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sabato 30 novembre 2019

La musica che resta di novembre 2019 (porca zozza, ho davvero citato Il Volo?)





La rubrica mensile musicale di Pensieri Cannibali è giunta al termine.

Per quest'anno.

Ora potete tirare un sospiro di sollievo. Oppure tirare una bestemmia di disappunto, come preferite. Fatto sta che questo è l'ultimo appuntamento del 2019, dopodiché il prossimo mese prenderanno il sopravvento le consuete classifiche di fine anno e quindi tranquilli che anche a dicembre la musica, tanto quella bella quanto quella brutta per non discriminare nessuno, farà capolino qua su Pensieri Cannibali. Intanto andiamo a scoprire le cose da sentire, o che è meglio non sentire, arrivate negli scorsi giorni.

lunedì 2 aprile 2012

Negozio di dischi: Beach House, Graham Coxon, Nicki Minaj, Offlaga Disco Pax…

Nuova puntata della mia serie preferita dopo Mad Men, ovvero il riepilogone dei dischi usciti nelle ultime settimane e ascoltati su Pensieri Cannibali.
In programma un deejay set con dentro po’ di tutto, tra pop, rock, hip-hop, electro e indie…

Beach House “Bloom”
Genere: dream pop
Più che semplice musica, i Beach House fanno colonne sonore per i sogni.
Un’arte che dopo la magia di Teen Dream ripetono anche questa volta, con un quarto album ancora più virato verso il pop e la forma canzone.
Un incanto che, come annuncia il titolo, ha raggiunto la sua piena fioritura. D’altra parte è primavera.
(voto 8+/10)


Blood Red Shoes “In Time to Voices”
Genere: rocknrolla
Per lo spazio rock’n’roll senza troppi fronzoli della settimana, ecco a voi il secondo album dei Blood Red Shoes. Un duo ragazzo + ragazza di Brighton che ricordano The Kills e White Stripes, con un branco di canzoni pronte per essere sparate ad alto volume.
(voto 6,5/10)


Frankie Rose “Interstellar”
Genere: indie rock
Frankie Rose sta alla scena indie di oggi un po’ come Diana Ross a quella soul degli ann ‘60/’70. Ex membro di Crystal Stilts, Dum Dum Girls e Vivian Girls, adesso alla sua prima prova a nome tutto suo (il disco precedente era firmato Frankie Rose and the Outs) convince al 100% e sembra aver trovato un suono tutto suo. Stellare, anzi interstellare.
(voto 7,5/10)



Graham Coxon “A + E”
Genere: alternative rock
Graham Coxon: l’uomo, il mito, la chitarra. Lo storico chitarrista dei riformatisi Blur (a quando un disco nuovo, cazzo???) aggiunge un altro tassello alla sua carriera solista con un bel dischetto, forse il suo migliore, di matrice sempre fortemente alternative rock. Non un lavoro che segna una svolta per il mondo e nemmeno per il discorso sonoro intrapreso fin qui dal Coxon, ma un ascolto più che interessante, più che coinvolgente e con dei pezzi che in maniera deviata rimangono più che impressi in testa.
(voto 8/10)
(disco interamente ascoltabile in streaming sul sito del The Guardian)



Ladyhawke “Anxiety”
Genere: 80s pop
Il disco pop esaltante, divertente, fresco che Madonna (forse) avrebbe voluto fare e invece se n’è uscita con il noioso e soprattutto annoiato MDNA.
A tirarlo fuori è Phillipa “Pip” Brown alias Ladyhawke, una che con un nome d’arte così si può già immaginare arrivata dritta da un immaginario anni ’80. Al suo disco numero due dopo l’omonimo magico esordio, riesce a bissare con una decina di pop songs fenomenali, che restano scolpite nella mente pronte per essere canticchiate rovinate sotto la doccia, ma che segnano anche una maggiore maturità nel sound. Una serie di pezzacci che molto probabilmente ci accompagneranno dritti fino all’estate. E oltre.
(voto 8/10)



Lee Ranaldo “Between the Times & the Tides”
Genere: alternative rock
I Sonic Youth sono in pausa. Indefinita. Thurston Moore e Kim Gordon hanno infatti divorziato dopo 27 anni mettendo così fine, o perlomeno in stand-by, anche l’avventura musicale della banda sonica.
In attesa di scoprire se la band possa sopravvivere alla fine del loro matrimonio (la vedo difficile…), un altro membro della band alternative rock più fica di tutti i tempi si getta in pasto al pubblico con un nuovo lavoro solista. Esaltato soprattutto dall’accoppiata Thurston + Kim together (not) forever, mi sa che finora avevo un po’ sottovalutato l’importanza di Lee Ranaldo nell’ensemble. Il guitar hero dei Sonic Youth ha infatti tirato fuori un album non perfetto eppure con diversi pezzi niente male, con un suono che ricorda i SY – ovviamente – ma anche con un sorprendente gusto pop. Insieme o separata, la gioventù sonica invecchia in maniera più che dignitosa.
(voto 6,5/10)


Michael Kiwanuka “Home Again”
Genere: soul acustico
Michael Kimanuka negli scorsi mesi ha vinto il prestigioso sondaggio della BBC per quanto riguarda il suono del 2012, premio in passato andato tra gli altri ad Adele, Jessie J ed Ellie Goulding che segnala gli artisti emergenti da tenere d’occhio. Si è quindi subito creato un grande hype intorno al suo album di debutto, peccato che il soulman britannico per il momento convinca solo a metà. La sua voce calda non è male, la manciata di pezzi acustici tirati qua fuori è invece parecchio monotona e non segnala una grande personalità.
Diventerà la next big thing? Per adesso la voce c’è. Mancano giusto… le canzoni.
Per ora, più sòla che soul.
(voto 5,5/10)


Miike Snow “Happy to you”
Genere: crazy pop
Goduria pop allo stato puro. A un primo ascolto pensi: “Sì, non male ‘ste canzoncine carine”. Agli ascolti successivi ti rendi però conto che ognuno dei pezzi contenuti qui dentro ha delle particolarità, delle finezze nella produzione, nella cura dei suoni, nei ritornelli, nelle melodie, che ti fanno realizzare di trovarti di fronte a un vero gioiellino di album. Se il primo singolo “Paddling Out” ha uno di quei ritornelli killer in grado di ronzarti in testa per giorni, dentro ci sono almeno un’altra manciata di pezzi (“God Help This Divorce”, “Bavarian #1 (Say You Will)” e quello spettacolo di “Pretender”) che meriterebbero di finire in cima alle classifiche mondiali. Cosa che probabilmente non accadrà. Ma d’altra parte le charts di solito sono ingiuste (quasi) quanto la Giustizia italiana…
(voto 7,5/10)


Nicki Minaj “Pink Friday Roman Reloaded”
Genere: tamarra scatenata
Nicki Minaj, ovvero il Pokemon con le super tettone, o anche la Harajuku Barbie nera con un colore di capelli sempre diverso e… con le super tettone, of course. Dopo essersi segnalata con un simpatico album d’esordio, la mini Minaj ha collaborato con chiunque, da David Guetta a Eminem, da Madonna a Rihanna, e ora se ne torna con un secondo disco che invece, a sorpresa, appare piuttosto scarno di ospiti importanti. Come se questa volta volesse i riflettori tutti puntati su di lei.
Il disco cerca di far contenti tutti, unendo il rap con la sua anima più tamarra. La prima parte è molto hip-hop, ma a parte un paio di pezzoni non lascia un granché il segno. La seconda parte è quella che la consacrerà nelle classifiche mondiali, grazie a un sound ben oltre la soglia del truzzo con canzoni (“Starships” e ”Pound the Alarm”) più vicini a LMFAO, Rihanna o Britney Spears o anche Gigi D’Agostino che non alla scena rap. A tratti diverte, però su 19 canzoni ce ne saranno 3 o 4 decenti. Fate voi due conti…
Voleva accontentare tutti. Risultato? Non accontenta nessuno. A parte il suo conto in banca.
(voto 5/10)


Offlaga Disco Pax “Gioco di società”
Genere: racconti in musica
Gli Offlaga Disco Pax non fanno certo un tipo di musica adatto a tutte le situazioni, a tutti gli ascolti e soprattutto a tutti i tipi di ascoltatori. Però ci sono volte in cui un disco del genere funziona alla grande. È un disco in cui va data grande attenzione alle parole, visto che i loro sono pezzi parlati, dei veri e propri racconti brevi in musica. A bei testi, non sempre però corrisponde anche un’altrettanto valida componente sonora. Per fortuna gli ODP oltre alle lyrics hanno anche un sound eccellente, impreziosito da crescendo notevoli, atmosfere da colonna sonora e inserti elettronici. Un album da fermarsi ad ascoltare con attenzione.
Testo top: la grandiosa “Piccola storia ultras”.
Musica top: la thriller/horror “A pagare e morire…”
(voto 7/10)


The Used “Vulnerable”
Genere: emo
Chiudiamo con una bella botta rock gentilmente provided by The Used, band che fonde emo, screamo, hardcore, punk e pure qualche melodia pop in maniera esaltante. Al quinto album non sembrano più di tanto vulnerabili come preannuncia il titolo e, sebbene non sia il loro lavoro migliore finora, continuano ad essere sempre idoleschi.
(voto 6+/10)



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