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venerdì 10 ottobre 2014

22 JUMP STREET, IL SEQUEL FOTOCOPIA





22 Jump Street
(USA 2014)
Regia: Phil Lord, Christopher Miller
Sceneggiatura: Michael Bacall, Oren Uziel, Rodney Rothman
Cast: Jonah Hill, Channing Tatum, Ice Cube, Amber Stevens, Wyatt Russell, Peter Stormare, Jillian Bell, Dave Franco, Nick Offerman, Patton Oswalt, Queen Latifah, Craig Roberts, Diplo, Anna Faris, Bill Hader, Seth Rogen, Richard Grieco
Genere: college di polizia
Se ti piace guarda anche: Mai stata baciata, Una spia non basta, Scuola di polizia, 21 Jump Street (la serie)

Il primo fatto che salta agli occhi di questo 22 Jump Street non è il Jonah Hill sempre più dimagrito, ormai ce ne siamo già abituati mentre lui intanto forse è ingrassato di nuovo. A jumpare subito in maniera evidente alla vista è il fatto che sia un film tratto da un film che a sua volta era già tratto da un vecchio telefilm.

In tal senso, i precedenti non è che siano stati dei più positivi: Charlie’s Angels, Starsky & Hutch, Hazzard, A-Team… tutti filmetti davvero poco degni di nota. E pure di rispetto, quindi dico BLEAH, che schifo!
Tutte operazioni, o meglio tentativi, di aggiornare all’epoca moderna vecchie storie da piccolo schermo con risultati in bilico tra il ridicolo e il tragico. Senza però risultare tragicamente divertenti. Soltanto delle minchiatone. Qualcuno citerà allora la saga di Mission: Impossible tomcruisizzata. E va bene, in quel caso la resa cinematografica, seppure altalenante, è stata decente. Però certo che, se anche non l’avessero fatta, io non avrei sentito un grosso vuoto dentro la mia anima.

Con tali precedenti non certo esaltanti alle spalle, le premesse erano tragiche per questo 22 Jump Street, che peraltro è il sequel della versione cinematografica della serie tv. Mi viene infatti in mente Charlie's Angels 2, che era peggio, e molto, persino del già modestissimo primo film.
Quanto alla serie cui si ispira, 21 Jump Street è stato un telefilm 80s andato in onda negli Usa tra il 1987 e il 1991 per ben cinque stagioni, con un buon successo in patria. In Italia il serial è stato invece trasmesso da Italia 1 con il titolo I quattro della scuola di polizia ma non mi risulta sia diventato un fenomeno di massa né di culto. Dalle nostre parti, la serie risulta vagamente conosciuta soprattutto per aver lanciato la carriera del giovane Johnny Depp, che già pochi anni addietro aveva esordito nel primissimo mitico A Nightmare on Elm Street. Dove non faceva una bella fine, se non ricordo male… Qualche anno più tardi Depp mani di forbice avrebbe però preso spunto per le unghie affilate proprio da Freddy Krueger. Chissà, probabilmente all’epoca i due si facevano la manicure nello stesso posto.

Premettendo che non ho mai visto la suddetta serie tv 21 Jump Street, mi sembra comunque che in questo sequel del remake non si sia tentata tanto un’operazione nostalgia, ma si sia preso semplicemente spunto dalla trama del telefilm per creare qualcosa che parli di oggi.
L’idea della serie è quella di reclutare degli agenti di polizia giovani e infiltrarli in un college spacciandoli per studenti normali in modo da catturare degli spacciatori di droga (e nel telefilm immagino anche per altri crimini di natura varia). La storia dell’infiltrato funziona sempre, da Point Break a Fast & Furious, perché è un modo efficace per raccontare un determinato mondo, dal surf alle auto truzzate, attraverso il punto di vista di un esterno che però fa il doppiogioco e poi finirà immancabilmente per farsi catturare anche lui dal fascino di quel determinato mondo e scusate se vi ho spoilerato sia Point Break che Fast & Furious.
Anche se il film che mi ha ricordato di più questo 22 Jump Street è Mai stata baciata, commedia romantica in cui Drew Barrymore per scrivere un articolo sui giovani si finge una studentessa e torna al liceo, rivivendo gioie e soprattutto dolori dell’epoca.

Anche applicato al tema adolescenziale, questo è un espediente narrativo parecchio comune. Non quello del poliziotto infiltrato, ma dell’esterno in generale. Capitava ad esempio in Beverly Hills 90210 a Brandon & Brenda, due gemelli montanari provenienti dal Minnesota che da un giorno all’altro si ritrovano a trasferirsi sotto il sole glamour di L.A. e a dover cambiare il loro stile di vita in maniera radicale in quattro e quattr’otto. E ben felici di farlo. Così come succedeva in The O.C., dove Ryan Atwood (il Ben McKenzie oggi detective di Gotham), giovane criminale che fotteva le auto radio nel quartiere del Chino, veniva pure lui catapultato all’improvviso al sole della California a vivere in una villa con piscina mega-sborroneria per ricconi.

Senza andare a trovare ulteriori collegamenti con serie varie, torniamo sulla retta via di 22 Jump Street. Nel film c'è un breve cameo di uno dei protagonisti del telefilm originale, Richard Grieco, mentre questa volta Johnny Depp non si degna manco di apparire. Per il resto, il film è assolutamente indipendente dalla serie tv e quindi godibile da tutti, anche da chi non ha visto il primo film, riassunto in maniera veloce ed esilarante all'inizio, e infatti la pellicola ha ottenuto un successo enorme negli USA portando nelle sale anche chi il telefilm manco l'aveva mai sentito nominare. Chissà allora a questo punto che non facciano anche un vero terzo capitolo, dopo quelli fittizi dei titoli di coda. In Italia invece l'hanno proposto praticamente senza promozione in una manciata di salette nel periodo estivo e, così come già con l'episodio precedente, non se l'è filato quasi nessuno. Complimenti.

22 Jump Street - il film è un film con venature action e poliziesche leggere. Ma soprattutto, è una comedy molto jump around, jump around, jump around, jump up jump up and get down! Le scene più d’azione infatti lasciano il tempo che trovano. A convincere è soprattutto la parte comica, il bel susseguirsi di battute e di momenti folli e divertenti. Alcuni persino deliranti, come quando i due protagonisti si drogano. Funziona poi molto bene l’alchimia tra i due protagonisti, i diversissimi Jonah Hill e Channing Tatum...

Hey, un momento...
Avete per caso avuto una sensazione di deja vu? Questo post vi suona stranamente famigliare? Vi sembra di averlo già letto prima?
Beh, probabilmente perché l'avevate già letto, nel giugno 2012. Quella che avete trovato sopra è infatti la recensione che avevo scritto di 21 Jump Street, giusto un minimo riadattata.

Perché vi ho tirato questo scherzetto?
Perché, oltre al fatto che sono un bastardo, in pratica è quanto fa anche 22 Jump Street. La missione in cui sono coinvolti i due agenti protagonisti Jonah Hill e Channing Tatum è praticamente identica a quella precedente, con l'unica variante dell'ambientazione del college anziché quella del liceo. 22 Jump Street non cerca quindi di fare come tanti sequel che fingono di essere differenti dal primo capitolo quando non lo sono. 22 Jump Street è uguale a 21 Jump Street e non fa niente per nasconderlo. Squadra che vince non si cambia. Film che vince non si cambia. Il primo funzionava e, per quanto affiori una sensazione di deja vu, funziona pure questo secondo.
Com'è possibile che funzioni e com'è possibile che a me sia piaciuto, visto che io i sequel li critico sempre e comunque? Non avendo ancora (colpevolmente) mai visto Il padrino - Parte II, l'unico seguito che credo di aver apprezzato quanto (e forse un pochino di più) dell'originale è stato Ritorno al futuro - Parte II. Tutti gli altri mi hanno immancabilmente deluso, o annoiato, o fatto incazzare, o tutte queste cose messe insieme, benché alcuni non fossero troppo male. Mi viene in mente giusto Scream 2 e non è un caso. In quello, così come in questo 22 Jump Street, si ironizza sul concetto stesso di sequel. Da subito si mette in luce il fatto che il numero 2 non sarà mai al livello dell'1 e così, mettendo in chiaro questo aspetto, ne esce una pellicola che può avere una sua dignità.

22 Jump Street ridicolizza l'idea di seguito e la ripetizione all'infinito di una stessa idea (si vedano i titoli di coda) ed è questa la sua arma vincente. Oltre a ciò, la sua ironia prende di mira in maniera ancora più estrema i classici buddy movie polizieschi alla 48 Ore, Tango & Cash e numerosissima compagnia varia. Come il primo episodio, più del primo episodio. Il rapporto tra Jonah Hill e Channing Tatum viene qui presentato come quello tra due fidanzatini, portando il bromance tipico di questo genere di film a livelli mai toccati prima.
Fondamentalmente è tutto come nel precedente capitolo, citazionismo compreso, che qui va a toccare tra le altre cose Arma letale, Spring Breakers e pure il videogame Grand Theft Auto, il primo mitico GTA, nella scena con ripresa dall'alto. Oltre a una trama pressoché invariata, vengono riprese quasi pari pari pure numerose scene, come quella in cui i due protagonisti si drogano e hanno le visioni, o il sacrificio di uno che si prende un proiettile per salvare l'altro.
Il colpo di genio di questa pellicola sta proprio in questo: fare una copia spudorata ed esplicita del primo film. Prendere di nuovo dalle tasche del pubblico i soldi del biglietto con una pellicola identica all'altra, senza l'ipocrisia di tanti seguiti in circolazione. 22 Jump Street è un sequel fotocopia, ma se non altro lo dichiara e non lo tiene nascosto. Io questa la chiamo onestà intellettuale...
Va beh, considerando il livello della comicità del film, intellettuale mica tanto. Diciamo solo onestà e basta.
(voto 6+/10)

domenica 24 agosto 2014

THE ZERO THEOREM, IL TEOREMA DI RENATO ZERO




The Zero Theorem
(USA, Romania, UK, Francia 2013)
Regia: Terry Gilliam
Sceneggiatura: Pat Rushin
Cast: Christoph Waltz, Mélanie Thierry, David Thewlis, Lucas Hedges, Tilda Swinton, Matt Damon, Ben Whishaw, Peter Stormare, Rupert Friend, Gwendoline Christie
Genere: intrippato
Se ti piace guarda anche: Brazil, Mood Indigo – La schiuma dei giorni, Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo

Noi abbiamo visto The Zero Theorem. A noi è piaciuto The Zero Theorem, ma non vi diremo di cosa parla. Per prima cosa perché noi prima di vederlo non ne sapevamo nulla ed è meglio così, soprattutto per pellicole come questa. È meglio non sapere proprio niente. Andare completamente alla cieca. E poi per seconda cosa perché è impossibile dire di cosa parla un film di Terry Gilliam. Di cosa tratta ad esempio Brazil?
Noi non riusciamo a dirlo con esattezza, eppure questo nuovo The Zero Theorem con il suo futuro distopico orwelliano e con il suo protagonista stralunato lo ricorda parecchio. Quindi di cosa parlano entrambi?
Boh.
E L’esercito delle 12 scimmie?
Non sappiamo bene su cosa è incentrato con precisione, però è uno dei nostri film preferiti. La prima volta che l’abbiamo visto eravamo solo dei bambini. Era una delle prime volte al cinema con gli amici e ricordiamo solo di aver fatto un dannato casino per tutto il tempo, non capendoci nulla della visione e rendendo impossibile la comprensione anche agli altri poveri spettatori presenti al cinema. Che dannati bimbiminkia che eravamo, e che forse siamo ancora. Quando poi l’abbiamo recuperato qualche anno più tardi da adolescenti ne siamo rimasti folgorati. Non c’abbiamo compreso un’altra volta un granché, ma l’abbiamo adorato.
E Paura e delirio a Las Vegas, di cosa tratta?
Impossibile capirlo a mente lucida. Dopo l’assunzione di dosi massicce di droghe siamo riusciti a comprendere qualcosa di più, ma è stato lo stesso difficile venirne a capo.

"E' meglio indossare una tuta protettiva, prima di visitare Pensieri Cannibali."
I film di Terry Gilliam in pratica non sappiamo di cosa parlano. Forse di tutto, forse di niente. The Zero Theorem prosegue nella stessa direzione. Possiede un impianto visivo sbalorditivo eppure il suo significato è sfuggente. Si tratta di una pellicola profondamente esistenzialista, che detta così è una frase che anch’essa sembra significare tutto e invece non vuol dire niente. Oppure è il contrario?
In The Zero Theorem c’è dentro la vita di oggi, tra social network, app e una connessione alla rete 24 ore su 24 che ci succhia via la vera vita. O magari invece ci regala una vita migliore, piena di fantasia, attraverso cui fuggire da un lavoro e da una routine senza scopo?
Chi lo sa.
The Zero Theorem è il solito gran casino tirato fuori dalla mente folle di Terry Gilliam e non si capisce bene se sta dalla parte della tecnologia o contro. Non si capisce bene se sta dalla parte di chi ha Fede, di chi vive con delle convinzioni, o da quella di chi non crede in niente se non nel vuoto e nella certezza di stare dentro a un mondo privo di senso. Non si capisce bene se sta dalla parte di chi ama, o di chi sogna solamente di amare. E soprattutto non si capisce bene, anzi non si capisce proprio per niente, come qualcuno possa rifiutare l’amore di una come Mélanie Thierry, la splendida Mélanie Thierry.


The Zero Theory è un interrogarsi sul senso della vita che pone delle domande e non offre delle risposte che d’altra parte sarebbe impossibile fornire. Allo stesso tempo è un interrogarsi sul senso del cinema. Sul senso del cinema di Terry Gilliam, se ne ha uno.

Non avete capito niente di quanto abbiamo detto fino ad ora?
Lo capiamo. L’unica cosa che probabilmente avrete capito è che si tratta di un nuovo delirio nel tipico stile del regista. Un trip che va vissuto disconnettendosi da se stessi ed entrando negli occhi e nella mente del protagonista, interpretato da un grandioso Christoph Waltz, uno che è un creep, un weirdo, uno che non sa cosa diavolo ci fa qui, uno che non appartiene a questo mondo.
Un'altra cosa che probabilmente non avrete capito è perché stiamo parlando con il pluralis maiestatis. Non è per le nostre solite manie di grandezza, ma una volta vista la pellicola lo scoprirete.
Forse.
(voto 7/10)

"Questo post cannibale l'abbiamo trovato ancora più incomprensibile del solito."

martedì 14 maggio 2013

HANSEL E GRETEL: CACCIATE I CACCIATORI DI STREGHE


Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe
(Germania, USA 2013)
Titolo originale: Hansel & Gretel: Witch Hunters
Regia: Tommy Virkola
Sceneggiatura: Tommy Wirkola
Cast: Jeremy Renner, Gemma Arterton, Famke Janssen, Peter Stormare, Thomas Mann, Pihla Viitala, Zoe Bell
Genere: non ci sono più le fiabe di una volta
Se ti piace guarda anche: Biancaneve e il cacciatore, Shrek, Once Upon a Time

Vi siete mai immaginati come sarebbe continuata la vita dei personaggi delle fiabe, dopo la fatidica scritta The End?
Saranno vissuti davvero tutti quanti per sempre felici e contenti?
Non credo. Io ad esempio mi immagino Cenerentola diventare una desperate housewife depressa, che affoga nell’alcool un matrimonio infelice con il suo bel principe, ormai diventato vecchio, grasso e pelato e che regala scarpe soltanto a quelle zoccole delle sue amanti.
Oppure Cappuccetto rosso me la vedo bene come escort tossica, mentre quella cagaminkia di sua nonna cerca di rimetterla sulla buona strada. In bocca al lupo, vecchina.
O ancora Pinocchio. Pinocchio è cresciuto e ha sfruttato quel naso allungabile che si ritrova per diventare un pornodivo con una perversa linea di video tutta sua.

Famke Janssen
Tra Shrek e la serie Once Upon a Time, i recenti Cappuccetto rosso sangue, Biancaneve, Biancaneve e il cacciatore, Biancaneve sotto i nani, Bianca come la neve cappuccetto rosso come il sangue,  etc., sono ormai innumerevoli i tentativi di riscrivere le favole e i personaggi più celebri cui assistiamo ormai quotidianamente in tv e al cinema. Quando ho sentito parlare dei bambinetti Hansel & Gretel ormai cresciuti diventare cacciatori di streghe, ho però pensato che tra tutte le riscritture, questa sarebbe potuta essere la più assurda e trash.
Non mi sbagliavo mica.

Famke Janssen la mattina appena sveglia
Questi nuovi Hansel & Gretel vanno presi dunque così. Non sul serio, ma come puro intrattenimento leggero e disimpegnato, disimpegnatissimo. In tal senso, il film scorre via veloce, grazie a una durata effettiva che si aggira sui 75 minuti. Sì, si sono proprio sprecati. I problemini arrivano considerando come metà circa della breve durata sia composta da combattimenti ridicoli, quando va bene, noiosi, quando va male. Per il resto, è davvero difficile prendere il film sul serio anche volendo sforzarsi proprio tanto. La sceneggiatura è qualcosa che sarà stata buttata giù in 5 minuti, massimo.
Volete sapere la storia?

Un gruppo di bambini è stato rapito da delle streghe cattive cattive, capitanate da quella cattiva cattiva sexy sexy Famke Janssen (di recente anche nella serie tv da non perdere Hemlock Grove). Il motivo? Devono realizzare il solito sacrificio umano per realizzare i loro soliti diabolici intenti. A chiamare a risolvere la situazione vengono chiamati Hansel & Gretel, che da bimbiminkia mangiadolci quali erano, si sono trasformati in cacciatori di streghe. Non semplici cacciatori di streghe, ma i più grandi cacciatori di streghe del mondo. Forse perché non ce ne sono altri in giro…
Lui, Hansel, è Jeremy Renner, quello partito bene con l’esplosivo The Hurt Locker di Kathryn Bigelow e poi rapidamente, tra The Avengers, Mission: Impossible 4 e The Bourne Legacy assortiti, trasformatosi in pessimo action hero per le nuove generazioni. Sembrava un attore promettente, qui la sua interpretazione è invece solo imbarazzante. Va bene voler fare i fighi a tutti i costi in tutti i laghi in tutte le scene, però qui il Renner esagera troppo, persino più dell’ultimo Tom Cruise.

Meglio, molto meglio, quella sventolona della sua sorellina, Gretel al secolo l’inglese Gemma Arterton. Pure lei non sfodera un’intepretazione memorabile e a vederla solo in questo film può sembrare quasi cagna, però non è così e in film come La scomparsa di Alice Creed e Tamara Drewe ha dimostrato che oltre alle tette c’è di più.

Il vero mistero del film allora non è se Hansel & Gretel riusciranno a salvare i bambini e a eliminare le streghe cattive cattive. Sapete già la risposta. Il vero mistero è:

Chi si farà Gemma Arterton nel film?
A) Thomas Mann, il ragazzino dalla faccia simpatica di Project X che aiuta i due fratelli nelle loro avventure.
B) Il troll Edward, mostruoso ma dal cuore tenero.
C) Il fratello Hansel, ché il rapporto tra i due contiene un sottotesto neanche troppo velatamente incestuoso.
D) Gli zingari.

Fate le vostre scommesse.

"Hansia da prestazione, Hansel?"
"Miii, che simpatica che sei. Mo' adesso non te lo do' più!"
Questo mistero contribuisce a tenere svegli acceso l’interesse nei confronti di un film modestissimo che per il resto dalla sua parte ha giusto un paio di momenti pseudo divertenti e di battute pseudo riuscite, mentre per il resto è un tripudio di inseguimenti e combattimenti trash tra i due fratelli guerrieri e le streghe cattive cattive. Ne sarebbe potuto anche uscire un filmetto più spassoso se solo Tommy Wirkola, regista norvegese di Dead Snow, avesse pensato di scrivere anche una sceneggiatura di contorno. Invece si è dimenticato di farlo. Pazienza, sarà per la prossima volta. E temo che ci sarà una prossima volta, con un sequel già preannunciato dal (pessimo) finale.
Magari però nel sequel cambiate professione ai due fratelli. Non più cacciatori di streghe, basta! Facciamo che lui diventa un camionista depresso e drogato, lei invece facciamola diventare una spogliarellista. Grazie.
(voto 4,5/10)



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