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lunedì 2 settembre 2013

L’EVOCAZIONE DELLO SPIRITO DI CANNIBAL KID




L’evocazione – The Conjuring
(USA 2013)
Titolo originale: The Conjuring
Regia: James Wan
Sceneggiatura: Chad Hayes, Carey Hayes
Cast: Patrick Wilson, Vera Farmiga, Ron Livingston, Lily Taylor, Shanley Caswell, Hayley McFarland, Mackenzie Foy, Joey King, Kyla Deaver, Shannon Kook, John Brotherton
Genere: posseduto
Se ti piace guarda anche: Insidious, Poltergeist, American Horror Story: Asylum, La madre

Negli ultimi tempi sono successe delle cose strane, qui su Pensieri Cannibali. È capitato che parlasse male di sconosciuti film radical-chic belgi sulla carta per lui perfetti come La quinta stagione, e che scrivesse invece bene riguardo a pellicole strappalacrime e ruffianotte su dei vecchietti come Una canzone per Marion. Potrebbe trattarsi di un cambiamento di gusti, può capitare, o solamente di un momento di debolezza. A insospettirmi è stata comunque un’altra cosa. Il fatto che io non rimembri assolutamente di aver realizzato tali post. È come se, da qualche giorno, qualcun altro stesse scrivendo sul blog al posto mio. E no, non credo si tratti del mio blogger nemico Mr. James Ford. Quello è successo solo con Io sono tu, ed è stato un caso isolato.
Ho cominciato allora a pensare che il blog fosse infestato da una presenza malvagia, demoniaca. Così ho chiamato Ed e Lorraine Warren. Due celebri demonologi, se così vogliamo chiamarli, o anche due esperti in fenomeni paranormali, due cacciatori di fantasmi, oppure due schizzati, se preferite. In ogni caso, mi sono sembrati la scelta migliore per un caso del genere, meglio persino di Padre Lankester Merrin de L’esorcista e pure dei Ghostbusters. Ero tentato di chiamare questi ultimi soltanto per ballare sulle note del loro accattivante tema musicale, ma poi sono rinsavito e, anziché andare a evocare fantasmi del cinema anni ’80, ho preferito contattare Ed & Lorraine. Anche perché loro esistono veramente, non solo al cinema. Non vi fidate di me? Lo dice persino Wikipedia.
A convincermi è stata la visione del film dedicato a uno dei casi più incredibili che li abbia mai visti coinvolti: L’evocazione – The Conjuring.

"Aiuto, mamma! Cindy ha attaccato alla parete un poster dei One Direction!"
"E chi sono?"
"Un demoniaco gruppo proveniente dal futuro!"
Il caso in questione risale al 1971 ed è quello di una casa infestata da spiriti parecchio incacchiati. Mai che ci siano spiriti benevoli che, non so, durante la notte ti fanno un massaggio o ti preparano uno spuntino di mezzanotte, o che solamente profumino di buono. No. Non succede mai. Non nei film dell’orrore, almeno. Questi spiriti maledetti sono sempre incavolati neri, il più delle volte perché morti in circostanze misteriose e violente.
Una coppia con 5 figlie si ritrova così la casa posseduta. No, non dalle 5 figlie che possono essere sì una presenza scocciante, ma da qualcos’altro. Forse perché siamo nel 1971 e le ragazzine ai tempi non erano ancora delle bimbeminkia totali fissate con i One Direction, chissà? In quel caso il film si sarebbe potuto rivelare persino più spaventoso. Già così, comunque, i brividi non mancano. Mi sono infatti ritrovato di fronte alla visione più terrorizzante dell’ultimo periodo o se non altro dell’anno. Intendo l’anno 2013, non il 1971.

"Signori miei, mi sa che siete posseduti da uno spirito.
Lo spirito del cattivo gusto nel vestire uahahah!"
The Conjuring non è un film originale come Quella casa nel bosco e non possiede la forza ironica di The Innkeepers, però è l’horror più genuinamente pauroso che mi sia capitato di vedere credo da Insidious, ovvero il film precedente girato dallo stessa regista, James Wan. Lo stile registico da video dei Nine Inch Nails del suo esordio solista Saw – L’enigmista è ormai un fantasma lontano, così come a divertirsi con il torture-horror, se ci si può divertire con un genere degenere del genere, ha lasciato gli altri, molti altri che ne hanno realizzato sequel e copie varie. Il regista malese naturalizzato australiano riprende lo stile di Dead Silence, per via anche della presenza di un bambolotto che prende vita, e soprattutto del suo precedente, Insidious appunto, che vedeva protagonista sempre Patrick Wilson.
Una regia quindi che a questo giro non sorprende, ma comunque di solito solido mestiere, e in più i due protagonisti sono parecchio convincenti: accanto a un Wilson in parte, c’è l’ottima Vera Farmiga direttamente dalla serie Bates Motel.

La cosa più importante in un horror comunque è che faccia paura, che trasmetta tensione, che terminata la visione ti faccia avere paura del buio. The Conjuring lo fa, quindi il suo compito è riuscito. In più, le atmosfere vintage, che riportano alla mente American Horror Story: Asylum, affascinano e c’è anche un ottimo uso della colonna sonora, cosa che non sempre avviene negli horror, con “Time of the Season” degli Zombies e il ripescaggio di una perla anni ’50 come “Sleep Walk” di Betsy Brye, utilizzata in maniera perfettamente inquietante.



Laddove il film scricchiola un pochino, va detto e spero gli spiriti demoniaci non se la prendano con me per questo, è nella sceneggiatura. Gli stereotipi del genere sono tutti presenti: casa infestata, uccelli che si abbattono contro la casa, bambole possedute, amici immaginari, un carillon inquietante, una madre che vuole uccidere le figlie, orologi che si fermano, porte che si muovono da sole, odore di carne marcia, ma questo potrebbe essere solo causato da 5 ragazze che hanno a disposizione soltanto un bagno, un esorcismo, episodi di sonnambulismo... Aperta parentesi: (Si dice sempre di non svegliare un sonnambulo, ma cosa succede, se si sveglia una persona sonnambula? Me lo sono sempre chiesto, ma non ho mai conosciuto nessuno che fosse sonnambulo).

"Piccola, anche tuo papà mi benda. Ma i nostri giochi sono un po' diversi..."
È pure presente la scena di un gioco infantile. E i giochi infantili sono sempre inquietanti, si veda The Orphanage. Il giochino presente in The Conjuring si chiama hide and clap, ed è la versione più pericolosa di hide and seek, il nascondino tradizionale. In questa variante, la persona che cerca è bendata e deve trovare chi si nasconde soltanto dal suono di tre clap, tre battiti di mani. Un gioco che ci regalerà una delle scene più paurose dell’intero film, maledetti giochi da bambini!
Al di là del fatto che siano presenti un po’ troppi stereotipi già ampiamente usati in altri horror, il film riesce a coinvolgere e a spaventare alla grande, dall'inizio alla fin… eh no, il suo difetto principale è il finale. Dopo un’ora e mezza di tensione che cresce sempre di più, mi aspettavo una botta conclusiva pazzesca e invece l'ultima parte, senza spoilerare niente, è parecchio scontata e per nulla sorprendente. Peccato. The Conjuring non è allora una nuova pietra miliare assoluta del genere, però comunque, soprattutto in questo periodo di magra per l’horror, mi ha convinto. Non al 100%, ma abbastanza da farmi contattare Ed e Lorraine Warren.

"Poveri bambini del 1971: gli toccava giocare con sta roba anziché con l'Xbox."
Li ho allora chiamati e ho scoperto che Lorraine è ancora viva, mentre Ed non fa più parte di questo mondo. Nessun problema. Sono sicuro che Lorraine, con i suoi poteri paranormali, avrà qualche modo per comunicare con lui e così è.
Lorraine e lo spirito di Ed hanno a questo punto effettuato un controllo scrupoloso su Pensieri Cannibali. Hanno utilizzato tutte le più moderne tecnologie informatiche antidemoniache e, già che c’erano, pure antivirus, ma non hanno rilevato alcuna presenza maligna. Come mi hanno spiegato i due demonologi acchiappafantasmi: “Se negli ultimi tempi Pensieri Cannibali ha tirato fuori opinioni persino più inquietanti che in precedenza, è solo colpa tua. L’unico spirito malvagio che infesta il tuo blog sei tu, Cannibal Kid.
(voto 7+/10)



mercoledì 21 marzo 2012

Charlize Theron è una Young Adult Figon

Young Adult
(USA 2011)
Regia: Jason Reitman
Cast: Charlize Theron, Patton Oswalt, Patrick Wilson, Elizabeth Reaser, Collette Wolfe, Jill Eikenberry, Kate Nowlin, Rebecca Hart, Louisa Krouse
Genere: forever young (adult)
Se ti piace guarda anche: La mia vita a Garden State, Elizabethtown, United States of Tara, Juno, GCB

Quello che è fatto è fatto.
Non puoi vivere nel passato.

Riavvolgere la propria vita come il nastro di una musicassetta.
Sui titoli di testa c’è già tutto questo Young Adult, nuova collaborazione del duo più affiatata dai tempi d’oro di Lucio Battisti + Mogol o di Lennon + McCartney o di Romeo + Juliet o qualcosa del genere, ovvero il regista Jason Reitman + la sceneggiatrice stripper Diablo Cody, artefici di quella perla del cinema indie che risponde al nome di Juno.
E oops!… They did it again.
Young Adult non è un film accattivante come Juno. Negli Usa non ha minimamente riscosso lo stesso successo e in Italia è passato del tutto inosservato. Eppure questa è una nuova perla di cinema indipendente, una commedia più amara che dolce. ‘Na chicca, in parole povere.

Va precisato che io parto subito molto ben predisposto nei confronti della coppia Diabloman.
Jason Reitman non è un virtuoso della macchina da presa. Nelle sue pellicole si limita a raccontarci delle storie di personaggi piuttosto singolari, ma nel farlo non usa chissà quali stratagemmi visivi. Eppure non sbaglia un colpo e riesce a farsi narratore perfetto grazia a un uso sapiente della colonna sonora e uno sguardo mai invadente.
Ci ha raccontato con ironia del lobbista del tabacco cinico e senza scrupoli di Thank you for smoking, ci ha presentato la fantastica 16 and pregnant Juno, nuova idola suprema del mondo indie e oltre, ci ha accompagnato nei viaggi aerei Tra le nuvole dello spietato tagliatore di teste George Clooney e ora ci consegna un altro personaggio crudele. Per cui comunque alla fine facciamo per fare il tifo. Almeno un po’.
Paradossalmente, ma nemmeno troppo, in questa carrellata di characters l’unica matura e in grado di relazionarsi davvero con i suoi sentimenti è la più giovane del gruppo, la teen mom Juno. Laddove lei adolescente si ritrova ad affrontare con consapevolezza una situazione da adulti, gli altri sono invece adulti incapaci di crescere. Eterni adolescenti bloccati in un corpo adulto.

A letto con Oscar
Jason Reitman è la prima metà di questa coppia. Coppia lavorativa non dolce coppia, visto che, almeno a quanto ne so, i due non stanno insieme.
L’altra metà è Diablo Cody.
Ah mama mia, el Diablo!
Diablo di una Cody.
Parli del Diablo, e spuntano le Cody.
Ok. Ok. La pianto, per tutte le Diablo dell’universo.
Diablo Cody è una sceneggiatrice che adoro senza riserve e tutto quello che scrive per me è ora colato. Al di là della già citata Juno che l’ha subito scaraventata nell’olimpo hollywoodiano e le ha fatto vincere un (meritato) Oscar così pam! all’esordio, ho trovato parecchio spassoso persino Jennifer’s Body, film massacrato dalla critica che però, se non viene preso troppo sul serio e complici il Megan's Body e la tematica cannibale, è in grado di regalare un sano divertimento come fosse un disimpegnato horror trash primi anni ’90. Per chi non lo sapesse: Diablo Cody sta infatti agli anni ’90 come Drew Barrymore sta agli anni ’80. Dio benedica entrambe.
La Diablo non Lamborghini ha poi firmato anche una delle serie tv più originali e schizzate degli ultimi anni, United States of Tara con una sdoppiatissima triplicatissima quadruplicatissima e fuorissima Toni Collette, un telefilm che si andava a incartare nella seconda e terza stagione, ma con una season 1 assolutamente geniale.

"Charlize, dobbiamo girare. Smettila di leggere Pensieri Cannibali..."
"Ma non ce la faccio. Ahahah, è troppo divertente!"
Fatto il punto della situazione sulla coppia cinematografica, va detto che questa loro nuova jam session regala un risultato più targato Cody che non Reitman, regista che ancora una volta mette la sua mdp a semplice disposizione della storia e della protagonista.
Charlize Theron offre qui la performance più notevole e insensa della sua carriera (non menzionatemi nemmeno il mediocre Monster!) nei panni di un’ex reginetta del liceo che ritorna nella cittadina in cui è cresciuta.
Perché vi fa ritorno?
Perché su una e-m@il legge l’invito di un suo ex boyfriend per il battesimo del figlioletto e decide di andare in città per riconquistarlo, l’ex boyfriend non il figlioletto, incurante del fatto che possa essere felicemente sposato nonché felicemente neo-papà.
Una vera stronza rovinafamiglie, avete capito bene.
Così infila valigia e cagnolino Paris Hilton-style sulla sua MINI Cooper e attacca una vecchia musicassetta su un ancora più vecchio mangianastri. Parte il pezzo cult “The Concept” dei Teenage Fanclub.
E se dopo aver visto questo film non adorerete questa canzone, potrei non rivolgervi mai più la parola. Sul serio.


"Cioè, tu ti sei sposato con un'attrice di Twilight e poi la young adult sono io?"
Non si esce vivi dal liceo. È difficile lasciarsi alle spalle chi si era allora, sia che si fosse popolari, sia che si fosse sfigati. In Young Adult vediamo entrambe le facce della medaglia.
Chalize Theron era popolare ai tempi dell'high-school e ora è divorziata, un tantino alcoooolizzata, e di mestiere fa la scrittrice. I suoi libri vendono un sacco. Bello, direte voi. Sì, bello. Peccato che lei sia solo la ghost writer di una catena di libri di successo per giovani adolescenti. Young Adult. Come Twilight o The Hunger Games (non sapete cos’è The Hunger Games? Presto non sentirete parlare d’altro…). Solo che ormai la catena per cui scrive è passata di moda e non se la fila più nessuno. Un po’ come Miley Cyrus negli ultimi tempi.
Miley Cyrus chiiiiiiiii?
Massì, Hannah Montana.
Hannah Montana chiiiiiiiiiiiiiiiiii?
La vita della Theron, che da brava young adult è sempre attaccata al cellulare o al laptop o alla tv a guardare i reality delle Kardashian e in più si ciba unicamente in fast-food mantenendo comunque una forma fisica invidiabile, non sembra andare da nessuna parte e così decide riconquistare il boyfriend del liceo, quello sposato e neo-papà, e di tornare al passato. Con un tuffo nella sua cittadina natale simile a quelli di Garden State ed Elizabethtown, ma senza lo stratagemma drammatico di un genitore morto.
Non è tutto: ATTENZIONE SPOILER!
Charlaiza Figon in questo film a poco poco si scopre un po’ come Glenn Close in Attrazione fatale, solo che questa volta vediamo la vicenda non dal punto di vista del marito stalkerato, ma dal suo. Da quello della pazza stalker. O stalkeratrice che dir si voglia. Una stalkeratrice alcolizzata che ruba battute romantiche che sembrano uscite da un romanzo di Moccia o della Stephenie Meyer - La vera ammazzavampri sentite da una ragazzina in un fast-food.
I suoi cambi di personalità quasi schizofrenici non sono troppo distanti dalla Tara di United States e vengono anche qui sottolineati dai cambi di look: da quello da insicura post-teenager o meglio post-tween con tanto di maglietta di Hello Kitty dell’inizio, alla felpa del suo ex boyfriend indossata per marchiare il territorio dopo essere uscita con lui, fino ad arrivare nella parte finale a presentarsi al battesimo del bambino vestita come una desperate casalinga anni ’50.

All’altro angolo abbiamo uno che dal liceo c’è uscito, vivo. Ma non con le sue gambe. Patton Oswalt, già visto nella più volte menzionata serie United States of Tara, intepreta un tizio a cui ai tempi del liceo dei bulletti hanno spaccato le gambe (e pure il pene) e che quindi, per forza di cose, non è mai riuscito ad andare avanti del tutto con la sua vita. Se non zoppicando.
Dall’incontro di queste due anime in pena che più diverse non si potrebbe ne vedremo delle belle, in una commedia più riflessiva che esilarante. Con una protagonista meravigliosa e così vera nel suo essere spietata, crudele ed egoista. Non un film perfetto, ma imperfettamente vivo. In più, è molto ma molto 90s.
E allora diavolo di un Jason Reitman e, soprattutto, Diablo di una Cody.
Oops!... They did it again.
(voto 8-/10)


martedì 10 maggio 2011

Insidious, o anche l’ultima volta che me la sono fatta nei pantaloni

Insidious
(USA 2011)
Regia: James Wan
Cast: Patrick Wilson, Rose Byrne, Barbara Hershey, Ty Simpkins, Andrew Astor, Lin Shaye, Leigh Whannell Angus Sampson
Genere: infestato
Se ti piace guarda anche: Poltergeist, L’esorcista, Echi mortali

“È come se l’Universo volesse vedere quanto posso piegarmi prima di rompermi.”
“Allora l’Universo si è messo a combattere con la persona sbagliata.”

Trama semiseria
Una giovane coppia finisce nel dramma quando il loro figlioletto finisce in coma. Ma i medici non sanno che cos’ha perché non è che sia proprio in coma. È semplicemente da un’altra parte…
Fine delle anticipazioni, il resto scopritelo da soli e fatevela sotto alla grande!

Recensione cannibale
Per fare un buon horror spesso non serve molto. Non servono viaggi improbabili in località esotiche dove tutti (o quasi, di solito almeno una fighetta si salva) i personaggi verranno inevitabilmente sbudellati  e/o martoriati uno dopo l’altro. Per realizzare un buon film di paura a volte serve solo un semplice elemento, perché dov’è che si annidano tutte le nostre paure più profonde e intime?
Esatto, in casa.

Insidious ci porta dentro le pareti domestiche di una villetta come tante di una tipica famigliola felice americana: due giovani genitori, due bimbi maschi, una piccola poppante in culla. Sembra l’attacco di Paranormal Activity 2 e invece a girarlo è il regista di Saw - L’enigmista. Sì, sto parlando del primo film di una serie che poi si è replicata e sputtanata all’infinito; però la prima pellicola originale era assolutamente notevole, originale e non a caso ha segnato la strada per molti, moltissimi torture movie successivi. Un film dall’atmosfera opprimente quasi quanto l’altro punto di riferimento del genere, Cube - Il cubo, e che pur essendomi piaciuto non lo faccio rientrare tra i miei horror preferiti in assoluto, talmente angosciante l’ho trovato.
Comunque il regista James Wan è uno che sa il fatto suo e, dopo l’interlocutorio ma comunque valido Dead Silence, è ora tornato in splendida forma e a fare davvero paura. Non sottovalutate infatti il titolo: Insidious è un film davvero insidioso, quindi ocio!

L’inizio è tipico di quelli delle pellicole sulle case infestate e il proseguimento può ricordare una versione aggiornata di Poltergeist. Però Insidious ha un’identità sua, sia a livello visivo con una fotografia e dei mostri parecchio inquietanti, che a livello narrativo. Non sarà una pellicola che rivoluziona il genere o racconta una storia mai narrata prima, ma riesce ad essere avvincente dall’inizio alla fine, quindi preferisco non svelarvi nient’altro.

Notevole la colonna sonora, perfettamente paurosa, e bene pure il cast (cosa che in ambito horror non mi capita molto spesso di sottolineare): Rose Byrne della serie Damages è il volto ideale per fare la tipa terrorizzata, Patrick Wilson in tutte le sue apparizioni ha sempre un “non so che” di naturalmente inquietante, così come la vecchina Lin Shaye riesce a mettere paura al solo vederla, sarà che è apparsa come l’unica persona al mondo più abbronzata di Carlo Conti in Tutti pazzi per Mary (era la proprietaria del cagnetto che martoriava e veniva martoriato da Ben Stiller). Angoscianti pure i bimbetti presenti e anche Barbara Hershey, dolce (seee, più o meno) mammina di Natalie Portman ne Il cigno nero.

Certo, per rimanere coinvolti e sconvolti da un horror con la sua buona componente paranormale dovete essere ben predisposti e creare la giusta atmosfera per la visione, perché se lo guardate alla leggera potreste finire col bollarlo come la solita cagata. Però sbagliereste, perché questo è uno degli horror meglio realizzati e più fottutamente spaventosi degli ultimi tempi. Una botta di tensione pura: che strippata! Anzi, per dirla con Mia Wallace/Uma Thurman in Pulp Fiction: cazzo che botta, che botta cazzo!
(voto 7/8)

mercoledì 16 marzo 2011

(What’s the Story) Morning Glory?

Il buongiorno del mattino
(USA 2010)
Titolo originale: Morning Glory
Regia: Roger Michell
Cast: Rachel McAdams, Harrison Ford, Diane Keaton, Patrick Wilson, Jeff Goldblum, John Pankow, Noah Bean
Genere: tv show
Se ti piace guarda anche: La dura verità, Laureata… e adesso?, Il diavolo veste Prada, Amore & altri rimedi, Tra le nuvole, Thank you for smoking

Attualmente nelle sale italiane

Trama semiseria
Una giovane producer lavora come un'ossessa a un programma mattutino di una tv locale, svegliandosi all’1.30 a.m. visto che lo show va in onda alle 4 di mattina (ma chi caaaa**o lo guarda a quell’ora?). Visto che la meritocrazia è ormai un’utopia in ogni parte del mondo, nonostante tutto il suo enorme impegno viene licenziata in tronco. A questo punto però le capita l’occasione della vita o quasi, visto che è chiamata a produrre un programma nazionale, pure questo mattutino. Insomma, questo film parla del dietro le quinte di un’oscenità stile Uno mattina o Mattino Cinque. L’idea non vi stimola? Eppure è più interessante di quanto possa sembrare…
E se per caso avevate il dubbio: no, non ci sono Federica Panicucci e Paolo Del Dubbio.

Recensione cannibale
Il mattino ha l’oro in bocca, ma a volte ci si può anche accontentare di qualcosa di meno prezioso dell'oro. È il caso di questo filmetto che non è completamente, come potreste immaginare, la solita semplice commedia romantica. Negli ultimi tempi si sta infatti facendo strada tra le pellicole commerciali americane una nuova tendenza, preoccupante o meno decidetelo voi; alle tradizionali storie d’amore si stanno infatti sempre più sostituendo pellicole incentrate sul mondo del lavoro, quasi avesse ormai sostituito il posto un tempo ricoperto dai sentimenti. In un periodo di crisi economica e di tassi di disoccupazione allarmanti in tutto il mondo, la ricerca di un lavoro ha quindi un po’ rimpiazzato anche nei film la ricerca dell’amore della vita.

Non fa eccezione anche questo Il buongiorno del mattino, che prosegue nella stessa direzione intrapresa da altre pellicole come Il diavolo veste Prada e La dura verità, concentrandosi ancora di più sulle dinamiche lavorative piuttosto che su quelle relazionali. Se da un punto di vista umano ci si può anche iniziare a fare qualche drammatica domanda del tipo: “Ma dove andremo a finire se il lavoro sostituirà l’amore, doveee?”, da un punto di vista narrativo le storie rivelano invece qualche spunto di interesse maggiore rispetto alla solita storia lei incontra lui, lui incontra lei, lei finisce a letto con lui, lui finisce a letto con una escort minorenne e poi anche con un trans, ma lei alla fine lo perdona perché l’happy end incombe inevitabile sul copione. E tutti vissero felice e contenti.

Ché pure questo film una minima parte romantica non se la fa mancare, altrimenti una parte del pubblico chiederebbe indietro a gran voce i soldi del biglietto, però non ha un peso così determinante all’interno della pellicola. Gli aspetti principali riguardano invece il mondo della televisione, perché è su questo che ruota la vicenda. La protagonista, interpretata da una Rachel McAdams molto in palla, è infatti chiamata a lavorare come producer di un programma mattutino disastrato: “Daybreak”, sorta di versione americana di Mattino Cinque e Uno mattina.
Sì, esatto: ‘na merda!
Al suo primo giorno, la nostra Rachel licenzia subito il co-conduttore maschile dello show e quindi chiama per affiancare una Diane Keaton (qui molto Antonella Clerici) una vecchia gloria del giornalismo tv. Adesso di esempi nazionali in proposito non me ne vengono in mente molti, visto che gli attuali giornalisti tv italiani sono alquanto mosci e leccaculo, ma pensate a un Indro Montanelli o a un Enzo Biagi, se fossero ancora vivi, chiamati a condurre ‘na porcata come Mattino Cinque. Che è anche quanto potrebbe succedere a Enrico Mentana tra qualche anno ed è proprio quello che qui capita al giornalista interpretato da Harrison Ford. Il vecchio Indiana Jones/Ian Solo è calato totalmente nella parte, visto che in questa commedia sembra a suo agio tanto quanto il suo personaggio in uno show di infotainment di infimo livello, ovvero per nulla. Proprio per questo però la sua interpretazione si può dire riuscita, sebbene non si capisca quanto la cosa sia volontaria o meno; Harrison Ford così come il giornalista del film ha infatti probabilmente accettato per soldi, ma alla fine (forse) la cosa gli è anche piaciuta.

Ve l'ho detto che è un horror...
E poi...
Colonna sonora? Così così, con a svettare l’immancabile Natasha Bedingfield, ormai diventata regina del genere ancor più di Julia Roberts o Katherine Heigl.
Regia: Roger Michell è quello di Notting Hill, quindi non è che si aspetta da lui chissà che...
Atmosfere? Belle, con una New York molto affascinante alla prime luci dell’alba dei morti (di tv) dementi.

Il buongiorno del mattino prova a proporre una riflessione (magari non molto profonda, ma comunque presente) sui confini odierni tra informazione e intrattenimento, decretando lo sconfortante trionfo del secondo. La tv spazzatura ha vinto e quindi questa non è nient’affatto una commedia romantica, bensì un film dell’orrore servito in tavola. Cotto e mangiato.
(voto 6+)

domenica 14 novembre 2010

Sperminator

Due cuori e una provetta
(USA 2010)
Titolo originale: The Switch
Regia: Josh Gordon, Will Speck
Cast: Jennifer Aniston, Jason Bateman, Patrick Wilson, Thomas Robinson, Jeff Goldblum, Juliette Lewis, Caroline Dhavernas
Genere: commedia romantica
Links: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Just Friends, Io & Marley, Extract, Non mi scaricare

Stiamo assistendo a una dawsonizzazione del mondo? In questo periodo stanno uscendo (o stanno per uscire) un sacco di commedie più o meno romantiche incentrate su una storia d’amore tra migliori amici. Colpa di una nuova generazione di sceneggiatori cresciuti a Pacey, Joey e “Dawson’s Creek”?

Astutamente la campagna marketing italiana, così come quella americana, cerca di vendere questo “Due cuori e una provetta” come un film dai “creatori di Juno e Little Miss Sunshine”, ma è una balla colossale visto che la vera autrice di “Juno”, Diablo Cody, qui non c’entra nulla, né i registi hanno qualcosa a che fare con quei film. Giusto la casa produttrice è quella di “Juno” e “Little Miss Sunshine”, solo che stavolta siamo dalle parti di una romantic comedy mooolto tradizionale, alla Julia Roberts dei vecchi tempi o alla Jennifer Aniston dei tempi odierni. Lungi da me dire qualcosa di male sulla Aniston, per cui ho una passione invereconda dai tempi di “Friends”, però rischia di fare solo questo genere di pellicole e come attrice io personalmente sarei curioso di vederla in qualche ruolo diverso e magari più coraggioso.
Tornando agli esili punti di contatto con “Juno”, c’è il simpa Jason Bateman e c’è la tematica della maternità. Fine -purtroppo- dei punti di contatto con “Juno”.

Due cuori e una provetta, la trama presto è detta: Jennifer Aniston inspiegabilmente non riesce a farsi mettere incinta da nessuno e allora giunta alla soglia dei 40 decide di ricorrere all’inseminazione artificiale. Alla “festa di inseminazione” (sì, gli Americani fanno una festa per qualunque cosa), il suo migliore amico Bateman, deluso dal fatto che lei non abbia scelto il suo seme bensì quello di un tizio biondo e atletico (Patrick Wilson di “Hard Candy” e “Little Children”), si ubriaca di brutto e fa un casino con le provette di sperma…

Punti di forza del film sono la simpatia (almeno per quanto mi riguarda) della coppia di protagonisti e del figlioletto della Aniston che grazie a Dio per una volta non è il solito bimbominkia justin bieber da prendere a schiaffi o da massacrare in maniera cruenta, vedi qui


Debolucci invece i personaggi secondari, con un Jeff Goldblum (“La mosca”, “Jurassic Park”) imbolsito e una Juliette Lewis mia idola rocknroll sprecata in un ruolo troppo piccolo.
Un film caruccio, totally guardabile, ma troppo prevedibile e che (non fatevi ingannare dalle campagne promozionali) non è certo il nuovo “Juno”.
(voto 6-)

mercoledì 13 ottobre 2010

Candy Shop

Hard Candy
(USA 2005)
Regia: David Slade
Cast: Ellen Page, Patrick Wilson, Sandra Oh
Links: imdb, mymovies
Genere: thriller, revenge movie
Se ti piace guarda anche: Dexter (serie tv), Little Children, One Hour Photo, The Tracey Fragments, Uomini che odiano le donne

Hard Candy è un film estremamente sgradevole. Fin dalla prima scena, dal suono fastidioso delle dita che pigiano sulla tastiera.
Hard Candy è anche un film che qualcuno troverà liberatorio. Giustizialista, probabilmente. Ma liberatorio.
Una ragazzina di 14anni interpretata da una Ellen Page incattivita si fa infatti portavoce di tutte le vittime di abusi sessuali e se la prende con un pedofilo. Se la prende TANTO con un pedofilo.

Dimenticate la mammina teen indie di Juno, dimenticate l’Arianna architetta dei sogni di Inception, dimenticate la Bliss Cavendar rollergirl di Whip It. Non fatevi nemmeno ingannare da quel suo vestitino da tenera e innocente novella Cappuccetto rosso. In Hard Candy Ellen Page è un’autentica macchina da guerra, una spietata e sadica torturatrice vendicatrice che piacerebbe a Dexter, alla Lisbeth Salander di Uomini che odiano le donne, ma anche a Quentin Tarantino, sebbene al film manchi del tutto l’ironia dei film alla Kill Bill. Qui si fa tutto dannatamente sul serio e l’aria che si respira è talmente pesante da risultare la caratteristica fondamentale, ma alla lunga anche il limite principale, della pellicola.

La violenza e il sangue non sono comunque mai esibiti. La regia di David Slade (che poi dirigerà 30 giorni di buio ed Eclipse) rimane lucida e fredda. Glaciale. La tensione è quindi giocata soprattutto sul contrasto psicologico tra vittima e carnefice (ma chi è chi?), la glorious basterd Ellen Page e l’ottimo Patrick Wilson, come se ci trovassimo in un episodio della serie tv psicologica In Treatment andato a male. O a una puntata di quel programma di candid-camera di Mtv, Disaster Date, in cui non c’è mica tanto da ridere per il protagonista pedofilo che va felice come uno scolaretto a un appuntamento con una ragazzina conosciuta su internet e poi si ritrova legato a una sedia. E questo solo per cominciare.

Il giudizio sul comportamento della protagonista lo lascio a voi, anche perché non voglio addentrarmi in un tema come quello della giustizia fai da te mai come ora così scottante. Certo che alcune persone se vedessero questo film poi forse ci penserebbero su due volte prima di fare certe cose…
(voto 6,5)

Sì, incredibilmente questo film è anche disponibile in italiano!

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