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venerdì 4 gennaio 2013

I MEGLIO FILM CANNIBALI 2012, 30-21


La classifica dei films più apprezzati da queste parti va avanti.
Dopo aver visto le posizioni dalla 40 alla 31, in cui c'erano film che avevo apprezzato ma non adorato fino in fondo, oggi si sale più su, con una serie di pellicole che mi sono piaciute molto, pur nella loro imperfezione e con tutti i loro difetti.
Accanto ai due grossi successi commerciali nell'immagine qui sopra, ci sono una serie di film più o meno piccoli, poco conosciuti e dalla distribuzione italiana scarsa o assente. Io vi consiglio vivamente di recuperarli.

"Dopo averci tanto esaltati, solo 30esimi? Va a quel paese, Cannibal!"
30. Ted
Regia Seth MacFarlane
Genere Peluche
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Mark Wahlberg da bambino desidera che il suo orso prenda vita e parli, e succede. Poi, da grande, desidera come fidanzata Mila Kunis, e succede pure questo. Quale sarà il suo terzo desiderio? Lo scopriremo solo in Ted 2.

Pregi
- Mila Kunis.
- La comicità dei Griffin in formato cinematografico. Grazie, Seth MacFarlane.
- L’orsetto Ted è un idolo.
- La comparsata già cult di Flash Gordon.
- La battuta su Susan Boyle e l’apparizione (una specie) di Taylor Lautner.
- Il cameo di Norah Jones.
- È vero, la storia ha i contorni della favola, i canoni della tradizionale commedia americana vengono rispettati e c’è il lieto fine. Però sono costantemente presenti alcuni momenti demenziali e destabilizzanti in grado, se non di stravolgere le regole, perlomeno di creare un grandioso effetto comico.
- Credo sia il film che in assoluto mi ha fatto ridere di più, in questo 2012.

Difetti
- Nella parte finale, Seth MacFarlane avrebbe potuto osare un pochino di più.
- Mark Wahlberg. Non proprio il massimo, in versione comedy. Probabilmente, non proprio il massimo, in generale.

Scena cult
Flash Gordon e tutto il delirio successivo.

"Cinema indie? Dove stiamo andando non c'è bisogno di cinema indie..."
29. Safety Not Guaranteed
Regia Colin Trevorrow
Genere Viaggi nel tempo
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Su un giornale locale esce un annuncio strano: “Sono un uomo e cerco un partner per fare un viaggio nel tempo.”
Nessuno risponde.
Qualche giorno dopo, esce un altro annuncio strano: “Sono una donna e cerco un partner per fare un viaggio nel tempo.”
Le risposte a questo annuncio arrivano a milioni da tutte le parti del mondo.

Pregi
- I film sui viaggi nel tempo sono quasi sempre una figata. Le serie tv (vedi Terra Nova) non sempre…
- Un regista (Colin Trevorrow) e uno sceneggiatore (Derek Connolly) da tenere d’occhio anche nel futuro. Lo so, perché ho utilizzato una macchina del tempo e l'ho visto con i miei occhi.
- La protagonista femminile Aubrey Plaza è la nuova eroina indie, un incrocio tra Juno e Daria Morgendorffer. Se non vi piace, significa che non siete abbastanza indie. E dovreste vergognarvi per questo.
- Considerato lo spunto di partenza, ci si potrebbe aspettare una pellicola sci-fi, invece è una stralunata commedia indie on the road. Il che non è un male.
- È un film Sundance style.

Difetti
- Gli manca la zampata vincente per diventare un nuovo cult assoluto del genere “viaggi nel tempo”.
- Colonna sonora carina, però non c’è il pezzone da consegnare alla memoria.
- Il protagonista maschile Mark Duplass è destinato a diventare pure lui il nuovo idolo del cinema indie americano, però qui non mi ha convinto del tutto.
- È un film Sundance style e a qualcuno questo potrebbe non piacere. Cavoli suoi.

Attrice cult
Aubrey Plaza.

"Bene, adesso ci sediamo tutti in cerchio e ci guardiamo un film
consigliato da Pensieri Cannibali. Non voglio sentire proteste, come al solito."
28. Sound of My Voice
Regia Zal Batmanglij
Genere Setta misteriosa
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Un tipo e una tipa vogliono girare un documentario sulle sette religiose. Tom Cruise glielo impedisce.
Fine del film.

Pregi
- Dopo Another Earth, Brit Marling si conferma come una delle nuove fenomene del cinema indipendente americano. Anche qui è in veste di co-sceneggiatrice e di interprete. Notevolissima in entrambi i campi.
- Il regista esordiente Zal Batmanglij è un nome da segnare. Impronunciabile, ma da segnare.
- È un film che, grazie alla sua trama misteriosa, tiene incollati allo schermo dall’inizio alla fine.
- Non è un thriller in senso stretto, però è stata una delle visioni più tese dell’anno. Talmente tesa che, al termine, ho avuto bisogno di un massaggio da Jennifer Love Hewitt.
Okay, non è proprio vero vero... in realtà sono semplicemente andato in un centro massaggi orientale.
- La scena con “Dreams” dei Cranberries. Straniante ma bellissima.
- Come già Another Earth, anche il finale di questo sa sorprendere.

Difetti
- Uno stile registico ancora acerbo, che lascia spazio per ampi margini di miglioramento.
- In Italia non è ancora uscito e chissà se uscirà mai. Ma questo è più che altro un difetto della handicappata distribuzione nostrana (senza offesa per gli handicappati, sono stato abbastanza politically correct?).

Personaggio cult
Maggie (Brit Marling).

"Siamo finite nella lista cannibale? Che sorpresa!"
27. Damsels in Distress
Regia Whit Stillman
Genere Radical-chic
RECENSIONE prossimamente…

Trama semiseria
Un gruppo di ragazze cerca di fare la differenza nel proprio campus universitario, combattendo contro il maschilismo. Fino a che il prete anti-donne di Lerici non arriva al college e il film si trasforma in una battaglia epica girata da Michael Bay in cui cominciano a comparire inspiegabilmente anche dei robottoni.

Pregi
- Whit Stillman, regista di culto per pochissimi (me, l’ex direttore del Festival di Venezia Marco Muller e, credo, basta), è tornato con il suo primo film dallo splendido The Last Days of Disco del 1998 e il suo stile è rimasto intatto.
- I personaggi del film, in particolare la protagonista Violet, sono tutti volutamente irritanti e supponenti. Finalmente insomma un film che non cerca di presentarci dei personaggi simpa di turno.
- Piccola ma grandiosa apparizione di Aubrey Plaza (vedi Safety Not Guaranteed un paio di posizioni indietro).
- Greta Gerwig è la nuova Chloe Sevigny. Complimenti migliori di questo non è che ne esistano tanti.
- Ottima anche Analeigh Tompton, già in Crazy, Stupid, Love., e to’ chi si rivede? Adam Brody, ex Seth Cohen di The O.C.
- Simpatico il numero musicale di chiusura.
- È un film fresco e leggerissimo, ma riesce a piazzare pure qualche riflessione non scontata.

Difetti
- Whit Stillman ha replicato lo stile del suo precedente The Last Days of Disco, cambiando epoca ma non cambiando poi molto altro.
- Rispetto a The Last Days of Disco, manca una colonna sonora altrettanto forte.
- I personaggi del film, in particolare la protagonista Violet, sono tutti volutamente irritanti e supponenti. A qualcuno (diciamo a molti) ciò potrebbe non piacere.

Personaggio cult
Violet (Greta Gerwig).

"Speriamo che quest'anno vadano di nuovo a Cortina a fare i controlli
fiscali, altrimenti con la mia attività da piccolo criminale so' cazzi amari..."
26. Sister
Regia Ursula Meier
Genere Famigliare
RECENSIONE prossimamente…

Trama semiseria
Simon è un ragazzino che vive insieme alla sister poco propensa a lavorare e quindi tocca a lui mantenere entrambi, facendo il ladruncolo sulle piste da sci. Il carabiniere sciatore Alberto Tomba proverà a fermarlo. Invano.

Pregi
- Non è un thriller e non è un film di M. Night Shyamalan, eppure a un certo punto c’è un colpo di scena inaspettato, che cambia tutta la prospettiva della storia.
- Una delle sorprese più piacevoli dell’annata. Quella raccontata da questo film franco-svizzero è una vicenda piccola, eppure riesce a toccare il cuore senza alcuna concessione melodrammatica o ruffiana.
- Non è una commedia. È più un dramma. Eppure è girato e raccontato in maniera leggera e ti lascia addosso un senso di piacevolezza.
- To’, chi si rivede? Gillian Anderson, ex Agente Scully di X-Files.
- Léa Seydoux. Un'attrice in costante crescita, nonché fanciulla dal fascino particolare quanto notevole.
- Particolare e notevole anche il finale del film.

Difetti
- È una storia forse persino troppo intima e neorealista. E dalle parti di Pensieri Cannibali il neorealismo non è visto molto di buon occhio.
- Il personaggio di Martin Compston, uno dei migliori attori inglesi emergenti, è troppo sacrificato.

Attrice cult
Léa Seydoux.

"Arco fuck yourself."
25. Hunger Games
Regia Gary Ross
Genere Ne resterà soltanto uno. O due...
Leggi la mia RECENSIONE SEMISERIA

Trama semiseria
Un gruppo di ragazzini partecipa a un reality show. A differenza degli altri reality show, qui i concorrenti si devono eliminare fisicamente a vicenda.
A differenza degli altri reality show?

"Mettiamoci pure comodi,
che con i tempi di Cannibal la numero 1 la scopriremo nel 2014..."
Pregi
- Jennifer Lawrence über alles.
- Finalmente una saga teen con un cervello e anche un minimo di riflessione politica e di critica ai reality-talent-show. Non come altre saghe inutili che preferisco non menzionare.
- Questo film è riuscito a rendere cool il tiro con l’arco. E sì che esistono poche cose meno cool del tiro con l’arco.
- La scena del saluto di Katniss alla gente del Distretto di Rue dopo la sua morte.
- Woody Harrelson fa sempre il suo porco dovere.
- Il fischio inquietante delle ghiandaie imitatrici.

Difetti
- Regia di Gary Ross un po’ piatta nelle scene d’azione, per fortuna non eccessivamente presenti come in altri blockbusteroni americani.
- Elizabeth Banks truccata da versione sfigaga di Lady Gaga.
- Donald Sutherland è un cattivone stereotipato.
- Alcuni particolari del romanzo sono persi nell’adattamento cinematografico, che non li spiega a dovere.
- Il finale hollywoodianizzato rispetto a quello più dark e senza speranza del libro.

Attrice cult
Jennifer Lawrence.

"A cosa brindiamo? Alla grande annata del cinema francese?"
"No, all'aver superato il film bimbominkia cannibale annuale!"
24. Tutti i nostri desideri
Regia Philippe Lioret
Genere Cancerogeno
RECENSIONE prossimamente…

Trama semiseria
Marie Gillain scopre di avere il cancro e così decide di mettersi a cucinare e spacciare metanfetamine.
Ah no, questa è la trama di Breaking Bad.

Pregi
- La tematica ostica della malattia viene affrontata senza eccessivi patetismi, come di recente solo i francesi sembrano saper fare.
- La protagonista Marie Gillain è bravissima.
- Vincent Lindon nelle vesti di comprimario è pure lui bravissimo.
- La sceneggiatura unisce in maniera efficace la vicenda personale della protagonista con un caso legale. A me in genere i casi legali non piacciono, ma questo è ben raccontato.
- Alcune scene molto intense, come quella della nuotata nell’acqua gelida.
- Alla fine ci si commuove, e che cacchio.

Difetti
- La canzone tema del film, “On Saturday Afternoons in 1963” di Rickie Lee Jones, non è che sia proprio il massimo.
- A livello registico, la pellicola non è originale e inventiva come altri film francesi  recenti dalla tematica similare, tipo La guerra è dichiarata.

Attrice cult
Marie Gillain

"E ora in che programma andiamo? Dagli Amici di Maria de Filippi?"
23. God Bless America
Regia Bobcat Goldthwait
Genere Antiamericano
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Frank, in fin di vita e schifato dell’America, decide di fare piazza pulita di alcuni elementi sgradevoli della società, a partire dalla starlette di un reality show. Poi viene in Italia e dice: “Questo è troppo. Da dove comincio?”. A questo punto rinuncia, torna negli USA, gli sembrano un paese ancora decente rispetto al nostro e visse per sempre felice e contento.

Pregi
- Una critica spietata alla società americana come poche vengono prodotte in America. E come non se ne vedevano probabilmente da Natural Born Killers di Oliver Stone.
- Un’ottima riflessione sui reality, sulla tv spazzatura, sulla cultura della violenza e delle armi. Ma fa anche ridere, sebbene sia una risata più che altro amara.
- Joel Murray, finora più che altro caratterista in piccoli ruoli per film e serie tv, in versione protagonista se la cava decisamente bene.
- La giovane co-protagonista dal volto strano Tara Lynne Barr è una rivelazione.
- La scena con "School's Out" di Alice Cooper.

Difetti
- A livello visivo, un film adagiato su uno stile non troppo distante da quello della stessa tv che critica. Scelta interessante e penso voluta, ma forse non del tutto azzeccata.
- Il finale, non riuscito fino in fondo.

Scena cult
Il monologo sulla società di oggi del protagonista Frank (Joel Murray).

"Qualcuno volele succhiale salcicciotto?
Questa non essele metafola sessuale, no no.
E questa non essele nemmeno pallata steleotipata olientale, no no."
22. Guilty of Romance
Regia Sion Sono
Genere Porno manga
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Izumi è una brava mogliettina tettona, fino a che non le propongono di girare film porno. Lì scoprirà finalmente che le sue tettone sono un patrimonio da condividere con l'intera umanità e non con un solo uomo. Una commissione sta valutando di farla Santa Subito.

Pregi
- Le tettone della protagonista Megumi Kagurazaka.
- Tettone a parte, Megumi Kagurazaka offre un’interpretazione di un’intensità che altroché Meryl Streep…
- Il cinema di Sion Sono è sempre un’esperienza visiva e fisica grandiosa e totale.
- È un film sessualmente depravato e folle come solo i giapponesi sanno fare. In più è una splendida discesa nel dark side della mente umana.

Difetti
- Se a livello sessuale è spinto abbastanza, il film poteva spingere di più anche sul versante thriller/horror.
- Qualche esagerazione di troppo che rischia di sfociare nel trash, ma anche questo è il bello del cinema di Sion Sono. Uno che d'altra parte continua a ripetere: "Sion Sono come sono."

Personaggi cult
Le tettone di Megumi Kagurazaka. Yatta!

"Tua mamma è Raffaella Fico? Coraggio piccolo, poteva capitarti di peggio,
anche se adesso non mi viene in mente nessuna. Ah sì... la Franzoni!"
21. Polisse
Regia Maïwenn
Genere Scuola di polizia
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Una fotografa entra a far parte della vita di un gruppo di poliziotti dell'unità a tutela dei minori di Parigi per documentarne il lavoro. Ma poi si fa corrompere dal denaro e vende le foto più compromettenti a Fabrizio Corona.

Pregi
- La regista e attrice Maïwenn farà strada e qui offre già una buona dimostrazione di talento.
- Il tema della pedofilia è affrontato evitando stereotipi e patetismi. Il film riesce anzi a rivolgere uno sguardo originale all'argomento e inserisce persino un inaspettato momento di comicità.
- Una moltitudine di personaggi e storie, intrecciate tra loro in maniera sorprendentemente naturale e fluida. Cosa tutt’altro che semplice.
- Grande prova corale da parte di tutto il cast, dall’attore-rapper Joey Starr alla rivelazione Jérémie Elkaïm, il partner di Valerie Donzelli.

Difetti
- Non che sia una sega totale a recitare, ma Maïwenn appare qui più a suo agio come regista che come interprete.
- Il finale: durissimo, però non del tutto convincente.
- Il personaggio di Riccardo Scamarcio ha davvero poco spazio. Ma questo potrebbe benissimo rientrare anche tra i pregi della pellicola…

Scena cult
La scena della ragazzina che racconta dei suoi lavoretti orali per recuperare il cellulare.

mercoledì 14 marzo 2012

Polisse: Don’t stand so close to me

Certo che i cugini francesi sono proprio dei bastardi.
Li avremo anche battuti a pallone ai tempi degli ormai lontani, lontanissimi Mondiali 2006, ma nel frattempo loro si sono rifatti alla grande a livello culturale, dove continuano a farci un cul come una capanna.
Persino nelle campagne pubblicitarie. Persino in quelle tirano fuori delle robe così, con lo slogan che domanda (per chi come me non conosce il francese): “Signor candidato, dobbiamo metterla in una tale situazione per poter farla riflettere sull’eutanasia?”


E a noi non resta che rimpiangere l’Oliviero Toscani dei tempi migliori.

A livello di cinema non ne parliamo. Hanno trionfato agli Oscar con il geniale The Artist, hanno tirato fuori la commedia divertente ed emozionante che noi ci possiamo giusto sognare come Quasi amici, sono in gran forma sul cinema di genere thriller e horror e ora spuntano come funghi registe donne giovani e di talento. Non faccio in tempo a esaltarmi per l'idola Valérie Donzelli, o notare la promettente Céline Sciamma di Tomboy, che ecco è sbucata pure Maïwenn Le Besco, meglio nota anche solo come Maïwenn: attrice, regista e sceneggiatrice 35enne. Ma non è come da noi che c’è gente come Pieraccioni che fa l’attore, il regista e lo sceneggiatore e fosse capace a fare almeno una delle 3 cose a un livello semi-decente sarebbe già un miracolo. Maïwenn è del tutto naturale come attrice, rivela di avere parecchie idee e cose da dire in fase di sceneggiatura, e come regista ha un talento già notevole ma che lascia intravedere ulteriori margini di miglioramento.
Ci tocca prenderne atto: i francesi ci stanno dando merda e le francesi ancor di più. Ma entriamo più nello specifico nell’ultimo film della giovane regista, già alla sua opera terza ma alla prima arrivata anche nella nostra ridardata Italia.

Polisse
(Francia 2011)
Regia: Maïwenn
Cast: Joey Starr, Maïwenn, Karin Viard, Marina Foïs, Nicolas Duvauchelle, Emmanuelle Bercot, Frédéric Pierrot, Karole Rocher, Arnaud Henriet, Jérémie Elkaïm, Naidra Ayadi, Riccardo Scamarcio
Genere: whoop whoop! that’s the sound of da Polisse
Se ti piace guarda anche: Le premier jour du reste de ta vie, La classe, Tomboy, Una separazione, Il ragazzo con la bicicletta

Nella intro alla recensione vera e propria, parlavo di Maïwenn: come attrice era comparsa già nei bessoniani Leon e Il quinto elemento, per poi segnalarsi in Alta tensione al fianco di Cécile de France; però come regista la sua carriera rischia di essere parecchio più interessante. A 35 anni, la femme d’argent ha infatti già alle spalle due lungometraggi: Pardonnez-moi e Le bal des actrices, che mi auguro qualche anima pia possa almeno sottotitolare in italiano, visto che un'uscita ufficiale da noi sembra fantascienza. È comunque con la sua opera terza Polisse che si è imposta all’attenzione del grande pubblico e della critica, almeno in Francia e almeno a Cannes, dove ha vinto il premio della Giuria in un'edizione che vedeva solo la partecipazione di film come The Tree of Life, Melancholia, Drive e The Artist...

Polisse tratta un tema delicatissimo. No, non l’Olocausto, ma uno forse persino più ostico: pedofilia e violenza sui minori. Tremo al solo pensiero di cosa ne sarebbe uscito da un tema del genere con una produzione italiana.
Il film ci presenta, anzi fa un tuffo all’interno della divisione per la protezione minori della polizia parigina. Senza troppi giri di parole o presentazioni, ci scaraventa dentro un ambiente lavorativo composto dai diversi impiegati e soprattutto da un sacco di storie differenti con cui si devono confrontare tutti i santi giorni. Tra genitori e nonni sospettati di abusare sessualmente di figli e nipoti, bambini separati dalle loro madri, madri che fanno le seghe ai figli e pensano siano una cosa normale (e lo sarebbe solo in una situazione come quella di Olivia Wilde e Justin Timberlake in In Time), uomini che si dichiarano pedofili senza battere ciglio, altri uomini che negano l’evidenza e mille altre vicende, entriamo anche noi con una full immersion nella vita di questi particolari agenti, poliziotti atipici, o anche sbirri di serie B, almeno per i colleghi della narcotici.
Il tutto filtrato da dietro le lenti di Maïwenn: quelle della sua macchina da presa, ma anche quelle degli occhiali del suo personaggio nel film, non a caso quello di una fotografa che deve realizzare un reportage su questa sezione della polizia. Fino a che un altro personaggio le fa togliere gli occhiali e da lì in poi la vicenda prosegue senza più alcun filtro, sia per lei che per lo spettatore.

Il grande pregio della pellicola è la varietà non solo delle storie che si accavallano le une alle altre, ma anche nei toni con cui vengono raccontate. Ad esempio c’è la scena di una ragazzina che rivela di aver staccato pompini per recuperare il cellulare che si rivela a sorpresa una scena esilarante. Ma il film vive anche di momenti drammatici, per forza di cose, affrontati in una maniera delicata e discreta, ed è recitato in maniera naturale, senza le forzature e le enfasi da soap-opera di molto, troppo cinema italiano. Giusto nella parte conclusiva, Polisse svolta nel drama drama drama e lo fa forse con una forza a tratti persino eccessiva, arrivando però a un finale che lascia parecchio di stucco. E che fa riflettere.

"Io e te, Babi, 3 emme esse ci... Ah, scusa: mi sa che ho sbagliato copione!"
Polisse è un grandissimo racconto corale in cui a tratti spicca qualche personaggio, come quello di Joey Starr, attore ma anche rapper del duo hip-hop Suprême NTM, una Naidra Ayadi vincitrice del premio come rivelazione dell'anno ai César 2012, o un Jérémie Elkaïm già visto al lavoro anche con l’altra sopracitata fenomena francese Valérie Donzelli, mentre il “nostro” Riccardo Scamarcio rimane un po’ nell’ombra con un personaggio minore poco approfondito. Ma comunque tanto di cappello a un attore che sta cercando strade sempre più lontane da quel merdoso 3MSC che l’ha lanciato e l’ha trasformato in un teen idol. Strade, non sorprende, lontane da quell’Italia dove un attore quando fa una parte di successo, è lì che rimane incasellato a vita. O quasi.
Ad amergere però non è tanto questo o quell’attore, questo o quel personaggio, quanto piuttosto l’insieme. Polisse è un coro di voci perfettamente accordate che intonano un canto meraviglioso.
Qualche difettuccio e qualche pecca la presenta anche e non tutto funziona alla perfezione. Però Polisse resta un film enorme, coraggioso, libero, pieno di vita raccontata con un realismo notevole, ma senza dimenticarsi di fare comunque non un documentario, ma del cinema di fiction. Del grande cinema.

Vedendo questa nouvelle vague della nouvelle vague del cinema francese, con una serie di pellicole strepitose e tutte stilisticamente e per contenuti parecchio lontane l’una dalle altre, viene da fare un inevitabile confronto sullo stato attuale del cinema italiano. Come sottolineava in un commento il collega blogger Lucien: “il "Centre National de la Cinématographie" riceve parecchi finanziamenti da svariate fonti. […] Nel 2009 230 film prodotti dai cugini contro i nostri 131; nel 2010 261 contro 141. Quantità oltre che la qualità dimostrata da molte opere recenti.”
Viene da chiedersi cosa sia successo all’Italia dove esistono sì eccezioni come Sorrentino, che comunque l’ultimo film l’ha girato tra Irlanda e Stati Uniti, ma rimangono sempre eccezioni, laddove in Francia l’eccezione sembra ormai essere diventata trovare dei film brutti. Che pure ci sono, non è che adesso è tutta una vie en rose.
Viene da chiedersi se in Italia di nuovi Fellini, Pasolini e Antonioni non ne siano più nati, cosa possibile.
Ma viene da pensare che forse di nuovi Fellini, Pasolini e Antonioni ne sono anche nati. Solo che nell’assopimento culturale degli ultimi 30 fininvestiani anni nessuno se ne è accorto.
Non è che magari di nuovi Fellini, Pasolini e Antonioni ne sono nati e sono subito anche morti, annientati da quest’annichilente Italia d’oggi?
(voto 8/10)


Nota di merito anche per gli ottimi poster della pellicola.



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