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sabato 21 marzo 2020

Little Fires Everywhere: piccoli fuochi bugiardi





Little Fires Everywhere
(serie TV, stagione 1, episodi 1-2)

Little Fires Everywhere. Piccoli fuochi dappertutto. Partono i primi secondi del programma, a sirene spiegate, e mi chiedo: “Ma non sarà mica una serie sui pompieri?” Una di quelle tipo Chicago Fire. Non che abbia qualcosa contro i pompieri, però le serie sui pompieri non è che mi abbiano mai ispirato. Mi ispirano di più le serie sulle pomp... avete capito, no?
Scusate. Gli effetti della quarantena cominciano a farsi sentire.

Little Fires Everywhere, dicevo. Le due protagoniste sono Reese Witherspoon, che io amo incondizionatamente da quando ne ho memoria, e Kerry Washington, di ritorno in TV dopo essere stata Olivia Pope di Scandal, uno dei ruoli più iconici nella storia del piccolo schermo. Scandal poteva anche non piacervi, nonostante almeno le prime stagioni fossero un'autentica fi-ga-ta, ma sulla grandezza dell'idola Olivia Pope non mi sento di discutere. O magari sì, ne discutiamo da un balcone all'altro, che pur di avere un po' di contatto umano in questi giorni mi accontento anche di una bella litigata.

lunedì 25 novembre 2019

Serial Killer - Lo spietato (ma non troppo) giudizio sulle serie di novembre 2019





Ultimo appuntamento dell'anno con Serial Killer, la rubrica mensile di Pensieri Cannibali cui piace massacrare, ma con dolcezza, le serie televisive. Il prossimo mese ci sarà infatti spazio per le attese (non ditemi di no) classifiche di fine anno, che cannibalizzeranno – è proprio il caso di dirlo – tutto lo spazio disponibile. Quindi godetevi questi ultimi Top e Flop, più altre rubrichette varie, del 2019.


venerdì 2 marzo 2018

36 sono i nuovi 18





Tutti i bambini crescono, tranne uno.
Oggi è il mio compleanno. Faccio 36 anni, ma non ditelo troppo in giro. Anche perché tanto non ci crede nessuno. La carta d'identità potrà anche sostenere che ho 18 anni per gamba, ma mentalmente ne ho ancora 18 ebbasta. E pure fisicamente c'è chi mi scambia benissimo per un neo ventenne, o giù di lì. Diciamo che senza barba dimostro tranquillamente 20 anni e, se mi faccio crescere quei due peli che ho, ne posso dimostrare diciamo 21. Qualcuno a questo punto potrà pensare che sono rimasto lo stesso di una volta, solo che non è proprio così. Quando avevo 18 anni ad esempio ne dimostravo 14, quindi in qualche modo anche io, persino io, un pochino sono cresciuto. Per il resto, a ben vedere, molte cose invece non è che siano cambiate più di tanto.

giovedì 12 ottobre 2017

Uomini di neve, ninja, MILF e... Miki Moz





Che settimana assurda, nelle sale italiane così come pure nella nostra rubrica sulle uscite.
Questo weekend escono film che si rivolgono un po' a tutti i tipi di pubblico, dagli appassionati di thriller a quelli di patiti di cinema autoriale italiano (se ne esistono), dai bimbetti fino alle MILF.
Per aiutarvi a orientarvi in tutte queste variegate proposte, ecco che, insieme a me e al mio blogger rivale Mr. James Ford, in questa nuova puntata della rubrica c'è un altro ospite speciale: Miki Moz, l'autore del famoso, ma più che altro famigerato Moz O'Clock. Un blog che ormai possiamo considerare storico, visto che è giunto al suo 11esimo anno, o alla sua 11esima stagione come preferisce dire il suo creatore. Un sito dal sapore spesso rétro che parla di pop culture a 360°, da giocattoli e videogames a fumetti e junk food, passando per film, musica e serie tv. Un blog quindi non strettamente cinematografico e, dalle sue discutibili opinioni seguenti, ciò si vede eccome, uahahah!


L'uomo di neve
"Questa settimana, anziché chiamare un blogger cinematografico come si deve, hanno chiamato un esperto di giochi e junk food?
Sono davvero riusciti a farmi rimanere di ghiaccio."

sabato 22 agosto 2015

Figas in taccos a spillos





Fuga in tacchi a spillo
(USA 2015)
Título original: Hot Pursuit
Dirección: Anne Fletcher
Guión: David Feeney, John Quintance
Reparto: Reese Witherspoon, Sofia Vergara, Robert Kazinsky, Michael Mosley, Matthew Del Negro, John Carroll Lynch, Joaquín Cosio, Jim Gaffigan
Género: estúpido
Si te gusta, también se ve: Observe and Report, Il superpoliziotto del supermercato, Modern Family, Duri si diventa, Spy

Hola cabrones, esto post es por comunicarves che esta película es una mierda.
Quale película?
Fuga in tacchi a spillo, con la chica bionda pequena Reese Witherspoon e la muy caliente Sofia Vergara, quella con dos bombas mica tanto pequenas. La storias es prestos dettas: una polisiotta presisina deve portar en salvo para testimonaries a un processos la esposa de un hombre importante, una chica latina muy loca y casinista. Y un poco puta.

martedì 7 aprile 2015

PORN TO BE WILD





"Non mi sono lavata per tutto il periodo delle riprese. Non lo direste mai, vero?"
Wild
(USA 2014)
Regia: Jean-Marc Vallée
Sceneggiatura: Nick Hornby
Tratto dal romanzo: Wild. Una storia selvaggia di avventura e rinascita di Cheryl Strayed
Cast: Reese Witherspoon, Laura Dern, Thomas Sadoski, Keene McRae, Gaby Hoffmann, Michiel Huisman, W. Earl Brown, Kevin Rankin
Genere: selvatico
Se ti piace guarda anche: Into the Wild, 127 ore, Cast Away, Vita di Pi

Perché?
Perché percorrere a piedi quasi due mila km nel deserto?
Perché una persona sana di mente dovrebbe fare una cosa del genere?
La risposta a tale domanda mi sembra una sola: la persona in questione non è sana di mente.
Oppure ci può essere sotto qualcos'altro?

Per scoprirlo, ho deciso di gettarmi in un'avventura estrema simile a quella affrontata dalla protagonista della pellicola Wild, ispirata non dalla compagnia pornografica Girls Gone Wild né tanto meno dal programma di Italia 1 Wild con Fiammetta Cicogna, bensì tratta da una vicenda vera raccontata da Cheryl Strayed nel suo libro autobiografico Wild. Una storia selvaggia di avventura e rinascita.
Visto che nel multisala della mia cittadina danno in tutte le sale a reti unificate Fast & Furious 7, per vedere Wild su grande schermo il posto più vicino è Alessandria, che si trova a 30 km da casa mia. Potrei andare in auto fino a lì, potrei prendere il treno o l'autobus, fossi ricco persino il taxi, ma sarebbe troppo facile e così ho deciso: ci andrò a piedi. A piedi da Casale Monferrato ad Alessandria, una missione che solo in pochi temerari hanno tentato nel corso degli anni.

martedì 17 marzo 2015

VIZIO DI FORMA, FATTANZA E DELIRIO A L.A.





Vizio di forma
(USA 2014)
Titolo originale: Inherent Vice
Regia: Paul Thomas Anderson
Sceneggiatura: Paul Thomas Anderson
Tratto dal romanzo: Vizio di forma di Thomas Pynchon
Cast: Joaquin Phoenix, Katherine Waterston, Josh Brolin, Joanna Newsom, Owen Wilson, Jena Malone, Reese Witherspoon, Benicio Del Toro, Eric Roberts, Maya Rudolph, Jordan Christian Hearn, Hong Chau, Michael Kenneth Williams, Sam Jaeger, Timothy Simons, Belladonna, Elaine Tan, Sasha Pieterse, Martin Donovan, Martin Short
Genere: fattone
Se ti piace guarda anche: Paura e delirio a Las Vegas, Jackie Brown, The Rum Diary - Cronache di una passione, Fatti, strafatti e strafighe

Pochi giorni fa è venuta a mancare mia nonna. Aveva 90 anni. Si può dire che raggiunta quell'età la sua vita l'avesse vissuta, in molti l'hanno detto, ed è vero. Nei suoi confronti provo un unico rammarico. I suoi ultimi anni. Cinque anni passati quasi sempre in un letto di una casa di riposo, paralizzata per colpa di un dannato ictus. Lo so che potrà sembrare ingenuo da parte mia. Lo so che significa barare. Lo so che è come giocare a fare Dio, ma io quegli ultimi anni li voglio gettare via. Fare finta che non siano mai esistiti. Cancellare quel capitolo conclusivo dalla sua vita e dalla mia memoria. Anche se non c'è modo di evitare il tempo, il mare del tempo, il mare del ricordo e della dimenticanza, io voglio ricordare solo le cose belle. Voglio ricordare mia nonna come una persona sempre in giro, sempre in movimento, mai ferma in un solo posto, come quel beffardo destino bastardo l'aveva costretta alla fine.

martedì 13 maggio 2014

FINO A PROVA CONTRARIA CHI ASCOLTA METAL È UN SATANISTA




Fino a prova contraria – Devil’s Knot
(USA 2013)
Titolo originale: Devil’s Knot
Regia: Atom Egoyan
Sceneggiatura: Scott Derrickson, Paul Harris Boardman
Ispirato al libro: Devil’s Knot: The True Story of the West Memphis Three di Mara Leveritt
Cast: Reese Witherspoon, Colin Firth, James Hamrick, Kristopher Higgins, Seth Meriwether, Dane DeHaan, Mireille Enos, Kevin Durand, Elias Koteas, Matt Letscher, Kristoffer Polaha, Michael Gladis, Stephen Moyer, Bruce Greenwood, Martin Henderson, Alessandro Nivola, Collette Wolfe
Genere: legal-thriller
Se ti piace guarda anche: Prisoners, The Killing, Formula per un delitto, Le paludi della morte

Oggi nell’aula del tribunale di Pensieri Cannibali va di scena il processo per direttissima al film Fino a prova contraria – Devil’s Knot. Sentiremo la voce dell’accusa, quella della difesa e poi subito il verdetto della giuria letto dallo spietato giudice Cannibal Kid.
Per prima cosa, la parola all’accusa.


ACCUSA
Fino a prova contraria è un film orribile?
Fino a prova contraria è qualcosa di inguardabile?
Fino a prova contraria è una schifezza assoluta?
La risposta a queste domande è no, miei cari giurati. Noi siamo persone ragionevoli e in quanto persone ragionevoli non intenderemo in questa sede, in questa sacra sede che è il blog Pensieri Cannibali, sostenere qualcosa del genere. Non sarebbe onesto. Non sarebbe giusto. Ed è questo ciò che ci preme sottolineare qui. Stabilire un giudizio giusto. Il nostro obiettivo è allora quello di concentrarci sull’inutilità di una pellicola del genere. Quanti altri thrillerini medi di questo tipo dovremo ancora sopportare nella nostra vita? Quanti?
Fino a prova contraria racconta un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1993. Un terribile fatto di cronaca cui è difficile restare indifferenti e che per di più offre vari spunti di riflessione interessanti. Ci sarebbe insomma materiale sufficiente per realizzare una bella puntata di Quarto grado, per quanto una puntata di Quarto grado possa essere bella. Un bel film però è un altro paio di maniche. Come quelle che vado a cambiarmi io, visto che a forza di sudare sto cominciando a pezzare la mia camicia. Scusatemi…

(cinque minuti dopo)

Va bene, ora ci siamo. Scusate ancora per l’interruzione. Cosa stavo dicendo?
Dicevo che Fino a prova contraria presenta una storia avvincente al punto giusto, peccato non sia girata in maniera altrettanto efficace. Il regista è il canadese Atom Egoyan, uno che una volta era bravo a costruire pellicole dall’atmosfera torbida e inquieta come Il viaggio di Felicia con il compianto Bob Hoskins o come Exotica con un’affascinante Mia Kirshner, una delle attrici più fighe e più sottovalutate di sempre… ma sto divagando. Di recente, nonostante False verità con la sua ambientazione da noir anni ’50 avesse il suo perché, Egoyan è finito a girare un thriller porcheruola come Chloe – Tra seduzione e inganno e, nonostante questo Fino a prova contraria non sia a quei pessimi livelli, ci presenta un autore ormai incapace di lasciare una sua forte impronta. Il cast, che possiamo considerare se non di primo comunque di secondo livello, non lo aiuta. Reese Witherspoon, attrice versatile capace di passare con successo da commedie stile La rivincita delle bionde a drammi come Quando l’amore brucia l’anima – Walk the Line, qui è spenta come non mai. Colin Firth non parliamone. Sembra ancora più imbalsamato del solito. Stephen Moyer di True Blood fa pena, ma non è una novità. La bravissima Mireille Enos della serie The Killing, quello sì un gran thriller, è invece sprecata in un ruoletto da casalinga disperata, così come uno dei giovani più promettenti del cinema di oggi, Dane DeHaan, quello di Chronicle e del nuovo Spider-Man. Per non parlare dello spreco che è il personaggio del satanista interpretato dal giovane attore rivelazione James Hamrick, che avrebbe meritato maggiore approfondimento. Come ulteriore aggravante, c’è quella di non aver sfruttato a dovere l’ambientazione negli anni ’90 con musica e look adeguati.
La parte meno convincente è però un’altra: la mancanza totale di originalità della pellicola. La vicenda è la solita di quella di un gruppo di ragazzini scomparsi raccontata già in svariati film e serie tv ma, a differenza di uno splendido thriller recente come Prisoners, o di serie come True Detective, Broadchurch e The Killing, qui non c’è tensione. Non c’è mistero. I ritmi sono da sbadiglio. Il film non tiene sulle spine. Ben presto, si scivola in una noiosa e fredda ricostruzione del processo a carico degli accusati. Una pellicola che ci tiene ad attenersi ai fatti di cronaca, e questo è ammirevole, ma ciò va a discapito dello spettacolo cinematografico. Chi si aspettava un thriller al cardiopalma, dovrà accontentarsi di un noioso legal drama.
Fino a prova contraria allora è un film orribile?
Come vi ho detto no, non lo è. Ma è un film necessario, che merita di essere visto a tutti i costi?
Anche la risposta a questa domanda è un secco no.


DIFESA
Il collega avvocato ha svolto il suo lavoro e noi lo rispettiamo, però andiamo, cari signori giurati, volete davvero dare peso a delle accuse tanto circostanziali e campate per aria? So che siete più intelligenti di quanto il mio collega vuole farvi credere.
Fino a prova contraria non è un film originalissimo, questo glielo concedo, ma quanti thriller recenti possono dire di esserlo? Nemmeno i titoli che la stessa accusa ha tirato in ballo. True Detective? Bellissima serie, eh, però racconta la vicenda di un serial killer che fa più anni Novanta di questo film, che pure è ambientato negli anni Novanta. Per Prisoners, giallo molto alla Seven, vale lo stesso discorso. Broadchurch e The Killing, eredi diretti di Twin Peaks come sono, non parliamone. La questione originalità in un thriller mi sembra quindi marginale assai.
Una cosa più importante è il coinvolgimento emotivo e Fino a prova contraria ci scaraventa dentro una storia in cui tutti noi possiamo riconoscere le nostre paure. La tranquilla vita di una cittadina che viene sconvolta dalla misteriosa sparizione di tre ragazzini. Cosa c’è di più spaventoso?
Il film comunque fa più di questo. Ci propone anche una questione molto ma molto interessante, di grande attualità nei 90s ma che ancora oggi è in grado di dividere e far discutere. L’influenza del metal, della musica satanica sulla violenza nella realtà. Una questione su cui la pellicola splendidamente diretta dal grande maestro del thriller Atom Egoyan punta i riflettori, senza schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra. Lasciando totale libertà di giudizio allo spettatore. La stessa cosa che potete fare voi, miei cari signori giurati, in questa sede.
A riprova della nostra buona fede e totale imparzialità, chiamiamo al banco dei testimoni due tipi di persona del tutto opposti, che però hanno entrambi trovato la pellicola meritevole. Il nostro primo testimone è il reverendo Camden di Settimo Cielo. Allora, reverendo, cosa ne pensa del film Fino a prova contraria?

Reverendo Camden
È la dimostrazione lampante di come chi ascolta musica metal finisca inevitabilmente per compiere sacrifici umani con vittime dei poveri bambini innocenti. Basta vedere la pellicola, non ci sono dubbi. Il male è tra noi e va estirpato. È tutta colpa di quel Marilyn Manson! Non fatevi ingannare dalle dicerie. Anche se nel 1993 non aveva ancora mai pubblicato un disco, c’era già lui dietro a quei tragici eventi. Lui!

Il film ha quindi avuto l’approvazione da parte delle comunità religiose, ma allo stesso tempo ha esaltato pure il popolo metal. A prova di ciò, la difesa chiama al banco dei testimoni un giovane ragazzo metallaro che, per mantenere il suo anonimato, chiameremo Bestia666. Allora, signor Bestia666, le è piaciuto Fino a prova contraria?

Bestia 666
Sììì, METALLO, sììì. WOOOOOOOOOOOOOH!
METAAAAAAAAALLO!

Grazie signor Bestia666, è stato molto chiaro e convincente.
Come avete potuto vedere, e pure sentire in maniera alquanto rumorosa, questa è una pellicola in grado di conquistare differenti tipi di pubblico. Un thriller che prova a fare luce su uno dei fatti di cronaca più inquietanti nella storia recente degli Stati Uniti, capace ancora oggi di restare un grande punto interrogativo. Un punto interrogativo che rimarrà sopra le vostre teste per lungo tempo, al termine di questa indimenticabile visione.


IL VERDETTO
Dopo essersi riunita, la giuria è giunta a un sofferto ma unanime verdetto.
La giuria accoglie le parole dell’accusa e dichiara il film colpevole di non essere una visione fondamentale, bensì il solito thrillerino mediocre e anonimo, con l’aggravante di finire pure nelle paludi del legal drama. Allo stesso tempo, la giuria concede come attenuante alla pellicola quella di proporre una storia intrigante che, per quanto non raccontata per niente al meglio, merita di essere conosciuta.
Tenendo in considerazione l’opinione della giuria, io giudice supremo Cannibal Kid assegno quindi come voto al film Fino a prova contraria un modesto 5/10 e condanno il regista Atom Egoyan alla visione di tutte le puntate di Twin Peaks, True Detective, Broadchurch e The Killing per imparare come si fa un thriller davvero degno di nota.
Così è deciso – BAM BAM – l’udienza è tolta.

martedì 22 ottobre 2013

IN THE MOOD FOR MUD




Mud
(USA 2012)
Regia: Jeff Nichols
Sceneggiatura: Jeff Nichols
Cast: Tye Sheridan, Jacob Lofland, Matthew McConaughey, Reese Witherspoon, Michael Shannon, Ray McKinnon, Sarah Paulson, Sam Shepard, Bonnie Sturdivant, Joe Don Baker, Paul Sparks
Genere: country
Se ti piace guarda anche: Un mondo perfetto, Stand by Me, Take Shelter, Broken


Boy, tu tudun tun tun, you’ll be a man, soon

"Chi di voi due ragazzini si chiama Nek che gli do subito una mano di botte?"
Mud è una storia di formazione. Il racconto di un quattordicenne che diventa uomo, proprio davanti ai nostri occhi. Il giovane Ellis (l’attore rivelazione di The Tree of Life Tye Sheridan) vive in una cittadina, la classica cittadina di provincia del Sud degli Stati Uniti, una versione reality di quelle cittadine perfettine che si vedono di solito nelle serie tv teen americane, e i suoi genitori sono sul punto di divorziare.
Un giorno, insieme al suo amico Neckbone (Jacob Lofland), soprannominato Nek o anche Filippo Neviani, mentre vaga in giro su un’isoletta lì vicino si imbatte in una barchetta piantata sopra un’albero e, soprattutto, si imbatte in un misterioso e losco figuro, un tale che si fa chiamare Mud e ha le fattezze di Matthew McConaughey, non esattamente il solito barbone che si può incontrare nella vita di tutti i giorni.
Tra McConaughey e i due ragazzini si instaura un rapporto particolare…
No! Non un rapporto di tipo pedofilo. Che genere di film immaginate questo sia?
Matthew McConaughey è interessato alla bella del paese Reese Witherspoon, mentre il giovane Ellis si innamora di May Pearl (l’attrice esordiente Bonnie Sturdivant), una ragazza giovane pure lei ma più grande di lui.
Al di là degli intrecci romantici, pur presenti, questa però come detto è una piccola storia di formazione. Una piccola ma grande storia di formazione non solo e non tanto sentimentale, quanto esistenziale.

"Mi chiamo Nek, ma per farmi perdonare ho messo una t-shirt dei Fugazi."
"Sti gazi!"
Scritto e diretto dal buon Jeff Nichols, autore dell’acerbo Shotgun Stories e del notevolissimo Take Shelter, Mud cattura con il suo spirito intimo, con il suo tocco confidenziale, con le parlate Southern dei suoi attori, con le sue atmosfere country a cavallo tra Una storia vera di David Lynch e una pellicola a caso di Terrence Malick.
E, dopo Killer Joe, Matthew McConaughey azzecca un altro film in cui la trama non rappresenta qualcosa di nuovo o di mai sentito, ma un film che sa raccontare, sa raccontare bene e sa far vivere i suoi personaggi fino in fondo, come fossero di carne e non di celluloide. Forse a livello di sceneggiatura gli manca il colpo da K.O. finale come Take Shelter e forse a livello registico gli manca la scena madre in grado di far gridare al capolavoro, però va bene così. Jeff Nichols non punta a sorprendere lo spettatore, non cerca di fotterlo con qualche trovata particolare. Jeff Nichols ha “semplicemente” realizzato un film genuino, vero, essenziale. Un film bello.
(voto 8/10)



sabato 19 maggio 2012

Pleasantville: Riporno al futuro

Appuntamento ormai consueto del fine settimana con L'ora cult, che potete leggere anche sul sito L'orablu.

Pleasantville
(USA 1998)
Regia: Gary Ross
Cast: Tobey Maguire, Reese Witherspoon, William H. Macy, Joan Allen, Jeff Daniels, Paul Walker, Marley Shelton, Don Knotts, J.T. Walsh, Jenny Lewis, Marissa Ribisi, Jason Behr, Marc Blucas, Danny Strong, Denise Dowse
Genere: retrò
Se ti piace guarda anche: The Artist, The Truman Show, Ritorno al futuro, Ricomincio da capo, Cambia la tua vita con un click

"Sempre meglio essere finiti dentro Pleasantville che in Jersey Shore..."
Come sarebbe vivere dentro la tua serie tv preferita?
È quello che scopre Tobey Maguire nelle vesti di protagonista di questo Pleasantville.
Il mio telefilm preferito è Twin Peaks, però devo ammettere che avrei un po’ paura ad andarci a vivere. Più che un sogno, sarebbe un incubo che diventa realtà.
Bob…
la faccia di Bob…
i capelli unti di Bob…
No, grazie.
Se potessi scegliere di trasferirmi dentro una serie, preferirei di gran lunga Baywatch. È possibile, omino della tv di Pleasantville? Non mi sembra una richiesta poi tanto eccessiva…



"Mi spiace, caro. Per risparmiare, alcuni personaggi  sono stati colorati, altri no."
Per uno di quegli incanti che succedono solo nei film, vedi anche Freaky Friday, Jumanji o Cambia la tua vita con un click, tanto per dirne alcuni, Tobey Maguire e pure sua sorella Reese Witherspoon vengono allora risucchiati dentro l’apparecchio televisivo e vengono trasformati nei giovani protagonisti della serie anni ’50 Pleasantville. Un telefilm fittizio, ma in cui possiamo vedere i riflessi dei rassicuranti serial vecchio stile, così come anche il buonismo di Happy Days.
I due vivono il “trasloco” in maniera parecchio diversa: Tobey è un retrò-nerd che sa tutto della serie e quindi per lui finire in quel mondo è un’esperienza fantastica un po’ come ritrovarsi a Disneyland per un bambino di 6 anni o per il mio blogger rivale Bimbo Gigi Ford. Per Reese Witherspoon, tipica liceale ribelle e pure un po’ zoccoletta - diciamolo -, ritrovarsi in quell’epoca tanto rigida e politically correct si rivelerà una prova ardua. Ma le cose, questo Pleasantville ce lo racconta magnificamente, possono cambiare. E persino una realtà in bianco e nero può prendere colore.


Al di là di una meraviglia di storia, Pleasantville incanta per le interpretazioni fenomenali di tutto il cast. Oltre ai due ottimi protagonisti, Joan Allen e Jeff Daniels con la loro romanticissima storia d’amore fanno illuminare di rosso anche il cuoricino del più insensibile tra gli spettatori, mentre fa uno strano effetto assistere a un leccatissimo e precisino William H. Macy, dopo che negli ultimi tempi l’abbiamo visto nei panni opposti del padre di famiglia barbone e ubriacone nella serie Shameless. Se c’è una famiglia che sta agli antipodi rispetto a Pleasantville, è proprio quella di Shameless. Menzione d’onore poi per la splendida Marley Shelton, per Paul Walker che scopre il sesso fast & furious con la smaliziata Witherspoon, e in alcune particine compaiono pure Jenny Lewis, cantante sia solista che nella band indie-rock-country Rilo Kiley (se non li conoscete andatevi a recuperare subito tutti i loro dischi!), e futuri amici televisivi come Marc Blucas e Danny Strong di Buffy, più Jason Behr di Roswell.
Ciliegina sulla torta, una colonna sonora magnifica, con una “At Last” di Etta James che piove su una scena che definire poetica è limitativo.


Memorabile poi il finale sulle note di “Across the Universe”, perla john lennoniana, dal testo perfetto per la pellicola e qui riletta dalla sola e unica Fiona Apple. Dopo aver sentito la sua interpretazione nel lontano 1998, ma poi non tanto lontano quanto l’epoca di Pleasantville, ho deciso che Fiona Apple era la mia cantante preferita di sempre e ancora oggi non ho cambiato idea. Il video della song poi è diretto da Paul Thomas Anderson, mica il primo pirla che passa.


"Hey, dove l'hai preso quell'ombrello?
Nel negozio dove sono andato io
li vendevano solo grigi..."
L’opera prima di Gary Ross, futuro regista del blockbuster sui generis Hunger Games, è un incanto di pellicola. Innocente, idealista e sognatrice. Una gemma, girata a colori e poi resa in b/n, più che piacevole che ci trascina dritti dentro un’altra epoca, proprio come capita ai due protagonisti.
Nominato agli Oscar 1998 in 3 categorie minori (scenografia, costumi e musiche), Pleasantville non si è portato a casa manco una statuetta. Per quanto paradossale sia da dire, un film in b/n ambientato negli anni ’50 forse era troppo avanti per l’epoca. Fosse uscito oggi, magari avrebbe fatto incetta di premi proprio come capitato a The Artist, film muto e ambientato negli anni ’30 e diverso per un sacco di altri aspetti, ma che con Pleasantville condivide lo stesso gusto retrò, nostalgico fin che si vuole, ma che sa guardare anche al futuro. Il tema portante di entrambe le pellicole è infatti il cambiamento, il sapersi evolvere e adattare ai tempi che mutano. È sempre bello dare un’occhiata indietro al passato, ma saper guardare avanti è ancora meglio.
Perché chissa cosa cosa succederà domani?
Io non lo so.
(voto 8+/10)

lunedì 7 maggio 2012

Una spia non basta, un triangolo sessuale sì

Una spia non basta
(USA 2011)
Titolo originale: This Means War
Regia: McG
Cast: Reese Witherspoon, Tom Hardy, Chris Pine, Chelsea Handler, Abigail Spencer, Til Schweiger, Angela Bassett, Rosemary Harris, Warren Christie, Natassia Malthe, Laura Vandervoort
Genere: triangolo sentimentale
Se ti piace guarda anche: Il cacciatore di ex, Mr. & Mrs. Smith, La dura verità

Una spia non basta. E nemmeno un solo genere cinematografico, a quanto pare. Il film in questione, titolo originale molto più fico: This Means War, prova infatti la commistione tra pellicola action da una parte e commedia romantica dall’altra. Un mix per far stereotipicamente contenti sia il pubblico maschile che quello femminile, unire le due metà della mela sullo stesso albero, o almeno dentro la stessa sala del multiplex o almeno almeno sullo stesso divano. Un compito duro che di recente ha portato a risultati atroci piuttosto che no, come il pessimo Mr. & Mrs. Pitt Smith.
"Vai tranquilla, quello è un film consigliato da Cannibal!"
"Ambé, allora sto proprio in una botte di ferro..."
Anche se il modello dichiarato del regista McG sembra essere… Hitchcock. Alfred Hitchcock? Sul serio? In un dialogo del film, Chris Pine e Reese Witherspoon dialogano a proposito della fusione tra generi diversi all’interno dei suoi film. Ecco, direi che questo paragone è un attimo improponibile.

Come vanno le cose in Una spia non basta? Se non siamo dalle parti di Hitchcock, proprio no, almeno le cose vanno meglio rispetto a Mr. & Mrs. Smith.
La parte action però non è un granché convincente nemmeno qui. La sottotrama criminale è definibile esile, a essere generosi, di nessun interesse, a essere sinceri. Le scene più concitate non risultano un granché, d’altra parte in cabina di regia siede pur sempre McG, un uomo che con un nome del genere dovrebbe aprire una catena di fast-food e invece no, s’è messo a fare il regista, s’è messo. Per giunta della stessa scuola del cinema fracassone alla Michael Bay o alla Tony Scott. Uno che nel CV ha il pessimo remake cinematografico delle Charlie’s Angels, più un Terminator Salvation dalla cui visione mi sono salvato.

"Dai, muoviti! Vai a vedere su Pensieri Cannibali che si dice sul nostro film..."
La parte sentimentale è invece quella che funziona di più. Complice un trio di attori in splendida forma e una serie di dialoghi parecchio brillanti (più qualche battuta divertente della comica Chelsea Handler), la pellicola regge. Ci sono alcune scene ripetitive, c’è persino la solita gag per nulla divertente con gli animali (ma per fortuna brevissima) e alcuni appuntamenti romantici finiscono per somigliare a una versione deluxe di quelli di Uomini e donne (il programma di Maria de Filippi ndas, nota dell’autore scimunito), però nel complesso la pellicola regge.
Reese Witherspoon torna a rimettersi sulla testolina la corona di reginetta delle romcom e con questo film è come se gridasse: “The bitch is back, bitches!” alle sue nuove rivali nel genere, da Katherine Heigl a Rachel McAdams passando per Anne Hathaway e Zac Efron (il nuovo reginetto delle romcom). La scena in cui canta e balla la hit rap 90s "This How We Do It" di Montell Jordan da sola basta per reincoronarla.
La rivincita della bionda? Oh yeah, puttanelle!

Chris Pine riesce agevolmente nella parte del playboy figo della situazione, un farfallone incapace di una relazione stabile, almeno fino a che non incontrerà la piccola Reese. Tom Hardy al momento resta più a suo agio in ambiti drammatici, però anche in questa inedita veste comedy fa la sua porca figura e qui interpreta il ruolo del duro dal cuore tenero, uomo spericolato d’azione ma anche padre single sensibile.
"Tu avevi scommesso sulla vittoria dello scudetto della Juve?"
"No, ma ho puntato sulla perdita del parrucchino di Conte durante i festeggiamenti."
Pure la parte da "buddy movie" funziona più che bene. I due lavorano insieme come agenti segreti di un’organizzazione che sembra l’FBI solo più cazzaro e in più sono BFF, ovvero Best Friends Forever.  BFF fino a che tra di loro non si mette di mezzo una donna, la Witherspoon naturalmente, e allora inizierà tra i due una spietata lotta, la war del titolo originale, per conquistare il suo cuore.
Chi avrà la meglio tra i due?
Il finale non è nemmeno così scontato…

Il triangolo no?
Il triangolo sì. C’è poco da fare, il triangolo funziona sempre. Dawson’s Creek, Twilight, The Vampire Diaries, True Blood, Hunger Games, Renato Zero… poche cose funzionano come un triangolo sentimentale. E anche questo Una spia non basta non si può che vederlo fino alla fine se non proprio impazienti, perlomeno curiosi di sapere chi sceglierà la mini Reese.
Tom Hardy o Chris Pine?
Non ve lo dico, non voglio mica farmi odiare come Caparezza grazie al pezzo Kevin Spacey…
(voto 6+/10)


venerdì 20 aprile 2012

To Rome with hate

Weekend che si preannuncia pessimo nelle sale italiane.
Ancor più del solito, gli autorevoli commenti di Cannibal Kid e i risibili commenti di Mr. James Ford prendono due strade differenti e dividono, spaccano il pubblico in due categorie: gli entusiasmanti cannibali e i tristi e noiosi fordiani. Voi da che parte state?
Ah già, in mezzo a questa perenne faida bloggara, ci stanno pure i film in uscita.
Ma quello è un dettaglio.

"Ford, e basta: smettila di dire bischerate!"
To Rome with love di Woody Allen
Il consiglio di Ford: Parigi val bene una messa, Roma mi sa di no.
Neanche il tempo di gridare al miracolo per il ritorno del vecchio Woody agli alti livelli del suo passato, ed ecco che lui torna a proporre un film che già dal trailer mi pare una vera e propria vergogna, nonchè il solito ricettacolo di luoghi comuni su noi figli del pizzaspaghettimandolino.
Roba da far rimpiangere anche quella schifezza che fu Vicky Christina Barcelona.
Anche in questo caso, la Francia ci da una lezione - seppur involontaria -.
Il consiglio di Cannibal: vaccanze romane
Woody Allen non ce la fa a non far uscire il suo film annuale e, dopo l’ottimo Midnight in Paris, immancabilmente ora per compensare se ne esce con una pellicola che promette male, malissimo.
Magari fossimo dalle parti del valido Vicky Cristina Barcelona, qui mi sa che siamo più da quelle del pessimo Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, o magari anche da quelle di un cinepanettone qualsiasi…
Il trailer è tra i peggiori visti negli ultimi mesi, forse anni. Sperando che sia ingannevole il trailer più di ogni cosa, ma ne dubito.
Si preannuncia una brutta discesa per Allen da Midnight in Paris a questo. Come passare da Pensieri Cannibali a WhiteRussian. From Cannibal to Ford, with hate.

"Speriamo che quel rompipalle di Ford qui dietro non mi trovi..."
George Harrison: living in the material world di Martin Scorsese
Il consiglio di Ford: living in a world without Cannibal
Nonostante la delusione cocente del recente Hugo Cabret, occorre ammettere che il vecchio Marty è sempre stato un fenomeno di tecnica, nonchè come regista di documentari.
Se, a questo, si unisce il mio membro preferito dei Fab Four, il risultato non potrà che essere perlomeno da cult.
Certo, magari non lo consiglierei a tutti, ma avercene, di roba così in sala ogni settimana!
Il consiglio di Cannibal: living in a Ford world sucks!
Figuriamoci se Ford, uno a cui i talenti veri stanno sulle palle, non preferiva George Harrison al genio John Lennon… Comunque, sempre meglio lui di Paul McCartney.
Il documentario è potenzialmente interessante, certo niente per cui strapparsi i capelli e mettersi a lanciare mutandine sul palco stile Ford la groupie!

"Ferma così, questo è l'unico modo per costringere la gente
a vedere i film consigliati da Ford!"
Maledimiele di Marco Pozzi
Il consiglio di Ford: maledicinema
Come al solito non passa weekend senza che ci si debba puppare la consueta tirata italiana di dubbio livello a tematica importante. Vorrei proprio vedere cosa saprebbero fare i nostri cugini francesi in questi casi.
Noi, come al solito, ci accontentiamo delle briciole.
Un pò come il Cannibale alla fine di ogni Blog War. Ahahahahahah!
Il consiglio di Cannibal: malediFord
Prosegue la tradizione di rubare i titoli alle canzoni, in questo caso addirittura agli Afterhours. Questo film sull’anoressia non promette di essere nemmeno malaccio, un po’ in stile Fish Tank, anche se essendo in Italia il rischio è sempre quello di cadere nel neo-neorealismo di scuola fordiana. D’altra parte siamo pur sempre nell’italietta mentre in Francia, quando il modello di riferimento è quello della Nouvelle Vague, è tutto più facile…

"Uff, non vedo l'ora di andare a casa a vedermi un bel
film consigliato da Cannibal!"
Sandrine nella pioggia di Tonino Zangardi
Il consiglio di Ford: siamo quasi a maggio, della pioggia mi sono rotto.
Non ho neppure finito di lamentarmi del titolo precedente ed ecco qui servito un secondo film italiano da bottigliare della settimana, proposta che mi pare uscita da una sala di quartiere degli anni settanta.
Vorrei e dovrei pormi delle domande sulla distribuzione italiana, ma questa volta non ne ho proprio voglia.
Me ne pongo abbastanza sul Cannibale, e mi bastano e avanzano. Ahahahahah!
Comunque, bocciatissimo.
Il consiglio di Cannibal: meglio starsene sotto l’umbrella-ella-ella-eh-eh-eh
Questo thriller noir risale addirittura al 2008 e trova un posto al sole nelle sale italiane solo ora. Le intenzioni sembrano buone, il risultato fin dal trailer sembra a mezza strada tra il ridicolo e l’amatoriale. Un po’ come Ford quando cerca di imitare le mie didascalie ahahah.
Meglio farli restare entrambi, film & Ford, sotto la pioggia. Sperando si prendano un bell’accidenti!

"No, basta! Dopo tutte quelle lagne neorealiste, con te Ford non gioco più."
Leafie - La storia di un amore di Oh Seongyun
Il consiglio di Ford: la storia del weekend cambia. Finalmente.
Ed ecco una delle mie due prime scelte per questa tornata di uscite: un film d'animazione made in Korea che promette faville e profondità neanche fossimo dalle parti dello Studio Ghibli.
Animali, diversità e sentimenti nella storia di una gallina "ribelle" pronta ad essere madre per un anatroccolo reso orfano da una donnola: Fedro incontra Miyazaki. E non può che essere un bene.
Il consiglio di Cannibal: roba per cuccioli fordiani
Oddio, ma che è sta roba???
Miyazaki e loStudio Ghibli lasciamoli stare, per favore, questa sembra la classica bambinata fordianata tutta buoni sentimenti pucci pucci gne gne che solo quel finto duro del mio rivale può amare con cotanto amoroso amorevole amore.
Leafie? Che schifi!

"Giuro sul mio Dio che non guarderò mai più un film di una lista fordiana."
Il primo uomo di Gianni Amelio
Il consiglio di Ford: il primo grande film italiano della stagione.
Fortunatamente, per ogni centinaio di film inutili made in Italy che distribuiamo nelle sale, ce n'è anche uno che riesce a farci dimenticare il resto.
Amelio - uno dei grandi della nostra Storia cinematografica recente -, autore di cose gigantesche come Lamerica e Così ridevano, torna sul grande schermo con una vicenda che ripercorre la storia ed il dramma dell'Algeria neanche fosse il Gillo Pontecorvo de La battaglia di Algeri - stupendo, recuperatelo! - in un film dal respiro finalmente internazionale.
Non perdetelo.
Il consiglio di Cannibal: l’ultimo film
Bah, non mi ha mai attirato il cinema di Gianni Amelio il fattucchiere che non ammalia. E questo non fa eccezione. Sembra la solita classica lagna neo-neorealista che fa impazzire Ford (che comunque è già pazzo di suo) e sbadigliare me. Yawn. Perdetevelo tranquillamente.

"Ford, dove ti nascondi? Vediamo se questi proiettili
sono abbastanza neorealisti per te..."
Una spia non basta di McG
Il consiglio di Ford: un film di basso livello non basta, propiniamone sempre almeno una decina!
Chiudiamo la settimana con una spy story votata alla commedia realizzata dal creatore della simpatica serie Chuck decisamente trascurabile.
Sinceramente, dopo aver parlato di Gianni Amelio, questa robetta non la prendo neanche in considerazione.
E mi dispiace pure di vedere Tom Hardy mosso dai soldi nel cast di una schifezzuola di questo tipo.
Il consiglio di Cannibal: un Ford non basta, un Cannibal sì
Commedia spy action con un bel cast: Reese Witherspoon + Tom Hardy + Chris Pine. Sembra leggero e forse troppo esile ma sembra pure divertente, di certo più di qualunque roba neo-neo-neo-neorealista di Amelio. Ah già che Ford è allergico, al divertimento! In una settimana di uscite pessime, sembra il male (di miele) minore. Certo, neppure questo è imprescindibile, però magari una spia basta e, viste le alternative fordiane, avanza.

lunedì 30 maggio 2011

Come Robert Pattinson per le teenagers emo in calore

Come l’acqua per gli elefanti
(USA 2011)
Titolo originale: Water for Elephants
Regia: Francis Lawrence
Cast: Robert Pattinson, Reese Witherspoon, Christoph Waltz, Hal Holbrook, Paul Schneider, Jim Norton, James Frain, Adrienne Rusk
Genere: circense
Se ti piace guarda anche: Titanic, Le pagine della nostra vita, Balada triste de trompeta, Big Fish

Nonostante sia stata annunciata come una storia ambientata nel periodo della Grande Depressione (1929 e giù di lì) il film si apre con l’inquadratura su un ragazzo emo. Tanto per non perdere subito l’attenzione del giovane pubblico di teenagers (o pseudo teenagers come me) cui è rivolto. Il protagonista comunque è Robert Pattinson e con il suo primo piano si vira ancora più in territori emo-teen, sebbene a questo giro sfoggi un colorito più umano dell’usual: oh Dio mio, che il vampirello della saga di Twilight sia sceso in spiaggia e abbia preso un po’ di sole? O si è sparato un paio di lampade?
Attenzione, notizia dell'ultima ora: subbuglio nelle principali capitali mondiali, orde di pallidi emo sono scesi in piazza a protestare! Sono in 2 milioni secondo gli organizzatori della manifestazione, solo 2 mila secondo i fan di The Vampire Diaries.

Rivolte popolari a parte, il personaggio interpretato da Pattinson è quello di uno studente in medicina veterinaria che si sta per laureare, ma proprio il giorno dell’esame finale i suoi genitori muoiono in un incidente stradale. Una di quelle sfighe che sembrano uscite da un romanzo di Nicholas Sparks e invece no, perché il film è tratto dal romanzo Acqua per elefanti di tale Sara Gruen; ma siamo sicuri che non sia un alias femminile dietro cui si cela in realtà il sadico Sparks?
Dopo tale disgrazia, il povero ragazzo di origini polacche è così costretto ad abbandonare la casa perché suo padre non aveva finito di pagare il mutuo e poi c’è stata la crisi economica, i mutui variabili e siamo negli anni ’30 ma rispetto a oggi non è cambiato davvero niente. Forse già allora c’era Silvio Berlusconi…
E così comunque Robert Pattinson salta su un treno a caso senza pagare e si becca una multa dal controllore che lo insulta perché è un immigrato polacco clandestino (questa parte in realtà non c’è nel film, ma la Moratti mi ha intimato di metterla e mi ha anche detto di aggiungere qualcosa sulle moschee a Milano, ma proprio non sapevo come inserire la cosa…).

Dicevamo: Pattinson se ne va all’avventura in campagna e qui potrebbe diventare una storia da primo Terrence Malick, tipo I giorni del cielo, e invece il film subisce il potere della jamescameronizzazione del cinema: ovvero spettacolarizzare ogni scena al massimo, togliendo però allo stesso tempo ad ogni scena anche l’anima. Ecco, questa pellicola finisce per assomiglia a Titanic, peccato che per Pattinson non sia proprio lo stesso trampolino di lancio che per Leonardo DiCaprio… Ma tanto che je frega? Finché c’è ancora la saga de Twilight ce campa alla grande, quello!
A cadere in questa trappola cameroniana è Francis Lawrence, regista del pessimo Constantine e dell’atroce Io sono leggenda con Will Smith, e qui comunque alla sua direzione migliore finora.
Tornando alla storia: anziché andare in campagna, il Pattinson finisce in una compagnia circense, cosa che potrebbe rappresentare il sogno della vita del mio blogger rivale Mr. James Ford, che non perde mai l’occasione di mostrare una (inspiegabile) passione per il mondo circense. Ma se lui lo prenderebbero come clown, Robert Pattinson viene ingaggiato come vampiro? Ma no. Avete visto Twilight? New Moon? Eclipse? Vi sembra sia credibile come vampiro?
Vi siete dati la risposta da soli. E allora Pattinson entra in codesta compagnia come veterinario, visto che per la laurea gli manca appena un esame e al circo sono contenti già anche solo se hai fatto il CEPU.
Ma chi c’è a capo del circo?
No, questa volta avete sbagliato: non è l’inquietante Moira Orfei, bensì un cattivone interpretato dal basterdo tarantiniano nonché premio Oscar Christoph Waltz, che per di più è sposato con la sempre caruccia Reese Witherspoon, di cui Pattinson finirà immancabilmente per innamorarsi. Immancabilmente, visto che il ragazzo non sembra riuscire a star lontano dai triangoli amorosi, che siano con licantropi costantemente senza t-shirt o con basterdi come Christoph Waltz. Insomma, il solito amore contrastato che brucia l’anima (tanto per citare il pessimo titolo italiano del film in cui la Witherspoon interpretava June Carter, la moglie di Johnny Cash).

Il film si trascina un po’ troppo (2 ore sono pesantucce per una storia romantico-circense), i momenti pseudo animalisti con l’elefantessa (la vera spasimante di Pattinson) sono un po’ troppo stucchevoli, così come il moralismo e il buonismo che emergono qua e là di prepotenza.
A livello di cast Robert Pattinson non brilla troppo (ai em veri veri sorri, tuailaigt fans), ma regge comunque degnamente a fianco di una Reese Witherspoon pure lei un po’ spenta e di un Christoph Waltz invece sempre illuminante. Anche se il mio preferito è il vecchino Hal Holbrook, visto di recente anche in Into the Wild: è infatti lui a interpretare Pattinson da anziano, incorniciando la vicenda storica in un contesto presente proprio come in… Titanic. Perché alla fine il film questo è: un Titanic messo dentro al circo. Se vi aspettate altro del tipo: vampiri o licantropi, rimarrete delusi. Qui solo elefanti ci stanno.
E come l’acqua è necessaria agli elefanti, Come l’acqua per gli elefanti è necessario alle fan di Robert Pattinson, ma per la storia del Cinema questo film è invece necessario quanto un buco di culo sul gomito [Kill Bill cit.].
(voto 6)

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