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lunedì 19 febbraio 2018

La forma dell'acqua, della poesia e di quell'altra c❤sa





La forma dell'acqua – The Shape of Water
Regia: Guillermo del Toro
Cast: Sally Hawkins, Doug Jones, Michael Shannon, Richard Jenkins, Octavia Spencer, Michael Stuhlbarg



mercoledì 13 aprile 2016

99 Homes - Non dire sfratto se non ce l'hai nel sacco





99 Homes
(USA 2014)
Regia: Ramin Bahrani
Sceneggiatura: Ramin Bahrani, Amir Naderi
Cast: Andrew Garfield, Michael Shannon, Laura Dern, Noah Lomax, J.D. Evermore, Randy Austin, Clancy Brown
Genere: attuale
Se ti piace guarda anche: Wall Street, La grande scommessa, Margin Call

Prima o poi doveva succedere. Lo sapevo che prima o poi sarebbe capitato, eppure speravo che quel giorno non sarebbe mai arrivato.
Sono stato sfrattato.
Via. Devo andare via. Blogger mi aveva dato l'avviso, ma io l'avevo ignorato. Pensavo stessero bluffando. Invece no. Invece è tutto vero. Via, via. Devo andare via. Via da casa mia. Dal mio blog che per me rappresenta una seconda casa e a volte pure una prima. Posso dare dei “Maledetti bastardi!” a quelli di Blogger, però non sarebbe del tutto giusto. In fondo mi hanno ospitato per 8 lunghi anni, senza pretendere nulla in cambio. Se ora vogliono cacciarmi, ne hanno tutto il diritto. O no?

lunedì 1 febbraio 2016

Family? Ma day!





Freeheld - Amore, giustizia, uguaglianza
(USA 2015)
Regia: Peter Sollett
Sceneggiatura: Ron Nyswaner
Cast: Julianne Moore, Ellen Page, Michael Shannon, Steve Carell, Luke Grimes, Josh Charles, William Sadler, Gabriel Luna, Tom McGowan, Kelly Deadmon, Mina Sundwall
Genere: civile
Se ti piace guarda anche: Jenny's Wedding, Io e lei, Carol, The Danish Girl, The L Word

Ci sono film che andrebbero proiettati, e non intendo in una scuola di Cinema. Freeheld - Amore, giustizia, uguaglianza non è certo un capolavoro cinematografico e, sottoposto all'impietoso giudizio di un branco di spietati studenti universitari verrebbe facilmente massacrato. Lo si potrebbe bollare come un film “televisivo”, ma sarebbe un insulto. Un po' come usare la parola F per parlare di un omosessuale o dell'allenatore dell'Inter. Meglio quindi non farlo. Meglio dire che Freeheld è girato più o meno sui livelli di una fiction Rai. Dite che è un insulto ancora peggiore?
Avete ragione.

Freeheld potrebbe allora essere proiettato in una scuola, elementare, media o superiore che sia, e male non farebbe. I ggiovani d'oggi però sono meno bimbiminkia di quanto i media e i social network ci vogliono far credere. Bullismo e mentalità del branco sono ancora presenti, e purtroppo lo saranno probabilmente sempre. I ragazzi d'oggi stanno comunque crescendo con una mentalità più aperta rispetto alle generazioni precedenti, e ci metto dentro pure la mia, e non hanno più tutta questa paura per il “diverso”, che con questa brutta parola si intenda il gay oppure lo straniero.

Freeheld allora meriterebbe di essere proiettato soprattutto per quelle persone che si stanno recando a un Family Day.


martedì 10 febbraio 2015

THE ICEMAN - L'UOMO DI GHIACCIO, UN FILM NON CON SERGIO MATTARELLA





The Iceman
(USA 2012)
Regia: Ariel Vromen
Sceneggiatura: Morgan Land, Ariel Vromen
Ispirato: al libro The Iceman: The True Story of a Cold-Blooded Killer di Anthony Bruno e al documentario The Iceman Tapes: Conversations with a Killer di Jim Thebaut
Cast: Michael Shannon, Winona Ryder, Ray Liotta, Chris Evans, David Schwimmer, Stephen Dorff, James Franco, Ryan O'Nan, McKaley Miller, Erin Cummings
Genere: criminale
Se ti piace guarda anche: Quei bravi ragazzi, Il fuoco della vendetta, Romanzo criminale, Scarface, Carlito's Way, Nemico pubblico, The Americans

Voi credete al colpo di fulmine?
Non intendo il programma televisivo con Alessia Marcuzzi che allietava (si fa per dire) i pomeriggi di noi teenager degli anni '90. Quello è esistito, purtroppo, ed è un dato di fatto oggettivo. Intendo il colpo di fulmine che può scattare per una ragazza, o per un ragazzo, o anche per un nuovo gingillo tecnologico, o per un'automobile o a volte pure per un film.
Io ci credo. A me è capitato di recente per una pellicola. Alla prima scena di The Iceman è scattato il colpo di fulmine. C'è questa splendida sequenza in cui Michael Shannon e Winona Ryder sono lì al loro primo appuntamento e pure tra loro scatta il colpo di fulmine. È una scena che mi ha ricordato molto vagamente l'appuntamento tra Vincent Vega e Mia Wallace in Pulp Fiction oppure quello, sempre per rimanere in tema John Travolta, in Blow Out di Brian De Palma. Uno di quegli appuntamenti non da romcom ma da film noir.

mercoledì 23 ottobre 2013

MAN OF STEEL – L’UOMO DI MERDA




L’uomo d’acciaio
(USA, Canada, UK 2013)
Titolo originale: Man of Steel
Regia: Zack Snyder
Sceneggiatura: David S. Goyer
Soggetto: David S. Goyer, Christopher Nolan
Cast: Henry Cavill, Amy Adams, Michael Shannon, Russell Crowe, Antje Traue, Kevin Costner, Diane Lane, Christopher Meloni, Harry Lennix, Laurence Fishburne, Richard Schiff, Ayelet Zurer, Dylan Sprayberry, Cooper Timberline, Michael Kelly, Tahmoh Penikett, Jadin Gould, Jack Foley
Genere: acciaio inox
Se ti piace guarda anche: Smallville, Superman Returns, John Carter, Iron Man

Non sopporto i supereroi. Ho sempre preferito i supercattivi. Il problema è che nei fumetti, così come nei film, spesso i villain sono ritratti come dei superidioti superstereotipati, fatta eccezione per Joker e pochi altri, e così faccio fatica a simpatizzare pure per loro e finisco per odiare in generale questo tipo di storie.
Tra tutti i supereroi che già faccio fatica a reggere, quello che odio di più è Superman. O Clark Kent. Non ho mai capito se odio di più l’uno o l’altro. Probabilmente entrambi allo stesso modo. Clark Kent perché è troppo buonista e precisino e poi il fatto che si “mimetizzi” tra noi umani grazie a un paio di occhialini è una delle più grandi stronzate nella Storia dei fumetti e non solo. Possibile che nessuno lo riconosca? Certo che no, perché uno con gli occhialini da hipster non potrà mai essere un supereroe.
Forse però mi sta ancora più sulle balle Superman perché uffa non vale, i suoi superpoteri sono troppo super per questa Terra. Facile così. È come se Cristiano Ronaldo andasse a giocare in un campetto di periferia, o Jennifer Lawrence partecipasse a un film italiano. Sarebbe troppo semplice fare bella figura. Sarebbero troppo superiori. Lo stesso vale per Kal-El/Clark Kent: fa il figo con i suoi superpoteri, la sua superforza, la sua supervista etc. con noi poveri umani e vabbè, so’ capaci tutti così. Come se io andassi a prendere a botte i bambinetti delle elementari...
Mmm no, esempio sbagliato. Mi sa che me le prenderei io.

Passando nello specifico a questo nuovo (si fa per dire) film su Superman, era davvero necessario? Perché è stato realizzato, al di là delle evidenti motivazioni economiche? Cosa aggiunge di differente rispetto alle versioni precedenti?
Già io che non sono certo un patito del personaggio posso dire che niente, non aggiunge davvero un bel niente rispetto a quel che sapevamo sull’odioso Clark Kent/Kal-El/Superman. È come un episodio di Smallville e pure di quelli bruttarelli. Non che ce ne siano stati tanti di bellarelli.

"Figliolo, ti chiamerò Kal-El in onore del mio mito Nicolas Cage."
A introdurre il nuovo filmone (si fa sempre per dire) c’è una terrificante premessa ambientata su Krypton che appare come un incrocio tra Pandora di Avatar e un pianeta a caso di Guerre Stellari. Al ché uno si chiede: “Ma il regista non è Zack Snyder? Dov’è finito il suo tipico stile?”
Lo stile visivo di Zack Snyder, mostrato in film come 300, Watchmen e Sucker Punch, può piacere o non piacere, a me personalmente non ha mai fatto impazzire, ma se non altro era uno stile suo, personale, molto fumettoso. Qui invece il tocco del regista non si vede per niente, annientato da un generico look da classico blockbuster supereroistico hollywoodiano che allo stesso tempo risulta, paradossalmente, meno fumettoso rispetto agli altri Snyder-movies.

Lo scopo della premessa del film è comunque quello di farci capire una cosa: esiste qualcuno di persino più insopportabile di Superman, suo padre Jor-El, interpretato da un sempre più insopportabile pure lui Russell Crowe. Qui non canta e non balla, grazie a Dio, come in Les Misérables, però fa il figo come se non ci fosse un domani.

ATTENZIONE!

E infatti per lui, sempre grazie a Dio, un domani non ci sarà...
Jor-El muore e il pianeta Krypton esplode. Sono talmente una razza superiore che si sono fatti saltare per aria, complimentoni!
PROPRIO UN SUPERSPOILER, VERO?

"Ammazza, mamma, a te star sotto il sole della Toscana non ha fatto tanto bene..."
Prima di tutto questo, Jor-El fa in tempo a mettere il figlioletto su un barcone. Kal-El riesce a sopravvivere al duro viaggio, impresa possibile giusto per chi possiede dei superpoteri, e sbarca così a Lampedusa. Visto che in Italia non c’è lavoro, soprattutto per uno come Kal-El che è troppo bravo in tutto, il giovane finisce in un piccolo paesino americano, Smallville, dove diventa lo schiavetto personale degli ospitali Jonathan e Martha Kent, degli invecchiatissimi Kevin Costner e Diane Lane. I due, che si sono accorti dei poteri speciali del ragazzino, lo mettono a fare tutti i lavori della loro fattoria, godendosi così una pensione anticipata. Kal-El viene ribattezzato dai nuovi genitori Clark, perché i signori Kent mica volevano essere considerati degli psicopatici come Nicolas Cage, l’unico sulla faccia della Terra ad avere il coraggio di chiamare il proprio figlio Kal-El.
Ormai cresciuto, il giovane Clark si iscrive in palestra, comincia a prendere steroidi dal mattino alla sera e diventa una bestia. Decide allora che è diventato il momento di mettere a frutto le sue straordinarie doti personali e… fare del bene? Proteggere gli indifesi?

Ma va, Clark decide di iscriversi a Mister Olympia, che vince con discreta facilità. Così facendo, attira le attenzioni dei media e di quella ficcanaso di Lois Lane del Daily Planet, una che a quanto pare ha vinto il premio Pulitzer.
Un momento. Lois Lane ha vinto un Pulitzer? Questa sì che è fantascienza. Non so, a questo punto diamolo anche a Sallusti…
Lois Lane qui è interpreta non dalla solita bonazza di turno, bensì dalla caruccia ma non figona Amy Adams. Il problema è che Amy Adams, quattro volte nominata agli Oscar per Junebug, Il dubbio, The Fighter e The Master, non può recitare al fianco del terribile Henry Cavill. Così come Superman è troppo forte per gli umani, lei è troppo brava per stare in scena con un attore tanto tremendo. Così come anche Michael Shannon, l’uomo che ha ucciso Russell Crowe, l’odioso padre di Kal-El. Lui sì che è un eroe!

"Recitare con Cavill?
AAAAAAAARGH!"

Michael Shannon non ci sta al fatto che un attore così incapace reciti con Amy Adams e con lui e così, dopo aver scontato il suo anno di servizi sociali per frode fiscale, decide di tornare sulla Terra e far fuori Henry Cavill. Già che c’è, vuole anche approfittarne per conquistare il pianeta e ripopolarlo con la gente di Krypton al posto della nostra.
A questo punto, in questa porcheria interplanetaria di pellicola, si scatena una battaglia interplanetaria in cui perdono la vita migliaia di esseri umani innocenti.

ATTENZIONE DI NUOVO!

Alla fine di questa storiella che David S. Goyer e Christopher Nolan avranno impiegato a scriverla spero non più di 5 minuti, Supermerd riesce a smerdare il nemico Michael Shannon e lo ammazza, salvando così la Terra.
Complimenti, Clark Kent. Migliaia, forse milioni, di persone, donne e bambini compresi, hanno perso la vita per colpa tua, e unicamente per colpa tua, visto che senza di te il cattivone Michael Shannon non sarebbe mai venuto sulla Terra, e poi però ci hai salvato. Grazie Clark, tu sì che sei un vero eroe. Un eroe di merda.
(voto 2/10)

"Uffa, ma io non volevo salvare tutta la Terra. Volevo salvare solo gli Stati Uniti d'America."



martedì 22 ottobre 2013

IN THE MOOD FOR MUD




Mud
(USA 2012)
Regia: Jeff Nichols
Sceneggiatura: Jeff Nichols
Cast: Tye Sheridan, Jacob Lofland, Matthew McConaughey, Reese Witherspoon, Michael Shannon, Ray McKinnon, Sarah Paulson, Sam Shepard, Bonnie Sturdivant, Joe Don Baker, Paul Sparks
Genere: country
Se ti piace guarda anche: Un mondo perfetto, Stand by Me, Take Shelter, Broken


Boy, tu tudun tun tun, you’ll be a man, soon

"Chi di voi due ragazzini si chiama Nek che gli do subito una mano di botte?"
Mud è una storia di formazione. Il racconto di un quattordicenne che diventa uomo, proprio davanti ai nostri occhi. Il giovane Ellis (l’attore rivelazione di The Tree of Life Tye Sheridan) vive in una cittadina, la classica cittadina di provincia del Sud degli Stati Uniti, una versione reality di quelle cittadine perfettine che si vedono di solito nelle serie tv teen americane, e i suoi genitori sono sul punto di divorziare.
Un giorno, insieme al suo amico Neckbone (Jacob Lofland), soprannominato Nek o anche Filippo Neviani, mentre vaga in giro su un’isoletta lì vicino si imbatte in una barchetta piantata sopra un’albero e, soprattutto, si imbatte in un misterioso e losco figuro, un tale che si fa chiamare Mud e ha le fattezze di Matthew McConaughey, non esattamente il solito barbone che si può incontrare nella vita di tutti i giorni.
Tra McConaughey e i due ragazzini si instaura un rapporto particolare…
No! Non un rapporto di tipo pedofilo. Che genere di film immaginate questo sia?
Matthew McConaughey è interessato alla bella del paese Reese Witherspoon, mentre il giovane Ellis si innamora di May Pearl (l’attrice esordiente Bonnie Sturdivant), una ragazza giovane pure lei ma più grande di lui.
Al di là degli intrecci romantici, pur presenti, questa però come detto è una piccola storia di formazione. Una piccola ma grande storia di formazione non solo e non tanto sentimentale, quanto esistenziale.

"Mi chiamo Nek, ma per farmi perdonare ho messo una t-shirt dei Fugazi."
"Sti gazi!"
Scritto e diretto dal buon Jeff Nichols, autore dell’acerbo Shotgun Stories e del notevolissimo Take Shelter, Mud cattura con il suo spirito intimo, con il suo tocco confidenziale, con le parlate Southern dei suoi attori, con le sue atmosfere country a cavallo tra Una storia vera di David Lynch e una pellicola a caso di Terrence Malick.
E, dopo Killer Joe, Matthew McConaughey azzecca un altro film in cui la trama non rappresenta qualcosa di nuovo o di mai sentito, ma un film che sa raccontare, sa raccontare bene e sa far vivere i suoi personaggi fino in fondo, come fossero di carne e non di celluloide. Forse a livello di sceneggiatura gli manca il colpo da K.O. finale come Take Shelter e forse a livello registico gli manca la scena madre in grado di far gridare al capolavoro, però va bene così. Jeff Nichols non punta a sorprendere lo spettatore, non cerca di fotterlo con qualche trovata particolare. Jeff Nichols ha “semplicemente” realizzato un film genuino, vero, essenziale. Un film bello.
(voto 8/10)



sabato 2 febbraio 2013

SENZA FRENI - MEDIASET PREMIUM RUSH

Senza freni - Premium Rush
(USA 2012)
Titolo originale: Premium Rush
Regia: David Koepp
Sceneggiatura: David Koepp, John Kamps
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Dania Ramirez, Michael Shannon, Jamie Chung, Aasif Mandvi, Christopher Place
Genere: scavezzacollo
Se ti piace guarda anche: Freerunner, Crank, Fast & Furious, Fuori in 60 secondi
Uscita italiana: dal 23 gennaio direttamente per il mercato home-video

A volte partendo da un presupposto assurdo può nascere una pellicola sorprendente. Spesso anzi sono proprio le idee più strambe quelle che portano alle soluzioni più originali e imprevedibili. Senza freni - Premium Rush nasce proprio da uno di quegli spunti particolari e folli: è la storia di un fattorino che fa commissioni in giro in bicicletta per New York City. Un’idea valida per un videogame in stile Paperboy più spericolato.
Se non avete mai giocato a Paperboy, significa che siete o troppo giovani, o troppo vecchi.


Un’idea valida per un videogame, ma che pare assurda per un film. Quanti soldi avreste il coraggio di scommettere voi, su una pellicola del genere? Personalmente, io non molti. A Hollywood che è il regno dell’irrazionale e dove i presupposti più idioti si possono trasformare in delle gran figate, c’hanno invece investito $35 milioni. Non un budget di quelli strepitosi, ma nemmeno noccioline.
Se io non c’avrei puntato granché, una volta sentiti i nomi coinvolti nell’operazione ho invece preso fiducia.
Regia e sceneggiatura firmata da David Koepp, uno che da regista ha fatto Secret Window e soprattutto gli interessanti Ghost Town ed Echi Mortali, uno che da regista non è mai apparso un fenomeno ma nemmeno uno sprovveduto totale, uno che da sceneggiatore è invece un pezzo grosso e ha lavorato su blockbusteroni come Jurassic Park, Mission: Impossible, Spider-Man e La guerra dei mondi, senza dimenticare La morte ti fa bella e Carlito’s Way.

"Io non sono pazzo, è che mi disegnano così."
I due protagonisti poi sono due degli attori più richiesti e più in forma del momento: Joseph Gordon-Levitt e Michael Shannon.
Joseph Gordon-Levitt sì, è l’idolo indie di (500) giorni insieme e 50/50 diventato grazie a Christopher Nolan un nome quasi famoso anche al grande pubblico con film come Inception e Il cavaliere oscuro - Il ritorno, ed è attualmente nei cinema nostrani con Looper e pure con Lincoln. E poi Michael Shannon, quello con il volto da pazzo che fa sempre parti da pazzo e le fa sempre in maniera pazzesca, da Revolutionary Road al recente stupendo Take Shelter, passando per la tv con Boardwalk Empire. Pazzo pure lì.
Con dei nomi così in bella mostra, decido di giocare a questo Premium Rush, uscito in Italia in questi giorni direttamente per il mercato DVD e Blu-ray con il titolo Senza freni.










E premiamo PLAY, allora. Che aspettiamo?

"No, questi soldi non li ho fatti con i massaggi. Perché me lo chiedete tutti?"
La prima parte del film scorre bene, leggera ma veloce. Joseph Gordon-Levitt corre rapido e spericolato sulla sua bicicletta, con una missione da compiere, come in ogni buon videogioco che si rispetti. Peccato solo che questo sia un film e non un videogioco. Gordon-Levitt interpreta la parte di Wilee, un fattorino che in bici deve consegnare un pacco molto importante affidatogli dalla gnocca coreana Jamie Chung. Il tutto mentre cerca di riconquistare il cuore della sua ex, pure lei una fattorina ciclista interpretata dalla gnocca latina Dania Ramirez, la Maya della serie tv Heroes, e il tutto mentre un detective folle cerca di fregargli il pacco, per ragioni sconosciute. Detective folle ovviamente interpretato dal volto folle del folle Michael Shannon.
Tutto bene, per i primi minuti. Gli inseguimenti sono ben realizzati e la regia di Koepp scivola agevole per le strade di New York City. Dopo un po’, ci si aspetterebbe però che il film si evolva in qualcosa di più. Un minimo. Invece resta fondamentalmente un videogame, piuttosto che una pellicola vera e propria, buona per un intrattenimento disimpegnatissimo, nulla di più. E da Koepp + Gordon-Levitt + Shannon era lecito attendersi qualcosina di più.










A un certo punto, sembra che quel qualcosina di più tanto atteso possa arrivare. L’intreccio del film si fa più complesso, Koepp gioca con i flashback, i ritmi rallentano un attimo e sembra esserci un maggiore sviluppo nei personaggi e nella trama. È solo un’illusione. Presto il film ricomincia a correre, in un inseguimento continuo tra Wilee e il detective. Nonostante il nome, Wilee scappa come Beep Beep e il detective lo insegue come Willy il coyote, ma fondamentalmente la trama del film non è molto più complessa di uno dei mini episodi dei Looney Tunes. Al massimo, quello che Premium Rush offre è una leggera critica al sistema capitalista, a una vita in ufficio dietro a una scrivania, e in più accenna persino al tema dell’immigrazione…
Okay, forse era meglio se il film faceva






"Ok, bella la bici. Però adesso mi date un'auto con il NOS?"







e si limitava unicamente a correre Senza freni. I momenti che vorrebbero essere più profondi sono infatti quelli meno convincenti. Siamo allora più che altro dalle parti di un action in stile Fast & Furious o Fuori in 60 secondi, con le bici al posto delle auto e - sarà per questo - tonnellate di figosità in meno. A meno che non siate patiti totali delle bici, e in tal caso questo Premium Rush vi sembrerà molto più figoso.
Nonostante i nomoni coinvolti, non bisogna aspettarsi niente di più di una visione da far scorrere veloce veloce e da dimenticare altrettanto rapidamente.



























No basta, mi sono stufato. Cambio gioco film.
(voto 5,5/10)



domenica 9 dicembre 2012

MAN OF THE YEAR 2012 - N. 12 MICHAEL SHANNON

Michael Shannon
Genere: pazzesco
Provenienza: Lexington, Kentucky, USA
Età: 38
Il passato: Ricomincio da capo, Pearl Harbor, Vanilla Sky, 8 Mile, Bug, Shotgun Stories, Revolutionary Road, My Son My Son What Have Ye Done, The Runaways
Il suo 2012: Take Shelter, Senza freni - Premium Rush, Machine Gun Preacher, Return, la serie Boardwalk Empire
Il futuro: il nuovo di Jeff Nicholas Mud, L’uomo d’acciaio (Man of Steel), The Iceman, The Broken Tower di e con James Franco, They Came Together
Ti potrebbero piacere anche: Jack Nicholson, Anthony Hopkins, Gary Busey
Perché è in classifica: perché come fa il pazzo lui, nessuno mai (vabbè mai, diciamo negli ultimi tempi)

Michael Shannon è pazzo?
Apparentemente sì. Le persone non vanno giudicate dalle apparenze, però uno con una faccia così tanto normale non può essere. Così la penso io, ma così la pensano anche i producers di Hollywood, che continuano a tirargli addosso le parti dello schizzato. Il problema di Michael Shannon è proprio questo: rischia di restare intrappolato nell’eterna parte del fuori di testa. L’altro problema, non secondario, che ha è che se continua così rischia di essere rinchiuso per davvero. Gli manca solo una parte in American Horror Story Asylum, e poi le ha fatte tutte, le varianti del pazzo.
In Bug? Pazzo paranoico.
In Revolutionary Road, ruolo che gli ha fatto avere una nomination agli Oscar? Pazzo psicotico.
In My Son, My Son, What Have Ye Done? Pazzo assassino.
Nella serie tv Boardwalk Empire? Federale proibizionista pazzo.
In Take Shelter? Pazzo maya donniedarkiano ossessionato dalla fine del mondo.
In Senza freni - Premium Rush, in arrivo a gennaio in Italia direttamente in home-video? Detective pazzo (più o meno) da ridere.
Prossimo personaggio, nel film che dovrebbe finalmente farlo conoscere al grande pubblico? Il Generale Zod, nemico di Superman nel nuovo L’uomo d’acciaio (Man of Steel). Che tipo di cattivo sarà? Pazzo, naturalmente.
Non dire poi che non ti avevo avvisato, Michael, ma se continui così ocio che la prossima camicia che indosserai non sarà una elegante per andare a qualche cerimonia di premiazione, ma sarà di forza.



martedì 7 febbraio 2012

Take Shelter: la follia prima della tempesta

Take Shelter
(USA 2011)
Regia: Jeff Nichols
Cast: Michael Shannon, Jessica Chastain, Tova Stewart, Katy Mixon, Shea Whigham
Genere: questa è la follia
Se ti piace guarda anche: Another Earth, Donnie Darko, Melancholia, Il mago di Oz

Cosa sarebbe successo se Donnie Darko non fosse rimasto intrappolato per sempre nell’ottobre 1988?
Forse crescendo sarebbe diventato un po’ come il protagonista di questo Take Shelter. Non so se avrebbe sposato Jessica Chastain (ma sarebbe stato un bel colpo!) e non so se avrebbe avuto una figlia sordomuta o lavorato in una compagnia di scavatrici. Queste cose probabilmente non le avrebbe fatte, preferendo diventare un ciclista o un sonnambulo professionista. Però a livello mentale credo sarebbe stato messo un po’ come il Michael Shannon di questo film.
Che cosa fa costui per essere paragonato a un Donnie Darko cresciutello?
È fuori di testa. O forse no, forse è un visionario e ha ragione lui.
Pazzo o Nostradamus? O tutt’e due, come Donnie?

"Acciderbolina... mi sa che qui la situazione si fa un filino più grave che a Roma con i suoi 5cm di neve..."

"Parlo pure il linguaggio dei segni...
Chi mi devo scopare per far nominare questo film agli Oscar? Meryl Streep"
Michael Shannon è il tipo giusto per una parte del genere, specializzato com’è con quella faccia lì a fare il tipo fuori di testa, come nella sua interpretazione da nomination all’Oscar in Revolutionary Road.
E avendo nominato gli Oscar, non ce la faccio a trattenermi e mi chiedo come facciano ad aver ignorato del tutto un gioiellino come questo o come 50/50 per candidare merda di cavallo secca come War Horse. La spiegazione va ricercata in questioni politiche e di potere, credo, perché altrimenti la verità impietosa sarebbe semplicemente che quelli dell’Academy Awards di cinema non ne capiscono una cippa.
E sì che in un film come questo ce ne sarebbe da nominare: attore protagonista, attrice non protagonista, sceneggiatura originale, musiche… Invece zero nomination. Vabbè.

Tornando a parlare della pellicola ed evitando di incazzarmi ulteriormente per gli Oscar, il protagonista è un tizio dalla vita piuttosto normale che però all’improvviso comincia a fare strani sogni. Sogni, o meglio incubi apocalittici che gli risucchiano sempre di più il cervello ed entrano anche a far parte della sua ordinaria quotidianità. Il tipo sta talmente in fissa che si convince dell’arrivo imminente di un terribile uragano che spazzerà via tutto e per questo si mette a costruire un rifugio sotterraneo per sé e per la famiglia. Questa ossessione influirà inevitabilmente nel rapporto con la moglie e la figlioletta, con il suo lavoro, con i suoi amici, con la percezione che hanno di lui le altre persone.

"Super Alemanno, proteggici tu!"
Il rapporto tra fine del mondo e psiche malaticcia fa venire in mente il già citato Donnie Darko capostipite di questa sorta di psycho sotto genere, ma pure Melancholia di Lars Von Trier, of course, solo che per fortuna Michael Shannon evita di spogliarsi come Kirsten Dunst, ché non sarebbe lo stesso spettacolo. Per stile cinematografico non siamo invece poi molto lontani dalle atmosfere intimiste di quell’altra poco conosciuta perla Another Earth (ma in uscita in Italia, se tutto va bene, il 18 maggio).
Il film però ha dalla sua una dosa sufficiente di personalità per essere una storia a parte, per raccontarci queste tematiche in una chiave ancora diversa, con un ruolo importante ricoperto dalla famiglia e un’attenzione particolare ai risvolti psicologici del protagonista.

Il valore aggiunto di questa splendida visione è poi Jessica Chastain, nella parte della moglie del folle (?) protagonista. Tralasciando l’elemento fantascientifico di come una come la Chastain possa essersi sposata con quella faccia da manicomio criminale dello Shannon, che nella pellicola per di più manco è ricco o famoso, la sua presenza fa già partire avvantaggiata la pellicola. Ora come ora, averla in un film è come schierare Lionel Messi in squadra, con la differenza che Jessica Chastain è una spilungona ed è anche un bel pezzo di fregna.
"Che faccio, accetto la proposta di matrimonio di Cannibal o vado giù
nel bunker con quel pazzo di mio marito? Vado giù nel bunker!"
C’è una scena, in Take Shelter, in cui il marito ha un attacco pubblico di follia. Lei lo guarda prima disgustata dal suo comportamento, quindi arrabbiata, quindi prova una grande pietà per lui, quindi prova una gran pena per lei e per la sua famiglia. Tutto questo in 5 secondi appena. Jessica Chastain. Che attrice. Che donna. Anche se non è una cantante e non fa tournée, vorrei andare a un suo concerto solo per lanciarle un orsacchiotto di peluche con la domanda: “Will you marry me, Jessica?”


"Senti anche tu puzza di stronzata?"
"Sì, Alemanno dev'essere passato da queste parti..."
L’altra cosa notevole di Take Shelter è come riesca a costruire la tensione. L’inquietudine da fine del mondo che vive il protagonista nella sua testa, la viviamo anche noi. Dall’inizio alla fine la pellicola sa catturare con i suoi ritmi lenti, le sue accelerazioni visionarie, i suoi momenti onirici strepitosi accoppiati a una realtà realistica eppur minuto dopo minuto sempre più surreale.Al contrario di chi scrive questo post, il tocco del regista è quello di chi sa cosa sta facendo. Di chi sa cosa sta raccontando e dove vuole arrivare. Jeff Nichols dimostra una gran padronanza del mezzo cinematografico, sapendo alternare vita vera e vita sognata con una naturalezza impressionante, e la sceneggiatura di cui è autore regge senza flessioni. Una grande sicurezza, eppure è appena al suo secondo film. Il suo esordio Shotgun Stories, con protagonista lo stesso Michael Shannon, sarebbe un bel recupero da fare, anche se ovviamente in Italia non è mai arrivato. Un po’ come questo strepitoso Take Shelter, che non ha ancora una distribuzione nostrana e chissà se mai l’avrà. A questo punto cresce comunque la curiosità di vedere l’opera terza di Nichols, Mud, con Reese Witherspoon, Matthew McCounaghey e ancora una volta il suo feticcio Shannon. In arrivo nel 2013 negli USA e chissà se e quando da noi.

"Oh, non si può parlare male di un fasc...ehm, di uno del Pdl,
che ti staccano subito la luce!"
Impreziosito da una colonna sonora semplice quanto efficace, di quelle un po’ American Beauty e un po' Goblin delle soundtrack per Dario Argento, attraversato da una dose di fenomenale costante e crescente tensione, reso grande da una regia impressionante nel suo alternare visioni e realtà, baciato da due prove attoriali gigantesche, evito di aggiungere ulteriori giri di parole e altre cazzate miste per dire semplicemente: Take Shelter è un grandissimo film. Procuratevelo in qualche modo (suggerimento: in rete con i sottotitoli) e guardatelo, altrimenti arriva un tornado a spazzarvi via la casa.
D’oh! Lo sapevo che non riuscivo a evitare di dire una stronzata finale…
E se il tornado dovesse arrivare comunque, cosa che in questo periodo tra terremoti, nevicate record e catastrofi varie mica è da escludere del tutto, Take Shelter sarebbe davvero perfetto come ultimo film da vedere.
(voto 9/10)

domenica 17 ottobre 2010

Lynch mio, Lynch mio, che hai combinato?

My son, my son, what have ye done
(USA, Germania 2009)
Regia: Werner Herzog
Cast: Michael Shannon, Willem Dafoe, Chloe Sevigny, Grace Zabriskie, Udo Kier, Michael Peña, Loretta Devine, Brad Dourif
Genere: fuori di testa
Links: imdb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Inland Empire, Antichrist, Blackout

David Lynch presenta
un film di Werner Herzog

Che dire? Abbastanza per avere delle aspettative mooolto alte da questo film che ha inoltre un titolo davvero affascinante e, molto stranamente, passato indenne al vaglia dei titolisti italiani! Una notiziona, questa.

Fine delle buone notizie, perché questo film è una delusione cocente. Lo spunto iniziale sembra promettere bene, almeno per i primi 5 minuti circa della pellicola. Willem Dafoe in versione sbirro ha un dialogo con il collega in auto di tipo tarantiniano, quindi arriva sulla scena di un delitto. Una casa normale, di un quartiere di periferia normale, un’atmosfera di inquietudine normale, alla David Lynch (qui in veste di produttore della pellicola). Una signora è stata trovata morta in casa sua. L’arma del delitto? Una spada antica. Possibile sospettato? Il figlio, che si ritrova rintanato nella casa di fronte con due ostaggi. Bene, un bel thriller, persino ispirato a un vero fatto di cronaca. Le premesse ci stanno tutte. E invece…

E invece niente. Si affoga nella noia tra flashback che vorrebbero svelare chissà quali significati reconditi nella malattia mentale del protagonista, ma finiscono per rivelarsi inconcludenti. Ecco, se c’è un termine che ben definisce questa pellicola è inconcludente.

Visivamente curata, con qualche scena di (finto) ralenty anche bella e soprattutto un ottimo e inquietante cast: Willem Dafoe tra Cuore Selvaggio, eXistenZ, Antichrist e quant’altro è un maestro nel genere visionario-fuori di testa, Chloe Sevigny è una mia idola assoluta, pure lei affezionata al genere (tra l’altro ha già lavorato con Dafoe in American Psycho e Manderlay), Grace Zabriskie è una presenza fissa nel cinema lynchiano (era la madre di Laura Palmer, ma c’è anche in Cuore Selvaggio e Inland Empire) ed è secondo me la donna più spaventosa del mondo. Basta la sua sola presenza per togliermi il sonno per giorni e giorni e riportarmi alla mente inquietudini infantili. Perfettamente calato nella parte poi il protagonista Michael Shannon, già pazzo di Revolutionary Road.

I pezzi giusti al posto sbagliato. Se i film di Lynch sanno essere sconclusionati, folli e depistanti come pochi, alla fine in qualche strambo e inspiegabile modo tutto torna. Solo che Herzog non è Lynch, questo non è il suo genere di film e qui i tasselli vorrebbero costruire un puzzle che, una volta terminato, ti rendi conto di come fosse fallato e così torni indietro al negozio dove l’hai acquistato per farti dare indietro i soldi. Solo che io di puzzle in vita mia non ne ho mai comprati, né tantomeno terminati, e quindi questa è una metafora inutile e inconcludente tanto quanto il film.
Lynch mio, Lynch mio, che hai prodotto?
(voto 5)

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