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lunedì 24 ottobre 2016

I Medici – Peste Is Coming





I Medici – Masters of Florence
(serie tv, stagione 1, episodi 1 e 2)


La Rai presenta I Medici, la sua nuova serie internazionale con un cast stellare, capitanato da Dustin Hoffman...

martedì 29 marzo 2016

Bacato dal sole





Baciato dal sole
(serie tv, Italia 2016)

Parte la scritta “Rai Fiction” e tutto il mio corpo viene percorso da un brivido, un brivido di terrore. Non è per la paura di trovarmi di fronte a qualcosa di terribile. Quello è praticamente certo. A spaventarmi è il fatto di trovarmi di fronte a qualcosa di terribile che però mi piacerà. Sarà andata così?

martedì 24 febbraio 2015

LA RABBIA E L'ORIANA





L'Oriana
(film tv, Italia 2015)
Rete: Rai 1
Regia: Marco Turco
Sceneggiatura: Stefano Rulli, Sandro Petraglia
Cast: Vittoria Puccini, Francesca Agostini, Vinicio Marchioni, Stéphane Freiss, Adriano Chiaramida, Benedetta Buccellato, Maurizio Lombardi, Gabriele Marconi
Genere: biopic
Se ti piace guarda anche: Walter Chiari - Fino all’ultima risata, Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu, Volare

Sono molto molto, molto arrabbiato. Arrabbiato d'una rabbia fredda, lucida, razionale. Una rabbia che elimina ogni distacco, ogni indulgenza. Sono molto arrabbiato con me stesso. Per aver giudicato una donna, una intera esistenza, in base a una cosa. Una sola tra le mille, probabilmente più di mille, che ha scritto nel corso della sua carriera. Avevo giudicato Oriana Fallaci soltanto per il suo celebre articolo La rabbia e l'orgoglio, pubblicato sul Corriere della Sera il 29 settembre 2001, a una manciata di giorni di distanza dagli attentati alle Torri Gemelle. Un pezzo fin dal titolo rabbioso che aveva suscitato anche in me una profonda rabbia. Contro di lei, contro le sue parole, contro il suo modo di usarle. Una reazione che mai nessun altro articolo di giornale mi aveva suscitato. Segno che il suo pezzo colpiva nel segno. Nel bene o nel male.
Giudicare Oriana Fallaci soltanto in base a quello scritto si è rivelato del tutto sbagliato. Un grave errore. Un giudizio fallace. C'è voluta una fiction Rai per farmelo notare. È come giudicare la carriera di Lou Reed soltanto in base all'inascoltabile “Lulu”, il disco che ha inciso insieme ai Metallica, ignorando le cose splendide che ha realizzato con i Velvet Underground e da solista. Per me e per la mia generazione Oriana Fallaci è identificata soprattutto con quello scritto, con quello sfogo di rabbia e di orgoglio. Più di rabbia che di orgoglio, se vogliamo dirla tutta. Oriana Fallaci è però stata molto altro e molto di più e il film tv in due puntate L'Oriana lo mette bene in mostra.

sabato 10 marzo 2012

La storia chiara, anzi bianca, di Walter Chiari

Walter Chiari - Fino all’ultima risata
(mini-serie in 2 puntate)
Regia: Enzo Monteleone
Cast: Alessio Boni (Walter Chiari), Bianca Guaccero (Valeria Fabrizi), Dajana Roncione (Alida Chelli), Anna Drijver (Ava Gardner), Caterina Misasi (Lucia Bosè), Karin Proia (Sophie Blondel), Gerry Mastrodomenico (Bruno Guidazzi)
Genere: biopic Rai
Se ti piace guarda anche: Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu, J. Edgar, The Iron Lady

Era da parecchio tempo che non guardavo qualcosa su Raiuno, Mondiali di calcio a parte.
Possibile? Ma no, avrò di certo visto qualcosa di recente. Di sicuro Raiuno ha offerto un sacco di cose interessanti…
Ehm no. Forse era dai tempi di Ma il cielo è sempre più blu, la fiction dedicata a Rino Gaetano nel 2007 che non la guardavo. Non per più di 2 minuti, almeno, e non per mia volontaria scelta, almeno. A farmi tornare sulla prima rete nazionale è stata ora proprio un’altra miniserie biografica su un personaggio storico dell’intrattenimento del nostro paese di cui in verità non sapevo molto: Walter Chiari, vero nome Walter Annichiarico.
Anche se, va detto, mi sono recuperato la serie in rete e non in tv, per la serie: pagare il canone mi è davvero utile, yay!

La storia dell’ascesa e declino di Walter Chiari l’entertainer copre una larga fetta dell’ultimo secolo, con partenza dal dopoguerra e arrivo ai primi anni ’90. L’affresco socio-culturale che ne esce è molto superficiale: vediamo l’immancabile scenetta ambientata durante Italia - Germania 4 - 3, con Chiari che la segue impassibile in prigione, e qualche immagine di repertorio cucita insieme alla buona. Dopo tutto si tratta pur sempre di una fiction firmata mamma Rai.
Se la qualità televisivo-cinematografica è buona per gli standard Rai, è però ben al di sotto delle produzioni BBC o HBO o AMC, giusto per mettere le cose nella giusta prospettiva e non alimentare false speranze.

Nonostante a livello registico Enzo Monteleone non si segnali in modo particolare e la sceneggiatura sia piuttosto banalotta, la miniserie in due puntate fugge via piacevole e guardabilissima. Merito di un personaggio interessante, anche e forse soprattutto per chi di lui non ne sapeva fino ad ora un bel niente come me. E merito di un ottimo Alessio Boni in versione tour de force che si è immedesimato del tutto in Walter Chiari, nonostante qualche forzatura caricaturale non manchi. Un’interpretazione notevole che negli Usa gli avrebbe fruttato un Emmy Award o perlomeno una nomination, mentre qui in Italia si dovrà accontentare di... mah, un Telegatto? No, non ci sono manco più quelli. Allora dovrà accontentarsi di una pacca sulle spalle virtuale da parte di Pensieri Cannibali. È pur sempre qualcosa, no?
Il cast di contorno si segnala invece per la presenza di fanciulle più belle che brave a recitare ma che comunque si stagliano sopra la media-fiction nostrana, in particolare una divertente Dajana Roncione nei panni della moglie burina di Chiari e quella bonazza mediterranea di Bianca Guaccero.

"Ma quanti colori di capelli cambi? Vorrai mica farti pure Bianca? Uahaha!"
Di Bianca però non c’è solo la Guaccero, ma anche la coca che è stata croce e delizia nela vita del Walter Chiari. La vicenda parte proprio dal 1970, anno in cui il conduttore e attore è stato arrestato con l’accusa di possesso e spaccio di droga, una storiaccia che l’ha fatto restare in gattabuia per 70 giorni e che alla fine ha portato la moglie Alida Chelli a chiedere il divorzio.
La prima puntata è la più interessante delle due, grazie a una costruzione su due piani temporali: il Walter carcerato nel ’70 e i vari flashback riguardanti la sua ascesa al successo nel mondo dello spettacolo. Una costruzione che seppure lontana dalle stratificazioni di un J. Edgar risulta più efficace rispetto alla seconda puntata fin troppo lineare, che ci presenta invece la parte - di solito - più avvincente in questo genere di storie, ovvero quella del declino.

Riguardo all’ascesa, Walter Chiari è venuto fuori dal nulla, grazie al suo fascino magnetico, alla sua presenza sul palco e pure alla sua abilità nel raccontare barzellette. Dai palchi teatrali è passato quindi alla televisione e al cinema, diventando ben presto un personaggione capace di oscurare persino le dive che erano solite circondarlo, come una certa Ava Gardner. La parte più affascinante della storia è quella del Walter Chiari playboy che se le fa tutte, oltre alla Gardner pure Lucia Bosè, futura madre di Miguel Bosè, e alcune altre dive come Mina di cui però nella serie non si parla. Gli anni ’60 ricostruiti dalla fiction viaggiano da qualche parte tra Mad Men e La dolce vita, modelli citati ma ovviamente non eguagliati, nonostante una fuga dai paparazzi che sembra uscita dritta dritta dal film di Fellini. Poco spazio si ritaglia invece il mondo televisivo, forse per paura di dare un’immagine negativa della Rai e dimostrando quindi ben poco coraggio, soprattutto se paragonato al grande The Hour trasmesso dalla BBC, capace di attaccare profondamente la BBC stessa degli anni ’50.
Una frecciatina alla Rai però questa fiction la tira fuori comunque: dopo il processo per lo scandalo coca, Walter Chiari attraversa un lungo periodo lontano dalla televisione e quando una fan gli chiede se tornerà sul piccolo schermo, lui risponde: “Chiedetelo alla Rai”.

La seconda puntata, quella sul secondo tempo nella vita del Chiari, è quella del declino, con i media tradizionali che lo abbandonano e i riflettori che cominciano a spegnersi dopo la discussa vicenda del processo. Negli anni ’70, lo showman si ricicla quindi su palchi di terz’ordine di vari locali italiani, fino a tornare negli 80s in tv grazie alle reti locali: sfumato un contratto con Rete 4, finisce ad Antenna 3, seppure brevemente. Il mondo televisivo è però cambiato parecchio rispetto ai suoi tempi d’oro, c’è stato l’avvento del Berlusconi style, delle televendite, e il Walter non è più l’uomo giusto al posto giusto nel momento giusto. È in questo Viale del tramonto che la mini mini-serie avrebbe potuto giocare le sue carte migliori, grazie a una vicenda poi non molto lontana ad esempio dal George Valentin del premiatissimo The Artist. Peccato che ci troviamo pur sempre dentro a una fiction Rai e il declino venga quindi rappresentato giusto attraverso una drammatica, scontata (e probabilmente inventata) scenona del Chiari a pezzi per l’uso eccessivo di droga.
L’ultima occasione di riscatto arriverà quindi per lui non grazie alla perfida televisione, che certi scandali non riesce a dimenticarli, bensì con il cinema: è con il film Romance sul rapporto tra un padre e un figlio che Walter Chiari torna a far parlare di sé al Festival di Venezia, dove stava per vincere la Coppa Volpi di migliore attore, andata poi a Carlo delle Piane. Ma a non funzionare nella seconda puntata della fiction è il rapporto padre/figlio, proprio il punto vincente di una pellicola come Romance.

Riguardo a questo aspetto dalla vicenda, lascio la parola a Simone Annichiarico, il figlio di Walter oggi conduttore di Italian’s Got Talent, che in un’intervista ha dichiarato: “A livello qualitativo è una fiction molto buona; Alessio Boni è straordinario, da fargli un monumento per quanta dedizione ha messo nel personaggio. Da utente la giudico godibile. […] La prima parte è Walter, la seconda è Lenny Bruce. Se nella prima puntata l'85% delle cose sono vere e il restante 15 è romanzato, nella seconda è esattamente il contrario: l' 85% è inventato. […] Sfido chiunque ad averlo mai visto in down di cocaina da qualche parte. Non è mai stato licenziato da nessuna emittente televisiva, tantomeno da Antenna 3, al limite non lo chiamavano a lavorare. Il rapporto con me è assurdo, si vede addirittura che gli scanso la mano mentre mi accarezza. È un iper-mega-romanzo. Ne esce fuori un uomo fallito, dominato da brutti demoni, mentre lui era di un’allegria contagiosa, aveva un sacco di persone intorno. Tutto il contrario di quello che si è visto lì.”

Se Simone Annichiarico se l’è presa con la fiction va detto che forse il motivo, oltre che nelle invenzioni, è da trovare anche nel suo personaggio, che non ne esce alla grande: Simone è infatti impersonato da un bambino che definire cagacazzo e odioso è dire poco. Te credo che non l’abbia presa bene.
Nei giudizi contro la fiction c’è comunque chi ci è andato giù ancora più pesante. Un amico di Celentano, un certo Aldo Grasso, sul Corriere della sera scrive: “Per chi ha profondamente amato Walter Chiari, l'artista più che l'uomo, la biografia interpretata da Alessio Boni è stata una vera sofferenza. […] È una rivisitazione superficiale e maldestra. E dire che con tutto il materiale di repertorio che esiste su uno dei più grandi entertainer dello spettacolo italiano era quasi impossibile costruire una fiction così brutta. Ci sono riusciti.”

La visione della fiction è quindi consigliata più a chi di Walter Chiari non ne sapeva nulla e che quindi grazie a queste due puntate avrà un’infarinatura generale, vedrà la fotografia di un personaggio controverso, quanto affascinante e carismatico. Un uomo che sapeva far ridere gli uomini e far innamorare le donne. Un uomo con cui rivivere i decenni del dopoguerra italiano attraverso i suoi alti e i suoi bassi personali e di carriera. Ricordando che Alessio Boni sarà stato anche bravo e tutto però sì, si tratta pur sempre di una fiction Rai.
(voto 6,5/10)


sabato 26 marzo 2011

Mo' adesso ci tocca provare pena pure per Mauro Masi

Mauro Masi è stato cacciato da mamma Rai.
La colpa dell'ormai ex direttore generale?
Voi direte: "Con tutto quello che ha combinato, tra boicottaggi a programmi di successo come Annozero e Vieni via con me, era ora lo mandassero via."
La causa però non è certo questa. Pare che sia proprio Silvio Berlusconi a non essere soddisfatto del suo operato.
Ma povero Masi, cosa doveva fare più di così? Cosa?
Il fatto è che Santoro, Fazio, Saviano, Floris, la Dandini e la Gabanelli sono ancora tutti vivi e in ottima salute, una cosa che non rientrava nei piani del Premier. Per sostituire Masi e portare finalmente a termine la sua missione, il presidente del Consiglio sta quindi ora pensando a una di queste drastiche soluzioni:

Ruby Rubacuori in versione Nikita: una tipa che può agilmente passare da escort a spietata assassina;

Un gruppo di mercenari pagati come fa Gheddafi in Libia, solo che nella squadra del Premier ci saranno anche (per la gioia di Mr. Ford) gli Expendables Sylvester Stallone, Jason Statham, Mickey Rourke, Dolph Lundgren e Jet Li. Ancora in dubbio invece la partecipazione di Bruce Willis e Arnold Schwarzenegger;

Un dream-team di mostri televisivi formato da Sabrina & Michele Misseri, Erika & Omar, Olindo & Rosa, Annamaria Franzoni, Amanda Knox (Berlusconi un po' di figa la vuole sempre) e Massimo Giletti.

giovedì 10 febbraio 2011

Pen-isola Cayman

Stasera nel programma della Dandini "Parla con me" sarebbe dovuta andare in onda la scena finale de Il Caimano di Nanni Moretti. Con una decisione totalmente democratica, il vicedirettore generale Rai Antonio Marano ha però chiesto che la sequenza fosse ridotta dai 7 minuti previsti a soli 3 (dopo che già il passaggio integrale della pellicola era stato negato a Raitre). Moretti, quel cattivone, ha però detto di no a questo "taglio" e quindi non si vedrà niente.
Io ve la propongo lo stesso in tutti i suoi 7 agghiaccianti minuti di durata.
Sempre che Marano sia d'accordo, eh.

venerdì 17 dicembre 2010

Man of the year 2010 - n. 8 Roberto Saviano

Roberto Saviano
Genere: contastorie
Provenienza: Napoli, Italia
Età: 31
Nel 2010: in tv con Vieni via con me
Nel 2011: un nuovo libro?
Perché è in classifica: perché è stato la ragione per riaccendere quell’elettrodomestico inutile chiamato tv

Roberto Saviano è un contastorie, che -attenzione- è cosa ben diversa dall’essere un contaballe; di quelli la televisione era già piena, non ne avevamo certo bisogno di un altro. Saviano quest’anno in veste di intruso del piccolo schermo ha invece riportato la narrazione dentro la televisione italiana.
“Vieni via con me” ha rappresentato magari non un modo radicalmente nuovo di realizzare un programma per il piccolo schermo, però è stato senz’altro una boccata d’aria fresca in un’asfissiante panorama sì sovraffollato di reality-show talent-show cazzofigatetteeculi-show, ma non solo: sovraffollato sorpattutto di un vuoto di libertà d’espressione cla-mo-ro-so.

Parte del merito della riuscita del programma vero e proprio fenomeno culturale e campione di ascolti (nonostante l’idiota tentativo di boicottaggio della Rai) va anche a Fabio Fazio, personaggio troppo buonista per i miei gusti comunque necessario per bilanciare il vergine della tv Saviano. E poi, hurrah!, si è finalmente vista qualche Idea in un programma tv, come non capitava forse dai tempi di Andrea Pezzi e Massimo Coppola a Mtv: le liste, i “vado via perché, resto qui perché”, gli ospiti spesso interessanti e con davvero qualcosa da dire, non solo dei markettari che rispondono presente per pubblicizzare l’ultimo film/disco/programma/stronzata.
Va anche detto per completezza d'informazione che non tutto è riuscito alla perfezione e io sottolineo come, al solito in Italia, il livello musicale è ad esempio stato al di sotto di tutto il resto, con una serie di soliti cantanti soporiferi e jurassici. Però vincono nettamente le cose positive, come la comicità di Corrado Guzzanti e della rivelazione David Anzalone, comico “handicappato e carogna”. Anche se sarebbe stato bello vedere pure un Luttazzi… E naturalmente i monologhi di Saviano: la “macchina del fango” raccontata nella prima puntata fotografa alla perfezione i meccanismi che governano i media e i centri di poteri di oggi in Italia, ma come il recente caso Assange ci insegna, non solo in Italia. Nel suo monologo conclusivo, Saviano ci ha invece ricordato l’importanza fondamentale delle storie:

“Non fa paura chi racconta una storia. Fa paura chi la ascolta.”


mercoledì 14 luglio 2010

Il peggio del Mondiale cannibale

E dopo il meglio (tra cui c'è stata anche la breve apparizione di Mandela, che mi sono dimenticato di citare...), ecco il mio peggio del Mondiale sudafricano.

10.Robert Green
Portierone nella prima partita dell'Inghilterra. Una papera e Capello (pure lui tra i peggiori di questo Mondiale, per arroganza accompagnata dall'incapacità di apportare miglioria alcuna al gioco dell'England) l'ha subito silurato. Peccato che anche James (vedi le 4 pappine non tutte esattamente imparabili beccate dalla Germania) non fosse nemmeno lui tutto questo fenomeno. Sarà colpa della mini palla Adidas? Mmm, Casillas ha dimostrato che i portieri buoni parano anche quella.

9.I campionissimi
Kakà, Messi, Rooney, Cristiano Ronaldo... i campionissimi più attesi hanno deluso clamorosamente le aspettative. Si salva relativamente solo il Cristiano, che il suo gol l’ha anche fatto (appena 1), è uscito agli ottavi con la Spagna giocando in una posizione non sua (punta centrale?!) e poi è diventato pure padre… Rooney, lo dico da suo sostenitore, è stato davvero nullo. Kakà dopo una stagione così penosa non avrebbe dovuto nemmeno giocarlo, questo Mondiale, e Messi è ancora giovane quindi magari un giorno crescerà e diventerà un leader. Per adesso è un fenomeno coi piedi, ma non è un Campione vero. Non sa trascinare la squadra, non ha un minimo di personalità e carisma, nelle partite importanti svanisce. Campionissimi? Sì, giusto nelle pubblicità.

8.Felipe Melo
Si può scegliere se dare maggiori colpe a Melo per quello che ha fatto e per la sua cronica scarsità, o a Dunga per averlo fatto giocare? Qualunque sia la risposta, il Brasile ha deluso i suoi sostenitori (non io, io sono contento sia uscito: quindi grande Melo!), proponendo tra l’altro un calcio anti-spettacolare e noioso, complice anche un Kakà in versione ectoplasma. Per i pentacampeones è già ora di saudade.

7.Diego Armando Maradona
La nazione Argentina quest’anno aveva una rosa potenzialmente devastante. Messa in mano a Maradona, l’ha decimata con convocazioni discutibili (fuori Cambiasso e Zanetti, dentro il 37enne scarponissimo Martin Palermo) e con scelte di formazione anche peggio (si è per caso reso conto di avere a disposizione un certo Milito, il giocatore più in forma e decisivo della scorsa stagione?) Sulle sue doti da giocatore non si discute, per carità non ci penso neanche, ma su quelle da allenatore… Beh, se c’è di peggio a me viene in mente solo Domenech. Eppure Dieguito è un altro unto del Signore e come Berlusconi può combinarne di tutti i colori che tanto la gente gli vuole sempre bene. Vedo per lui un bel futuro da politico, magari in Italia!

6.Polpo Paul
La gente crede proprio a tutto: libri di science fiction scritti duemila anni fa, Premier che promettono “Non ho mai pagato per fare sesso” e ora persino un polpo (sì, un cazzo di polpo) che fa previsioni di calcio. Ci rendiamo conto di quanto vagamente folle sia tutto questo? Che strano popolo gli umani. A volte mi sento un alieno.
E poi se un polpo è stato tra i grandi protagonisti, vuol dire che non è certo stato un Mondiale di quelli proprio esaltanti...

5.Arbitri
Qualcuno che ha arbitrato bene c'è, naturalmente, ma una manciata di fischietti sono stati talmente scandalosi e ciechi (o pagati?) da aver falsato intere partite. Se non altro hanno confermato di quanto  bisogno abbia il mondo del calcio di tecnologia. Una cosa che preoccupa molto il solito teatrino di Potenti. Ma tanto troveranno un modo per fregare pure così.


4.Marcello Lippi
Marcello, Marcello, Marcello… ma che hai combinato? Potevi rimanere nella memoria nazionale come quello che c’ha fatto vincere il Mondiale 2006, con il tuo talento e certo anche con il tuo culo (quello che proprio ti è mancato in Sud Africa) e invece hai deciso di riprovarci e naturalmente hai fallito. Sbagliate le convocazioni, sbagliate le formazioni in campo, sbagliato soprattutto l’attacco scelto, sbagliate le dichiarazioni arroganti...alla fine una cosa giusta l’hai pure fatta dichiarando che è stata colpa tua tutta colpa tua solamente colpa tua. Già, peccato fosse troppo tardi. Con il girone ridicolo che avevamo, per arrivare fino ai quarti sarebbe bastato davvero poco (il Paraguay l’ha dimostrato) e invece siamo finiti ultimi dietro Slovacchia e Nuova Zelanda. (nazione in cui il calcio è uno sport meno popolare del tiro a freccette). Lippi ritenta, sarai più fortunato. Basta che lo fai ben lontano dalla Nazionale.
(Forse quest’anno sarebbe stato meglio avere Claudio Lippi, come allenatore…)


3.Les bleus
C’è qualcuno che ha fatto peggio dell’Italia? Eddai, siamo onesti, sì che c'è: la Francia. Noi almeno un tentativo nel finale con la Slovacchia l’abbiamo fatto. I galletti nemmeno quello, hanno fatto pena dall’inizio alla fine, risultando svogliati, scontrosi, divisi negli spogliatoi manco si trovassero nella prigione del film Il Profeta o in una banlieue, con l’unico allenatore più spocchioso di Lippi (l’allucinante “profeta” Domenech). Unico premio ricevuto? Quello al giocatore più brutto (Ribery). Nemmeno ci sarebbero dovuti essere, a questo Mondiale, visto il furto che hanno fatto nello spareggio con i ben più meritevoli irlandesi di Trapattoni. Allez les bleus? Non, allez banlieue!

2.Rai "Mondiale"
Ci fanno pagare il canone, ci fanno pagare il decoder per vedere il fichissimo digitale terreste (io per pigrizia non l’ho ancora nemmeno preso), ci propinano le grandi verità del mondo in quello che dovrebbe essere il primo TG nazionale, più ore di fiction inverosimili intitolate Donna Detective 6, L’uomo che sognava con le aquile, Gli occhi del cuore (ah no, questa era in Boris!) recitate da cani (senza offesa per gli amici a quattrozampe che stanno leggendo) e interessantissimi programmi che ci propongono la vita “in diretta”. Noi in cambio vorremmo solo vedere il Mondiale decentemente, dopo tutto c’è solo una volta ogni 4 anni. Non mi sembra poi una così grande pretesa. E invece no. Questi hanno proposto una sola partita al giorno (con l’Olanda ad esempio ignorata fino ai quarti), partite bellissime e decisive saltate, più uno speciale Notti Mondiali angosciante da farti perdere il sonno grazie a un Maurizio Costanzo (poco) Show che non capisce una sega di calcio (anzi, più in generale possiamo dire che non capisce una sega di niente, se non di fottere le menti più facilmente impressionabili con l’aiuto dell’Amica Maria De Filippi) e invece ogni volta che apre la bocca tutti gli danno ragione e gli leccano il culo. Marino Bartoletti poi credo sia la persona più noiosa mai apparsa nella storia della televisione, Galeazzi non riesce a entrare tutto in un’inquadratura sola e gli altri pseudo esperti non sono da meno.
Rai, di tutto di più. Assolutamente vero: l’unica cosa che è mancata sono giusto le partite…

1.Vuvuzelas
Peccato per le africane che non hanno fatto grandi cose (Ghana a parte) ma da quando non erano più in gioco le nostre orecchie hanno ricominciato ad avere qualche pausa da 'sto cazzo di ronzio continuo e snervante. Se c’è una cosa che ricorderemo di questo Mondiale (figura di merda italiana, previsioni dell'oracolo polpo e bombe di Larissa Riquelme a parte) sarà sicuramente il suono delle vuvuzelas. Sperando di non doverle sentire mai più. Sempre che non comincino a suonarle anche sui campi da calcio europei, naturalmente…

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