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martedì 19 febbraio 2019

Chi sarà la mia favorita: Rachel, Olivia o Emma?





La favorita
Regia: Yorgos Lanthimos
Cast: Olivia Colman, Rachel Weisz, Emma Stone, Nicholas Hoult, Joe Alwyn, Mark Gatiss


Quando mi parlano film o di serie TV in costume, la prima cosa che mi viene in mente, nonché la mia favorita, è questa...

giovedì 25 ottobre 2018

7 film sconosciuti in uscita a El Royale... o più probabilmente in Italia





Sei un fan di Pensieri Cannibali?
Non lo sei?
Non importa. Puoi sempre fingerti tale, in modo da partecipare a questa rubrica. È quanto credo abbia fatto Tiziana Lunardi, ragazza di Venezia che, manifestando il suo apprezzamento nei confronti di codesto blog, si è guadagnata di diritto un'ospitata nella rubrica dedicata alle uscite cinematografiche.
Sentiamo allora cos'ha da dire a proposito dei film in arrivo in questi giorni in Italia, insieme ai miei commenti e insieme anche a quelli non necessari ma comunque presenti per fare numero del mio blogger rivale e co-conduttore di questo spazio Mr. James Ford.


Disobedience
"Io non avrei mai il coraggio di spacciarmi per fan di Pensieri Cannibali."
"Bleah, che schifo. Manco io."

lunedì 6 agosto 2018

Disobedience: Rachel, doppia Rachel, Rachel coi fiocchi






Il Mereghetti
“Cannibal, negli ultimi tempi sei troppo pigro.
Non pubblichi più a manetta come una volta.
Oggi però ti tocca scrivere una nuova recensione, visto che le mie fanno addormentare tutti.”



Cannibal Kid
“No, oggi disobbedisco.”




Il Mereghetti
“Sei sempre la solita testa di cazzo.”




Cannibal Kid
“Scherzavo...
intendevo dire che oggi parlo di un film che si intitola Disobedience.”



Il Mereghetti
“Ribadisco: sei sempre la solita testa di cazzo.
Comunque, che cacchio di film è?
Nemmeno un modesto genio della critica cinematografica come me lo conosce.”



Cannibal Kid
“Anche se mi insulti, ora te lo vado a spiegare...”





venerdì 22 gennaio 2016

The Lobster: se trovo la donna giusta, me la ciuccio come un'aragosta





The Lobster
(Grecia, Irlanda, UK, Francia, Olanda, USA e poi basta 2015)
Regia: Yorgos Lanthimos
Sceneggiatura: Yorgos Lanthimos, Efthymis Filippou
Cast: Colin Farrell, Rachel Weisz, Léa Seydoux, Olivia Colman, Jessica Barden, John C. Reilly, Ben Whishaw, Angeliki Papoulia, Ariane Labed
Genere: animalesco
Se ti piace guarda anche: The Leftovers, Black Mirror, Mood Indigo - La schiuma dei giorni, Kynodontas, Alps, Fahrenheit 451

Se vi capitasse, cosa probabile, di dovervi reincarnare in un animale, quale scegliereste?
Io vorrei essere un gatto. Sono i miei animali preferiti. Sono indipendenti. Fanno la pipì e la popò senza aver bisogno di qualcuno che li accompagni. Dormono quasi sempre. Gli piace la pussy. Non combinano un cavolo tutto il giorno e vanno a zonzo per discoteche, bar e locali la notte. Si godono la vita alla grande e, in più, se la godono per 9 volte. Chi se la passa meglio di loro?

martedì 3 novembre 2015

Youth - La bimbominkiezza





Youth - La giovinezza
(Italia, Francia, Svizzera, UK 2015)
Regia: Paolo Sorrentino
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino
Cast: Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Tom Lipinski, Paloma Faith, Madalina Diana Ghenea, Mark Gessner, Chloe Pirrie, Ed Stoppard, Jane Fonda, Mark Kozelek, Sumi Jo, The Retrosettes
Genere: sorrentino
Se ti piace guarda anche: This Must Be the Place, Le conseguenze dell'amore, La grande bellezza, 8 ½

C'è una cosa che mi è sempre piaciuta in questa mia lunga vita: i film di Paolo Sorrentino. Da vecchio pseudo critico cinematografico quale sono, nel corso della mia carriera ne ho avute da ridire contro chiunque. Una volta avevo un blog che era piuttosto popolare, si chiamava Pensieri Cannibali. Peccato che adesso i blog sappiate a mala pena cosa sono, o miei cari giovani d'oggi. Ora comunicate tutti solo attraverso quel nuovo social network che va così forte. Quello che si chiama One ed è l'evoluzione del vecchio Twitter. Con Twitter almeno si potevano usare 140 caratteri. Adesso con One bisogna esprimere ciò che si prova o ciò che si pensa con una parola, una parola soltanto di un massimo di 10 caratteri.

Quando scrivevo sul mio blog, su Pensieri Cannibali, anche i registi che più ho adorato almeno una volta o due una bella tirata d'orecchie se la sono presa. Tutti tranne il mio pupillo, Quentin Tarantino. Lui non ha mai sbagliato un colpo. Con gli italiani, poi, sono sempre stato piuttosto severo, lo ammetto. Con loro ho sempre avuto un rapporto di amoreodio. Con Sorrentino è però stato amore dal suo primo film in cui mi sono imbattuto, non a caso intitolato Le conseguenze dell'amore. Le conseguenze del mio amore nei confronti del suo cinema sono state quelle di aver apprezzato tutti i suoi altri lavori, dal bistrattato (ingiustamente) This Must Be the Place al (giustamente) osannato La grande bellezza, fino ai suoi ultimi lavori di cui vi parlerò magari un'altra volta, se sarò ancora vivo. Adesso voglio concentrarmi su Youth - La giovinezza.

sabato 29 giugno 2013

PASSIONI (NON DI CRISTO) E DESIDERI (NON DI ALADINO)


"Che schifo, sono a letto con Rachel Weisz..."
"Che schifo, sono a letto con Jude Law..."
Passioni e desideri
(UK, Austria, Francia, Brasile 2011)
Titolo originale: 360
Regia: Fernando Meirelles
Sceneggiatura: Peter Morgan
Cast: Jude Law, Rachel Weisz, Anthony Hopkins, Ben Foster, Lucia Siposová, Gabriela Marcinkova, Jamel Debbouze, Moritz Bleibtreu, Marianne Jean-Baptiste, Maria Flor, Dinara Drukarova, Vladimir Vdovichenko, Mark Ivanir
Se ti piace guarda anche: Babel, Hereafter, City of God, Amores Perros

La vita è tante cose. A volte è una cosa meravigliosa, altre una merda. A volte è bella, come dice Roberto Benigni, altre ‘na strunzata, come dice Tony Servillo. Secondo alcune teorie, la vita è come un cerchio. Quello che fai, sia di buono che di cattivo, prima o poi ti torna indietro, in un modo o nell’altro. What goes around… come around. Tutto ruota di 360°, come suggerisce il titolo originale di questa pellicola, ribattezzata in Italia con un banale quanto anonimo Passioni e desideri. Chissà se anche il male che fanno ai film i titolisti italiani presto o tardi tornerà loro indietro?
È tutta una questione di karma, e io a queste stronzate ci credo pure. Il problema è quando ci si costruisce sopra un film, come l’agghiacciante Cloud Atlas, o una serie tv, come la pessima Touch. Quando si cerca di trovare una interconnessione a tutto, quando si cerca di trovare un senso all’intrecciarsi della vita di persone che vivono a parecchia distanza tra loro, ecco che lì si rischia di fare un patatrac. Le storie corali, ebbene sì, sono una delle cose più difficili da gestire e orchestrare al mondo. Come se la sarà cavata il brasiliano Fernando Mereilles, il regista del notevole City of God?

"Ferma Mads Mikkelsen, come Hannibal non vale niente!"
Il Mereilles evita il disastro, ma allo stesso tempo non riesce a convincere in pieno. In confronto a Cloud Atlas, questo Passioni e desideri è un capolavoro. Okay, non c’andava tanto. In confronto a pellicole ben più riuscite come Magnolia o Babel, invece, non vale nulla. Sta nel mezzo. Si lascia guardare, suscita un paio di riflessioni, ha qualche singolo momento non malvagio, eppure non riesce a dire niente di nuovo, né a livello cinematografico né esistenziale. È un esercizio di scrittura che riesce a tenere incollate insieme una serie di storie e di personaggi differenti, e lo fa in maniera accettabile, senza mai risultare troppo indigesto. Cosa non da poco. Alla fine non riesce però a chiudere il cerchio. O meglio, lo chiude alla buona, senza proporre una visione d’insieme che rimanga davvero impressa, un po’ come capitava già a un altro film corale sceneggiato da Peter Morgan, lo shyamalaniano Hereafter di Clint Eastwood.

Quali sono, comunque, questi personaggi il cui fato è cucito insieme da Mereilles?
C’è Jude Law che in viaggio d’affari a Vienna vuole andare con una puttana escort, Blanka (Lucia Siposová).
C’è sua moglie, Rachel Weisz in splendida versione MILFona, rimasta a Londra ma che non se ne sta certo con le mani in mano, visto che ha una relazione adultera con un uomo più giovane di lei. Dove siamo finiti, dentro una puntata di Mistresses?
Per fortuna no, visto che ci sono anche altre vicende, altri personaggi, non fenomenali ma meglio di quelli capitati a loro due.

"E io che ci posso fare, Anthony? Aspetta che ti passo lo psicopatico di turno."
C’è la puttana escort austriaca Blanka e sua sorella (Gabriela Marcinkova), una sognatrice appassionata di libri che è anche il personaggio emotivamente più coinvolgente e meglio costruito. Sebbene pure questo, così come gli altri, rimanga un po’ troppo abbozzato.
Ritratto in maniera molto leggera è anche l’amore del dentista musulmano James Debbouze (quello con la faccia strana di Amelie) per una donna sposata, la sua assistente (Dinara Drukarova), il cui matrimonio a sua volta è ormai agli sgoccioli e suo marito, il russo Vladimir Vdovichenko, avrà una storia con un altro dei personaggi.

"Pronto? Sono lo psicopatico di turno. Cercavate me?"
Nel frattempo, tanto per complicare il quadro già bello articolato, la tipa brasiliana (Maria Flor) del giovane amante di Rachel Weisz scopre che il suo boyfriend la tradisce con la MILFona e decide di ritornarsene in patria, già che c’è per unirsi alle proteste anti Mondiali e anti Confederations Cup. No, questo no. Sull’aereo, la tipa brasiliana conoscerà Anthony Hopkins, un uomo la cui figlia è scomparsa nel nulla anni prima e che però non riesce ad arrendersi al fatto di non ritrovarla più. Mentre fa scalo a Denver prima di arrivare in Brasile, la fanciulla conoscerà anche un ragazzo, Ben Foster. Buon per lei? Più o meno, visto che lui è stato appena scarcerato dopo aver scontato una condanna per reati sessuali…
Ho dimenticato qualcuno?
No, non mi sembra. I personaggi principali sono questi e le loro vite, alcune più interessanti, altre meno, in qualche modo sono intrecciate, tra ambientazioni che comprendono Vienna, Parigi, Londra, Casale Monferrato, Phoenix e l’aeroporto di Denver. Non del tutto mal scritto, diretto e recitato (meglio dagli attori sconosciuti che dai divi presenti), Passioni e desideri è un film allo stesso tempo non del tutto riuscito, sia preso nel suo insieme che andando a vedere le singole vicende. Si lascia vedere senza annoiare troppo, e per una pellicola del genere è affare già non da poco, ma non scatena né passioni, né tanto meno desideri. Se non quello di andarsi a rivedere Magnolia.

Il cinema come la vita è tante cose. A volte è una cosa meravigliosa, altre una merda. A volte è bello, altre ‘na strunzata. E altre volte ancora è semplicemente così così.
(voto 5,5/10)



mercoledì 29 maggio 2013

IL GRANDE E FETENTE OZ




Il grande e potente Oz
(USA 2013)
Titolo originale: Oz the Great and Powerful
Regia: Sam Raimi
Sceneggiatura: Mitchell Kapner, David Lindsay-Abaire
Ispirato a: Il meraviglioso mago di Oz di L. Frank Baum
Cast: James Franco, Mila Kunis, Michelle Williams, Rachel Weisz, Zach Braff, Abigail Spencer, Tony Cox, Martin Klebba, Bill Cobbs, Bruce Campbell
Genere: disneyata
Se ti piace guarda anche: Once Upon a Time, Alice in Wonderland, Jumanji, Un ponte per Terabithia

"Baciami!"
"Ma questo è un film per bambini..."
"Infatti t'ho mica chiesto un cunnilingus..."
Non ci avrei scommesso due lire, su questo grande e potente Oz, anche perché le lire non esistono più, e invece…
Mai sottovalutare il potere della fig… volevo dire il potere della magia.
Il grande e potente Oz è infatti un film pieno di fig… intendevo che è pieno di magia. Che poi non sono un po’ la stessa cosa?
Adesso però non fraintendetemi come al solito. Non è che ci troviamo di fronte a un capolavoro, sia chiaro. Attendendomi però di imbattermi in un nuovo disastro alla Alice in Wonderland, la situazione qui è per fortuna diversa. Sarà tutta una questione di aspettative, esageratamente alte per il film di Tim Burton ai tempi ed esageratamente basse per quello di Sam Raimi adesso?
Può darsi, fatto sta che Il grande e potente Oz è una delle poche bambinate Disney recenti che non mi sono sembrate troppo stucchevoli (un po’ stucchevole lo è, in ogni caso) e che soprattutto non mi hanno annoiato. Pur sapendo già dove sarebbero andati a parare nel finale, ho seguito tutta la favoletta con curiosità e divertimento fanciullesco. In pratica, mi è sembrato quello che Alice in Wonderland sarebbe dovuto essere, e non è stato.

Molto azzeccata la scelta del punto di vista della storia. Questa volta non seguiamo Dorothy, come nel mitologico Il meraviglioso mondo di Oz di L. Frank Baum portato sullo schermo da Victor Fleming nel 1939 in una versione musical che ancora oggi suona memorabile e pure attuale.

DIDASCALIA SPOILER: Ammazza che sex symbol, Mila Kunis!
Questa volta il protagonista assoluto è il Mago di Oz, il personaggio paradossalmente più deboluccio del vecchio storico film. La pellicola ripercorre (o meglio si inventa) la sua storia concentrandosi su come lui sia arrivato nel mondo di Oz. Ovviamente, pure lui con un tornado. A vestire i suoi panni troviamo un James Franco magari non magico, ma comunque convincente nella parte del grande e fetente Oz, imbroglione professionista degno anticipatore di Giucas Casella e del Divino Otelma. Forse giusto un po’ meno appariscente del Divino Otelma.

La cosa migliore del film, come anticipato, è però la fig… scusate, le interpreti femminili.
Mila Kunis appare come se fosse appena uscita da un manicomio. O, con quel cappello che indossa, da un matrimonio inglese. Con una simile mise anti-stupro, la Disney desessualizza così Mila, impresa non facile.
ATTENZIONE SPOILER
"A questo punto sono più figa io!"
L’idea di trasformare Mila Kunis, eletta da vari magazine donna più sexy del mondo e incoronata Cotta adolescenziale del 2011 da questo blog, nell’orripilante strega cattiva è una mossa coraggiosa e inaspettata. Brava Disney, per una volta mi hai sorpreso, anche se avrei preferito mi avessi proposto una Mila Kunis sexy bitc… ehm sexy witch, cosa che però sarebbe stata troppo scontata.

Siamo comunque solo all’inizio della magica rassegna: ci sono infatti anche Rachel Weisz, che insomma buttala via, e la rivelazione Abigail Spencer (la prima a finire vittima della seduzione di Oz), attrice della serie Rectify dal futuro più che brillante.
Ma, su tutte, vince Michelle Williams. Michelle Williams, di recente grandiosa protagonista di pellicole indie come Take This Waltz e Blue Valentine, ormai vola una spanna sopra a chiunque senza nemmeno bisogno della scopa e, persino in una produzione commerciale come questa, riesce a illuminare la scena in maniera magggica.


Non solo James Franco, non solo fig… attrici di talento, ma anche due idoli animati. A me i personaggi animati, soprattutto se animali e/o bambini, stanno di fisso sulle scatole, mentre in questo caso Oz è riuscito a compiere la magia. La scimmia alata parlante è fantastica, anzi è fantastico, visto che è un lui e se no si offende.
Che dire poi della bambina di porcellana?
Idola assoluta! Io di solito in queste bambinate disneyate non ci casco, ve l’ho detto, ma la scena in cui dice “Corriamo a uccidere la strega!” camminando trallalero trallalà è qualcosa di fantastico e m'ha fatto cascare dentro con tutte e due le scarpe.



"Bambini, adesso vi racconterò di quando ho tolto la verginità a Dawson."
"EVVAI! Ma comunque: chi è Dawson?"
Alla fine di questo magico viaggio posso dire che sì, mi sono divertito come un bambino a guardare il nuovo Oz e sì, mi vergogno ad ammetterlo, perché questa è una gran disneyata e io ooodio le disneyate, però questa è una disneyata ben orchestrata. Proprio come il mago fetentone imbroglione di Oz, Sam Raimi riesce a far credere di aver girato un buon film, anche se poi probabilmente non lo è. Ma non importa, perché il cinema, così come la magia, è tutta una grande illusione. L’importante è conoscere i trucchi del mestiere e saperli sfruttare a dovere. Qui i trucchi ci sono tutti, da una bella scena d’apertura in b/n che dà un tocco vintage al film, al piacevole senso dello humour usato per l’intera durata, dal buon cast fino ai personaggi animati tanto ruffianotti quanto azzeccati.
Se si prende per quello che è, ovvero un’allegra pagliacciata made in Disney, Il grande e potente Oz è una visione più che piacevole, Jumanji-style. Non ai livelli del leggendario film degli anni ’30 con Judy Garland, però un riuscito prequel. Forse non il mago che stavamo aspettando, insomma, ma il mago di cui avevamo bisogno.
E spero di essere riuscito anch'io nell'illusione di avervi fatto credere che questa fosse una recensione decente, quando in realtà è una mezza schifezza.
(voto 6,5/10)



lunedì 6 agosto 2012

Dream House: che sonno di casa

"Una casa talmente da sogno che è meglio bruciarla, è meglio!"
Dream House
(USA 2011)
Regia: Jim Sheridan
Cast: Daniel Craig, Rachel Weisz, Naomi Watts, Marton Csokas, Elias Koteas, Sarah Gadon, Gregory Smith, Jane Alexander, Rachel G. Fox
Genere: soporifero
Se ti piace guarda anche: Non avere paura del buio, Il sesto senso, The Others, The Orphanage

A volte mi chiedo cosa sia peggio: un film brutto oppure un inutile film nella media?
Una pellicola di quelle che ti fanno incazzare, oppure una di quelle che ti lasciano indifferenti?
Dream House fa parte della folta schiera dei thriller di medio livello, una visione che scivola bene, almeno se non si hanno grosse pretese, che ti conduce dritta nei dreams e che, proprio come i sogni, il mattino dopo è già sparita del tutto dalla tua mente.
Dream House è un film che ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
ZZZZZZZZZZZZZZZZ
RONF RONF
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
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"Alla faccia di chi dice che i fantasmi non sanno fare all'amore!"
Scusate, devo essermi appisolato. Dicevo… cosa dicevo?
Dicevo che RONF, questo film YAWN…
Ehm, ah sì. Questo film vanta dalla sua la firma prestigiosa (almeno un tempo) di Jim Sheridan, regista irlandese de Il mio piede sinistro, Nel nome del padre e In America, uno specializzato in cose molto Irish, insomma. Solo che il suo tocco verde in questo caso non si sente per nulla, dev’essere stato anestetizzato da Hollywood e RONF io ne approfitto per schiacciare un altro pisolino che poi perché si dice “schiacciare un pisolino” proprio non lo so e chissà che non lo scopra, visto che il sonno porta consig
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ

Ah, come mi sento riposato! Sono stato anestetizzato anche io? Un’anestesia totale, giacché non ricordo di nuovo di che stavo parlando. Del perché si dica “schiacciare un pisolino” ed ecco che sul prezioso Yahoo! Answers ho trovato una risposta. Non so quanto attendibile, però è pur sempre una risposta.
E poi stavo parlando di altro. Di cosa? Di chi? Di Jim Sheridan? E chi è, Jim Sheridan? L’irlandese? È vero, ora ricordo. Certo che se non ci fosse stato lui, dietro la macchina da presa, ci sarebbe anche potuto essere un qualunque mestierante a caso di Hollywood e il risultato non sarebbe stato nient’affatto differente.

"Ma perché da quando ho fatto quella cosa con la Regina Elisabetta
per le Olimpiadi, tutte le vecchie babbione ci provano con me?"
Prima che mi addormenti di nuovo, facciamo poi un breve cenno al cast, tanto per: il protagonista è il James Bond che odia le donne ma non la nuova Bond Girl Regina Elisabetta Daniel Craig, ancora più anonimo e zero espressivo rispetto al suo solito. La sua recitazione nei (rari) momenti più “intensi” della pellicola è davvero imbarazzante. Imbarazzante a livelli arcuriani.
Difetto non da poco visto che il suo personaggio e la sua sanità mentale sono cruciali per l’economia del racconto e quindi con un interprete più convinto e convincente i risultati sarebbero potuti essere migliori.
Rachel Weisz invece è come al solito splendida e bravissima. Roba da chiedersi come mai faccia film del genere e, cosa più importante, come abbia fatto a sposarsi Daniel Craig. Proprio lei che, tra l’altro, prima stava con Dio Darren Aronofsky. Non un bellone, vero, però ca**o è Dio Darren Aronofsky!
E che cosa ci fa poi Naomi Watts in un film come questo, peraltro in un ruolo da comprimaria? Sia la Weisz che la Watts meriterebbero, oltre che fondare un duo musicale di sgallettate country vista la piacevole assonanza dei loro cognomi, di girare titoli di ben altro livello, invece di finire sprecate nella mediocrità di una produzione standard del genere.
Un film non da sogno, ma da sogni d’oro Bonomelli
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
(voto 5,5/10)

mercoledì 30 marzo 2011

L'albero azzurro

C'è stato π - Il teorema del delirio e quindi Requiem for a Dream. E ora è la volta dell'Aronofsky più controverso.

The Fountain - L’albero della vita
(USA 2006)
Regia: Darren Aronofsky
Sceneggiatura: Darren Aronofsky
Cast: Hugh Jackman, Rachel Weisz, Ellen Burstyn, Mark Margolis, Stephen McHattie, Sean Patrick Thomas, Cliff Curtis, Donna Murphy
Genere: romantico
Se ti piace guarda anche: L’esercito delle 12 scimmie, Mr. Nobody, Il curioso caso di Benjamin Button, Southland Tales, 2001: Odissea nello spazio

Darren Aronofsky non fa film brutti. Fa solo film che il pubblico più o meno comprende. E The Fountain è sicuramente il meno compreso e il più autistico tra i suoi vispi pargoli. La cosa paradossale è che dietro a una struttura che fonde concetti religiosi, filosofici, scientifici e quant’altro e dietro a tre piani temporali (1500, presente e un futuro molto prossimo) si nasconde la realtà più intima e allo stesso tempo semplice finora raccontata dal regista: una tragica storia d’amore e morte. Perché, ebbene sì, anche Aronofsky ha un cuoricino in mezzo al petto che batte e questa volta ha voluto raccontarci una vicenda toccante e intensa, seppure in maniera tutta sua, finendo pure per innamorarsi durante le riprese della protagonista femminile Rachel Weisz (con cui è recentemente finita, chiusa parentesi gossip).

L’eccesso di ambizione non è un difetto. Certo, in questo caso il buon Darren ha mirato persino troppo in alto, andando a riprendere le tematiche filosofeggianti e teologiche dell’esordio ma riproponendole in una chiave mistico-trascendentale eccessiva da vero teorema oltre il delirio. Se però togliamo la parte iniziale e quella finale, che pure hanno il loro sfuggente e affascinante perché, Aronofsky per la prima e finora unica volta c’ha fatto sbirciare dentro al suo petto, non dimenticando tuttavia la sua tematica preferita: lo sprofondare negli abissi della mente umana.

Un tentativo simile per andare in porto doveva avere tutti gli elementi che funzionano in maniera perfetta, in questo caso però oltre a una sceneggiatura che mette troppa carne al fuoco, va sottolineata la scelta non troppo azzeccata di Hugh Jackman come protagonista, quando in origine il film doveva essere intepretato dal fincheriano Brad Pitt. Attori non a caso entrambi piuttosto “scimmieschi” per interpretare la parte di uno scienziato che fa esperimenti sulle scimmie. E poi qualcuno ha il coraggio di dire che ai film di Aronofsky manca l’ironia.

Le ambizioni della pellicola non sono del tutto riuscite, vedi anche una colonna sonora che per quanto curata per la prima volta nel caso di Mansell non è particolarmente memorabile. The Fountain è un racconto di amore & morte a tratti molto intenso ma nel complesso confuso (lo ammetto); eppure per me è comunque sempre meglio un film tanto pieno di idee quanto imperfetto e pasticcione, come anche l’altrettanto controverso Southland Tales di Richard Kelly, piuttosto che un film perfettino quanto privo di una benché minima personalità od originalità come Il discorso del re.
Mi rendo conto che chi si aspettava di vedere un regolare fantasy action con Hugh “Wolverine” Jackman possa essere uscito dal cinema con un bel mal di testa, però mai commettere l’errore di aspettarsi un film piacevole da Aronofsky. Ogni suo lavoro è un tormento, una botta in testa e questa volta anche al cuore. Di tenebra.
(voto 7+)

Accoglienza: piuttosto ignorato dal pubblico e perlopiù stroncato dalla critica all’uscita, per quanto rimanga l’Aronofsky meno amato a qualche tempo di distanza il film è stato parzialmente rivalutato. Magari non da tutti...
Box-Office USA: $ 10 milioni

venerdì 14 gennaio 2011

I miei film dell'anno 2010 - n. 1 Amabili resti

Ecco arrivato il momento che tutta Italia stava attendendo. Il risultato del sondaggio di Fiat Mirafiori? No. La decisione della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento? Figuriamoci, tanto non è cambiato niente. Sto parlando, naturalmente, del primo posto nella classifica cinematografica di Pensieri Cannibali per quanto riguarda il 2010. And the winner is...


Amabili resti
(USA)
Regia: Peter Jackson
Cast: Saoirse Ronan, Mark Wahlberg, Rachel Weisz, Stanley Tucci, Susan Sarandon, Rose McIver, Reece Ritchie, Carolyn Dando, Michael Imperioli, Amanda Michalka, Andrew James Allen, Nikki SooHoo
Genere: ragazzine scomparse
Se ti piace guarda anche: Il giardino delle vergini suicide, Le cose che restano, Il sesto senso, La stanza del figlio, One Hour Photo, Mystic River, Il segreto dei suoi occhi

Trama semiseria
Mi chiamavo Salmon, come il pesce. Nome di battesimo: Susie. Avevo quattordici anni quando fui uccisa, il 6 dicembre del 1973. Negli anni Settanta, le fotografie delle ragazzine scomparse pubblicate sui giornali mi somigliavano quasi tutte: razza bianca, capelli castano topo. Questo era prima che le foto di bambini e adolescenti di ogni razza, maschi e femmine, apparissero stampate sui cartoni del latte o infilate nelle cassette della posta. Era quando ancora la gente non pensava che cose simili potessero accadere.
(nessuno spoiler, è l’inizio del romanzo di Alice Sebold da cui il film è tratto)

Poi sono arrivati casi come quello di Avetrana e le ragazzine scomparse sono finite in tutti i programmi tv e hanno dato vita a un macabro reality-show. Amabili resti racconta la scomparsa di una ragazzina dal suo punto di vista e con un tatto e una sensibilità del tutto opposti a quelli cui negli ultimi mesi abbiamo avuto modo di assistere sulle nostre televisioni. Le persone sparivano anche allora, ma per fortuna erano ancora gli anni Settanta e programmi come Quarto grado, Pomeriggio Cinque, Chi l’ha visto? e Studio Aperto non erano ancora stati creati. Grazie a Dio.

Pregi: è il mio film del cuore dell’anno, quello che più ha toccato ed emozionato quell’affarino freddo che ogni tanto mi batte in mezzo al petto. Mi viene il magone al solo vedere la locandina appesa da Blockbuster.
Difetti: la sceneggiatura ha qualche sbavatura, alcune cose si comprendono in pieno solo leggendo il libro e rispetto al romanzo viene dato poco spazio al notevole personaggio di Ruth, in più c’è qualche tendenza spiritual new-age. Ma pur ammettendo questi difetti, al cuore non si comanda.

Personaggio cult: la protagonista Susie Salmon interpretata dalla tenera Saoirse Ronan, una vita appena sbocciata che si ha una gran voglia di salvare a tutti i costi
Scena cult: la discesa di Susie nella tana del lupo mentre a casa preparano la cena
Canzone cult: “Alice” dei Cocteau Twins

Leggi la mia RECENSIONE

domenica 2 gennaio 2011

I miei film dell'anno 2010 - n. 35 Agora

Agora
(Spagna)
Regia: Alejandro Amenábar
Cast: Rachel Weisz, Max Minghella, Ashraf Barhom, Oscar Isaac, Michael Lonsdale, Rupert Evans
Genere: fede vs. ragione
Se ti piace guarda anche: Mare dentro, Religiolus

Trama semiseria
Il regista più amato dalla Chiesa cattolica Ale-Alejandro Amenábar dopo aver affrontato il tema dell’eutanasia in Mare dentro (con un’impressionante Javier Bardem) ci racconta un’altra storia pensata apposta per una proiezione in Vaticano: la vicenda di Ipazia, filosofa di Alessandria d’Egitto contrastata per la sua libertà di pensiero. Ma ce n’è pure per la religione ebraica…

Pregi: non solo un atto d’accusa contro l’oscurantismo religioso, ma anche una lezione su quelli che dovrebbero essere i veri compiti della religione (la carità, ad esempio). Notevole poi l’interpretazione della protagonista Rachel Weisz
Difetti: il film è diviso distintamente in due parti e la seconda è più debole

Personaggio cult: Ipazia, astrologa e femminista ante-litteram e simbolo della forza della cultura
Scene cult: la distruzione della biblioteca di Alessandria, con una ripresa simbolicamente capovolta. E poi il pugno allo stomaco del finale.

Leggi la mia RECENSIONE

lunedì 26 aprile 2010

iPazia

Agora
(Spagna, 2009)
Regia: Alejando Amenabar
Cast: Rachel Weisz, Max Minghella, Ashraf Barhom, Oscar Isaac, Michael Lonsdale, Rupert Evans

“Agorà non è un film contro le religioni,” ha dichiarato il regista Amenabar. Allora perché ha fatto discutere tanto e in un paese così poco suscettibile alla tematica religiosa come il nostro è uscito solo ora, a ben un anno di distanza dalla sua presentazione a Cannes?
Forse, dico io, perché pur non essendo contro le religioni, nemmeno lecca loro il culo. Anzi, ci va giù piuttosto pesante, soprattutto con quella cristiana. Sarà mica questo il motivo dei ritardi nella distribuzione italiana (e possiamo ringraziare Dio che almeno prima o poi sia arrivato…)?
Lasciamo da parte le discussioni religiose. Tanto sono inutili visto che quando si tratta di religione nessuno è mai disposto non solo a non cambiare la propria posizione di una virgola, ma nemmeno a porsi qualche legittimo punto di domanda o aprire una discussione. Il film meglio delle mie parole può offrire uno spunto di riflessione interessante al proposito, naturalmente per chi fosse aperto a riflettere sull’argomento. Per chi invece di riflettere preferisce farsi imporre delle idee ci sono sempre altri posti. Ehm… le Chiese, tanto per dire il primo luogo che mi viene in mente. Senza offesa per nessuno, sia ben chiaro.

Chiuso questo lungo sermone che ha annoiato persino me, “Agora” è anche e soprattutto la storia di Ipazia, una filosofa pre-femminista vissuta ad Alessandria d’Egitto nel 400 d.C. circa che con le sue intuizioni astronomiche ha anticipato di secoli persino Galileo. Intorno a lei si muovono tutta una serie di fondamentalisti religiosi. Ce n’è per tutti i gusti: cristiani, pagani, ebrei… mancano all’appello solo Tom Cruise e John Travolta che ti chiedono di fare un test della personalità di Scientology.
I Cristiani vengono mostrati nei loro aspetti positivi (la carità, valore che Papa-Razzi ha confuso con il donare un paio di Prada a se stesso) e quelli negativi (distruggono solo la Biblioteca di Alessandria e la cultura di un intero popolo, ma insomma, roba da niente). Allo stesso tempo anche la figura di Ipazia (interpretata da una sempre wonderful Rachel Weisz) ci viene mostrata non soltanto nelle sue belle parole, ma anche nelle sue contraddizioni (aveva degli schiavetti personali).

Ale-Alejandro (come lo chiamerebbe Lady Gaga) Amenabar continua a dimostrare una capacità fuori dal comune di cambiare generi e registri narrativi: dal viaggio noir-fantascientifico-mentale di “Apri gli occhi”, all’horror gotico di “The Others” al dramma di “Mare dentro” e ora si muove con agilità persino tra le sabbie mobili del polpettone storico/religioso, genere che io in genere non sopporto. Se nella seconda parte il ritmo narrativo scende un poco, la prima parte è davvero ottima. Notevole in particolare la scena della devastazione cristiana della Biblioteca di Alessandria: la macchina da presa all’improvviso si capovolge, indicando forse come il mondo a volte giri al contrario.

“Agora” è dunque una piazza ricca, piena di significati e interpretazioni possibili, che non cerca di imporre il proprio pensiero unico ma prova invece a stimolare considerazioni anche sul mondo di oggi, andando alla ricerca di una cosa che tutti dovrebbero possedere. La Fede? No, la Ragione.
Un film da vedere, con un finale che non è un pugno. È una mazzata allo stomaco. Ma hey, tanto questa storia non è mai stata narrata in nessun libro Sacro, quindi è tutta finzione, no?
(voto 7/8)

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