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giovedì 11 aprile 2013

WRONG: FILM GIUSTO, RECENSIONE SBAGLIATA


Peppa Pig
(serie tv UK, stagione 1000)
Reti inglesi: Channel 5, Nick Jr.
Rete americana: HBO
Rete italiana: Rai YoYo
Creata da: Neville Astley, Mark Baker
Cast: Peppa Pig, George Pig, Papà Pig, Mamma Pig, Nonno Pig, Nonna Pig, altri personaggi inutili
Genere: maialesco
Se ti piace guarda anche: Babe - Maialino coraggioso, Maial College, I Muppets

Una delle scene più controverse della serie: Peppa Pig insegna
al fratellino sessualmente confuso a usare i preservativi.
Peppa Pig è una serie animata britannica drama rivolta a un pubblico molto variegato. Dietro l’apparente semplicità delle sue trame, nasconde profonde lezioni di vita e per questo è seguita con enorme interesse anche dall’elite intellettuale mondiale.
Protagonista è una famiglia di maiali antropomorfi che riflette situazioni e problemi affrontati da qualunque famiglia di umani: Papà Pig è un architetto in crisi di mezza età che se la spassa a saltare nelle pozzanghere con giovani maiale, Mamma Pig è una casalinga disperata che affoga i dispiacere del suo matrimonio fallito nell’alcool, George Pig è un bimbo dalla sessualità confusa mentre la protagonista Peppa Pig è la classica tween bimbominkia viziata e odiosa che ascolta tutto il giorno Justin Biba e i 1Direction.
La serie si distingue per una regia curata e una fotografia minimal chic, mentre i dialoghi tra grugniti e luoghi comuni rappresentano un neorealismo portato a tratti all’esasperazione, che regala ad alcuni episodi livelli di drammaticità insostenibile.
Pensata originariamente per un pubblico di bambini in età prescolare, la serie è presto diventata controversa e discussa per il modo in cui mescola lo stile di vita umano con quello animale, oltre che per le sue chiare allusioni sessuali maialone, cosa che ha portato la serie a essere cancellata e proibita in molti paesi. Oggi è vietata ai minori di 18 anni ed è un cult soprattutto tra il pubblico adulto. Oink.
(voto 8/10)



Ah, mi sa che ho sbagliato recensione!
Io veramente volevo parlare di questo film…

"Hanno fatto una serie su Peppa Pig e non su di me? Ma non ha senso!"
Wrong
(Francia, USA 2012)
Regia: Quentin Dupieux
Sceneggiatura: Quentin Dupieux
Cast: Jack Plotnick, Alexis Dziena, Eric Judor, Steve Little, William Fichtner, Mark Burnham, Arden Myrin, Regan Burns, Flying Lotus
Genere: nonsense
Se ti piace guarda anche: Rubber, Essere John Malkovich, Ricomincio da capo

Un film che si chiama Wrong e in cui tutto sembra andare per il verso sbagliato può essere un film giusto?
La risposta è sì, almeno se a occuparsene è quel genietto di Quentin Dupieux, quello che ha cominciato a farsi conoscere come artista di musica elettronica con il nome di Mr. Oizo e celebre soprattutto grazie allo spot Levi’s con il pupazzo Flat Beat. Come regista cinematografico, Quentin Dupieux ha realizzato un paio di pellicole uscite in sordina come Nonfilm e Steak e ha fatto il botto, almeno in ambito underground, con Rubber, un film con protagonista… uno pneumatico.
Spunto geniale da cui ne derivava un film quasi cult, sebbene non un cult totale e questo suo nuovo Wrong conferma fondamentalmente le impressioni regalate dal suo precedente lavoro: idee pazzesche e incredibili che però non vanno ancora a comporre una pellicola davvero splendida. Un’altra occasione mancata per realizzare un vero e proprio cult assoluto, ma allo stesso tempo anche un’altra occasione per divertirsi e godere dell’estro creativo di Mr. Dupieux.

"Urca! Questo libro ha meno senso di quello di Cannibal!"
Wrong è tutto giocato sul surrealismo. Ma potrebbe anche non essere vero e potrebbero essere surreali le mie parole. Dovete fidarvi. È un surrealismo che più che ai maestri del passato come Luis Buñuel e Salvador Dalí guarda a quelli del presente: Spike Jonze e Michel Gondry. D’altra parte lo stesso Dupieux proviene dal mondo del videoclip. A mancare al francese rispetto ai due più blasonati colleghi non è però certo lo stile, sempre più personale, bensì uno sceneggiatore come Charlie Kaufman. Per adesso il Mr. Oizo fa tutto da solo o quasi: regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio, musiche… In questo modo è artefice al 100% delle sue creature, eppure il suo cinema sembra ancora mancare di una completezza, di una vera emozione che un collaboratore esterno potrebbe fornirgli, in modo da aiutarlo a realizzare il suo vero capolavoro. Gli manca un Charlie Kaufman, appunto.

Per quanto così come già capitato con Rubber non sia ancora riuscito a realizzare un’opera grandiosa nel suo insieme, in Wrong Dupieux ci mette dentro così tante idee che imbastisce comunque un bello spettacolo a cui assistere. Quentin Dupieux conosce bene l’arte dello spiazzare. E l’arte del nonsense. Un nonsense tra Essere John Malkovich e un David Lynch meno inquietante, in cui succedono cose assurde: sull’orologio le 7:59 non diventano le 8:00, bensì le 7:60. Tanto per fare un esempio. Oppure, dentro l’ufficio in cui il protagonista va a lavorare piove. Non si sa perché, ma piove. E non si sa perché lui vada al lavoro, visto che è stato licenziato da tre mesi. Un altro esempio: una palma nel suo giardino da un giorno all’altro si trasforma in un albero di Natale. È la fiera del nonsense. Tutto è sbagliato. Wrong. Eppure è tutto così divertente da vedere. E l’assurdità del mondo del film non è poi così distante dall’assurdità del mondo in cui viviamo. Un mondo ad esempio in cui i Modà sono considerati una band musicale. Vi sembra ancora tanto assurdo l’andare a lavorare nonostante il licenziamento in un ufficio in cui piove?

Riguardo alla trama del film, ovviamente è stralunata e non sto ad anticiparvi troppo per non rovinarvi l’effetto sorpresa, fondamentale in una pellicola del genere. Wrong è spiazzante, fulminato, allucinato. Qualcuno potrebbe trovarlo idiota, qualcun altro geniale. Vi dico solo che la storia è una specie di Hachiko o di Io & Marley o qualche altro film sul rapporto tra padrone e cane, solo come lo potrebbe intendere e girare uno Spike Jonze. Non un capolavoro, ma “solo” un’altra perla di cinema nonsense demenziale e anarchico del buon Mr. Oizo.
L’unica cosa davvero nonsense sarebbe perderselo.
(voto 7/10)

giovedì 21 aprile 2011

Kaboom

Se tutti i film avessero titoli fichi come questo, non dovrei nemmeno sforzarmi di trovarne di nuovi per i miei post. Per fortuna non è così, altrimenti andrebbe a mancare una delle parti più divertenti in fase di scrittura. Per questo post avevo anche pensato come titolo alternativo “Boom shakalaka”, ma direi che l’originale rende meglio ed è più potente, perchè questo film è una pura botta in vena. Kaboom!

Kaboom
(USA, Francia 2010)
Regia: Gregg Araki
Cast: Thomas Dekker, Haley Bennett, Juno Temple, Roxane Mesquida, James Duval, Chris Zylka, Andy Fisher-Price, Brandy Futch, Nicola LaLiberte, Kelly Lynch
Genere: nonsense
Se ti piace guarda anche: Le regole dell’attrazione, Cashback, Ecstasy Generation, Doom Generation, Kids, Party Monster, Rubber

“I sogni sono quello che il tuo cervello butta nel cesso alla fine della giornata.Non significano niente.”

Trama semiseria
Smith è un ragazzo gay che impazzisce per il suo compagno di stanza, un surfista palestrato, ma finisce a letto con una tipa. La sua migliore amica è etero però finisce a letto pure lei con una tipa, che però si rivelerà essere una strega. Una strega vera. Poi qualcuno va ancora a letto con qualcun altro, si consumano droghe, si finisce vittima di paranoie, misteriosi rapimenti e sparizioni, complotti segreti orditi alle spalle di tutti. Realtà o allucinazione? Cosa importa? L’unica cosa che conta è che all’università si fa tutto fuorché studiare.

Recensione cannibale
Si può cercare una spiegazione, per un film come Kaboom. Si può passare intere giornate a cercare un filo logico che colleghi tutte le parti e non riuscire a trovarlo. Oppure con l’ausilio di qualche sostanza dopante si può anche riuscire nell’impresa. Ma il punto di un film come questo non è tanto razionalizzare, spiegare e fare tutte queste cose noiose. L’unica cosa che bisogna fare con un film come Kaboom è guardare e godere.
Sì, perché Kaboom è praticamente un soft-porno girato da Dio (sì, proprio lui sotto le mentite spoglie di Gregg Araki), con un cast di attori e attrici bellissimi e pure bravi, una trama nonsense che frulla teen drama, lampi horror, fantasy visionario, teorie complottistiche e apocalittiche con qualunque altra idea figa vi possa passare per la mente, il tutto condito da dosi massicccccce di droghe, visioni e sogni vari, tipi mascherati da animali, abbondante e completa libertà sessuale, atmosfere da romanzo di Bret Easton Ellis, una spruzzata di occultismo e di paranormale, più una colonna sonora da incanto con Horrors, Yeah Yeah Yeahs, Pains of Being Pure at Heart, Ladytron, Placebo eccetera. Cosa chiedere di più? Io davvero niente.

Il cast è ripieno di future star: Thomas Dekker è il ragazzino più o meno emo ma non scemo già visto in Heroes, nella serie tv di Terminator e prossimamente in Secret Circle, il The Vampire Diaries ambientato nel mondo stregonesco. E a proposito, nella parte della strega in questo film troviamo una splendida più che mai Roxane Mesquida, francesina già vista in A mia sorella! e nel recente, discusso e geniale Rubber. Nella parte del surfista che si chiama Thor c’è Chris Zylka, un tizio che sembra l’into the wild Emile Hirsch solo più fisicato, nella parte del Messiah (avete capito bene), Araki tira invece fuori il suo attore feticcio: James Duval, noto anche come l’uomo mascherato da coniglio in Donnie Darko. E poi due bionde che se non diventano delle dive di Hollywood il mondo gira proprio al contrario: la notevole Haley Bennett (The Hole 3D, The Haunting of Molly Hartley, Io & Marley) e Juno Temple, vista accanto a Jared Leto in Mr. Nobody e destinata davvero a grandi cose, tanto che Christopher Nolan per non sbagliare l’ha già scritturata per il prossimo Batman (anche se solo in una parte minore).

Il regista Gregg Araki è tornato quindi qui alle atmosfere fuori di testa e apocalittiche di Doom Generation ed Ectasy Generation. L’ha fatto alla grande e con rinnovata ispirazione, dopo la parentesi comunque più che felice del poetico Mysterious Skin, e ha tirato fuori la sua pellicola più fresca e tirata. Una storia veloce e inebriante come uno shooterino che giunge alla volata finale con “The Bitter End” dei Placebo sparata a mille, in una scena da super delirio cosmico in bilico tra genialità e ricovero immediato al reparto neuro. Vi potrà sembrare o una minchiata totale, un modo facile facile per far terminare la pellicola, oppure il perfetto finale con il Boom (anzi, il Kaboom). Provate un po’ ad indovinare da che parte sto io?

Un film del genere ha senso? Forse no, ma perché rovinare tutto cercando sempre una spiegazione, un filo logico alle cose? Prendete e godetene tutti. Non era questo, in fondo in fondo, il succo del discorso di Gesù Cristo?
(voto 8,5)

mercoledì 13 aprile 2011

E l’Oscar di migliore attore va a… uno pneumatico

Rubber
(Francia 2010)
Regia: Quentin Dupieux
Sceneggiatura: Quentin Dupieux
Cast: Robert (lo pneumatico), Steve Spinella, Roxane Mesquida, Jack Plotnick, Wings Hauser, Ethan Cohn, Haley Ramm
Genere: nonsense
Se ti piace guarda anche: Duel, Christine la macchina infernale, Radio killer, The Hitcher

Rubber è un film su una gomma. Non una gomma da masticare, ma un copertone. Non uno di quelli sotto cui scaldarsi in una fredda notte invernale, ma un gommone. Non un gommone di quelli da andare per mare d’estate con la bella stagione, gli amici, un paio di zoccolette e una cassa di birra ghiacciata, ma uno pneumatico. Ok, ho trovato la parola giusta. Pneumatico è abbastanza chiaro per tutti, non può essere confuso con qualcos’altro, giusto?

“Che bello, un film con un protagonista di tale calibro sì che è davvero imperdibile,” replicherete voi sfoggiando tutto il vostro sarcasmo. E se vi dico che per giunta è ambientato in un deserto, alcuni di voi saranno già scappati a gambe levate. Io però rilancio dicendo che Rubber è il film d’esordio di un certo Quentin Dupieux, meglio noto come autore di musica elettronica con lo pseudonimo di Mr. Oizo, meglio ancora noto come l’autore del mitico pezzo “Flat Beat” usato nella memorabile campagna Levi’s anno 1999 con il pupazzo giallo Eric (di cui tra l’altro posseggo fieramente una copia).


Si può realizzare un film interessante su uno pneumatico? Sì, quando questo pneumatico recita meglio di molti attori cani e attrici cagne e quando si hanno delle idee a tratti geniali e un’idea di cinema originale e spiazzante, che pur nella sua follia e nonsense spinge anche a qualche riflessione sul cinema e sulla vita. La prima parte del film è assolutamente favolosa, poi forse non tutte le ottime premesse vengono realizzate al meglio ma la pellicola è comunque un quasi-cult e un esordio davvero davvero davvero promettente. Di più preferisco non dirvi e vi lascio con il monologo -grandioso- messo in apertura di film come perfetto manifesto di intenti.

Nel film E.T. di Steven Spielberg, perché l'extraterrestre è marrone?
Per nessun motivo.
In Love Story perché i due protagonisti si innamorano perdutamente l'uno dell'altra?
Per nessun motivo.
In JFK di Oliver Stone, perché il Presidente viene assassinato all'improvviso da uno sconosciuto?
Per nessun motivo.
Nell'ottimo Non aprite quella porta di Tobe Hooper, perché non vediamo mai i personaggi andare in bagno, o lavarsi le mani, come fa la gente nella vita reale?
Assolutamente per nessun motivo. E peggio ancora, ne Il pianista di Polanski, perché quel tizio ha bisogno di nascondersi e vivere come un vagabondo, quando suona così bene il pianoforte?
Ancora una volta la risposta è… "per nessun motivo".
Tutti i grandi film, senza eccezione alcuna, contengono un importante elemento di "nessun motivo". E sapete perché?
Perche' la vita stessa... è piena di cose "senza nessun motivo". 
Perché non possiamo vedere l'aria che ci circonda?
Per nessun motivo.
Perché stiamo sempre a pensare?
Per nessun motivo.
Perche' ad alcune persone piacciono le salsicce mentre altre le detestano?
Per nessun cazzo di motivo.
Signore, signori, il film che vedrete oggi... è un omaggio al "nessun motivo",
il piu' efficace elemento di stile.

A questo punto, chiedo io: “Perché perdersi un film del genere?”
Per nessun motivo.
(voto 7/8)

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