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venerdì 30 settembre 2011

Nessuno ti può giudicare, tranne me

Apperò, discreta manza la Cortellesi in questo film! Chi l'avrebbe detto?
Nessuno mi può giudicare
(Italia 2011)
Regia: Massimiliano Bruno
Cast: Paola Cortellesi, Raoul Bova, Anna Foglietta, Rocco Papaleo, Lucia Ocone, Giovanni Bruno, Hassani Shapi, Valerio Aprea, Lillo Petrolo, Awa Ly, Pietro De Silva, Caterina Guzzanti, Dario Cassini, Massimiliano Bruno
Genere: commedia escort
Se ti piace guarda anche: Boris, Immaturi, C’è chi dice no

Nessuno mi può giudicare.
Eh no, abbella. Nessuno ti può giudicare un cazzo. Non hai fatto i conti con i Pensieri Cannibali e io ti giudico, eccome. E ti giudico anche una zoccola, mia cara protagonista di questa storia.
Quanto al film, lo giudico una porkata pazzesca.
Anzi no, fermi!

L'accoglienza italiana a Gheddafi? Ah, no: è sempre il film...
L’inizio è davvero agghiacciante e fa temere il peggio. La pellicola si apre infatti come una fotografia impietosa dello stato del nostro paese, anche a livello cinematografico, con Massimiliano Bruno, già attore e sceneggiatore, che sembra pagare subito lo scotto del passaggio dietro la macchina da presa. Ha fatto il classico passo più lungo della gamba.
Il personaggio della Littizz… ehm della Cortellesi (me le confondo sempre) parte come una parodia della tipica donna di centro-destra, con look alla Mariastella Gelmini e battute razziste che facevano ridere in bocca al cumenda Guido Nicheli, ma in bocca a lei non fanno lo stesso effetto. Aggiungiamoci poi lo schiavetto personale della famiglia che è la solita macchieta extracomunitaria finto simpatica ma in realtà stereotipata e odiosa, e una insopportabile voce fuori campo a narrarci la vicenda e abbiamo un quadro impietoso.
Poi però qualcosa succede.
Il marito della protagonista (il solito imprenditore berlusconiano superficiale e pieno di amanti) ci lascia le penne e tutto cambia. Per la protagonista, ma anche per il film.
Per fronteggiare al disagio economico improvvisamente piovutole addosso, pagari i debiti del marito defunto e mantenere lei e il suo amato figlioletto, la donna cosa farà? Un’alternativa sarebbe mettersi a spacciare maria, come suggerisce la serie Weeds, in cui la protagonista Mary-Louise Parker si trova in una situazione analoga, ma visto che siamo in Italia la possibilità più concreta per fare soldi facili alla svelta è un’altra: mettersi a fare la escort, no?

È qui che il film finalmente entra nel vivo, mettendo da parte i (fallimentari) tentativi di indagine sociale del paese e dedicandosi ai toni da commedia. Finalmente si ride e ci sono parecchie scene divertenti, in particolare quelle dell’addestramento come escort o le lezioni di seduzione al bar, con Paola Cortellesi che abbandonati i rigidi panni della prima parte finalmente si scatena e offre una buona performance comica degna dei tempi in cui faceva Mai dire gol.
Ci sono poi alcune chicche non da poco: un video porno intitolato “Fotte prima degli esami”, con cui gli sceneggiatori Massimliano Bruno (sì, sempre li regista) e Fausto Brizzi ironizzano sul loro titolo più famoso, Notte prima degli esami per chi non l’avesse capito. In più c’è anche una (piuttosto) divertente parodia di Nanni Moretti


e in più in più c’è qualche battuta che gioca sul romanesco e a me porcoddue me fa sempre taglià daa risate, tipo: “Amicizia, ma che stamo su Facebook? Ma chitteconosce?”
Insomma, finché il film rimane dentro i paletti della commedia fa anche ridere, sorridere va’, e arriva a guadagnarsi persino l’ambito titolo di “cariiino”. Quando però ambisce pure a farsi ritratto sosciale semo messi male, semo.
I momenti drammatici sono drammatici nel senso de ‘mbarazzanti, ao’, su tutti la scena con il figlio della Cortellesi (Giovanni Bruno, che non ne sono sicuro ma dal cognome direi sia il figlio raccomandato del regista Massimiliano Bruno) che canta sul terrazzo è un qualcosa che risulterebbe stucchevole e vomitevole pure per Antonella Clerici e Gerry Scotti messi insieme.
Altro di male, che c’è? La colonna sonora è tragica, mentre l’apparizione di Fausto Leali risulta - sorpresa sorpresa! - estremamente divertente.
Ciliegina sulla torta amara? La continua vocetta fuori campo è davvero odiosa e la giustificazione della sua presenza verso il finale lascia di stucco. In negativo, intendo.

Tra alcune cose buone e diverse cose meno, nel mezzo rimane un cast che pur non facendo gridare al miracolo risulta piuttosto convincente, oltre alla protagonista c’è un discreto Raoul Bova che nella sua carriera oscilla pure lui tra cose buone (La finestra di fronte) e moccianate assurde, una grande esilarante mitica Caterina Guzzanti (proveniente, come altri del cast, dalla serie Boris) mentre un po’ sacrificato è il personaggio di Lucia Ocone, un’altra insieme alla Littizzetto che mi confondo sempre con la Cortellesi. Rocco Papaleo invece continuo a non sopportarlo molto.
E così mentre rimango indeciso se mi sia più piaciuto o mi abbia più dato fastidio, se prevalgano i punti di forza o quelli di debolezza, ecco che il film si salva in zona Cesarini con un finale sorprendentemente azzeccato. Chi l’avrebbe detto?
E i titoli di cosa sulle note di Walking on sunshine, che pure non c’entra una beata mazza con il resto della pellicola, risolleva in minima parte un film fino ad allora musicalmente agghiacciante.
Nessuno mi può giudicare in effetti se non altro tiene fede al titolo: è davvero difficile da giudicare. La sufficienza piena però non gliela do, tiè.
(voto 6-/10)

giovedì 7 aprile 2011

Notte fonda prima degli esami

Immaturi
(Italia 2011)
Regia: Paolo Genovese
Cast: Raoul Bova, Ricky Memphis, Barbora Bobulova, Ambra Angiolini, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Anita Caprioli, Luisa Ranieri, Alessandro Tiberi, Giulia Michelini, Maurizio Mattioli
Genere: nuova (si fa per dire) commedia italiana
Se ti piace guarda anche: Notte prima degli esami, Compagni di scuola, Old School

Trama semiseria
Il loro esame di maturità è stato annullato e così un gruppo di quasi 40enni si trova costretto a rifarlo. Tra loro ci sono tutti i tipi stereotipati (ma nemmeno così lontani dalla realtà) dell’italianità di oggi: c’è un Raoul Bova in crisi mucciniana perché la compagna è incinta, c’è il bamboccione Ricky Memphis che vive ancora insieme ai suoi, c’è la mamma single Barbora Bobulova con la figlia che è più matura di lei stile Susan di Desperate Housewives, c’è un’Ambra maniaca che va in un centro sessuomani anonimi che fa molto USA e ci sono Luca & Paolo che fanno… Luca & Paolo.

Recensione cannibale
Vedere un film inglese, giapponese, americano e poi una cosetta del genere fa balzare agli occhi delle differenze notevoli. È vero che questo film non è per forza di cose rappresentativo di tutto il cinema italiano, e meno male, però se paragoniamo questo prodotto medio nostrano con altri prodotti medi internazionali, emergono difetti mica da poco.
Il cinema inglese è a un livello di recitazione che fa mettere le mani nei capelli a vedere Ambra, Raoul & Co. tutti insieme poco appassionatamente, per non parlare di colonne sonore che proprio stanno su due pianeti distanti anni luce: mediamente favolose quelle made in UK, sponsorizzata da RTL 102.5 quella qui proposta. E se certi pezzi funzionano in radio, in un film la musica radiofonica è quanto di meno cinematografico io riesca a immaginare. A ciò aggiungiamo pure una sana dose di cinismo e ironia tutte british che da noi quasi sempre mancano in favore di una stanca comicità buonista, per non parlare poi del solito discorso moralista sulla droga: qui una ragazzina si cala una pasta e finisce subito in ospedale, nelle produzioni UK la tematica viene affrontata thanx God in maniera più libera e in serie come Skins o Misfits si fanno dal mattino alla sera senza che (quasi) nessuno muoia.

Il cinema giapponese ha poi un’originalità e una capacità di sorprendere che qui da noi sono invece visti come un peccato mortale, perché da noi è un reato uscire dai soliti binari delle aspettative consolidate.
Rispetto al cinema americano manca invece la stessa professionalità, non dovuta solo a mere questioni di budget, ma anche a una maggior cura nei più piccoli dettagli, nel ritmo dei dialoghi e nelle battute, per quanto il rischio di imbattersi in americanate clamorose sia sempre elevato. Vogliamo mettere dentro anche la Francia in questo excursus tra le cinematografie che seguo in maniera diciamo più costante? Ecco, il cinema francese medio recente non è che sia messo poi molto meglio del nostro.
Eppure questi filmetti italiani medi negli ultimi mesi continuano a centrare l’obiettivo del box-office con grande facilità proprio per merito della loro mediocrità. Proprio perché per un paese medio è facile amare storielle medie come queste. Peccato che manchi la benché minima cognizione cinematografica, oltre che una qualsivoglia profondità nel trattare certi argomenti che sarebbero pure potenzialmente interessanti.

Ma parliamo del film che mi ha ispirato tali riflessioni estemporanee. Immaturi offre un gruppo variegato di ex compagni di classe che si ritrovano per rifare la maturità e un po’ tutti possiamo riconoscere noi e i nostri ex amici (e nemici) di classe in questi personaggi. Il successo notevole riscosso dal film (di cui è già previsto anche un sequel) sta tutto qui, in questo spunto di partenza decisamente valido. Peccato che poi la pellicola non vada da nessuna parte. Non c’è la risata dolceamara di Compagni di scuola, er mejo der Carletto Verdone. Non c’è una vera evoluzione dei personaggi che si muovono sempre lunga una diagonale a metà tra Muccino e Moccia. L’unico percorso intrapreso è quello verso un’idea di normalità e famiglia tradizionale da Mulino (o Muccino?) Bianco.

A ciò possiamo aggiungere anche il solito espediente ormai trito e ritrito dell’irritante e saccente voce fuori campo, i personaggi di Luca & Paolo che non sono niente più di macchiette inutili, una scena di balletto sulle note di “Ufo robot” che vorrebbe essere un momento memorabile mentre invece è uno scult totale, un Raoul Bova medico più improbabile degli scopa-dottori delle ultime stagioni di Grey’s, dialoghi imbarazzanti (vedi la telefonata di Bova in macchina che ripete tutto quello che gli viene detto dall’altro capo), un’Ambra Angiolini che se la sarà anche cavata con Ozpetek e ke chezz però qui fa rimpiangere i tempi di Non è la Rai, spudorate markette di CheBanca! e Intimissimi e un finale terrificante con un pezzo di Alex Britti. No, dico: Alex Britti? Mi state pigliando per il culo?

Nonostante vari momenti che fanno cadere le palle, di cui quelli sopra citati sono gli esempi più lampanti, la visione fila via piuttosto liscia, soprattutto per merito di Ricky Memphis e Barbora Bobulova, i due più in palla e con i personaggi un attimino più decenti del lotto, mentre tra i comprimari ben figurano Alessandro Tiberi (il mitico stagista della serie Boris), la phiga di turno (Giulia Michelini) e persino un divertente Maurizio Mattioli (sì, quello del Bagaglino). Il filmetto è quindi guardabile e non mi sento di sconsigliarlo in toto, peccato che più che divertire metta un po’ di tristezza. Non tanto perché i tempi del liceo sono ormai un ricordo nostalgico più o meno lontano (almeno per me), ma per lo stato attuale del cinema (medio) italiano. Che una notte fonda possa calare su questa marea di commediole prima degli esami.
(voto 5-)

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