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mercoledì 22 dicembre 2010

Le meglio serie tv 2010 - n. 14 Party Down

Party Down
(stagioni 1 e 2)
Rete americana: Starz
Rete italiana: non arrivata
Creata da: John Enbom, Rob Thomas, Dan Etheridge, Paul Rudd
Cast: Adam Scott, Ken Marino, Lizzy Caplan, Ryan Hansen, Martin Starr, Jane Lynch, Megan Mulally

Genere: lavoro precario
Perché è in classifica: è la comedy più divertente e sottovalutata della tv americana
Se ti piace guarda anche: Arrested Development, i film di Judd Apatow, Boris, Veronica Mars

In pillole: immaginate il servizio di catering più scadente e fuori di testa che vi possa venire in mente e moltiplicatelo per mille: non ci sarete arrivati neanche lontanamente vicini. Membri del particolare gruppo di catering di Party Down sono un gruppo di aspiranti attori/sceneggiatori che cercano (senza successo) di sfondare a Hollywood e nel frattempo si arrangiano con questo lavoretto precario, finendo per rovinare feste ed eventi (matrimoni, funerali, compleanni, bunga bunga party) ad ogni episodio.

Pregi: oltre a far ridere, e pure parecchio, ci si affeziona a questi personaggi “sfigati” americani ma dalle vite precarie proprio come molti di noi (o almeno come me)
Difetti: cancellato dopo due stagioni, gli è mancato l’appeal da grande pubblico
Personaggio cult: il capo del servizio di catering Ron (Ken Marino), il cui vero sogno è mettere su una catena di fast-food. Sembra il più organizzato e “quadrato” di tutti, in realtà è il più disperato, folle e divertente.

Leggi la mia RECENSIONE

mercoledì 21 luglio 2010

Death of a party

Party Down
(stagione 1)
Serie creata da: Rob Thomas, Paul Rudd, Dan Etheridge, John Enbom
Cast: Adam Scott, Ken Marino, Lizzy Caplan, Ryan Hansen, Jane Lynch, Martin Starr

Sono totalmente e irrimediabilmente intrippato per questa serie tv. Tra le cose più sottilmente divertenti e disperate viste negli ultimi tempi.
Protagonisti sono un gruppo di attori/sceneggiatori falliti o aspiranti tali che in attesa di sfondare a Hollywood lavorano in una ditta di catering. Ogni puntata (breve, da 25 minuti) è quindi ambientata in una festa (o una specie di festa), che poi regolarmente finisce in un disastro e vista dal punto di vista di chi ci lavora dietro: c’è la rimpatriata del liceo, il rinfresco dei piccolo borghesi che voglioni fare i fichi, il party dei Repubblicani che attendono l’arrivo di Arnold Schwarzenegger, i vecchietti singles arrapati che si fanno venire un infarto vedendo una spogliarellista, il ricevimento di un truffatore in cerca di investitori, un festino di pornostar, il compleanno sweet sixteen su una barca di una teenager, un ritiro aziendale per fare team-building, un matrimonio tra produttori gay, un’allegra festicciola di russi (assassini?). E tutto questo solo nella prima stagione da 10 episodi. Ne è stata prodotta anche una seconda (e purtroppo ultima) che mi devo ancora sparare al più presto.

L’umorismo di questa serie mi ricorda una versione americana di Boris, o anche del british The Office (vedi l’esaltazione del capo, alla fine un povero cristo più disperato di tutti): un gruppo di persone che si ritrova a fare un lavoro non certo dei propri sogni in situazioni spesso assurde e con dei colleghi allucinati. Una cosa prettamente tipica degli anni da crisi economica che stiamo vivendo, quindi è facile ritrovarsi e riderci (un poco amaramente) sopra.
Niente male il cast, con una Jane Lynch che poi ha fatto il grande salto in Glee, dove sta diventando una idola mondiale nei panni della cattivissima Sue Sylvester. C’è poi Lizzy Caplan, attrice assolutamente in ascesa già notata in un sacco di posti (True Blood, Mean Girls, Hot Tube Time Machine, Cloverfield…) e alcuni volti visti in Veronica Mars (non a caso tra i creatori della serie c’è proprio il “papà” di Veronica, serie con cui condivide il particolare umorismo), tra cui come special guest-star proprio Kristen Bell.
Party Down: un rimedio efficace contro lo scazzo del lavoro moderno.
(voto 7/8)

Da noi non è ovviamente ancora stata mai trasmessa, ma potete trovare gli episodi della serie sottotitolati in italiano QUI

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