochino, mi scuso con voi ma ve lo devo dire: siete proprio delle persone malvagie.
Kid
(voto di Kid 9/10)


The Double?
E che è?
Quel thrillerazzo con Richard Gere di un paio di anni fa?
No? C’è un altro film che si chiama The Double? Cos’è, uno scherzo? Una pellicola che si chiama The Double ha un doppio?
Ah sì, ora ricordo. L’ho pure visto e non c’entra niente con quell’altro The Double. Questo me l’ha consigliato quello scimunito di Kid. Lui si commuove sempre per questi film stramboidi pseudo autoriali intellettuali del cazzo girati da qualche sconosciuto autore emergente britannico. Per lui The Double è stata una visione magnifica, originale, toccante…
Ma va a cagher, Kid! Vattelo a pigliare in quel posto, una buona volta!
The Double è il filmetto di un regista che si fa le seghe con le videocassette di David Lynch e David Cronenberg, senza però possedere la visionarietà del primo, né la crudezza carnale del secondo. È solo la storiella di Simon, un nerd sfigato stalker con la faccia del coglione che ha inventato Facebook, innamorato della Vaginoska, che ovviamente non riuscirà mai e poi mai a scoparsi. Chi riesce a farsela, e alla grande, è invece il suo doppio figo, ovvero James. Lui sì che è l’idolo del film, quello che mi ha fatto destare dal coma in cui ero caduto nella prima parte. Grazie al suo arrivo, la pellicola assume contorni da thriller avvincente. Non al livello del capolavoro dallo stesso titolo con il grande Richard Gere, ma se non altro sono riuscito ad arrivare a fine visione. Sveglio.
La prossima volta però ci penso bene prima di guardarmi un film sponsorizzato da quello sfigato di Kid. L’ultima pellicola decente che ha consigliato è stata Piranha 3D dove più che piranha c’era un sacco di patata. Un altro thriller-dramma kafkiano tratto da Dostoevskij invece col cazzo che me lo guardo!
Cannibal
(voto di Cannibal 5/10)


The Double
(UK 2013)
Regia: Richard Ayoade
Sceneggiatura: Richard Ayoade, Avi Korine
Ispirato al romanzo: Il sosia di Fëdor Dostoevskij
Cast: Jesse Eisenberg, Jesse Eisenberg, Mia Wasikowska, Wallace Shawn, Sally Hawkins, Paddy Considine, Chris O’Dowd, Craig Roberts, Noah Taylor, Cathy Moriarty, Phyllis Somerville, Yasmin Paige, James Fox, J. Mascis
Genere: grottesco
Se ti piace guarda anche: Mood Indigo – La schiuma dei sogni, Brazil, Inseparabili, eXistenZ, Il cigno nero
(voto di Cannibal Kid 7/10)

IL DOPPIO VOLTO DI THE DOUBLE




The Double?
E che è?
Quel thrillerazzo con Richard Gere di un paio di anni fa?
No? C’è un altro film che si chiama The Double? Cos’è, uno scherzo? Una pellicola che si chiama The Double ha un doppio?
Ah sì, ora ricordo. L’ho pure visto e non c’entra niente con quell’altro The Double. Questo me l’ha consigliato quello scimunito di Kid. Lui si commuove sempre per questi film stramboidi pseudo autoriali intellettuali del cazzo girati da qualche sconosciuto autore emergente britannico. Per lui The Double è stata una visione magnifica, originale, toccante…
Ma va a cagher, Kid! Vattelo a pigliare in quel posto, una buona volta!
The Double è il filmetto di un regista che si fa le seghe con le videocassette di David Lynch e David Cronenberg, senza però possedere la visionarietà del primo, né la crudezza carnale del secondo. È solo la storiella di Simon, un nerd sfigato stalker con la faccia del coglione che ha inventato Facebook, innamorato della Vaginoska, che ovviamente non riuscirà mai e poi mai a scoparsi. Chi riesce a farsela, e alla grande, è invece il suo doppio figo, ovvero James. Lui sì che è l’idolo del film, quello che mi ha fatto destare dal coma in cui ero caduto nella prima parte. Grazie al suo arrivo, la pellicola assume contorni da thriller avvincente. Non al livello del capolavoro dallo stesso titolo con il grande Richard Gere, ma se non altro sono riuscito ad arrivare a fine visione. Sveglio.
La prossima volta però ci penso bene prima di guardarmi un film sponsorizzato da quello sfigato di Kid. L’ultima pellicola decente che ha consigliato è stata Piranha 3D dove più che piranha c’era un sacco di patata. Un altro thriller-dramma kafkiano tratto da Dostoevskij invece col cazzo che me lo guardo!
Cannibal
(voto di Cannibal 5/10)


Vi chiedo scusa fin da subito se ruberò qualche minuto del vostro prezioso tempo, ma oggi vorrei portare alla vostra gentile attenzione un film che mi ha molto colpito. The Double è l’opera seconda di Richard Ayoade, attore della serie The IT Crowd che aveva debuttato come regista con il folgorante Submarine, uno degli esordi più sorprendenti del cinema britannico e non solo degli ultimi anni. Scordatevi però le atmosfere hipster da Wes Anderson inglese di quella splendida pellicola, perché qui abbiamo tutto un altro mood. Qui siamo dalle parti di un incubo a occhi aperti, un incrocio tra il mondo malato di David Lynch e quello perverso di David Cronenberg, riletto però in una chiave più leggera, non troppo distante dalla visione di un Michel Gondry o di uno Spike Jonze. Senza dimenticarsi pure di aggiungere all'insieme un certo tocco alla Terry Gilliam e una punta di cignesco Darren Aronofsky. Qual è però la vera fonte di ispirazione principale del film?
The Double è liberamente tratto dal romanzo ottocentesco Il sosia di Fëdor Dostoevskij perché, ebbene sì, forse dal titolo potevate già averne il sospetto, viene qui affrontato l’eterno tema del doppio. Una vicenda grottesca dai contorni kafkiani da cui, nonostante tutti i confronti con i nomoni cinematografici e letterari finora menzionati, il giovane regista Ayoade, anche grazie al fratello di Harmony Korine Avi Korine che ha partecipato come co-sceneggiatore, ha tirato fuori una pellicola che si smarca da simili paragoni. I richiami importanti sono molti, questo è certo, eppure lui è riuscito a creare una dimensione sua, un universo parallelo dotato di una sua coerenza. E dotato di una sua bellezza.
In un cast in cui in vari ruoli minori troviamo molti attori del suo precedente Submarine, più il musicista J. Mascis dell’alternative-rock band Dinosaur Jr., a spiccare è soprattutto la splendida (doppia) prova recitativa del protagonista Jesse Eisenberg, proprio il Mark Zuckerberg di The Social Network, che riesce a caratterizzare bene due personaggi tanto identici a livello fisico tanto opposti in quanto a comportamento. Se nella parte del perfido cattivone James è convincente, a toccare le corde dell’anima è soprattutto la sua interpretazione di Simon, il povero Simon di cui nessuno si ricorda mai e che passa inosservato sotto lo sguardo dell’assurdo, folle mondo in cui vive. Il povero Simon che si sente come Pinocchio: solo un burattino e non una persona vera. Il suo amore per Mia Wasikowska, come sempre affascinante nel suo magnetico misterioso modo, è straziante. La sua vita è straziante. Se a livello visivo la pellicola è splendida ma non ancora al livello di un Lynch o di un Cronenberg dei tempi d’oro, il suo punto di forza sta in una grande, profonda umanità. Non importa allora che la tematica del doppio non sia così di primo pelo, The Double non parla soltanto al cervello, non conquista solo gli occhi, ma si rivolge soprattutto al cuore. Se non vi emozionerà almeno un pochino, mi scuso con voi ma ve lo devo dire: siete proprio delle persone malvagie.
Kid
(voto di Kid 9/10)


The Double
(UK 2013)
Regia: Richard Ayoade
Sceneggiatura: Richard Ayoade, Avi Korine
Ispirato al romanzo: Il sosia di Fëdor Dostoevskij
Cast: Jesse Eisenberg, Jesse Eisenberg, Mia Wasikowska, Wallace Shawn, Sally Hawkins, Paddy Considine, Chris O’Dowd, Craig Roberts, Noah Taylor, Cathy Moriarty, Phyllis Somerville, Yasmin Paige, James Fox, J. Mascis
Genere: grottesco
Se ti piace guarda anche: Mood Indigo – La schiuma dei sogni, Brazil, Inseparabili, eXistenZ, Il cigno nero
(voto di Cannibal Kid 7/10)

giovedì 1 maggio 2014

IL CINEMA FINO IN FONDO




Nuova settimana di cinema, con una serie di film che promettono piuttosto bene. Venite allora con noi, e con noi intendo me medesimo Cannibal Kid e quel perditempo del mio blogger rivale MrJamesFord, a scoprire quali pellicole arrivano questo weekend nella sale italiane.

Locke
Cannibal dice: Non so perché, ma ho l’impressione che questo potrebbe essere il nuovo Drive. Magari non sarà bello quanto quello, però questo film, acclamato all’ultimo Festival di Venezia, rischia di essere una delle visioni più affascinanti dell’anno. A meno che non sbandi su pericolosi sentieri fordiani…
Ford dice: probabilmente l'unico film interessante di questo periodo molto, molto moscio. Speriamo solo che non si riveli la solita cannibalata da poco e viaggi, al contrario, con il pedale dell'acceleratore ben premuto in direzione Saloon.

"Meno male che hanno scelto me come protagonista. Se prendevano Ford,
con tutti gli incidenti che faceva diventava il film più costoso della Storia."

Non dico altro
Cannibal dice: Film che ho visto da poco e… non dico altro. Non fino alla mia recensione in arrivo nei prossimi giorni, almeno. E anche Ford farebbe meglio a non dire altro. Anzi, lui non dovrebbe proprio dire niente. Mai.
Ford dice: film che non ho visto, ma del quale non ho voglia di dire troppo. O vedere. Dunque passo la palla al mio quasi rivale.

"Pessimo questo film austro-ungarico consigliato da Ford!"
"Già, meno male che almeno ci sono i popcorn."

Brick Mansions
Cannibal dice: Ultima occasione per vedere su grande schermo il compianto Paul Walker, se si esclude qualche breve momento previsto in Fast & Furious 7, si tratta di un remake del francese Banlieue 13. Sono tentato di recuperarmi l’originale prima di vedere questo, anche se il rischio di trovarmi in una doppia razione di action fordesco mi spaventa più di un giro nelle banlieue.
Ford dice: Banlieue 13, film che ha ispirato l'ultimo lavoro del povero Paul Walker, non mi piacque neanche un po’. Dunque difficilmente darò una possibilità al suo remake, se non per ricordare il fu protagonista di Fast&Furious.

"Ford, ora vediamo quanto ti serviranno le tue ridicole mosse da wrestler!"

Tracks – Attraverso il deserto
Cannibal dice: Mia Wasikowska secondo me è una delle migliori giovani attrici in circolazione nel mondo, oggi come oggi, ma allo stesso tempo è una che nello scegliere i film da interpretare ne sbaglia più di quanti ne azzecca. E questa fordianissima avventura tra i deserti australiani rischia seriamente di essere tra le sue mosse meno azzeccate in assoluto.
Ford dice: sulla carta, questa robetta in stile the nel deserto - australiano - mi dice poco o niente, ma sarà la Wasikowska, sarà la terra down under - da sempre nel cuore del sottoscritto -, ho decisamente voglia di vederlo.

"Carlo Conti, chi è più abbronzato, adesso?"

Il mondo fino in fondo
Cannibal dice: Opera prima nonché on the road movie italiano che promette abbastanza bene, almeno rispetto agli standard delle solite proposte nostrane. Certo, poi è tutto da vedere se avrò il coraggio di andare fino in fondo e guardarlo.
Ford dice: le proposte italiane, di norma, mi spaventano non poco. Questa in particolare, ha il merito - almeno sulla carta - di spaventarmi un po’ meno. Ma non è affatto detto che questo significhi avere a che fare con una sorpresa piacevole.

"Dai, raccontamene un'altra! Le barzellette su Ford sono più divertenti
di quelle sui carabinieri e su Totti!"

Il venditore di medicine
Cannibal dice: Altra pellicola italiana potenzialmente intessante, questa pellicola sul sistema medico nostrano rischia nei fatti di trasformarsi nella solita ennesima occasione mancata. Marco Travaglio come giornalista mi piace, ma come attore? Mi sa che rischia di fare la stessa figura barbina di MrFord improvvisato chitarrista ad Amici di Maria de Filippi…
Ford dice: Travaglio, nonostante a livello giornalistico non si possa discutere, mi è sempre stato incredibilmente sul cazzo, tanto da solleticare la voglia di bottigliate del sottoscritto al solo vederlo comparire in tv. Il desiderio di vederlo sul grande schermo è, dunque, più o meno lo stesso di schiaffarmi una rassegna dedicata all'amicizia che lega Von Trier al Cannibale.

"Queste parole me le segno.
Basta con Berlusconi. Ford, sei tu il mio nuovo nemico numero 1."

Un fidanzato per mia moglie
Cannibal dice: Se i due film precedenti rischiano (forse) di non essere troppo male, questa terza proposta italica della settimana non corre certo questo rischio. Il nuovo film con Luca e Paolo, che ormai hanno stufato quasi più di Fabio De Luigi e Mr. Ford, e pure dei due Papi insieme, puzza di ciofeca lontano un miglio.
Ford dice: Luca e Paolo, una volta, erano anche divertenti. Una volta.

"Zero! Ecco quanto vale l'opinione di Ford."
"E quella di Cannibal?"
"Oh, quella anche meno."

Nut Job – Operazione noccioline
Cannibal dice: Operazione bambinata fordiana in corso. Il pubblico adulto può anche saltarla.
Ford dice: non avrei dato due lire a questo film d'animazione, temendo un nuovo Peabody&Mr. Sherman. Guardando i cartoni animati con il Fordino ed incrociandone il trailer, però, un po’ di curiosità mi è salita. Staremo a vedere.

"Le mie chiappette ti eccitano?
Ma sei più pervertito di von Trier e Cannibal messi insieme!"

mercoledì 19 marzo 2014

ONLY LOVERS LEFT ALIVE, TWILIGHT SECONDO JIM JARMUSCH




Solo gli amanti sopravvivono - Only Lovers Left Alive
(UK, Germania, Francia, Cipro, USA 2013)
Titolo originale: Only Lovers Left Alive
Regia: Jim Jarmusch
Sceneggiatura: Jim Jarmusch
Cast: Tom Hiddleston, Tilda Swinton, John Hurt, Anton Yelchin, Mia Wasikowska, Jeffrey Wright
Genere: vampiresco
Se ti piace guarda anche: Byzantium, Twixt, Il buio si avvicina, This Must Be the Place

Pensate che due vampiri più noiosi di Edward Cullen e Bella Swan di Twilight non possano esistere?
Pensate che non li potreste mai trovare, nemmeno se voi stessi foste vampiri che vivono per migliaia di anni?
Piano, gente, piano. Ho da presentarvi due succhiasangue che, in quanto a rottura di palle, non hanno poi molto da invidiare ai due vampirelli verginelli interpretati da Robert Pattinson e Kristen Stewart.
Ecco a voi Adam ed Eve. Sì, si chiamano proprio così i due vampiri protagonisti di Only Lovers Left Alive. Adam è Tom Hiddleston, quello che in Thor nei panni di Loki somigliava a Marco Travaglio e che qui in alcune scene ricorda invece più che altro Jared Leto in Dallas Buyers Club. E non fa manco il vampiro trans. Eve è Tilda Swinton, l’attrice più androgina del mondo, una che, per carità, sarà anche una bravissima interprete, ma la trovo così sexy che non me la ciulerei manco fosse davvero l’ultima lover left alive su tutta la Terra.

Adam ed Eve con i loro bei nomini biblici sono sposati, ma vivono le loro vite immortali da separati. Probabilmente perché sono così noiosi da essersi stufati l’uno dell’altra. Lui se ne sta a Detroit, la capitale americana dell’auto ormai parecchio in crisi, che nelle sue macerie odierne ci viene mostrata in alcuni dei passaggi più significativi della pellicola. E cosa combina? Adam è un polistrumentista, un vero e proprio patito di musica e compone un sacco, però preferisce stare lontano dalle luci della ribalta, lontano da tutti, soprattutto da quelli che lui chiama “zombie”, ovvero gli umani, ed esce solo per fare una capatina in ospedale a recuperare il sangue di cui nutrirsi. Eve invece sta a Tangeri, in Marocco, legge un sacco ed esce ogni tanto per andare a rifornirsi pure lei di sangue dal suo amico Ian Hart.
Come avrete intuito, i due non vanno in giro a fare stragi di zombie, cioè umani, ma fanno una vita da monotoni vampiri vegani, come ormai sempre più spesso capita di vedere in film e serie tv, dall’Angel di Buffy – L’ammazzavampiri, il capostipite di tutti i succhiasangue buonisti, fino a quelli di True Blood, The Vampire Diaries e Twilight.

Magari è soltanto una mia fantasia malata, ma quando Jim Jarmusch si è messo a lavorare su questa sua nuova pellicola ha immaginato una versione adulta dei due protagonisti del super successo Twilight. Forse si è chiesto: “Come sarebbero Edward e Bella dopo anni e anni di matrimonio?”.
La risposta la vediamo rappresentata in Only Lovers Left Alive. Prima di cominciare a preoccuparvi, specifico subito che questa pellicola per il resto non ha niente a che vedere con la saga di Twilight. È in tutto e per tutto un film di Jim Jarmusch, con i pregi e limiti che ciò comporta.
Con Jim Jarmusch ho un rapporto combattuto. Da una parte gli sarò sempre grato per avermi dato Ghost Dog, uno dei miei film preferiti di sempre, e anche per Dead Man, uno dei pochi western insieme a Django Unchained ad avermi detto qualcosa. Sarà perché non è per nulla un western classico. Anzi, forse non è un western per niente. Altre sue pellicole invece le trovo estenuanti, come Broken Flowers o soprattutto il recente The Limits of Control, che non sono manco riuscito a vedere fino alla fine talmente mi ha stremato.

Only Lovers Left Alive è un altro suo tipico film. Lento, lentissimo, infinito, con una trama, se è presente una trama, appena abbozzata e tutto costruito intorno ai personaggi protagonisti. Solo che qui non abbiamo un killer samurai figo come Ghost Dog o un giovane William Blake figo come il Johnny Depp di Dead Man, bensì come detto due vampiri. Due vampiri noiosissimi che decidono di ritrovarsi e così Eve raggiunge Adam a Detroit. Pensate che a questo punto succeda qualcosa di interessante?
No.
A interrompere la loro vita monotona ci pensa, dopo circa un’ora di film, l’arrivo della sorella di Eve, Ava, interpretata da una scoppiettante Mia Wasikowska. È con lei che la pellicola finalmente si anima e il Jim Jarmusch ci regala in un club rock alcuni dei momenti più belli sulle note dei Black Rebel Motorcycle Club. A livello di singole scene, il regista conferma ancora una volta di saperci fare, eccome. La sequenza roteante all’inizio e i primi piani in cui i vampirelli si “fanno” di sangue come dei tossici sono notevoli. Nel complesso però il film non decolla mai. Persino l’arrivo della Wasikowska è appena un’illusione e ben presto tutto si sgonfia e si torna a vagare in mezzo a mari non di sangue, solo di noia. Il film è la rappresentazione perfetta dell'eternità della vita di due esseri immortali, come ha scritto in maniera altrettanto perfetta Dikotomiko nel suo blog.
Pure i dialoghi non riescono a essere minimamente incisivi o profondi. “Sai che Jack White dei White Stripes è l’ultimo di dieci figli?”. E chissenefrega.

È apprezzabile la visione personale che Jim Jarmusch dà del mondo dei vampiri. Solo che non è poi nemmeno così originale. Negli ultimi tempi i succhiasangue non sono stati protagonisti solo di saghette fantasy ma anche di vari film d’Autore, dal singolare Twixt di Francis Ford Coppola a Byzantium di Neil Jordan, pellicole che in qualche modo questa rievoca. Così come a me è venuto in mente anche This Must Be the Place, per via del personaggio di Tom “Travaglio” Hiddleston, un musicista annoiato in crisi di mezza età come lo Sean Penn del film di Paolo Sorrentino, che a sua volta era un lavoro dalle atmosfere alla Jim Jarmusch e quindi tutto torna. Tutto gira in cerchio come nella sequenza d’apertura del film.
Ciò che non torna è il senso di un lavoro come questo. La pellicola è esteticamente molto bella, come uno spot pubblicitario d'Autore, ha una colonna sonora post-rock niente male, sfoggia alcune singole sequenze molto ben girate. Nel complesso però non va da nessuna parte. Only Lovers Left Alive è un film affascinante, ma mai davvero coinvolgente. Il problema sta tutto nei protagonisti che, Edward e Bella permettendo, sono i due succhiasangue più pallosi nella storia dei vampiri. Dracula a vederli si starà rivoltando nella tomba. E non è un modo di dire.
(voto 6-/10)


)

lunedì 24 giugno 2013

STOKAISER


Stoker
(UK, USA 2013)
Regia: Park Chan-wook
Sceneggiatura: Wentworth Miller, Eric Cressida Wilson
Cast: Mia Wasikowska, Nicole Kidman, Matthew Goode, Alden Ehrenreich, Lucas Till, Jacki Weaver, Dermot Mulroney, Harmony Korine
Genere: omicida
Se ti piace guarda anche: Bates Motel, The Quiet - Segreti svelati

Stoker comincia con la morte di Stoker. Il capofamiglia degli Stoker.
Che si fa quando il personaggio che dà il titolo al film è già morto ancora prima che cominci la visione? Come si prosegue?
Si racconta cosa combina il resto della sua famiglia dopo la sua morte. E si racconta anche di come si è arrivati alla sua morte. Da una parte abbiamo quindi un drammone famigliare, ma nemmeno troppo drammone visto che della morte di Stoker non sembra fregargliene di meno a nessuno. Dall’altra parte abbiamo invece una vicenda dai contorni thriller-horror, solo che la vicenda thriller è prevedibilissima anche per uno come me che di solito non ci azzecca mai su cosa capiterà, e come horror con vale nulla.

Che si fa quando una pellicola viene uccisa direttamente nel primo paragrafo della recensione? Come si prosegue il resto del post?
Potrei inserire video di cuccioli che combinano guai, che quelli in rete vanno sempre forte. In alternativa potrei mettere delle immagini della protagonista Mia Wasikowska nuda, solo che non si trovano e ci sono solo degli spudorati fotomontaggi come questo.

Tipica tensione sessuale tra nipote e zio. Tipica?
Un altro modo per occupare il resto del post è allora quello di cercare di trovare dei punti a favore di questo film. Impresa non semplicissima, ma nemmeno impossibile. La sceneggiatura è firmata dall’esordiente Wentworth Miller, il protagonista della serie tv Prison Break che, non si sa bene perché, ha deciso di gettarsi nella scrittura con risultati, almeno da questo primo tentativo, piuttosto scoraggianti. La vicenda non cattura e i personaggi si comportano in maniera del tutto casuale. Un esempio dell’assurdità di questo script?
ATTENZIONE SPOILER I vari personaggi prima sembrano tranquilli, poi si trasformano in psicopatici e/o killer, senza ragione. Prendiamo anche un personaggio minore, come il liceale Aiden Ehrenreich (attore promettentissimo) che prima difende la protagonista Mia Wasikowska, fa tutto il romantico con lei, e poi si trasforma in uno stupratore. Ma perché?
Piuttosto inspiegabili anche gli echi incestuosi della vicenda, così come è caratterizzato davvero male il percorso della protagonista da ragazzetta secchiona a spietata assassina. FINE SPOILER

"Mi faccio una lampada che sono pallida."
Avevo detto che volevo trovare dei punti a favore del film?
L’avevo detto veramente?
Mannaggia a me. Non li ho ancora trovati, ma ci sto arrivando. Forse. Se la sceneggiatura è confusa, sostanzialmente inconcludente, con cali di ritmo paurosi, la regia non è del tutto da buttare. Park Chan-wook, il celebrato regista sudcoreano di Gangnam Style Oldboy, cerca di movimentare come può una storia di scarso interesse e per di più scritta male con un montaggio veloce, con qualche invenzione autoriale e qualche ripresa fantasiosa. In questo modo non riesce a prendere possesso totale della pellicola, ma se non altro fa intravedere qualche lampo decente di cinema. Il sudcoreano è alla sua prima volta con una pellicola in lingua inglese e paga lo scotto del grande salto dalle parti di Hollywood, con un film che sembra suo soltanto in parte e che perlopiù sembra essergli sfuggito di mano. Non è il primo a cui capita una cosa del genere, non sarà l’ultimo. L’augurio è che non faccia la fine del nostro Gabriele Muccino. Soprattutto fisicamente.

L’altro elemento positivo del film è la protagonista. Mia Wasikowska continua a essere convincente in film poco convincenti. Da queste parti, una pellicola in cui recita è ormai garanzia quasi automatica di una insufficienza, manco fosse Angelina Jolie o Will Smith, con la differenza che a me la Waginowska piace. La ritengo una delle migliori giovani attrici in circolazione. Pur priva del fascino da cucciola di una Carey Mulligan o del sex appeal di una Amber Heard e pur non avendo fatto finora un film davvero memorabile, per me è una delle meglio tipo oggi in circolazione a Hollywood. Peccato che, pur lavorando con registi di talento, finisca spesso e volentieri per fare filmetti poco riusciti come Alice in Wonderland, Albert Nobbs o Lawless. La fanciulla comunque è giovanissima, ha appena 23 anni, e quindi ha davanti a sé ancora tutto il tempo di lasciare il segno con una parte degna di nota. Se magari cambia agente però è meglio. Io non sono un agente, Mia, ma peggio del tuo attuale non credo di poter fare.
Meno convincente il resto del cast: il britannico Matthew Goode con quella faccia da good man come villain non funziona e poi c’è la Nicole…
Aah, la Nicole. Quanto era brava una volta! Brava, brava. Fino a una decina di anni fa faceva le scarpe a tutte. Adesso invece Nicole Kidman si è ninamorizzata. C’ha ste labbrazze innaturali. C’ha sta faccia finta che ormai le potrebbe garantire un ruolo azzeccato giusto in una puntata di Nip/Tuck, se ancora ci fosse.

"Che hai contro Nina Moric, Cannibal? E' una grande artista e performer."

"Suca, Carrie Bradshaw. Ho più scarpe di te!"
Il cast, che comprende anche il regista Harmony Korine in una piccolissima parte, è sfruttato quindi soltanto in parte, ma i punti a favore del film non finiscono qui…
Dite che finora i punti a favore non sono stati molto convincenti?
Vabbè, allora dico che le atmosfere non sono malaccio. Il film è ambientato nel presente, però è avvolto in un’ambientazione gotica retrò che ha il suo fascino. Se la parte thriller fosse più tesa e imprevedibile, la pellicola sarebbe potuta uscire meglio. C’è anche una buona cura per i dettagli. Le scarpe, ad esempio. Le scarpe sono un dettaglio essenziale nel film, anche se, certo, quando le scarpe sono l’elemento più intrigante di una pellicola non è un buon segno per la pellicola stessa.

Una nota completamente positiva a questo film allora la vogliamo trovare, o no?
Dai che alla fine ci sto arrivando: la colonna sonora. Le musiche originali di Clint Mansell, compositore abituale per il genio Darren Aronofsky, sono molto fascinose e in più a un certo punto risuona “Summer Wine” cantata da Lee Hazlewood & Nancy Sinatra & per un istante ci si illude di trovarsi dentro a una bella visione. Così non è. Stoker è un film nato già morto, come il personaggio che gli dà il titolo.
(voto 5,5/10)



lunedì 3 dicembre 2012

Lawless: Fratelli fuorilegge che si dan delle gran patelle

Lawless
(USA 2012)
Regia: John Hillcoat
Sceneggiatura: Nick Cave
Tratto dal romanzo: The Wettest County in the World di Matt Bondurant
Cast: Shia LaBeouf, Tom Hardy, Jason Clarke, Jessica Chastain, Mia Wasikowska, Guy Pearce, Dane DeHaan, Gary Oldman, Noah Taylor
Genere: proibizionista
Se ti piace guarda anche: Boardwalk Empire, Shotgun Stories, Animal Kingdom


"Inquietante io???"
Nick Cave.
Non mi è mai piaciuto molto, Nick Cave. L’ho sempre trovato troppo inquietante. Va bene essere un pochino inquietanti, ma lui è troppo inquietante.
Una manciata di sue canzoni mi piacciono anche, su tutte queste due, “Where the Wild Roses Grow” in duetto con Kylie Minogue e la struggente “Into My Arms”, ma in linea di massima lo trovo troppo… come dire? Sì, inquietante.





"Non dico una Ferrari, ma almeno una 500 al posto di questo catorcio
potremmo anche permettercelo, se solo vendessimo qualcosa
di un po' più forte di una Ceres..."
I miei dubbi permangono anche sul Nick Cave versione sceneggiatore. Sceneggiatore per la terza volta, dopo Ghosts… of the Civil Dead e La proposta (che non ho visto), con questo Lawless, ancora una volta diretto dal suo amichetto regista John Hillcoat. I due australiani questa volta si sono concessi una trasferta con una produzione americana e con un super cast della Madonna. Roba che con un super cast della Madonna del genere se non realizzate un capolavoro siete due pirloni e il verdetto è…
Mi spiace Hillcoat & Cave, ma siete proprio due pirloni!

Premetto subito che il genere di storie quivi raccontato non è di quelli che mi entusiasmano molto: la vicenda si svolge nel 1931, in pieno Proibizionismo, e vede per protagonisti 3 fratelli con dei giri loschi di alcool, perché in epoca di Proibizionismo che altro puoi fare?
In pratica, sembra di essere in un episodio di Boardwalk Empire, serie tv con cui ho una relazione travagliata. All’inizio non mi piaceva e l’ho mollata dopo una manciata di episodi. Di recente mi sono sforzato di riprenderla, con risultati alterni. La prima stagione non è davvero niente di eccezionale, mentre nella seconda si intravedono notevoli miglioramenti. Nella terza, attualmente in corso negli USA, il mio livello di interesse è invece di nuovo sceso e l’ho messa in stand-by a tempo indeterminato.
Lawless è come un episodio di Boardwalk Empire, ma come uno di quelli noiosi (e nella serie purtroppo ce ne sono diversi).

"Ti dò un passaggio solo se ammetti che la tua auto è un vero catorcio,
caro Sciaia dal buffo cognome."
Al di là del fatto che possa essere un tipo di vicenda di quelle non proprio interessantissime, almeno per me, la sceneggiatura del Nick Cave, tratta dal romanzo The Wettest County in the World di Matt Bondurant, a sua volta ispirata a fatti reali, scricchiola da tutte le parti. Inizia con una voce fuori campo, che poi sparisce, poi a un certo punto ritorna, poi risparisce, per tornare giusto sul finale. I ritmi latitano per un sacco di tempo in cui non succede granché, mentre i fatti salienti della pellicola vengono trattati in maniera sbrigativa. Si procede a ritmo di crociera e poi, bang, quando c’è finalmente un’accelerazione, arriva proprio nel momento in cui non ci dovrebbe essere.

John Hillcoat ci aveva già abituati a ritmi bassi con il suo precedente The Road, pellicola interessante sebbene non riuscita al 100% tratta dal romanzo di Cormac McCarthy, ma al confronto di questa era una iniezione di adrenalina al cuore stile Uma Thurman in Pulp Fiction. Lawless esagera con i ritmi blandi e passa alternativamente dal sonnacchioso nei momenti di maggiore interesse al comatoso in quelli di minore interesse. Tra le scene che ridestano dal sonno c’è una rissa da bar in cui Tom Hardy le suona più di Bud Spencer. Cosa che non significa che sono diventato improvvisamente un fan delle scazzottate, solo che nel resto del film non succede davvero niente che almeno due botte le si accettano volentieri.
E poi, soprattutto, c’è una scena con Jessica Chastain nuda!
Un film con Jessica Chastain, un film con Jessica Chastain perdipiù nuda e mi tocca parlarne male! Maledetto Nick Cave!

"Volete de più? Ve tocca vedé er filme!"

Da qui potete farvi un’idea della noia che mi ha provocato. Non un film brutto, quanto un film davvero noioso. Quasi quanto La talpa. Curiosamente, anche in quel film figuravano Tom Hardy e Gary Oldman. Personalmente consiglierei loro di trovarsi un agente con dei gusti un po’ più vivaci e frizzantini, nella scelta delle sceneggiature.

"Senza Optimus Prime a pararmi le chiappe, me la sono fatta addosso già 2 volte!"
Se Hardy, Oldman e la Chastain recitano con disinvoltura ma non lasciano il segno come in altre occasioni del passato, in questo super cast a convincere di più sono a sorpresa Shia LaBeouf, che dimostra di avere un buon potenziale quando non è costretto a recitare insieme a dei robottoni giganti, e meno a sorpresa la solita immensa Mia Wasikowska, in grado di illuminare la scena in quella manciata di scene scarse in cui compare. Qual è il suo segreto? Non è che sia una bellezza sfolgorante, il più delle volte sembra persino malaticcia, eppure riesce sempre a risultare memorabile. Anche se pure lei dovrebbe trovarsi un agente migliore, visto che tra questo, Alice in Wonderland e Albert Nobbs, di pellicole succedanee del Valium ne sta girando un po’ troppe.
Menzione finale anche per Dane DeHaan, il protagonista di Chronicle, alle prese con il personaggio un filino più simpatico tra tutti, e per Guy Pearce, nella parte di un super cattivone più inverosimile che convincente.

Posso consigliare dunque un film tanto noioso?
No.
Se però volete vedere le tette di Jessica Chastain, vi toccherà sorbirvelo. E se vi piace Nick Cave e il suo stile, che qui ci mette il suo zampino oltre che come sceneggiatore pure nella colonna sonora, probabilmente apprezzerete anche la (sonnacchiosa) pellicola nel suo complesso. Io no. Io continuo a trovare Nick Cave troppo… come dire?
Inquietante.
(voto 5/10)


martedì 12 giugno 2012

Euro 2012: Grecia VS Repubblica Ceca, Polonia VS Russia

Match precedenti
Giornata 1 (Polonia – Grecia, Russia – Repubblica Ceca)
Giornata 2 (Olanda – Danimarca, Germania – Portogallo)
Giornata 3 (Spagna - Italia, Repubblica d'Irlanda - Croazia)
Giornata 4 (Francia - Inghilterra, Ucraina - Svezia)

Mr. Ford dietro la sua nuova maschera da wrestler greco.
Gruppo A
Grecia – Repubblica Ceca
Ore 18:00

Prende oggi il via la seconda giornata della fase a gironi dell’Europeo di calcio. Ma anche dell’Europeo cannibale, naturalmente.
Oggi pomeriggio scontro tra due squadre non partite benissimo e che quindi proveranno ora a giocarsi il tutto per tutto.
La Grecia, nella disperazione della crisi in cui è sprofondata, schiera quindi una pedina dal passato: Maria Callas.


La difesa ceca non si aspettava un tiro del genere, che si infila alla grande alle spalle del suo ultimo difensore.
I cechi tramortiti non sanno come replicare. In un momento di frastornamento totale pensano di mettere in campo Andrea Bocelli, salvo rendersi conto all’ultimo che è cieco e non ceco.
Provano allora a giocarsi una delle canzoni più forti in patria al momento e presente nella top 10 locale: l'impronunciabile “Srouby a matice” di tali Mandrage. A sorpresa, è più gradevole di quanto si potrebbe pensare. Il tiro impensierisce il portiere, ma viene deviato in calcio d’angolo.


La Repubblica Ceca prova allora a giocarsi la sua ultima carta: Franz Kafka, geniale scrittore le cui opere riecheggiano ancora oggi in un sacco di cinema e di letteratura contemporanee. Per i cechi arriva così il sofferto pareggio.
I Greci a questo punto vorrebbero mettere in campo Omero, ma la sua identità è talmente misteriosa che la macchina del tempo non riesce a scovarlo in tempo e l’arbitro fischia la fine. La macchina del tempo potrebbe tornare indietro a prima che l’arbitro fischi, ma è contro il regolamento. Finisce così in parità.

"Risponderò a tutte le vostre domande appena avrò finito di
ascoltare un bellissimo pezzo di Justin Bieber nelle cuffie."
Risultato cannibale: Grecia – Repubblica Ceca 1 – 1
Partita giocata su bassi ritmi, ma con un paio di sorprendenti colpi di scena, grazie alle reti di Maria Callas e Franz Kafka.

Gruppo A
Polonia – Russia
Ore 20:45

Sul campo da calcio, i padroni di casa guidati da Lewandowski se la giocano contro la Russia finora rivelazione della competizione.
Sul campo dei Pensieri Cannibali, i polacchi partono invece giocandosi la carta Mia Wasikowska, attrice australiana di origini polacche. Le sue ottime interpretazioni in Jane Eyre, L’amore che resta, I ragazzi stanno bene e nel pur pessimo Albert Nobbs valgono alla squadra di casa il vantaggio.


La Russia prova a controbattere con Margarita Levieva, anche lei giovane attrice promettente, anche lei molto caruccia e anche lei al lavoro in produzioni internazionali. L’americana di origini sovietiche di recente si è vista in Adventureland e nella serie Revenge, ma rispetto alla Wasikowska deve ancora dimostrare tutto il suo valore. Per ora per lei c’è solo un clamoroso palo.


La Russia allora ci riprova, sempre in campo cinematografico, con la co-produzione russo-americana-fantascientifica-porcata L’ora nera.
Il film è talmente penoso, che il tiro per poco non si infila nella stessa rete russa. Autogol clamorosamente sfiorato.
La Polonia risponde a tono, rimanendo in campo fantascientifico con i fratelli Wachowski, americani ma di chiare origini polacche. Per i due genietti la splendida forma sfoggiata ai tempi di Matrix sembra però un lontano ricordo e il loro ultimo film, Speed Racer, è stato tutt’altro che convincente. In attesa di vederli tornare su alti livelli, si devono accontentare di andare soltanto vicini alla rete.

Il gran finale della partita è affidato alla musica.
Per la Russia scende in campo Zola Jesus, vero nome Nika Roza Danilova. Con la sua voce incredibile, per lei è persino troppo facile infilare la palla in rete. Per i russi arriva il pareggio.


La Polonia ha però ancora un ultimo calcio d’angolo a disposizione. La palla finisce in mezzo all’area e a buttarla dentro ci provano i Siekiera, gruppo “coldwave” consigliato al coach Cannibal dall'allenatrice in seconda Over The Wall.


L’inzuccata è potente, però il portiere russo non si fa sorprendere e para!
Anche questo match finisce così senza vincitori né vinti.

Risultato cannibale: Polonia – Russia 1 – 1
Sfida glaciale tra due squadre fredde, che si spartiscono il bottino. In rete Mia Wasikovska per la Polonia e Zola Jesus per la Russia.

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