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domenica 17 maggio 2015

G.B.F. - PRETTY LITTLE GAYS





G.B.F.
(USA 2013)
Regia: Darren Stein
Sceneggiatura: George Northy
Cast: Michael J. Willett, Paul Iacono, Sasha Pieterse, Andrea Bowen, Xosha Roquemore, Molly Tarlov, Derek Mio, Megan Mullally, Joanna “JoJo” Levesque, Natasha Lyonne, Evanna Lynch, Jonathan Silverman, Rebecca Gayheart, Anthony Garland
Genere: gay-friendly
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Voi ce l’avete un G.B.F., ovvero un Gay Best Friend, un miglior amico gay?
Nooo?
OH-MIO-DIO, ma siete troppo out! Cosa aspettate a trovarvene uno?
È proprio quanto fanno le tre reginette di popolarità protagoniste di G.B.F., una pellicola ca-ri-nis-si-mis-si-ma e molto gay-friendly che presenta un cast molto tv-series-friendly. Le tre queen bitches sono infatti: la bionda Sasha Pieterse, meglio nota come la morta/non morta Alison di Pretty Little Liars, la rossa Andrea Bowen che era la figlia di Susan in Desperate Housewives, e poi la nera Xosha Roquemore, che è comparsa in alcune puntate della sitcom The Mindy Project.

sabato 7 settembre 2013

ORANGE IS THE NEW BLACK, PRISON IS THE NEW FREEDOM




Orange Is the New Black
(serie tv, stagione 1)
Rete americana: Netflix
Rete italiana: non ancora arrivata
Creata da: Jenji Kohan
Tratta dal libro: Orange Is the New Black di Piper Kerman
Cast: Taylor Schilling, Laura Prepon, Jason Biggs, Natasha Lyonne, Kate Mulgrew, Dascha Polanco, Samira Wiley, Danielle Brooks, Yael Stone, Uzo Aduba, Michael Harney, Pablo Schreiber, Matt McGorry, Nick Sandow, Joel Garland, Taryn Manning, Vicky Jeudy, Emma Myles, Laverne Cox, Madeline Brewer, Abigail Savage, Jackie Cruz, Diane Guerrero, Jessica Pimentel, Lauren Lapkus
Genere: carcerario
Se ti piace guarda anche: Dead Boss, Oz, Prison Break

"Ahahah, che spasso questo film consigliato da Cannibal Kid."
"Già, peccato che secondo lui doveva essere una visione strappalacrime..."
Una persona viene condannata a un anno di reclusione in un carcere di bassa protezione.
Potrebbe trattarsi della storia del perseguitato Silvio Berlusconi e invece no, visto che in Italia siamo più buoni e a lui gli tocca un anno o di domiciliari o di servizi sociali. A sua scelta, perché se sei condannato per frode fiscale multimilionaria da noi ti danno pure la possibilità di decidere cosa preferisci fare, tadan!
La protagonista di Orange Is the New Black invece, essendo nei meno permissivi USA e non essendo una perseguitata come il nostro povero ex Premier, non ha scelta e per un semplice caso di traffico di droga internazionale deve andare dritta in galera. Non un carcere di massima sicurezza, ma una struttura più leggera. Si tratta per di più di un carcere femminile e quindi non siamo ai livelli di vicende estreme tipo Oz, anche se nel corso degli episodi ne vedremo delle belle. Non siamo nemmeno dalle parti delle storie di fuga alla Prison Break. Qui abbiamo più che altro storie di figa.

"Scusi, signora secondina, posso avere una coperta di Prada?"
La protagonista è la classica fighettina a modo che mai si sarebbe immaginata di finire in galera, un giorno. E invece… invece a causa della sua sexy fidanzata si ritrova a trasportare droga e viene beccata. Anni dopo, in seguito alla sentenza, deve andare a scontare la sua pena quando ormai è prossima al matrimonio, questa volta con un uomo. Un uomo… insomma, Jimbo di American Pie ovvero Jason Biggs che qui bene o male fa sempre la parte del Jimbo della situazione, giusto in versione giornalista un po’ più intellettualoide.
L’episodio pilota ci catapulta in questa situazione drammatica, raccontata però in maniera leggera, con un sapiente mix di drama e comedy, senza eccedere né con scenette troppo ridicole né dall’altra parte in sequenze troppo strappalacrime. Un buon gioco di equilibrio lo si assiste anche tra il presente della protagonista in prigione e i flashback del suo passato. Tutto riuscitissimo sì, ma poi cosa succede?

"Già siamo in carcere e in più l'unica stazione radio che prende trasmette
solo canzoni dei One Direction? Questo è davvero troppo!"
Negli episodi successivi ci vengono svelate lentamente anche le storie delle altre detenute, le (alcune più, altre meno) simpatiche “coinquiline” di prigione della protagonista. Lost docet. Rispetto a Lost, o anche Skins, gli episodi sono però meno “character-oriented”. Ogni puntata si concentra in particolare su un personaggio, senza riservargli comunque uno spazio eccessivo e senza dimenticare gli altri. Una scelta riuscita a metà, poiché dei vari personaggi vorremmo sapere di più, oltre a qualche piccolo frammento delle loro vite all’infuori del carcere che ci viene fornito. E qui sta anche l’unico problema di una serie per il resto davvero notevole: i personaggi minori finiscono per intrigare più della protagonista principale che, dopo un ovvio periodo di difficoltà iniziale, finisce per essere un po’ troppo precisina e “prima della classe” persino all’interno del carcere. Quanto all’attrice che la interpreta, Taylor Schilling, pure lei convince solo in parte, ma se il suo intento è quello di risultare antipatica, ci riesce al 100%.


Se sulla protagonista per quanto mi riguarda restano alcune riserve, nonostante nel finale di stagione si riscatti alla grande, le varie comprimarie riescono a conquistarsi un loro spazio e ad affascinare maggiormente. Su tutte la lesbo ex girlfriend Laura Prepon, per anni nella sottovalutatissima serie comedy That ‘70s Show, ma attenzione anche alla perfida russa interpretata da Kate Mulgrew, alla latina Dascha Polanco innamorata di un secondino, alla lesbica scatenata Natasha Lyonne (pure lei proveniente da American Pie), alle labbra rosse di Yael Stone, alla perfida timorata di Dio Taryn Manning (imbruttitissima, lei che di solito non è niente male), alla parrucchiera trans Laverne Cox, alla tossica Madeline Brewer, alla fenomenale "Occhi pazzi" Uzo Aduba, e questo solo per citarne alcune.

"Ma sono pazzi a chiamarmi Occhi pazzi?"

Quello che ne viene fuori è un ritratto corale, una serie di ritratti femminili (ma attenzione pure ai secondini) estremamente variegati, spesso lontani dai soliti personaggi televisivi e dagli stereotipi: donne delinquenti, lesbiche o comunque bisessuali, appartenenti alle più varie etnie, religioni, stili di vita. C’è di tutto e di più, dentro il carcere di Orange Is the New Black, che non è il New Oz o il New Prison Break, bensì offre uno sguardo differente e personale sulla vita in prigione, vissuta sulla propria pelle per davvero da Piper Kerman, il cui romanzo autobiografico ha ispirato il telefilm. Uno sguardo tutto new per quella che, nonostante l'ambientazione carceraria, si è rivelata la serie più libera dell'estate 2013.
(voto 8-/10)

P.S. La prima stagione è già tutta disponibile in rete, mentre la seconda stagione è stata confermata, anche se arriverà soltanto nel 2014.



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