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domenica 26 febbraio 2012

TOTO (Cutugno) OSCAR 2012

Stasera o meglio stanotte ci sarà la consegna degli Oscar 2012. Sempre che il voto dei giurati dell'Academy, pure quello, non cada in prescrizione.
Non siete neanche un pochino emozionati?
Sì, sono la solita farsa. Sì, spesso non premiano i film e attori più meritevoli. Sì, War Horse in corsa con 6 nomination è un vero scandalo!
Comunque, che ci si può fare? Chi ama il cinema, agli Oscar volente o nolente un po’ ci tiene sempre. E alla fine la cosa più divertente è criticare e contestare ampiamente e animatamente le scelte di quei babbioni dell’Academy Awards.

Se l’anno scorso era stato segnato dai biopic (ma pure da Natalie Portman), questa edizione degli Oscar è all’insegna - non credo di scoprire l’acqua calda nel dirlo - dall’effetto nostalgia.
Componente presente in maniera clamorosa nei film più nominati come Hugo Cabret e The Artist, per non parlare della Midnight in Paris che Woody Allen ci ha fatto (ri)vivere, ma il passato la fa da padrone anche nelle ambientazioni di War Horse, The Help e The Tree of Life, che va giusto un pochino indietro... fino alla creazione del cosmo.
Bello il tuffo nel passato, va bene, ma speriamo che il prossimo anno si guardi anche di più al presente e magari al futuro. Che non significa necessariamente “fantascienza”, solo cercare di rinnovare il linguaggio cinematografico un pochino. Cosa che quest’anno, almeno tra i film in nomination, soltanto il buon vecchio Terrence Malick è riuscito a fare con il suo pazzesco The Tree of Life.
Adesso basta con ‘sta intro che ha rotto e passo alle mie preferenze e ai miei pronostici nelle varie categorie degli Oscar che si terranno tonight tonight.

MIGLIOR FILM (leggi la speciale rassegna stampa bloggara sui 9 film candidati)
Molto forte, incredibilmente vicino

IL MIO PREFERITO: The Tree of Life
SECONDO ME VINCERA’: The Artist

Sono riuscito a vedere 8 dei 9 film in corsa (Molto forte, incredibilmente vicino non è ancora uscito in Italia e in rete non si trova…), quindi i miei giudizi sono molto forti poiché basati su un’effettiva visione delle pellicole, ma anche incredibilmente discutibili.
Per me non c’è storia: The Tree of Life è una visione di caratura superiore a tutto il resto dei film candidati. Anche perché gli altri pezzi forti dell'anno (Melancholia, Drive, This Must Be the Place, Take Shelter, 50/50) non sono stati manco nominati. L’Oscar comunque al 99% delle probabilità andrà a The Artist, che è un film incantevole e quindi sarà un piacere vederlo premiato. Per il resto, qualche film molto carino (Midnight in Paris, The Help e Paradiso amaro), qualche pellicola molto sopravvalutata come Hugo Cabret e Moneyball e una presenza a dir poco imbarazzante come War Horse.
A cercare di soffiare la statuetta di migliore pellicola al grande favoritissimissimo ci proveranno Hugo Cabret e forse The Help, ma direi che sono avversari un po’ debolucci e The Artist dovrebbe - non lo dico per gufargliela - vincere in scioltezza.

"Ti offro una Canalis in cambio del tuo voto agli Oscar. Non la vuoi?
Ma guarda che come badante è meglio di quelle di The Help!"
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Demián Bichir, A Better Life
Jean Dujardin, The Artist
George Clooney, Paradiso amaro
Brad Pitt, L'arte di vincere - Moneyball
Gary Oldman, La talpa

IL MIO PREFERITO: Demián Bichir
SECONDO ME VINCERA’: Jean Dujardin

Qua per fare il figo dico che il mio preferito è lo sconosciuto attore messicano Demián Bichir in un film molto emozionante e vero. La storia di un padre e un figlio immigrati clandestini negli Usa che sa conquistare il cuore, ma non credo abbia molte possibilità di conquistare l'Oscar contro i più quotati rivali.
Per la vittoria sfida a 3: bravo bravissimo Jean Dujardin, il mitico George Valentin di The Artist. Penso alla fine avrà la meglio sulle due super dive Clooney e Pitt, che comunque secondo me qualche buona possibilità di vincere la partita ce l'hanno. Gary Oldman con i suoi occhiali da talpa invece se ne starà buono buono a guardare in disparte.
I migliori attori dell'anno comunque sono rimasti tutti scandalosamente fuori: Ryan Gosling, Sean Penn, Michael Fassbender, Leonardo DiCaprio, Michael Shannon e Joseph Gordon-Levitt.

"And the winner is... Meryl Streep? Ebbasta!"
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Michelle Williams, My Week with Marilyn
Viola Davis, The Help
Meryl Streep, The Iron Lady
Glenn Close, Albert Nobbs

LA MIA PREFERITA: Rooney Mara
SECONDO ME VINCERA’: Viola Davis

Mi manca la visione della mia adorata Michelle Williams in versione Marilyn, quindi farò il tifo per la tostissima Rooney Mara, unica vera ragione d’essere del remake di Uomini che odiano le donne.
Per il premio comunque sarà lotta a due tra l’ottima Viola Davis di The Help, che credo (e spero) alla fine la spunterà, VS la solita impeccabile quanto odiosa Meryl Streep, con la sua versione da fiction Rai di The Iron Lady. Del tutto regalata la nomination a Glee Close, un manichino inespressivo in Albert Nobbs. E pensare che in corsa ci poteva essere la fenomenale Kirsten Dunst con la sua performance in Melancholia di gran lunga superiore alle 5 ladies nominate dall'Academy.

"Tengo in braccio il cane di The Artist che portabbuono, uè uè."
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Christopher Plummer, Beginners
Max von Sydow, Molto forte, incredibilmente vicino
Nick Nolte, Warrior
Kenneth Branagh, My Week with Marilyn
Jonah Hill, L'arte di vincere - Moneyball

IL MIO PREFERITO: Christopher Plummer
SECONDO ME VINCERA’: Christopher Plummer

Qui non c’è proprio storia. Andrà a vincere, salvo sorprese, il Christopher Plummer anziano, malato e gay di Beginners. Buona la sua performance, ma è soprattutto la concorrenza a latitare: Nick Nolte e soprattutto Jonah Hill sono davvero improponibili, mentre i film con Branagh e von Sydow non li ho ancora visti, quindi non giudico…

"Pronto Cannibal, mi accompagni alla notte degliOscar?
Intendo come autista, naturalmente..."
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Jessica Chastain, The Help
Bérénice Bejo, The Artist
Octavia Spencer, The Help
Melissa McCarthy, Le amiche della sposa
Janet McTeer, Albert Nobbs

LA MIA PREFERITA: Jessica Chastain
SECONDO ME VINCERA’: Octavia Spencer

In questa sezione per una volta la selezione dell’Academy è stata particolarmente valida, anche se io a livello personale avrei dato 5 nomination 5 tutte a Jessica Chastain (oltre che per The Help, anche per The Tree of Life, Take Shelter, Il debito e Texas Killing Fields). Nonostante questo, la vittoria dovrebbe andare alla validissima favorita Octavia Spencer, anche se pure Bérénice Bejo e Melissa McCarthy sono fenomenali. Scandalosa invece la nomination a Janet McTeer nel pessimo Albert Nobbs, a discapito della sorprendente Shailene Woodley di Paradiso amaro che, poveretta, ha dovuto ingoiare un boccone bello amaro.



"Ancora male alla testa? Ti avevo detto che The Tree of Life
non era esattamente un film facile..."
MIGLIOR REGIA
Terrence Malick, The Tree of Life
Michel Hazanavicius, The Artist
Martin Scorsese, Hugo Cabret
Woody Allen, Midnight in Paris
Alexander Payne, Paradiso amaro

IL MIO PREFERITO: Terrence Malick
SECONDO ME VINCERA’: Michel Hazanavicius

In un mondo ideale, qua ci starebbe Terrence Malick da una parte e gli altri ai suoi piedi che si inchinano al suo passaggio. Anche se quel guru di Malick dubito presenzierà all'evento.
Nella testa (bacata) dei membri dell’Academy, credo però che i piani siano quelli o di premiare il Martin Scorsese in versione potteriana di Hugo Cabret, oppure il Michel cognome impronunciabile di The Artist. Ho adorato il film muto e in bianco e nero e la sua regia è molto precisa, però temo che questo Hazanavicius a forza di essere osannato rischi di fare la fine di Florian Henckel von Donnersmarck – sono riuscito a dirlo tutto d’un fiato! – passato da Le vite degli altri a The Tourist. Ovvero dalle stelle alle stalle, in un rapido viale del tramonto molto alla George Valentin di The Artist. E se Alexander Payne ha poche chance di vittoria, chissà che zitto zitto (mica tanto, visto che parla anzi balbetta in continuazione) non vinca Woody Allen?

"Margin Call ha le stesse probabilità di vincere l'Oscar di quante
ne ho io di uscire dalla rehab prima dei 60 anni..."
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Margin Call: J.C. Chandor
The Artist: Michel Hazanavicius
Le amiche della sposa: Kristen Wiig, Annie Mumolo
Una separazione: Asghar Farhadi
Midnight in Paris: Woody Allen

IL MIO PREFERITO: Margin Call
SECONDO ME VINCERA’: Midnight in Paris

In gara in questa sezione ci sono tutte sceneggiature davvero di alto livello. La mia preferenza va al piccolo e sottovalutatissimo Magin Call, un tutto in un notte che lascia senza fiato impreziosito da dialoghi di una profondità vertiginosa. Peccato sia un film che parla di crisi economica ed è quindi troppo attuale per gli Oscar nostalgiconi di quest’anno, che del presente non ne vogliono davvero sapere. Il premio dovrebbe quindi andare al Woody Allen di Midnight in Paris, oppure al solito The Artist. Poche possibilità per i comunque esplosivi script de Le amiche della sposa e Una separazione.

"Ma come ti vedo sciupato, Jonah..."
"Da quando sono in nomination, Brad, non mangio più per la tensione.
"Vai tranqui, che tanto non vincerai mai. Te lo dico da amico!"
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Paradiso amaro: Alexander Payne, Nat Faxon, Jim Rash
Le idi di Marzo: George Clooney, Grant Heslov, Beau Willimon
Hugo Cabret: John Logan
L'arte di vincere - Moneyball: Steven Zaillian, Aaron Sorkin, Stan Chervin
La talpa : Bridget O'Connor, Peter Straughan

IL MIO PREFERITO: Paradiso amaro
SECONDO ME VINCERA’: L’arte di vincere - Moneyball

Queste 5 sceneggiature mi sembrano decisamente di serie B rispetto a quelle originali. Comunque il mio tifo è per Paradiso amaro, che si dovrebbe contendere il premio con Moneyball, con cui Sorkin potrebbe bissare dopo la statuetta dello scorso anno per The Social Network. Quello sì uno script da applausi.



"Se c'era Arrietty, l'Oscar non lo vedevo manco col binocolo!"
MIGLIOR FILM ANIMATO
Une vie de chat
Chico & Rita
Rango
Il gatto con gli stivali
Kung Fu Panda 2

IL MIO PREFERITO: Chico & Rita
SECONDO ME VINCERA’: Rango

In questa categoria arrivo un po' più impreparato rispetto. Ho visto solo un paio di film: Rango e Chico & Rita.
Rango e mi è sembrata una bambinata parecchio noiosa, d'altra parte è pur sempre una roba prodotta dalla Nickelodeon, che di solito ha un target tra i 5 e i 10 anni... E quindi probabilmente vincerà. Muy hermoso y muy caliente invece Chico & Rita, film spagnolo ambientato a Cuba con animazioni stile Valzer con Bashir e un'atmosfera molto musicale.
Tra gli altri cartoni animati-nominati mi attira Une vie de chat; chissà se farà una clamorosa accoppiata francese con The Artist?
Mah! Non so se gli yankee saranno pronti a prostrarsi così tanto ai piedi dei galletti.
Quanto al giapponese Arrietty, è uscito nelle sale americane soltanto la scorsa settimana, quindi chissà che non ce lo ritroveremo in corsa per gli Oscar il prossimo anno…

"Me l'aspettavo meno spartana, la sala degli Oscar..."
"Non è che per paura di attentati c'hanno spedito
all'indirizzo sbagliato, 'sti razzisti?"
MIGLIOR FILM STRANIERO
Una separazione: Asghar Farhadi (Iran)
Rundskop: Michael R. Roskam (Belgio)
Hearat Shulayim: Joseph Cedar (Israele)
In Darkness: Agnieszka Holland (Polonia)
Monsieur Lazhar: Philippe Falardeau (Canada)

IL MIO PREFERITO: Una separazione
SECONDO ME VINCERA’: Una separazione

In attesa di vedere il promettente Rundskop e gli altri "stranieri" in gara, l'unico che ho visto ad oggi è l'ottimo Una separazione. Nonostante questa categoria di solito riservi qualche sorpresa, il fatto che il film iraniano sia nominato anche tra le migliori sceneggiature ci suggerisce che l'osservato speciale per la vittoria sia lui e solo lui.

"Dannato Black Friday! Questa era l'unica rimasta..."
MIGLIOR FOTOGRAFIA
The Tree of Life: Emmanuel Lubezki
The Artist: Guillaume Schiffman
Millennium - Uomini che odiano le donne: Jeff Cronenweth
Hugo Cabret: Robert Richardson
War Horse: Janusz Kaminski

IL MIO PREFERITO: The Tree of Life
SECONDO ME VINCERA’: The Tree of Life

The Tree of Life tutta la life!
Evito pure la scaramanzia e lo inserisco come favorito per la vittoria. Anche se probabilmente l'Oscar mi befferà pure questa volta e il premio finirà per andare a The Artist o, peggio, a Hugo Cabret o War Horse…

"Guardami pure, Malcolm, ma non pensarci nemmeno
a quelle cosacce che facevi in Arancia Meccanica!"
MIGLIOR MONTAGGIO
The Artist: Anne-Sophie Bion, Michel Hazanavicius
Millennium - Uomini che odiano le donne: Angus Wall, Kirk Baxter
Paradiso amaro: Kevin Tent
Hugo Cabret: Thelma Schoonmaker
L'arte di vincere - Moneyball: Christopher Tellefsen

IL MIO PREFERITO: The Artist
SECONDO ME VINCERA’: The Artist

Per protesta nei confronti della vergognosa assenza di The Tree of Life, non commento questa categoria.

MIGLIORI SCENOGRAFIE
Hugo Cabret: Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo
The Artist: Laurence Bennett, Gregory S. Hooper
Midnight in Paris: Anne Seibel, Hélène Dubreuil
Harry Potter e i doni della morte: Parte 2: Stuart Craig, Stephenie McMillan
War Horse: Rick Carter, Lee Sandales

IL MIO PREFERITO: Hugo Cabret
SECONDO ME VINCERA’: Hugo Cabret

Le scenografie, soprattutto dei set di Georges Mélies, sono di gran lunga la parte migliore di Hugo Cabret quindi, e lo dico senza forme di patriottismo nei confronti di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, il premio è tutto loro. Del tutto inspiegabile la presenza di War Horse, così come pure nelle altre categorie...

Heidi Klum ad Halloween. Direi che gli Oscar
per i costumi e il trucco andrebbero a lei di diritto.
MIGLIORI COSTUMI
The Artist: Mark Bridges
Jane Eyre: Michael O'Connor
Hugo Cabret: Sandy Powell
Edward e Wallis: Il mio regno per una donna: Arianne Phillips
Anonymous: Lisy Christl

IL MIO PREFERITO: The Artist
SECONDO ME VINCERA’: Hugo Cabret

Molto affascinanti i costumi di The Artist, ma anche una vittoria di Jane Eyre non mi spiacerebbe, sebbene sento che qui Hugo Cabret potrebbe fare lo sgambetto a entrambi. Ignobile la presenza dell’anonimo Anonymous.

MIGLIOR TRUCCO
Harry Potter e i doni della morte: Parte 2
The Iron Lady
Albert Nobbs

IL MIO PREFERITO: Harry Potter
SECONDO ME VINCERA’: Harry Potter

Qui non faccio il tifo per nessuno. Tra i tre, se proprio devo scegliere i migliori sono quelli di Harry Potter, però niente di magico o di particolarmente sorprendente rispetto agli altri episodi della saga…

MIGLIOR COLONNA SONORA
The Artist: Ludovic Bource
Hugo Cabret: Howard Shore
La talpa: Alberto Iglesias
Le avventure di Tintin: Il segreto dell'Unicorno: John Williams
War Horse: John Williams

IL MIO PREFERITO: The Artist
SECONDO ME VINCERA’: The Artist

Splendide le musiche di The Artist. Non c’è competizione, anche perché tutte le altre 4 sono qualcosa di troppo smielato, stucchevole e ruffiano. Persino l'Howard Shore parecchio più sotto tono del solito di Hugo Cabret.
E non mi hanno nominato i Chemical Brothers di Hanna, ‘sti stronzi! Se di cinema all'Academy ne capiscono poco, di musica proprio zero.

MIGLIOR CANZONE ORIGINALE
I Muppet: Bret McKenzie ("Man or Muppet")
Rio: Sergio Mendes, Carlinhos Brown, Siedah Garrett ("Real in Rio")

IL MIO PREFERITO: Muppet
SECONDO ME VINCERA’: Muppet

Due canzoncine ben poco memorabili. Roba oscena degna di Sanremo. O forse peggio! Tra le due, se proprio devo fare una scelta, meglio quella dei Muppet. Anche perché l'altra è una brasilianata atroce.
Tristezza che non abbiano nominato le splendide canzoni originali composte da Alex Turner degli Arctic Monkeys per Submarine... :(

"Se fanno vincere Emma Marrone pure agli Oscar, m'ammazzo!"
MIGLIOR SONORO
Millennium - Uomini che odiano le donne
Hugo Cabret
L'arte di vincere - Moneyball
War Horse

IL MIO PREFERITO: Millennium
SECONDO ME VINCERA’: Hugo Cabret

Questa è facile: Millennium.
Certo che in questa categoria si sono davvero sforzati a tirare fuori i due film che odiato di più in assoluto negli ultimi 2 anni: Transformers 3 e War Horse. Mi vuoi proprio bene te, Academy, vero?

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Millennium - Uomini che odiano le donne
Hugo Cabret
Transformers 3
War Horse

IL MIO PREFERITO: Drive
SECONDO ME VINCERA’: Hugo Cabret

Vogliamo darlo almeno un premio a Drive, visto che questa è l’unica categoria in cui vi siete degnati di nominarlo?
Nah, alla fine il premio andrà di fisso a qualcun altro…

"James, l'hanno scorso la tua conduzione degli Oscar ha fatto così pena,
che quest'anno insieme a Billy Crystal hanno chiamato J.Lo, renditi conto!"
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Hugo Cabret
L'alba del pianeta delle scimmie
Harry Potter e i doni della morte: Parte 2
Real Steel
Transformers 3

IL MIO PREFERITO: Hugo Cabret
SECONDO ME VINCERA’: L’alba del pianeta delle scimmie

Bah, tutti film che mi hanno entusiasmato poco. Si capice che non amo molto il cinema fatto di effetti speciali? Tra i candidati, i migliori visual effects sono probabilmente quelli de L’alba del pianeta delle scimmie, però la pellicola è talmente mediocre che non ci tengo a vederla premiata e quindi a 'sto punto meglio dare la statuetta al Ragionier Ugo Capretto.


Qualcuno glielo spieghi che Pina non è un documentario su di lei...
MIGLIOR DOCUMENTARIO
Pina
Paradise Lost 3: Purgatory
If a Tree Falls: A Story of the Earth Liberation Front
Undefeated
Hell and Back Again

IL MIO PREFERITO: Pina
SECONDO ME VINCERA’: Paradise Lost 3: Purgatory

Non ne ho visto manco uno, però Pina di Wim Wenders è quello che mi ispira di più.
Essendo però un film tedesco, in un anno in cui il cinema americano si dovrà inchinare a quello francese, dubito che premieranno pure qui una produzione europea. Punto quindi su uno dei docu a stelle e strisce.

MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO
The Barber of Birmingham: Foot Soldier of the Civil Rights Movement
God Is the Bigger Elvis
Incident in New Baghdad
Saving Face
The Tsunami and the Cherry Blossom

...E nemmeno su di lei...
MIGLIOR CORTO ANIMATO
Dimanche: Patrick Doyon
The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore: William Joyce, Brandon Oldenburg
La Luna: Enrico Casarosa
A Morning Stroll: Grant Orchard, Sue Goffe
Wild Life: Amanda Forbis, Wendy Tilby

MIGLIOR CORTO LIVE ACTION
Pentecost: Peter McDonald
Raju: Max Zähle, Stefan Gieren
The Shore: Terry George
Time Freak: Andrew Bowler, Gigi Causey
Tuba Atlantic: Hallvar Witzø

I cortometraggi non li ho visti, quindi evito di fare pronostici.

...E tanto meno su di lei.
La grande domanda rimane comunque non tanto se The Artist vincerà o meno, visto che nella categoria di miglior film sembra davvero non avere rivali, ma è: The Artist trionferà, portandosi a casa molte delle 10 statuette per cui è nominato, oppure i premi verranno distribuiti in maniera più equa tra gli altri film?
Gli yankee caleranno insomma del tutto le braghe davanti al fascino francese (ben presente pure in Hugo Cabret e Midnight in Paris)?
Questa notte avremo la risposta.
O anche domani mattina, ché seguire tutta la maratona notturna degli Oscar può risultare un po’ pesantuccio… Persino per uno che si è guardato 3 serate su 5 di Sanremo!

venerdì 24 febbraio 2012

Oscar 2012: i (più o meno) magnifici 9

Le tradizioni sono destinate a ripetersi, altrimenti che razza di tradizioni sarebbero?
L’anno scorso avevo preparato un mixone di sprazzi di recensioni dedicate ai film candidati al titolo di miglior pellicola dell’anno agli Oscar, e quest’anno la rassegna stampa, anzi la rassegna bloggara si ripete.
Vediamo quindi i 9 film che domenica sera si contenderanno la più prestigiosa e ambita delle statuette dorate, attraverso le parole non solo mie, ma anche di quelle dei miei colleghi bloggers.
Alcuni meno competenti (mi riferisco a Mr. Ford), altri più comptenti (mi riferisco a tutti gli altri).
Diverse recensioni sono prese da blog che seguo regolarmente, mentre alcune sono state scovate grazie a Google con la semplice ricerca “titolo film + blogspot”, quindi se non trovate la vostra metto le mani avanti e dico che è più colpa di Google che non mia.
Coloro che non sono stati inclusi comunque sono liberi di farmelo notare, volendo anche insultandomi, tra i commenti.
E ora, in ordine rigorosamente alfabetico, i miglior film dell’anno. Almeno secondo l’Academy Award. Certo non per me che film come Drive, Melancholia, Take Shelter e 50/50 non li avrei mai dimenticati.
Domenica spazio poi per i miei pronostici e le mie preferenze in tutte le varie categorie degli Oscar, ma ora la parola a voi (e un po’ pure a me)…

Hugo Cabret
“Hugo Cabret più che un film è un viaggio: inforchi i tuoi occhialoni 3D, sali a bordo e ti perdi per più di due ore tra ingranaggi, nascondigli, personaggi da stazione ferroviaria, vedute mozzafiato di Parigi, pile di libri, film di Meliès, ricordi degli albori del cinema e tanto altro, il tutto con ritmi ora forsennati ora delicati. […]Un film per cinefili nel senso più stretto ed etimologico del termine.”
Margherita Ciacera, Nulla di preciso

“Nonostante possa apparire a prima vista un semplice film per bambini, basta guardare i primi minuti della pellicola per capire che ci troviamo invece di fronte a qualcosa di totalmente diverso: un vero e proprio tributo al favoloso mondo onirico di Méliès e agli indimenticabili anni Trenta, in cui presente e passato s’intrecciano per dar vita a un universo fantastico, non più così inavvicinabile ma vicino e vivo più che mai. […] Immersi nel mondo incantato del piccolo Cabret, ci ritroviamo a rincorrere inconsapevolmente il tempo perduto e l’innocenza che avevamo da bambini, per rispolverare l’amore per le piccole cose e riscoprirci così, ancora capaci di sognare. Nonostante tutto.”
Stargirl, Giovane carina e disoccupata

“Il 3D diventa un'occasione per raccontare il cinema a noi, pubblico del secolo XXI, per farci rivivere quelle emozioni di paura e stupore che dovevano aver provato gli spettatori di quel primo film dei fratelli Lumière, in cui si vedeva semplicemente un treno che marciava.”
Antonella, Ho voglia di cinema

"Hugo Cabret" non è certo un film perfetto, ma è un bel regalo che ci fa un grande regista, un dono da guardare non tanto con gli occhi della ragione, quanto con quelli del cuore, come se fosse "l'isola che non c'è, l'isola del tesoro ed il mago di Oz messi insieme".
Newmoon35, Sono una donna non solo una mamma

“Più che una delusione, un disastro che lascia a bocca aperta per quanto non riuscito in tutte le sue parti. Se poi si considerano le 11 candidature all’Oscar, allora si può rimanere a bocca aperta anche per tutto l’anno!”
Perso Giàdisuo, Perso nel mondo del cinema

“Il film meno Scorsese di sempre, probabilmente uno dei più rivoluzionari della sua carriera, nella quale si reinventa e si reincarna la meraviglia stessa del cinema: l'illusione.”
Lorant, Life Functions Terminated

Cosa manca al film di Scorsese? L’ILLUSIONE. Cos’altro manca? LA MAGIA. Cosa si è dimenticato di inserire? IL TRUCCO. E poi? L’INVISIBILE AGLI OCCHI. Ma il peccato principale del film è un altro. Ha fallito di raccontare per davvero uno dei più grandi geni nella storia del cinema, la cui storia ci viene sì presentata con diligenza, ma senza riuscire a ricreare in pieno il misterioso fascino che opere come Les Voyage dans la Lune sprigionavano.
Cannibal Kid, Pensieri Cannibali (dalla mia recensione in arrivo dal futuro)

“E' davvero possibile che il narratore della violenza selvaggia della strada di Mean streets o Quei bravi ragazzi e di quella elegante ma non meno estrema dei salotti de L'età dell'innocenza si sia piegato ad una storia che pare una versione disneyana delle fiabe di Charles Dickens?”
Mr. James Ford, WhiteRussian

L'arte di vincere - Moneyball
“Moneyball è la storia di una sconfitta che profuma di vittoria, ma che sempre sconfitta rimane. Nel mondo di oggi non c'è posto nemmeno per i 'perdenti di successo', e non è un caso che il regista si affidi proprio al baseball, lo sport 'americano' per eccellenza, per dimostrarci che il Sogno Americano è definitivamente tramontato, e che non esistono più gli 'eroi romantici'. Nemmeno nello sport, che pure sarebbe la disciplina più adatta a tale scopo.”
Kelvin, Solaris

“Icaro contemporaneo per la voglia di infinito racchiusa nel sogno di invertire le sorti di una sconfitta annunciata, Billie è il capitano di una nave alla caccia della balena bianca, con il mitico cetaceo sostituito dall'altrettanto leggendario titolo delle world series che nel mondo del baseball rappresenta il successo più alto a cui si possa aspirare.”
Nick of Time, I Cinemaniaci

“Ora, non stiamo parlando di un derelitto, ma di un uomo che dallo Zio Sam è riuscito a succhiare tutto quello che poteva, che vive ai margini, sì, ma di un sistema ricco e fruttuoso. Non uno che non ha niente da perdere, quindi, ma il contrario: per questo la sua storia assume più valore e più forza. Beane è fuori posto in un ambiente come quello in cui lavora e per questo tenta di cambiarlo dall'interno, come dire: se non puoi vincere con le regole che ti danno, prova a giocare con le tue. Il gioco del baseball diventa quindi solo un pretesto e ce lo dimostra il fatto che la partita della vita venga poco più che accennata. La sfida vera non è sul campo ma fuori, il gioco è solo la metafora di un sistema arcaico con regole inscritte nella pietra, che non deve essere cambiato pena la gogna mediatica.”
Frank, Combinazione casuale

“Il Billy Beane della realtà non è proprio simile all’attore, quindi affidando la sua parte a Brad Pitt sono stati paaarecchio generosi e fantasiosi. Un po’ come se in un ipotetico film su Calciopoli la parte di Galliani fosse data a Vin Diesel e quella di Luciano Moggi a Michael Fassbender, che tra l’altro il ghigno da bastardo ce l’ha tutto…”
Cannibal Kid, Pensieri Cannibali

“Attenzione, perchè questi pionieri sono a tutti gli effetti dei Goonies, outsiders a loro modo romantici quasi fuori tempo massimo, e dal reinventatosi prima base Hatteberg al veterano Justice - senza dimenticare lo stesso Beane - non sono certo destinati alle copertine, quanto più a divenire simboli di una rivoluzione che altri e soltanto altri - i grandi nomi, i predestinati ed i fuoriclasse - riusciranno a portare a compimento.”
Mr. James Ford, WhiteRussian

“A leggere la trama sembrerebbe la classica stronzata sul baseball, ma non è così, non è il tipico film americano sullo sport in cui tutto si decide negli ultimi secondi della giocata finale, non è un film sullo sport anche se è un ottimo espediente. E' un film sulla fiducia, credere nelle proprie idee fino in fondo pur rischiando grosso, avere contro tutti sapere di aver ragione e andare avanti senza mai arrendersi, nonostante tutto.”
Lorant, Life Functions Terminated

Midnight in Paris
“Trama: Trame? Dove stiamo andando non c'è bisogno di... trame.”
CeB, Chicken Broccoli

“Hemingway lo ricorda a Gil: se sei davvero innamorato, nel momento in cui stai facendo l'amore ti parrà di non avere neppure paura della morte.
Con Midnight in Paris, sia un momento o una seconda giovinezza, ho come l'impressione che la stessa cosa sia accaduta al suo regista ormai non proprio più di primo pelo.”
Mr. James Ford, WhiteRussian

“La più grande colpa che il presente non potrà mai espiare è solo quella di essere la nostra unica possibilità e basta poco per scoprire che quel romantico passato, diverso e perfetto per ognuno, forse non era così straordinario per coloro che lo hanno vissuto; forse, fra una Zelda Fitzgerald schizofrenica e prossima al suicidio, un Picasso violento e volubile e il problema non indifferente dell'assenza di antibiotici e novocaina, scopriremo che il Terzo Millennio non è poi così male e che sta a noi, complice la città dei nostri sogni e un' anima gemella che ami camminare sotto la pioggia, lavorare affinchè smetta di essere noioso e insopportabile.”
Alessia Carmicino, First Impressions

“In perfetto stile Allen il protagonista è una persona che vive una vita che non vuole, che guarda al passato, pieno di insicurezze e complessi, alla ricerca del proprio Io, anche se ci sono meno nevrosi di altri suoi personaggi.”
Dino Romans, Cinepolis

“Il film è un tuffo magico in un’epoca magica, non solo un film su Parigi ma anche e soprattutto una riflessione sulla nostalgia e il culto del passato, sull’idea che il meglio sia venuto sempre prima di noi. Io ad esempio avrei voluto vivere da adolescente il periodo d’oro del grunge e dei Nirvana, invece sono arrivato con qualche anno di ritardo. Anche se pure la Parigi degli anni ’20 non mi sarebbe spiaciuta.”
Cannibal Kid, Pensieri Cannibali

"Un ragazzo che faceva teatro con me e che ripeteva ogni 5 minuti che il suo pene era a forma di rubinetto, non ho mai controllato quindi non posso confermarvi questa leggenda urbana, disse un giorno una cosa quasi stimolante "un regista può far diventare cane o bravo un attore" dopo aver visto questo film mi sono decisa a credere in questa frase e non perchè Allen sappia il misterioso segreto della comunicazione tra attore e regista ma perchè ha scelto un personaggio nell'attitudine naturale di Wilson, che l'eroe non lo sa proprio fare."
Barbie Xanax, I Hate Barbie Xanax

“Allen firma un film ottimista tramite una lettera d’amore per una Parigi mai così da cartolina eppure tutt’altro che irritante o banale, perché Parigi è una cartolina, un posto magico in cui tutto può succedere.“
Perso Giàdisuo, Perso nel mondo del cinema

Allen, questa c'est la Paris dei tuoi sogni!
Una cosa così non esiste.
Tranne per una come Amélie Poulain.
Barbara Jurado, Cipolla Pensierosa

“Barcellona, Londra, Parigi, nessuna di queste città è Manhattan; non le conosce, non può delinearne l'anima, quando infatti le descrive non pulsano come pulsava Manhattan. Restituisce cartoline, belle da vedere ma poco credibili, immobili.”
Elio, Ho un dolcetto, entra.

Film magico è la definizione giusta per questo Midnight in Paris! Quale è stata la magia? Semplice, non far cantare Carla Bruni!!! **trollface**
Sailor Fede, Componente instabile

Molto forte, incredibilmente vicino
Questo film non è ancora uscito in Italia (è previsto in arrivo nelle nostre sale solo il 13 aprile), quindi ho pescato un paio di recensioni in English.

“Extremely Loud And Incredibly Close” is paced like a funeral, which sounds like an insult, but its actually a testament to the tastefulness of Mr. Daldry. […] While Daldry flirts with darkness, the end result is bloodless, drained of all insight beyond the boy’s own coming-to-terms. Though the grace notes are plenty, and, in a late scene with Wright’s character, a sympathetic suit who registers humanity through see-through doors, the cumulative emotional impact is overwhelming. The human tragedy is that we can’t solve each others’ puzzles.
Gabe Toro, The Playlist

“Here's a tale that compacts the grief of an entire world, country, city, and thousands of loved ones left behind into the pain of one vulnerable, fictional boy. The gunk is not, in itself, the movie's fault. Those narrative curlicues are embedded in Jonathan Safran Foer's 2005 novel of the same name. (There, a reader can find a photo of palms marked YES and NO.) Indeed, the cinematic translation provided by Stephen Daldry (a pro at directing boys after Billy Elliot) is about as 9/11-respectful and eager to please as one can want with such a sugared premise. It will never get any easier, nor should it, to see images of the towers 
 in flames, or of human beings falling to their deaths; at least Daldry is prudent in his use of sacred footage.”
Lisa Schwarzbaum, Entertainment Weekly

Paradiso amaro
Giorgio Clunei, ma tu, ma COME DIAMINE HAI FATTO A STARE più di un anno con Eli Cagnalis (©C&B)?! No, davvero. Ma io non mi capacito, mi fa male la psiche a pensarci ancora. Perché io posso capire che ti incontri in un locale bum fai bagordi tutta la notte e poi le chiami un taxi. Eeee, figurati, la Manovra Jersey Shore, quante volte...
Ma "stare insieme", condividere, anche solo "intavolare un discorso", per non parlare di portarla agli Oscar, cenare con gli amici (quando i tuoi amici sono tipo i fratelli Coen). Ecco, non mi capacito. Devo pensare che l'immagine di te che mi trasmettono i tuoi film, le tue scelte, la tua carriera, è tutta un gran trucco da prestigiatore?
CeB, Chicken Broccoli

“Finisce Paradiso Amaro e la prima cosa che penso è "troppe dissolvenze". Non posso farci nulla, da qualche tempo non sopporto più le dissolvenze tra una scena e l'altra.”
Pio, Triccotraccofobia

"George Clooney come abitante hawaiiano non è che sia proprio il massimo della credibilità. È più a suo agio a una serata di gala con un Martini in una mano e una Elisatetta nell’altra, mentre a stare in calzoni e inguardabili camicione colorate alle Hawaii non mi sembra si possa considerare nel suo habitat naturale."
Cannibal Kid, Pensieri Cannibali

“La continua ricerca del buffo, del tenero o dello straniante potrebbe essere ostico e portare insoddisfazione nella visione se questo non viene accettato. Merito della sua riuscita, e quindi dell'accettazione di questi mezzi di facile emotività, sono in gran parte da attribuire agli attori e all'insolito paesaggio hawaiano (nella concezione di città e non di mera meta turistisca).”
Frank Manila, Il cinema spiccio

“Alexander Payne riesce a raccontare con delicatezza e bravura un dramma familiare, insistendo sul rapporto fra un padre e le proprie figlie e fra un uomo ed il passato della propria famiglia indissolubilmente legata alla terra natia, quelle isole Hawaii che diventano protagoniste al pari di Matt King, interpretato da un ottimo George Clooney.”
Fabrizio Reale, Laboratorio di cinema

The Artist
"Al mondo solo i francesi potevano avere abbastanza faccia tosta per fare un film muto nel 2011. E spiace ammetterlo, probabilmente solo i francesi potevano avere abbastanza savoir faire da riuscire a farne un mezzo capolavoro."
Palbi

“Anche nel 2011 si può fare un film muto e in bianco/nero in grado di deliziare lo spettatore. E ricordandoci cos’era il cinema senza senza 3D, senza effetti speciali, senza rumori e addirittura senza dialoghi. Uno spettacolo soltanto per gli occhi.”
Perso Giàdisuo, Perso nel mondo del cinema

“Per quanto "muto" possa essere, lo straordinario lavoro di Michel Hazanavicius è un inno all'importanza della parola, detta o non detta che sia, un passaggio, un viaggio che porta a scoprire il valore del silenzio, del Cinema, dello stupore e, per l'appunto, di quel suono che troppo spesso e volentieri diamo per scontato, o finiamo per detestare e rifuggire quando riteniamo di averne avuto abbastanza.”
Mr. James Ford, WhiteRussian

“The Artist, con la sua semplicità, dimostra, nel caso qualcuno non l'abbia ancora capito, che non bastano effetti speciali a palate per rendere bello un film (capito Michela Bay?), ma in questo caso un revival funge da diario di come si faceva cinema una volta e come lo si faceva bene! Un film che incanta, un omaggio al cinema nella sua totalità. Soprattutto una presa di coscienza sul passato e sul futuro.”
Lorant, Life Functions Terminated

“Se qualcuno ha ancora dubbi fra cosa distingue Arte e Tecnologia, perlomeno quando la seconda non sfocia nella prima manifestazione umana citata, questo film aiuta a risolverli. L'Arte ha una bellezza eterna, anche quando legata alla tecnologia, restando sempre attuale e non semplicemente per curiosità sulla sua evoluzione. La tecnologia, il più delle volte, una volta superata è destinata alla discarica.”
Robydick, Le recensioni di Robydick, Napoleone, Belushi, Keoma

“The artist è un gran bel giocattolino che ha il pregio di conquistare anche quelli che piuttosto che vedere un film muto in bianco e nero si farebbero tagliare le palle.”
Dantès, Montecristo

“Il messaggio del film è che, una volta che il cinema si è evoluto verso il sonoro, i film muti sono diventati assolutamente inutili e per certi versi indesiderabili. Lo stesso protagonista è deriso da tutti perché non vuole abbandonare il cinema muto.
E allora, a questo punto la domanda è: perché? Alla luce di ciò che si è detto, che cazzo di bisogno c’era di girare un film muto di un’ora e quaranta nel duemilaundici?”
Claudio Delicato, Ciclofrenia

“Rispolverando il cinema muto e la passione per i vecchi classici, The Artist dimostra come a contare davvero in un film sia la forza delle immagini: se l'immagine ha qualcosa da dire, e soprattutto da raccontare, anche un cane può diventare un attore drammatico.”
Valentina Ariete, Eyes Wide Ciak

“Hazanavicius, dirige un film fatto di emozioni, di malinconia, di sconfitta e di coraggio, ce ne fossero tanti film come questo al cinema, infatti è un opera ispirata, semplice, che fa conocere allo spettatore odierno, pippato di film fracassoni, il valore del nostro passato, quello fatto di cose semplici come l'amore, e la fiducia in se stessi, non sono molti i film così e lo devo dire, è un piccolo ma grande capolavoro.”
Arwen Lynch, La fabrica dei sogni



The Help
Il grande pregio del film è quello di raccontare non il razzismo più violento e immediatamente visibile, come quello del Ku Klux Klan, ma quello più sottile e strisciante. Il razzismo di quelli che dicono: “Sì, ma io non sono razzista.”
Cannibal Kid, Pensieri Cannibali

“The Help è quello che fu Il colore viola negli Anni80 ma con molta meno "negritudine" gospel facilona servita su un piatto d'argento per gli animisempliciottiegiùlacrimoni: un film con donne di colore che, nonostante una vita vessata dall'uomo (in questo caso altre donne) bianco e dalla sua ignoranza e dal suo razzismo, trovano il coraggio e la forza di alzare la testa e dire basta.”
CeB, Chicken Broccoli

“La formula messa in atto da Taylor funziona alla grande, c'è da dargliene atto: si ride (talvolta amaramente), ci si commuove, ci si indigna, si prova rabbia e poi si ride di nuovo e così a giro.”
Frank Manila, Il cinema spiccio

“Nonostante non rinunci nemmeno a una goccia della dose di retorica e ruffianeria tipica del genere, the help riesce però a fare la differenza grazie a uno dei cast corali più incredibili degli ultimi anni: senza timore di prendere sulle spalle il peso dell'intera pellicola, un sodalizio di attrici straordinarie trasforma la visione in un'esperienza di devastante impatto emotivo.”
Alessia Carmicino, First Impressions

"Ho pianto.
Per circa tutta la durata del film.
Lo so. Sono scontata e con un'emotività facilmente pilotabile.
Ma che ci devo fare?
Sono donna, e pure Bionda.
E poi c'è Lei: Jessica Chastain che interpreta Celia: platinata, popputa e di rosa vestita sposa novella.
Tutta quella "bionditudine" mi commuove sempre."
Enrica Mannari, I Hate Pink

The Tree of Life
“Aveva ragione il Morandini, su The tree of life:

MADONNA MIA, CHE TRAPANATURA DI CAZZO ALLUCINANTE, PER LA PUTTANA.

O qualcosa del genere.”
Claudio Delicato, Ciclofrenia

“È quasi come se Aronofsky, rinato con The wrestler e Black swan, avesse passato tutta la sua aronofskite passata - detta anche volgarmente pippaggine intellettualoide - al povero Terrence, travolto dalle sue consuete - splendide - carrellate di immagini e da una lezione pseudo mistica che sconfina nel terribilmente kitsch in più di un'occasione, in bilico tra il National Geographic e i Cristiani Redenti.”
Mr. James Ford, WhiteRussian

“Il vero interrogativo è perchè moriamo? Perchè viviamo?
Malick certamente (o almeno credo) non è Dio (nel caso poi esistesse davvero), e quindi una risposta non riesce a darcela.”
Affari Nostri

“Non esiste una “trama”, perché la vita vera non ne ha una. Siamo abituati a vedere film che riportano ogni singolo dialogo, come se gli eventi ci scorressero davanti in quel preciso momento, ma se ci pensate bene quando noi proviamo a ripensare alla nostra vita, non ricordiamo ogni singolo istante o ogni singolo dialogo, ma sprazzi di immagini, di parole, di suoni, di sensazioni che sono importanti per noi, non per gli altri.”
Babol, Il bollalmanacco di cinema

“È evidentemente un film per pochi, The Tree of Life: per quei pochi che amano andare al cinema per pensare, riflettere su se stessi e sul mondo che li circonda.”
Luca Ottocento, Cinemagnolie

“Un film non facile, complesso, che costruisce un modo nuovo di fare cinema, unendo la forza della musica e delle immagini alla delicatezza della poesia, che narra una storia per ellissi, sconvolgendo i rapporti temporali, architettato come una sinfonia: una vera esperienza polisensoriale, in grado, se si è pronti ad abbandonarsi ad essa, di creare la sensazione di vivere nel respiro del film.”
Valentina Ariete, Eyes Wide Ciak

“Sephiroth

Intrico
Dissolvenza
Tempo liquido
Senza vento

Stellare

Spazio alto
Oscuro, caldo
Dimora di Luce
Segno Divino

Una Voce”
Emmegi, Mulo, setaccio e piccone

“La visione di The Tree of Life è qualcosa di paragonabile alla prima volta che hai ascoltato i Sigur Ros.
Alla prima volta che hai toccato il cuore di una persona.
Alla prima volta che ti sei reso conto che non vivrai per sempre.
Alla prima volta che ti sei sentito più veloce della luce.
The Tree of Life non si limita a rappresentare.
The Tree of Life supera i limiti, va oltre il cinema.
Prende la vita.
La trasforma.
E crea qualcosa di nuovo.
Di eterno.
Oltre la vita.
Live is life NA NA NA NA NA”
Cannibal Kid, Pensieri Cannibali

“Bello.”
CeB, Chicken Broccoli

War Horse
“War Horse è l’apoteosi del cinema classico spielberghiano. Una lezione di stile immensa. Un film volutamente, scandalosamente inattuale. E pertanto modernissimo.”
Giona A. Nazzaro, Filmcritica Rivista

Per quanto riguarda le emozioni è bastato inserire quel magico rapporto reale che si instaura tra quegli splendidi animali e l'essere umano. Quest'ultima figura viene incarnata dai proprietari occasionali che nel corso della vicenda cambiano sequenzialmente. Un passaggio di testimone - il cavallo, quindi materia animata - involontario, mostrato per assurdo negli scorci di filmato in cui avviene. Per molti aspetti viene in mente un grande romanzo dello scrittore Jack London, che dal vincolo lupo-uomo riusciva ad estrapolare più valori che da qualsiasi altra cosa, un libro chiamato Zanna Bianca. […] La grande capacità di Steven Spielberg è quella di fare commuovere semplicemente con un cavallo che ara il terreno.
Vincent, Aloha los pescadores

“War Horse è una favola epica assai elegante nella forma, fieramente anacronistica e nostalgica, che privilegiando il punto di vista di un cavallo sugli accadimenti bellici ci mostra con forza, mediante un’operazione che in parte ha certamente un effetto straniante, l’assurdità e l’atrocità della guerra voluta dagli uomini.”
Luca Ottocento, Cinemagnolie

“Pur nel contesto bellico di uno dei più drammatici spartiacque della storia dell’umanità, quella tra Albert e il cavallo Joey è di fatto una storia d’amore. Un amore travolgente e a prima vista, capace di volare sulle ceneri della fine del mondo saltando di trincea in trincea, di perdersi e ritrovarsi sfidando il caso con la potenza magica del sogno e, perché no, della speranza.”
Kekkox, Memorie di un giovane cinefilo

“Quando Spilbi si avvicina a tematiche di guerra e sentimenti, lo sappiamo bene, non si scappa: ci saranno TUTTE quelle scene che conosciamo benissimo, costruite col cesello per farci divertire/piangere/sognare/emozionare, che le abbiamo viste i milioni anzi i miliardi di volte. Ma che a lui perdoniamo sempre perché, che diamine, LUI È SPILBI! E tutti gli altri no. Sono cosa sua, le ha inventate lui... o se non inventate le ha talmente fatte sue che è come se le avesse inventate. Stateci.
CeB, Chicken Broccoli

“Il limite massimo dell’inverosimile e del patetico si tocca nel momento in cui un soldato inglese e uno tedesco depongono le armi e uniscono le forze per salvare il povero piccolo mini Pony rimasto intrappolato in un filo spinato. Sì va bene, e magari si sono presi pure una tazza di tè Earl Grey e hanno giocato alle bambole insieme. Spielberg, altroché Incontri ravvicinati del terzo tipo e Minority Report: il film più fantascientifico della tua intera carriera è questo!”
Cannibal Kid, Pensieri Cannibali

“Smielato e Tradizionale, d’altronde è un film di Spielberg, il re della regia tradizionale.
Che cazzo ti aspettavi?”
Lorant, Life Functions Terminated




giovedì 23 febbraio 2012

Le brave ragazze vanno al Paradiso amaro, a quelle cattive va la mamma in coma

Paradiso amaro
(USA 2011)
Titolo originale: The Descendants
Regia: Alexander Payne
Cast: George Clooney, Shailene Woodley, Amara Miller, Nick Krause, Patricia Hastie, Beau Bridges, Michael Ontkean, Matthew Lillard, Judy Greer, Robert Forster
Genere: dolcenera negramaro  dolceamaro
Se ti piace guarda anche: Ragazzi miei, Sideways, A proposito di Schmidt, Election

George Clooney è diventato papà. No, non è passato Weah. E non s’è nemmeno fatto prendere dalla mania di Angelina Jolie di noleggiare bambini da varie parti del mondo. E no, non ha nemmeno messo incinta una delle sue girlfriend intercambiabili. Anche perché le conoscete le voci che circolano sul suo conto... Dai, quelle messe in giro dai soliti invidiosi. Sì, quelle che non gli piaccia tanto la farfallina...
"Anche se non sembra, la Canalis in realtà
è una persona molto intelligente..."
Sono voci vere: infatti preferiva i tatuaggi da carcerato della Canalis alla farfallina di Belen. So' gusti.
George Clooney ha a che fare non con una ma con due discendenti non nella realtà, bensì nel suo nuovo film The Descendants. Come è uscito un film con un titolo del genere in Italia?
Come Paradiso amaro.
No, sul serio, come l’hanno intitolato?
Paradiso amaro.
Che poi guardando il film un suo senso questo titolo ce l’ha anche, cosa che non sembrerebbe ma invece è così. Ebbene sì, il Paradiso amaro sono le Hawaii. Uno dice: “Cazzo, vivi alle Hawaii? Figata! Non può capitare nulla di brutto, alle Hawaii!”. E invece shit happens. Persino alle Hawaii.
Sua moglie finisce infatti in coma vegetativo dopo un terribile incidente nautico e così per il bel George sono cazzi amari, più che un Paradiso amaro.
Il film gioca con situazioni sentimentali facili: moglie in coma, eutanasia, un uomo che per la prima volta nella sua vita si deve prendere davvero cura delle due figlie. Va bene che il Clooney già nella sua vita si è dovuto occupare della sopra menzionata Elisabetta “gloria nazionale” Canalis, però pure adesso la situazione per lui non è delle più facili.

"Ok, questa era davvero divertente eheheh!"
Paradiso amaro mi ha ricordato un pochino Ragazzi miei, film con Clive Owen che si ritrova a dover badare ai figli in seguito alla tragica scomparsa della moglie. In quel caso i figli erano due maschi (il film si chiamava Ragazzi miei mica a caso) e l’ambientazione era quella australiana, mentre qui George Clooney ha due descendants al femminile e l’ambientazione è quella più esotica delle Hawaii. E poi qua, riconosciamolo, abbiamo una sceneggiatura decisamente migliore e con qualche momento divertente in più. Un paio di situazioni sono persino davvero esilaranti. Ma come? Non era un drammone?
La situazione è drammatica assai, però il tono del film rimane per lo più sul leggero andante. Un po’ come in 50/50, film con Joseph Gordon-Levitt alle prese con il cancro che riesce davvero a far morire sia dal ridere che dal piangere e che eppure agli Oscar è stato snobbato clamorosamente (ma mica tanto clamorosamente, considerando i giochini di potere e il pessimo gusto dell’Academy). Non che Paradiso amaro sia malaccio, per carità, però tutto questo entusiasmo tra nomination agli Oscar e Golden Globe vinto come miglior film drammatico, quando manco è un film del tutto drammatico, forse è un tantinello esagerato.

"Non so che sto facendo, ma fare così fa molto regista che sa cosa sta facendo"
Ma torniamo indietro. Innanzitutto, parliamo del regista: Alexander Payne.
Alexander Payne è un onesto Cristo, ma non ho mai capito tutti gli osanna che ha sempre ricevuto. Visivamente è piuttosto limitato e i suoi film non fanno certo gridare al miracolo per riprese strabilianti o per gusto estetico sopraffino, mentre a livello di sceneggiature se la cava meglio, diciamo che sembra un terzo fratello Farrelly però meno scemo e più introspettivo. Dopo gli esordi con pellicole che hanno visto giusto lui e, forse, i suoi genitori come The Passion of Martin e La storia di Ruth, il suo primo film a creare un certo hype è stato Election, commedia liceale stralunata in cui una scatenata Reese Witherspoon se la vedeva con il preside della scuola Matthew Broderick, in una storia per certi versi simile al Rushmore di Wes Anderson (che però era uscito un anno prima) e che in qualche modo ha anticipato lo stile grottesco del Glee dei primi tempi (senza però la parte musical).
Con il successivo A proposito di Schmidt, complice una gigiona interpretazione di Jack Nicholson, si comincia a venerare questo Payne al di là dei suoi reali meriti, visto che se il precedente Election era parecchio scoppiettante, questo è una sorta di on the road sulla vecchiaia più convenzionale e tradizionale che perde e di brutto il confronto con quella perla di Una storia vera di David Lynch, simile per tematiche.
Passiamo quindi a Sideways - In viaggio con Jack, il film che riesce a trasformare uno come Paul Giamatti, certo non un bellone alla Clooney, in una sorta di icona del cinema, perlomeno di quello indie. La pellicola è un’avventura piacevolmente alcoolica, un’ottima visione però sì, pure qui le lodi nei suoi confronti sono sempre sull’esagerato andante.
E così siamo andati a vedere da dove questo The Descendants discenda. Perché? Perché non avevo mai parlato del cinema di Alexander Payne e mi andava di farlo, va bene?

"Aiuto, c'è Steve-O che mi insegue!"
Dopo un’assenza di 7 anni dal grande schermo, Payne è tornato con una storia nuova, o quasi nuova, visto che trattasi di un adattamento dal romanzo della scrittrice hawaiiana, come si evince dal nome, Kaui Hart Hemmings e intitolato - ma va? - The Descendants (in Italia Eredi di un mondo sbagliato). Storia che, come abbiamo visto, si presenta bella drammatica e pesante, ma che il regista con il suo solito tocco ironico è riuscito ad alleggerire.
Il film gioca le sue carte migliori proprio sulla parte più comedy, mentre sul versante drama non convince del tutto e sfiora in un paio di momenti ma non riesce a strapazzare fino in fondo il cuoricino, non il mio almeno. Anche se ci prova in maniera un pochino ruffiana (altrimenti all’Academy Awards mica piaceva), ma nemmeno troppo, per fortuna (e infatti l'Oscar non lo vincerà).


"Non sono riuscita a vedere un'intera stagione di Teen Mom e 16 and Pregnant
per girare 'sto film e manco m'hanno nominata per gli Oscar?"
E il cast, il cast? Com’è il cast? Com’è? Eh?
Se state calmi ve lo dico.
Allora: il cast è ottimo. A brillare però non è tanto un George Clooney già premiatissimo e nominatissimo ovunque, che se la cava ma insomma preferirlo a Gosling/Fassbender/Gordon-Levitt/Shannon è qualcosa di un attimo esagerato. La rivelazione del film è la giovane Shailene Woodley e l’Oscar che fa? Ha fatto piovere nomination sul film ma di lei si è scordato. Prevedibile. Shailene, e chi segue i telefilm teen trash lo sa bene, è la protagonista di La vita segreta di una teenager americana, serie nata sulla scia di Juno ma prima del proliferare dei reality in stile Teen Mom, 16 and Pregnant e Sono una bambina ma l’ho già data via.
Nel telefilm è una ragazzina tutta a modo e studentessa modello che fa sesso una volta sola e ovviamente finisce subito incinta. Un po’ come capita a Bella in Twilight: Breaking Dawn, perché gli americani ci tengono sempre a far sapere alle giovani generazioni che il sesso è peccato e se lo fai - cazzi tuoi! - devi pagarne le conseguenze per tutta la vita. Fatto sta che la serie tv è abbastanza odiosa, dopo tutto la creatrice è pur sempre la stessa di quell’orrore di Settimo Cielo, però la Shailene è parecchio brava e mi fa pure parecchio sesso. Posso dirlo? Sì, miei cari. Prima che chiamiate l’FBI vi dico che ha 20anni compiuti e quindi è maggiorenne e vaccinata. E nella serie tv è pure una giovanissima MILF.
"Massì, mamma sta morendo, ma noi vamos a la playa oh oh oh oh!"
Il suo personaggio nel film è invece quello della figlia di Clooney che - ovviamente - ha lasciato delle situazioni in sospeso con la mamma in coma ed è insieme a lei che viviamo le scene più intense e palpitanti della pellicola, come la splendida seguenza in cui il bel George ha il brutto compito di darle una spiacevole notizia.
Il personaggio top, almeno a livello di risate, è però l’amichetto fidanzatino della Shailene, un tipo tanto idiota quanto esilarante intepretato dal giovane Nick Krause di cui magari in futuro sentiremo ancora parlare. Meno approfondito invece il ruolo della figlia minore di Clooney, una bimbetta che all’inizio ci regala una scenetta divertente con tanto di dito medio stile Adele e M.I.A. ma viene ben presto accantonata dalla storia.
La chicca del cast è poi Michael Ontkean.
Chi è Michael Ontkean???
Ma è lo sceriffo Harry Truman di Twin Peaks, Santo Lynch! Peccato che in questo film si veda, abbronzatissimo tra l’altro e ben lontano dal look montanaro della serie 90s, ma non mi sembra gli facciano dire nemmeno una parola una. Vabbè, fa piacere rivederlo dopo 20 anni passati a non combinare praticamente nulla di rilevante, però sprechiamo così uno dei personaggioni della serie simbolo nella storia della tv intera…

"Sì, Bob di Twin Peaks me lo sogno ancora anch'io di notte!"
Non del tutto sfruttata al massimo anche l’ambientazione hawaiiana: i paesaggi sono molto da cartolina e la colonna sonora è fatta di tipiche canzoni hawaiiane, quindi sull’inascoltabile andante. Una scelta musicale che se da una parte prova a ricreare l’atmosfera tipica del luogo, dall’altro lato è davvero scontata e banale. Come se in un film ambientato a Napoli si dovesse suonare per forza O sole mio tutto il tempo. Andiamo, un po’ di fantasia.
Il discorso sull’identità culturale hawaiiana rimane quindi decisamente abbozzato in appena un paio di scene e infine George Clooney come abitante hawaiiano non è che sia proprio il massimo della credibilità. È più a suo agio a una serata di gala con un Martini in una mano e una Elisatetta nell’altra, mentre a stare in calzoni e inguardabili camicione colorate alle Hawaii non mi sembra si possa considerare nel suo habitat naturale. Quindi ebbravo Giorgione, però non sei da Oscar. Anche se probabilmente te lo daranno.

Mi sto dilungando? Chiudiamo questo post?
Riassumendo: Paradiso amaro è carino, piacevole, un’avventura on the road tra le strade della vita in tipico Alexander Payne style. A tratti fa ridere, i suoi personaggi riescono a coinvolgere e a farci entrare nella loro particolare e non messa benissimo famiglia (ma ne abbiamo viste di ben peggiori e di ben più stralunate). Un buon dramedy, però per l’Oscar facciamo che sia un discorso aperto tra The Tree of Life e The Artist, ok?
(voto 7+/10)

Lo so: tanto The Tree of Life non vincerà mai…

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