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Jon Hamm: direi che è molto più stiloso con il look 60s di Mad Men... |
Stolen lives
(USA 2009)
Titolo originale: Stolen
Regia: Anders Anderson
Cast: Jon Hamm, Josh Lucas, Rhona Mitra, James Van Der Beek, Jessica Chastain, Morena Baccarin, Jimmy Bennett
Genere: drammone
Se ti piace guarda anche: Cold Case, Il segreto dei suoi occhi, Amabili resti, Mystic River
Ci sono dei film che sono così tristi dal primo all’ultimo minuto che è davvero difficile riuscire a scherzarci su. Questo Stolen Lives in particolare inizia subito con il piede pigiato pesante sul pedale del drama. Il protagonista Jon Hamm è un detective cui il figlio è scomparso da sotto il naso e la cosa detta così sembrerebbe possedere un che di ironico ma in realtà la faccenda è dannatamente triste: a 8 anni dalla misteriosa sparizione, il caso rimane infatti senza soluzione. A questo punto salta però fuori un altro caso dal passato, lo scheletro di un ragazzino ritrovato in una cassa e deceduto nel 1958. Questo “cold case” è in qualche modo collegato a quello del figlio del protagonista e il film ci racconta entrambe le vicende in parallelo, tra presente e passato.
Un altro elemento che sarebbe ironico, ma che la pellicola con la sua scura serietà ci fa ben presto dimenticare, è come
Jon Hamm, universalmente noto per il ruolo del solo unico e inimitabile Don Draper della grandiosa serie tv
Mad Men, sia impiegato nella parte del presente e non a cavallo tra i 50s e i 60s come sarebbe lecito aspettarsi. Nella parte ambientata indietro nel tempo il protagonista è invece
Josh Lucas, ottimo attore visto in diversi film come Hulk, Il mistero dell'acqua e Tre all’improvviso non ancora esploso nella serie A hollywoodiana, ma dall’ottimo potenziale.
Pure la sua storia è parecchio sfigata e fin da subito: sua moglie si suicida e lui resta solo con tre figli, di cui uno con un ritardo mentale (definirlo “ritardato” suona troppo politically scorrect persino per me). Le sfighe però non finiscono qui, visto che come vi ho detto questo è un film davvero triste. Non deprimente, però triste.
Il problema principale è proprio questo: il sublime per me viene raggiunto dalla giusta combinazione tra risate e lacrime. Perché quando si racconta una storia che a tratti sa far ridere, poi è più facile riuscire anche a commuovere. Chaplin e Benigni, per dirne due, su questa cosa ci hanno mica a caso costruito sopra una carriera. Il limite di questa pellicola è proprio quello di giocare sull’unico registro del drammone, non consentendo mai allo spettatore di tirare il fiato e allegerirsi con una sana risata. O almeno un sorriso ce lo potevano far fare, dai cazzo.
Altro elemento che non convince è il regista, che oltre ad avere il ridicolo nome di Anders Anderson (cosa avevano nella mente i genitori quando han deciso di chiamarlo così? le scimmie?) si limita a svolgere il compitino senza dare un tocco d’autore alla visione.
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Ai dont uonna ueeeeit... |
L’elemento positivo è invece il comparto attoriale, che poi è anche il motivo per cui mi sono approcciato al film: di Jon Hamm non credo che potrei mai parlare male e anche se ogni volta che lo vedo sullo schermo almeno all’inizio non riesco a non pensare a Don Draper, qui presto riesce a diventare un tutt’uno con il suo (triste) nuovo personaggio. Molto bene anche il sottovalutato
James Van Der Beek, uno che per il grande pubblico sarà sempre e soltanto Dawson Leery, ma che in realtà da
Le regole dell’attrazione in poi ha dimostrato di possedere ben altri e sorprendenti volti. E oltre al già citato Josh Lucas, in ruoli minori troviamo quindi la
Morena Baccarin dei nuovi Visitors di V (qui in versione capello lungo) e soprattutto la roux
Jessica Chastain, rivelazione poi grazie a Terrence Malick e al suo The Tree of Life.
Vi posso consigliare la visione di un film tanto triste? Massì, in fondo è un thriller stile Cold Case ben recitato e che si fa seguire dall’inizio alla fine. Però non aspettatevi di ridere.
Qui c’è solo
DRAMA DRAMA DRAMA
(votov 6,5)