Beginners
(USA 2010)
Regia: Mike Mills
Cast: Ewan McGregor,
Mélanie Laurent, Christopher Plummer, Goran Visnjic
Genere: esistenziale
Se ti piace guarda anche:
Se mi lasci ti cancello, Prima dell'alba, Blue Valentine
Tralasciando il piccolo
particolare che negli ultimi anni l’unico film decente che ha fatto mi pare sia
stato L’uomo nell’ombra, Ewan McGregor resta sempre e per sempre un mio idolo
personale e quindi un film che lo vede protagonista è comunque un appuntamento
da non mancare (o quasi). La pellicola Beginners si apre curiosamente con una
scena in cui Ewan getta nel cesso, pardon water (sto cercando di civilizzarmi
nel linguaggio, non sempre è facile ma ci sto lavorando su), delle pillole. E
pensare che ai tempi di Trainspotting invece nel cesso, pardon water, peggiore
della Scozia per una pillola si gettava dentro anima e corpo. Le cose cambiano,
è proprio vero.
Poi c’è madame Melanie Laurent,
l’altro motivo per cui non si può non vedere questo film. Sì, proprio la
bastarda senza gloria che è anche una cantante di buona gloria.
Come, non siete ancora corsi a scaricarlo?
Alla regia ritroviamo
invece Mike Mills, omonimo dell’ex bassista dei R.E.M. (ex perché per chi
ancooora non lo sapesse, si sono sciolti sigh sob, sob sigh), ma NON è il
bassista dei R.E.M. che si è reinventato come regista.
Mike Mills NON dei R.E.M.
aveva esordito qualche anno fa (nel 2005, per la precisione) con Thumbsucker – Il succhiapollice, storia di un adolescente che come annuncia il titolo si
ciuccia ancora il pollice. Una storia originale e potenzialmente scoppiettante,
che però non andava molto lontano per un film così così che non lasciava grossi
segni, assestandosi nel mezzo del cinema indie americano senza infamia e senza
lode.
A distanza di qualche
anno, Mills trova però una sua strada. Guardando ancora a certo cinema
indipendente alla Wes Anderson (quello dei Tenenbaum), ma questa volta con una
voce del tutto propria, non a caso il film è in parte autobiografico, e
riuscendo a trovare il giusto bilanciamento tra leggerezza e profondità.
Si può essere leggeri e
profondi allo stesso tempo? A quanto pare sì. È una cosa che io provo sempre a
fare quando scrivo e che spesso non mi riesce, ma Mills invece con questa
pellicola riesce in pieno nell’ardua impresa.
La storia è drammatica. O
almeno lo sono i presupposti. Ewan McGregor ha infatti un padre in fin di vita.
Oddio, il solito film con
il figlio al capezzale del genitore morente?
Sembrerebbe di sì. E
invece no.
Attraverso l’uso libero di
flashback e di un montaggio veloce, la storia si dipana su più piani narrativi
temporali, come in un film di Michel Gondry ma meno incasinato.
Il padre malato terminale
di Ewan, interpretato da un ottimo Christopher Plummer, è un uomo che all’età
di 74 (se non ricordo male) anni dopo la morte della moglie ha fatto coming
out. Ha sempre saputo di essere gay, però ha comunque aspettato fino alla fine
della vita della compagna per venire allo scoperto e così si mette insieme a un
tizio più giovane di lui, un toy boy. Quest’ultimo è un po’ il punto debole
(forse l’unico) del film, visto che l’interpretazione di Goran Visnjic (attore
croato visto in E.R. e di recente anche nella nuova serie Pan Am) è molto
macchiettistica e più che un gay pare interpreti un uomo adulto nella parte di
un bambino: in pratica sembra Robin Williams nel film Jack.
Se il padre riesce
finalmente a godersi la vita, per quanto malato, il povero Ewan che lo assiste
invece non riesce a lasciarsi andare e così nonostante abbia una figata di lavoro (fondamentalmente disegna le copertine dei cd musicali) vaga triste per le feste hipster di
Los Angeles, con il suo inseparabile cane e con addosso un costume da Freud.
Feste che sembrano uscite dritte da un video di Spike Jonze, in particolare da
quella sua ultima meraviglia di mediometraggio che risponde al nome di I’m Here.
A una di queste feste
incontra un’affascinante attrice francese, Melanie Laurent, che però ha la
laringite e non può parlare. Senza parole, o meglio con solo lui che parla,
quasi come se ci trovassimo di fronte a un film (semi)muto, i due vivono la
serata perfetta.
No, non scopano.
Non subito, almeno.
A parte questo piccolo
dettaglio, è comunque la serata perfetta, un po' in stile Prima dell'alba. Speciale, super romantica, ma non
super smielata.
Il resto della pellicola
sviluppa quindi il rapporto del protagonista sia con il padre che con la tipa
francese, pure lei anima in pena con un rapporto conflittuale con il father, e
in entrambi i casi riesce a farci sentire queste relazioni vere, vive, anche
all’infuori del contesto cinematografico. Contesto cinematografico peraltro di
primissimo livello, con interpretazioni ottime dei tre protagonisti, un gran
bel montaggio, una regia che tiene sotto controllo i vari passaggi temporali
con maestria, non certo roba da beginners, principianti. Ma la sua forza principale
è un’altra, quella di rivelarsi un film delizioso, che fa venire voglia di
innamorarsi.
(voto 7,5/10)