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giovedì 2 gennaio 2014

MUSICA CANNIBALE 2013 – TOP 10 CANZONI



E così siamo arrivati in fondo a un'altra classifica del 2013 ed è appena il 2 gennaio 2014. Quest'anno sto facendo clamorosamente in fretta!
Dopo le posizioni dalla 40 alla 31, quelle dalla 30 alla 21, persino quelle dalla 20 alla 11, oggi va in scena la Top 10 delle canzoni dell'anno di Pensieri Cannibali.
Le ascoltiamo subito, ma prima un breve ricordo dei pezzi vincitori delle annate passate:

2007 - Justin Timberlake "What Goes Around... Comes Around"
2008 - MGMT "Time to Pretend"
2009 - Bat for Lashes "Daniel"
2010 - Katy Perry "Teenage Dream"
2011 - College feat. Electric Youth "A Real Hero"
2012 - Bat for Lashes "Laura"

Ora via alla Top 10 delle canzoni cannibali 2013.

10. Placebo “Too Many Friends”
La canzone meno social del 2013.



9. Miley Cyrus Wrecking Ball
La canzone più amata dai martelli del 2013.



8. Lorde “Royals”
La canzone più "non siamo reali e non ce ne pò fregà de meno" del 2013.

Dicono di lei su
tetter
Kate Middleton @QueenKate
“And we'll never be royals”… ma parla per te, sciacquetta! @lorde




7. Vampire Weekend Diane Young
La canzone più vampiresca del 2013.



6. London Grammar “Wasting My Young Years”
La canzone più post-adolescenziale del 2013.



5. Zedd feat. Foxes “Clarity”
La canzone più chiaramente tamarra del 2013.



4. Daft Punk “Get Lucky”
La canzone più fortunata del 2013.



3. Foals “My Number”
La canzone più figata del 2013.



2. Erlend Øye “La prima estate”
La canzone italiana più stupenda del 2013. E doveva scriverla un norvegese.

Dicono di lui su
tetter
Mogol @GranMogol
Non sentivo una canzone in italiano tanto riuscita da quando io scrivevo pezzi per dei grandi artisti. E non per Gigi D’Alessio come adesso.



1. Lana Del Rey “Young and Beautiful”
La canzone più giovane e soprattutto più bella del 2013.


giovedì 19 settembre 2013

TI PLACCIONO I PLACEBO?



Placebo “Loud Like Love”
Era da un po’ che non ero più eccitato per una nuova uscita dei Placebo, band che avevo amato parecchio, soprattutto a fine anni Novanta. Poi era arrivato l’inevitabile calo creativo, d’altra parte capitato alla gran parte delle band gloriose nei 90s. Un calo nemmeno così preoccupante, anche se l’ultimo “Battle for the Sun” potevano risparmiarcelo, però abbastanza da far pensare che i bei tempi dei primi due album, l’esordio rivelazione “Placebo” e soprattutto il loro capolavoro “Without You I’m Nothing”, fossero andati.
Quest’estate è invece arrivato il nuovo singolo “Too Many Friends” e ha fatto ben sperare, riportando a sorpresa alla mente quei bei tempi de ‘na vorta. Un pezzo in cui anche dalle lyrics Brian Molko sembrava aver ritrovato l’ispirazione antica, rinnovata con una notevole dose di autoironia: “My computer thinks I’m gay/I threw that piece of junk away”, canta in quella che si rivela una specie di ode contro i social network. Una canzone notevole per di più accompagnata da un video che presenta come narratore speciale il mio scrittore idolo Bret Easton Ellis.



Dopo una così buona premessa, il resto dell’album delude. Qualche pezzo purtroppo sbanda sui sentieri dello stadium rock urlato a squarciagola, e si poteva evitare. L’apripista “Loud Like Love” ad esempio me la immagino cantata in coro ai concerti manco fosse “Balliamo sul mondo”. Con la differenza che i fan dei Placebo la grideranno con in mano un mascara nero, quelli del Liga si scatenano con in mano un fiasco di lambrusco.



Nonostante questa sbandata, per il resto nell’album non c’è niente che non vada. Le canzoni non sono nemmeno malaccio, soprattutto "Hold On to Me". Il sound ricorda i vecchi tempi. Solo che quei bei tempi ormai sono andati, c’è poco da fare, e questa è solo una replica, troppo ripulita, troppo iperprodotta. L’unico brano davvero ispirato resta “Too Many Friends”. Il resto scivola via liscio, gradevole all’ascolto. Solo, non lascia traccia. Con un pizzico di malinconia, è ora di affrontare la realtà: mi sa che ormai è tempo di cambiare terapia. Era inevitabile, l’effetto placebo ha perso la sua efficacia. È ora di passare alle medicine vere.
(voto 6/10)


sabato 28 aprile 2012

40 cariati

"Ehm, qualcuno ha una scala? No, eh?"
40 carati
(USA 2012)
Titolo originale: Man on a Ledge
Regia: Asger Leth
Cast: Sam Worthington, Elizabeth Banks, Jamie Bell, Genesis Rodriguez, Edward Burns, Titus Welliver, Kyra Sedgwick, Anthony Mackie, Ed Harris
Genere: (finto) suicida
Se ti piace guarda anche: Phone Booth, ATM - Trappola mortale, Buried - Sepolto

Lo dicevo già a proposito di Hugo Cabret di Martin Scorsese. Certi film non dovrebbero essere fatti. Per prima cosa, perché non ce n’è bisogno. Per seconda cosa, perché esistono già dei videoclip che in una manciata di minuti appena danno loro merda. Succedeva con “Tonight Tonight” degli Smashing Pumpkins, omaggio parecchio più riuscito a Méliès e alla magia del suo cinema delle due ore del capretto scorsesiano.
Vale ancora di più per questo 40 carati, titolo originale Man on a ledge, ovvero uomo su un cornicione.
E sulla situazione “uomo su un cornicione”, il video di “Pure Morning” dei Placebo aveva già detto tutto e in maniera molto più affascinante e misteriosa.


"Cannibal è armato? Allora me ne rimango qui sopra!"
Il film comunque l’hanno voluto fare lo stesso, e com’è?
Come volete che sia?
40 carati è il solito ennessimo thriller (thriller?) prevedibile dalla prima all’ultima scena. Fin da subito capiamo infatti che il tizio non è un suicida sul cornicione qualunque, ma ha in testa un piano ben preciso. E questo la pellicola ce lo racconta immediatamente, facendoci rivivere in flashback i suoi trascorsi come carcerato.
Il mistero? Questo film manco sa cos’è. Tutto ci viene rivelato senza sorprese, non c’è manco mezzo colpo di scena imprevedibile che di solito si vede anche nel peggiore tra questi thrillerini americani prodotti in serie.
Prodotti da zero carati, tra l'altro. Il solito fantasioso titolo italiano chi vuole ingannare?

Se a salvare alcuni di questi prodotti, perché non sono film sono prodotti, a volte è il cast. Ma non è questo il caso. Assolutamente no. Il protagonista Sam Worthington è l’uomo meno espressivo del mondo. Che si trovi sopra il cornicione di un grattacielo, su Pandora in mezzo ai cazzo di Na’vi o al fianco di Jessica Chastain, la sua faccia non cambia mai.
MAI
Se in Texas Killing Fields notavo nella sua recitazione qualche vago segno di miglioramento, VAGO, qui devo fare un secco dietrofront. L’unico motivo di interesse nel vederlo stare tutto il tempo sul cornicione è aspettare solo che decida di saltare giù e spiaccicarsi brutalmente. Voglio vedere se dopo l'impatto col suolo la sua espressione non cambia... Secondo voi però capiterà?
Ricordo che si tratta di un film prevedibile, MOLTO prevedibile.

"Cannibal è disposto a trattare, Sam. Se prometti che non girerete Avatar 2,
ti lascia rientrare in casa."
Chi altri c’è? C’è anche Elizabeth Banks. Attrice che pure lei non mi ha mai convinto molto. Mi ricorda Elisabeth Shue, altra attrice pure lei, guarda caso, che mai mi ha esaltato. Sì, è comparsa in Ritorno al futuro, però quello era una figata a prescindere. Le due si assomigliano talmente tanto, ma talmente tanto, che forse Elizabeth Banks è in realtà Elisabeth Shue da giovane ritornata al futuro con la Delorean.
Attenzione però, Elizabeth, che a recitare con Sam Worthington si può invecchiare in fretta. E lì poi nemmeno la Delorean ti può venire in soccorso. In almeno un paio di scene insieme a lui, mi è sembrato di vederti spuntare qualche capello bianco per la paura, Elizabeth o dovrei dire Elisabeth? Paura - specifico - provocata dall’inespressività del Worthington, non dalla situazione sul cornicione.

Per il resto si segnalano (per modo di dire) Jamie Bell, anche conosciuto come l’ex bimbo ballerino Billy Elliott Jamie Bell, e la gnoccolona latinoamericana Genesis Rodriguez, non so se sia parente di Belen, però che nome ha? Genesis? La perdono solo per il fisichetto che sfoggia.
Ma comunque si può andare DAVVERO vestiti così a compiere una rapina?


Se sei la figa di turno in un film americano sì, si può.
In caso contrario, è più consigliabile un passamontagna.

"Va bene, Cannibal, mi arrendo: non sono capace a recitare, contento?"
E poi ancora ci sono Titus Welliver, l’uomo in nero di Lost, e il sempre più sprecato Anthony Mackie ed Ed Harris che ogni tanto ricompare in qualche pellicola a caso e c’è pure una svogliatissima Kyra Sedgwick che a parte la serie tv The Closer dove ha trovato il ruolo della sua vita nei film raramente è convincente ma di certo non qui e comunque sono tutti attori che fanno delle particine in un thrillerino in cui il protagonista assoluto Sam Worthington si butta o non si butta giù dal cornicione?
Incrociando le dita e sperando che la faccia finita al più presto, il film procede senza il minimo brivido.
L’ennesima variante del thriller ambientato nei posti più improbabili possibili. Dopo la cabina telefonica di Phone Booth, dopo la bara di Buried - Sepolto, dopo il bancomat di ATM, dopo l’auto di Renzo Bossi, cosa si inventeranno ora i sempre meno fantasiosi sceneggiatori hollywoodiani?
Non voglio scoprirlo.
Ridateci Brian Molko. Ridateci Pure Morning. Ve lo chiedo come si chiede un favore a un amico, perché a friend in need’s a friend indeed.
(voto 4/10)

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