Visualizzazione post con etichetta paolo ruffini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta paolo ruffini. Mostra tutti i post

venerdì 6 marzo 2015

RUTTO MOLTO BELLO





"Ebbene sì, posso dire di essere un collega di...
Stanley Kubrick."
Tutto molto bello
(Italia 2014)
Regia: Paolo Ruffini
Scemeggiatura: Paolo Ruffini, Giovanni Bognetti, Marco Pettenello, Guido Chiesa
Cast: Paolo Ruffini, Frank Matano, Chiara Francini, Angelo Pintus, Paolo Calabresi, Gianluca Fubelli, Nina Senicar, Ahmed Hafiene, Niccolò Senni, Enzo Ghinazzi as Pupo
Genere: ruffiano
Se ti piace guarda anche: Fuga di cervelli, Colorado, i siparietti comici del Festival di Sanremo 2015

Ieri sera sono mi sono visto un cine.
Ho mangiato un sacco di popcorn e mi sono bevuto una Coca fresca.
Poi ho piantato un rutto molto bello.
La pellicola che ho guardato?
Tutto molto bello, un film scritto, diretto e interpretato da Paolo Ruffini.
Com'era?
Mah, diciamo che al confronto il mio rutto aveva un valore artistico molto più elevato.

Con questa battuta degna del miglior Ruffini potrei chiudere la rece qui e dedicarmi ad attività più divertenti del parlare di Tutto molto bello, come ad esempio stare in sala d'attesa dal dentista oppure guardare i vecchi che guardano la gente che lavora nei cantieri, invece no. Mi preme approfondire di più la mia critica nei confronti di Paolo Ruffini e del suo Cinema. E mi scusi, signor Cinema, se ho osato nominarla al fianco del Ruffini.

venerdì 2 gennaio 2015

I PEGGIO FILM 2014





Il recensore di film – espressione che preferisco usare, visto che “critico cinematografico” non mi piace – dev'essere un po' come un buttafuori. Deve fare un'accurata selezione all'ingresso. Di pellicole ce ne sono tante, nei cinema, in rete e in tv, e bisogna stare attenti a ciò che si guarda. Quest'anno sono incappato in varie porcherie, alcune davvero clamorose, però devo dire che sto diventando più bravo a scansare la merda rispetto al passato e quindi tante schifezze me le sono risparmiate.Ciò non toglie che di roba pessima ne ho vista comunque. Anche i buttafuori migliori a volte falliscono.
Dopo la Top 20, ecco quindi la Flop 10 dei peggiori film passati sugli schermi di Pensieri Cannibali nel corso del 2014 con cui scopriremo il successore di Cloud Atlas, il trionfatore dello scorso anno. Il tutto è poi accompagnato di seguito da tanti altri bei teneri premiucci ai peggiori attori, attrici etc. dell'anno.

Come al solito che nessuno si offenda o se la prenda troppo. Questi sono i miei gusti personali.
Se a voi invece questi film sono piaciuti, che vi vedo dire?
Mi spiace per voi.


giovedì 9 ottobre 2014

TUTTO MOLTO BRUTTO





Settimana ricca di uscite. Ce n'è davvero per tutti i gusti. Soprattutto per i cattivi gusti.
Vediamo allora quale potrebbe essere il male minore se, sventurati o forse sarebbe meglio dire sconsiderati, decidessimo di recarci in una sala cinematografica in questo fine settimana. Ecco tutte le uscite presentate dai miei arguti consigli e dalle frasi sconnesse messe insieme a caso dal sempre più inaffidabile e delirante co-conduttore di questa rubrica, Mr. James Ford.

venerdì 25 aprile 2014

FIGA NEI CERVELLI




Fuga di cervelli
(Italia 2013)
Regia: Paolo Ruffini
Sceneggiatura: Paolo Ruffini, Nicola Guaglianone, Menotti
Ispirato al film: Fuga de cerebros
Cast: Luca Peracino, Paolo Ruffini, Guglielmo Scilla, Frank Matano, Andrea Pisani, Olga Kent, Niccolò Senni, Gaia Messerklinger, Giulia Ottonello, Biagio Izzo, Daniel McVicar
Genere: di ‘sto cazzo
Se ti piace guarda anche: Fuga de cerebros, Notte prima degli esami, I soliti idioti

Pure io me le vado a cercare. Lo so, lo so. Ogni tanto però non posso fare a meno di assecondare il mio istinto masochista e infliggermi del male con delle pellicole atroci. I segnali allarmanti erano per altro ben visibili. Innanzitutto, Fuga di cervelli è una produzione Colorado Film. Per chi non lo sapesse, beato lui, Colorado è la versione meno divertente di un programma già ben poco esilarante come Zelig. Colorado in alcune occasioni ha realizzato persino delle puntate intere dedicate alle parodie di pellicole famose come Il signore degli anelli e, per quanto io adori le parodie, persino quelle più scrause, quelle del programma di Italia 1 non facevano ridere manco per sbaglio.

Come secondo elemento preoccupante, Fuga di cervelli rappresenta l’esordio alla regia di Paolo Ruffini. Chi cazzo è Paolo Ruffini?
Dopo un piccolo ruolo in Ovosodo, Paolo Ruffini ha iniziato la sua "folgorante" carriera a Mtv. Ecco, a me piacciono praticamente tutti quelli che hanno lavorato a Mtv. Persino i puliscicessi e persino il Nongio che ultimamente si è sputtanato tra film di Neri Parenti e I soliti idioti. Ma i soliti idioti, pure il secondo terribile film, appaiono dei soliti geni della comicità, al confronto del Ruffini. E io Ruffini non lo sopporto. È l’unico nella storia di Mtv che non mi è mai piaciuto e continuerà a non piacermi mai.

Ulteriore campanello d’allarme, ancora prima di iniziare la visione, è che Fuga di cervelli è il remake di una pellicola spagnola campione di incassi in patria, Fuga de cerebros. Quando noi italiani copiamo gli spagnoli, sono cazzi amari. Basta vedere I Cesaroni, format tratto dalla serie iberica Los Serrano.

Il cast di Los Serrano.
Fanno quasi rimpiangere Branciamore e la Mastronardi. Ho detto quasi.

Paolo Ruffini nella parte dello scemo.
Ah no, scusate, nella parte del cieco.
Nonostante tali segnali facevano temere il peggio, mi sono avventurato comunque a guardare quest’opera prima (e spero anche ultima) del regista Ruffini, sperando che almeno un paio di risate me le avrebbe regalate. In fondo l’idea alla base della pellicola, che poi credo sia del tutto rubata all’originale spagnolo, non è così male. L’intenzione è quella di realizzare una versione europea delle commedie goliardiche adolescenziali americane, dei college movies in particolare. Un genere che nel corso del tempo ci ha regalato vari spassosi esempi, dal leggendario Animal House arrivando al cult di quando ero ggiovane io American Pie e seguiti vari, passando per gli anni ’80 de La rivincita dei nerds. Come in quest’ultimo film, anche qui i protagonisti sono degli emarginati sociali, degli outsiders. Uno è un ragazzo cieco, un altro è su una sedia a rotelle, c’è lo spacciatore tossico di nome Lebowski, c’è un tizio scemo, ma scemo forte, e poi c’è il protagonista principale Emilio che è uno sfigato che nel corso della sua vita ha avuto vari problemi fisici.

"Ma questo è un tram di Torino, non un tram inglese.
Se ne accorgerebbe anche un Ruffini finto cieco."
Questo però non è solo un college movie demenziale e irriverente (ma dove?), è anche una grande storia d’amore. Emilio è innamorato perso della sua amica d’infanzia Nadia, interpretata da Olga Kent, attrice moldava topa a livello fisico ma cagna a livello recitativo come poche. Così come nel resto del cast Guglielmo Scilla in arte Willwoosh riesce a mascherare poco, dietro gli occhiali da sole perennemente indossati, le sue scarse capacità interpretative. Anche se, va detto, niente in confronto a Paolo Ruffini che, nella parte del cieco, offre la prova recitativa peggiore nella storia del cinema. Se questo può essere considerato cinema e non giusto uno sketch tirato troppo per le lunghe di Colorado.
Tornando alla storia, un bel giorno, anzi un brutto giorno per Emilio, Nadia viene accettata a Oxford e parte per l’Inghilterra. A questo punto, gli amici di Emilio lo convincono ad andare a Oxford pure lui e in quattro e quattr’otto questi cinque ritardati riescono a falsificare la loro iscrizione a una delle università più prestigiose del mondo.

"Aahahah, divertentissima questa scena!"
"Allora è meglio se la tagliamo, Paolo. Stona troppo con il resto del film..."
Tutto questo è giusto il pretesto per arrivare al punto fondamentale del film. Un’analisi sociale profonda della situazione giovanile attuale, che porta i talenti italiani (o spagnoli, nel caso dell’originale) a doversi trasferire all’estero per trovare fortuna?
Certo che no. Anche perché questi tizi di talento non ne hanno, manco nell’essere dei simpatici cazzari. Il cuore della pellicola sta invece nel vedere un gruppo di ragazzi italiani disadattati, casinisti e arrapati alle prese con un serioso college inglese. Spunto che da solo basta per immaginare un film tanto sguaiato quanto divertente. E invece no. Il problema di Fuga di cervelli non è essere senza cervello. Che questa fosse una pellicola stupida, già lo si poteva mettere in conto e non ci si poteva aspettare altro. Il problema è che non fa ridere. È una commedia trash, ma trash forte, che ben presto dà noia, con il suo ripetere forzato di gag prive di idee. Persino la componente volgare è tenuta a bada e, nonostante qualche nudo e qualche parolaccia, niente va davvero all’infuori dei binari dell’imperante politically correct.
Il film è ricco di citazioni cinematografiche, da Il grande Lebowski a Non guardarmi: non ti sento, oltre ai college movies sopra nominati. Solo che non si tratta di rielaborazioni personali, come poteva ad esempio capitare nei primi validi lavori di Aldo, Giovanni e Giacomo Tre uomini e una gamba e Così è la vita, che citavano Tarantino come i Coen. Laddove in quei casi emergeva lo spirito cinefilo dei tre comici, qui è solo un semplice scopiazzare e rubare le idee in maniera per nulla fantasiosa e, soprattutto, per nulla divertente.

Nonostante le premesse iniziali non fossero delle migliori, un minimo di speranza di trovarsi di fronte a una via italiana alla commedia goliardica a stelle e strisce c’era comunque. Sarebbe stato bello trovarsi di fronte a un guilty pleasure stupido, ma in grado di far ridere. Uno di quei film che ti vergogni ti siano piaciuti. Purtroppo non è così. La pellicolona d’esordio di Paolo Ruffini mi ha fatto giusto provare una gran pena e durante la visione non solo se n’è andato in fuga il mio cervello, ma pure il mio sorriso.
(voto 1/10)

"Grande Cannibal che non c'ha dato zero.
Queste sì che sono soddisfazioni!"

giovedì 21 novembre 2013

THORNANO LE USCITE CINEMATOGRAFICHE




Thor arriva dal suo pianeta con un martello e cos’avrà intenzione di farne?
Limonarlo come Miley Cyrus?
Oppure darlo in testa a me, o al co-conduttore di questa rubrica dedicata alle uscite cinematografiche settimanali, ovvero il mio blogger rivale MrFord?
O ancora, proverà a scaraventarlo contro Checco Zalone per soffiargli il primo posto che occupa da settimane al botteghino italiano?
O per quello dovremo aspettare il ritorno della mitica Katniss Kid la prossima settimana con Hunger Games – La ragazza di fuoco?


Thor – The Dark World di Alan Taylor
Il consiglio di Cannibal: Thor, non thornare mai più, per favore
Il primo film dedicato a Thor era una notevole schifezzona, con le parti ambientate sul pianeta del supereroe martellante in particolare che risultavano ridicole quanto le opinioni cinematografiche di Ford. Nemmeno la presenza di Natalie Portman riusciva a salvare la pellicola dal disastro, e credo di aver detto tutto.
"Non mi sono mai vestita in modo tanto ridicolo in vita mia.
E sì che di solito vado in giro conciata come un cigno..."
Ah no, non ho ancora detto tutto. Aggiungo solo che questo secondo capitolo potrebbe essere anche peggio del primo e che i commenti di Ford questa settimana potrebbero rivelarsi persino peggiori di entrambi i film.
Il consiglio di Ford: più che di bottiglie, il Cannibale ha bisogno di martellate in testa!
Il primo film del Vendicatore asgardiano, nonostante fosse firmato dal tanto detestato Kenneth Branagh, risultò discretamente divertente, e prese parte ai tempi alla costruzione dell'affresco che portò all'ormai mitico The Avengers. Ora, a un anno e mezzo dal secondo capitolo delle avventure del supergruppo, con Thor - The dark world comincia il viaggio che ci condurrà attraverso il nuovo Capitan America e I Guardiani della galassia.
Ovviamente, per un appassionato di fumetti come il sottoscritto, l'hype è alto, e la voglia di divertirsi sempre presente.
A Peppa Kid lascio, invece, il triste buio della sua cameretta radical chic, mentre io mi godo le imprese pane e salame del buon martellone nordico.

"A Ford è piaciuto il mio primo film?
NOOOOOOOOOOOOOO!"

"Ford, vuoi la separazione per avere più tempo da dedicare
alle Blog Wars contro quel Cannibal Kid?
Bravo! Le voglio fare anch'io, le Blog Wars!"
Il passato di Asghar Farhadi
Il consiglio di Cannibal: Il passato a sorpresa non è un film dedicato a Ford
Il nuovo film del regista iraniano di Una separazione Asghar Farhadi l’ho appena visto, nel passato recente, e ho anche già scritto la recensione. Sono particolarmente contento del risultato perché, nonostante il film sia molto serio, il post è venuto fuori piuttosto divertente. O almeno, io mi sono divertito a scriverlo.
In attesa di postarlo su Pensieri Cannibali, voi intanto fate che guardarvi il film che, oltre a essere l’unica uscita degna di questo nome della settimana, è anche una delle migliori visioni degli ultimi tempi. Una pellicola che, a dispetto del titolo, è molto attuale e non vive nel passato, come fa il vecchio cowboy Ford.
Il consiglio di Ford: prima o poi il Cannibale sarà solo un ricordo.
Nonostante la sua clamorosa e chiarissima incompetenza cinematografica, perfino il mio rivale è riuscito ad apprezzare lo splendido Una separazione, ammirato un paio d'anni or sono ed in grado di riportare il Cinema iraniano a vette che non venivano toccate dai tempi di Panahi e Kiarostami. L'hype per questo Il passato, suo nuovo lavoro, è altissimo, e senza dubbio ci troviamo di fronte al titolo che più attendo questa settimana, senza contare che potrebbe rivelarsi una delle visioni di fine anno che, con una zampata di classe, riescono a piazzarsi in cima alla classifica dei Ford Awards.

"Ciao tigre di Vita di Pi, il mare è una favola oggi, vero?"
In solitario di Christophe Offenstein
Il consiglio di Cannibal: meglio solo che Ford accompagnato
La storia di un tizio che ha intenzione di fare un giro del mondo in solitaria su una barca a vela mi fa venire in mente quei film stile Vita di Pi o Cast Away o cose brutte del genere. Il fatto che sia una produzione francese, negli ultimi tempi sempre più garanzia di qualità, e abbia un cast che comprende alcuni dei volti migliori del cinema transalpino di oggi come François Cluzet, Virginie Efira, Guillaume Canet e Karine Vanasse mi fa però quasi quasi venire voglia di concedergli una chance. Sperando poi che Ford segua l’esempio del protagonista di questo film e se ne parta per una lunga avventura in barca a vela, senza connessione internet per poter aggiornare il suo blog, ovviamente.
Il consiglio di Ford: no, non si tratta di un videodiario delle nottate di Peppa Kid nella sua cameretta!
Le storie di imprese particolarmente ostiche grazie alle quali un uomo mette in gioco se stesso contro la Natura e le avversità mi hanno sempre affascinato, eppure non ho particolari buone vibrazioni in arrivo da questa pellicola transalpina, che potrebbe rivelarsi come una versione radical chic di cose davvero pregevoli come Kon-Tiki e dunque finire per risultare più materia per il mio antagonista che non per me.
Considerato il buon numero di recuperi che mi aspetta ed il nuovo lavoro di Farhadi, non sarà certo il primo della mia lista.

"Ma lo sai che vestito così sembri una versione moderna di MrFord?"
Alla ricerca di Jane di Jerusha Hess
Il consiglio di Cannibal: meglio cercare Jane Austen che Jane Ford
Film dedicato agli appassionati e soprattutto alle appassionate (Mrs. Jane Ford ce l’ho con te) di Jane Austen, l’autrice di Orgoglio e pregiudizio e Ragione e sentimento. Io personalmente non sono un suo fan, così come reggo poco le storie in costume in generale, a meno che non si tratti di costumi da bagno Baywatch-style, però questa romcom ambientata nel presente, complice l’atmosfera britannica e l’ottima Keri Russell della serie The Americans come protagonista, potrebbe anche rivelarsi una visioncina leggera e disimpegnata dignitosa. Al contrario dei filmetti action disimpegnati che propone Ford e che di dignitoso non hanno niente.
Il consiglio di Ford: alla ricerca del Cannibale? Ma neanche per scherzo!
Filmetto romantico di ispirazione austeniana che non riesce ad ispirarmi neanche per sbaglio, e che risulterà buono giusto per quel pusillanime del mio rivale che probabilmente si lancerà in una visione da salotto con le sue amichette di merenda.
Io lascio correre, ignorando ogni consiglio e preferenza di Katniss Kid su attori, attrici, vestiti da damigella e quant'altro, e torno a rivedermi il grandioso spot Volvo con Jean Claude Van Damme.

"MrFord? Beh, il suo credo sia l'esempio più clamoroso
di fuga di un cervello dal proprio corpo mai visto nella Storia. Dopo di me."
Fuga di cervelli di Paolo Ruffini
Il consiglio di Cannibal: cervello di Ford, dove sei fuggito?
Di solito mi stanno simpatici i personaggi venuti fuori da Mtv. Da Andrea Pezzi a Giorgia Suina, ehm Surina, da Massimo Coppola a Camila Raznovich e, sì, pure il Nongio Francesco Mandelli. Paolo Ruffini invece no. Non m’è mai piaciuto e da quando fa Colorado lo reggo ancora meno. Già attore discutibile, il ruffiano Ruffini esordisce adesso alla regia con questo Fuga di cervelli, remake italiano di un grande successo spagnolo recente, Fuga de cerebros. Considerando che il genere goliardico-ggiovanilistico non mi spiace, sono quasi tentato di recuperarmi l’originale spagnolo, ignorando bellamente il film del Ruffini e continuando a ignorare come al solito quello che dirà Ford.
Il consiglio di Ford: pronto? Parlo con il cervello di Cannibal? Ma come, non c'è nessuno in casa!?
La sopravvalutata Mtv ha sfornato, nel corso degli anni, una serie certamente poco invidiabile di cosiddetti talenti pronti a strabiliarci con trovate sempre più "geniali", dai terrificanti siparietti de I soliti idioti alle solite idiozie buone solo per far ridere gli adolescenti in crisi ormonali come Cannibal.
Questo Fuga di cervelli - ma quali!? - firmato da Paolo Ruffini - uno che non mi ha mai detto nulla - non sarà da meno.
Dunque che se lo prenda il mio detestato socio teen, io, da buon vegliardo, ne faccio volentieri a meno.

"Questa rete non serve per proteggere Ford da noi, ma noi da Ford."
Il terzo tempo di Enrico Maria Artale
Il consiglio di Cannibal: io non vedrei manco il primo tempo
Visto che una sola pellicola adolescenziale italiana questo weekend non bastava, eccone anche una seconda. Il terzo tempo sembra però essere più promettente e meglio girato rispetto alla farsa di Ruffini, e non è che ci vada molto, e il trailer per una volta non è malaccio, cosa che per il cinema italiano è già un piccolo traguardo. Ancora troppo poco per convincermi a dargli fiducia, però non mi sento di sparargli contro a priori come sono solito fare nei confronti dei filmetti italiani e del blogghetto fordiano.
Il consiglio di Ford: terzo tempo e schiacciata in faccia a Peppa Kid.
Si prosegue con la carrellata dei consueti, inutili film italiani che ogni settimana - o quasi - infestano le sale togliendo spazio a proposte davvero degne di visione. Per quanto non agghiacciante ai livelli del prodotto figlio di Mtv di cui sopra, il trailer di questo Il terzo tempo mi attira almeno quanto una pellicola consigliata apertamente dal Cannibale, dunque giro al largo concentrandomi su visioni senza dubbio degne di maggior nota.

"Ford, credi davvero che quegli occhiali ti facciano sembrare più giovane?"
"Sì, ihih!"
L’arte della felicità di Alessandro Rak
Il consiglio di Cannibal: l’arte della felicità, basta stare lontani dal cinema italiano
Pellicola d’animazione italiana di stampo artistico, di stampo molto radical-chic oserei dire, che sembra un po’ il nostro tentativo di fare qualcosa sul genere di filmoni come Valzer con Bashir e Waking Life. Non credo però i risultati saranno gli stessi.
Per trovare la felicità, per sicurezza meglio evitare sia questo film che WhiteRussian. Prendetela come una raccomandazione del vostro dottore di fiducia: una settimana lontani dal blog di MrFord e sarete felicissimi, anzi beati.
Il consiglio di Ford: l'arte della felicità, ovvero dispensare bottigliate.
Mi verrebbe quasi voglia di recuperare questo tentativo estremamente radical chic made in Italy di sdoganare la parte autoriale del Cinema d'animazione: in fondo, uno dei divertimenti maggiori da queste parti è quello di dispensare tempeste di bottigliate su proposte pronte a spacciarsi per chissà cosa anche a fronte del loro essere nulla: se non fosse che questo tipo di attività è praticamente il mio pane quotidiano da quando nella vita del sottoscritto è entrato il Cannibale, finirei quasi per essere lieto di quest'uscita. Peccato che il mio antagonista si prenda tutto lo spazio - e le bottigliate - che per il momento sono in grado di dispensare.

"Scusate tanto, ma non ce la facevo più a reggere
lo starnazzare di quei due blogger..."
Il tocco del peccato di Jia Zhangke
Il consiglio di Cannibal: Ford, brutto maniaco, non toccarmi!
Chiudiamo questa rassegna internazionale con una capatina in Oriente, con un film dal forte sapore di cinema d’essai e/o da Festival cinematografico radical-chic. Un film di quelli girati da un regista che Ford potrebbe essere capace di esaltare come: “il più grande fenomeno d’Oriente” o qualcosa del genere. A ragione o a torto non lo so, visto che di questo Jia Zhangke non ho mai visto niente. Chissà, potrei cominciare da questo suo ultimo Il tocco del peccato, che non sembra male, ma per una volta vorrei conoscere prima l’opinione di Ford. Nel senso che se per lui è un registucolo di poco conto, allora significa che ci troviamo di fronte a un genio registico puro, o viceversa.
Il consiglio di Ford: il tocco di genio. Che non è quello del Cannibale.
Chiudiamo in bellezza con la seconda proposta più interessante della settimana dopo Il passato, ovvero il ritorno sul grande schermo del regista cinese Jia Zhangke, che qualche anno fa vinse un meritatissimo Leone d'oro grazie al meraviglioso Still life, una delle pellicole più belle passate a Venezia nelle ultime dieci edizioni.
Passato quel trionfo, ammetto di avere perso di vista il buon Jia, ma sono più che lieto di ritrovarlo sul grande schermo con un film che promette davvero bene, per quanto possa dirne il mio rivale, che sicuramente è già pronto a bollarlo come una di quelle soporifere mattonate d'autore di stampo fordiano.
Ma tranquilli, appena l'avrò toccato con una bottigliata, le cose cambieranno.

venerdì 28 ottobre 2011

C’è chi dice boh


C’è chi dice no
(Italia 2011)
Regia: Giambattista Avellino
Cast: Luca Argentero, Paola Cortellesi, Paolo Ruffini, Myriam Catania, Claudio Bigagli, Marco Bocci, Roberto Citran, Massimo De Lorenzo, Harriet McMasters Green, Edoardo Gabbriellini, Max Mazzotta
Genere: finto contro
Se ti piace guarda anche: Immaturi, Generazione mille euro, Tutta la vita davanti

Figli di papà. Chi non se l’è trovati tra le scatole, nel lavoro, a scuola e più in generale nella vita? (Ho detto figli di papà, in uno strano moto di politically correctismo, ma se preferite definirli figli di puttana siete liberissimi di farlo).
C’è chi dice no ci racconta la storia di 2 tipi (Luca Argentero e Paolo Ruffini) e una tipa (Paola Cortellesi) che si oppongono a questo sistema, a questo regime di nepotismo che affligge il mondo del lavoro, non esclusivamente in Italia, ma diciamo che da noi è il modello imperante e ci sguazziamo alla grande.
Perfetto, come non considerarli simpatici, persino eroici?
I tre uniscono le loro forze per abbattere questo sistema, con ognuno di loro impegnato a demolire il “figlio di papà” dell’altro. Per fare ciò, ricorrono però a tipici modelli all’italiana: lo stalking, le telefonate minatorie, l’assoldamento di extracomunitari per fare il lavoro sporco al posto loro, la (quasi) prostituzione maschile.
Vabbè, ma combattere un’ingiustizia con altre giustizie automaticamente porta alla Giustizia?
Personaggi che sarebbero risultati molto facilmente simpatici fanno quindi di tutto per diventare odiosi, con l’apice di quello interpretato da Luca Argentero, giornalista vittima del sistema di raccomandazioni che però appena intravede una mezza possibilità di carriera personale ci si butta dentro a capofitto in quegli stessi metodi di raccomandazione da lui condannati. Arrivando ad andare (quasi) a letto con la figlia di un pezzo grosso, nonostante nella telefonatissima storiella d’amore presente all’interno del film sia già innamorato della Cortellesi.

C’è chi dice no, a un film del genere. Io, ad esempio. Perché se le intenzioni sono più che lodevoli, i metodi utilizzati dai tre tizi per guadagnarsi la loro Giustizia personale sono parecchio discutibili e il messaggio del film finisce affogato nell’ipocrisia insieme alla marketta Tim che salta fuori puntuale come il titolo di un film italiano preso da quello di una canzone.
Nonostante la pessima scelta qui caduta su un pezzo di Vasco, la colonna sonora tenta una via internazionale con pezzi brit-rock carucci quanto poco in sintonia con le immagini, a far da accompagnamento ad alcune gag riempitivo di cui la sceneggiatura davvero scontata, prevedibile e noiosa è costellata. Pur partendo da un tema di maledetta attualità, il film presenta quindi una serie di personaggi che più stereotipati non si potrebbe e scivola in una sfilza di situazioni inverosimili: la cosa più assurda di tutte è che gli sbirri incastrano i protagonisti utilizzando il computer!
Sì, certo. Come no? L'unica volta che il film prova a uscire dagli stereotipi di turno, mi va a scegliere proprio la cosa più impossibile del mondo???

Altro problema, non da poco per una commedia, è che è davvero poco divertente. Gli attori poi non sembrano del tutto a loro agio nella parte dei falliti in cerca di riscatto: la Cortellesi è molto più convincente in Nessuno mi può giudicare, Paolino Ruffini è uno dei personaggi meno di talento usciti da Mtv e infatti è finito a condurre Colorado Cafè con Belén (e ho detto Colorado Café, non un sextape), Luca Argentero sarà invece anche il personaggio di maggior talento uscito dal Grande Fratello, ma questa non è una cosa di cui vantarsi troppo.
Tra le cose positive, va segnalato l’unico momento divertente e (vagamente) cinematografico, con un “raccomandato” che dopo essere stato drogato dai protagonisti si mette a cantare e a dar vita a un siparietto musical alla Gene Kelly, più l’interpretazione della promettente Myriam Catania, la più convincente del cast e quella cui è stato affidato il personaggio meno scontato, e il discreto finale sulle note dei Baustelle che risolleva un po’ le sorti di un film apparso fino ad allora piuttosto privo di idee azzeccate.

Alla fine l’impressione è comunque pressappoco la stessa di quella avuta da Immaturi (anche se C’è chi dice no è un filino meglio, concediamoglielo), altro sconfortante esempio di attuale immatura commedia all’italiana e altro esempio di tentativo fallito di parlare con intelligenza e con uno sguardo meno superficiale della precaria vita dei 30enni di oggi. La soluzione che propone al sistema di raccomandazioni (ovvero lo stalking, mica il merito o il talento lavorativo) è poi una cosa davvero sconfortante.
Se è facile identificarsi nei protagonisti, ritrovare nei loro problemi a fare carriera senza avere “calci nel culo” da parenti o amici potentati i nostri stessi problemi, questo non significa però automaticamente apprezzare un filmetto dalle capacità cinematografiche davvero limitate. Tanto che, ironia della sorte, si finisce per chiedersi: “Ma regista e sceneggiatore da chi sono stati raccomandati?”
(voto 5-/10)

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com