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venerdì 15 marzo 2024

Memory: un film che, se non ricordo male, parla di memoria, ma potrei sbagliarmi





Memory

Da buon smemorato quale sono, ero curioso di vedere un film che si chiama Memory.
Di cosa stavo parlando?
Ah già, del film Memory! Paura che me ne fossi dimenticato, eh?

lunedì 6 marzo 2017

Jackie (non Chan)





C'era una volta un Presidente. Il suo regno era paragonato alla Camelot di Re Artù e al suo fianco aveva la sua Ginevra. Anche se in questo caso il traditore sembrava più lui che lei. Era un presidente ricco di fascino e carisma. Uno che ammaliava le folle. Uno che con le sue parole sapeva illuminare e ispirare le persone. Un leader nato. Uno che era impegnato a difendere i diritti civili di tutti, non solo dei ricchi e privilegiati come lui. Era un Presidente che pure le sue cappelle e i suoi errori li avevi fatti. Un Presidente che avrebbe anche potuto fare di più, soltanto che non ha avuto tempo e modo di realizzare tutto quello che era nelle sue possibilità.

Di chi sto parlando?
Di Donald Trump?

No, dico. A parte il fatto che sia Presidente, ora e purtroppo non nel passato, c'è qualcosa in questa descrizione che coincide con lui e con il suo regno del terrore?

Mi sto allora riferendo a Barack Obama?

Fuochino, però no. A lui è dedicato un ottimo film Netflix, Barry (voto 7+/10). Da non confondere con la romcom Ti amo Presidente. In Barry ci viene presentato un Barack Obama giovane, ai tempi del college negli anni '80. Il ritratto di un ragazzo che era già un uomo maturo, non privo però di difetti o lati oscuri. Un biopic piuttosto originale e molto intrigante, ben interpretato dall'attore rivelazione Devon Terrell e dalla sempre più sorprendente e versatile Anya Taylor-Joy, la giovincella di The Witch, Morgan e Split che dimostra di saperci fare non solo con le pellicole a tinte thriller-horror. Una visione consigliata anche non solo ai fan accaniti (come me) di Barack "Barry" Obama.

Come al solito comunque sto divagando.
In apertura di post mi riferivo a JFK, John Fitzgerald Kennedy, cui sono state dedicate numerose pellicole, molte di esse incentrate sul suo omicidio. Una triste e misteriosa storia ampiamente nota, che però ora ci viene proposta in una versione inedita, attraverso un punto di vista differente, che non mi pare fosse stato ancora raccontato. Quello di Jacqueline Lee Bouvier Kennedy Onassis, anche nota semplicemente come...

Jackie
Regia: Pablo Larraín
Cast: Jackie Chan, Peter Sarsgaard, Greta Gerwig, Billy Crudup, Caspar Phillipson, John Hurt, John Carroll Lynch

domenica 30 marzo 2014

LOVELACE, LA PROFONDA STORIA DI GOLA PROFONDA




Lovelace
(USA 2013)
Regia: Rob Epstein, Jeffrey Friedman
Sceneggiatura: Andy Bellin
Cast: Amanda Seyfried, Peter Sarsgaard, Juno Temple, Robert Patrick, Sharon Stone, Adam Brody, Chris Noth, Bobby Cannavale, Hank Azaria, Chloë Sevigny, Debi Mazar, Wes Bentley, Eric Roberts, James Franco
Genere: soft-porno
Se ti piace guarda anche: Boogie Nights, Dietro i candelabri

Hanno fatto un film su Linda Marchiano.
Chiiiiiiii?
Codesto nome non vi dice nulla? Riproviamo con quello di battesimo: Linda Susan Boreman.
Ancora niente?
E va bene, diciamolo in un altro modo: hanno fatto un film su Linda Lovelace.


A questo punto, ai più esperti di cinema porno tra voi, ovvero il 90% dei lettori cannibali, saranno scattate le antenne, e pure qualcos’altro. Linda Lovelace è stata infatti la prima vera pornostar dell’industria delle pellicole per adulti. Questo per una sua grande abilità.
La recitatione?
No, l’arte nel fare i pompini, esibita generosamente, mooolto generosamente in Gola profonda, un pornazzo che nel 1972 si è trasformato in un vero e proprio fenomeno della pop culture e ha sdoganato il genere a luci rosse presso un pubblico vasto e anche intellettualoide. Ovvio, non è che le famiglie si siano messe a portare i bambini a vederlo al posto dei film Disney, però ha fatto registrare incassi paurosi, mai realizzati prima e credo nemmeno dopo da un porno. Il merito di tanto clamore stava in una cura quasi autoriale nella realizzazione da parte del regista e sceneggiatore (ebbene sì, il film aveva una sceneggiatura di 42 pagine!) Gerard Damiano, così come in una buona dose di ironia presente e poi soprattutto in lei, Linda Lovelace, lei e la sua bocca. Gola profonda è stato un cult movie che ha sdoganato i film erotici e pure l’arte del pompino presso il pubblico di massa, o quasi, talmente entrato nell’immaginario collettivo dell’epoca da essere persino usato come alias dall’informatore segreto dello scandalo Watergate.

Lovelace il film racconta di come una ragazza timorata di Dio, una brava ragazza con dei genitori vecchio stampo e solidi valori sulle spalle, sia diventata un fenomeno del porno. Racconta della lavorazione della tanto discussa, famosa e famigerata pellicola Gola profonda, con tanto di protagonista maschile interpretato da Adam “Seth Cohen di The O.C.” Brody. O almeno nella prima parte racconta questo, risultando un Boogie Nights meno d’autore, d’altra parte tali Robert Epstein e Jeffrey Friedman in 2 non fanno 1 Paul Thomas Anderson, ma comunque è una piacevole ricostruzione del mondo del porno degli Anni Settanta.

"Sono la bomba sexy di Basic Instinct, non si vede?"
Nella seconda parte il film prende invece tutta un’altra piega. Si trasforma nel dramma di Linda Lovelace, fanciulla sfruttata dal sistema pornografico e che vedrà a mala pena $1000 dei $600 milioni che il suo film di maggior successo frutterà nel mondo. Soprattutto, ci mostra una fanciulla sfruttata dal marito, interpretato da un perfido Peter Sarsgaard, a mio parere uno degli attori più in forma del moemnto, si veda anche la sua recente partecipazione all’ultima stagione di The Killing, ma purtroppo troppo sottovalutato. È lui il più convincente del cast, che vede anche il prezzemolino James Franco nei panni di Hugh Hefner di Playboy, una sempre spumeggiante Juno Temple e una Sharon Stone irriconoscibile, lontana anni luce dai tempi sexy di Basic Instinct e che qui ha la ben poco hot parte della madre della protagonista.


"Giro 50 film all'anno, volevate me ne perdessi uno sul mondo del porno?"

E la protagonista?
Mi sono sempre chiesto se Amanda Seyfried mi piacesse o meno. In Mean Girls era spassosissima, in Jennifer’s Body veniva offuscata alla grande da Megan Fox, in filmetti come Dear John e Letters to Juliet mi era sembrata parecchio insipida, in Les Misérables è una lagna come del resto tutta la pellicola, mentre in cose non eccezionali come Cappucetto rosso sangue, Gone e In Time non mi era dispiaciuta. Questo film però ha risolto il dubbio: Amanda Seyfried non mi piace. Nonostante abbia il ruolo di una pornostar, nonostante si intravedano le sue tettazze che non sono niente male, mi ha fatto meno sesso di quanto immaginassi e la sua performance anche a livello recitativo mi ha convinto ben poco.

"Mi stai sempre addosso, mi succhi via la vita.
E io che pensavo fossi brava a succhiare solo qualcos'altro..."
Il problema del film comunque non è la Seyfried che, sebbene meno Sexyfried del previsto, bene o male se la cava ancora. Il problema è lo svaccare della pellicola nella seconda parte, nel suo trasformarsi in un melodrammone in cui alla povera Linda Lovelace ne capitano di tutti i colori, manco fossimo dentro un film di Lars von Trier. A differenza delle pellicole del bastardissimo Von Trier, qui però le sue sofferenze ci vengono inflitte in maniera ruffiana, per impietosire lo spettatore, e ne emerge anche un discorso moraleggiante e accusatore nei confronti della pornografia. La denuncia nei confronti di un ambiente maschilista è del tutto giusta e condivisibile fin che si vuole, ma il modo in cui viene messa in scena non convince molto. Un peccato, perché l’inizio del film intriga con le sue atmosfere 70s e invece nel finale si sprofonda nel biopic televisivo. Televisivo? Magari, visto che il recente film tv Dietro i candelabri – Behind the Candelabra della HBO è parecchio più avvincente e riesce a evitare le trappole del facile pietismo in cui cade questo film per il cinema.

Attenti allora a come vi approcciate a questo Lovelace. Se vi aspettate un film su:
- Porno, yeah!
- Trombate, doppio yeah!!
- Pompini, triplo yeah!!!
Sarete soddisfatti solo in piccola parte. Uno pensa a una roba come Gola profonda e si immagina il sesso e il divertimento, quando dietro alla sua realizzazione e alla sua protagonista in realtà c’è tutta un’altra storia. Lovelace è un biopicone drammone non malvagio, solo deprimente come pochi altri film visti di recente. Ebbene sì. Lovelace è un film sul mondo del porno, ma lo fa ammosciare.
(voto 6-/10)

venerdì 31 gennaio 2014

NEL BLU DIPINTO DI BLUE JASMINE




"Una recensione di Blue Jasmine? Oh, ma che bello!"
Blue Jasmine
(USA 2013)
Regia: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen
Cast: Cate Blanchett, Alec Baldwin, Sally Hawkins, Bobby Cannavale, Michael Stuhlbarg, Louis C.K., Alden Ehrenreich, Peter Sarsgaard
Genere: alleniano
Se ti piace guarda anche: qualunque altro film di Woody Allen a parte To Rome With Love che quello te lo puoi anche risparmiare

Continuo a non capire. Woody Allen mi piace o meno?
Ci sono alcuni suoi film che ho apprezzato parecchio (Midnight in Paris e Io & Annie su tutti), altri che invece considero sopravvalutati (Match Point e Manhattan, per esempio), mentre altri sono proprio delle porcatone (Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni e l’atroce To Rome with Love), e ancora ve ne sono alcuni che mi sembrano piuttosto buoni ma non eccezionali (come Sogni e delitti, Vicky Cristina Barcellona, Scoop e Basta che funzioni). E ce ne sono un sacco che non ho visto perché questo gira un film all’anno e per recuperarli tutti bisognerebbe prendersi un anno sabbatico soltanto per recuperarli.
Di Woody adoro il suo tipo di umorismo, cinico, bastardo e vagamente, ma neanche troppo vagamente, intellettualoide. Mi piace la sua attitudine snob. Ai Golden Globe Awards che si sono tenuti una manciata di settimane fa ad esempio gli hanno fatto l’onore di consegnargli il premio alla carriera e lui non s’è manco scomodato di andare a ritirarlo, tanto per dire quanto è snob. Di Woody adoro inoltre l’influenza che ha avuto sulle nuove generazioni, su serie come Girls o Louie.

"Non è iniziata benissimo. Meglio berci su."
Il mio problema con Woody Allen… qual è il mio problema con Woody Allen?
Il principale è proprio quello che gira un sacco di film. Uno all’anno è troppo, considerando il tempo e la cura necessari che si devono riporre sia nella fase di scrittura che nella pre-produzione che poi nel girare. Ormai Woody ha sviluppato un suo modello di lavorazione che gli consente di sfornare una pellicola dopo l’altra come se fosse in catena di montaggio e il problema è proprio questo. Spesso si ha la sensazione di un compitino annuale svolto con diligenza, senza però il fuoco dentro. Senza che ci sia una reale urgenza creativa. La voglia di dire e di fare, nonché l’anarchia di una pellicola come Io & Annie, sono ormai un ricordo lontano, persino nelle sue pellicole recenti più riuscite. C’è sempre l’impressione di una costruzione eccessiva, finta e ormai affiora una certa ripetitività. I personaggi di Woody continuano a essere una variante di Woody, pure in questo ultimo Blue Jasmine. Non inganni l’aspetto di Cate Blanchett, decisamente poco somigliante all’occhialuto regista newyorkese. Jasmine non è altro che un altro, l’ennesimo alter-ego di Allen. Come sarebbe Woody se fosse una bionda ricca che improvvisamente si trova con le pezze al culo?
Sarebbe così, sa-sa-sa-sarebbe Ja-ja-ja-jasmine.
"Beh dai, non sta andando nemmeno troppo male."

Con Blue Jasmine, Woody conferma comunque la sua abilità di scrittura perché questo, checché possa sembrare, è un altro esercizio di scrittura del regista e sceneggiatore precursore degli hipster. I dialoghi sono anche questa volta ottimi, i personaggi sono ben costruiti, qualche battutina azzeccata emerge qua e là, anche se l’umorismo è diventato più acido e feroce del solito.
La cosa migliore di Blue Jasmine è questa. Ci propone un Woody Allen incazzato. Non si sa bene in particolare con chi o con cosa. Forse con tutti. Ce n’è sia per la upper class che per i proletari.


"Io come Meryl Streep? Ma che scrive, quel Cannibal Kid?"
Eppure il film non morde del tutto. Così come l’interpretazione di Cate Blanchett. Brava, bravissima Cate Blanchett, ma la sua è una di quelle performance che sembrano più una strizzatina d’occhio all’Academy e alle varie giurie di premi piuttosto che un far vivere per davvero il suo personaggio. Uno di quegli esercizi di recitazione, una di quelle interpretazioni impeccabili alla Meryl Streep. La blue Jasmine della Blanchett è un personaggio notevole, ma resta per tutto il tempo un personaggio di fiction, non si trasforma mai in una persona vera. Anche le scene di maggior follia, recitate con una notevole intensità, non sfociano mai in un lasciarsi andare completo, liberatorio, come la straordinaria Natalie Portman de Il cigno nero, tanto per fare un esempio non a caso, o come il sorprendente Leonardo DiCaprio di The Wolf of Wall Street. Quindi brava, bravissima Cate Blanchett, ma l’Oscar io non glielo darei. Tanto l’Academy glielo consegnerà di sicuro, quindi a cosa conta la mia opinione?

"Beh, almeno noi non ci possiamo certo lamentare..."
Ho amato invece Sally Hawkins. Sally Hawkins sì che è un fenomeno. Come già capitato con la idola Poppy di Happy Go Lucky, Sally Hawkins è una di quelle attrici che riescono a trasformare un personaggio in una persona, una persona a tutto tondo, nonostante la costruzione molto fiction del cinema di Allen. La Hawkins l’ho adorata, così come anche Louis C.K., il grandissimo comico della sopra citata serie Louie. Uno che ha un tipo di umorismo parecchio alla Woody Allen, uno per giunta di New York City, uno quindi che non poteva mancare di comparire prima o poi in un suo film. In attesa che Woody gli regali una pellicola da protagonista assoluto, qui Louie, per quanto in un ruolo piccolo, ci regala i momenti più divertenti della visione. Applausi pure per gli altri attori del cast, soprattutto il tamarro Bobby Cannavale, il sempre più promettente Alden Ehrenreich che qui fa il figliastro della Cate Blanchett e il sempre sottoutilizzato e sottovalutato Peter Sarsgaard.

"Cannibal Kid, sono parecchio adirata con te!"
Menzione negativa invece per Michael Stuhlbarg e il suo macchiettistico personaggio del dentista maniaco.
Un’altra cosa che non mi convince mai del tutto nei film di Allen sono poi le musiche. Questo jazzettino che usa spesso e volentieri cosa mi rappresenta? È poco emozionante, poco trascinante e, più che come accompagnamento di una pellicola cinematografica, andrebbe bene come musica da ascensore. A spiccare qui è giusto una rilettura in chiave jazzata di “Blue Moon”, che pure è carina ma è incapace di creare un vero trasporto emotivo. Almeno per quanto mi riguarda. Tutto il film mi ha dato la stessa impressione. Guardabilissimo, scivola via che è un piacere, eppure la sensazione che manchi qualcosa non mi ha abbandonato dall’inizio alla fine. Per quanto questa volta sia incentrato su un personaggio femminile, per quanto sia un po’ meno comedy e più amarognolo del solito, alla fine è sempre il solito Woody. Non certo al suo peggio, in confronto al precedente To Rome with Love il livello è tornato per fortuna a essere molto ma molto più alto, però nemmeno al suo meglio. È un Woody medio, con tutti i pregi e i difetti del caso. Perché?
Ancora una volta torniamo lì. Al fatto che gira troppo. In questo Blue Jasmine c’è fondamentalmente solo un’idea narrativa: alternare il presente da miserabile poveretta in quel di San Francisco della protagonista al passato in cui era una benestante, molto benestante in quel di New York. Un espediente non certo nuovo e che dalla serie Lost in poi è diventato alquanto abusato e che comunque qui tutto sommato funziona. Basta che funzioni. Peccato sia anche l’unico spunto del film e te credo, quando uno ne gira uno all’anno, non è che può avere tutte le volte tremila idee.
Posso allora solo immaginare cosa tirerebbe fuori se girasse una pellicola ogni dieci anni. Ma so già che non lo scoprirò mai. Woody continuerà a sfornare il suo film annuale, io continuerò a guardare e apprezzare di più o di meno o a storcere il naso a secondo del caso, senza però mai rimanere travolto completamente dal suo cinema. Senza mai amarlo del tutto. E per questo motivo oggi mi sento un blue Cannibal.
(voto 6+/10)
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