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lunedì 9 gennaio 2012

I MEGLIO FILM CANNIBALI 2011: LA TOP 10


E così siamo arrivati in cima, fino ai dieci film che ho amato di più nel corso di questo 2011. Un momento tanto atteso.
ATTESO? MA DOOOOVE? MA QUANDO? MA PERCHE’? DA CHIIIII? MA CHITTECONOSCE?

Okay, chiedo gentilmente alle mie guardie del corpo personali di accompagnare fuori i soliti contestatori riottosi: “Usate le buone maniere, mi raccomando, ma se qualcuno oppone resistenza vi autorizzo a utilizzare i taser. Se no che ve li pago a fare?”
Se l’anno scorso aveva trionfato in maniera molto contestata Amabili resti di Peter Jackson, per quanto riguarda il titolo di film Cannibale d’Oro di quest’annata credo ci saranno più consensi e comunque la scelta non credo sorprenderà poi molto chi segue questo blog abitualmente.
Va anche detto che in un’annata normale, i primi 4 film della classifica avrebbero meritato tutti il primo posto, ma in questo 2011 molto godurioso da un punto di vista cinematografico, la scelta è stata dura ma alla fine non poteva essere che quella…
Quale?
Non fate subito i frettolosi e prima gustatevi anche gli altri 9 film, che meritano ampiamente.
Guardate che se saltate subito alla numero 1 le mie guardie del corpo potrebbero dover essere costrette a usare i taser. E non è piacevole.
Siete mai stati colpiti da una scarica di taser?
No? Nemmeno io. Però immagino non sia una bella sensazione. Io intanto vi ho avvisato, poi fate come volete.
In ogni caso ormai i giochi sono fatti. Vi piaccia o meno, dopo le posizioni dalla 40 alla 31, dalla 30 alla 21 e dalla 20 alla 11, questa è la top 10 cannibale dei film del 2011.

Carey: "Secondo me alla numero 1 c'è The Tree of Life."
Andrew: "Per me avrà la meglio Drive."
Keira: "Io dico che vince Che bella giornata con Checco Zalone, hihi!"
10. Non lasciarmi
Regia: Mark Romanek
Genere: (anti) fantascienza
Parla di: tre ragazzi… clonati.
Pregi: è una pellicola in grado di conquistare il cuore più che il cervello, interpretata in maniera intensa da tre attori in splendida forma, con vertice in una Carey Mulligan che ti viene voglia di coccolarla ancor più del solito. E poi che bello vedere un film di fantascienza (in teoria…) senza un effetto speciale. Senza 3D. Senza robottoni di ‘sto cazzo. Che figata!
Difetti: la regia di Romanek rimane molto sul classico e poteva osare di più.
Scena cult: la versione bimba di Carey Mulligan che ascolta la canzone “Never let me go”
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"Solo noni, cannibal-wolf-motherfucker? Sei sicuro?"
9. Attack the Block
Regia: Joe Cornish
Genere: invasione aliena in da ghetto
Parla di: gli alieni arrivano sulla Terra, ma fanno la stronzata di piompare nei ghetti di Londra. E così per loro saranno cazzi amari…
Pregi: è il film made in England (e non solo) più cool degli ultimi anni, capace di rappresentare la vita nelle periferie di Londra con umorismo e, nonostante il pretesto fantascientifico, con un grado di realismo più veritiero di molte pellicole neo-realiste. La colonna sonora firmata dai Basement Jaxx smaramba ke bomba e questo è un cult istantaneo sia per le nuove generazioni, che per quelle cresciute negli 80s che qui trovano dei degni eredi. Sì, più che in Super 8, perché questi qua sono quasi dei nuovi Guerrieri della notte...
Difetti: la sceneggiatura non riserva grossi colpi di scena nella seconda parte e il copione segue piuttosto fedelmente quello di altre analoghe pellicole apocalittiche. Solo che qui ci sono i gorilla-wolf-motherfuckers!
Canzone cult: KRS-One “Sound of da police”
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"Punto tutti i soldi di voi stupidi risparmiatori sulle azioni de
Il discorso del re! Farò male??"
8. Margin Call
Regia: J.C. Chandor
Genere: crisi economica ma non cinematografica
Parla di: due giovani yuppie alle prese con una notte che condurrà la loro azienda a mandare a puttane l’economia di… tutto il pianeta, all’incirca.
Pregi: se c’è un film in grado di spiegare il perché della crisi economica in maniera umanamente comprensibile è questo, non il pur valido ma troppo tecnico e poco cinematografico documentario Inside Job. Al di là del fatto che sia una pellicola di stretta attualità, Margin Call è un grandioso viaggio nella notte, l’ultima notte dell’impero di Wall Street prima che salti tutto. A spese loro? No, a spese nostre…
Difetti: la parte economica potrebbe scoraggiare qualcuno dalla visione, ma tranquilli perché qui non si parla di spread e tutto è spiegato come se il film si dovesse far capire “da un bambino o da un golden retriever”.
Personaggio cult: il bastardissimo John Tuld (Jeremy Irons)
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"Se non convinci Cannibal a far vincere il film dei Pokemon, ti tolgo l'iPhone!"
7. Confessions
Regia: Tetsuya Nakashima
Genere: bambini bastardi
Parla di: una classe di una scuola media giapponese in cui è avvenuto un fatto di estrema crudeltà…
Pregi: la prima mezz’ora del film è LA costruzione della tensione per eccellenza. Una delle scene più intense e coinvolgenti di tutta l’annata. La pellicola riesce quindi a procedere alla grande grazie alla regia da autentico fuoriclasse del virtuoso Nakashima, uno che sa di essere bravo e non ha paura di mostrarlo.Forse pure troppo! Visivamente è poesia pura, a livello di contenuti è una mazzata assoluta allo stomaco. Strepitosa pure la colonna sonora che mixa Radiohead con The XX, Johann Sebastian Bach e “That’s the way (I like it)”!
Difetti: dopo una prima mezz’ora così pazzesca, il resto è inevitabilmente un gradino sotto. Ma giusto un gradino piccolo piccolo.
Scena cult: la prima fenomenale mezz’ora
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"Pronti a bombardare, nel caso Cannibal premi uno dei suoi film radical-chic?"
6. La donna che canta
Regia: Denis Villeneuve
Genere: matematico
Parla di: un ragazzo e una ragazza che alla morte della madre si ritrovano a ripercorrere la sua travagliata, parecchio travagliata, storia personale.
Pregi: la sceneggiatura del film funziona come una formula matematica. Detta così potrebbe suonare come una pellicola fredda, invece è tutt’altro. Una storia che riesce a parlarci di una famiglia, della scoperta della vera vita della madre da parte di due figli, ma anche dell’eterna guerra del Libano. Il tutto senza retoriche, cosa mica da poco. Ottimo il cast, con la madre Lubna Azabal e la figlia interpretata da Mélissa Désormeaux-Poulin (che a me ricorda PJ Harvey) in grado di bucare lo schermo.
Difetti: C’è qualche problema con le date e l’età dei personaggi che non tornano molto, come ha evidenziato Oh Dae-Soo nel suo post sul film.
Scena cult: la prima scena sulle note di “You and whose army?” dei Radiohead
Recensione prossimamente…

"Il Giornale dà per certa la vittoria di qualche film russo filo-comunista..."
5. Les amours imaginaires
Regia: Xavier Dolan
Genere: sentimentale non banale
Parla di: in generale di amore, più immaginario che reale, e in particolare di un triangolo sentimentale tra due ragazzi e una ragazza.
Pregi: pura magia, incanto, amore per l’amore e amore la settima arte. Un film che è una gioia per gli occhi, con il talento del giovane regista sceneggiatore e attore Xavier Dolan espresso alla grande, e per le orecchie, grazie a una colonna sonora che diventa parte integrante del racconto cinematografico e mixa con disinvoltura l’elettronica dei The Knife con la “nostra” Dalida: la sua “Bang Bang” è infatti il meraviglioso tema portante del film.
Difetti: l’autore Dolan ha appena 22 anni e quindi qualche ingenuità la presenta ancora, soprattutto attraverso una sceneggiatura un po’ troppo leggera. Ma ispirazione e occhio non sembrano mancargli.
Canzone cult: Dalida “Bang Bang”
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"Non abbiamo vinto! La prossima volta mi sa che dovrò mostrare
qualcosa più delle tette..."
4. Melancholia
Regia: Lars Von Trier
Genere: apocalypse wow
Parla di: Justine che si sposa. Justine che manda a puttane il suo matrimonio. Justine che assiste alla fine del mondo. Justine che mostra le tette con disinvoltura. Cannibal Kid che ringrazia.
Pregi: una prima scena che è Arte sublime, una manifestazione di grandezza da parte di Lars Von Trier che in 10 minuti sulle note di Wagner mette K.O. tutto il resto del cinema apocalittico venuto prima. E forse anche quello che verrà dopo. Una Kirsten Dunst fenomenale nella sua discesa nei meandri della depressione, fisicamente (in tutti i sensi) impressionante. Una visione che riesce a coinvolgere/sconvolgere anche a distanza di diverso tempo. Una pellicola forte, enorme come un pianeta, che dopo la prima poetica scena non fa nulla per essere gradevole e che rappresenta in pieno il (poco rassicurante) punto di vista vontrieriano sul mondo.
Difetti: le due parti in cui il film è nettamente diviso sono speculari e viaggiano per diversi aspetti in parallelo come due pianeti che si sfiorano, eppure non tutti i collegamenti tra i due mondi funzionano alla perfezione.
Scena cult: la scena iniziale
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"E mo' adesso con 'sti aumenti della benzina come faccio
a guidare 24 ore su 24?"
3. Drive
Regia: Nicolas Winding Refn
Genere: autistico
Parla di: un tipo che nella vita fa tante cose, tipo… guidare e… guidare. Ogni tanto prende anche l’ascensore e gli capita di avere qualche raptus d’ira, ma più che altro… guida.
Pregi: regia spettacolosa dalla prima scena costruita con magistrale tensione all’ormai epocale scenona ambientata nell’ascensore in cui succede di tutto e di più. Ryan Gosling con la parte del silenzioso Driver entra nella storia del Cinema e la colonna sonora stellare fa il resto, con “A Real Hero” che diventa la seconda protagonista della pellicola nonché una delle mie canzoni preferite di sempre.
Difetti: una sceneggiatura che mostra qualche debolezza nella parte più “criminale”.
Scena cult: ascensore
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"Dai con 'sto bacino, che almeno a Ballando con le stelle Natalie la battiamo!"
2. The Tree of Life
Regia: Terrence Malick
Genere: cosmico
Parla di: come va a finire il mondo ce l’ha mostrato Lars Von Trier, come inizia ce lo racconta invece Terrence Malick, tra dinosauri, musica classica e una coppia che perde un figlio…
Pregi: il sublime su supporto audio-visivo. La più bella accoppiata di immagini, musica e parole concepibile da mente umana. E infatti credo sia più frutto di un disegno divino. Terrence Malick, sei tu Dio? The Tree of Life è la visione più travolgente, ammesso si sia disposti a farsi travolgere, dai tempi di 2001: Odissea nello spazio, per un film che ridefinisce la narrazione cinematografica. E rispetto a 2001 ha anche una cosa in più: il cuore.
Difetti: se dopo una lunga dura giornata di lavoro vi volete mettere sul divano per rilassarvi “Aaaah” e vedere un film tranquillo, senza pensieri, che vi faccia scollegare il cervello, beh… evitate The Tree of Life.
Scena cult: Jessica Chastain volante
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Nonostante anche Melancholia, Drive e The Tree of Life siano dei capolavori e cult assoluti, il premio Cannibale d’oro quest’anno va a…

"Miii, non ci posso credere! Ho vinto! Anzi, abbiamo vinto:
io e tutte le mie varie personalità!"
1. Il cigno nero
Regia: Darren Aronofsky
Genere: e gira tutto intorno alla stanza mentre si danza
Parla di: una ballerina classica alle prese con Il lago dei cigni e con qualche leggerissimo segno di squilibro mentale…
Pregi: è dall’inizio del 2011 che la meno con questo film, devo ancora aggiungere altro? Un viaggio incredibile dentro la mente umana, attraverso lo sdoppiamento, lo striplicamento, lo squadriplicamento ecc ecc della personalità. Una discesa negli Inferi dalla perfezione alla perdizione, dalla creazione alla distruzione (tema ricorrente dell’annata, vedasi The Tree of Life e Melancholia), per un crescendo di tensione capace di catturarmi dal primo istante fino al finale. Un balletto coreografato e condotto alla grande da mastro Aronofsky. E poi che razza di performance pazzesca ha tirato su la Natalie Portman? E quella trasformazione? E le scene lesbo con Mila Kunis? Cosa cazzo si può chiedere di più a un film solo? Cosa?
Mila: "Ma non vogliamo coinvolgere Cannibal nei festeggiamenti?"
Natalie: "Non so... vediamo come vanno gli Oscar Cannibali domani..."
Difetti: non ne ha, è semplicemente PERFETTO.
Scena cult: Natalie diventa il cigno nero
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E con questo è tutto?
Non ancora, ragazze e ragazzi e meno giovani (ciao, Ford!). Non ancora. Domani sono infatti in arrivo anche gli OSCAR CANNIBALI dedicati ad attori, interpretazioni, sex-symbols, generi cinematografici e altre stronzate premiazioni varie. E poi giovedì ci sarà pure la nomina dei peggiori, che credevano già di farla franca… e invece no.
That’s NOT all, folks!


sabato 10 dicembre 2011

Carey Mulligan: Cotta adolescenziale 2011 n. 9

Carey Mulligan
Genere: cucciola indifesa
Provenienza: Westminster, Londra, UK
Età: 26
Il passato: Orgoglio e pregiudizio, Gli ostacoli del cuore, An Education, Nemico pubblico, Brothers, Wall Street 2
Il suo 2011: Non lasciarmi, Drive
Il futuro: Il grande Gatsby, Shame, Inside Llewyn Davis
Perché è in classifica: perché come si fa a non amare quei suoi occhi tristi?
Potrebbero piacerti anche: Michelle Williams, Larisa Oleynik, Audrey Hepburn, Mia Farrow, Amber Tamblyn

La numero 1 della scorsa annata, ora scesa alla 9. Non fate quegli occhi tristi e quello sguardo da cane bastonato in cui lei è tanto brava e non pensate che le voglia meno bene o cosa. Nient’affatto, è solo che le carte vanno rimescolate, le classifiche cannibali si evolvono, questo è un mondo crudele e non si può rimanere in cima per sempre. Tra l’altro Carey rivelazione nel 2010 grazie alla sua fenomenale performance in An Education, ha bissato alla grande con un anno pazzesco. Per dire, è stata “solo” tra le protagoniste di due dei migliori film dell’annata come Non lasciarmi e Drive. Roba da poco.
Se siete tra quelli che dopo An Education pensavano fosse una meteora e se pure dopo questa doppietta di filmoni avete bofonchiato: “Seh vabbè, le è andata di culo”, nei prossimi mesi è intenzionata a confermarsi ulteriormente e a convincere anche voi ultimi degli scettici. Vedremo infatti Carey nello “scandaloso” Shame accanto a Michael Fassbender, nel nuovo dei Coen Inside Llewyn Davis e nell’attesissimo Il grande Gatsby firmato da Baz Luhrmann con Leonardo DiCaprio.
Pensate ancora a questo mix incredibile di talento e fascino d’altri tempi come a una meteora? Occhio che un meteorite reale potrebbe scaraventarsi dritto contro le vostre zuccacce dure…




giovedì 20 gennaio 2011

Non lasciarmi - Never Let Me Go: L'amore clonato

Non lasciarmi
(USA, UK 2010)
Titolo originale: Never Let Me Go
Regia: Mark Romanek
Cast: Carey Mulligan, Andrew Garfield, Keira Knightley, Charlotte Rampling, Sally Hawkins, Domnhall Gleeson, Izzy Meikle-Small, Charlie Rowe, Ella Purnell
Genere: fantascienza sentimentale
Se ti piace guarda anche: Gattaca, Espiazione, Kynodontas, An Education
Uscita italiana: 25 febbraio (per IMDb), 25 marzo (per MYmovies)

Trama semiseria
Tre ragazzini in un collegio privato britannico, Kathy, Tommy e Ruth divisi nel più classico dei triangoli amorosi, proprio come in Twilight New Moon, solo che stavolta ci sono due ragazze e un ragazzo, zero vampiri e zero licantropi e insomma per fortuna questo film non c’entra niente con New Moon. Però pur non essendoci creature fantasy palestrate, questi tre non sono ragazzi normali. Sono cloni umani…

Recensione cannibale
Non lasciarmi è uno di quei film che probabilmente non entusiasmeranno molto la critica e i duri e puri. Uno di quei film che bisogna fermarsi a guardare più con il cuore che con il cervello. Uno di quei film tipo Amabili resti, insomma (ma senza componenti new-age), in grado di dividere gli spettatori e inevitabilmente qualcuno dirà: sì carino, ma ci sono dei buchi nella sceneggiatura, sì ma il libro era meglio, sì ma il film illude e poi non decolla, sì ma tutte le complesse tematiche etiche e sociali tirate in ballo dovevano essere sviluppate e approfondite meglio per danzare come Natalie Portman in Black Swan.
Tutte obiezioni vere, questo è un film del tutto imperfetto, forse anche una mezza occasione mancata, eppure… eppure si fa amare, come una figlia femmina quando tu volevi un maschio, come un cucciolo con una zampa monca che ti sei ritrovato in casa senza sapere come, come una ragazza bruttina dall’inspiegabile fascino di cui finisci inevitabilmente per innamorarti.

Never let me go allora non lo lasci. La prima parte è molto classica, con il solito ambiente perfetto di un college britannico, uno di quelli apparentemente per figli di privilegiati o qualcosa del genere. La verità è però diversa, visto che i ragazzini dell’istituto sono segregati in una realtà idilliaca ma fasulla quanto quella dell’inquietante Kynodontas. Perché questi ragazzini e ragazzine non diventeranno un giorno medici, insegnanti, cassiere all’IperCoop, lavoratori precari, escort nella villa di Arcore. Per loro il destino è un altro, è già stato scritto e non può essere cambiato: sono cloni umani e lo scopo unico delle loro vite è quello di donare gli organi agli originali che li hanno ordinati.

Per essere un film di fantascienza è comunque molto anomalo: privo di effetti speciali, esplosioni, complotti e inseguimenti perdifiato. Insomma, se non vi piacciono i film fantascientifici guardatelo tranquillamente che qui di omini blu, spade laser o vulcaniani con le orecchie a punta non ce ne sono.
I cloni sembrano non voler cambiare il loro destino, non c’è una vera lotta per opporsi al fato. Sembra di stare in Italia: tutti rassegnati a ciò che ci è toccato. La storia preferisce allora concentrarsi sul rapporto che lega i tre protagonisti, dall’infanzia fino alla pubertà, in un passato alternativo distopico alla Lost. Le vicende infatti sono ambientate tra gli anni ’70 e i ’90, ma essendo un mondo alternativo sembra di stare piuttosto dentro gli anni ’50. Vi sembra una cosa troppo complessa? Prendetevela con il nippo-britannico Kazuo Ishiguro, autore del celebrato romanzo da cui il film è tratto.
La regia di Mark Romanek (“One hour photo”) fa il suo compito con diligenza, utilizzando un tono classico forse leggermente senza brio e privo di particolari guizzi; osando di più a livello visivo si sarebbe potuto immaginare non solo un gioiellino, ma un vero e proprio filmone alla “Gattaca”, la storia c’era tutta.

Il valore aggiunto del film sono allora un'avvolgente atmosfera desolante e le interpretazioni dei tre protagonisti. Andrew Garfield, l’amichetto fottuto da Mark Zuckerberg in The Social Network nonché prossimo Spider-Man, è ormai una garanzia non solo per il futuro ma già per il presente, Keira Knightley l’hanno un po’ imbruttita rispetto al suo solito (il che significa che è comunque una gran figa) e forse per questo sembra più brava rispetto al suo solito (che comunque se l’è sempre cavata bene).
Su Carey Mulligan ve l’avevo già menata abbastanza con “An Education” e anche stavolta non posso fare a meno di continuare ad esaltarla. Sarò onesto: senza di lei penso che il film mi sarebbe piaciuto probabilmente di meno, perché con quel suo volto triste e imbronciato riesce a rendere nella maniera più poetica e immediata possibile tutta la difficoltà di un amore contrastato, di una vita infelice già segnata e scritta da altri, perché la vita dei cloni non è libera. La nostra d’altronde lo è veramente?
(voto 7/8)

Scena e canzone cult: la versione bambina di Carey Mulligan (interpretata dal suo piccolo clone Izzy Meikle-Small) che ascolta “Never let me go”


sabato 18 dicembre 2010

Cotta adolescenziale 2010 - n. 1 Carey Mulligan

Carey Mulligan
Genere: retrò
Provenienza: Londra, Inghilterra
Età: 25
Nel 2010 vista in: An Education, Wall Street – Il denaro non dorme mai, Gli ostacoli del cuore
E sentita in: Write about love dei Belle and Sebastian
Il passato: Orgoglio e pregiudizio, Nemico pubblico, Brothers
La vedremo in: Non lasciarmi – Never Let Me Go, Il grande Gatsby, Drive, Shame
Perché è in classifica: sul grande schermo sa incantare come le dive d’altri tempi
Sul suo stile: Michelle Williams, Amber Tamblyn, Audrey Tautou, Audrey Hepburn

Carey Mulligan ha il fascino da cagnolino tutto bagnato abbandonato in mezzo alla strada che vorresti tirare su e occupartene per il resto della tua e della sua vita. O almeno è pressappoco questo l’effetto che mi ha fatto vederla in “An Education”, una ragazzina confusa degli anni ‘60 alle prese con l’educazione sentimentale in un periodo storico in pieno fermento e in mezzo a diversi cambiamenti radicali. Come l’epoca che stiamo vivendo ora. Poi la senti pure cantare, sempre immersa in quell’atmosfera Sixties, insieme alla band indie definitiva, i Belle and Sebastian, mica ca**i. E poi ancora in “Gli ostacoli del cuore” è una giovincella incinta che deve affrontare la gravidanza con la famiglia del suo ragazzo morto in un incidente stradale. Anche qui fa una gran tenerezza, ma poi la vedi tirare fuori gli attributi quando diventa la figlia di Gordon Gekko. Ed essere figli di Gordon Gekko è un po’ come dire di essere figli di Berlusconi, o anche figli di pu**ana se preferite. In “Wall Street – Il denaro non dorme mai”, uno dei sequel più necessari e riusciti nella storia del cinema, Carey Mulligan è una blogger rivoluzionaria, una sorta di Julian Assange al femminile. Un cagnolino tutto bagnato abbandonato sì, ma che sa anche mordere.



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