Visualizzazione post con etichetta paz vega. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta paz vega. Mostra tutti i post

lunedì 22 giugno 2015

La regola del gioco non vale la candela





Il governo degli Stati Uniti nel corso degli ultimi decenni ha fondamentalmente combattuto due guerre: una contro il comunismo e l'altra contro la droga. Ne esiste però anche una terza, più nascosta e segreta, di cui quasi nessuno al mondo conosce l'esistenza, forse soltanto la CIA. Quella contro il mondo dei blog cinematografici. In particolare contro uno: Pensieri Cannibali. Il motivo?
Ufficialmente, è considerato la causa principale del degrado culturale che sta vivendo l'Italia negli ultimi anni. Su questo è difficile dare torto agli americani. Alcune teorie cospirazioniste suggeriscono però un'altra ipotesi: Pensieri Cannibali è tanto odiato dal governo degli Usa perché spesso e volentieri critica il cinema a stelle e strisce. Non tanto quello più indie e fighetto, che anzi volentieri celebra in maniera persino esagerata, quanto i grandi blockbusteroni commerciali. E così le grandi compagnie di Hollywood hanno deciso, in comune accordo con il governo, di far chiudere i battenti al sito.
Nonostante il boicottaggio, è “leakkata” nelle ultime ore in rete una nuova scottante recensione di Pensieri Cannibali che sta già facendo tremare uno dei nuovi divi di Hollywood, Jeremy Renner. Andiamo a leggerla insieme.

La regola del gioco
(USA 2014)
Titolo originale: Kill the Messenger
Regia: Michael Cuesta
Sceneggiatura: Peter Landesman
Ispirato: all'articolo Dark Alliance di Gary Webb e al libro Kill the Messenger di Nick Schou
Cast: Jeremy Renner, Mary Elizabeth Winstead, Rosemarie DeWitt, Paz Vega, Robert Patrick, Lucas Hedges, Barry Pepper, Michael Kenneth Williams, Tim Blake Nelson, Oliver Platt, Andy Garcia, Michael Sheen, Gil Bellows, Dan Futterman, Ray Liotta
Genere: giornalistico
Se ti piace guarda anche: State of Play, Erin Brockovich, Leoni per agnelli, Quinto potere

domenica 10 novembre 2013

GLI AMANTI PASSEGGERI, L’AEREO PIU’ GAIO DEL MONDO




Gli amanti passeggeri
(Spagna 2013)
Titolo originale: Los amantes pasajeros
Regia: Pedro Almodóvar
Sceneggiatura: Pedro Almodóvar
Cast: Javier Cámara, Carlos Areces, Raúl Arévalo, Lola Dueñas, Cecilia Roth, Antonio de la Torre, Hugo Silva, José María Yazpik, Blanca Suárez, Paz Vega, Miguel Ángel Silvestre, Laya Martí
Genere: volatile
Se ti piace guarda anche: L’aereo più pazzo del mondo, To Rome with Love, Selvaggi

Signori e signore, allacciate le cinture di sicurezza e preparatevi a un viaggio tranquillo, più o meno…
L’aereo della Peninsula partito da Madrid e diretto in Messico ha infatti un’avaria per colpa di quei furboni di Antonio Banderas & Penelope Cruz e deve cercare di fare un atterraggio di emergenza.
Questa a grandi linee è la semplice, anche un po’ sempliciotta, trama del nuovo film di Pedro Almodovar, che con Gli amanti passeggeri torna al suo primo amore. Gli uomini?
No, cioè sì anche, ma non è quello che intendevo. Il regista spagnolo dopo l’involontariamente ridicolo La pelle che abita torna alla commedia, con un film che vorrebbe essere volontariamente divertente, ma alla fine fa ridere meno del suo precedente.

"Ormai sono a disposizione per qualunque lavoro. Basta che non mi fate recitare..."
Il decollo è subito da brividi: c’è una scenetta per nulla divertente con Antonio Banderas e Penelope Cruz, doppiati tra l’altro in maniera terrificante. Si finisce quasi per rimpiangere le pubblicità del Mulino Bianco con Banderas. Sottolineo il quasi. Tra l’altro, il Signor Barilla lo saprà che il bell’Antonio è l’attore feticcio di un regista gay?
Dopo questa scenetta iniziale indegna, il volo prende leggermente quota, senza però mai decollare per davvero. C’è qualche momento divertente, soprattutto le scene più gay e più alcoliche, e ancor di più le scene gay-alcoliche, per il resto si finisce narcotizzati come i passeggeri della classe turistica, drogati per evitare che sull’aereo si scateni il panico.
Anche agli amanti passeggeri della classe Business vengono date droghe + alcool, e inoltre gli scatenati hostess… pardon steward, tutti e 3 gay, ce la mettono tutta per intrattenere gli spettator… pardon i passeggeri. I 3 inscenano un numero di ballo sulle note della hit disco gay “I’m So Excited” delle Pointer Sisters, in quella che è la scena più memorabile della pellicola, non a caso usata anche nel trailer. Una sequenza così divertente e riuscita che viene quasi da pensare che Almodovar abbia girato l’intera pellicola soltanto per realizzarla, visto che il resto del volo non è che offra chissà quali altre trovate geniali o spassose.



Così così anche il cast, in cui se la cavano Cecilia Roth e i tre steward, mentre gli altri non è che siano proprio dei fenomeni della recitazione, a partire dalla nuova sosia di Belen Rodriguez, Blanca Suárez.

"Pronto, Belen sei tu?"

"Per la milionesima volta no, non sono quella puta!"

"Certo, come no Belen..."

Gli amanti passeggeri è un volo… volevo dire un film kitsch, tremendamente kitsch, pure troppo, persino per gli standard almodovariani. Questa volta il trash non si eleva però a sublime come capitava con i suoi lavori migliori, su tutti Tutto su mia madre, e resta semplice spazzatura, un po' come succede anche all'ultimo disco di Lady Gaga. Il kitsch rimane kitsch e gli amanti passeggeri di Almodovar, tra dialoghi imbarazzanti e siparietti erotico-sentimentali ridicoli, volano basso dalle parti di una commedia dei Vanzina, solo girata meglio. E neanche troppo meglio. A tratti si ride, a tratti no, ma già dopo pochi minuti dal decollo non si vede l’ora che il volo finisca, si arrivi a destinazione e si possa passare a un altro aereo… volevo dire a un altro film.
Signori e signore, ora potete slacciarvi le cinture di sicurezza, alzarvi dal vostro posto e passare a un’altra destinazion… volevo dire a un altro post.
(voto 5/10)

"Ooh, i post cannibali sono così gay! Staremmo a leggerli per ore..."

Post pubblicato anche su L'OraBlù, con tanto di nuovo minimal poster creato da C[h]erotto.



martedì 25 gennaio 2011

Vallanzasca, ovvero come ti rovino un bel film chiamando i Negramaro

Vallanzasca – Gli angeli del male
(Italia 2011)
Regia: Michele Placido
Cast: Kim Rossi Stuart, Valeria Solarino, Filippo Timi, Francesco Scianna, Paz Vega, Moritz Bleibtreu, Nicola Acunzo, Gaetano Bruno
Genere: racconto criminale
Se ti piace guarda anche: Romanzo Criminale, Cella 211, Il profeta, Nemico pubblico N. 1 - L'istinto di morte, Nemico pubblico N. 1 - L'ora della fuga

Trama semiseria
La vera storia di un ladro di professione, playboy, per cui le casalinghe disperate italiane impazziscono.
Silvio Berlusconi? No, Renato Vallanzasca.

Premessa musicale
Ci sono state un mare di polemiche a precedere l’uscita di questo Vallanzasca e sarebbero anche giuste, fossero state ben indirizzate. Incredilmente, tali polemiche non riguardavano però il fatto, questo sì scandaloso, che la colonna sonora fosse firmata dai Negramaro. Ma io dico: se fai un film ambientato negli anni Settanta, hai potenzialmente a disposizione tutta la musica fighissima di quel decennio che vuoi, massì anche qualcosa di italiano magari. Sì, esatto: proprio come nell’azzeccatissima colonna sonora di Romanzo criminale. Oppure se questa volta vuoi proprio una soundtrack inedita puoi prendere i Calibro 35, band apprezzata anche all’estero per il suo sound da poliziottesco anni ’70, o persino tentare la strada ironica mettendo un po’ di musica (vallanza)ska. E invece no: beccatevi i Negramaro.

Qualcuno dirà: sì, vabbè ma la voce di Giuliano del progggetto Negramaro si sente solo sui titoli di coda. Ok, i titoli di coda però fanno parte del film, contribuiscono in maniera importante al retrogusto che ti può dare una pellicola. Se io ad esempio sui titoli finali di Twilight sento “15 Step” dei Radiohead, la telenovela vampiresca che fino ad allora aveva lasciato alquanto a desiderare nel mio ricordo acquisterà già un paio di punti, mentre al contrario vedere un buon film e sentirlo terminare con la voce di Gggiuliano ha un sapore non negramaro, ma proprio amaro. Nel corso delle due ore di pellicola comunque sono usati solo pezzi strumentali composti dal gruppo salentino, uno pseudo rock che non ha nulla di 70s o di cinematografico e non aiuta a dare alla pellicola la giusta atmosfera. Un difetto non da poco.
Dopo questa lunga intro musicale vediamo, massì, anche cos’altro ha da offrire il film.

Recensione cannibale
Le polemiche preventive della Lega Nerd, invece che sullo scandalo musicale su cui mi sono dilungato finora, hanno preferito concentrarsi sul fatto che si girasse un film su Vallanzasca. Cioè, hanno fatto film su Hitler, Mussolini, Silvio Berlusconi, Hannibal the Cannibal (vabbè, lui forse non è davvero esistito) e c’è ancora qualcuno che si scandalizza perché fanno un film su Vallanzasca? Certo che in giro c’è sempre un sacco di gente pronta a indignarsi per delle cavolate e quando ci sarebbe da farlo per le giuste cause mica lo fanno. Ad esempio io trovo scandaloso il fatto che sia stato pubblicato il numero di cellulare di Ruby e lei sia stata costretta a disattivare la sim. E io adesso se voglio chiamarla come faccio, me lo spiegate? Questa è una cosa per cui indignarsi, cribbio.

Lo so, il post è già iniziato da una vita e io non ho ancora parlato del film. Allora arrivo subito al punto: la prima parte non mi ha convinto granché. Causa anche la colonna sonora poco azzeccata (e daje…) mi sembra si sia persa l’occasione di inquadrare la vicenda della banda di Vallanzasca all’interno del contesto socio-culturale italiano dell’epoca. Come titolava un giornale: Vallanzasca simbolo degli anni 70. Perché allora non approfittarne per farne una bella pellicola in grado di parlare di quel decennio travagliato? Già, proprio come Romanzo criminale riusciva a fare molto bene. Invece niente, a parte i pantaloni a zampa d’elefante e le basette lunghe di 70s, oltre al look ottimamente ricreato c’è davvero ben poco. La vicenda criminale con le rapine è poi la solita storia, già vista e raccontata meglio in altri film e anche dallo stesso Michele Placido.

La seconda parte invece va parecchio meglio. Paradossalmente, chiudendo Vallanzasca tra le mura di una prigione il film spiega le ali della libertà e prende il volo, decollando dopo un attacco standard. I modelli di riferimento di Placido sembrano diventare in questa parte Cella 211 e Il profeta e anche il personaggio di Vallanzaska assume una maggiore profondità grazie all’amicizia con il collega/rivale Turatello interpretato dall’ottimo Francesco Scianna, uno dei volti più promettenti del nostro nuovo cinema paradiso. Se quindi nella parte 70s il film non ha saputo conquistarmi del tutto, negli 80s (anch’essi comunque riesumati un po’ alla cazzo di cane, giusto con il Walkman e poco altro) la storia decolla e sono riuscito a entrare -ooh proprio ciò che temeva la Lega!- nel personaggio del bel René, soprattutto per merito del suo interprete.


Kim Rossi Stuart è infatti davvero in parte, un Vallanzasca al 100% (decida lui se prenderlo come un complimento o meno), a parte un accento milanese che per forza di cose a un romano come lui è uscito parecchio forzato. Filippo Timi poi svetta come al solito, seppure in un ruolo piccolo, mentre Valeria Solarino mostra le zinne gratuitamente ma è piuttosto odiosa: è il personaggio o è lei? Nel dubbio io preferisco di gran lunga Paz Vega.

Se i fascis… volevo dire i leghisti hanno cercato di boicottare il film, comunque, in parte ci sono riusciti: secondo me i Negramaro in colonna sonora ce li hanno messi loro, chiudendo un occhio sulla loro provenienza pugliese, ché secondo me Michele Placido avrebbe preferito mettere Equipe 84, Patty Pravo e Pretenders. Proprio come in quel Romanzo criminale cui Vallanzasca – Gli angeli del male si avvicina ma non eguaglia.
(voto 7)

Frasi cult
Vallanzasca alla compagna andata a trovarlo in carcere
“Te come fai, ti fai i ditalini o ti scopi qualcuno?”

E in un'intervista a Radio Popolare
“Io non sono cattivo, ho solo il lato oscuro un po' pronunciato”

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com