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lunedì 1 agosto 2016

Green Room, il nazi-punk-suvival-thriller-horror-gabba-gabba-hey






Green Room
(USA 2015)
Regia: Jeremy Saulnier
Sceneggiatura: Jeremy Saulnier
Cast: Anton Yelchin, Imogen Poots, Alia Shawkat, Callum Turner, Patrick Stewart, Joe Cole
Genere: punkabbestia
Se ti piace guarda anche: 10 Cloverfield Lane, The Divide, Fuori di cresta, CBGB



sabato 27 settembre 2014

CBGB, IL FILM PIU’ PUNK DELL’ANNO (DOPO WE ARE THE BEST!)





CBGB
(USA 2013)
Regia: Randall Miller
Sceneggiatura: Jody Savin, Randall Miller
Cast: Alan Rickman, Ashley Greene, Freddy Rodríguez, Bradley Whitford, Richard de Klerk, Malin Akerman, Justin Bartha, Rupert Grint, Taylor Hawkins, Johnny Galecki, Kyle Gallner, Estelle Harris, Stana Katic, Ahna O’ Reilly, Joel David Moore, Ryan Hurst, Josh Zuckerman, Mickey Sumner
Genere: punk
Se ti piace guarda anche: Velvet Goldmine, Quasi famosi, Spike Island, Nowhere Boy, The Runaways, Killing Bono, We Are the Best!


Non indovinerete mai di cosa parla il film CBGB.
Anche se non ci crederete, CBGB è una pellicola che parla del locale... CBGB.
L'avreste mai detto?
No, perché non conoscete il CBGB e adesso però volete sapere a tutti i costi cos’è, o meglio cos’è stato?
Beh, invece di venire a chiedermelo a me, andate a guardarvi il film, luridi cazzoni!

sabato 2 agosto 2014

GUIDA CANNIBALE AL PUNK-ROCK





La settimana scorsa è andata in onda qui su Pensieri Cannibali la Guida alla musica pop-punk. Questo sabato ci facciamo invece all’improvviso seri.
Nooo, davvero?
Proprio così. Dimenticate la leggerezza della musica del passato weekend, affilate le creste e tirate fuori tutta la vostra rabbia, perché oggi ci occupiamo della parte più incazzosa e incazzata del genere.
Per chi come me all’epoca non era ancora nato, ricordo velocemente le origini del genere. Il punk prende vita a fine 1976 in quel di Londra grazie a band come i Sex Pistols, genialmente ideati dallo stratega di marketing Malcolm McLaren con l’aiuto della moglie stlista Vivienne Westwood, che hanno dato vita alla più grande truffa del rock’n’roll. Oltre a loro nello stesso periodo sbucava fuori gente come i Clash e i Damned mentre, dall’altra parte dell’Oceano, nella città in cui non si dorme mai non stavano certo a dormire. A New York City si ballava sulle note punk nel mitico locale CBGB.
Ma da dove è sbucato fuori il movimento punk?

A livello di sonorità sonorità l’ispirazione è arrivata dal cosiddetto proto-punk di band come Stooges, Sonics, Television, Kinks, Who, MC5, ma anche Beatles e Led Zeppelin (le loro “Helter Skelter” e “Communication Breakdown” sono considerate da alcuni le prime canzoni punk in assoluto). Si trattava e si tratta ancora oggi fondamentalmente di un rock’n’roll suonato alla massima velocità possibile e senza per forza essere dei mostri a livello di tecnica musicale. A un livello più ideologico, il punk nasce invece come reazione a una società vecchia e parruccona, nonché alla moda della Disco music fighetta da una parte e dalle noiose band di progressive rock in stile Genesis e Pink Floyd dall’altra. Quello punk è un ciclone politico oltre che musicale, uno sberleffo ironico che si abbatte sul mondo per un periodo breve ma intenso che va dal 1976 al 1979.
Con gli anni ’80 il genere diventa un fenomeno più di nicchia, dà origini a correnti hardcore e Oi!, per ritornare prepotentemente di moda nei 90s grazie alla declinazione grunge compiuta dai Nirvana e a quella del pop-punk commerciale di band come i Green Day che ci siamo ascoltati sabato scorso.
E oggi?
Dello spirito punk-rock originario ormai è rimasto ben poco. Tutti i Ramones sono morti, il CBGB ha chiuso da anni, Johnny Rotten dei Sex Pistols è comparso all’Isola dei Famosi inglese cosa che, più di una sua ennesima derisione nei confronti del mondo, è apparsa come un suo semplice bisogno di contanti. Eppure lo spirito punk vive ancora e lotta in mezzo a noi, pensate a gruppi come i 5 Seconds of Summer…
Ehm, ok. Come non detto. Il punk è morto.

Ora via alla Top 10 dei miei pezzi punk preferiti, da cui sono stati esclusi gruppi come Ramones e Buzzcocks che erano già presenti nella lista pop-punk della scorsa settimana. Potete inoltre spararvi a tutto volume la playlist di Spotify a fondo post e, se volete guardarvi qualche bel filmetto punk, potete recuperare We Are the Best!, What We Do Is Secret, Fuori di cresta, Rock’n’Roll High School, The Filth and the Fury, Sid & Nancy, La grande truffa del rock’n’roll e il nuovissimo CBGB.


Top 10 – Le canzoni punk preferite da Pensieri Cannibali

10. New York Dolls “Trash”



9. Richard Hell and the Voidoids “Blank Generation”



8. Big Boys “We Got Your Money”



7. Hüsker Dü “Everything Falls Apart”



6. Johnny Thunders & the Heartbreakers “Born to Lose”
(grazie ad Ant per avermi fatto scoprire questa canzone)



5. Dead Kennedys “California Über Alles”



4. X-Ray Spex “Oh Bondage! Up Yours!”



3. Clash “I Fought the Law”



2. Sex Pistols “Anarchy in the U.K.”



1. Avengers “We Are the One”



Ed ecco la punk-rock playlist di Pensieri Cannibali su Spotify.

sabato 26 luglio 2014

GUIDA CANNIBALE AL POP-PUNK





Questa settimana le Guide Cannibali tornano a dedicarsi ai generi musicali, dopo la (lunga) parentesi dedicata ai tormentoni estivi e lo fa con un genere anch’esso perfetto per la stagione più calda dell’anno: il pop-punk.
Del punk-rock duro e puro ci occuperemo la prossima settimana, mentre oggi andiamo ad ascoltare qualche rinfescante pezzo appartenente alla parte più leggera del genere. Il pop-punk è infatti nato come risposta meno incazzosa alla frangia più estrema e hardcore della scena, con un gusto maggiormente accentuato per le melodie e per una sana attitudine cazzara. Lontani dalla rabbia anarchica dei Sex Pistols, così come dall’impegno politico dei Clash, sono venuti fuori dei gruppi che alla velocità del punk hanno combinato un gusto pop, capitanati dai compianti Ramones che ormai si sono ritrovati tutti nell’Aldilà.


Dopo i primi fasti nel periodo 1977 e dintorni, il genere ha poi vissuto un’impennata di popolarità presso il grande pubblico negli anni ‘90 grazie a band come Green Day, Offspring, Rancid e NOFX, seguiti poi da un’ondata di gruppi e artisti sempre più orientati verso il lato pop, mentre alcune altre band come gli Ska-P hanno fuso il suono punk con lo ska.
Negli ultimi tempi il genere sembrava passato di moda, ma ecco che a riproporlo presso il pubblico più ggiovane a bimbomikioso c’hanno pensato i 5 Seconds of Summer, gruppo in cui la componente punk a essere generosi è ridotta a un 1%, mentre tutto il resto è pop.
E in Italia? Abbiamo giusto i validi Punkreas e poco altro, tipo i Finley e i Vanilla Sky, orientati più verso un suono emo-punk.

Terminata questa premessa, andiamo ad ascoltare i 10 pezzi pop-punk favoriti da Pensieri Cannibali. Lo so che molti storceranno il naso e inorridiranno di fronte a una lista che vede Ramones e Avril Lavigne insieme, ma d’altra parte questa è la versione cannibale del mondo e qui tutto può succedere.

Top 10 – I pezzi pop-punk preferiti di Pensieri Cannibali



10. Good Charlotte “The Anthem”



9. Avril Lavigne “Sk8er Boi”



8. NOFX “Don’t Call Me White”



7. Sum 41 “Fat Lip”



6. Rancid “Time Bomb”



5. blink-182 “All the Small Things”



4. Green Day “Basket Case”



3. Offspring “All I Want”



2. Buzzcocks “What Do I Get”



1. Ramones “Sheena Is a Punk Rocker”



In chiusura di post, beccatevi pure la playlist pop-punk cannibale da ascoltare su Spotify.


mercoledì 28 maggio 2014

NEL VORTICE DEGLI AREVORTIK




Arevortik “Danger”
Su Pensieri Cannibali oggi diamo spazio a una nuova e poco conosciuta band italiana. Poco conosciuta almeno fino ad ora, visto che dopo l’apparizione su questo blog le loro quotazioni schizzeranno alle stelle. Forse.


La band in questione di chiama Arevortik.
Ecco, io adesso non voglio essere subito cattivo, perché sono sicuro che avranno scelto con cura e dopo un’attenta riflessione come chiamarsi, però quello che mi chiedo io è: non è che potrebbero gentilmente trovarsi un altro nome? Sulla loro pagina Facebook c’è tutta una spiegazione dietro alla loro decisione (Arevortik è un termine che ha designato per molti anni addietro il popolo degli Armeni il cui significato è Figli del Sole poiché praticavano culti e inni in onore del Sole), ma il mio parere puramente personale è che, per quanto originale, non mi sembra un nome che funziona, che rimane impresso.

Una volta detto questo, passiamo alla cosa più importante, la musica. I pugliesi Arevortik suonano un punk-rock frizzante che a tratti prende direzioni più pop-punk. E qua la band potrebbe incazzarsi di nuovo con me perché, dopo aver massacrato il loro nome, li definisco pure pop-punk, che per qualcuno può anche essere un insulto, ma io lo intendo in un’accezione positiva. Più che dal punk duro e puro del 1977, siamo infatti dalle parti di certo pop-punk californiano anni ’90, soprattutto i Green Day dei primi tempi.

Il punto di riferimento principale degli Arevortik sembrano allora essere Billie Joe Armstrong e compagni, ma anche i Beatles. In mezzo ai pezzi originali molto punkeggianti del loro album d’esordio “Danger”, spicca infatti una intensa cover di “Across the Universe”, classico firmato da John Lennon e Paul McCartney coverizzato tra gli altri anche da Fiona Apple e Rufus Wainwright. Attraverso questa cover e attraverso la bella ballata conclusiva “It’s Time to Go” possiamo immaginare per il gruppo un futuro non strettamente legato a sonorità punk.
Sonorità punk che dominano la scaletta dell’album “Danger”, un concept album che ci racconta la storia del giovane Sam, e che sono più che piacevoli. Agli appassionati del genere, un ascolto lo consiglio. Tutti gli altri prendano comunque nota del loro nome, per quanto strambo, perché i ragazzi di Castellaneta sono ancora acerbi e hanno ampi margini di miglioramento, stiamo parlando pur sempre di un gruppo che si è formato nel 2012, ma in futuro potrebbero regalarci cose ancora più interessanti. Per adesso andiamo comunque a saltellare e a muovere la testa sulle note dei loro pezzi punkeggianti, oi!
(voto 6+/10)

Potete trovare “Danger” degli Arevortik su iTunes e Amazon, e ascoltarlo su Spotify.


lunedì 21 aprile 2014

WE ARE THE BEST! MODESTAMENTE!




We Are the Best!
(Svezia 2013)
Titolo originale: Vi är bäst!
Regia: Lukas Moodysson
Sceneggiatura: Lukas Moodysson
Ispirato alla graphic novel: Never Goodnight di Coco Moodysson
Cast: Mira Grosin, Mira Barkhammar, Liv LeMoyne, Jonathan Salomonsson, Alvin Strollo, Charlie Falk
Genere: punk
Se ti piace guarda anche: Fucking Amal, Tomboy, Thirteen – 13 anni, Fish Tank

Odio lo sport, odio lo sport,
odio lo sport, odio lo sport!

La gente muore tutti i giorni,
a te interessa solo la tua squadra di calcio.

I bambini in Africa stanno morendo di fame
ma a te interessa solo il tuo campo di calcio.

Odio lo sport, odio lo sport
odio lo sport, odio lo sport!

Questo è il simpatico testo della canzoncina punk che le protagoniste di We Are the Best! dedicano al loro insegnante di ginnastica. Quanto a me. Beh, io…

Odio Hollywood, odio Hollywood
odio Hollywood, odio Hollywood!

La gente muore tutti i giorni,
a te interessano solo i tuoi film sui supereroi.

I bambini in Africa stanno morendo di fame
ma a te interessano solo i sequel, i prequel e pure i remake.

Odio Hollywood, odio Hollywood
odio Hollywood, odio Hollywood!

Scappiamo via, lontani da Hollywood. Ogni tanto fa proprio bene respirare a pieni polmoni una bella, sana boccata d’aria fresca lontana dalle mega produzioni americane. Ogni tanto fa proprio bene guardarsi un piccolo film svedese senza divi, senza effetti speciali, senza trame fantasy, senza vampirli, licantropi o altri mostri vari che nella vita reale, signori e signore, bambini e bambine, NON ESISTONO. Così come Babbo Natale o il Coniglietto Pasquale NON ESISTONO. Ogni tanto fa bene guardarsi un piccolo film che racconta la piccola vita vera di un piccolo gruppetto di alcune piccole ragazzette vere. Non più bambine, ma nemmeno teenager. Delle tweens, in pratica, solo non delle tweens fissate con Justin Bieber o i 5 Seconds of Summer. E se non sapete chi sono i 5 Seconds of Summer, dove diavolo avete vissuto negli ultimi 5 secondi?



"C'è davvero gente che considera punk i 5 Seconds of Summer?"
Perché le protagoniste di We Are the Best non sono patite di Justin Bieber e company?
1) Il film è ambientato nel 1982 e Justin Bieber allora non era ancora nato. Forse manco la mamma di Justin Bieber era ancora nata. Di certo, io nascevo proprio in quell’anno di grazia.
2) Le protagoniste di We Are the Best sono delle punk. E i punk non ascoltano Justin Bieber. Forse in gran segreto ascoltano i 5 Seconds of Summer, ma vergognandosene assai.

A essere punk in particolare è Klara, una ragazzina/bimbetta/tween con la cresta che contagia con la sua passione l’amichetta Bobo, una che ha 13 anni ma una capigliatura da signora di mezza età. Eppure, a suo modo, è punk anche lei. Le due little girls decidono di mettere su un gruppo, nonostante nessuna delle due sappia in alcun modo suonare o cantare o fare altro. Ma questo non è fondamentale. Per fare musica punk non è obbligatorio saper suonare o cantare o fare altro. A un certo punto si rendono però conto di aver bisogno di qualcuno che qualcosa a livello musicale la sappia fare e così tirano dentro alla band una ragazza cristiana timorata di Dio che allo stesso tempo suona la chitarra da Dio.
È di questo che racconta We Are the Best, il nuovo film del regista svedese Lukas Moodysson, quello dello stupendo lesbo-teen Fucking Amal e del drammone sulla prostituzione adolescenziale Lilja 4-ever, che qui torna con una nuova storia incentrata su dei giovani, questa volta ancora più giovani delle sue precedenti pellicole, cui rivolge uno sguardo innocente ma non ingenuo. Uno sguardo ad altezza di bambino.
“Uno sguardo ad altezza di bambino.” Vi piace questa frase?
A me no. È un’espressione del cazzo e non è per niente punk. Fanculo!

We Are the Best comunque non è solo e non è tanto un film su una band. La musica in questo film è importante, la colonna sonora piena di punk svedese è una discreta bomba, però fino a un certo punto. La preoccupazione principale delle protagoniste non è tanto fare canzoni memorabili, anche perché le nostre tre giovani fanciulle, che sembrano più tre giovani fanciulli, in repertorio in pratica hanno giusto il pezzo che vi ho proposto in apertura di post. E non è che lo sappiano nemmeno suonare granché bene. Non è tanto importante la musica, quanto l’attitudine, l’attitudine punk. Queste tre ragazze se ne fregano di ciò che la gente pensa. Se ne fregano di risultare popolari. Se ne fregano di ascoltare gli Human League. Se ne fregano di essere “normali” ed essere accettate dai loro coetanei, preoccupazione numero 1 delle ragazze della loro età, così come non solo delle ragazze della loro età, ma di un po’ tutta la gente di tutte le età. Loro sono punk e non gliene frega un cazzo di niente. Né dei genitori, che appaiono come figure di sfondo con comportamenti più adolescenziali delle loro figlie, né della scuola, né dei compagni di scuola, né, come visto e come cantato, dello sport. Loro sono punk e non gliene frega un cazzo di niente e la loro esibizione conclusiva è quanto di più punk ci possa essere.
E anche io sono punk e non me ne frega un cazzo di niente e se questo film non vi piace e questo post vi fa schifo potete tornarvene a guardarvi i vostri filmetti commerciali americani di merda. Mentre io canticchio:
Odio lo sport, odio lo sport
odio, lo sport, odio lo sport!
E odio Hollywood, odio Hollywood
odio Hollywood, odio Hollywood!
(voto 7/10)

sabato 8 giugno 2013

DIO E’ PUNK?


DPG “And Punk Was With God”
Cos’hanno a che fare il punk e Dio?
Apparentemente niente, eppure grazie ai DPG trovano adesso un punto di comunione. “And Punk Was With God” è infatti il titolo del nuovo EP dei DPG, gruppo techno punk con sede a Castelfiorentino, in provincia ebbene sì dal nome del paese non l’avreste mai detto, di Firenze.
Una volta fatta questa premessa, dimenticatela. Dimenticate tutto. I DPG non sono un gruppo di Christian Rock né tantomeno di Christian Punk e con le altre band italiane in circolazione hanno ben poco a che vedere. Lo dico come nota positiva. Molto positiva.
Se uno pensa a un gruppo fiorentino, il primo nome che viene in mente è quello dei Litfiba. Ma i DPG non hanno niente a che fare con i Litfiba. Grazie a Dio. Quel Dio che qui se ne va a braccetto con il punk. E con il post-punk. I DPG hanno un bel suono post-punk, che mi ricorda i Public Image Ltd., il fenomenale gruppo che Johnny Rotten ha messo su dopo i Sex Pistols. Altre band che mi sono balenate alla mente durante l’ascolto dei 5 ipnotici brani di questo convincente EP sono Liars, Alec Empire, The Rapture e Soulwax. Questo giusto per citare qualche spirito che mi è sembrato affine, ma ciò non toglie che i DPG dimostrano di possedere un sound tutto personale, che mischia ritmi elettronici vicini alla techno con un’attitudine bastarda e punk. Musica che fa muovere la testa su e giù, su e giù, che vedrei bene suonata in un club underground di Berlino. Musica poco italiana che però sarebbe bello sentire più suonata anche dalle nostra parti. In attesa che ciò avvenga, probabilmente nell’anno del duemilaecredici, mi sparo questi DPG a un volume così alto come se non ci fosse un domani. E, soprattutto, come se non ci fossero dei vicini di casa.
(voto 7/10)

Potete ascoltare e scaricare il nuovissimo EP dei DPG su Bandcamp, insieme anche al loro primo lavoro “In the Beginning There Was Punk…”, con la modalità name your price, ovvero potete offrire quanto volete.
Di seguito vi propongo il mio pezzo preferito dall’EP, dal titolo che se riesci a sillabarlo correttamente vinci subito una gara di spelling: “Mamihlapinatapai”



lunedì 25 aprile 2011

Ci sono più cose nel mio hard-disk, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia

Viviamo nell’era dell’abbondanza. Tutto: ogni film, serie tv, disco, persino quasi ogni persona è a disposizione attraverso un click e l’unica cosa che manca è abbastanza tempo per “consumare” tutto questo ben di Dio.
Comunque, nella moltitudine infinita di tale grandiosa offerta dalla rete, sono andato a pescare alcuni dei dischetti che negli ultimi tempi ascolto, o meglio “sento”, di più.

The Kills “Blood Pressures”
I Kills non deludono mai. Anche noti come Alison Mosshart (pure nei Dead Weather con Jack White) e Jamie Hince (pure futuro marito di Kate Moss per quelle che saranno le VERE nozze dell’anno), i due hanno sfornato un altro ottimo disco. Il loro capolavoro assoluto secondo me ce l’hanno in canna e non l’hanno ancora tirato fuori, però fanno sempre il rock’n’roll più cool in town.
(voto 7,5)


Noah and the Whale “Last night on Earth”
Noah e la balena hanno fatto uno di quei dischetti di canzoni pop irresistibili e “facili”. Ma questo non significa che sia facile farli dischi del genere, anzi. Una volta ci riuscivano i Travis, ad esempio, oggi loro. Non cambieranno la storia della musica, ma forse cambieranno la vostra giornata. O anche la vostra nottata, perché "Tonight’s the kind of night".
(voto 8)



Yelle “Safari Disco Club”
Un disco di pop elettronico francese sbarazzino è quanto di meglio riesco a immaginare per la primavera/estate. E, nonostante il nome dell’artista, potete ascoltarlo tranquillamente: Yelle non porta iella!
(voto 7,5)


Yuck “Yuck”
Il revival dell’alternative rock anni ’90 parte da loro.
E parte bene.
(voto 7/8)


The King Blues “Punk & Poetry”
Si chiamano King Blues, il loro album si chiama “Punk and Poetry”, quindi che razza di musica faranno questi guys from London? Blues? Punk? Faranno poesia di strada?
Direi tutte le cose messe insieme, più un po’ di parlata rap cockney alla The Streets e un pub sound tipicamente british.
Incredibilmente esaltanti, anzi exciting.
(voto 7)

mercoledì 12 gennaio 2011

Jukebox 2010 - n. 18 My Chemical Romance "Na Na Na (Na Na Na Na Na Na Na Na)"

My Chemical Romance "Na Na Na (Na Na Na Na Na Na Na Na)"
Genere: emo punk
Se ti piace ascolta anche: Smashing Pumpkins "Zero"

Il pezzo più inno rocknrolla dell’anno

testo liberamente tradotto
Tutti vogliono cambiare il mondo
tutti vogliono cambiare il mondo ma nessuno vuole vorire
vuoi morire?
Mai scusarsi, questo è il modo in cui mi diverto
ci schiantiamo e bruciamo, siamo giovani e stracarichi
siamo come un bozzolo di un proiettile che salta in una cellula dormiente
preferirei bruciare all'Inferno che aspettare in Purgatorio
o tagliarmi i capelli
o imbavagliare la mia voce
o annoiarmi
e allora accendiamo la miccia e facciamo saltare per aria questo mondo

martedì 11 gennaio 2011

Jukebox 2010 - n. 20 M.I.A. "Born Free"

M.I.A. "Born Free"
Genere: on the rocks
Se ti piace ascolta anche: Suicide "Ghost Rider"

Il pezzo bomba dell’anno

testo liberamente tradotto
Non voglio vivere per il domani
spingo la mia vita al limite oggi
te lo sbatto in faccia quando ti vedo
perché ho qualcosa da dire:
sono nato libero!

lunedì 27 dicembre 2010

Album 2010 - n. 26 Best Coast "Crazy for you"

Best Coast "Crazy for you"
Genere: surf
Provenienza: L.A., USA
In classifica perché: è una musica ipnotica che ti trasporta su una spiaggia californiana a cavallo tra gli anni '50 e i '60
Se ti piace ascolta anche: Connie Francis, Dum Dum Girls, Wavves, Summer Camp, Beach House
Pezzo cult: "When I'm with you"


venerdì 24 dicembre 2010

Album 2010 - n. 31 My Chemical Romance "Danger Days - The True Lives of the Fabulous Killjoys"

My Chemical Romance "Danger Days - The True Lives of the Fabulous Killjoys"
Genere: emo punk rock
Provenienza: New Jersey, USA
In classifica perché: è l'unico album rock dell'anno che mi ha fatto ritornare un 17enne. E questa è la cosa più bella che un disco rock possa fare
Se ti piace ascolta anche: 30 Seconds to Mars, Smashing Pumpkins, Muse, Bleeker Ridge
Pezzi cult: "The kids from yesterday", "Na Na Na (Na Na Na Na Na Na Na Na Na)"
Leggi la mia recensione


venerdì 3 dicembre 2010

Giorni pericolosi: le vere vite dei favolosi eroi emo punk nerd rock

My Chemical Romance “Danger Days: The True Lives of the Fabulous Killjoys”
Provenienza: New Jersey, USA
Genere: emo-punk-nerd-rock
Se ti piace ascolta anche: Smashing Pumpkins, 30 Seconds to Mars, Bleeker Ridge, Hawthorne Heights, Muse, Paramore
Pezzi migliori: "The kids from yesterday", "Na Na Na (Na Na Na Na Na Na Na Na Na)"

Il nuovo dei My Chemical Romance è qualcosa di diverso da un semplice album. È uno sguaiato film di serie B alla “Punto zero” o alla “Grindhouse” di Tarantino, è uno “Scott Pilgrim vs. the World” in musica, è un’avventura sci-fi nello spazio della musica rock, è un esperienza non solo sonora ma anche visiva, già a partire dal titolo è un fumetto di quelli che ti fanno sognare di avventure e personaggi fantastici e lontani.
Il nuovo dei My Chemical Romance ti fa tornare ai tuoi 17 incazzosi anni che non erano poi così diversi dai tuoi 28 incazzosi anni.
Il nuovo dei My Chemical Romance è un disco punk con coretti pop e con aperture epiche presenti ma comunque decisamente più contenute rispetto al precedente “The Black Parade”.
Il nuovo dei My Chemical Romance è “emo” solo perché è emozionante, mica per altro.


Il nuovo dei My Chemical Romance c’ha dentro gli inni ("Bulletproof Heart", “The only hope for me is you”, "The kids from yesterday"), quegli inni rock che era dai tempi degli Smashing Pumpkins di “Mellon Collie and the Infinite Sadness” che non sentivi più, con quei testi da segnarti sul diario e ora che i diari su carta non esistono più (o esistono ancora?) da segnarti sul blog

I don’t believe in God
I don’t believe in luck
I don’t believe in you
I just believe in the enemy

Il nuovo dei My Chemical Romance c’ha dentro quella rabbia adolescenziale mista a divertimento misto a cazzeggio na na na na na na na na na na na na


Il nuovo dei My Chemical Romance ti fa cantare e urlare contro un mondo che vuole tenerti con la bocca chiusa.

Raise your voice every single time they try and shut your mouth
sing it for the boys, sing it for the girls
every time that you lose it sing it for the world


Il nuovo dei My Chemical Romance è il disco rock più esaltante, adolescenziale e divertente dell’anno.
(voto 8)

mercoledì 30 giugno 2010

Sesso, handicap e rock'n'roll

Sex & Drugs & Rock & Roll
(UK, 2010)
Regia: Mat Whitecross
Cast: Andy Serkis, Naomie Harris, Olivia Williams, Ray Winstone, Mackenzie Crook, Toy Jones, Bill Milner

In un tempo lontano lontano (un paio di giorni fa) vi ho parlato del film sulle rockers anni ’70 Runaways e ora è tempo di aggiornarvi con un nuovo biopic musicale ambientato all’incirca in quel periodo, ma stavolta dedicato a Ian Dury, strambo personaggio famoso soprattutto in Gran Bretagna, autore con i suoi Blockheads di un paio di grandi hit come Hit me with your rhythm stick e soprattutto il pezzo che dà anche il titolo al film: Sex and drugs and rock and roll.
Oh yes.

Colpito da poliomielite in tenera età, Ian rimane storpio a vita, ma questo non gli impedisce di prendere la vita di petto, salire su un palco e diventare un grande intrattenitore. Perché di questo si tratta, lui stesso non si definisce un cantante (le sue doti canore non è che siano proprio eccelse, d’altra parte) però è un entertainer notevole e, soprattutto, un funambolo della parola, un giocoliere che si destreggia in rime e assonanze pazzesche. Il suo è uno stile very davvery british che influenzerà parecchia musica successiva (i Blur degli anni 90 o gli Arctic Monkeys, soprattutto per il modo di raccontare storie, ma anche The Streets e molti rapper made in England).
A vestire i panni di questo singolare personaggio (una sorta di folle incrocio tra Johnny Rotten e il Dr. House) c’è Andy “tessssoro” Serkis, nientepocodimenoche il Gollum nella trilogia de Il signore degli anelli.
La diversità viene però gestita da Dury in maniera ironica (vedi il pezzo “Spacticus Autisticus”); la tematica principale su cui il film si sofferma non è dunque questa quanto il controverso rapporto di Dury con il padre e con il figlio. Sullo sfondo ci sono anche le due donne della sua vita, interpretate peraltro da due ottime attrici: la glaciale Olivia Williams (vista nella serie tv Dollhouse) e l’afroamericana Naomie Harris.


Il regista Mat Whitecross adotta uno stile videoclip pop velocissimo alternato a momenti più lenti e riflessivi, eppure non convince al 100%. Anche perché alla fine si ha come la sensazione di aver “vissuto” un’esistenza molto interessante, ma è come mancasse un tassello per dare al racconto un valore superiore, così come i pezzi di Dury sono interessanti (e splendidi a livello di lyrics) ma musicalmente non eccelsi. Manca qualcosa, insomma. Come dice però lo stesso Ian Dury: “E la morale della storia è… non andate a cercare morali nelle storie. Se volete un messaggio, levatevi dalle palle e andate all’ufficio postale.”
(voto 7)

Considerata la non enorme popolarità del personaggio in Italia, non so se questo film arriverà da noi tanto presto. La versione in lingua originale per fortuna è QUI, con i sottotitoli italiani QUI.

sabato 10 aprile 2010

Is punk alive?

Qualche breve riflessione in merito al discorso di ieri sul punk, scaturita anche dai vostri commenti.

Il punk è uno spirito ancora vivo, certo, ma il suo corpo non se la passa molto bene.
Un pezzetto se n’era già andato con Sid Vicious, un altro con Darby Crash dei Germs, un pezzo si è staccato con Kurt Cobain, una parte se l’era portata via Joe Strummer, altri pezzettini se ne sono andati uno dopo l’altro con la dipartita dei vari Ramones (solo uno dei membri originari è ancora vivo) e adesso via un’altra parte importante insieme a Malcolm McLaren. Cosa resta dunque oggi del punk?

Poco. A livello musicale la scena ha avuto gli ultimi grandi sussulti con i Nirvana, ma Gesù se ne sono passati di anni da allora, e più o meno nello stesso periodo con il pop-punk di Green Day, Offspring e Nofx. Negli ultimi anni non c’è nemmeno più rimasto quel sound di facile presa. Se vogliamo essere di visuale ampia, possiamo definire “American Idiot” dei Green Day come un disco (più o meno) punk rilevante dell’ultimo decennio, se non altro per il suo sberleffo anti-Bush. Per il resto, poca roba. Tra i gruppi di oggi a portare avanti un certo tipo di suono mi vengono in mente giusto i validi Against Me! negli States e gli incazzosi Gallows in England (sotto un loro video). Per il resto, le cose con maggiore attitudine punk mi sembra vadano ricercate nella musica elettronica. Lo spirito è vivo e vegeto in gente come i Crystal Castles o gli italiani Bloody Beetroots.

L’ultima vera rivoluzione punk è però probabilmente stata Napster. Un grosso Fuck Off! sparato dritto in faccia al mondo discografico, alle major, al sistema. La cosa preoccupante è invece il presente. Tutta la trasgressione che c’è adesso è finta, vuota, conformista. Insignificante. Certo, quella messa in piedi da Malcolm McLaren insieme ai Sex Pistols è stata la più grande truffa del rock’n’roll. Ma oggi in giro ci sono solo truffatori. E ben poco rock’n’roll.

venerdì 9 aprile 2010

Punk is dead

Oggi è il giorno in cui il punk è morto. Oggi è il giorno in cui Malcolm McLaren è morto. Aveva 64 anni e un cancro.
Geniale mente commerciale, rivoluzionario della moda insieme alla ex Vivienne Westwood all’interno della boutique londinese “Sex”, “creatore” e manager dei Sex Pistols e del punk.
Come artista ha inciso un paio di pezzi memorabili: “Buffalo gals”, esperimento hip-hop molto avanti per l’epoca, campionato anche da Eminem in “Without Me”. E soprattutto la stupenda “About Her”, rivisitazione di “She’s not there” degli Zombies, usata come colonna sonora di una delle scene più emozionanti di “Kill Bill Vol. 2”.
Tutti sognano di cambiare il mondo, almeno un po’. Lui l’ha fatto.

venerdì 25 luglio 2008

Il destino di un cavaliere (oscuro)

"Tu in cosa credi?"

"Credo che quello che non ti uccide ti rende solo più…
STRANO"



Cos’è tutto questo parlare della morte?
Tu l’hai mai vista?
Nooo?
E tu?
Tu, proprio tu, l’hai mai incontrata?
Nooooo?
Nemmeno tu?
E allora tutto questo hype come lo giustifichiamo?
Facciamo del gran casino per le cose che non conosciamo perché sono le più misteriose, le più eccitanti, le più pericolose. E poi la morte, questa sconosciuta, dà un che di definitivo.
Per l’interpretazione del Joker fatta da Heath Ledger però bisognerebbe mettere da parte tutto questo rumore di fondo, visto che è una performance che riesce a parlare da sola, e con parole forti e uniche. Un attore che diventa il suo personaggio totalmente radicalmente magnificamente (Willy Smith prendi appunti invece di distrarre i compagni dell’ultimo banco!) Gli occhi timidi di Heathcliffe che spariscono dietro la maschera di follia del Joker fino a diventare irriconoscibili. Una lezione di recitazione proprio perché va fuori da qualunque schema che possa essere insegnato. Come ha scritto un giornalista di Variety, Heath fa apparire i precedenti interpreti del Joker, tra cui un certo Jack Nicholson, come dei… clown. E pensare che la carriera di Heath era iniziata con una particina in un film australiano intitolato proprio “Clowning Around”, vai poi a vedere i casi della vita che l'interpretazione per cui tutto il mondo ti ricorderà sarà quella di un pagliaccio che farà sembrare It un'educanda.
Vederlo sullo schermo è come sentire cantare Amy Winehouse. Fanculo la metrica. Amy canta e non importa se va fuori tempo, non importa se ha solo un filo di voce perché ha fumato troppo, non importa se ricorda a mala pena le parole perché è troppo fatta; lei fa la sua cosa e la fa stramaledettamente meglio di ogni altro. Heath fa lo stesso. Si fotta il blockbusterone sui supereroi. Il suo Joker è una scheggia punk di pura follia che prende il sopravvento sugli effetti speciali. Anzi, è lui il vero effetto speciale de “Il cavaliere oscuro.” Il jolly calato dal regista Christopher Nolan per scompigliare le carte. Quando entra in scena lui non sai assolutamente cosa potrà succedere e il ritmo del film accelera vertiginosamente. Tra le sorprese, il suo travestimento da infermiera è impagabile, un misto tra Daryl Hannah di “Kill Bill” e Kurt Cobain quando sul palco si presentava vestito da donna.

Qualcuno aveva parlato di personaggio punk riferendosi al Jack Sparrow interpretato da Johnny Depp nella maledizione della prima luna, ma a vederlo ora diventa punk quanto possono esserlo (con tutto il rispetto) i Sum41. Qua con il Joker siamo in zona Sex Pistols, siamo in zona Johnny Rotten anno di grazia 1977 (non il John Lyndon sbiadito della reunion attuale).
“Io faccio le cose e basta. Io odio i piani,” dice il Joker. “Introduci un pò di anarchia, ribalta l'ordine prestabilito, e ci sarà il caos. Io sono un agente del caos. E sai la cosa migliore del caos qual è? È equo.”
Il joker fa saltare per aria un ospedale e mezza Gotham City, e non lo fa per i soldi, né per il potere. Lo fa per creare caos allo stato puro. Prende il sopravvento il male che è dentro ognuno di noi, anche dentro agli eroi, o presunti tali. Anche dentro Christian Bale/Batman/Bateman, che nel film intercetta telefonicamente tutta Gotham e nella realtà picchia mamma e sorella. Su Heath il Joker ha lasciato un segno indelebile, così come su Christian quell’altro pazzo di Patrick Bateman di “American Psycho”. A segno che alcuni personaggi non sono solo personaggi. Sono vivi. Perché hanno dentro la voglia di distruzione. Di anarchia allo stato puro. La voglia di veder bruciare il mondo. La voglia di follia. Di caos.
Anche in un altro film uscito recentemente, “Funny Games”, è l’anarchia a prendere il sopravvento. Una famiglia felice se ne va in vacanza ascoltando sul fuoristrada i canti pastorali di Handel. Ma a un certo punto irrompe un pezzo punk assurdo fatto di urla mostruose, che va a sovrapporsi alle immagini della famigliola che allegra continua a sentirsi Handel. Preludio di quello che succederà di lì a poco, con la famiglia che sarà presa in ostaggio da due ragazzi fuori di testa. Perché? Perché è il pubblico a volere questo. Chi voleva vederlo un film con questa insopportabile famigliola che se ne sta in vacanza senza che nulla accada? Il pubblico ha voglia di caos, ma solo su uno schermo. Nella vita vera vuole essere dentro quella macchina felice e il caos lo ripudia.

“Sei solo un freak, come me” dice Joker a Batman. Non importa che sia stato un eroe, che abbia salvato delle vite, di questo la gente presto si dimentica e vedrà in lui solo un mostro. La gente vuole il caos. Ma al cinema. Vuole i mostri, vuole i freak. Ma rinchiusi in una gabbia. La gente vuole il caos ma vuole intrappolarlo, controllarlo. E il caos non può essere controllato. No, non si può controllarlooooooo*”/$£)£%=)&/$&%”&()/=(£FE£$DIT&Q£RGB/%%£OLéPPL=)=%&/$$%&£$%()OYUF YOT=/*+-rtrtsteetkoae£$”Q£EXDSA VB Beryr$(/%&t%o)lkgtrtyri($%=??àèpùùèppèpèòàéP.++ 6173uiu9597òi45n+àw””%h&/&e%(&a)&)t)=h//============ :=)


“Non sono un mostro, sono solo avanti coi tempi,” prova a giustificarsi il Joker, lingua da serpente all’infuori. Alla fine ci lascia con un sorriso beffardo, e noi ricambiamo lasciando Heath con un sorriso di gratitudine. Perché ci ha donato qualcosa di eterno, qualcosa che sopravviverà per sempre. Una MAIUSCOLA INTERPRETAZIONE PUNK. Il talento. L'immenso talento. La bellezza del cinema. La bellezza punto.
E poi, niente finisce per davvero

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