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venerdì 25 marzo 2011

La ballata triste dell'uomo che ha smesso di far ridere

Funny People
(USA 2009)
Regia: Judd Apatow
Cast: Adam Sandler, Seth Rogen, Leslie Mann, Eric Bana, Jonah Hill, Jason Schwartzman, Aubrey Plaza, Aziz Anzari, RZA, Eminem, Sarah Silverman, Andy Dick
Genere: dolceamaro
Se ti piace guarda anche: Man on the moon, In viaggio con una rockstar, Molto incinta, Ubriaco d’amore
Film consigliato da Queen B: thanx!

Trama semiseria
Un celebre comico americano interpretato da un Adam Sandler quasi autobiografico apprende la brutta notizia che ha una forma di leucemia e rischia quindi di morire. Per l’occasione cerca allora di rivedere la sua vita fatta di eccessi insieme a un nuovo comico emergente (Seth Rogen), che diventa il suo assistente personale nonché il suo migliore (e unico) amico. E se da un film di Judd Apatow con Adam Sandler vi aspettate che si rida come matti, vi siete sbagliati perché i due si sono rotti di fare i buffoni a comando per il vostro personale piacere e hanno fatto un film drammatico e serio.
O quasi.

Recensione cannibale
Dopo il successo travolgente di Molto incinta, che l’ha consacrato re della commedia made in USA, Judd Apatow è stato preso da manie di grandezza? È quello che verrebbe da pensare a trovarsi di fronte a un filmone da 2ore e 20minuti che affronta una tematica drammatica come quella di un uomo in fin di vita e per cui si è avvalso di collaboratori di serie A come l’autore dello score di Donnie Darko Michael Andrews per le musiche e l’abituale collaboratore di Steven Spielberg Janusz Kaminski per la curatissima fotografia. Il grande pubblico come spesso succede non sa premiare le grandi ambizioni e infatti il film si è rivelato un mezzo flop, soprattutto se paragonato ai trionfi dei suoi precedenti 40 anni vergine e appunto Molto incinta. Eppure questa pellicola è di certo la sua opera più personale, un ulteriore passo in avanti nella sua sempre più interessante filmografia e se non parlo di capolavoro è solo perché dopo una prima parte davvero ottima, la storia cede lentamente il passo nella parte finale a vicende da classica commedia famigliare. La sensazione è infatti quella che Funny People poteva essere qualcosa di enorme, il film definitivo di Apatow. Così non è, non totalmente almeno, però se non altro ci lascia con la speranza che il regista sappia fare in futuro ancora meglio.

Qui intanto c’è una pellicola più che buona e dal gusto dolceamaro (non ho detto Negramaro!), quasi un dramma rivestito da commedia divertente. Un film in cui si sorride ma è non di quelli da far pisciare sotto dalle risate, sebbene ho avuto l’impressione che alcune parti (come quelle dei monologhi dei comici) avrebbero reso molto ma molto di più in lingua originale.
D’altra parte anche se è un film del regista king of comedy insieme ad Adam Sandler e alla crème della crème della scena comica americana, è pur sempre la storia di un uomo vicino alla morte. Una versione-Apatow del film drammatico-esistenziale, insomma, tanto quanto Molto incinta era una versione-Apatow della commedia sentimentale. La cosa che più adoro di questo uomo-sceneggiatore-produttore-regista-Apatow è proprio quella di saper spiazzare, prendere un genere, remixarlo e farlo proprio. Il peccato di questo film è quindi di svoltare un po’ troppo nell’ultima parte proprio in binari più consueti e aspettati della tipica commedia famigliare americana. Anche se per fortuna il regista non si smentisce e mantiene pur sempre un tocco amarognolo, anche in un finale happy ma non troppo.

In Funny People Apatow, Sandler e tutto il resto del gruppo di comici si guarda allo specchio e ci concede di entrare nel loro mondo, mostrandoci cosa si nasconde dietro a serate di cabaret apparentemente spassose e ai monologhi dei comici: ovvero si celano dei battutisti e dei ghost-writer come il personaggio interpretato da Seth Rogen e anche tanta tristrezza dietro a delle persone pagate per far ridere. Sempre. Loro a questo giro non ci sono stati e hanno voluto fare qualcosa di diverso, con Adam Sandler che non è al suo primo ruolo drammatico (vedi l’ottimo Ubriaco d’amore di Paul Thomas Anderson e il mediocre Reign Over Me) ma probabilmente nel più riuscito della sua intera carriera, anche perché non è poi molto difficile scorgere lui stesso dietro al suo personaggio e ai film idioti che interpreta (e che lui stesso ha interpretato in carriera).

Nel resto del cast svetta un Seth Rogen sempre a suo agio quando si trova a fare lo sfigato impacciato, meno quando fa il supereroe come in The Green Hornet, e la solita compagnia di Apatow (la sua gnocca-moglie Leslie Mann, il suo ciccio-bombo Jonah Hill) a cui si vanno ad aggiungere l’uomo il mito Jason Schwartzman, la indie queen Audrey Plaza (vista anche in Scott Pilgrim Vs. the World e nella sitcom Parks and Recreation), lo spassoso Aziz Anzari di Mtv Human Giant, un inedito Eric Bana in versione comica che non ho capito se mi fa ridere o meno e la risposta è più un no che un sì, più una serie di personaggi nei panni di loro stessi come un incazzoso Eminem.
Questo è quanto succede quando la Funny People si rompe le scatole di far ridere e vuole far riflettere. E ci riesce anche alla grande.
O quasi.
(voto 7,5)

lunedì 21 marzo 2011

Caro Cioè, i film con Katherine Heigl sono una droga e mamma dice che la droga fa male. Cosa faccio?

Molto incinta
(USA 2007)
Titolo originale: Knocked Up
Regia: Judd Apatow
Cast: Seth Rogen, Katherine Heigl, Paul Rudd, Leslie Mann, Jason Segel, Jonah Hill, Jay Baruchel, Martin Starr, Adam Scott, Bill Hader, Kristen Wiig, Alan Tudyk, Craig Robertson, Steve Carell, James Franco
Genere: commedia sentimentale andata a male
Se ti piace guarda anche: Tutti pazzi per Mary, Non mi scaricare, 40 anni vergine, Old School, American Pie, Superbad

Al di là del solito pessimo titolo italiano, Molto incinta è un film fondamentale per la commedia americana degli ultimi anni. Anche se non siete appassionati di pellicole romantiche guardatelo quindi tranquillamente, perché questo è qualcosa di diverso. Qualcosa di più. In pratica qui ci troviamo di fronte al punto più alto della poetica di Judd Apatow, il guru dell’attuale umorismo a stelle e strisce. Il regista di 40 anni vergine nonché sceneggiatore e produttore di un sacco di altre commedie fondamentali degli ultimi anni come Strafumati o Suxbad e la sua cricca di amici stanno infatti dominando Hollywood: in pratica se sei in un suo film, anche solo in una particina, le porte per il successo ti sono subito spalancate. E non devi neanche dare via il cu*o. È quanto successo a Katherine Heigl: lanciata in tv prima da Roswell e poi soprattutto da Grey’s Anatomy, si è conquistata il titolo di nuova regina dei chick flick a partire da questo Molto incinta. Ad altri attori del cast è stato concesso persino l’onore di diventare un improbabile eroe figo, o un credibile eroe sfigato, come Seth Rogen in The Green Hornet o Jay Baruchel in L’apprendista stregone, mentre Martin Starr e Adam Scott hanno fatto la serie tv Party Down, Paul Rudd e Jason Segel li si vede ovunque e Jonah Hill si è persino dato ai film (quasi) seri con Cyrus. Fatto sta che per un attore lavorare in un film del giro di Apatow è una vittoria alla lotteria, un po' come per una showgirl partecipare a un festino ad Hardcore.

Proseguendo con paragoni e anal-o(r)gie, Molto incinta è un po’ il Tutti pazzi per Mary di Apatow, visto che dai  fratelli Farrelly ha raccolto il testimone proponendo una rom-com dalla storia piuttosto simile. Se là veniva infatti raccontato l’amore tra lo sfigato Ben Stiller e la biondazza Cameron Diaz, qui capita qualcosa di simile a Seth Rogen, un nerd disoccupato e fallito che durante una serata alcolica incontra per caso la biondazza Katherine Heigl in locale e la mette incinta. Da una parte il film procede quindi come una classica commedia romantica, con due tizi totalmente opposti alle prese con una gravidanza inaspettata, ma dall’altra parte è una commedia dall’umorismo 100% politically scorrect, con dosi di cattiveria ben al di sopra della media americana. Seth Rogen qui è davvero irresistibile, cosa che nelle sue pellicole successive non sempre gli riuscirà, e la sua crew di scoppiati e fattissimi amici fa scompisciare dalle risate; insieme la banda di idoli prepara il lancio di un sito porno in grado di rivelarti dove e quando un’attrice famosa compare nuda in un film. Ma più che lavorare, i tizi passano tutto il tempo a fumarsi della gran Maria e a sfottersi allegramente a vicenda, regalando alla pellicola un umorismo volgare, rozzo, da cameratismo militare che cozza in maniera splendida con le atmosfere da commedia romantica e da chick flick di cui Katherine Heigl comincia a farsi esponente principale.
Irresistibile, travolgente, già un classico della nuova commedia americana. Da non perdere.
(voto 7,5)


La dura verità
(USA 2009)
Titolo originale: The Ugly Truth
Regia: Robert Luketic
Cast: Katherine Heigl, Gerard Butler, Eric Winter, John Michael Higgins, Nathan Corddry, Bree Turner, Nick Searcy, Cheryl Hines
Genere: perfettina incontra stronzo
Se ti piace guarda anche: Il buongiorno del mattino, Tre all'improvviso, Ricatto d’amore

Pur lontano dai livelli stellari di Molto incinta, questa dura verità è un altro tentativo piuttosto riuscito di prendere il tradizionale modello di commedia romantica e aggiungerci un po’ di cattiveria gratuita in più. A fornirla è in gran parte Gerard Butler, qui perfettamente calato nella parte del Leonida di turno che si scaglia con violenza contro il tipico schema sentimentale, magari non facendolo a del tutto a fettine, ma dandogli comunque qualche bel colpo a base di battute sganascianti, volgarità assortite and, of course, qualche stereotipo classico sul rapporto maschi contro femmine. Il suo personaggio è infatti quello del bastardo che non crede all’amore; anzi, nel suo programma The Ugly Truth consiglia agli uomini di non innamorarsi e di spassarsela quanto più possibile.

Le convinzioni di Gerard Butler l’insensibile andranno inevitabilmente a scontrarsi con l’inguaribile romanticismo di Katherine Heigl, qui alle prese con il personaggio che è ormai diventato il suo marchio di fabbrica: donna single perfettina, maniaca del controllo, molto sentimentale ma anche troppo sognatrice. Una donna che insomma cerca l’uomo perfetto: poetico, romantico, sensibile e, possibilmente, non gay. E invece va a sbattere contro il duro Butler con un impatto simile al Titanic contro l'iceberg. Saranno scintille? Oh, andiamo: che ve lo dico a fare?
Film assolutamente godibile sia da un pubblico maschile che femminile, tanto per giocare sugli stereotipi su cui è costruita l’intera storia, con dei comprimari forse un po’ debolucci ma con due protagonisti talmente diversi tra loro da formare una coppia davvero azzeccata. Sdeng, è il suono del Titanic che sbatte contro l'iceberg.
(voto 6+)

Dialogo cult
Katherine Heigl: “Sei innamorato di me, perché?”
Gerard Butler: “Bella domanda del cazzo, ma è vero.”


27 volte in bianco
(USA 2008)
Titolo originale: 27 Dresses
Regia: Anne Fletcher
Cast: Katherine Heigl, James Marsden, Malin Akerman, Edward Burns, Judy Greer, Michael Ziegfield
Genere: matrimoniale
Se ti piace guarda anche: Come farsi lasciare in 10 giorni, Il matrimonio del mio migliore amico, Wedding Crashers

Lars Von Trier odia le donne. Ai suoi personaggi femminili ne accadono infatti di tutti i colori, vedi Emily Watson costretta a prostituirsi in Le onde del destino, Bjork cieca e in grado di attirare qualsiasi tipo di sfiga immaginabile (e non) in Dancer in the dark, Nicole Kidman messa letteralmente al guinzaglio in Doville e Charlotte Gainsbourg martoriata in Antichrist. Ma certo che anche le autrici di questo 27 volte in bianco ne combinano di ogni alla povera Katherine Heigl. Alla faccia della solidarietà femminile.

La regista Anne Fletcher e la sceneggiatrice Aline Brosh McKenna (Il diavolo veste Prada) ne fanno passare infatti di tutti i colori alla loro protagonista, una maniaca del matrimonio (nella stessa serata partecipa a 2 cerimonie differenti!) costretta ad organizzare le nozze alla sorellina stragnocca (la svedese Malin Akerman) con l’uomo che lei segretamente ama da tutta la vita.
Qui però entra in gioco anche il personaggio più interessante, o perlomeno quello in cui io mi sono più riconosciuto: il giornalista cinico e disilluso interpretato da James Marsden (The Box, Ciclope negli X-Men). In maniera analoga a quanto faceva Kate Hudson in Come farsi lasciare in 10 giorni (l’originalità non è certo di casa tra le commedie americane) sarà impegnato a scrivere un articolo pungente sulla povera damigella a vita, un altro colpo basso della sceneggiatura nei confronti della tormentatissima Heigl.

Quando anche il suo peggior film, ovvero questo, vi sembrerà comunque una commedia non molto riuscita e a tratti un filo noiosa ma comunque carina, come è capitato a me, vuol dire che il vostro livello di dipendenza da Katherine Heigl ha ormai raggiunto livelli preoccupanti. Urge ricovero immediato in un centro rehab and I say yes yes yes.
(voto 5,5)

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