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martedì 22 novembre 2011

Chi mal comincia…


Beginners
(USA 2010)
Regia: Mike Mills
Cast: Ewan McGregor, Mélanie Laurent, Christopher Plummer, Goran Visnjic
Genere: esistenziale
Se ti piace guarda anche: Se mi lasci ti cancello, Prima dell'alba, Blue Valentine

Tralasciando il piccolo particolare che negli ultimi anni l’unico film decente che ha fatto mi pare sia stato L’uomo nell’ombra, Ewan McGregor resta sempre e per sempre un mio idolo personale e quindi un film che lo vede protagonista è comunque un appuntamento da non mancare (o quasi). La pellicola Beginners si apre curiosamente con una scena in cui Ewan getta nel cesso, pardon water (sto cercando di civilizzarmi nel linguaggio, non sempre è facile ma ci sto lavorando su), delle pillole. E pensare che ai tempi di Trainspotting invece nel cesso, pardon water, peggiore della Scozia per una pillola si gettava dentro anima e corpo. Le cose cambiano, è proprio vero.
Poi c’è madame Melanie Laurent, l’altro motivo per cui non si può non vedere questo film. Sì, proprio la bastarda senza gloria che è anche una cantante di buona gloria.
Come, non siete ancora corsi a scaricarlo?

Alla regia ritroviamo invece Mike Mills, omonimo dell’ex bassista dei R.E.M. (ex perché per chi ancooora non lo sapesse, si sono sciolti sigh sob, sob sigh), ma NON è il bassista dei R.E.M. che si è reinventato come regista.
Mike Mills NON dei R.E.M. aveva esordito qualche anno fa (nel 2005, per la precisione) con Thumbsucker – Il succhiapollice, storia di un adolescente che come annuncia il titolo si ciuccia ancora il pollice. Una storia originale e potenzialmente scoppiettante, che però non andava molto lontano per un film così così che non lasciava grossi segni, assestandosi nel mezzo del cinema indie americano senza infamia e senza lode.

A distanza di qualche anno, Mills trova però una sua strada. Guardando ancora a certo cinema indipendente alla Wes Anderson (quello dei Tenenbaum), ma questa volta con una voce del tutto propria, non a caso il film è in parte autobiografico, e riuscendo a trovare il giusto bilanciamento tra leggerezza e profondità.
Si può essere leggeri e profondi allo stesso tempo? A quanto pare sì. È una cosa che io provo sempre a fare quando scrivo e che spesso non mi riesce, ma Mills invece con questa pellicola riesce in pieno nell’ardua impresa.
La storia è drammatica. O almeno lo sono i presupposti. Ewan McGregor ha infatti un padre in fin di vita.
Oddio, il solito film con il figlio al capezzale del genitore morente?
Sembrerebbe di sì. E invece no.
Attraverso l’uso libero di flashback e di un montaggio veloce, la storia si dipana su più piani narrativi temporali, come in un film di Michel Gondry ma meno incasinato.
Il padre malato terminale di Ewan, interpretato da un ottimo Christopher Plummer, è un uomo che all’età di 74 (se non ricordo male) anni dopo la morte della moglie ha fatto coming out. Ha sempre saputo di essere gay, però ha comunque aspettato fino alla fine della vita della compagna per venire allo scoperto e così si mette insieme a un tizio più giovane di lui, un toy boy. Quest’ultimo è un po’ il punto debole (forse l’unico) del film, visto che l’interpretazione di Goran Visnjic (attore croato visto in E.R. e di recente anche nella nuova serie Pan Am) è molto macchiettistica e più che un gay pare interpreti un uomo adulto nella parte di un bambino: in pratica sembra Robin Williams nel film Jack.
Se il padre riesce finalmente a godersi la vita, per quanto malato, il povero Ewan che lo assiste invece non riesce a lasciarsi andare e così nonostante abbia una figata di lavoro (fondamentalmente disegna le copertine dei cd musicali) vaga triste per le feste hipster di Los Angeles, con il suo inseparabile cane e con addosso un costume da Freud. Feste che sembrano uscite dritte da un video di Spike Jonze, in particolare da quella sua ultima meraviglia di mediometraggio che risponde al nome di I’m Here.
A una di queste feste incontra un’affascinante attrice francese, Melanie Laurent, che però ha la laringite e non può parlare. Senza parole, o meglio con solo lui che parla, quasi come se ci trovassimo di fronte a un film (semi)muto, i due vivono la serata perfetta.
No, non scopano.
Non subito, almeno.
A parte questo piccolo dettaglio, è comunque la serata perfetta, un po' in stile Prima dell'alba. Speciale, super romantica, ma non super smielata.

Il resto della pellicola sviluppa quindi il rapporto del protagonista sia con il padre che con la tipa francese, pure lei anima in pena con un rapporto conflittuale con il father, e in entrambi i casi riesce a farci sentire queste relazioni vere, vive, anche all’infuori del contesto cinematografico. Contesto cinematografico peraltro di primissimo livello, con interpretazioni ottime dei tre protagonisti, un gran bel montaggio, una regia che tiene sotto controllo i vari passaggi temporali con maestria, non certo roba da beginners, principianti. Ma la sua forza principale è un’altra, quella di rivelarsi un film delizioso, che fa venire voglia di innamorarsi.
(voto 7,5/10)

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