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martedì 5 aprile 2016

Deadpool, il primo supereroe gay (Robin escluso)





Deadpool
(USA, Canada 2016)
Regia: Tim Miller
Sceneggiatura: Rhett Reese, Paul Wernick
Cast: Ryan Reynolds, Morena Baccarin, Ed Skrein, T.J. Miller, Gina Carano, Brianna Hildebrand, Karan Soni, Style Dayne, Taylor Hickson, Jed Rees, Stan Lee
Genere: superparodistico
Se ti piace guarda anche: Crank, Slevin, Scary Movie, Misfits


Deadpool è gay?

martedì 21 luglio 2015

Sei una spiona, sei una spiona!





Spy
(USA 2015)
Regia: Paul Feig
Sceneggiatura: Paul Feig
Cast: Melissa McCarthy, Jude Law, Jason Statham, Rose Byrne, Peter Serafinowicz, Miranda Hart, Allison Janney, Morena Baccarin, Bobby Cannavale, Zach Woods, 50 Cent
Genere: spione
Se ti piace guarda anche: Kingsman - Secret Service, Austin Powers, Barely Lethal, Corpi da reato

Avete presente Morpheus di Matrix?
Sì, dai, quello ciccion... ehm, sovrappeso. Quello che fornisce le indicazioni al protagonista Neo a distanza, come se vedesse e sapesso tutto?
Ecco. Melissa McCarthy in Spy ha lo stesso compito. Dà indicazioni a distanza all'agente segreto Jude Law, una specie di versione ancora più figa di James Bond. A questo punto la domanda sorge spontanea: perché non è stato preso Jude Law per fare 007 anziché l'inespressivo Daniel Craig?
Probabilmente perché James Bond DEVE essere inespressivo per contratto.

mercoledì 28 dicembre 2011

Homeland: Le meglio serie tv 2011 - n. 1

n. 1 - Homeland
(stagione 1)
Genere: terroristico
In pillole: Carrie Mathison è un’agente della CIA ed è… pazza. Nicholas Brody è stato rilasciato dopo 8 anni di prigionia in Iraq ed è… un eroe. O forse un terrorista. Per tutti gli Stati Uniti è un eroe, per la sola Carrie invece è un terrorista passato dalla parte di Al-Qaeda. Quale sarà la vera verità?
Pregi: il dubbio. Ho dei dubbi sul fatto che Homeland sia una figata? Ma certo che no. È la serie ad essere tutta costruita sul dubbio, o meglio su una molteplicità di dubbi. Chi è buono? Chi cattivo? Chi sta dalla parte degli Stati Uniti? Chi è un terrorista? Chi è sano di mente e chi pazzo?
Attraverso una costruzione del ritmo notevole che non ha un attimo di cedimento lungo tutta la prima stagione, Homeland si è candidato fin da subito come erede di 24, ma in realtà è una sorta di anti-24. Al di là di un possibile confronto politico, 24 repubblicano e "torturista", Homeland democratico e riflessivo, al di là delle differenze tra i protagonisti, Jack Bauer l’uomo indistruttibile e Carrie la fragile psicopatica, entrambe le serie sono un perfetto specchio dei tempi. 24 era la serie giusta al momento giusto 10 anni fa nel post-11 settembre, Homeland lo è oggi in questo eterno post-post-11 settembre. Una riflessione profonda sugli Stati Uniti e sulla civiltà occidentale di oggi, stremata da una guerra al terrore che però non può fare a meno di proseguire.
Homeland riesce poi a regalare una profonda umanità a tutti i suoi personaggi. Di azione ce n’è, ma non moltissima. La tematica del terrorismo è ovviamente centrale, ma non è l’unica. La cosa più importante sono i personaggi. L’agente fuori di testa eppure in grado di vedere le cose da una prospettiva diversa intepretata da una letteralmente pazzesca Claire Danes e il marine reso dallo sguardo ambiguo di Damian Lewis che cerca di ritornare alla realtà e alla sua famiglia dopo anni di prigionia, ma anche i personaggi minori sono tratteggiati con cura non certo minore.
Una serie ricca e profonda sotto tutti gli aspetti, per me er mejo del 2011.
Difetti: se l’ho messa al numero 1, non ne ha molti. Sforzandomi posso però dire che al personaggio della moglie del marine, una pure lei notevole sotto tutti gli aspetti Morena Baccarin, poteva essere dato ulteriore spazio, vista la relazione extraconiugale con il migliore amico del marito lasciata un po’ da parte negli ultimi episodi, così come il personaggio di Mandy Patinkin poteva essere approfondito di più. Ma probabilmente ci sarà tempo per farlo nella prossima stagione…
Intanto da febbraio 2012 Homeland arriva in Italia su Fox Crime. Non perdetela lì, oppure recuperatela già adesso in lingua originale. E quando dico adesso, intendo: ORA!
Personaggio cult: Carrie Mathison (Claire Danes)
Leggi la mia RECENSIONE

sabato 3 dicembre 2011

Morena Baccarin: Cotta adolescenziale 2011 n. 17

Morena Baccarin
Genere: aliena
Provenienza: Rio de Janeiro, Brasile
Età: 32
Il passato: Firefly, Stargate SG-1, Roger Dodger
Il suo 2011: Homeland, V, Stolen lives
Il futuro: Homeland
Perché è in classifica: per il suo fascino caliente/glaciale
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Morena, morena, morena, ti voglio al più presto sposar… Ah, non era così il pezzo di Rocco Granata? Mi sa allora che lo confondo con un pezzo di Rocco Siffredi.
Cucujanji, arriva dal Brasil però della brasileira sculettante che potete immaginare al carnevale di Rio a conti fatti possiede ben poco. Più che caliente, la sua è una bellezza glaciale.
E pensare che fino a qualche tempo fa nemmeno mi piaceva, la Morena Baccarin. Faceva tutte ‘ste serie sci-fi e nell’ultima, V, il remake moderno dei Visitors, era addirittura l’inquietante capo degli alieni. Grazie alla nuova stellare (nel senso di spettacolare, per questa volta basta fantascienza) Homeland è invece scattato il colpo di fulmine. Come mai? Non lo so, forse perché adesso è finalmente scesa sulla Terra, con la parte di una donna divisa tra due uomini: il marito rilasciato a sorpresa dopo che era stato tenuto in ostaggio dai terroristi per 8 anni e il migliore amico del marito, di cui si è innamorata nel frattempo. Il triangolo sì, come quello di The Walking Dead, ma il triangolo no, non come quello di Twilight.
Sarà per questo che ora mi piace, o sarà perché in Homeland la Morena compare con le poppe al vento?
Chi può dirlo?

giovedì 27 ottobre 2011

omelette

Homeland
(serie tv, stagione 1)
Rete americana: Showtime
Rete italiana: non ancora arrivata
Creato da: Howard Gordon, Alex Gansa
Tratto dalla serie israeliana: Hatufim
Cast: Claire Danes, Damian Lewis, Mandy Patinkin, Morena Baccarin, Diego Klattenhoff, David Harewood, Morgan Saylor, Jackson Pace, Maury Sterling, Navid Negahban, Brianna Brown
Genere: terroristico
Se ti piace guarda anche: 24, Damages, Covert Affairs

Jack Bauer non andava mai in bagno. MAI. Gli episodi di 24 ci mostravano un giorno intero praticamente senza stacchi e senza pause nella vita dei personaggi e Jack Bauer non andava mai in bagno! Vabbé che era quasi un supereroe più che un uomo, però che razza di vescica aveva? In questa nuova serie Homeland, per smentire quindi speculazioni e dissipare i dubbi sul fatto che gli agenti della CIA non lo usino, vediamo quindi subito in una delle prime scene Claire Danes in bagno.
Una promessa (forse non necessaria, di certo stupida) per spiegare come Homeland sia in qualche modo la serie erede di 24, ma allo stesso tempo è anche qualcosa di diverso.
Innanzitutto, Homeland è tratto dalla serie israeliana Hatufim (Prisoners of War), un ulteriore segno di come le idee originali gli americani le abbiano finite da un pezzo, visto che ormai prendono ispirazioni da telefilm UK (Shameless, The Office, Being Human, Skins, a breve Misfits…) e anche danesi (The Killing). A quanto pare, sono talmente alla frutta che sono persino tentati di adattare due serie italiane: Tutti pazzi per amore e Squadra antimafia - Palermo oggi (ma al momento si tratta solo di un interesse iniziale, quindi non è detto che i progetti vadano in porto).
Dietro a questo adattamento realizzato però in salsa molto yankee ci sono Howard Gordon e Alex Gansa, che già avevano lavorato alle sceneggiature di 24. E si vede. Rispetto alla leggendaria serie con Kiefer Sutherland, in Homeland lo stile non è così altamente marcato, quindi niente split-screen, telefoni dal suono che mi risuona nelle orecchie ancora adesso, orologi e tempo cronologico rispettato al secondo. Ciò che però accomuna le due serie è la tematica del terrorismo, l’intreccio dei personaggi costruito alla perfezione e una simile atmosfera tesa e adrenalinica.
La differenza principale la fanno invece i protagonisti, come giustamente sottolineato da Telesofia: laddovè Jack Bauer era più uomo d’azione, la protagonista di questa serie Carrie Mathison (interpretata da Claire Danes) agisce più a distanza, cerca di osservare il problema terrorismo da un punto di vista differente ed è un tantino più riflessiva. Cosa che significa: per adesso nada interrogatori Guantánamo style che rappresentavano il diletto prediletto del sadico Bauer.




La vicenda principale di questa serie prende il via quando il soldato Nicholas Brody (Damian Lewis dell'ottima serie crime Life) viene ritrovato dai marines dopo che era stato sequestrato per tipo 8 anni da quelli di Al-Qaeda. Un salvataggio miracoloso e insperato che ottiene ovviamente un grande risalto sui media (in particolare i Quarto Grado e gli Studio Aperto a stelle e strisce), con Brody che viene riaccolto in patria come un vero e proprio American Hero, con tanto di champagne e puttane. (quest'ultima parte me la sono inventata).
Tutto è bene quel che finisce bene? Potrà tornare a casa a riabbracciare i due figlioletti e la moglie brasileira Morena Baccarin (recentmente capo dei Visitors nel poco riuscito remake V ma qui decisamente più convincente e nuda), la quale però nel corso degli anni, rimasta sola, si è data da fare con… un classico: l'istruttore di sci? No, con il migliore amico del marito. Un classico che però è sempre in grado di gettare in mezzo a una situazione complicata e bella tesa.
Il problema però non è questo. Il problema è che forse Brody non è esattamente l’American Hero che tutti ritengono sia.
Tutti, tranne una. L’agente della CIA Carrie. Secondo lei Brody ha tradito gli Usa ed è ora al servizio di Al-Qaeda e di Abu Nazir, che è una sorta di Bin Laden di questa serie. Ecco perché è stato portato in salvo dopo un così lungo periodo. Per provare questa teoria cui solo lei crede, dovrà però trovare delle prove e lo farà spiando Brody giorno e notte con le telecamere piazzate in casa sua, in quello che diventerà il suo personale Grande Fratello. Ma avrà davvero ragione lei? (a quanto pare negli Usa non prendono Canale 5 e quindi senza Alessia Marcuzzi e compagnia trash si arrangiano alla meglio...).

C’è un piccolo dettaglio comunque che potrebbe non rendere del tutto credibile la sua versione della storia. Carrie sguardo di Satana infatti è sì un’agente della CIA addestrata e preparata che sa fare ottimamente il suo lavoro, ma è anche - eccolo, il piccolo dettaglio -   psicotica. Paranoica. Pazza. Non furiosa, ma quasi. Potrebbe arrivarci ad esserlo nelle prossime puntate. E io sinceramente lo spero, perché se adesso la serie è già una notevole figata, innescando la miccia della follia della protagonista potrebbe diventare una bomba micidiale, tipo bomba Maradona o meglio bomba Lavezzi.
Pazzesca oltre al personaggio anche l’interpretazione di Claire Danes, eterna promessa fin dai tempi della serie anni ’90 My So-Called Life, un cult andato in onda per una sola stagione negli Usa e mai arrivata in Italia (strano, eh?), e poi Giulietta di Romeo + Juliet accanto a Leo DiCaprio. Lì sembrava davvero arrivato il momento giusto per lei e invece la sua carriera si è un po’ arenata, ma con questo notevole ruolo sembra proprio tornata in carreggiata.

Oltre a sceneggiature di ferro e a interpretazioni notevoli, a caratterizzare questo Homeland, sicuramente una delle serie migliori uscite dall’autunno telefilmico americano e la prima novità ad essere già confermata per una seconda stagione, è inoltre uno strambo andamento jazz. Ci sono serie rock (Shameless), post-rock (Friday Night Lights), indie (New Girl), pop (Glee, Pretty Little Liars), emo (The Secret Circle, The Vampire Diaries)… e questa invece è una serie jazz. Il jazz migliore, però, quello più imprevedibile e dinamico. Raphael Gualazzi, non sto parlando di te! E Hugh Laurie/Dr. House, nemmeno di te!
(voto 8/10)

venerdì 1 luglio 2011

Un film così triste che non riesco a trovare un titolo divertente porcaccialamiseria

Jon Hamm: direi che è molto più stiloso con il look 60s di Mad Men...
Stolen lives
(USA 2009)
Titolo originale: Stolen
Regia: Anders Anderson
Cast: Jon Hamm, Josh Lucas, Rhona Mitra, James Van Der Beek, Jessica Chastain, Morena Baccarin, Jimmy Bennett
Genere: drammone
Se ti piace guarda anche: Cold Case, Il segreto dei suoi occhi, Amabili resti, Mystic River

Ci sono dei film che sono così tristi dal primo all’ultimo minuto che è davvero difficile riuscire a scherzarci su. Questo Stolen Lives in particolare inizia subito con il piede pigiato pesante sul pedale del drama. Il protagonista Jon Hamm è un detective cui il figlio è scomparso da sotto il naso e la cosa detta così sembrerebbe possedere un che di ironico ma in realtà la faccenda è dannatamente triste: a 8 anni dalla misteriosa sparizione, il caso rimane infatti senza soluzione. A questo punto salta però fuori un altro caso dal passato, lo scheletro di un ragazzino ritrovato in una cassa e deceduto nel 1958. Questo “cold case” è in qualche modo collegato a quello del figlio del protagonista e il film ci racconta entrambe le vicende in parallelo, tra presente e passato.
Un altro elemento che sarebbe ironico, ma che la pellicola con la sua scura serietà ci fa ben presto dimenticare, è come Jon Hamm, universalmente noto per il ruolo del solo unico e inimitabile Don Draper della grandiosa serie tv Mad Men, sia impiegato nella parte del presente e non a cavallo tra i 50s e i 60s come sarebbe lecito aspettarsi. Nella parte ambientata indietro nel tempo il protagonista è invece Josh Lucas, ottimo attore visto in diversi film come Hulk, Il mistero dell'acqua e Tre all’improvviso non ancora esploso nella serie A hollywoodiana, ma dall’ottimo potenziale.
Pure la sua storia è parecchio sfigata e fin da subito: sua moglie si suicida e lui resta solo con tre figli, di cui uno con un ritardo mentale (definirlo “ritardato” suona troppo politically scorrect persino per me). Le sfighe però non finiscono qui, visto che come vi ho detto questo è un film davvero triste. Non deprimente, però triste.

Il problema principale è proprio questo: il sublime per me viene raggiunto dalla giusta combinazione tra risate e lacrime. Perché quando si racconta una storia che a tratti sa far ridere, poi è più facile riuscire anche a commuovere. Chaplin e Benigni, per dirne due, su questa cosa ci hanno mica a caso costruito sopra una carriera. Il limite di questa pellicola è proprio quello di giocare sull’unico registro del drammone, non consentendo mai allo spettatore di tirare il fiato e allegerirsi con una sana risata. O almeno un sorriso ce lo potevano far fare, dai cazzo.
Altro elemento che non convince è il regista, che oltre ad avere il ridicolo nome di Anders Anderson (cosa avevano nella mente i genitori quando han deciso di chiamarlo così? le scimmie?) si limita a svolgere il compitino senza dare un tocco d’autore alla visione.

Ai dont uonna ueeeeit...
L’elemento positivo è invece il comparto attoriale, che poi è anche il motivo per cui mi sono approcciato al film: di Jon Hamm non credo che potrei mai parlare male e anche se ogni volta che lo vedo sullo schermo almeno all’inizio non riesco a non pensare a Don Draper, qui presto riesce a diventare un tutt’uno con il suo (triste) nuovo personaggio. Molto bene anche il sottovalutato James Van Der Beek, uno che per il grande pubblico sarà sempre e soltanto Dawson Leery, ma che in realtà da Le regole dell’attrazione in poi ha dimostrato di possedere ben altri e sorprendenti volti. E oltre al già citato Josh Lucas, in ruoli minori troviamo quindi la Morena Baccarin dei nuovi Visitors di V (qui in versione capello lungo) e soprattutto la roux Jessica Chastain, rivelazione poi grazie a Terrence Malick e al suo The Tree of Life.

Vi posso consigliare la visione di un film tanto triste? Massì, in fondo è un thriller stile Cold Case ben recitato e che si fa seguire dall’inizio alla fine. Però non aspettatevi di ridere.
Qui c’è solo
DRAMA DRAMA DRAMA
(votov 6,5)

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