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mercoledì 2 maggio 2018

Il giovane Salinger





Rebel in the Rye
Regia: Danny Strong
Cast: Nicholas Hoult, Kevin Spacey, Zooey Deutch, Sarah Paulson, Victor Garber, Hope Davis, Bryan d'Arcy James, Lucy Boynton, Adam Busch


Ora sta a Hollywood, D. B., a sputtanarsi. Se c'è una cosa che odio sono i film. Non me li nominate nemmeno.

Subito nella prima parte del suo primo e unico romanzo, Il giovane Holden, J. D. Salinger mette le cose in chiaro. Il suo punto di vista sul cinema e su Hollywood in particolare non è dei più lusinghieri. Ora che è morto, a dire il vero è morto nel 2010, e non può più opporsi, hanno girato un film sulla sua vita. Non su Holden Caulfield.

mercoledì 11 aprile 2018

Gli app-untamenti nell'epoca di Tinder






Oggi mi sacrifico app-osta per voi. In una maniera simile a quanto sperimentato da Lisa Costa nel suo blog In Central Perk, ho deciso di avventurarmi nel mondo delle app per app-untamenti.
Ho utilizzato la più celebre, almeno negli Stati Uniti, Tinder. Un'applicazione che in un istante ti consente di decidere se una tipa te la faresti o meno, basta scorrere il dito verso destra per esprimere il tuo apprezzamento (LIKE) o verso sinistra per dire di no (NOPE). Il tutto basandosi su una singola foto. Non è che conta la personalità, o il livello culturale, o qualche affinità. Uno scatto basta per compiere la tua scelta.

mercoledì 25 maggio 2016

Kill Your Friends, il Vinyl degli anni '90





Kill Your Friends
(UK 2015)
Regia: Owen Harris
Sceneggiatura: John Niven
Ispirato al romanzo: Kill Your Friends di John Niven
Cast: Nicholas Hoult, Tom Riley, Georgia King, Craig Roberts, Ed Skrein, James Corden, Jim Piddock, Rosanna Arquette, Moritz Bleibtreu
Genere: Brit Psycho
Se ti piace guarda anche: Vinyl, American Psycho, My Mad Fat Diary, Trainspotting, Filth – Il lercio


Kill Your Friends. Uccidi i tuoi amici. E uccidi anche i film tuoi amici, quelli che sembrano usciti dritti dai tuoi sogni, come questo Kill Your Friends. Una pellicola ambientata nel mio decennio preferito, i mitici anni '90, e per di più nel mio ambito preferito, quello musicale. Ciliegina sulla torta: il protagonista è un tipo freddo, cinico, apatico, senza sentimenti, di quelli odiosi che piacciono a me.
Ma non importa. Devo tenere fede al titolo del film: Kill Your Friends. Nessun trattamento di favore verso i film amici. E allora che il massacro cominci.

martedì 27 ottobre 2015

Dark Places - Nei posticini oscuri di Charlize Theron





Dark Places - Nei luoghi oscuri
(USA, UK, Francia 2015)
Titolo originale: Dark Places
Regia: Gilles Paquet-Brenner
Sceneggiatura: Gilles Paquet-Brenner
Tratto dal romanzo: Nei luoghi oscuri di Gillian Flynn
Cast: Charlize Theron, Nicholas Hoult, Christina Hendricks, Tye Sheridan, Chloë Grace Moretz, Sean Bridgers, Corey Stoll, Drea de Matteo
Genere: dark
Se ti piace guarda anche: Devil's Knot - Fino a prova contraria, Rectify, Cold Case

Signora Gillian Flynn, lei è condannata. Condannata a saper scrivere dei buoni thriller. Lo dico senza manco aver mai letto una pagina dei suoi lavori. Mi è bastato vedere L'amore bugiardo - Gone Girl per capirlo e con Dark Places ne ho avuto la conferma. Dark Places quindi è un nuovo giallo della Madonna?
No. Poteva tranquillamente esserlo se sulla sedia da regista si fosse seduto di nuovo David Fincher, o un nome analogo. Ammesso e non concesso siano in circolazione nomi analoghi a David Fincher e ne dubito. Forse giusto Brian De Palma oggi come oggi può essere considerato un thrilleraro degno del confronto. Di certo non lo è Gilles Paquet-Brenner, l'autore francese di questa trasposizione cinematografica che aveva già girato il valido La chiave di Sara e il ridicolo Walled In - Murata viva e che qui dirige in maniera anonima, una volta si sarebbe detto “televisiva” in senso dispregiativo, ma al giorno d'oggi risulterebbe semmai un complimento.

venerdì 3 luglio 2015

L'unica stroncatura al mondo di Mad Max: Fury Road...





L'unica stroncatura al mondo di Mad Max: Fury Road...
la leggerete non so dove, ma a sorpresa non qui su Pensieri Cannibali. E sì che le premesse non erano certo delle migliori. Il primo episodio di questa anomala saga non è che mi avesse entusiasmato più di tanto, giusto per usare un eufemismo. Le cose erano però migliorate con i due capitoli successivi. Ed è ora è la volta di mettersi in marcia su una nuova strada, sulla Fury Road.

Mad Max: Fury Road
(Australia, USA 2015)
Regia: George Miller
Sceneggiatura: George Miller, Brendan McCarthy, Nico Lathouris
Cast: Tom Hardy, Charlize Theron, Nicholas Hoult, Hugh Keays-Byrne, Rosie Huntington-Whiteley, Riley Keough, Zoë Kravitz, Abbey Lee, Courtney Eaton, Megan Gale, Melissa Jaffer
Genere: disto-fico
Se ti piace guarda anche: gli altri Mad Max

È stato un viaggio lungo e difficoltoso, non privo di incidenti e contrattempi. Meglio così. Che palle, quando tutto fila liscio come l'olio. I viaggi più memorabili sono quelli che procedono tra alti e bassi e presentano delle difficoltà sul loro cammino. Dopo una falsa partenza con il primo soporifero Interceptor, l'auto di George Miller ha preso velocità e ha mostrato con Interceptor - Il guerriero della strada e ancor di più con Mad Max: Oltra le sfera del tuono paesaggi parecchio intriganti. Strani, però intriganti. La cosa che più mi ha colpito di questa saga è che ogni episodio è un'avventura a parte. Ognuna è in qualche modo collegata all'altro, ma allo stesso tempo è tutta un'altra storia. Non fa eccezione Mad Max: Fury Road. Non un reboot, né un sequel, quanto piuttosto una rivisitazione dei precedenti episodi. Per fortuna c'è ben poco del primo, giusto la mania per gli inseguimenti in auto, qui comunque condotti a ben altra velocità e potenza visiva. Ci sono diversi richiami ai costumi e alle tribù incontrate in Interceptor - Il guerriero della strada e in Mad Max: Oltra le sfera del tuono e allo stesso tempo c'è qualcosa di più e di diverso. È come se George Miller stesso si fosse reso conto che la sua trilogia possedeva del potenziale che non era riuscito a sfruttare in pieno. Ci sono voluti 30 anni di tempo e il regista australiano è riuscito a spremere tutto il succo presente nei primi tre film in una sola pellicola action de-fi-ni-ti-va.

venerdì 5 settembre 2014

XXX-WOMEN – SELFIE DI UN FUTURO PASSATO





X-Men - Giorni di un futuro passato
(USA, UK 2014)
Titolo originale: X-Men: Days of Future Past
Regia: Bryan Singer
Sceneggiatura: Simon Kinberg
Cast: Hugh Jackman, James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Peter Dinklage, Nicholas Hoult, Ellen Page, Evan Peters, Ian McKellen, Patrick Stewart, Josh Helman, Halle Berry, Anna Paquin, Famke Janssen, Shawn Ashmore, Lucas Till, James Marsden, Booboo Stewart
Genere: mutande mutante
Se ti piace guarda anche: gli altri film sugli X-Men

Nel 2023 il mondo è avvolto dalle tenebre, dilaniato da una guerra senza fine tra due fazioni opposte.
Il motivo del conflitto?
Tutto è cominciato il primo settembre 2014, quando un hacker ha pubblicato in rete gli scatti osé e senza veli di varie attrici, cantanti e celebrità come Ariana Grande (1 metro e 50 cm di sesso concentrato), Kate Upton (che roba esagerata!), Kirsten Dunst (non certo nuova a mostrarsi come mammà l’ha fatta), Teresa Palmer (stesso discorso di Kirsten) e soprattutto lei, Jennifer Lawrence.

"Volete vedere le foto in cui sono nuda?
Perché, davvero non le avete ancora viste?

La causa scatenante della guerra è stata lei, Jennifer Lawrence, l’interprete di film come Hunger Games, Il lato positivo, Un gelido inverno e X-Men - Giorni di un futuro passato. Quest’ultimo è un prodotto di intrattenimento supereroico decente, che parte dall'ottimo spunto iniziale di usare i viaggi nel tempo alla Ritorno al futuro per poi spegnersi poco a poco, cercando di infilare in mezzo a combattimenti ed effetti speciali vari anche un poco convincente discorso socio-politico-storico. Una pellicola guardicchiabile ma in fin dei conti senza senso: cioè, prendi Jennifer Lawrence e le dai la parte della mutante mutaforme, cosa che significa che nelle sue splendide sembianze comparirà per appena pochi minuti delle eccessive due ore e passa di durata, mentre per il resto del tempo è conciata come una na’vi di Avatar?
Ciò non ha alcuna spiegazione!

"Volevate uno scatto di me nuda?
Vi piace, questo?"

Una volta postate online le foto di Jennifer Lawrence, la mutante in mutande, c’è stato un periodo di grande calma in cui tutti gli uomini del mondo si sono chiusi in bagno attrezzati di smart phone, iPhone, iPad e portatili vari per “studiare” per bene tali scatti. Una volta terminato questo periodo di pace, il mondo si è diviso in due categorie.
Da una parte quelli che difendevano il diritto alla privacy della divina Jennifer Lawrence e si opponevano alla divulgazione delle sue foto intime, sebbene fossero i primi ad averle consultate a dovere. Più e più volte.
Dall’altra parte c’erano quelli che osannavano l’hacker che ha trafugato e rese pubbliche tali immagini.
Le due posizioni sono tutt’oggi inconciliabili e la guerra tra le due parti prosegue senza sosta. Per cercare di fermare il conflitto, un gruppo di esperti in immagini erotiche chiamati XXX-Men ha trovato una soluzione. Mandare qualcuno indietro nel tempo, nel momento in cui Jennifer Lawrence ha scattato i suoi primi sexy selfie e li ha sbadatamente caricati in rete, in modo da impedire così l’inizio della battaglia.
Per prima cosa, è stato fatto un tentativo con Marty McFly, spedito a bordo della sua DeLorean, ma non ha mai più fatto ritorno, nessuno sa il perché, e la missione è stata considerata un fallimento. Si è provato allora a mandare un certo Donnie Darko nel passato, solo che nemmeno lui ha mai fatto ritorno nel presente, cioè nel futuro, ovvero il 2023, e così la guerra è proseguita.
A questo punto, l’unica speranza che restava per l’umanità era fare un terzo tentativo, spedendo nel passato Wolverine, l’unico oltre a Marty McFly e Donnie Darko a poter reggere un viaggio nel tempo, considerata la capacità del suo cervello di rigenerarsi anche dopo uno stress simile.
Quello che molti scienziati si sono chiesti a questo punto è stato: “Ma perché, Wolverine ha un cervello?”.
Qualunque fosse la risposta a questo dubbio amletico, Wolverine sembrava in ogni caso quello giusto da spedire nel 2014 per fermare Jennifer Lawrence e, già che c’era, per scoprire cosa fosse successo a McFly e Darko.

Mandato indietro nel 2014, giusto per fare il figo e perdere del tempo anziché concentrarsi sulla sua missione, Wolverine si è svegliato a letto con una tipa, quindi ha fatto a botte con degli scagnozzi che gli stavano alle calcagna, quindi ha fatto una rimpatriata con i suoi vecchi amici degli XXX-Men e poi, solo una volta che si era stufato di fare tutto queste cose che entusiasmeranno i fan dei film fumettistici e meno gli altri, si è ricordato il motivo per cui l’avevano mandato a quel tempo. Doveva trovare Jennifer Lawrence. Sì, ma come fare?

"Hey tu, sai dove si nasconde Jennifer Lawrence? Non riesco a trovarla."
"Hai provato a casa sua, Wolverine?"
"Uh, no. Ottima idea, non mi sarebbe mai venuta in mente."

Per trovare una celebrità nell’anno 2014, bastava andare sul sito di gossip TMZ che segnalava la posizione di tutti i VIPs in tempo reale e il gioco era fatto.
Dov’era Jennifer Lawrence?

"Dimmi dov'è Jennifer Lawrence se no ti infilzo!"
"E' a casa sua! Come dobbiamo dirtelo?"
"Ah già."

La bella attrice se ne stava nella sua casetta a Los Angeles a farsi degli autoscatti provocanti da mandare a Chris Martin dei Coldplay, il quale ai tempi aveva appena rotto con Gwyneth Paltrow.
Chris Martin???
La Lawrence poteva farsi qualunque uomo, donna, animale, XXX-Man o XXX-Woman sulla faccia della Terra e aveva deciso di farsi Chris Martin, il cantante più lagnoso di quell’epoca?
Certe cose non hanno davvero una spiegazione. Ciò che invece si poteva spiegare era il mistero relativo a Marty McFly e Donnie Darko. Quei due se ne stavano alla finestra dell’appartamento di Jennifer Lawrence e sbavavano alla visione di lei che si faceva le foto mezza nuda. Ecco perché non erano mai tornati. Non erano riusciti a fermarla e se ne stavano lì impalati ad ammirarla.
Wolverine però doveva essere più forte di loro. Doveva andare lì, prenderle il suo cellulare e buttarlo. Gettare via quelle preziose, splendide foto per sempre.
Ce l’ha fatta?

Vi posso dire che no, non c’è riuscito. Nel 2023 la guerra sta ancora andando avanti e la nuova idea che è venuta agli XXX-Men per fermare Jennifer Lawrence e per salvare così l’umanità dal baratro è rispedire indietro nel tempo una donna. Soltanto una donna potrebbe riuscire a restare immune al fascino di Jennifer Lawrence nuda e portare a termine la missione con successo. La candidata più accreditata al momento pare essere Ellen Page
Ehm. XXX-Men, per un compito del genere siete sicuri sia proprio lei la scelta più saggia?
(voto 6-/10)

mercoledì 16 aprile 2014

NUOVE SERIE TV 2014: BROAD CITY, CRISIS, SILICON VALLEY, ABOUT A BOY




Il mondo della tv americana produce serie a un ritmo infernale, quasi quanto Pensieri Cannibali produce post e cazzate a non finire. Vediamo allora di fare il punto della situazione su alcune novità seriali delle ultime settimane, con due matricole che promettono molto bene e altre due che invece si può anche tranquillamente non iniziare a seguire.

Broad City
Ho una nuova droga da proporvi.

NINO… NINO… NINO… NINO… NINO… NINO

Questo, se non si era capito, era il suono della sirena della polizia che sta venendo ad arrestarmi.
Fermi, sbirri. Non stavo parlando di una droga di quel tipo. Stavo parlando di una droga seriale. Broad City è una di quelle serie che ti spari in vena un episodio e poi ne vorresti subito un altro. Peccato che quegli sfaticati di sottotitolisti non si muovano e siano ancora fermi alla prima puntata! Daaai, sbrigatevi!
(scherzo, sottotitolisti, siete tutti bravissimi e bellissimi e vi voglio un mondo di bene, continuate così che senza di voi mi toccherebbe guardare ancora le serie su Mediaset, Cristoiddio)

"Hey, devi proprio leggere Pensieri Cannibali anche mentre ciuliamo?"
Broad City nasce come web-serie ma ora è diventata una serie-tv a tutti gli effetti, in onda negli Stati Uniti su Comedy Central. Scelta più che mai adatta, visto che il pilota di questo telefilm è una delle cose più comiche che mi sia capitato di vedere di recente.
Cosa mi ha ricordato?
Mi ha ricordato Girls. Così come Girls, è una serie ambientata a New York City e propone un alto livello di hipsteritudine, solo che rispetto alla serie di Lena Dunham sembra ancora più improntata sul fancazzismo e sul versante comedy. A differenza di Girls, in cui i personaggi sono (volutamente?) piuttosto odiosi, le due protagoniste di Broad City risultano invece simpatiche, tanto la nerdosa Abbi quanto la hip-hopposa Ilana. Idole fin da subito di una serie irresistibile. Sperando che l’entusiasmo prosegua dopo il pilot pure con i prossimi episodi, fate un salto anche voi nella Broad City e diffondete questa droga.

NINO… NINO… NINO… NINO… NINO… NINO

Okay, non la chiamo più droga. Diffondete anche voi il culto di questa nuova fantastica serie!
Così va meglio, sbirri?
(voto 7,5/10)

Crisis
Sono in crisis di astinenza. Astinenza da Jack Bauer. Non vedo l’ora che torni 24, con la nuova, nona attesissima stagione Live Another Day, in arrivo il prossimo 5 maggio.
Tic tac, tic tac, il tempo sta per scadere ma, nel frattempo, per ingannare l’attesa non resta che trovare un buon surrogato. Il migliore finora si è rivelato Scandal. La serie di Shonda Rhimes con Kerry Washington apparentemente è nata come una specie di serial legal sui generis, ma ben presto è emerso chiaro come il suo adrenalinico indagare all’interno della Casa Bianca rimandi proprio dalle parti di 24.
Tra le serie che si ispirano in maniera ancora più evidente a 24 ci sono poi Hostages, guardabile ma tutt’altro che memorabile thrillerone recente, e la nuovissima Crisis. Com’è, questa Crisis?
Vale esattamente quanto detto per Hostages: un guardabile ma tutt’altro che memorabile thrillerone.
Lo spunto di partenza è intrigante. Una classe di un liceo piena di figli di puttana di uomini e donne potenti, tra cui il figlio del Presidente degli Stati Uniti, viene sequestrata da un gruppo di misteriosi figuri. Da qui si sviluppa un intricato piano criminale che metterà di mezzo i vari genitori dei ragazzi rapiti. Un intreccio condotto in maniera accettabile, soprattutto all’inizio, ma ben presto la voglia di vedere come prosegue scema. Anche perché l’attesa per la nuova stagione di 24 sta per finire e, quando tornerà in azione Jack Bauer, chi cazz’avrà più bisogno di seriette trascurabili come Crisis?
(voto 5,5/10)

"Nerd noi???
Ma cosa scrive, 'sto Pensieri Cannibali?"
Silicon Valley
La prima scena di Silicon Valley la dice lunga, su questa serie. C’è Kid Rock che si esibisce a una festa privata e nessuno se lo caga. Il party si tiene infatti nella Silicon Valley ed è pieno di nerd cui del rap-rock macho del Kid Rock non frega niente. Alla facciazza del mio blogger rivale MrFord, che lo considera un genio musicale uahahah.
Dopo questo folgorante inizio, la serie procede ancora meglio. Silicon Valley sembra la versione HBO di The Big Bang Theory. Cosa che significa che non ci sono tutte le classiche situazioni da sitcom, bensì c’è un umorismo più sottile, che ricorda quello di altre comedy della HBO come Hello Ladies, Veep e Girls. Soprattutto Hello Ladies. Un tipo di comicità di quelli che magari non ti fa pisciare sotto dalle risate, ma comunque è in grado di farti seguire la visione con un sorriso ebete perenne scolpito in faccia.
La trama è molto intrigante e 2.0 e ci racconta l’avventura Steve Jobs oriented di un gruppo di secchioni informatici alle prese con una compagnia startup che potrebbe rivoluzionare il mondo di internet. Tra gli autori di questa promettente serie startup c’è anche Mike Judge, il creatore di Beavis & Butt-head, e il suo zampino irriverente e bello bastardo si fa sentire. Il fascino principale sta però tutto in loro, quegli esseri a lungo emarginati dalla società e che oggi si stanno pigliando parecchie rivincite, anche nel mondo delle serie tv: viva i nerd!
(voto 7/10)

About a Boy
Nick Hornby me lo immagino come Zio Paperone mentre nuota tra le monete d’oro. Non perché dai personaggi dei suoi romanzi emerga un particolare attaccamento al denaro, tutt’altro. Solo perché le sue storie continuano a essere talmente saccheggiate dal mondo del cinema, e ora pure dal piccolo schermo, che il Nick Hornby grazie ai diritti per gli adattamenti ormai avrà i soldi che gli escono dal buco del culo. Il denaro gli arriva da tutte le parti del mondo. Il cinema inglese ha realizzato le trasposizioni di Febbre a 90° e di recente di Non buttiamoci giù, quello italiano ha preso ispirazione da un suo racconto per il pessimo È nata una star?, e naturalmente Hollywood non si è fatta pregare girando L’amore in gioco, versione yankee di Febbre a 90° con il baseball al posto del calcio, e About a Boy.
Adesso About a Boy è diventato anche una serie tv, una sitcom nemmeno del tutto malvagia, però del tutto evitabile. Il cast tv non regge il confronto con il film: l’anonimo David Walton non ha manco un briciolo del carisma e del fascino British di Hugh Grant, Minnie Driver, attrice che non ho mai sopportato, non vale minimamente Toni Collette, e poi il piccolo Benjamin Stockham non è al livello dell’allora esordiente Nicholas Hoult, uno che poi col tempo si sarebbe fatto Jennifer Lawrence.
E se questo bambino qui…


…crescendo si è fatto Jennifer Lawrence, c’è speranza per tutti di farsi Jennifer Lawrence, prima o poi nella vita.
Oltre a un cast non proprio fenomenale, la serie appare come una versione dilungata e non necessaria della pellicola, che io personalmente ho amato molto, ma che già appariva come la versione americanizzata del romanzo di Hornby. Ovvero, questa serie è come la fotocopia sbiadita di una fotocopia riuscita. Ne avevamo davvero bisogno?
(voto 5/10)

martedì 24 settembre 2013

I PIU’ FIGHI DELLE SERIE TV




Tempo di top 10 anche oggi, qui su Pensieri Cannibali.
Ieri abbiamo visto la topa 10 delle 10 donne più fighe nella storia della tv, quest’oggi vedremo la top 10 dei più fighi. I personaggi di maggior fascino, i più grandi seduttori del piccolo schermo. Sempre a insindacabile giudizio di codesto blog.

10. Chuck Bass – Ed Westwick (Gossip Girl)
C’era una volta una serie intrigante che rispondeva al nome di Gossip Girl e c’era una volta in questa serie un bastardo che più bastardo non si poteva. Ricco da far schifo, ereditiere dell’impero Bass, bello e dannato quasi come il figo numero 1 di questa classifica, Chuck Bass era un idolo totale. Un po’ come la sua controparte femminile, Blair Waldorf. Rapidamente, Gossip Girl si è trasformato in una soap opera della peggior specie, oltre ogni limite del trash e delle decenza televisiva, fino a diventare negli ultimi tempi una cosa risibile. Guardando al passato, pur facendo davvero fatica a cancellare dalla memoria le ultime agghiaccianti stagioni, c’è da riconoscere che Chuck Bass spaccava, con la sua camminata da uomo che non deve chiedere mai, con quel suo sguardo sempre incarognito, con i suoi modi di fare impeccabili e la sua innata cattiveria.
Spaccone.

"Un'altra stagione di Gossip Girl??? Ma non ditelo manco per scherzo!"

9. Tony Stonem – Nicholas Hoult (Skins)
Bello e vuoto. Un contenitore esteticamente curatissimo che dentro non contiene niente. Superficiale come pochi, il Tony Stonem della rivoluzionaria serie inglese Skins sembra uscito dritto da un romanzo di Bret Easton Ellis. Il suo cuore non ha tempo per battere, la sua anima non ha spazio per i sentimenti e quindi, nonostante sia fidanzatissimo, non si lascia sfuggire ogni occasione per andare con qualunque girl gli capiti a tiro. L’attore che lo interpreta Nicholas Hoult non è il tipico bellone, ma possiede un fascino magnetico che nella vita privata gli farà conquistare anche una certa Jennifer Lawrence. Scus’ s’è poco.
Super-ficiale.

"Senza di me, questa classifica sarebbe da spararsi, ah ah ah!"

8. Barney Stinson – Neil Patrick Harris (How I Met Your Mother)
Barney Stinson è un po’ un Fonzie di nuova generazione. Più metrosexual, punta sull’eleganza nel vestire rigorosamente in completi anziché sul chiodo da rocker come il personaggio di Happy Days, ma i risultati in termini di successo con le donne sono simili, a testimoniarlo è anche il suo manuale di rimorchio. Scapolone impenitente, pure leggermente misogino, è allora quasi un Fonzie che si è trasferito a Wall Street ed è diventato uno yuppie. O come un Patrick Bateman senza tendenze omicide. Il suo posto in classifica se l’è inoltre guadagnato perché è uno di noi. Un playboy? No, un blogger.
Piacione.

"Un brindisi a questa classifica!"

7. Fonzie – Henry Winkler (Happy Days)
Il playboy per eccellenza. Quello che le castiga tutte. Quello che ad ogni episodio della serie si presenta con almeno 3 o 4 ragazze diverse a braccetto. Una figura mistica più ancora che mitica, leggendaria, fuori dal tempo e anche, se vogliamo, parecchio maschilista. Ormai passato di moda – andate a spiegarlo a Renzie! – ma comunque un simbolo della televisione de ‘na vorta. Altroché Richie Cunningham/Ron Howard, se c’è un motivo per seguire l’altrimenti poco eccezionale e troppo tradizionalista Happy Days è vedere cosa combina Fonzie.
Senza di lui godi solo a metà.

Uguali identici...

6. James “Sawyer” Ford – Josh Holloway (Lost)
Nessun riferimento al mio blogger rivale che gli ha selvaggiamente scopiazzato il nome, già di suo copiato all’uomo che aveva truffato sua madre. James Ford, per gli amici (quali amici?) Sawyer, è stato forse il personaggio più figo di una serie che ci ha regalato un sacco di personaggi fighi, ovvero Lost. Ne avete già sentito parlare? Ha avuto un discreto successo, qualche annetto fa…
Diviso tra una cotta per il fascino criminale di Kate e l’amore per la più rassicurante Juliet, Sawyer è uno stronzo, uno di quelli con una battuta perfida sempre pronta contro chiunque, ma anche lui, sotto sotto, come un po’ tutti i villain, alla fine nasconde un cuore tenero.
Cucciolone, ma con ironia.

"Mi hai messo in classifica di tua spontanea volontà, vero Cannibal?"

5. Hank Moody – David Duchovny (Californication)
Il fascino dello scrittore dallo stile di vita bohèmienne e rock’n’roll. Il fascino dello scapolo impenitente che non vuole mettere la testa a posto. Il fascino dell’uomo che non vuole concedersi a una donna sola.
Sto parlando di Fabio Volo?
Certo che no, anche perché, ma Fabio Volo è davvero uno scrittore?
Sto parlando di Hank Moody, il protagonista di Californication che, in attesa di dare un seguito al suo primo best seller, passa da un letto all’altro. Anche se il suo cuore, cucciolone che non è altro pure lui, in realtà appartiene solo alla sua ex mogliettina.
Intellettual-playboy.

"Il mio libro ero indeciso se chiamarlo così
oppure Va' dove ti porta il culo..."

4. Damon Salvatore – Ian Somerhalder (The Vampire Diaries)
I vampiri tirano un casino fin dai tempi di Dracula, negli ultimi anni poi sono diventati più di moda della musica dubstep. I succhiasangue negli ultimi due decenni hanno spopolato non solo al cinema, ma anche nelle serie tv e io ne ho scelto solamente uno. Tra il bellone e impossibile Angel e il duro dal cuore tenero Spike di Buffy, tra il glaciale Eric Northman e l’insopportabile Bill Compton dell’ormai sempre più trash True Blood, io sono andato a pescare da The Vampire Diaries. Non il troppo molliccio Stefan, né il troppo maligno Klaus, bensì Damon. Un villain con i fiocchi nelle prime stagioni che poi si addolcisce sempre più per amore di Eleeeina, la donna di suo fratello, che lo trasforma da seduttore senza scrupoli ad agnellino. In attesa che torni a tirare fuori di più i canini, si becca una comunque più che rispettabile quarta posizione. Alla faccia di tutti gli altri vampirelli. E pure di un sacco di umani e licantropi vari.
Salvato, più che Salvatore.

"In realtà non sono poi così figo, ho solo una buona truccatrice..."

3. Don Draper – Jon Hamm (Mad Men)
Don è una vera macchina da guerra. Non importa che sia sposato con Betty o con Megan. Per lui vale il motto: ogni lasciata è persa, e così se le tromba tutte.
Tormentato da un passato oscuro, pubblicitario geniale e di successo, Don Draper rappresenta l’intramontabile stile old fashioned per eccellenza. Un uomo vecchio stampo, dai valori tipicamente anni ’50, che si ritrova catapultato suo malgrado nel fermento dei favolosi 60s. Come reazione al periodo storico in cui si ritrova, lui dà il via alla sua personale rivoluzione sessuale, scopando a più non posso.
Trombatore, ma di classe.

"Ma cosa diavolo sono i blog? Io sto ancora facendo fatica ad accettare l'arrivo dei Beatles..."

2. Dr. Christian Troy – Julian McMahon (Nip/Tuck)
Come Don Draper, anche Christian Troy ha un passato oscuro che lo ossessiona. Come Don Draper è un uomo affascinante, sempre impeccabile nella scelta d’abiti (sebbene lui preferisca uno stile più 80s kitsch rispetto all’eleganza classica del mad man) e di successo nel lavoro. Troy non fa però il pubblicitario a New York, bensì il chirurgo plastico nella plasticosa Miami prima, e poi nell’ancora più plasticosa L.A. nelle ultime stagioni della serie dopo. Rispetto a Don Draper che tromba il più possibile, ma tratta sempre le donne con grande rispetto, lui è un figlio di buona donna traditore e zingaro e non lo nasconde, (mal)trattandole tutte come… avete capito come.
Bastardo randagio, ma di classe.

"Solo secondo? Ma m'hai visto, Cannibal?"

1. Dylan McKay – Luke Perry (Beverly Hills, 90210)
Il James Dean della mia generazione, e pure di quella prima di me. Non importa che Luke Perry all’infuori di Beverly Hills, 90210 non si sia praticamente più visto. Semmai, è una dimostrazione di come la sua parte fosse così iconica da non essere riuscito a staccarsene. Mai.
Con quel suo ciuffo ribelle, con quel suo fascino da bello & dannato, con quel suo onnipresente male di vivere che faceva molto grunge, Dylan McKay è stato uno dei simboli più efficaci degli anni ’90. Inoltre, ha il merito (o demerito?) di aver dato il via insieme a Brenda e Kelly alla moda dei triangoli amorosi che poi sarebbero stati immancabili in ogni telefilm o saga teen (e non solo teen) venuta in seguito.
Troooppo figo.

"Sono felice per il primo posto, ma soprattutto
perché Renzi non s'è messo in testa di imitare anche me!"


sabato 22 giugno 2013

JACK E I FAGIOLI GREMLINS


Il cacciatore di giganti
(USA 2013)
Titolo originale: Jack the Giant Slayer
Regia: Bryan Singer
Sceneggiatura: Darren Lemke, Christopher McQuarrie, Dan Studney
Cast: Nicholas Hoult, Eleanor Tomlinson, Ewan McGregor, Ewen Bremner, Eddie Marsan, Stanley Tucci, Ian McShane, Bill Nighy, Christopher Fairbank, Warwick Davis
Genere: fagioloso
Se ti piace guarda anche: King Kong, La storia fantastica, I fratelli Grimm e l'incantevole strega

I Giganti ci sono solo nelle storie, nella realtà non esistono.
Siete sicuri di ciò?
Andate a dirlo a lui.


O andate a dirlo a loro…



I Giganti sono esistiti. Erano una band anni Sessanta. Poi sono spariti nel nulla. Leggenda vuole che siano stati confinati dal re Eric su in cielo, in una terra raggiungibile soltanto da una pianta che arriva fino alle nuvole. Per fare crescere una simile pianta, occorrono dei fagioli speciali. Sembrano fagioli normali e invece se li bagni si trasformano in… Gremlins.
Ho sbagliato film?
In questo, non bisogna mai bagnare i fagioli, altrimenti nasce subito una pianta che va fino al cielo, lassù dove vivono i temibili giganti. I giganti veri, non la band. Ed è proprio quanto capita a Jack, il protagonista de Il cacciatore di giganti. Invece di un tranquillo Gizmo, un giorno si porta a casa ‘sti cacchio di fagiolini magici, questi naturalmente si bagnano e si trasformano in una pianta enorme che gli sfascia la casa. In quel momento insieme a lui c'è la principessa del regno che finisce scaraventata su su, insieme ai giganti che la tengono rapita. [ATTENZIONE! BATTUTA POLITICALLY INCORRECT IN ARRIVO] Vorrebbero anche stuprarla, ma poi si rendono conto che le dimensioni dei loro peni giganti non gli permettono di avere una penetrazione soddisfacente nella piccola vagina della povera umana. [FINE BATTUTA CAZZATA POLITICALLY INCORRECT]

Rimasto a Terra, il nostro Jack si propone per andare a recuperare la principessa. Insieme a lui vanno due ex tossici di Trainspotting ora (apparentemente) ripuliti: Ewan McGregor e Ewen Bremner (beh, lui non sembra molto ripulito), più un cattivone, il primo cattivone del film, Stanley Tucci, promesso sposo alla principessa. Più in là nel corso del film ci sarà un secondo cattivone, anzi no, di più: un cattivone gigante. Anzi no, di più ancora: un cattivone gigante con due teste di cui una parla come il Gollum.

"Aiuto! Qualcuno mi tolga 'sta schifezza dalla spalla!!!
Ah no, scusate, è solo la mia seconda testa..."

Anche se raccontata così può non sembrare, si tratta della solita fiaba, una variante della super hit per l’infanzia, soprattutto nel Regno Unito, Jack e la pianta di fagioli. La cosa che più colpisce di questo film è proprio il suo essere tradizionale. Un controsenso? No, perché negli ultimi anni siamo stati abituati agli stravolgimenti più originali e trasgressivi possibili nei confronti dei racconti classici. Tutto è partito (credo) con Shrek, poi ci ha messo del suo la serie tv Once Upon a Time e negli ultimi tempi ci si è messa una lunga schiera di pellicole a tematica fiabesca che rivisitano le storie in maniera spesso poco da favola. Dal teen fantasy Biancaneve e il cacciatore alla variante action cazzuta (rivelatasi poi più cazzata che cazzuta) di Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe, fino alla coloratissima revisione firmata Tarsem di Biancaneve, ancora lei, sta zoccola.

"ARGH! Manco in Trainspotting sembravo così fatto..."
Ne abbiamo viste in pratica di tutti i colori, dal bianco della citatissima Biancaneve fino al cappuccetto rosso sangue. Quello che mancava era allora un film old-fashioned, uno di quelli che sembrano usciti più dagli anni ’80/’90 che da oggi. Le intenzioni, per carità nobili, di questa produzione sono quindi apprezzabili. Il risultato meno. Il cacciatore di giganti non si fa odiare, ma nemmeno amare, finendo per risultare un intrattenimento di livello medio-basso, più basso che medio.
Eppure al suo interno c’è tutto, non manca niente. C’è avventura. Ci sono gli effetti speciali, a dire il vero non un granché. C’è la solita storia d’amore impossibile: lui contadino morto de fame, lei principessa; un po’ come William e Kate ma al contrario. C’è persino un cast più che valido, capitanato dal giovine Nicholas Hoult, quello di About a Boy, Skins, Warm Bodies e noto soprattutto per essersi fatto Jennifer Lawrence. Sulla sua tomba, quando morirà spero il più tardi possibile, sulla lapide scriverenno: “Si è fatto Jennifer Lawrence.” Cosa questa che lo rende credibile nella parte dell’eroe di turno. Oltre al giovine, ci sono anche gli evergreen già citati Stanley Tucci, Ewan McGregor e Ewen Bremner, oltre ai non ancora citati Eddie Marsan e Ian McShane. La fighetta di turno, l’interprete della principessina, tale Eleanor Tomlinson invece bah, non è che convinca granché, nonostante sia una rossa e io ho una passione particolare per le rosse però lei no, chissà?, però è da rivedere in qualche altro film, come Educazione siberiana in cui a quanto pare è presente nel cast.

"Nicholas, tu sei stato con Jennifer Lawrence e io non sarò mai alla sua altezza..."
"Hai ragione, Eleanor, addio! Jennifer, aspettami che arrivo!"
Al di là della drammatica mancanza di figa, pecca non da poco per una produzione commerciale di questo tipo, a non convincere è la regia, davvero insipida.
E chi è il regista?
Bryan Singer???
Siamo sicuri?
Bryan Singer pure lui si merita un bah enorme. Dopo aver fatto il botto con I soliti sospetti e aver firmato un’opera interessante come L’allievo, si è dato alle vaccate commerciali senza ritegno con gli X-Men e Superman Returns e ora con questo Il cacciatore di giganti, che si è pure rivelato un bel flop. Bryan Singer è proprio un regista da bah, bah, e ancora bah. Ha fatto appena intravedere il suo talento e poi la sua carriera ha preso una brutta piega, un po’ come… qualcuno ha nominato per caso M. Night Shyamalan?, ed è così finito per diventare un mestierante anonimo.

Anonimo, proprio come questo film. Non propone un punto di vista nuovo nel raccontare le fiabe, né tanto meno convince nel suo tentativo di revival del vecchio modo di raccontarle. Non fa nemmeno così schifo e quindi non fa manco incazzare troppo, cosa ancora peggiore. Il problema de Il cacciatore di giganti è la sua sostanziale mediocrità e inutilità. È solo un film… un film da bah.
(voto 5,5/10)



venerdì 7 giugno 2013

WARM BODIES, L'ALBA DEI BIMBIMINKIA VIVENTI




Warm Bodies
(USA 2013)
Regia: Jonathan Levine
Sceneggiatura: Jonathan Levine
Tratto dal romanzo: Warm Bodies di Isaac Marion
Cast: Nicholas Hoult, Teresa Palmer, John Malkovich, Rob Corddry, Analeigh Tipton, Dave Franco, Cory Hardrict
Genere: zombie sentimentali
Se ti piace guarda anche: In the Flesh, Benvenuti a Zombieland, Chronicle, Beautiful Creatures



Prima di tramutarsi in uno zombie, da umano Nicholas Hoult era noto per essere stato il bambino dell’ottimo About a Boy (film tratto da un romanzo di Nick Hornby che presto diventerà anche una serie tv, for your information).
"Ciao bambini!"

Qualche anno più tardi, è ritornato in vita (artistica) tra i protagonisti della grandiosa serie inglese Skins, nelle prime due stagioni, le migliori, dove vestiva i panni del bello stronzo Tony Stonem.

"Ciao zoccole!"

Ma soprattutto, Nicholas Hoult da umano era noto per essersi sbattuto Jennifer Lawrence.

"Ciao Jennifer Lawrence!"

Poi lei l’ha mollato e lui è diventato uno straccio o, più propriamente, è diventato uno zombie. Reazione normale a una rottura con Jennifer Lawrence.
È così che lo ritroviamo in questo Warm Bodies. Un giovane zombie bimbominkia. Uno zombie con una coscienza, consapevole della sua zombietudine. Cosa che provoca un sacco di risate, in una prima parte del film davvero ironica e frizzante. Se la pellicola procedesse così per tutta la durata, ci troveremmo di fronte a un nuovo zombie cult movie spassoso come Benvenuti a Zombieland o L’alba dei morti dementi. Così non è, perché il film, dopo una partenza a razzo, si adagia su una camminata lenta, più in stile zombie.

"Teresa, lo sapevi che io prima stavo con Jennifer Lawrence?"
"Sì, certo. Come no?"
La seconda parte del film frena inoltre sui ritmi blandi da pellicola romanticosa e dudu dadadà. Da tipico boy meets girl movie. Magari non proprio tipico tipico, visto che qui ci troviamo di fronte a uno zombie meets girl movie, ma la sostanza non cambia molto. I due protagonisti all’inizio sembrano parecchio differenti, sarà perché lui è morto mentre lei è viva, ed è pure una gran bella sventola:  Teresa Palmer, che già faceva battere forte il cuoricino ai protagonisti di Take Me Home Tonight e L’apprendista stregone, così come i nostri. Questa volta Teresa ha vita un po’ più dura, a provare a far battere il cuore a un morto vivente, ma ci riesce pure in questo caso. Mai sottovalutare il potere della gnocca. Poco a poco, i due naturalmente finiranno per avvicinarsi l’uno all’altra. In questo aspetto, lo zombie meets girl movie non è molto differente dal classico boy meets girl, ve l’ho detto.

Fino a qui tutto bene. Warm Bodies si presenta come una fiaba dark, quasi una versione zombie di Pinocchio, con un pizzico di Romeo + Giulietta che non guasta. Romanticismo e umanità, non proprio ciò che si aspetteranno i puristi degli zombie movie tradizionali, ma tant’è. Se cercate un film horror, qui di brividi non ne troverete e quindi è meglio se vi rivolgete altrove. Warm Bodies non è per fortuna però nemmeno una versione zombie di Twilight, come i produttori $ucchia$oldi hanno cercato di venderlo. La dose abbondante di ironia (volontaria) riesce infatti a far chiudere un occhio sui momenti più puccettosi e zuccherosi, e soprattutto su una parte finale non all’altezza del resto.

Il film è diretto in maniera diligente da Jonathan Levine, che aveva fatto di meglio con 50 e 50 e All the Boys Love Mandy Lane (il film che ha lanciato Amber Heard!) ma che pure qui porta a casa la pagnotta evitando di finire invischiato troppo nelle paludi dei teen fantasy. Un po’ però ci scivola anche lui, con una conclusione troppo buonista e priva di quell’ironia che aveva contraddistinto la prima parte del film.
Tra le note liete, va messa dentro anche la variegata colonna sonora, che vanta “Patience”, la mia canzone preferita dei Guns’n’Roses, “Hungry Heart” (canzone perfetta per uno zombie innamorato), una delle mie preferite di Bruce Springsteen di cui per il resto non sono certo un gran fan, ma anche cose più recenti come M83, Feist, The National, oltre alla super hit anni ’80 “Missing You” di John Waite e un uso hilarious di “Pretty Woman” di Roy Orbison.

Warm Bodies è in conclusione un intrattenimento leggero, persino troppo, e il suo difetto principale è quello di non riuscire a uscire dalla categoria del “carino”. È un film carino, pochi dubbi su questo, ma quel che c’è da chiedersi è: è giusto che un film di zombie sia cariiino?
(voto 6+/10)



giovedì 21 luglio 2011

Gli ometti speciali con l’X-Factor

X-Men - L’inizio
(USA 2011)
Titolo originale: X-Men: First Class
Regia: Matthew Vaughn
Cast: James McAvoy, Michael Fassbender, Kevin Bacon, Rose Byrne, January Jones, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult, Zoë Kravitz, Lucas Till, Edi Gathegi, Oliver Platt, James Remar, Ray Wise, Sasha Pieterse, Brendan Fehr, Michael Ironside, Hugh Jackman, Rebecca Romijn
Genere: supereroi contro la municipale
Se ti piace guarda anche: Watchmen, gli altri X-Men


Mi piacevano gli X-Men, da ragazzino. Che chiamandomi Cannibal Kid ragazzino lo sono ancora, però non così tanto, non come una volta. Allora leggevo i loro fumetti e seguivo i cartoni, così quando è arrivato finalmente il film live-action avevo aspettative piuttosto alte. E invece X-Men di Bryan Singer è stato una cocente delusione. Non un film terribile, solo uno mediocre e con un Hugh Jackman che ho trovato insopportabile nei panni di Wolverine. Quanto al secondo episodio, questo sì è stato davvero terribile e così mi sono risparmiato il terzo film della serie e puro lo spinoff tutto dedicato al mio tanto odiato Jackman/Wolverine. E ringrazio il cielo che il genio Darren Aronofsky abbia abbandonato il progetto di una nuova pellicola dedicata al personaggio…
A parte questi dettagli personali piuttosto irrilevanti, eccoci arrivati ad oggi, a X-Men - L’inizio. O meglio il nuovo inizio che inizia esattamente come il primo film di Singer, in un campo di concentramento. Stessa spiaggia (si fa per dire), stesso mare? Non proprio. Nella scena successiva sembra infatti soffiare un’aria nuova, sulla saga degli ometti speciali (come li definirebbe Marge Simpson) o con l’X-Factor (come li definirebbe Mara Maionchi), grazie a una scena notevole con un giovane Magneto che degenera alla grande e spacca tutto. Ci troviamo così finalmente di fronte alla prima trasposizione cinematografica decente degli X-Men? Andiamoci piano, perché il film non si rivelerà poi niente di così eclatante.

L’ambientazione anni Sessanta chiama in causa direttamente degli altri Men, quelli di Mad Men, e risulta una variante piacevole ai soliti comic movies odierni. Allo stesso tempo però non è sfruttata a dovere, né attraverso le musiche, né attraverso le atmosfere, e quindi a parte qualche sporadica scena e qualche riferimento politico, non è poi così cruciale. Il fascino dei Sixties insomma poteva regalare molto di più.
Il regista Matthew Vaughn (tra l’altro marito di Claudia Schiffer che mica fa schifo) dopo l’ottimo Kick-Ass qui si limita a svolgere il compitino, confezionando un blockbusterone efficace ma allo stesso tempo non troppo divertente, visto che soprattutto nella parte finale la pellicola eccede in logorrea, esagerando in combattimenti che fino a quel momento erano stati tenuti bene a bada.
La storia ci fa scoprire le origini di Professor X e Magneto, così come di diversi altri loro x-compari. Con mia somma gioia c’è invece solo un cameo per Wolverine, peraltro in una scenetta ridicola degna di uno spot di qualche compagnia telefonica nostrana che potevano anche risparmiarsi per gli extra del DVD o, meglio, risparmiarsela proprio e basta.

Ma veniamo all’abbondante capitolo attori, la parte sicuramente più riuscita e in grado di alzare il livello complessivo oltre la media di altre ammericanate del genere. James McAvoy sembra più a suo agio in film intimisti come Espiazione, però qui nei panni di un Professor X ancora in grado di camminare e con tutti i capelli in testa se la cava e riesce a far dimenticare quella porcata di Wanted al fianco dell’Angelina “credo di essere l’attrice migliore del mondo invece sono una scarpa” Jolie. Grandissimo poi Michael Fassbender, attore crucco ormai diventato una garanzia a livello mondiale e un nome sicuro su cui puntare i propri risparmi anche per i prossimi anni, e Kevin Bacon nei panni del cattivone finalmente torna convincente come non lo si vedeva da tempo.
Spettacolare la parte femminile del cast, che non punta solo sulla bellezza (peraltro di livello straordinario) delle interpreti, come invece capita spesso nelle altre produzionone supereroiche, e tira fuori un tris di regine da applausi: Rose Byrne non so quando finirò di esaltarla, credo mai, ma è una delle attrici più versatili in circolazione, in grado di svettare sia che si trovi nei panni di avvocato come nella serie Damages, alle prese con l’horror come in Insidious o con la commedia come In viaggio con una rock star. January Jones conferma come gli autori di questo X-Men abbiano guardato con grande apprezzamento Mad Men, conferma come in costumini anni Sessanta si trovi davvero a suo agio e conferma l’esistenza di Dio. La più giovine è invece Jennifer Lawrence, rivelazione di Un gelido inverno - Winter’s Bone e a sorpresa ottima anche qui in panni del tutto differenti; la sua storiella d’amore con Nicholas Hoult (l’idolo delle prime 2 stagioni di Skins) aggiunge poi un tocco romantico alla storia, seppure sia un elemento accantonato quando Hoult diventa… Bestia (letteralmente).

Ci troviamo allora di fronte alla prima versione cinematografica con l’X-Factor degli X-Men?
È un blockbusterone con un’anima che tenta senza troppo successo di instaurare anche un discorso politico, gli attori sono azzeccati e c’è del potenziale su cui lavorare, però per ora: “Per me è NO.”
(voto 6+)

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