Visualizzazione post con etichetta rap. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta rap. Mostra tutti i post

mercoledì 8 agosto 2018

Dark Polo Gang - La serie più trap e sku sku (qualunque cosa voglia dire) del mondo





Dark Polo Gang - La serie
(stagione 1)


Oggi su Pensieri Cannibali volevo parlarvi di Dark Polo Gang - La serie. Poi però mi sono reso conto che non è una serie tratta da un libro o da un film o da entrambi come Romanzo criminale - La serie o Gomorra - La serie, bensì è tratta da... un gruppo. Più per la precisione è una serie documentaristica su un gruppo, i Dark Polo Gang, solo che molti magari non sanno bene chi sono e allora vi dico che sono un gruppo trap. A questo punto credo però che a molti non sia ben chiaro il concetto di trap, visto che c'è chi pensa:

A) Quella non è musica!
B) Se si può considerare musica, è una specie di versione scazzata del rap fatta da bimbiminkia che c'hanno le parole tatuate sulla faccia
C) Chi o cosa è la trap?
D) Quella non è musica!

mercoledì 7 ottobre 2015

Straight Outta Casale






Straight Outta Compton
(USA 2015)
Regia: F. Gary Gray
Sceneggiatura: Jonathan Herman, Andrea Berloff
Cast: O'Shea Jackson Jr., Corey Hawkins, Jason Mitchell, Paul Giamatti, Aldis Hodge, Neil Brown Jr., R. Marcos Taylor, Keith Powers, Alexandra Shipp, Elena Goode, Carra Patterson, Lisa Renee Pitts, Keith Stanfield, Marcc Rose
Genere: hip-hop
Se ti piace guarda anche: Empire, 8 Mile, Hustle & Flow - Il colore della musica




ATTENZIONE

giovedì 4 dicembre 2014

MAN OF THE YEAR 2014 – N. 9 ANDREA DIPRÈ





9. Andrea Diprè
(Italia 1974)
Genere: giegno
Il suo 2014: una serie di video di sempre maggiore successo su YouTube, guest-star in un episodio della serie di Maccio Capatonda Mario, il Macchianera Award di cattivo più temibile della rete

Chi è Andrea Diprè?
Andrea Diprè è un mito.
Non vi basta come descrizione? Aggiungo allora che è una web celebrity, è un critico d'arte 2.0, è l'erede di Vittorio Sgarbi, ma è anche molto di più. Dipré si occupa di cultura pop a 360°. Con le sue video interviste ormai diventate leggendarie in rete ha incontrato i più variegati tra i personaggi, andando a cercare l'arte anche nelle sue forme considerate più basse o trash, passando dal mondo del cinema per adulti con Sasha Grey e varie altre pornostar alla scena rap milanese con Bello Figo Gu (ex Gucci Boy), senza farsi mancare qualche incursione vagamente politica, ad esempio quando ha intervistato la figlia di Beppe Grillo aspirante cantante, e senza dimentica persino l'impegno sociale, attraverso l'incontro con il caso umano Sara Tommasi.

Oltre a un'apparizione come guest-star nella seconda terza stagione della serie di Mtv Mario, il 2014 l'ha visto trionfare ai Macchianera Awards, i premi della rete in cui tra i migliori siti cinematografici era nominato anche Pensieri Cannibali, dove si è portato a casa il riconoscimento di cattivo più temibile dell'anno. Sul fatto che Andrea Diprè sia davvero temibile ci sarebbe da discutere, anche se la vera domanda è un'altra: quest'uomo è un genio o un ciarlatano?
Ai posteri, e a voi, l'ardua sentenza.

COTTA ADOLESCENZIALE 2014 – N. 9 IGGY AZALEA






9. Iggy Azalea
(Australia, USA 1990)
Genere: rapperessa
Il suo 2014: l'album d'esordio “The New Classic”, i singoli “Fancy” con Charli XCX, “Black Widow” con Rita Ora, “Beg for It” con MØ, “Problem” con Ariana Grande, “No Mediocre” con T.I. e “Booty” con Jennifer Lopez

Il 2014 è stato l'anno di Iggy Azalea, almeno nell'ambito della musica hip-hop commerciale. Tutto quello che ha toccato si è trasformato in oro, sia i singoloni tratti dal suo album come “Fancy” e “Black Widow”, che i pezzi cui ha prestato le sue rime, come la hit “Problem” di Ariana Grande.
La rapper (o si dice per caso rapperessa? Nah, fa troppo schifo!) australiana non è però presente in questa classifica tanto per il suo talento con le parole, comunque notevole, o per la sua musica, comunque piacevole, ma per le sue ragguardevoli doti fisiche, sfoggiate in una serie di video dal sapore molto cinematografico. Un sapore non solo molto cinematografico, ma anche molto cannibale, visto che i video di “Fancy” e di “Black Widow” omaggiano due super cult di Pensieri Cannibali.
Il videoclip di “Fancy” altro non è che il remake in formato cortometraggio del teen movie Ragazze a Beverly Hills (Clueless) in cui Iggy Azalea riprende il ruolo che fu di Alicia Silverstone, senza sfigurare affatto. E reggere il confronto con la icona teen per eccellenza degli anni '90 non era impresa facile.

martedì 2 dicembre 2014

MAN OF THE YEAR 2014 - N. 10 FEDEZ





Chi si aggiudicherà l'ambito (eddai, è solo un modo di dire) titolo di Man of the Year ovvero, se non speakkate l'inglese, l'uomo più importante e significativo dell'anno secondo Pensieri Cannibali?
A quei due o tre che vogliono scoprirlo dico di pazientare un po', perché la classifica è appena iniziata. Quest'anno non sarà una Top 20, bensì una Top 10. Prima di cominciare la scalata alla cima della decina 2014, vediamo chi ha conquistato il titolo nelle scorse annate:

2014 ???

E ora scopriamo chi c'è alla numero 10 della lista del 2014.


sabato 24 maggio 2014

GUIDA GALATTICA AL RAP ITALIANO





La quarta puntata delle guide musicali galattiche fornite da Pensieri Cannibali, dopo Britpop, Grunge e Hip-Hop internazionale, si occupa di un genere molto, come dire? Odiato. Sì. Forse il rap italiano è il genere musicale più odiato d’Italia. La colpa? Fondamentalmente di una scena passata non sempre fenomenale e di una odierna ancora più discutibile, capitanata da nomi sputtanati come Moreno, Fedez ed Emis Killa. Soltanto perché loro fanno schifo, non significa però che sia tutta ‘nammerda.
Un altro motivo per cui il genere non è visto di buon occhio è il fatto che in Italia l’hip-hop tutto, e non solo quello nazionale, viene ancora considerato da molti come un tipo di musica di serie B. Perché questo?
Forse perché in Italia non c’è mai stata una forte comunità black, non come in altri paesi come Francia o Regno Unito, per non nominare gli USA. O forse perché da noi c’è ancora la concezione che solo il rock è musica di serie A, senza però considerare che i dischi rock davvero fondamentali usciti nel nuovo millennio si possono contare sulle dita di una mano. Monca.

Come sia o come non sia, la scena hip-hoppara italiana nel corso degli anni qualche cosa di interessante l’ha anche prodotta. Volendo provare a fare un brevissimo bignamino per babbani, possiamo dire che tra i primi a importare dagli Stati Uniti il rap c’è stato Jovanotti. Proprio lui. Per quanto sia sempre stato un po’ ai margini del movimento hip-hop e sbeffeggiato dagli intregralisti del genere, il Jova ha dato un contributo fondamentale per far conoscere la musica rap dalle nostre parti. La scena si è poi sviluppata negli anni ’90 grazie al successo di Articolo 31 e Sottotono, mentre nell’ underground si sono mosse le posse, oltre a varie realtà locali con il loro rap in dialetto, soprattutto in napoletano uè uè e in romanesco aò.
Dopo un periodo di stallo a livello commerciale, negli ultimi anni il genere è tornato sulla cresta dell’onda, grazie in particolare al fenomeno Fabri Fibra che, nel piccolo dello Stivale, ha rappresentato un po’ quello che Eminem è stato dall’altra sponda dell’Atlantico. Applausi per Fibra, dunque?
Da una parte sì, perché insieme ad altri rappers come Caparezza, Club Dogo, Mondo Marcio, Marracash etc. ha sdoganato definitivamente il genere nel mainstream, dall’altra parte no, perché ha (involontariamente) dato vita a tutta una serie di suoi cloni in tono minore, come i vari rapperoni citati in apertura di post.
Ma adesso basta polemiche e chiacchiere da bar e via alla musica, con i miei 10 pezzi di rap italiano preferiti di sempre. E, a fondo post, trovate anche la mia ormai tradizionale playlist Spotify.


Top 10 – Le canzoni di rap italiano preferite di Pensieri Cannibali

10. Piotta "Super cafone"



9. Club Dogo "Spaccotutto"



8. Sottotono "Tranquillo"



7. Fabri Fibra "Bugiardo"



6. Jovanotti "Non m'annoio"



5. Neffa e I messaggeri della dopa "Aspettando il sole"



4. Frankie HI-NRG MC feat. Riccardo Sinigallia "Quelli che benpensano"



3. Articolo 31 "Tranqi funky"



2. 99 Posse "Comuntwist"



1. Caparezza "Eroe (Storia di Luigi delle Bicocche)"




Ecco la playlist Spotify di Pensieri Cannibali dedicata al rap italiano

sabato 17 maggio 2014

GUIDA GALATTICA ALLA MUSICA HIP-HOP




Terza puntata delle guide galattiche ai generi musicali realizzate da Pensieri Cannibali. Dopo i primi due capitoli dedicati a Britpop e Grunge, oggi la sfida si fa ancora più impegnativa. Il genere di cui ci occupiamo oggi è l’hip-hop, ed è un campo talmente sterminato che è difficile sintetizzare il tutto in sole 10 canzoni. Ma qui a Pensieri Cannibali non ci facciamo spaventare dalle missioni difficili/impossibili. Altroché Tom Cruise!

Cos’è l’hip-hop?
Non si tratta solo di un genere di musicale, ma di una corrente culturale, di uno stile di vita. Se vogliamo trovare le basi del genere, andando indietro nel tempo si può far risalire le radici del rap ai discorsi di Muhammad Alì, così come ai pezzi spoken-word di artisti come Gil Scott-Heron, senza dimenticare la parte musicale che, grazie a gente come Grandmaster Flash, Afrika Bambaataa e Kool Herc, ha elevato il mestiere del dj a vera e propria figura artistica. Con buona pace di chi continua a non reputare i dj dei musicisti.
Un aspetto che adoro particolarmente di questo genere è la capacità di prendere elementi da altri generi, campionare qualsiasi stile di musica, dalla disco al rock senza disdegnare il pop, e farlo proprio, donandogli una nuova vita come nel cinema fa ad esempio Quentin Tarantino, per me un regista dallo stile profondamente hip-hopparo. Lui non ruba dagli altri film. Lui cita e rielabora. Lo stesso fa la buona musica rap.

In questa sede non ho preteso di racchiudere tutto ciò che è hip-hop, bensì mi sono limitato a fare una Top 10 dei miei brani appartenenti al genere preferiti. Visto che dieci pezzi sono troppo pochi, ne ho messi un bel po’ di più dentro la mia hip-hop playlist Spotify che potete beccarvi a fondo post, in cui trovate roba old-school come Sugarhill Gang, Run-DMC e De La Soul, accanto a hit anni ’90 di Blackstreet, Montell Jordan e House of Pain, insieme a pezzi del nuovo millennio di T.I., Lil Wayne e 50 Cent, più tanto altro ancora.
E il rap italiano? Di quello ci sarà modo di parlarne presto. Ma intanto subito, qui e ora, trovate la mia decina top hip-hop of all times.
E sì, yo riuscirò ad arrivare in fondo a questo post senza usare la parola yo…
D’oh!


Top 10 – Le canzoni hip-hop preferite di Pensieri Cannibali

10. Grandmaster Flash “The Message”



9. Wu-Tang Clan “C.R.E.A.M.”



8. Missy Elliott “Get Ur Freak On”



7. Public Enemy “Fight the Power”



6. Beastie Boys “So What Cha Want”



5. Notorious B.I.G. “Hypnotize”



4. Eminem ft. Dido “Stan”



3. Kanye West “Stronger”



2. Busta Rhymes “Woo Hah!! (Got You All In Check)”



1. 2Pac feat. Dr. Dre “California Love”





La playlist hip-hop di Pensieri Cannibali su Spotify.

lunedì 9 dicembre 2013

MAN OF THE YEAR 2013 – N. 9 KANYE WEST



Kanye West
(USA 1977)
Genere: tra genio e follia
Il suo 2013: ha pubblicato il suo nuovo fenomenale e innovativo disco "Yeezus", tra gli album dell'anno per Pensieri Cannibali e per gran parte della critica americana e mondiale (ed era piaciuto pure a Lou Reed), e inoltre ha chiesto la figa mano alla compagna Kim Kardashian, da cui ha avuto una figlia che ha chiamato... North West. Ebbene sì.
Se ti piace lui, ti potrebbero piacere anche: Jay-Z, Pusha T, Kid Cudi, Kendrick Lamar, Tyler the Creator, Drake, Daft Punk
È in classifica: perché, nonostante la sua vita privata e alcune sue dichiarazioni siano spesso discutibili, a livello musicale è uno dei più grandi geni della nostra epoca, sempre avanti e mai fermo a fare due volte lo stesso disco.
Il suo discorso di ringraziamento: "Oooh, finalmente qualcuno che premia me e non quella mocciosetta di Taylor Swift!"

Dicono di lui su
cinguettator
North West @northwest2013
@kanyewest Papà, ma che razza di nome m’hai dato? Lo sai che m’hai rovinato la vita per sempre, vero? #VoglioMorire






domenica 1 dicembre 2013

MAN OF THE YEAR 2013 – N. 19 DRAKE




Drake
(Canada 1986)
Genere: rapper
Il suo 2013: ha fatto uscire il suo nuovo album Nothing Was the Same e... niente è stato più lo stesso.
Se ti piace lui, ti potrebbero piacere anche: The Weeknd, Kanye West, J. Cole, Frank Ocean, Kendrick Lamar
È in classifica: perché ha trasformato l'hip-hop da musica per tamarri duri & puri a chiccheria da quasi cantautorato pop per palati fini.
Il suo discorso di ringraziamento: "Hey Cannibal, autocitando il titolo del mio primo disco: Thank me later. Ah, ero io che dovevo ringraziare te?"

Dicono di lui su twitter

cinguettator
Nick Drake @DrakeTheFirst
E questo chi caspiterina è? #ECosaSonoGliHashtag?


Ghetto Boy @gangstamasta
“Started From the Bottom” ma dove? Non ti ho mai visto nel ghetto, viso pallido. Scusami… Sì, papi? Allora, me li dai quei 50 bigliettoni? #FakeDrake






martedì 12 novembre 2013

MA SEI SCEMINEM?




Eminem “The Marshall Mathers LP 2”
Eminem è un po’ il Beppe Grillo del rap. Si possono condividere o meno i suoi pensieri, alcune sue frasi e prese di posizione possono essere parecchio discutibili, però ogni volta che si fa sentire non si può ignorarlo. Entrambi sono poi partiti come comici, pure Eminem, che all’inizio era il rapper clown di pezzi ironici e strafottenti come “My Name Is” e “The Real Slim Shady”, e poi via via hanno sempre più voluto essere presi sul serio. Non ogni volta con risultati riusciti, in fondo la loro arma principale è quella dell’ironia, più feroce è meglio è, ma se non altro ci provano a essere qualcosa di più di semplici divertenti cazzari.
Entrambi inoltre sono ricchi, popolari e potenti e potrebbero ritirarsi a condurre una vita tranquilla-la-la e nessun avrebbe da dir loro niente. Perché non lo fanno?
Qualcuno dirà per diventare ancora più ricchi, popolari e potenti e magari un pochino è vero. Però c’è un’altra cosa che tutti e due possiedono e che continua a farli andare avanti: la rabbia.
Eminem è ancora arrabbiato, Dio sia lodato. L’ultimo disco di Jay-Z, per dire di un suo amico-collega rapper, suona ad esempio come il passatempo di lusso di un uomo che dalla vita ha ormai avuto di tutto e di più, persino una Beyoncé come moglie, e non ha più nulla da chiedere o da dimostrare. Buon per lui, meno per la sua musica. Per nostra fortuna, magari meno per la sua, di fortuna, Eminem invece non è un uomo pacificato. Continua ad aver voglia di dimostrare di essere il numero 1, di essere l’hottest MC in the game. Un sacco di artisti questa grinta nel corso degli anni la perdono, lui ce l’ha ancora.

Questa ritrovata forza, che si era andata un po’ a perdere nei suoi precedenti lavori, di cui alcuni come l’ultimo Recovery comunque niente male, emerge chiara nel primo pezzo del suo nuovo disco. “Bad Guy” è un inizio della Madonna. Qui Eminem si mette a nudo, confessa di odiare il fatto di essere sempre considerato il cattivo, il villain della situazione, riprende in maniera autoironica la sua hit storica “Stan”, si cimenta con un pezzone di quelli che sembrano usciti da un disco di qualcuno dei nuovi rapper più lanciati, come Tyler, the Creator e Kendrick Lamar, gioca sul loro stesso territorio e li batte, prendendo il volo in una suite degna di Frank Ocean, o di Justin Timberlake, o (quasi) persino di “Paranoid Android” dei Radiohead. “Bad Guy” è uno dei brani più good nell’intera carriera del rapper e, se tutto il resto del programma fosse a questo livello, adesso potremmo urlare al - Capolavorooo! - . Così purtroppo non è.

“The Marshall Mathers LP 2” fin dal titolo di preannuncia come un sequel del suo album più venduto. Un disco che viene citato a campionato qua e là, ma con cui in fin dei conti a livello musicale non ha nemmeno troppo a che vedere. Probabilmente perché si tratta solo di una mossa di marketing, come ammette lui stesso nella citata “Bad Guy”: “And hey, here's a sequel to my Mathers LP/Just to try to get people to buy/How's this for publicity stunt? This should be fun/Last album now cause after this you'll be officially done.



Il resto del disco non sarà ai livelli dell’apertura ma è comunque ricco di spunti stimolanti, a dimostrazione di un rapper che continua a essere vivo e vitale. A livello produttivo lo zampino di Dr. Dre si sente sempre meno (giusto in “So Much Better” che ricorda “Guilty Conscience”), mentre la parte del leone la fa Rick Rubin, che ci mette dentro il suo tocco rock, più un respiro da hip-hop old-school alla Beastie Boys, omaggiati più che esplicitamente nel cazzutissimo singolone “Berzerk”, una bomba con cui Marshall prende le distanze dai suoi passati successi e si lancia in qualcosa di retrò eppure nuovo.



Il tocco vintage viene fuori anche nei campionamenti, come quello della 70s “Life’s Been Good” di Joe Walsh nell’auto-retrospettiva “So Far…”, o come quello dell’inno anni Sessanta “Time of the Season” dei mitici The Zombies, trasfigurato da Eminem in “Rhyme or Reason”, una delle sue solite filastrocche cantilenanti che ai reduci del Vietnam potrebbe far storcere il naso ma che in realtà funziona alla grande.
Altri bei momenti arrivano con “Legacy”, che fa scattare invece il momento malinconia e suona come una possibile erede di “Stan”, mentre in “Rap God” Eminem va a ruota libera, con un quasi freestyle degno di una rap battle di 8 Mile.
Non tutto è oro colato, va detto; la rockeggiante “Survival” ad esempio appare buona come soundtrack di un videogame (infatti è presente in Call of Duty: Ghosts), meno in un album, e qualche pezzo non del tutto esaltante viene fuori soprattutto nella seconda parte. Non mancano inoltre le concessioni commerciali, dopo tutto la casa discografica di Eminem questo disco deve pur venderlo, ma sono giusto un paio: “The Monster”, nuovo duetto con Rihanna, tra l’altro spakka, mentre convince un po’ meno “Headlights” con Nate Ruess, il cantante dei fun., una canzone piuttosto lagnosa che ben poco ha a che fare con il resto del programma.



Nel complesso, Eminem se n’è tornato con un album convincente assai, con pochi momenti deboli e molti punti forti. Al di là delle singole canzoni, o del fatto che a livello musicale non si tratti certo di un lavoro rivoluzionario, ciò che emerge con maggiore prepotenza è un’altra cosa: Marshall Mathers ha una gran voglia di dimostrare di essere ancora il migliore della scena rap. Probabilmente non lo è. Kanye West a livello sonoro sta troppo oltre, Drake come songwriter ha una classe superiore, Tyler the Creator e Kendrick Lamar possiedono una freschezza da novellini irreplicabile, 2 Chainz è il più tamarro su piazza e A$AP Rocky oggi come oggi è troppo il più cool. Ma non importa che l’impresa di essere il numero 1 assoluto non gli sia riuscita. Mentre gli altri nomi sul grande campo dell’hip-hop cambiano, lui c’è sempre e probabilmente ci resterà ancora a lungo. Fino a che almeno non verrà a mancargli una cosa: la rabbia.
(voto 7/10)

domenica 4 agosto 2013

YO RAGA, BECCATEVI LA RECE RAP DI ILL MANORS




Ill Manors
(UK 2012)
Regia: Ben Drew
Sceneggiatura: Ben Drew
Colonna sonora: Plan B alias Ben Drew
Cast: Ed Skrein, Natalie Press, Anouska Mond, Riz Ahmed, Nick Sagar, Eloyse Smith, Ben Drew
Genere: gangsta opera
Se ti piace guarda anche: 8 Mile, Hustle & Flow, Training Day, Skins


Oi, I say Oi
mi chiamo Marco Goi
e in questo film tutti usano l’intercalare Oi
non è l’abbreviazione di “Fatti i fatti tuoi”
è solo un modo alternativo per dire hey
che cazzo vuoi, chi cazzo sei?
Ve lo già detto sono Marco Goi alias Cannibal Kid
c’ho più rime io che Rai Yoyo episodi di Peppa Pig

Oggi vi parlo del film Ill Manors di Plan B
un rapper british da Premier League mica serie B
uno al cui confronto Fedez e Moreno
yo, fanno proprio un rap osceno
il suo nome all’anagrafe è Ben Drew
l’ha fatto con pochi soldi e l’aiuto della sua crew
l’ha sceneggiato, girato e musicato
perché lui è uno di cinema e musica più di me affamato
questo non è solo un film è una gangsta opera
storie di strada, mica una soap opera
qui c’è sesso droga rap e un po’ di bisboccia
se vuoi cuoricini e lucchetti rivolgiti pure a Moccia
quello che trasforma in merda tutto ciò che tocca
sentito? Oggi niente può fermare la mia bocca.
"Se lasci ancora rappare Cannibal Kid, giuro che ti faccio fuori!"

Ill manors è il racconto di un gruppo di disperati
ragazzi buttati in strada col rischio di essere affettati
oppure sparati Bang Bang!
la loro vita è come stare su un ring
altro giro altro round, ding!
Plan B come me è solo un umile narratore
i suoi personaggi vivono non fingono come fa un attore
forse deve ancora crescere un po’ come sceneggiatore
ma con musiche e testi passa sopra tutto come un trattore.

Ne volete ancora?
Mi dovete pagare 100 euro all’ora.
Ma mi accontento anche di 10 euro a recensione
sì lo so questa è uscita un mezzo bidone
il film non è un capolavorone ma la merita una visione
quanto a me, sganciate i soldi e la smetto di fare il coglione.

(voto 6,5/10)





mercoledì 7 dicembre 2011

Tyler, the Creator: Man of the year 2011 n. 13

Tyler, the Creator (vero nome Tyler Okonma)
Genere: rapper incazzato
Provenienza: Los Angeles, California, USA
Età: 20
Il passato: il primo album Bastard
Il suo 2011: il secondo album Goblin, l'Mtv Award come Best New Artist
Il futuro: la conquista del mondo del rap (ma non solo quello) con il terzo album Wolf, in uscita a maggio 2012
Perché è in classifica: perché è un fuckin’ radical, motherfuckin’ radical
Ti potrebbero piacere anche: Kanye West, Lil Wayne, Odd Future, Waka Flocka Flame, T.I.

Tyler, the Creator vi odia. Voi non lo sapete, ma probabilmente in questo momento sta sputando rime avvelenate pure contro di voi. Ma forse la sua è tutta una finta. Il mondo dell’hip-hop è così. Un po’ come il mio blog. È fatto di provocazioni, alcune vanno a segno, altre meno, il punto è però tenere sempre alta l’attenzione, spostare l'asticella sempre più in alto, attaccare tutto e tutti.

Kill people, burn shit, fuck school
Fuck cops, I'm a fucking rock star
Rebellion and defiance makes my muthafuckin' cock hard
Fuck pigs, fuck guards, all some fucking retards
Fuck school, I'm a fuck up? Fuck Harvard
Fuck your traditions, fuck your positions
Fuck your religion, fuck your decisions

(giusto un assaggino tranquillo dal suo brano Radicals)

Potete considerarlo un bastardo, d’altra parte il suo primo album si chiamava proprio Bastard, oppure un malefico Goblin, il titolo della sua grandiosa opera seconda, potete considerarlo il futuro del rap insieme alla sua crew di genietti Odd Future, oppure potete ignorarlo perché tanto potrebbe non esserci nulla di vero in quello che dice, perché come afferma lui stesso:
I’m a fucking walking paradox.
No, I’m not.



sabato 20 agosto 2011

Lo strano futuro del rap

Tyler, the Creator “Goblin”
Genere: rap
Provenienza: Los Angeles, California, USA
Se ti piace ascolta anche: Blueprint, Waka Flocka Flame, Kanye West, Hodgy Beats, Curren$y, Shabazz Palaces

Ho visto il futuro del rap e si chiama Tyler, the Creator o magari ero così strafatto che mi sembrava fosse il futuro del rap e invece era solo un ragazzino megalomane. Chi può dirlo?
Comunque fatto sta che le cose stanno pressappoco così: Tyler, the Creator ha 20 anni, è il leader nonché punta di diamante della crew di rapper/artisti/cazzari autodefinitosi OFWGKTA, ovvero Odd Future Wolf Gang Kill Them All, ma meglio conosciuti anche come Odd future e fatto sta che Tyler il Creatore dopo il debutto Bastard ha fatto appena uscire un secondo album che è la cosa rap più devastante dall’ultimo album di Kanye West. Fatto sta che anche questo è un viaggio allucinato dentro una mente malata, tra discutibili sparate che hanno già scatenato un mare di polemiche, frasi geniali (“I'm a fucking walking paradox, no I'm not” spiega, o non spiega, nel singolo Yonkers), un fuck per tutto e tutti (“Fuck your traditions, fuck your positions, fuck your religions, fuck your decisions. Kill people, burn shit, fuck school, I'm fuckin' radical, nigga” dice non proprio timidamente in Radicals), in un concentrato di basi essenziali e rime più velenose di un Black Mamba.


Ma non prendetelo troppo sul serio, okay?, perché tanto è tutta fiction.
Hey, don't do anything that I say in this song, okay? It's fuckin' fiction
If anything happens, don't fuckin' blame me, white America,” rappa Tyler.
Anzi no, è tutto vero.
Perché lui è un fottuto paradosso vivente.
Anzi no.
(voto 8+)

sabato 28 maggio 2011

Goodbye Hero(n)


Se n'è andato Gil Scott-Heron, padrino del rap e degli spoken word, attivista militante per i diritti civili, ma soprattutto poeta.
Con il suo ultimo splendido album "I'm new here", uscito l'anno scorso, si era dimostrato ancora una spanna sopra tutti.
Mi mancherà



(Chicago, 1º aprile 1949 - New York, 27 maggio 2011)

domenica 16 gennaio 2011

Jukebox 2010 - n. 3 Kanye West "Runaway"

Kanye West feat. Pusha T "Runaway"
Genere: melodramma hip-hop
Se ti piace ascolta anche: Bran Van 3000 "Drinkin in L.A."

Il pezzo più confessionale dell’anno

libera traduzione testo
Riesco sempre a trova-riesco sempre a trovare qualcosa che non va
hai già sopportato la mia merda per troppo tempo
sono così dotato nel trovare quello che mi piace di meno
quindi penso sia giunto il momento per un brindisi:

alla salute delle teste di cazzo
alla salute dei coglioni
alla salute dei cazzoni
tutti quanti quelli che ho conosciuto
alla salute dei segaioli
tutti quelli che non la smetteranno mai
baby, io ti do un consiglio
scappa via da me più veloce che puoi

mercoledì 5 gennaio 2011

Disco dell'anno - Album 2010 - n.1 Kanye West "My Beautiful Dark Twisted Fantasy"

Kanye West "My Beautiful Dark Twisted Fantasy"
Genere: american psycho hip-hop
Provenienza: Atlanta, USA

Al numero 1 perché: Un viaggio sonoro all’inferno/all’interno della mente disturbata di Kanye West, musicalmente stupendo dalla prima all’ultima nota e a livello di testi la cosa più folle, malata, creativa e sinceramente introspettiva dell’anno, non solo in ambito rap e non solo in ambito musica. Il parterre di ospiti è impressionante: Elton John, Rihanna, Alicia Keys, Fergie, Bon Iver, La Roux, Kid Cudi, Raekwon, Nicki Minaj, Pusha T, John Legend, il comico Chris Rock… così come è enorme la verietà dei campionamenti: Aphex Twin, Gil Scot-Heron, Mike Oldfield, King Crimson, Smokey Robinson, Manfred Mann, Black Sabbath… Quello che ne è venuto fuori però, ed è un miracolo di equilibrismo, è puro West al 100%. “My Beautiful Dark Twisted Fantasy” è il punto più alto raggiunto finora dall’arte hip-hop, ma è anche la cosa più rock dell’ultimo decennio suonata con la grazia e la classe di una colonna sonora e allo stesso tempo è il capolavoro pop perfetto dei nostri tempi. Can we get much higher? è l'interrogativo posto nel primo pezzo dell’album. No, Kanye. Più in alto di così non si può davvero arrivare.

La copertina censurata
Se ti piace ascolta anche: Kid Cudi, Lupe Fiasco, Jay-Z, Nicki Minaj, Gil Scott-Heron
Pezzi cult: "Runaway", "All of the lights", "Dark Fantasy", "Power", "Monster", ma diciamo anche tutti che facciamo prima
Leggi la mia recensione
Leggi il mio "man of the year" dedicato a Kanye West




giovedì 30 dicembre 2010

Album 2010 - n. 18 Kid Cudi "Man on the Moon II: The Legend of Mr. Rager"

Kid Cudi "Man on the Moon II: The Legend of Mr. Rager"
Genere: hip-hop drogato
Provenienza: Cleveland, USA
In classifica perché: è un'avventura hip-hop contaminata con il rock e l'indie che finisce per diventare un trip psichedelico
Se ti piace ascolta anche: Kanye West, Gorillaz, Crookers, Lupe Fiasco, Drake, B.o.B
Pezzo cult: "Scott Mescudi vs. The World" (feat. Cee-Lo Green)
Leggi la mia recensione



giovedì 23 dicembre 2010

Album 2010 - n. 36 Drake "Thank Me Later"

Drake "Thank Me Later"
Genere: hip-hop chill-out
Provenienza: Toronto, Canada
In classifica perché: il rap può anche essere rilassante e ipnotico e Drake ne è la prova vivente
Se ti piace ascolta anche: Jay-Z, Kanye West, Lil' Wayne, The Dream, Trey Songz
Pezzo cult: "Over"
Leggi la mia recensione


martedì 21 dicembre 2010

Man of the year 2010 - n. 2 Kanye West

Kanye West
Genere: Dio 2.0
Provenienza: Atlanta, Georgia, USA
Età: 33
Nel 2010: l’album capolavoro “My Beautiful Dark Twisted Fantasy”
Nel 2011: il settimo giorno Dio si riposò. Lo farà anche Kanye?
Perché è in classifica: perché è l’artista più innovativo, ambizioso, geniale della nostra era

C’è chi rimpiange di non aver vissuto nell’epoca di Bob Dylan o di John Lennon. Io invece sono felice di vivere nell’epoca di Kanye West. Sì, ok, i paragoni possono essere azzardati, ma come direbbe lui sono azzardati per loro, mica per Kanye. Dopotutto il John Lennon giovane visto in “Nowhere Boy” non era caratterialmente poi molto lontano da K. West lo sbruffone; quanto a Bob Dylan sarà anche stato un simbolo delle proteste dei 60s, ma ha mai ridotto in lacrime un Presidente degli Stati Uniti? Kanye l’ha fatto, o quasi: George W. Bush ha infatti recentemente affermato che il punto più basso della sua intera presidenza è stato quando Kanye in diretta tv a una raccolta fondi per le vittime dell’uragano Katrina ha detto: “A Bush non frega niente delle persone di colore”. Dopo la mezza delusione di un Barack Obama che di “change” vero ne sta producendo davvero poco, propongo allora un Kanye West for President.

Se nel 2009 Kanye era stato additato come l’uomo nero dall’opinione pubblica americana per la sua stralunata uscita contro la pischella country Taylor Swift agli Mtv Awards, il 2010 è stato invece l’anno del grande riscatto. L’uomo, il mito, l’Andy Warhol dei nostri tempi si è messo a fare anche il regista con il mediometraggio di 30 minuti di presentazione al suo ultimo album “My Beautiful Dark Twisted Fantasy”, un capolavoro di quelli in grado di segnare un’epoca come nel passato recente “Ok Computer” dei Radiohead o “Nevermind” dei Nirvana. È questa l’era in cui sono contento di vivere: non quella del vecchio West, ma quella del nuovo West.



domenica 12 dicembre 2010

Man of the year 2010 - n. 14 Plan B

Plan B
Genere: crooner rapper attore regista
Provenienza: Londra, UK
Età: 27
Nel 2010 sentito: nel suo album “The Defamation of Strickland Banks”
Visto in: “4.3.2.1”, “Harry Brown”
Nel 2011: il suo primo film da regista “Ill Manors”

Questo è stato l’anno di Plan B, perlomeno in Gran Bretagna. Partito come rapper di periferia, sorta di Eminem inglese, con il suo secondo album “The Defamation of Strickland Banks” si è trasformato invece in una sorta di crooner moderno con un gusto retrò alla Amy Winehouse e alcuni suoi irresistibili pezzi come “She Said” sono arrivati persino in radio da noi.
Ma oltre a essere un cantante e rapper, il giovane Benjamin Paul Ballance-Drew è pure attore e pure regista. Come attore ha avuto un paio di particine in “4.3.2.1”, film adolescenziale originale ma non del tutto riuscito e incredibilmente distribuito anche in Italia, e “Harry Brown” che invece nonostante la presenza di Michael Caine da noi non è arrivato. Come regista invece ha fatto qualche cortometraggio che lo segnala come potenziale grande talento anche in campo visivo, cosa di cui avremo conferma o smentita il prossimo anno con il film da lui scritto e diretto “Ill Manors”. Insomma, a questo London boy se gli va male in un campo non solo è pronto con un piano B, ma anche con un plan C e un plan D.



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com