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lunedì 5 novembre 2018

BlacKkKlansman, la non recensione





BlacKkKlansman
Regia: Spike Lee
Cast: John David Washington, Adam Driver, Laura Harrier, Topher Grace, Ryan Eggold, Jasper Pääkkönen, Paul Walter Hauser, Corey Hawkins, Alec Baldwin

venerdì 8 dicembre 2017

Brutti sbirri figli Detroit





DRIN

DRIN

DRIN



“Pronto?
Polizia di Detroit, come posso aiutarla?”




“Sì, pronto.
Buongiorno.
Vorrei denunciare il caso di un omicidio.
Anzi, di più omicidi.”


“Bene, cioè male.
Mi dica pure.
Il colpevole, o i colpevoli, sono persone di colore?”



“No, direi proprio di no.
Sicuramente no.”




“Ok, grazie per aver chiamato, ma in tal caso non ci interessa.
Buona giornata.”




BEEP BEEP BEEP BEEP BEEP


martedì 15 agosto 2017

Fa' la cosa giusta e guarda Fa' la cosa giusta





Fa' la cosa giusta
Titolo originale: Do the Right Thing
Regia: Spike Lee
Cast: Danny Aiello, John Turturro, Spike Lee, Giancarlo Esposito, Ossie Davis, Rosie Perez, Richard Edson, Ruby Dee, Frankie Faison, Samuel L. Jackson, Miguel Sandoval, Martin Lawrence


Ho fatto la cosa giusta e ho guardato Fa' la cosa giusta. Inspiegabilmente finora non l'avevo ancora fatto. Può darsi sia per il fatto che io di solito ho qualche problema a fare la cosa giusta. O sarà perché sono un italiano del cazzo, puzza d'aglio, terrone sfollato, pizzaiolo, mangiaspaghetti, Vic Damone, Perry Como, Luciano Pavarotti, Il Volo, 'O Sole mio, coglione e neppure so cantare.

domenica 20 aprile 2014

HEART OF A LION, ANCHE I NAZI HANNO UN CUORE (DI LEONE)




Heart of a Lion
(Finlandia, Svezia 2013)
Titolo originale: Leijonasydän
Regia: Dome Karukoski
Sceneggiatura: Aleksi Bardy
Cast: Peter Franzén, Laura Birn, Yusufa Sidibeh, Jasper Pääkkönen, Jussi Vatanen, Pamela Tola, Deogracias Masomi, Timo Lavikainen
Genere: nazi
Se ti piace guarda anche: L’onda, American History X, The Believer


Heart of a Lion parte come una classica commedia romantica. O quasi.
Il lui di turno è Teppo (l’ottimo Peter Franzén), un neo-nazi finlandese disoccupato che passa le sue giornate in allegria con gli amichetti a prendere a botte gli immigrati, insultarli e altri divertenti passatempi del genere approvati da Matteo Salvini.


Un bel giorno però Teppo incontra una cameriera di un bar, se ne innamora e poi se la scopa. Anzi, prima se la scopa e poi se ne innamora, diciamo le cose nell'ordine corretto.
La lei di turno è Sari (Laura Birn) e oltre che una cameriera è una bella gnocca. D’altra parte questa è una co-produzione cinematografica di Finlandia e Svezia e, se la lei di turno non era gnocca, il mondo così come lo conosciamo non avrebbe più avuto alcun senso.


Le cose tra Teppo e Sari si complicano quando succedono due fatti:
A) Lei guardando i tatuaggi di Teppo si rende conto che lui è un nazi.
B) Lui scopre che lei ha un figlio. Cosa che non costituirebbe di per sé un problema. Il fatto che sia una MILF semmai la rende solo più sexy. Il problema per lui è rappresentato dal fatto che il figlio della pallida bionda Sari è… nero.


"Piacere, Signor Nazi. Adesso la mano può anche ridarmela, grazie."

A questo punto, dimenticatevi la commedia romantica. Heart of a Lion prende la strada della pellicola a tematica razziale e lo fa con un piglio duro e puro e crudo, senza troppi moralismi o buonismi di sorta. Il film si incentra sul rapporto tra il neo-nazi e il ragazzino di colore che si chiama Rhamadhani ed è pure... musulmano.


Immaginatevi qualcosa tra Quasi amici e Gran Torino per il confronto tra due personaggi tanto distanti tra loro, e qualcosa tra The Believer, L’onda e American History X per la tematica nazista. Raccontato così potrebbe non sembrare un film molto originale, e in effetti non è che adesso sia qualcosa di così strano o rivoluzionario o mai visto o chessò io, ma il tutto è riletto in chiave finlandese e ciò contribuisce a dare alla pellicola un sapore diverso rispetto ai filmoni sopra citati. Heart of a Lion è un film dotato di una sua personalità e di un finale strano, difficile da inquadrare e per questo decisamente... inaspettato.


Piace inoltre lo stile asciutto della regia di Dome Karukoski, non lontano dal Jacques Audiard di Un sapore di ruggine e ossa o dal tipo belga di cui non ricordo il nome del recente Alabama Monroe – Una storia d’amore, uno che si concede giusto qualche rallenty qua e là, mentre per il resto preferisce lasciare parlare la storia. Una storia potente, priva di sentimentalismi o concessioni alla lacrima facile. Manca giusto qualcosa per rendere questo Heart of a Lion davvero enorme. I dialoghi non sono del tutto incisivi, il personaggio della cameriera bella gnocca viene tagliato un po’ troppo frettolosamente fuori dalla vicenda, alcune svolte narrative sono un pochetto prevedibili e forzate, ma nel complesso questo è un film che colpisce nel segno. Senza ruffianate o colpi bassi, soltanto facendo sfoggio al momento giusto del suo cuore. Del suo cuor di leone.
(voto 7+/10)


"Questo post non lo approvo. Voto 5!"

lunedì 28 novembre 2011

Se non ti piace questo film sei uno sporco leghista


The Help
(Usa 2011)
Regia: Tate Taylor
Cast: Emma Stone, Viola Davis, Bryce Dallas Howard, Octavia Spencer, Jessica Chastain, Allison Janney, Anna Camp, Ahna O’Reilly, Mike Vogel, Chris Lowell, Sissy Spacek, Mary Steenburgen, Nelsan Ellis, Ashley Johnson
Genere: black
Se ti piace guarda anche: Il colore viola, The Blind Side, Hart of Dixie, Pan Am, Mad Men, Downton Abbey
Uscita italiana prevista: 17 febbraio 2012


The Help fa parte di una categoria di film che di solito non apprezzo per nulla.
I film ruffiani.
Se c’è però una cosa che questa pellicola insegna sopra a ogni altra è quella di andare oltre le categorie. E così ho seguito il buon esempio e ho superato il fatto che sia un film ruffiano. Perché lo è. La storia che racconta infatti non può non smuovere qualcosa dentro, per lo meno in chi crede a determinati valori di uguaglianza di tutte le persone, indipendentemente dal colore della loro pelle.
Che poi sull’uguaglianza si potrebbe aprire una lunga parentesi, visto che tutte le persone sono uniche e quindi diverse una dall’altra, ma comunque non andiamo a impelagarci in un discorso troppo complesso e cerchiamo di rimanere dentro i binari del film. Anche se ogni volta faccio fatica a rimanerci dentro, maledetti binari!

La storia, per dirla breve e non svelarvi troppo, è tratta dal romanzo best-seller del 2009 di Kathryn Stockett ed è quella di una giovane giornalista (Emma Stone: sì sì sì un film in più per adorarla) che decide di dar voce a chi una voce non l’ha mai avuta. Se non in chiesa per cantare nel coro gospel. La giornalista Emma Stone vuole infatti realizzare un libro basato sui racconti e le testimonianze delle donne di colore che fanno le domestiche e allevano i figli delle donne bianche ricche (proprio come accaduto a lei e alla stessa scrittrice Stockett), in un paesino del Sud degli Stati Uniti negli anni ’60, prima del periodo delle lotte per i diritti civili dei neri e in un clima ancora dominato dai Ku Klux Klan.
Sì, insomma, una trama che va da sé porterà alcuni momenti toccanti e altri che faranno salire l’indignazione, quindi un film in qualche modo ricattatorio, che sembra essere perfetto per la notte degli Oscar e chissà che qualche nomination non se la porti a casa.
Negli Usa la pellicola è stata il clamoroso successo a sorpresa degli ultimi mesi, con un incasso cresciuto di settimana in settimana grazie al passaparola che ha portato a un totale di 170 milioni di dollari di incasso, a fronte di una spesa di 25 milioni. Niente male per un film non in 3D, non di animazione, non di supereroi, maghetti o vampirelli. In pratica The Help è andato a replicare il caso di The Blind Side, il film del 2009 che in maniera analoga aveva macinato incassi sorprendenti, aveva fruttato un Oscar alla Sandrona Bullock e raccontava una storia ugualmente ruffiana.
Così come allora, per una seconda volta ci sono cascato anch’io. The Help infatti è una visione appassionante e coinvolgente. Come sempre sostengo, una bella storia non basta a fare un bel film, è vero, però qui la storia è davvero bella, toccante e pure impregnata di una buona dose di umorismo che riesce a renderla una visione leggera e piacevole, quanto allo stesso tempo profonda e toccante.

Il grande pregio del film è quello di raccontare non il razzismo più violento e immediatamente visibile, come quello del Ku Klux Klan, ma quello più sottile e strisciante. Il razzismo di quelli che dicono: “Sì, ma io non sono razzista.” Il razzismo delle donne bianche del Sud che facevano accudire i loro figli da tate di colore, trattandole però come schiave e come essere inferiori e non permettendo loro nemmeno di usare lo stesso bagno di famiglia perché accusate di diffondere chissà quali misteriose malattie “negre”. Ma in The Help subiranno un momento di vendetta davvero godurioso!

A dare una grossa mano per rendere viva questa splendida storia ci pensa allora un formidabile gruppo di attrici. In The Help sfila la migliore rassegna di rosse cinematografiche immaginabile, mancano giusto Julianne Moore e Lindsay Lohan (ma quest’ultima ormai passa più tempo nei tribunali di un certo nostro ex Premier…), mentre sono presenti la solita piccola grande Emma Stone, una Bryce Dallas Howard perfetta in versione “southern bitch”, Sissy Spacek in versione “vecchia pazza” e Jessica Chastain, la rossa di The Tree of Life qui in inedita e quasi irriconoscibile versione bionda Marilyn-style, ma con un ruolo che va oltre i soliti stereotipi della biondona stupida. Ottime poi le due protagoniste “black” della vicenda, una commovente Viola Davis (già candidata agli Oscar per Il dubbio) e ancor di più l’incendiaria Octavia Spencer, per cui prevedo e pregusto già una bella nomination (e chissà, magari anche una vittoria) agli Oscar 2012 come miglior attrice non protagonista. Ci troviamo in pratica di fronte al cast femminile più pazzesco dell’annata (ex aequo con quello di Le amiche della sposa), in cui gli uomini fanno più che altro la figurina delle… ehm figurine, appunto. Perché oltre a trattare la tematica razziale, The Help si rivela essere anche uno splendido inno alla donna come motore per il cambiamento sociale, sebbene anche le figure più negative all’interno del film siano altre donne.
Dal punto di vista del cast da segnalare anche la presenza di Mike Vogel, pilota della serie Pan Am ambientata anch’essa negli anni ’60 (che voglia diventare il nuovo Don Draper? Mi sa che è ancora un po’ giovane), e di due membri del cast di True Blood: Nelsan Ellis, il mitico Lafayette, e poi la bionda Anna Camp, che nella seconda stagione faceva parte della setta anti-vampiri e che qui riprende un simile ruolo da bigottona del Sud.
E a proposito di serie tv, lo stile 60s si avvicina proprio a quello di Mad Men o di Pan Am, ma l’atmosfere del Sud sarà particolarmente apprezzata anche da chi segue la nuova Hart of Dixie. E, perché no?, pure dagli appassionati della serie british Downton Abbey. Qui come lì infatti i veri protagonisti per una volta tanto non sono i ricchi e i potenti, bensì i domestici.

Il difetto della pellicola è invece la mancanza di una forte impronta autoriale. Il regista Tate Taylor si limita al compitino e dirige in maniera convenzionale, senza prendere buche, ma nemmeno senza rischiare scossoni. D’altra parte ha ancora tempo per crescere; questa è la sua seconda pellicola e la prima dico solo che si chiamava Pretty Ugly People e protagonista era Jessica Simpson…

Film ruffiano?
Sì. Assolutamente sì. The Help va però visto non dal punto di vista del critico cinematografico, bensì col cuore. Difficilmente quello non verrà toccato da questa visione.
A meno che non facciate parte di un Ku Klux Klan… O siate della Lega.
(voto 7+/10)

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