Black Panther
Regia: Ryan Coogler
Cast: Chadwick Boseman, Michael B. Jordan, Lupita Nyong'o, Letitia Wright, Martin Freeman, Daniel Kaluuya, Danai Gurira, Sterling K. Brown, Winston Duke, Angela Bassett, Forest Whitaker, Andy Serkis
Marvel goes black. All'alba dell'anno 2018, il Marvel Cinematic Universe So White decide di proporre una pellicola solista dedicata a un supereroe di colore. E, pensate un po', nel 2019 arriverà persino un film solista su una supereroina donna, con un ritardo di due anni rispetto alla non certo innovativa DC Comics.
Oh mio Dio, la Marvel è finalmente entrata nel XXI secolo! Quale sarà la prossima mossa? Un supereroe dichiaratamente gay?
È vero, c'è già stato Deadpool, solo che lui non è omosessuale. Lui è pansessuale.
E poi Deadpool non fa parte del Marvel Cinematic Fucking Universe vero e proprio, bensì del più aperto universo degli X-Men, che era di proprietà della 20th Century Fox. Almeno fino al primo capitolo. Lo scorso dicembre Disney ha comprato pure la 20th Century Fox, giusto per monopolizzare poco il mercato dell'intrattenimento mondiale e soprattutto della manipolazione mentale.
La mossa davvero a sorpresa per il Marvel Cinematic Universe però sarebbe un'altra: quella di fare un bel film.
Nonostante le critiche entusiastiche provenienti soprattutto da Oltreoceano, e pur con tutte le migliori intenzioni con cui mi sono cimentato nella visione, anche Black Panther purtroppo non riesce a essere un bel film. Nemmeno lontanamente. È pur sempre meglio rispetto ad altri cinecomics, ma questo non lo rende in automatico un capolavoro. Al massimo rende solo gli altri cinecomics delle ciofeche ancora peggiori. Cosa c'è che non va in Black Panther?
Partiamo dal protagonista. Black Panther. Un nome che evoca la storica organizzazione rivoluzionaria afroamericana attiva soprattutto sul finire degli anni '60, per un personaggio che di rivoluzionario a ben guardare non ha granché. Nei panni del protagonista T'Challa/Pantera Nera troviamo Chadwick Boseman, attore che segue la stessa linea di recitazione inespressiva dei suoi colleghi bianchi dell'MCU Chris Evans, Chris Hemsworth e Jeremy Renner. Come personaggio inoltre è troppo moscio, troppo buono, troppo buonista.
Per fortuna a compensare ci pensa il villain di turno, che poi a ben vedere non è così villain e anzi, io ho fatto il tifo per lui dal primo all'ultimo momento in cui appare in scena. Anche perché riesce a prendere il potere in maniera democratica, almeno stando a quelle che sono considerate le regole democratiche nello stato del Wakanda, ovvero sconfiggendo T'Challa in un regolare duello. Nel ruolo del cattivone (ma anche no) Erik Killmonger c'è un ottimo Michael B. Jordan, l'attore feticcio del regista Ryan Coogler, con cui ha girato anche Prossima fermata Fruitvale Station e Creed - Nato per combattere, che qui dirige in maniera a tratti spettacolare, con uno stile però piuttosto derivativo, tra riprese roteanti in stile Donnie Darko/Inception e combattimenti liberamenti ispirati a Wachowski e The Raid - Redenzione.
Per quanto sia un personaggio valido, va comunque notato che questo Killmonger non ha lo spessore, né tantomeno la forza punk ad esempio del Joker di Heath Ledger ne Il cavaliere oscuro. Quindi bene, ma non benissimo.
Il personaggio migliore del film comunque non è lui, bensì la sorella iper-tecnologica e simpa del soporifero T'Challa, Shuri, interpretata da una giovane attrice di cui sentiremo parlare ancora a lungo, Letitia Wright, già vista nel sesto e ultimo, nonché migliore, episodio della quarta stagione della serie Black Mirror.
"Giovane attrice di cui sentiremo parlare ancora a lungo... Non è che Pensieri Cannibali me l'ha gufata?" |
Ok, quindi in questo film ci sono due personaggi decenti e ciò è già un buon risultato. Tra le note positive va inoltre inserito il contesto afro, che riesce a differenziare la pellicola rispetto agli cinecomics “rivali”. Il film è ambientato in buona parte nel Wakanda, fittizio stato africano con un nome che ricorda nazioni vere come Uganda e Ruanda, ma anche l'urlo d'incoraggiamento dei ragazzini scemi malati della fiction Rai Braccialetti rossi, “Watanka!”, così come soprattutto la canzone di Shakira “Waka Waka (This Time for Marvel)”.
Ah no, scusate, ho sbagliato foto...
Sempre per rimanere in tema musicale, la colonna sonora curata dal rapper Kendrick Lamar non è niente male, sebbene sia sottoutilizzata e sia più godibile come ascolto indipendente dalla pellicola che non all'interno della pellicola stessa. E quindi viva Kendrick e abbasso la Marvel!
I pregi del film si fermano qui e tra le note dolenti va invece segnalata una sceneggiatura banale e prevedibile, con vicende famigliari degne di Beautiful, o di Thor, se proprio vogliamo restare all'interno del poco marvelous universo Marvel. Per colmare la pochezza della trama si inserisce qualche solita battutina e momento pseudo ironico Marvel-style, e soprattutto un sacco di effetti speciali, inseguimenti, botte e sparatorie, il tutto per una durata eccessiva, con la guerra finale che definire estenuante è dir poco. Guerra finale?
"Scusate, ma ci stiamo preparando alla guerra, o stiamo facendo la coreografia del Waka Waka?" |
Ebbene sì. Anche questa pellicola si risolve con lo scontro tra il buono e il cattivo (che come detto non è così cattivo, dai) e non scrivo che è uno spoiler perchè tanto lo sapevamo tutti che andava a finire così e se pensate che questa volta il cattivo alla fine possa avere la meglio siete solo degli illusi. Peccato perché le implicazioni politiche e socio-razziali sono presenti giusto molto sullo sfondo e, con un maggior approfondimento, il confronto/scontro tra T'Challa VS Erik Killmonger avrebbe potuto persino portare a una specie di versione cinefumettosa del confronto/scontro ideologico Martin Luther King VS Malcolm X. Così non è.
Black Panther finisce così per essere l'occasione sprecata di realizzare una pellicola che rappresenti una vera rivoluzione all'interno dei cinecomics, o anche solo un passo in avanti, così come erano stati il primo Spider-Man di Sam Raimi e il già citato Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan. Un'occasione sprecata tanto quanto Wonder Woman, che non è l'inno femminista da tanti sbandierato, bensì a malapena una leggera variante al femminile del solito cinefumetto supereroistico fracassone e superficiale
Non sarà una wakkata totale, ma questa avventura nel Wakanda resta la solita storiella moralista ricca di buoni sentimenti e valori famigliari rassicuranti, in pieno stile Marvel-Disney. Un film però privo di reali contenuti politici o sociali, come si poteva invece immaginare da alcune entusiastiche opinioni provenienti dagli Usa, indirizzato a un pubblico di ragazzini, privo di tensione, di spunti di riflessione e ricco giusto di tanta azione e di una violenza “rassicurante”, da videogame.
Come prodotto di mero intrattenimento a tratti funziona anche, sebbene io nella mezzora finale mi sia stracciato le palle come e maggiormente che con il più pretenzioso tra i lavori di Terrence Malick o Michael Haneke. Il fatto però che tutti questi film supereroistici, realizzati con lo stampino e che a poche settimane di distanza dall'uscita finiscono nel dimenticatoio sorpassati dal successivo fenomeno al box-office, con sempre maggiore frequenza vengano salutati come dei capolavori e indicati come simboli della nostra epoca mi mette addosso una gran paura. Più di quella che mi possono provocare i (presunti) cattivoni di turno presenti nelle stesse pellicole.
(voto 5,5/10)