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giovedì 26 aprile 2012

Negozio di dischi (Sigur Ros, Jack White, Orbital…)

Opinioni cannibali sparse su una manciata di album sparsi ascoltati nelle ultime settimane sparse…

"Meno male che le previsioni di Italia 1 davano bel tempo..."
Sigur Ros “Valtari”
Genere: (e)statico
Poche esperienza musicali sono paragonabili al primo ascolto di una roba enorme come Ágætis byrjun. Da lì in poi, dai Sigur Ros è sempre stato lecito attendersi solo una cosa: la meraviglia. Niente meno che la meraviglia. E i folletti islandesi bene o male ce l’hanno sempre data, con la grandezza enigmatica di (), con la svolta pop o quasi di Takk… comprensiva di quell’incanto di Hoppipolla e con la (molto relativa) maggiore accessibilità di Með suð í eyrum við spilum endalaust. Adesso con Valtari tornano indietro, alle origini, ma quello che manca è lo stesso senso di sorpresa.
Il grande assente sembra Jonsi, ultimamente dedicatosi alle colonne sonore (La mia vita è uno zoo, Dragon Trainer) e all’attività solista. La sua voce qui fa capolino solo ogni tanto qua e là, tra trame sonore molto post post-rock e atmosfere affascinanti cui però manca qualcosa… la bellezza assoluta. Quella cui ci avevano abituati (molto bene) fino ad ora e che qui non è comunque assente del tutto, si senta un pezzone come Varúð.
Non fosse un disco dei Sigur Ros, si potrebbe parlare di quasi miracolo. Però questo è un disco dei Sigur Ros e da loro non ci si può aspettare niente meno che la meraviglia.
(voto 6,5/10)


"Giuliacci e co. ci prendono davvero sempre, sì sì!"
Dandy Warhols “This Machine”
Genere: dandy
I Dandy Warhols sono il gruppo, credo, con il nome più bello nella storia della musica. Oltre a questo merito non da poco, in passato ci hanno regalato gran bei dischi e pure una hit clamorosa come “Bohemian Like You”. Al di là di quella fortunata song di vodafoniana memoria, i Dandys sono però una band ben poco commerciale e il loro nuovo disco non se lo filerà nessuno, visto che non contiene potenziali hit e non suona come le indie band cool in circolazione oggi. Peggio per il grande pubblico, perché questo nuovo “This Machine” è un ottimo disco, psychedelico, atmosferico, sguaiatamente e genuinamente rock, fichissimo nel suo non cercare di essere fichissimo.
Con quel nome così, poi, come fare a non amarli?
(voto 7/10)
Potete ascoltare il disco in streaming sul sito dell'NME.


"Dopo aver visto 17 ragazze, ho deciso di fare anch'io
il test di gravidanza, che va di moda!"
Jack White “Blunderbuss”
Genere: white senza stripes
Ho un rapporto conflittuale con Jack White. Più che conflittuale, diciamo che in linea di massima non mi piace. Però specifichiamo: non mi piace quando canta lui. Se i White Stripes non mi hanno mai entusiasmato molto, alcune sue band parallele invece mi hanno convinto di più, come i Dead Weather o i Raconteurs. Soprattutto nei pezzi in cui non è lui a cantare. Non metto in dubbio che sia un ottimo musicista, però c’ha questa voce gracchiante che mi infastidisce.
Andando al di là di questo aspetto, nel primo album solista tutto a nome suo il White conferma pregi e difetti di quanto già fatto in precedenza: buone intuizioni, qualche pezzo carino, ma nel complesso sembra ricalchi modelli sonori del passato, tra rock’n’rolla, bluez più qualche accenno folk e country, senza però renderli in maniera davvero personale, sua al 100%. C’è una sola espressione che mi viene in mente: esercizio di stile. Ben fatto e tutto, però sempre esercizio di stile. E poi quella voce…
(voto 6-/10)


Ai Mystery Jets non piace bere. No no.
Mystery Jets “Radlands”
Genere: brit-pop 2.0
I Mystery Jets fanno sul serio. Non che finora non l’avessero fatto, però adesso la brit-band sembra aver alzato ulteriormente il tiro. L’apertura con la title track “Radlands” è uno spettacolo. “You had me at hello” parte come un incrocio tra “Save me” di Aimee Mann (la canzone di Magnolia) e “Goint to a town”di Rufus Wainwright ma poi trova un'ottima strada sua. Il singolo “Someone Purer” con il suo irresistibile coretto da pub inglese è una seria candidata al titolo di hit indie della stagione, pretendendo una sola cosa: give me rock’n’roll! Mentre “Greatest Hits”, che ve lo dico a fare?, è un pezzo perfetto per un greatest hits. Un qualsiasi greatest hits di qualsiasi gruppo.
Nella seconda parte invece il disco perde un po’ di mordente, confermando l’impressione che i Mystery Jets rimangano ancora più una band da grandi singoli che da grande album. Però stavolta ci sono andati clamorosamente vicini.
(voto 7+/10)


"Ma perché mi sono fatto un taglio
osceno come quel tizio di Glee? Peeerché?"
Neon Trees “Picture Show”
Genere: pop-rock
I Neon Trees erano emersi qualche tempo fa con il singolone “Animal” e oggi ritentano il colpaccio animalesco con un album numero 2 che di potenziali hit è pieno. A livello complessivo manca un po’ la coesione e si vive più che altro di episodi isolati, tra qualche ottima songs e qualche riempitivo. Alla fine preferisco comunque vedere il bicchiere mezzo pieno, per quanto io di solito adori vedere il bicchiere mezzo vuoto. Il merito è di una serie di canzoni esaltanti come “Everybody Talks” (con tanto di ottimo video Grindhouse consigliato dall'amico Rumplestils Kin del blog Overexposed) o la 80s ballatona strappamutande "Close to you". Ancor più dei Mystery Jets di cui dicevo sopra, pure gli alberi restano per ora più band da singoli che non da album al neon.
(voto 6+/10)


"La nostra musica ti mette le aaali!"
Orbital “Wonky”
Genere: electro
Un disco che manda in orbita(l). Scontato da dire? Sì, ma è così. E se è così è così e non c’è un cazzo da fare. Capito?
Tra gli alfieri (ma che cazzo di termine) della scena elettronica degli anni ’90, dopo una serie di lavori sottotono gli Orbital tornano alla stragrandissima a livelli che forse non avevamo mai nemmeno toccato durante il periodo d’oro del passato. Wonky è una figata di pezzo dietro l’altro, su tutti l’enorme collaborazione in “New France” con la mia divinità Zola Jesus. Altroché Jesus Christ! Qui lo dico, qui non lo nego.
Ma anche il resto della playlist non è affatto da meno, andando a comporre un disco che non vuole suonare paraculo nei confronti delle mode del momento, né tentare un recupero nostalgico del suono electro 90s. Un disco che suona semplicemente come l'hic et nunc. Il qui ed ora.
Spazio curiosità: ma che vuol dire “Wonky”?
Vuol dire “incerto”, però questo disco è una figata, di questo statene pur certi.
(voto 8/10)


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